Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
16 February 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

redazioneweb@unica.it

 
L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 16 febbraio 2017 / Spettacoli e Società (Pagina 46 - Edizione CA)
PROGETTO CADA DIE
I bambini del 1943, domani su Rai Storia, raccontano in tv le bombe su Cagliari

Le immagini in bianco e nero di una Cagliari semidistrutta dai bombardamenti degli alleati, i disegni animati di bambini in fuga, e poi, a colori, i bambini, diventati vecchi, che si raccontano, e ripercorrono l'inferno di quel 17 febbraio 1943. “Quando scappavamo col cappotto sul pigiama” per tre anni è rimasto in Sardegna. Adesso il documentario prodotto dal Cada Die Teatro e dalla sede regionale Rai approda sul nazionale, protagonista domani alle 16 su Rai Storia a “Mille papaveri rossi”. Un titolo che evoca De André e il sangue che qualsiasi guerra porta con sé.
Il documentario (regia di Pierpaolo Piludu e Cristina Maccioni), è uno dei frutti della ricerca sul campo condotta dal 2005 da Piludu, con la collaborazione dell'Università di Cagliari, dell'Isre di Nuoro e di molti intellettuali volenterosi. Un lavoro appassionato che ha portato l'attore (già protagonista di un meraviglioso “Sos Laribiancos”, tratto dal capolavoro di Cicito Masala) a raccogliere in un video-archivio le testimonianze degli ultimi bambini e ragazzi del '43: 130 interviste, frammenti di una tragica storia comune. Più efficaci dei freddi numeri dei bollettini di guerra snocciolati dai media, assicura Piludu, che ogni anno coinvolge nel suo progetto, e porta in scena (“1943-La guerra dentro casa”), venti allievi della scuola di arti sceniche della Vetreria.
Dalla televisione nazionale al teatro. Si intitola “Cielo nero” lo spettacolo che il Cada Die proporrà in prima assoluta domani alle 21 (sabato si replica) nella cripta di Santa Restituta. Con un'anteprima gratuita, stasera alle 20, per gli stampacini cuccurus cottus. Scritta a sei mani da Piludu (interprete), Francesco Niccolini e Mauro Mou (regista), la pièce si avvale del disegno luci di Giovanni Schirru e delle musiche di Matteo Sanna. Narra la storia di Efisio e Antioco, due gemelli che soltanto l'orrore e la stupidità della guerra riescono a separare. “Su chelu prenu”, infine, è la mostra che alle 16.30 di domani si inaugura nella chiesa di Santa Chiara. Voluta dalla Società di Sant'Anna.
Maria Paola Masala
 
 

2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 16 febbraio 2017 / Borsa (Pagina 15 - Edizione CA)
PUBBLICO IMPIEGO. Cois (Cgil): «La produttività dev'essere valutata con certezza»
«MOLTI PRECARI RESTANO FUORI»
Riforma Madia, i sindacati sardi aprono ma con cautela
Promossa con riserva. La versione provvisoria del testo unico per la riforma della Pubblica amministrazione firmata dal Ministro Madia è stata accolta positivamente dai sindacati sardi. I princìpi di base all'insegna di trasparenza, qualità dei servizi e lotta al precariato piacciono ai rappresentanti dei lavoratori, in attesa di archiviare le norme volute da Brunetta nel 2009 e con esse mettere la parola fine allo spinoso capitolo dei bonus di rendimento ed estendere il piano di assunzioni, annunciato martedì e riservato ai precari degli uffici pubblici con almeno tre anni di anzianità, anche agli interinali.
I PRECARI «La nostra richiesta di un piano straordinario delle assunzioni dovrebbe essere accolta - dice Fulvia Murru, segretaria della Uil Fpl regionale - ma non può lasciare fuori le centinaia di lavoratori temporanei degli ex uffici provinciali, ad oggi non compresi dalla riforma, ma da anni impegnati nelle amministrazioni pubbliche e nella Sanità e scelti tramite regolari concorsi e selezioni».
IL CONFRONTO Il confronto tra sindacati e Governo è proseguito ieri a Roma: attorno al tavolo si è discusso anche di incentivi e sanzioni. Sui bonus di rendimento le Rsu non hanno dubbi: «La produttività dei dipendenti deve essere misurata con certezza», commenta dalla Capitale il numero uno della Fp Cgil Sardegna, Nino Cois. «La facoltà di pianificare l'organizzazione del lavoro e decidere i criteri per utilizzare le premialità rappresenta la vera rivoluzione della riforma».
CONTRO I FURBI Ma sul destino dei soliti furbetti del cartellino o di impiegati nullafacenti o incompetenti il parere è unanime: «Chi sbaglia deve pagare», afferma senza riserve Murru. «Anche per rispetto dei colleghi che lavorano seriamente. Ma gli episodi isolati di dipendenti scorretti devono smettere di fare notizia rispetto alla stragrande maggioranza che quotidianamente svolge con passione e dedizione il proprio lavoro».
I CONTRATTI E in ballo c'è anche la partita dei rinnovi contrattuali, congelati ormai da otto anni e pronti ad avviarsi dopo l'approvazione del Testo unico. «Il fallimento delle precedenti riforme e riorganizzazioni senza la partecipazione e il valore delle professioni, con il lavoro pubblico ora inteso come risorsa e non come costo», commenta Davide Paderi, segretario della Cisl Fp Sardegna, «ha portato a un nuovo scenario positivo a cui mancano contenuti più chiari e concreti. Le aperture sui vari temi ci sono, e ora occorre recuperare tempo perduto in anni di blocchi contrattuali».
Luca Mascia
 


