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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 February 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 23 febbraio 2017 / TV e Radio (Pagina 47 - Edizione CA)
VIDEOLINA. “Monitor”, oggi alle 21
L'italiano è in crisi? “Dietro la lavagna”!
La lingua italiana, questa sconosciuta. Ma davvero si scrive - e si parla - peggio di prima? Dopo la lettera di seicento docenti al governo e al Parlamento sul cattivo uso della lingua nelle scuole, “Monitor” analizza la crisi dell'italiano. “Dietro la lavagna” è il titolo dell'approfondimento del telegiornale di Videolina. Ospiti di Nicola Scano, questa sera alle 21, il direttore dell'ufficio scolastico regionale Francesco Feliziani e il sedicenne scrittore, con dodici libri pubblicati, impegnato nella consulta provinciale studentesca di Cagliari Matteo Porru. Nel corso del programma i contributi di Stefania De Michele, Marco Lai e Graziano Canu con gli studenti delle superiori di Oristano e Nuoro e quelli dell'Università di Cagliari.Per un'informazione attenta, precisa, puntuale. Perché “Monitor”, puntata dopo puntata, inchiesta dopo inchiesta, si conferma l'arena di discussione preferita dal pubblico della prima televisione della Sardegna.
 


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LA NUOVA SARDEGNA
 

2 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 23 febbraio 2017 / Pagina 33 - Nuoro
Scontro frontale, muore una 24enne
«Siamo addolorati, era tenace e combattiva»
Dolore e sgomento all’università di Nuoro per la morte di Gianfranca Deiana. «Una studentessa modello – così la ricorda il commissario di UniNuoro Fabrizio Mureddu– A luglio aveva conseguito la laurea triennale e poi si era iscitta alla magistrale in giurisprudenza. Era una rappresentante degli studenti tenace e combattiva. Siamo addolorati e sbigottiti e siamo vicini alla famiglia e agli altri studenti che vivono questo dolore». Incredula anche Gabriella Ferranti, presidente del corso di laurea in Scienze dei servizi giuridici: «Una dolorosa perdita per tutta la comunità universitaria». Oggi tutte le attività didattiche del polo giuridico saranno sospese. Per ricordare Gianfranca.
 
 

3 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 23 febbraio 2017 / Pagina 9 - Attualità
Arriva in Consiglio dei ministri la rivoluzione nella Pubblica amministrazione
STATALI, ECCO LA NORMA SALVA-PREMI
ROMA Arriva al traguardo la riforma della Pubblica amministrazione targata Madia. L’ultimo blocco di provvedimenti, atteso oggi in Consiglio dei ministri, tocca il lavoro pubblico. Intanto però i ritocchi last minute ai testi riservano sorprese. È infatti spuntata una norma per salvare i salari accessori. Un intervento non da poco, basti pensare alla vicenda capitolina. Sul tavolo dei ministri arriverà anche il decreto sul libretto unico per l’auto, per cui si è parlato di un risparmio di 39 euro. Decreto questo che è sempre “figlio” della delega P.a., capitolo semplificazione. D’altra parte, ha ricordato Marianna Madia, la riforma «si rivolge anzitutto ai cittadini e agli imprenditori». Ci sono spiragli anche per lo sblocco del turnover. Si passerà da un’impostazione rigida delle assunzioni a un modello che guarda alle esigenze concrete, impostato su programmi triennali. Nelle prove di concorso ci sarà l’inglese e le graduatorie non potranno contare più infiniti idonei (tetto al 20% dei posti). In via sperimentale a Regioni e città metropolitane “virtuose” sarà anche concessa la possibilità di allentare i limiti imposti al turnover. Inserito anche una piano straordinario per precari storici. Una roadmap, che si snoderà tra il 2018 e il 2020, per assorbire quanti da tre anni sono a servizio della P.a. Chi è entrato per concorso potrà essere assunto direttamente, mentre chi non è passato per una selezione sarà tutelato con una riserva (50%) nelle future prove. Saltano anche i vicoli della legge Brunetta ma i contratti dovranno garantire una differenziazione per mettere fine a una distribuzione a pioggia dei premi. Si punta sulla misurazione dei risultati in base obiettivi precisi ed è anche previsto un bonus per le eccellenze. I cittadini entrano a far parte a pieno titolo del sistema di misurazione. Potranno dire la loro sulla qualità dei servizi e il loro giudizio conterà ai fini del voto da assegnare al team. È affidata ai contratti la formula per colpire chi si assenta puntualmente il lunedì e il venerdì o i casi di assenze collettive in date da “bollino rosso”. Per frenare il fenomeno saranno messi tetti a fondi per premi laddove risultino tassi di assenteismo anomali. Sarà fatta chiarezza sui casi di licenziamento, dallo scarso rendimento alla cronica condotta illecita. I tempi per decidere si riducono da 4 a 3 mesi e a un mese per tutti i casi di flagranza. Resta intatto l’articolo 18, ma vizi formali annulleranno la sanzione. Si rimette mano alla logica della riforma Brunetta che vede nella legge la fonte praticamente esclusiva per la regolazione del rapporto di lavoro. Ora invece la legge diventa la cornice, lasciando al contratto la possibilità di intervenire. E, a proposito, il segretario generale della Confsal Unsa, Massimo Battaglia, avverte: «Nessuno stravolga gli impegni presi da Madia».

