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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 February 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

redazioneweb@unica.it

 
L’UNIONE SARDA

 
 
1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 17 febbraio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Nella passeggiata, il sedimento volato via non finirà più in discarica ma potrà essere recuperato Poetto, è tornata la sabbia bianca Non solo le dune all'ex Marino, la rena finissima anche alla Quinta
IL GEOLOGO: «LE MAREGGIATE HANNO EFFETTI BENEFICI»
«Abbiamo perso completamente il contatto con la natura: ecco perché ci sembrano straordinari il ritorno della sabbia bianca o le forti mareggiate». Sandro De Muro, docente di Morfodinamica e conservazione dei litorali all'Università di Cagliari, non è stupito di quello che è accaduto al Poetto. «Le mareggiate vengono descritte come eventi negativi, devastanti. In realtà, rappresentano un fatto molto positivo».
Non ci si deve stupire di quello che fa la natura. «Anzi, serve ed è fisiologico che le spiagge vengano sormontate dalle onde. Intanto, hanno l'effetto di ripulire il mare e la spiaggia sottomarina: portano all'asciutto materiale plastico e i rifiuti prodotti dall'uomo che dovremmo essere pronti a raccogliere a mano immediatamente». E portano nuovo materiale indispensabile per la vita della spiaggia. «Non solo la sabbia bianca: parte arriva anche dai nuovi crolli delle falesie come Capo Sant Elia-Sella Del Diavolo, anche questo un processo normale, atteso e necessario. È fondamentale anche l'apporto di alghe, della posidonia oceanica, di legni e di canne che aumentano il volume e favoriscono la capacità di risposta elastica del sistema spiaggia, smorzando il moto ondoso e fornendo una naturale difesa nei confronti dell'erosione dei litorali». Quelle alghe sono un “veicolo di trasporto” proprio della sabbia bianca. «Hanno percentuali altissime di sedimento, addirittura sino al 90 per cento». Cioè, portano sabbia.
La natura fa regali, l'uomo non ricambia. «Le mareggiate possono essere previste con giorni d'anticipo. Eppure in spiaggia vengono lasciati materiali plastici, infrastrutture precarie che il mare, quando sormonta, porta via». Questo crea inquinamento. «E i costi ricadono sulla cittadinanza». ( mar. co. )
 
 
 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 17 febbraio 2017 / Provincia di Oristano (Pagina 35 - Edizione CA)
NOTIZIE IN BREVE
Museo: direttore confermato
PAU. La Giunta comunale ha rinnovato l'incarico di direttore e curatore del museo dell'ossidiana al professor Carlo Lugliè. (an. pin.)
 
 
 

3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 17 febbraio 2017 / Cultura (Pagina 47 - Edizione CA)
Ritratto Un'insaziabile curiosità e la gioia di vivere
ANDREA CAMILLERI IL NARRATORE DI FAVOLE DI VITA

Il commissario Montalbano sta per fare il suo ritorno in tv (lunedì 27, Rai Uno) con nuovi episodi. Il professor Giuseppe Marci, legato allo scrittore Andrea Camilleri da antica amicizia, ci porta nel mondo del narratore siciliano.
Conoscerlo significa entrare in un universo di storie che sembrano generarsi da sole, che si rinnovano in un processo senza fine, che non cessano di incantare l'ascoltatore.Prima ancora di essere uno scrittore, Andrea Camilleri è un formidabile narratore orale: una qualità naturale, ma anche il frutto di una lunga esperienza. E dell'arte, si potrebbe aggiungere: a condizione di capire che stiamo parlando di un'arte antica e di tutti i maestri che sanno insegnarla.
Leonardo Sciascia citava, a proposito, i contadini che «raccontano interminabili storie e sanno, come loro dicono, “portare il racconto” - come dire che hanno stile». Lo stile è tutto, ed è sempre Sciascia che ce lo insegna, citando «una vecchia narratrice di fiabe e racconti popolari (la quale) disse una volta a Vann'Antò: “Lu cuntu è nenti, tutto sta comu si porta”. Cioè niente è il racconto, tutto sta nel modo di raccontare».
FENOMENO Per spiegare il successo della sua opera - milioni di copie vendute, milioni di telespettatori che seguono in tutto il mondo la trasposizione televisiva dei romanzi di Montalbano - si è parlato del “fenomeno Camilleri” e la definizione, nella sua sintesi, dice una verità: il fenomeno è lui. Lo capisci ogni volta che lo incontri e rimani stupito ad ascoltare un uomo di novant'anni che ti dice di aver perso la vista e subito dopo racconta l'avventura di chi sperimenta nuove forme dell'elaborazione letteraria, ideando e mettendo in scena situazioni, personaggi e dialoghi che poi detta alle sue collaboratrici. Ne parla con l'entusiasmo di un giovane che sta facendo le prime sperimentazioni; ed è questo che colpisce e commuove, più della notizia che ti sta dando, che pure ha un suo assoluto rilievo. Come ha rilievo, e ci aiuta a capire l'autore, la non comune operosità che lo ha portato a pubblicare oltre cento titoli e ancora lo spinge a sondare inesplorati orizzonti per la sua scrittura.
LINGUA Una dozzina di anni fa aveva scritto il romanzo conclusivo della serie di Montalbano: quello dal quale apprenderemo se e come il commissario porrà fine alla sua attività investigativa. Lo aveva scritto e lo conservava nel cassetto, mentre inventava, e pubblicava, altri episodi della saga poliziesca. Poi, ripensandoci, gli è parso che quella scrittura rappresentasse il Camilleri di dodici anni fa e non quello che è diventato, sviluppando senza soste il processo della sua creazione linguistica: «Così l'ho riscritto, usando la lingua di oggi, che è molto diversa da quella di allora».
Ma tutto ciò non gli bastava, perché contemporaneamente ha iniziato un romanzo in lingua italiana che ha dovuto interrompere per un'urgenza narrativa dalla quale è stato spinto a cimentarsi con un tema nuovo, «assolutamente fuori dalle mie corde». Ne parla come se da questa idea e da tale inedita modalità fosse stato assalito d'improvviso, senza poter resistere; senza avere il diritto di negarsi la sperimentazione, di arare un campo mai prima dissodato.
Ci vuole coraggio, per reagire così. È necessario avere curiosità e gioia di vivere. E qui, forse, sta una possibile spiegazione del successo di uno scrittore che unisce fasce di lettori diversi per età e cultura; che sa legare anche quanti sono distanti dalle sue visioni sociali e politiche ampiamente dichiarate; che affascina persino i molti che hanno, nei confronti dell'esistenza, un atteggiamento meno fiducioso.
FAVOLA C'è una frase che Jorge Amado ha scelto come sottotitolo di un suo romanzo e che può bene adattarsi a molte pagine camilleriane: “Favola per accendere la speranza”. I mondi che lo scrittore brasiliano e quello italiano descrivono sono spesso duri, violenti, crudeli con i più deboli, con i bambini di strada che campano la vita Dio solo sa come, con le donne che le peggiori brutture sanno attraversare senza perdere la grazia del sorriso. Romanzi che non esitano a raccontare gli aspetti più aspri della realtà, ma che della realtà sanno indicare l'essenza meravigliosa; favole che non hanno bisogno della morale conclusiva perché la morale coincide con la favola stessa.
DIVERTITA SAGGEZZA Ecco, incontrare Camilleri significa attingere a una fonte di divertita saggezza, ricevere il dono dell'entusiasmo con cui lo scrittore affronta ogni circostanza della vita: un dono che non può essere tenuto per sé ma che deve essere condiviso, come in questo caso avviene attraverso l'articolo che state leggendo. Dobbiamo riflettere, quando assistiamo sconcertati alle difficoltà del presente, e capire che possiamo affrontarle utilizzando il beneficio della cultura, della tradizione che sta dietro le nostre spalle.
Andrea Camilleri da quella tradizione discende; appartiene a una storia culturale, gioiosa e ricca di fantasia, che nella prosa di Boccaccio e nella poesia di Ariosto ha saputo tessere racconti capaci di alleviare la fatica del vivere, di addolcirne le asprezze; di indicare orizzonti di speranza. Noi abbiamo avuto la fortuna di essere suoi contemporanei e dobbiamo averne consapevolezza: non è cosa di poco conto, né è trascurabile l'arricchimento che può derivarne per il nostro modo di essere.
Giuseppe Marci
 
 

4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 17 febbraio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
IN EVIDENZA
I diritti umani violati in Turchia
Oggi alle 17.30, nell'aula magna del Palazzo di giustizia, convegno nazionale “La violazione dei diritti umani in Turchia”. In programma gli interventi di Gianmario Demuro, Francesco Caia, Franco Siddi, Barbara Spinelli, Leonardo Filippi e Michele Incani.
 
 
 

5 - L’UNIONE SARDA di venerdì 17 febbraio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
Spettacolo dei Cada Die nella Cripta di Santa Restituta
I bombardamenti del '43 al teatro e su Rai Storia

La città non dimentica i terribili bombardamenti alleati che la ferirono il 17 febbraio del 1943. Gli aerei americani sganciarono nel centro della città un gran numero di bombe di medio calibro e di spezzoni incendiari. In via Sant'Efisio, tra la chiesa di Sant'Anna e quella di Santa Restituta, i danni maggiori. Centinaia di morti e feriti e numerosi edifici e chiese distrutti.
E perché la memoria di quella terribile giornata rimanga viva in tutta la sua drammaticità oggi, alle 21, nella cripta di Santa Restituta, Cada Die proporrà in prima assoluta lo spettacolo “Cielo nero”. Scritta a sei mani da Pierpaolo Piludu (interprete), Francesco Niccolini e Mauro Mou (regista), la pièce si avvale del disegno luci di Giovanni Schirru e delle musiche di Matteo Sanna. Narra la storia di Efisio e Antioco, due gemelli che soltanto l'orrore e la stupidità della guerra riescono a separare.
Sempre nell'ambito delle iniziative per ricordare i bombardamenti alleati oggi, alle 16,30, nella chiesa di Santa Chiara, sarà inaugurata la mostra “Su chelu prenu”, organizzata dalla Società di Sant'Anna.
La tragedia di 74 anni fa arriverà anche sugli schermi nazionali con il documentario “Quando scappavamo col cappotto sul pigiama”, prodotto dal Cada Die Teatro e dalla sede regionale Rai, che verrà trasmesso oggi, alle 16, su Rai Storia a “Mille papaveri rossi”. Il documentario (regia di Pierpaolo Piludu e Cristina Maccioni), è uno dei frutti della ricerca sul campo condotta dal 2005 da Piludu, con la collaborazione dell'Università di Cagliari, dell'Isre di Nuoro e di molti intellettuali volenterosi. L'attore (già protagonista di “Sos Laribiancos”) ha raccolto in un video-archivio le testimonianze degli ultimi bambini e ragazzi del '43.

 
 

 

6 - L’UNIONE SARDA di venerdì 17 febbraio 2017 / Cultura (Pagina 47 - Edizione CA)
Gli studiosi oggi all'aula Arcari
“Minoranze religiose” di Petrucci e Loi
MINORANZE RELIGIOSE Oggi alle 16.30 Filippo Petrucci e Isabella Soi presentano il loro libro “Minoranze religiose in Africa, Il caso delle comunità ebraiche di Tunisia e Uganda” a Cagliari, ospiti dell'aula Arcari (viale Sant'Ignazio, 86). All'incontro, coordinato da Bianca Maria Carcangiu, interverranno Pierluigi Valsecchi (Università di Pavia), Daniela Melfa (Università di Catania) Paul Nugent (Università di Edimburgo).
ATTI DEI PARLAMENTI SARDI Verrà presentato lunedì, alle 16 in Consiglio regionale a Cagliari, il nuovo volume degli Atti dei Parlamenti sardi (Acta Curiarum Regni Sardiniae). Si tratta del sedicesimo volume del progetto dedicato allo studio della storia parlamentare dell'Isola all'epoca dei viceré spagnoli. La nuova edizione, curata da Laura Galoppini dell'Università di Pisa, è incentrata sui Parlamenti di Angelo De Vilanova (1518-1523 e 1528) e Martino Cabrero (1530). Interverranno Angelo Torre dell'Università del Piemonte Orientale e Gian Giacomo Ortu del Comitato scientifico. (gr. pi.)
 
 

7 - L’UNIONE SARDA di venerdì 17 febbraio 2017 / Cultura (Pagina 46 - Edizione CA)
ARTE  Muore a 80 anni Jannis Kounellis,
profeta greco-italiano dell'Arte povera
La Grecia gli diede la luce e gli mise a disposizione il patrimonio del Mito. Dall'Italia Jannis Kounellis ebbe il passaporto - a 20 anni era approdato a Roma, dove ieri si è spento a 80 - ma soprattutto il battesimo creativo: fu Germano Celant a coniare la definizione di arte povera quando espose alla “Bertesca” di Genova con Alighiero Boetti, Luciano Fabro Giulio Paolini, Pino Pascali ed Emilio Prini.
Il pittore e scultore venuto dal Pireo esordisce nel 1960 allestendo nella Capitale la sua prima mostra personale alla “Tartaruga”. Nel 1969 espone cavalli vivi da Fabio Sargentini, sempre a Roma, e rappresenta il conflitto ideale tra cultura e natura, in cui l'artista è ridotto al ruolo marginale di artefice e l'opera si realizza nella relazione tra pubblico e opera. Nel 1972 l'esordio alla Biennale di Venezia. Celebri poi le grandi mostre in Sud America, come quelle in Argentina (2000) e Uruguay (2001).
Nel 2002 Kounellis propone un'installazione di cavalli alla Whitechapel di Londra e, poco dopo, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma costruisce un enorme labirinto di lamiera lungo il quale pone, quasi fossero altrettanti approdi, gli elementi tradizionali della sua arte, come le “carboniere”, le “cotoniere”, i sacchi di iuta e i cumuli di pietre.
Nel 2012 è in Sardegna per partecipare alla Scuola estiva di architettura promossa dall'Università di Cagliari: «Se qualcuno ha il peso nel cuore - dice a Buggerru riflettendo sulle miniere vive e quelle morte e sui paesaggi feriti - il suo posto è qui».
 
 
 

8 - L’UNIONE SARDA di venerdì 17 febbraio 2017 / La pagina dei lettori (Pagina 43 - Edizione CA)
L’INTERVENTO Sardegna, cifre che vanno capite
LA SPESA SANITARIA È REGOLARE
È opinione comune che in Sardegna si spende troppo per la sanità, 341 milioni secondo il Ministero dell’Economia. Il Cipe ogni anno fa la ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale tra le Regioni sulla base dei costi standard attraverso un procedimento abbastanza complesso. La sofisticatezza del metodo nasconde abbastanza bene il baco che si trova al punto e) del comma 69 dell’articolo 27 del D.Lgs n.68 del 2011, le norma che regola la procedura di conteggio, che recita testualmente: "è applicato, per ciascuna regione, alla relativa popolazione pesata regionale". Questo vuol dire che rispetto ai parametri oggettivi dei costi standard si introduce un parametro che sostanzialmente distorce tutta la procedura. In poche parole, si fanno tutti i calcoli e poi la somma risultante viene corretta in base al numero di anziani, cosa che svantaggia la Sardegna che ha una popolazione relativamente giovane. Si dà per scontato che avere più anziani significhi automaticamente più spesa sanitaria, cosa che sembra logica ma non lo è. Recenti studi dimostrano infatti che l’80-85 % dei costi sanitari a carico di ognuno di noi avviene negli ultimi 12 mesi di vita, quindi se un individuo vive più a lungo il grosso dei suoi costi è solamente spostato nel tempo ma non cambia nella sua entità. Non viene invece tenuto in considerazione il costo di servire una popolazione dispersa sul territorio come quella sarda: per il Cipe assistere 1.6 milioni di milanesi concentrati in 180 Km è lo stesso che assistere 1.6 milioni di sardi dispersi in 24.000 Kq. Per fare un esempio, Lombardia e Sardegna hanno simile percentuale di posti letto (circa 3.5 per mille) ma la Lombardia ha un ospedale ogni 62.000 abitanti, la Sardegna uno ogni 40.000. In realtà, considerando i maggiori costi legati alla dispersione della popolazione alla difficoltà dei collegamenti, la spesa sanitaria nella nostra isola è assolutamente ragionevole nei suoi termini attuali. La spesa va sostenuta, altrimenti la soluzione non sono i tagli o i blocchi del turnover ma bensì una privatizzazione dell’offerta (dei servizi, non dell’assicurazione) o una riduzione dei servizi o l’introduzione di ticket e tasse.
Franco Meloni, Responsabile Sanità Riformatori Sardi
 
 

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LA NUOVA SARDEGNA
 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 17 febbraio 2017 / Pagina 6 - Sardegna
IL CASO DELL’ASL UNICA
I sindacati della sanità: «Arru rifiuta il confronto»
◗ CAGLIARI I sindacati della sanità non ci stanno a essere tagliati fuori dalla riforma. Con un comunicato, Cgil, Cisl e Uil della funzione pubblica hanno replicato all’assessore Luigi Arru: «Le sue ultime dichiarazioni – scrivono – ci amareggiano molto, perché dimostrano ancora una volta che la cultura del confronto non gli appartiene». Confermata la mobilitazione di marzo, i sindacati ribadiscono di «rappresentare il malessere del 70 per cento dei dipendenti della sanità, ormai allo stremo e costretti a sacrifici personale per evitare il fallimento totale del sistema sanitario». Cgil, Cisl e Uil denunciano di nuovo la chiusura della Regione, che «da mesi si rifiuta di presentare dati certi sui fondi messi a disposizione dell’Azienda unica, sul personale a tempo determinato e indeterminato e anche sugli interinali. Ma si vede che la trasparenza non appartiene all’assessore Arru, che finora non ha voluto discutere con i sindacati il futuro dell’offerta sanitaria, con il risultato che i cittadini sono sempre più prigionieri dell’attuale inefficienza».
 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 17 febbraio 2017 / Pagina 5 - Sardegna
Bene anche Classico e Linguistico. In calo Istituti tecnici e professionali
NELL’ISOLA È BOOM DEI LICEI in testa lo Scientifico
di Silvia Sanna
SASSARI Classici ma anche sportivi. Pronti, molto di più rispetto al passato, a conquistare una qualifica per tuffarsi subito nel mercato del lavoro. Ma nella maggior parte di casi ancora affascinati dall’idea di proseguire il loro cammino di studi all’Università per conquistare una laurea. Le iscrizioni alle scuole superiori, le secondarie di II grado, raccontano le aspirazioni dei ragazzi che stanno per concludere le Medie. Un momento e cruciale, che segna l’ingresso nell’adolescenza e coincide con scelte importanti. Solo in una fase successiva si scoprirà se sono state quelle giuste, se l’iscrizione a una determinata scuola rispecchia i desideri dei ragazzi o se nella decisione hanno pesato il parere – e anche i sogni – dei genitori. Per ora, si può senza dubbio affermare che gli studenti sardi preferiscono i Licei. Quest’anno il distacco rispetto a Istituti Tecnici e Professionali è ancora più netto rispetto al passato: 56,8% rispetto al 52% dello scorso anno. I Licei. Il re della classifica è il Liceo Scientifico che con i tre indirizzi proposti conquista il 25,5% dei consensi. Tra questi, la maggior parte va allo Scientifico tradizionale: il 14,8% dei 12712 ragazzi che hanno presentato la domanda di iscrizione al primo anno delle Superiori. Tra gli altri due indirizzi cresce di più lo Scientifico-Sportivo: è la scelta del 3,7% degli adolescenti (l’anno scorso il dato si fermava all’1,3%), ma è sempre più alto il numero di chi sceglie lo Scientifico-Scienze applicate, il 7%. A segnare un importante passo in avanti è il Liceo Classico: alla faccia di chi parla di lingue morte, il latino e il greco conquistano il 7,7% dei ragazzi, oltre 1 punto e mezzo in più rispetto a un anno fa. In totale le domande sono state 985. Di più quelle per il Liceo Linguistico, 1263, che corrisponde al 9,9% del totale e anche in questo caso attesta una crescita. In crescita anche il Liceo musicale e coreutico (Scienze umane), bene anche quello Europeo internazionale. Leggerissimo calo soltanto per il Liceo artistico, scelto dal 3,9% dei ragazzi: la percentuale un anno fa era del 4,2%. Istituti Tecnici. Tra gli indirizzi a conquistare il numero maggiore di consensi è quello Tecnologico: è questo è il percorso di studi scelto dal 18,4% dei ragazzi (erano il 19,1% un anno fa). Più evidente il calo dell’indirizzo tecnico-economico, che mette insieme 1135 iscrizioni corrispondenti all’8,9%, con 2 punti e mezzo persi. In totale i Tecnici sono la scuola prescelta dal 27,3% dei ragazzi, mentre 12 mesi fa la percentuale si era attestata al 30,5%. Istituti Professionali. Stanno in coda, nonostante l’offerta sia molto variegata. Tre i settori principali: industria e artigianato, servizi e Iefp, percorsi di istruzione e formazione professionale. Solo quest’ultimo indirizzo vola: dall’0,8% dell’anno scorso al 5,3% di quest’anno. Il motivo? La possibilità di ottenere in tempi brevi una qualifica, una chance per entrare in tempi rapidi nel mondo del lavoro. Giù invece i Servizi, che comprendono Alberghiero e Agraria: il calo è di circa il 4%. E non esulta neppure il settore Industria e Artigianato: nell’arco di 12 mesi ha perso due terzi degli iscritti al primo anno. Un dato che potrebbe legarsi alla situazione economica dell’isola, con l’industria in agonia tra chiusure, licenziamenti e cassa integrazione. Tutti a scuola. Il 6 febbraio sono scadute le pre iscrizioni a le scuole di tutti i gradi. Complessivamente, nell’isola sono state presentate 37.836 domande: di queste, 12712 per le secondarie di II grado, 12.618 alle Secondarie di I grado (le ex Medie) mentre sono 11539 i bambini pronti all’esordio alla scuola Primaria (le Elementari). Le scelte sono state fatte ma nulla è definitivo. A settembre chi sentirà di avere sbagliato potrà tornare sui suoi passi e cambiare strada.


 


 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 17 febbraio 2017 / Pagina 31 - Sassari
Il manager dell’Aou spiega le azioni messe in campo per risolvere le emergenze
Task force per acquistare i medicinali. Incorporazione: al via il primo vero test
D’URSO: APPALTI SCADUTI E POSTI LETTO, ECCO LE PRIORITÀ
di Luigi Soriga
SASSARI Il suo numero di cellulare ce l’hanno praticamente tutti. E questo è un biglietto da visita piuttosto insolito per un manager alla guida di 2500 teste e con in mano le redini della sanità sassarese. Antonio D’Urso, 54 anni, catanese d’origine e romano d’adozione, è arrivato in città nel novembre del 2016 per risolvere problemi: e a lui piace farlo guardando negli occhi i suoi grattacapi. Le associazioni di volontariato non venivano pagate e minacciavano di incrociare le braccia? Lui ha riunito i responsabili attorno a un tavolo. Faccia a faccia, e numero di telefono. I primari erano in fibrillazione: scorte di medicinali esaurite, difficoltà a garantire le cure quotidiane ai pazienti. La comunicazione. Ne ha incontrato alcuni ieri mattina, chiacchierata e scambi di cellulare. «Mi hanno guardato come fossi un marziano – dice – e solo ora mi spiego questa strana cosa per cui ogni giorno avevo la mail piena di messaggi. Qui a Sassari si comunica solo tramite posta elettronica. Non ci si parla. Ma come si fa a portare avanti questa grande rivoluzione da uno schermo di un computer?». L’accorpamento. E la rivoluzione consiste innanzitutto nell’accorpare due pianeti distanti anni luce e finiti forzatamente sulla stessa orbita: il Santissima Annunziata, con il personale ospedaliero. E le cliniche di San Pietro, con gli universitari. L’incorporazione prevede che i due mondi si fondano e coesistano in un solo universo chiamato appunto Aou. Gestire questa fusione è il rebus più complicato che poteva capitare a un manager. «Ci stiamo lavorando su, ed è complicato e lungo perché sia i primari che gli universitari stanno vivendo male questo passaggio. Ognuno ha timore di perdere qualcosa, c’è la paura che vengano tagliate le strutture complesse, c’è l’ansia di perdere i posti di comando. Ma io sono dell’avviso che con un minimo di razionalità e intelligenza si possono accontentare le esigenze di tutti. Da una parte si continuerà a svolgere prevalentemente formazione, dall’altra si proseguirà a gestire i reparti». Ricoveri e posti letto. Però pur essendo tutti sulla stessa barca e in costante affanno, il 90% dei ricoveri e dell’assistenza ricade sulle spalle degli ospedalieri. E questa mancanza di riequilibrio è una nota dolente rimarcata sempre dai primari. «La gestione non potrà mai essere molto diversa. Il bacino da quale attinge prevalentemente il Santissima Annunziata è quello del pronto soccorso. È un’utenza da accogliere prontamente, che richiede velocità. E un ospedale è più predisposto a questo approccio. Non si può pretendere che le cliniche possano risolvere il problema della carenza dei posti letto. Da soli non riusciremo mai a venir a capo di questa emergenza: va affrontata con il territorio, a livello di rete ospedaliera. Con Ittiri e Thiesi che si integrano nelle funzioni e ci aiutano a prendere i carico i pazienti già trattati». Universitari in ospedale. Ma questa incorporazione soft e indolore come potrebbe avvenire? «Il mio prossimo esperimento sarà di tentare un innesto di alcune unità delle cliniche all’interno dell’ospedale. Ad esempio: la neurologia delle cliniche verrà sistemata di fronte alla stroke unit. Anche pneumologia traslocherà al Santissima Annunziata e verrà ospitata in alcuni locali tuttora vuoti. Ho in mente altri trasferimenti che potrebbero lavorare in sinergia per la gestione dei pazienti. E così i due mondi cominciano davvero ad operare fianco a fianco». I 100 giorni. Il calendario nel frattempo continua a macinare giorni, e ne restano una ventina per esaurire l’arco dei 100 giorni annunciati da D’Urso per gettare le basi della rivoluzione. «Tra gli obiettivi c’era l’avvio della “preospedalizzazione”. È un processo che sperimenteremo a brevissimo in una unità operativa. Consentirà al paziente di svolgere in uno stesso giorno tutti gli esami necessari: laboratorio, radiologia, cardiologia e infine test per l’anestesia. Dopodiché sarà pronto a sottoporsi all’intervento». Breast Unit. Altra promessa riguardava la breast unit. «Questo è un traguardo importante: la finalità è quello di accompagnare le donne con problemi al seno in un percorso guidato che le porti ad avere tutte le visite e gli esami calendarizzati e fissati. Loro dovranno semplicemente rivolgersi a un numero telefonico, fornire i propri dati, e poi ci penserà lo staff dell’ambulatorio a contattarle e comunicare gli appuntamenti». Appalti scaduti. In questi ultimi due mesi gli ingranaggi della sanità si sono più volte inceppati per via dei contratti scaduti con i fornitori e per le scorte di medicinali, reagenti, presidi ormai esaurite. Molti reparti sono andati in tilt. Inoltre l’Aou da prassi liquida le fatture a 200 giorni, e non tutti i fornitori di servizi riescono ad anticipare le spese. «Le azioni messe in campo sono queste: abbiamo potenziato la farmacia, l’area acquisti e bilancio. L’obiettivo è arrivare a pagare a 90 giorni, dando la priorità a piccoli fornitori e associazioni. Dopodiché, per la questione delle carenze di medicinali, ho chiesto la collaborazione dei primari. Ogni qual volta si accorgono che gli scaffali si stanno svuotando, dovranno segnalare l’emergenza alla direzione sanitaria, al direttore degli acquisti e alla Farmacia. Questa sorta di task force si adopererà per reperire con procedura straordinaria tutto il necessario per garantire l’assistenza quotidiana».

 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 17 febbraio 2017 / Pagina 31 - Sassari
Sul sito dell’Aou l’elenco dei medici che svolgono anche la libera professione
ON LINE LE TARIFFE DELL’INTRAMOENIA
SASSARI  Un passo avanti verso la trasparenza e una corretta informazione rivolta agli utenti. Sul sito dell’Aou è stato pubblicato l’elenco dei medici aziendali, delle prestazioni erogate in regime di libera professione e le relative tariffe. Si parla di attività libero professionale in regime di intramoenia, esercitata, di regola, in strutture ambulatoriali interne ovvero, eccezionalmente, esterne all’Azienda sanitaria, pubbliche o private non accreditate, con le quali l’Azienda stipula apposita convenzione. L’attivazione di questo nuovo servizio è la prima di una serie di attività finalizzate a valorizzare e rendere più trasparente e fruibile il sistema delle prestazioni in libera professione dell’AOU di Sassari. A breve verrà anche attivato un numero verde unico per la prenotazione delle prestazioni in libera professione. Perciò d’ora in poi per tutti i cittadini interessati sarà più facile ed intuitivo ricercare sia la prestazione specialistica che il nominativo del medico e visualizzare inoltre le tariffe e i contatti telefonici di riferimento.
 
 
 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 17 febbraio 2017 / Pagina 35 - Cultura e spettacoli
Oggi il paese ricorda l’antropologo scomparso
«Un luogo dove rifugiarsi e dove sei più vero»
GIULIO ANGIONI Ritorno a Guasila del suo profeta
di Giacomo Mameli
GUASILA Il suo paese, che era Guasila e che aveva letterariamente ribattezzato Fraus, era ed è «una villa sospesa su una piana» dove un certo Paulinu «ne ricorda gli sguardi pazienti di uomini e animali, i visi con tracce di lunghe fatiche sotto le intemperie». Un luogo sacro dove Giulio Angioni tornava «quando qualcosa mi tormentava dentr» perché «in paese sei più vero», perché Fraus lo rendeva «capace di dare senso all’ostinazione di esistere in questa indecisione tra cielo e terra, mare e laguna, nel mondo in guerra anche per i nostri luoghi». Tornare in paese. A Fraus, nella casa del rione Funtana Idda, tornava a respirare «una boccata d’aria buona» perché solo dove hai visto la luce, dove hai pronunciato le prime parole di un lunghissimo, interminabile vocabolario di romanzi e poesie, era possibile «rammendare la vita di tutti noi. E un pezzo di pasta che stava fermentando nell’orcio di terracotta. Per il pane della prossima volta». Chissà che cosa decideranno i suoi paesani, che cosa deciderà (un museo, una Fondazione, una piazza, un monumento?) il sindaco Paola Casula che lo aveva ricordato «fuori casa», a Settimo dove Angioni viveva e dove aveva uno studio con tutto il suo sapere, i suoi tanti saperi che parlavano di antropologia, ma anche di storia e letteratura, di agronomia e filosofia. Raccontava le «fiamme di Toledo» e il lebbrosario di Santa Gia, città distrutta da parte dei pisani. Se spargeva «Il sale nella ferita» ti faceva viaggiare in quella Berlino «ancora divisa dal Muro» dove «due compaesani sardi, di Fraus, s’incontrano per caso dopo vent’anni, scatenando i ricordi, in particolare della vita e della morte del fratello di uno dei due, un camionista emigrato come tanti altri isolani». E «l’altro compaesano», chissà perché, «è uno studioso della vita contadina, che in seguito a questo incontro si propone di ricostruire i tempi e i modi della scomparsa di Benito Palmas, avvenuta nel periodo dell’occupazione delle terre tra gli anni Quaranta e Cinquanta». Il profeta e la sua patria. È importante che Guasila renda onore a Giulio Angioni. Educativo anche per tanti altri centri della Sardegna dove altri figli, che illustri sono stati, non sempre hanno avuto i riconoscimenti che avrebbero meritato. Guasila, senza aspettare né premi Nobel né tempi biblici, dà un buon esempio in tempo reale, perché la “patria” esalta un suo “profeta” che non amava la ribalta. Il piacere della cultura. Tornava spesso al suo paese Giulio Angioni, a incontrare i fratelli, ci stava a pranzo e a cena, tornava dalla mamma Mercede. «Tornava – ricorda il suo miglior amico, Salvatore Atzori – dal fratello Rodolfo che porta il nome del nonno morto sul Carso, quasi assieme all’altro fratello Emanuele». Ancora Atzori: «Qualche volta era allegramente presente, sempre a Guasila, in ristorante con i coetanei e il suo atteggiamento era sempre quello del vecchio compagno di scuola». Partecipava «a qualsiasi manifestazione culturale: presentazioni di libri, dibattiti, mostre, anche alla presentazione di un opuscolo di un compaesano, Umberto Annis, di semplice cultura elementare, invalido, al quale piaceva creare storie ambientate qui a Guasila. E a quei testi semplici dava il valore del racconto letterario. Perché Giulio godeva nel vedere i suoi paesani discutere di cultura». Ragionare insieme. Scriveva molto. Diceva di voler ripubblicare, «aggiornare scritti di decenni fa, tutto si può attualizzare». Organizzava, sollecitava le scritture di altri. Nel 2007 era stato Angioni, per la casa editrice Cuec, a «mettere insieme nella loro diversità quelli che mi hanno dato retta» per inventarsi un’antologia del presente con il libro “Cartas de logu” dal sottotitolo “Scrittori sardi allo specchio”. Aveva voluto aggregare, fare gruppo, ribaltando il “mal unidos”. Voleva dimostrare quasi l’impossibile, che potevano ragionare insieme di Sardegna e di sardità, con tanti altri, Francesco Abate e Milena Agus, Alberto Capitta e Giulia Clarkson, Pietro Clemente e Marcello Fois, Maria Giacobbe e Gavino Ledda, Paolo Maccioni e Salvatore Mannuzzu, Luciano Marrocu e Michela Murgia, Bianca Pitzorno e Mariangela Sedda, Giorgio Todde e Bruno Tognolini. Il sogno dell’identità collettiva. Perché «nella narrativa sarda di oggi» Angioni trovava «centrale il tema del mutamento, e quindi anche il tema del ritorno a qualcosa che non è più e che magari si vorrebbe ritrovare. Si tratta spesso di un andirivieni tra passato e presente, magari per non avere troppa paura del futuro, a volte ridotto a una minaccia». Sognava «una identità collettiva, a sua volta fatta di varie identità sovrapposte a scatole cinesi, l’una dentro l’altra, sempre in movimento come il fiume». Angioni di Fraus non amava fare l’eremita dentro i nuraghi. Diceva: «Nel nostro piccolo, in Sardegna, forse siamo stati sempre più o meno in contemporanea o a rimorchio di ciò che accade oltremare. Perciò siamo un po’ più ricchi» perché «pianifichiamo il paesaggio come risorsa durevole», perché «siamo diventati multiculturali, meta di migrazioni neocoloniali, mentre da millenni qui il forestiero arriva in armi o da padrone». Si chiedeva se c’era «una funzione orientratrice mai avuta» nella «nuova vitalità della letteratura sarda». E aveva una speranza: «chissà che non sia vero».
 
 

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