redazioneweb@unica.it
 


LA NUOVA SARDEGNA

3 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 16 febbraio 2017 / Pagina 14 - Economia
Prende forma il nuovo statuto del lavoro pubblico. I sindacati: passi avanti ma serve più coraggio
STATALI, LA RIFORMA POI I CONTRATTI
ROMA La riforma del pubblico impiego è pronta e dopo il primo via libera in consiglio dei ministri, che dovrebbe arrivare alla fine della settimana, si potrà ripartire con i contratti, bloccati da sette anni. A tracciare la strada per la svolta è il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, che ha incontrato tutti i sindacati per un primo tavolo ufficiale sulle novità. La riforma è «il miglior biglietto da visita per esprimere la volontà» di «firmare un contratto», ha detto Madia. I sindacati però chiedono «più coraggio», anche se riconoscono «passi in avanti». Intanto il nuovo Statuto del lavoro pubblico prende forma, dagli spazi da restituire alla trattativa tra le parti a una maggiore partecipazione di lavoratori, ma anche dei cittadini, alla P.a. Riforma e rinnovi contrattuali, a cui si aggancia l’aumento di 85 euro in busta paga, viaggiano quindi insieme e i cambiamenti che non saranno inseriti nel decreto magari spunteranno nei contratti che, assicura lo stesso ministro, saranno lo strumento «all’interno del quale potranno essere affrontati anche altri temi che non sono compresi nel testo unico, aspetti molto rilevanti come il welfare aziendale». Insomma sembrano in arrivo benefit, magari detassati, anche per gli statali. La prima mossa spetta però alla riforma. Il ministro ha riconosciuto che le regole vigenti non forniscono «le condizioni normative per poter chiudere un contratto e su questo bisogna intervenire». In particolare, tra gli ostacoli, Madia ha citato un sistema di valutazione basato su «gabbie» che «rischia di togliere centinaia di euro ai lavoratori» senza dare efficienza. La bozza della riforma fa saltare le fasce di merito e demerito, apre a una partecipazione più forte dei lavoratori sulle scelte di gestione degli uffici e prevede che il contratto possa derogare alla legge nel momento in cui tocca i punti nevralgici del rapporto di lavoro (sanzioni disciplinari, valutazione, premi, mobilità). Ma per Franco Martini della Cgil non basta: «Dobbiamo continuare a lavorare per andare fino in fondo». Quanto alla soluzione trovata per il precariato, a cui Madia vuole «mettere fine» il problema, sottolinea il sindacalista, «è avere certezza sul fatto che sia condivisa con il Tesoro, visto che occorrono risorse». A riguardo però il ministro sottolinea che l’operazione sarebbe a costi invariati, visto che si replicherebbe «un meccanismo già utilizzato con successo», in base a cui le «risorse già stanziate dalle amministrazioni potranno essere trasferite dai contratti a tempo determinato alle assunzioni a tempo indeterminato». La Uil con Antonio Foccillo sottolinea positivamente lo sforzo per superare il precariato, ma chiede di più sul «ripristino delle relazioni sindacali e il riequilibrio tra legge e contratto». Sulla stessa linea la Cisl che, con Maurizio Bernava, nota ancora «molte insufficienze, ma - ammette - si è aperta una strada» e nel percorso, prima dell’approvazione definitiva passeranno tre mesi, «vedremo di recuperare pezzi importanti». Intanto si lavora agli ultimi ritocchi al testo prima del consiglio dei ministri di domani.
 