 
 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 23 febbraio 2017 / Pagina 35 - Cultura e spettacoli
UGAS: “Sì GLI Shardana siamo noi, il popolo che costruì i nuraghi”
L’archeologo presenta domani a Sassari il suo volume
«I PIRATI CHE SCONFISSERO I FARAONI ERANO I SARDI ANTICHI»
Un’ imponente ricerca su uno dei temi più affascinanti della storia antica: chi erano i guerrieri indomabili che spazzarono via i grandi regni
di Paolo Curreli
SASSARI Sconvolsero il Mediterraneo sul finire dell’età del bronzo cambiarono la geografia politica e fecero crollare i grandi imperi. I Popoli del mare citati da fonti egizie erano una confederazione di pirati rispettata e temuta. Tra loro gli Shardana che secondo un’iscrizione nella stele di Tani del faraone Ramses III erano: «ribelli che nessuno ha mai saputo combattere, arrivarono dal centro del mare navigando arditamente con le loro navi da guerra e che nessuno è mai riuscito a sconfiggere». L’archeologo Giovanni Ugas, già ricercatore e docente dell’università di Cagliari, autore di importanti scavi e specialista dei rapporti tra la Sardegna e il Mediterraneo presenta domani a Sassari il suo ponderoso volume “Shardana e Sardegna. I Popoli del mare, gli alleati del Nordafrica e la fine dei grandi regni. (XV-XII secolo a.C.)”. Nello studio di Ugas la risposta a un quesito centrale che appassiona l’archeologia dall’800: chi erano questi guerrieri e chi erano gli Shardana? Per l’importante studioso la risposta è: «Gli Shardana e le antiche popolazioni che costruirono i nuraghi sono lo stesso popolo». Un volume imponente per una ricerca l’ha impegnata per molto tempo? «I miei studi sono cominciati tra gli anni ’70 e ’80. Non sono stati semplici, prima di tutto per la mancanza di testi essenziali nell’isola, fonti che ho dovuto consultare fuori dalla Sardegna. Dopo parecchie interruzioni e altrettante riprese il volume è andato in stampa, ma questi tempi lunghi mi hanno permesso di aggiornare le mie tesi e di confrontarle col panorama di pensieri e idee che si andavano formando, e questa è una parte affascinante dell’archeologia». Chi erano gli Shardana e i Popoli del Mare? «La chiave per identificare i Popoli del Mare è proprio capire chi erano gli Shardana, che rappresentano il popolo più importante delle due coalizioni. Fondamentale è posizionare le “isole che stanno in mezzo al grande verde” da cui questa lega navale – per gli antichi egizi – proveniva, è ragionevole pensare che per loro queste isole fossero nel Mediterraneo occidentale. Non potevano essere ne Creta, ne Cipro e nemmeno la Grecia perché questi luoghi avevano per gli egizi un nome preciso e per loro non rappresentavano un mistero visto che intrattenevano con quelle popolazioni rapporti continui». Quali sono le prove più evidenti che fanno pensare a questo popolo come originario della Sardegna? «Sono un popolo guerriero di grandi navigatori e le numerose navicelle, i bronzetti e le armi ritrovate in Sardegna descrivono un popolo specializzato nel combattimento ed esperto di navigazione. Portano l’argento di cui l’isola è ricca e i lapislazzuli. Pietra preziosa che commerciano i cretesi che navigano con i nuragici, ma probabilmente si fa riferimento a un minerale azzurro diffuso in Sardegna, la calamina. Tanti altri sono gli elementi dell’archeologia di cui parlo nel mio libro, come lo scudo tondo ed altri elementi dell’abbigliamento militare. E poi ci sono le numerose fonti antiche, tra cui il Vecchio Testamento, dove si trovano altri elementi che posizionano ad occidente questi popoli. L’itinerario descritto nella stele di Tuthmosis III posiziona le isole al centro del Grande verde a Nord-Ovest. Fondamentale il rapporto continuo dei sardi, visto la prossimità geografica, con la Tunisia». Il rapporto temporale tra la civiltà dei nuraghi e l’avvento degli Shardana? «I due momenti si sovrappongono perfettamente, l’azione dei Popoli del mare si svolge durante il massimo sviluppo della civiltà nuragica. Gli Shardana appaiono in Egitto nella metà del XIV secolo. Vengono ritratti nelle iscrizioni nel tempio di Amenofi IV, a partire dal faraone Akenaton, e sono presenti fino al XII e al XI secolo. La loro presenza è accertata in Egitto almeno per tre secoli». Nel resto d’Italia cosa accadeva? «Roma non esisteva, verrà fondata nel 700 a.C., c’erano dei popoli proto latini, la civiltà dei Terramare, i Liguri, e uno dei Popoli del mare i Turscha». Le altre ipotesi hanno la stessa forza? «Non reggono, anche per esclusione si dovrebbe sostenere che gli antichi sardi erano gli Shardana, attenzione la maggior parte degli studiosi attuali a livello internazionale sono del mio stesso avviso. In pochi, anche per non contraddirsi, specie in Sardegna sostengono l’ipotesi contraria». Anche l’archeologia è soggetta ai filtri del pensiero accademico che tende a snobbare le idee divergenti ? «Anche io ero scettico, non c’era una tradizione di studi a riguardo. Ma un vero studioso si confronta con le idee nuove senza pregiudizi. Un esempio è stato proprio il padre dell’archeologia sarda Lilliu, che ha aggiornato il suo pensiero continuamente seguendo l’evoluzione della ricerca». Quindi si potrebbe dare ascolto anche alle teorie diverse come quella di Sergio Frau che vede nel mito di Atlantide la rappresentazione della civiltà nuragica? «L’errore di Frau è stato non storicizzare il contenuto dei dialoghi di Platone a proposito della scomparsa di Atlantide vedendo un grande tusnami che ha distrutto la civiltà nuragica. Un errore fondamentale, tutti i popoli antichi hanno spiegato il dissolvimento delle civiltà precedenti con eventi naturali repentini, proprio perché non erano in grado di studiare la storia che aveva portato a quelle scomparse». Il Dna potrebbe dare risposte? «L’archeologia nuragica è una scienza giovane e le scoperte saranno ancora tantissime. Il Dna ci ha già detto una cosa: i cretesi del Neolitico e dell’Età del bronzo sono affini ai sardi. Una conferma di quello che sostiene l’antropologia fisica. Egizi, sardi, cretesi sono popolazioni camitiche dalla carnagione bruna, e parlavano una lingua mediterranea differente da quelle indo-europee. Manca una sepoltura riconducibile agli Shardana che ci darebbe i reperti su cui studiare».
 
 
 

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