 
4 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 16 febbraio 2017 / Pagina 12 - Attualità
Il 70% dei diplomati va all’università ma il 14% si pente della scelta
ATENEI, IN TROPPI SBAGLIANO CORSI
ROMA Dopo le Superiori, università o lavoro? A un anno dal diploma 70 ragazzi su 100 proseguono gli studi (il 54% a tempo pieno, il 16% lavorando anche), ma il 14% è pentito della scelta fatta (il 6% abbandona mentre l’8% ha già cambiato ateneo o corso di laurea). A lasciare sono soprattutto gli studenti dei Professionali (18% contro il 4% dei liceali e il 9% dei Tecnici). Tra chi, invece, ha preferito trovarsi subito un impiego (il settore dei servizi è quello che “tira” di più) è molto alta la quota di chi non ha un contratto regolare (10% del totale dei diplomati) o ce l’ha a tempo determinato (22% degli occupati). A fotografare le scelte degli studenti alla fine della secondaria di secondo grado è il Rapporto 2017 di Almadiploma e Almalaurea che ha coinvolto 115mila diplomati del 2015, 2013 e 2011 intervistati a uno, tre e cinque anni dal diploma. Un’indagine, presentata ieri al Miur, che mette in evidenza come siano soprattutto gli studenti dei Professionali a faticare per trovare una loro strada, sia negli studi sia nel lavoro. Alla vigilia della conclusione delle Superiori se il 54% dei diplomati del 2015 dichiara che, potendo tornare indietro, sceglierebbe lo stesso corso nella stessa scuola, c’è un consistente 45% che farebbe una scelta diversa: oltre il 26% cambierebbe sia scuola sia indirizzo, l’11% ripeterebbe il corso ma in un’altra scuola, l’8% sceglierebbe un diverso indirizzo/corso nella stessa scuola. I diplomati degli istituti professionali sono i meno convinti della scelta compiuta a 14 anni; quando decidono di proseguire gli studi si sentono svantaggiati (non a caso sono quelli con il più alto tasso di abbandono); e anche sul fronte del lavoro risultano penalizzati: se la disoccupazione coinvolge 22 diplomati su 100, la percentuale sale al 29% tra i diplomati professionali. L’indagine conferma che i ragazzi che alla Maturità ce l’hanno fatta per il rotto della cuffia o hanno strappato un voto modesto tendono a presentarsi direttamente sul mercato del lavoro.

 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 16 febbraio 2017 / Pagina 35 - Cultura e spettacoli
Una ricerca curata da un team di sociologi: anche in Sardegna i casi sono in aumento
PAROLE E SIMBOLI, ALLE ORIGINI DEL FEMMINICIDIO
di Giacomo Mameli
CAGLIARI C’è solo da augurarsi che mentre leggiamo non ci siano nuove tracce rosse di quelle cronache chiamate “femminicidi”. Perché è diventato un dramma quotidiano italiano. Tra il 2000 – anno record con 199 donne uccise – e il 2016, le donne vittime di omicidio in Italia sono state oltre 2.800, un numero tale da connotare il fenomeno «come un fenomeno di carattere sociale», che ha coinvolto anche la Sardegna. Che fare? Qualche mese prima di morire (il 19 gennaio di quest’anno) Nereide Rudas, scriveva: «Il muliericidio va combattuto e vinto attraverso il rafforzamento di tutto ciò che già è stato realizzato attraverso l’evoluzione giuridica, una maggiore attenzione, un maggiore ascolto, una maggiore protezione delle donne. Dobbiamo dire, però, che le donne, benché abbiano fatto un grande percorso in avanti, non hanno ancora raggiunto una reale parità. Questa disparità va superata. È l’impegno che dobbiamo consegnare alle generazioni future». Ed è anche per questo che oggi alle 18 il Centro di documentazione e studi delle donne di Cagliari le dedica, nella propria sede di via Falzarego 36, un incontro che è anche un omaggio. Inizierà Anna Oppo, una delle sociologhe più affermate in Italia, prima cattedra a Urbino, poi in viale Fra’ Ignazio a Cagliari, adesso in pensione ma sempre fra i libri e le ricerche sociali. Sarà poi la volta di Sabrina Perra, professoressa associata di Sociologia economica, molto attenta alle dinamiche del femminismo. Per l’editore Guerini di Milano ha pubblicato nel 2011 “Forme e pratiche delle disuguaglinze sociali”; tre anni fa per Franco Angeli “Traformazioni del lavoro nella contemporaneità. Gli uomini nei lavori non maschili”. Ma è da anni che Perra si dedica a indagini e analisi del mondo femminile. E nel libro che oggi durante l’incontro in via Falzarego viene presentato – “Donne morte senza riposo”(Am&D Edizioni, 334 pagine, 26 euro)– è evidente la sua mano: «La vittima della violenza maschile è coartata in entrambe le forme di libertà in quanto in balìa del proprio carnefice. Non solo perde la possibilità di volere e di autodeterminmarsi, ma anche la possibilità di agire, perché è inceppata, preclusa, bloccata nelle sue azioni, a volte, anche minime». Ancora: «Le vittime della violenza estrema maschile sono costrette alla illibertà, situazione che emerge chiaramente e costantemente dai loro dolorosi racconti». Teoria, pratica e cronaca per esemplificare la storia drammartica che disegna un quadro estremo di illibertà: «Angelina è impedita di lavorare nel suo Paese ove è senza lavoro... Angelina viene chiusa in una casa con le sbarre alle finestre, insistentemente picchiata e, infine, obbligata a prostiruirsi». Il resto si sa. E si legge nelle prime pagine. Il libro è una miniera, ricco di statistiche e di dati. Un intero capitolo –curato da Giuseppe Puggioni – è dedicato al «muliericidio in Sardegna dal 1996 al 2013». I dati vanno indietro di secoli perché ci vengono proposti cifre e percentuali sugli omicidi nella Sardegna centro-orientale dal 1600 al 1861. Anni e secoli bui.
 
PRESENTAZIONE DEL LIBRO STASERA A CAGLIARI
 
Il libro di Nereide Rudas, Sabrina Perra e Giuseppe Puggioni “Donne morte senza riposo”, sottotitolo “Un’indagine sul muliericidio” (Am&D Edizioni, 334 pagine, euro 26) verrà presentato oggi alle 18 a Cagliari nel Centro di documentazione e studi delle donne in via Falzarego 36. Dopo un’introduzione di Anna Oppo inteverranno Sabrina Perra e Pippo Puggioni. La serata è stata organizzata per ricordare Nereide Rudas, animatrice culturale come poche, presidente dell’Istituto Antonio Gramsci, direttrice per anni della Clinica psichiatrica, recentemente scomparsa. Aveva un desiderio Nereide Rudas: «Il mio augurio, perché rimane l’ultimo traguardo per le donne, è di raggiungere una parità simbolica, perché la parità lavorativa è quasi raggiunta, la parità politica è in via di raggiungimento, ma le donne vivono all’interno di un sistema simbolico androcentrico e quindi il mondo dovrà iniziare a parlare il più presto possibile con voce di donna».
 

Nella sola diocesi d’Ogliastra e in alcuni paesi barbaricini (Dorgali, Fonni, Mamoiada, Oliena e Orgosolo) si contano1717 vittime, record a Orgosolo con 228 morti ammazzati, seguito dai 124 di Mamoiada, i 122 di Oliena, i 106 di Tertenia, gli 87 di Tortolì. In quei 261 anni, leggendo il libro dei morti delle parrocchie - sono 1036 (sottostimati) gli omicidi in Ogliastra e sono 589 (sempre sottostimati) gli «eventi omicidiari» nei paesi barbaricini. E le donne? In Ogliastra ne erano state uccise 63, in Barbagia (in quei centri citati) 52. Nel libro si legge: «L’uccisione delle donne, esclusivamengte attribuibile a soggetti maschili, pur presente sin dal passato, costituiva una frazione marginale nell’intero fenemeno omicidiario». Oggi quelle tragedie non sono più marginali. Cronaca docet. Emergono anche i gradi parentela fra vittime e carnefici. Nei mulieridici il 50 per cento degli aguzzini sono stati «coniuge, ex coniuge o convivente», nel 25,5 per cento «amici, compagni di scuola, conoscenti, parenti», nel 15,7 si è trattato di «fidanzati, ex fidanzati, amanti». Dati e percentuali che si trovano nel libro. E fanno riflettere. Portano agli auspici di cui parlava Nereide Rudas: «Il mondo deve iniziare a parlare il più presto possibile con voce di donna».

 
 
 

redazioneweb@unica.it


RASSEGNA QUOTIDIANI NAZIONALI


Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie