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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 February 2017
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
 
1 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 febbraio 2017 / Commenti (Pagina 15 - Edizione CA)
RICORDO DI BALESTRIERI
Il Prof. Angelo Balestrieri, scomparso recentemente, mi stimola a ricordare l'importante ruolo che ebbe nell'anno 2000 quando, con il Rettore Mistretta e altri docenti universitari, coordinò il comitato paritetico Università-Isef di Cagliari costituito per la trasformazione in corso di Laurea in Scienze Motorie. Fu il primo residente della Commissione che conferì le prime lauree.
Nando Monello
 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 febbraio 2017 / Cronaca di Oristano (Pagina 36 - Edizione CA)
CIRCONVALLAZIONE. Il sindaco: «Disponibile al dialogo»
Scontro aperto fra comitati e Giunta
Ormai lo scontro è aperto. I comitati cittadini sono pronti ad andare in massa alla seduta del Consiglio comunale di mercoledì, quando si discuterà del progetto della circonvallazione nord-ovest. «Continueremo la nostra battaglia, se necessario anche per vie legali - hanno detto i rappresentanti - quest'amministrazione non rappresenta più gli oristanesi». Venerdì scorso l'assemblea, organizzata dai comitati, è stata seguita da centinaia di persone, era assente il sindaco che però respinge le accuse. «La disponibilità al dialogo con i comitati è assoluta - ha sostenuto Tendas - Purtroppo non ho potuto partecipare perché il mio ruolo istituzionale mi imponeva di accogliere in città il rettore dell'università di Cagliari Maria del Zompo ». Il sindaco ricorda che mercoledì sono stati i comitati ad abbandonare la riunione. «Sui progetti ci possono essere opinioni differenti dalle nostre, ma non condivido certi giudizi che bollano come stupidaggini le soluzioni tecniche proposte dai professionisti incaricati dal Comune». ( v. p.)
 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 febbraio 2017 / Commenti (Pagina 15 - Edizione CA)
Sardegna, sanità matrigna
Medici condannati all'emigrazione
Ho 33 anni e sono un neurochirurgo. Dopo essermi laureato all'Università di Cagliari decisi di emigrare e specializzarmi in nord Italia nella speranza di poter tornare un giorno nella mia terra a vivere e lavorare con le competenze acquisite in anni di studi ed esperienze. Specializzatomi nel luglio 2016, rifiutai delle proposte di lavoro in Lombardia, non volendo accettare il destino che aveva già portato via colleghi e amici lontano dalla Sardegna. Desideravo ritornare e dare il mio contributo per il popolo di cui sento di far parte, sicuro che “a casa” avrei certamente avuto delle possibilità. Tra le 4 Neurochirurgie sarde, mi sarei accontentato anche di un contratto di pochi mesi in attesa del miraggio di un concorso. Invece mi scontrai con la realtá. Tra strutture non in grado di accogliermi e altre da cui non ricevetti nemmeno risposta, non mi restò altra scelta per non perdere anni di vita, studi e spese della mia famiglia: emigrare ancora.
La mia esperienza non è solo quella di un neurochirurgo ma è anche quella di un sardo di 33 anni che non puó fare progetti per la sua vita se non altrove ed è simile a quella di decine di giovani specialisti sardi che perdono competenze nella perenne attesa di un incarico oppure sono costretti a prestare cure in ambiti diversi rispetto ai propri studi specialistici. Ho seguito le ultime vicissitudini della Neurochirurgia di Nuoro. In un tale contesto i maxi compensi dei manager sono senz'altro catalizzatori della rabbia dei medici e nondimeno dei pazienti sardi insoddisfatti. Mi auguro quindi che prima di lasciar morire la Neurochirurgia di Nuoro si trovino anche 180.000 buoni motivi per assumersi responsabilitá non solo amministrative ma anche umane, per analizzare il territorio sardo e nuorese, con i suoi problemi di viabilità e le difficoltá nella gestione delle urgenze. In tutto ciò l'Amministrazione regionale e le Università sarde si assumano la responsabilità del danno inestimabile in termini di illusioni e spreco di risorse umane che stanno perpetrando ai danni dei sardi. Tra maxi compensi e maxi sprechi, è evidente che chi dovrebbe custodire e sviluppare il nostro futuro ha del tutto perso il punto di vista piú vicino alla realtà e alle esigenze della gente.
Lettera firmata
 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 febbraio 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
IL CONVEGNO DEL FAI. Esperti e istituzioni a confronto al teatro Massimo
Il “mare nostrum” nell'era della distruzione
L'appuntamento è per domattina a Cagliari, al Teatro Massimo. Dalle 10 alle 13,30, convocati dal Fai (Fondo ambiente italiano) esperti e rappresentanti delle istituzioni competenti discuteranno di un tema di rilievo: “Arte ponte tra culture. Mediterraneo ponte tra popoli”. L'incontro è il terzo di un ciclo intitolato “Le culture uniscono i popoli” e sarà dedicato al patrimonio culturale dei Paesi del Mediterraneo e al suo ruolo in questa cruciale fase del mondo: creare occasioni di incontro e dialogo fra culture diverse.
I lavori, dopo i saluti della prefetta di Cagliari, Giuliana Perrotta, e dell'assessore comunale alla Cultura, Paolo Frau, saranno introdotti e coordinati dalla presidente del Fai Sardegna, Maria Antonietta Mongiu.
Lente d'ingrandimento sull'attività del Comando Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale e dei Caschi blu della cultura dopo l'accordo tra Governo italiano e Unesco per la creazione di una task force di studiosi, restauratori e carabinieri pronti a intervenire nelle aree di crisi. Ne parlerà il capitano Paolo Montorsi.
L'architetto Franco Masala, responsabile Paesaggio del Fai Sardegna, interverrà invece su “Paesaggi di Sardegna. Storia di una bellezza diffusa”. Si intitolano “Beni culturali e paesaggio; siamo sempre un modello?” la relazione di Fausto Martino, soprintendente per l'archeologia, le belle arti e il paesaggio nella Sardegna meridionale, e “Tutti uguali, tutti diversi: abitare il Mediterraneo” quella del direttore del dipartimento di Ingegneria e architettura dell'università di Cagliari, Antonello Sanna. Previsti anche gli interventi dell'ex preside della Facoltà di Architettura di Sassari, Giovanni Maciocco (“La città del Mediterraneo. Situazioni ricorrenti di un mondo comune”) e di padre Salvatore Morittu, Custode dei Frati minori della Sardegna (“Gerusalemme, madre di luoghi e di culture”).
Salvatore Settis terrà una lectio magistralis dal titolo “Le culture uniscono i popoli” che, anticipa l'accademico, prenderà il via dalla «centralità della cultura nell'identità italiana e in particolare nella Costituzione, che la considera (all'articolo 9) un diritto essenziale del cittadino. Per la Costituzione non esiste democrazia senza cultura e c'è un nesso (sottolineato dall'articolo 3) tra cultura e dignità della persona umana. La cultura - aggiunge l'accademico - è una base che noi italiani dovremmo poter ritenere solida ma purtroppo così non è: la nostra scuola versa in uno stato deplorevole e la spesa pubblica per la cultura in Italia è inferiore rispetto ad altri Stati».
L'incontro porrà l'accento sui comuni denominatori che, nelle civiltà che si affacciano sul Mediterraneo, rimandano gli uni agli altri e sono veicolo di relazioni che nell'attuale fase storica sono minacciate. «La distruzione oggi è totale e riguarda luoghi, persone, affetti, oggetti e musei», osserva Maria Antonietta Mongiu: «Si tratta di un'iconoclastia che mai nel passato è stata così violenta e intollerabile». (m. n.)
 

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 febbraio 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
L'accademico domani a Cagliari per discutere di arte, Mediterraneo e incontri fra popoli
«Isole di dialogo contro il terrore»
Salvatore Settis e la Sardegna come mix fra culture diverse
Isolani, dunque per vocazione aperti al dialogo, allo scambio vitale con altre culture. I sardi, dice Salvatore Settis, hanno alle spalle una ricca storia millenaria e di fronte un compito avvincente: una sfida decisiva, in un momento in cui il terrorismo jihadista attacca il patrimonio artistico per eliminare le occasioni d'incontro.
Settantacinque anni, archeologo e storico dell'arte fra i più autorevoli in Italia, a lungo direttore della Scuola normale di Pisa, accademico dei Lincei e membro di altri prestigiose istituzioni culturali internazionali, domani a Cagliari parteciperà a un convegno dal titolo “Arte ponte tra culture. Mediterraneo ponte tra popoli”. «Non è un caso che ci troviamo ad affrontare questi temi in Sardegna, dove possiamo vedere, toccare con mano le stratificazioni delle varie culture che vi si sono incontrate».
Eppure spesso si dà un'immagine monolitica dell'identità sarda: quasi che i sardi di oggi siano, né più né meno, gli shardana di tre millenni fa.
 «Il latinista Maurizio Bettini di recente ha pubblicato un libro intitolato “Contro le radici”. Non va contro l'identità ma contro un modo di concepirla come esclusione. Io, come lui, sono a favore di un'identità inclusiva: non soltanto per i popoli ma anche per le persone. Anche un'identità ben definita come quella sarda in realtà si è costruita per osmosi, cioè per un processo di mutua fecondazione. Allo stesso modo, l'identità italiana è frutto dell'incontro fra tante identità: le colonie greche, gli etruschi, i celti e, più avanti, le dominazioni francese e spagnola».
 Essere un'isola conta?
 «Sardegna, Sicilia, Corsica e Cipro sono luoghi di incontro fra culture diverse. Il mar Mediterraneo è sempre stata una strada che unisce, non una barriera che divide».
 I romani lo chiamavano “mare nostro”.
 «Era un mare interno: lo si attraversava facilmente, un po' come il lago di Garda, ed è stato un fattore di scambi e di incontri. Nei relitti delle navi romane troviamo ceramiche fatte in Siria che contenevano olio proveniente dalla Spagna. Con l'avvento dell'Islam nelle sponde meridionali, il Mediterraneo è diventato un luogo di conflitti, di scontri anche sanguinari, ma è comunque rimasto un luogo di scambi. Noi usiamo i numeri arabi, che in realtà sono indiani: a importarli in Occidente fu, nel pieno delle battaglie per il Santo Sepolcro, un matematico di Pisa che studiava in una città nordafricana. L'influsso arabo è evidente in tanti campi del sapere. Anche nell'arte. Io vivo a Pisa, nella cui cattedrale si trovano anche alcuni capitelli e la grande statua in bronzo di un grifone, gli uni e l'altra con iscrizioni arabe. L'arte favorisce l'incontro fra culture».
 Per questo i terroristi jihadisti hanno preso di mira il Museo del Bardo, a Tunisi?
 «Il loro obiettivo è distruggere l'arte come possibilità di incontro fra culture diverse: per questo è stata devastata Palmira e sono stati distrutti i Buddha di Bamiyan. Per questo le isole del Mediterraneo hanno una missione cruciale: essere veicolo di dialogo».
 La Sardegna secondo Settis.
«Non ho fatto studi specifici ma ho letto tanto e ho visitato vari siti archeologici. Ai tempi della Giunta Soru fui coinvolto nel progetto di un museo archeologico regionale pensato con criteri diversi. Sono molto affascinato dalla convivenza, nella vostra isola, di fenomeni assolutamente peculiari, come la civiltà nuragica, e di altre civiltà che hanno lasciato il segno».
Cagliari ha un anfiteatro romano. Per anni le gradinate sono state ricoperte da una struttura in legno che era invasiva ma ha permesso di tenervi concerti e spettacoli. Ora, rimossa la struttura, il monumento è fruibile nella sua integrità ma è molto meno visitato. Qual è la strada giusta?
 «Sono favorevole a un riutilizzo moderato che non danneggi il monumento. Il problema è che in nome del riutilizzo spesso vengono compiuti disastri: penso al teatro di Pompei, le cui gradinate sono state rifatte con materiali inappropriati».
Uno dei suoi saggi si intitola “Paesaggio, Costituzione e cemento”. In Sardegna il tema è molto sentito.
 «La vostra è una delle poche Regioni che hanno adottato una legge per tutelare le coste, una legge che è poi stata aggredita e anche violata. Mi auguro che i sardi continuino a difendere questa loro ricchezza».
 Marco Noce
 

6 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 febbraio 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
Nel laboratorio anche corsi per formare le nuove professionalità dell'artigianato 4.0
Dall'idea al prototipo: così si diffonde l'arte del fare
Dall'idea al prototipo: dentro un laboratorio di fabbricazione digitale prima di tutto si impara a cambiare mentalità. «Il Fab Lab favorisce l'auto-imprenditorialità grazie alla familiarità con nuove tecnologie, sofisticate ma alla portata di tutti», dice l'architetta-manager Francesca Mereu.
In Sardegna i Fab Lab accreditati sono sei: due a Sassari (uno all'Università), uno a Nuoro, uno a Olbia e due a Cagliari. Mereu ha avviato quello di Sardegna Ricerche, presso il Parco tecnologico di Pula, al ritorno dal Master and Back in Spagna.
A Madrid, fra l'altro, era stata coordinatrice del gruppo sperimentale di visualizzazione avanzata del Medialab-Prado. «Non mi aspettavo di trovare tanto fervore anche in Sardegna».
Mereu è istruttrice autorizzata della Fab Academy e lavora come consulente. Ma nel laboratorio di via Barcellona opera, come tutti, da volontaria.
«Organizziamo corsi che possono preparare nuove figure professionali, già ricercate in Italia, se non ancora in Sardegna». Per esempio? «Operatori di stampa 3D, modellatori, disegnatori e prototipatori, operatori del taglio laser: figure professionali dell'artigianato o dell'industria cosiddetta 4.0». C'è spazio per progetti di alternanza scuola-lavoro. «Teniamo anche corsi di robotica per le elementari».
Il Fab Lab di Cagliari è in cerca di un'altra sede. «L'ideale sarebbe potersi appoggiare a uno spazio pubblico», dice Francesca Mereu. Silenzio delle istituzioni. «Abbiamo partecipato a un evento organizzato da Promoimpresa di Mantova. Il nostro era l'unico Fab Lab che non fosse ospite di uno spazio pubblico». Non solo: «Ho coordinato (con incarico professionale retribuito) l'avvio di un Fab Lab in Veneto. La Regione ha messo in gioco 2 milioni di euro per 20 laboratori: 100 mila euro a ciascuno». Ma in Veneto c'è una cultura del sostegno all'imprenditoria innovativa e sociale: «Sanno che stai arricchendo il territorio. Perché aumenti le competenze delle persone che potranno poi mettersi in proprio». ( d. p .)
 

7 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 febbraio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
CORSO DI RUSSO
Comincia domani, nella sede di Qui e Ora (via Pasubio 27), il corso base di lingua e cultura e russa rivolto ai principianti assoluti e agli studenti universitari. Il corso, tenuto da Donatella D'Addante, si terrà ogni lunedì dalle 14.30 alle 17.
 
 
 
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LA NUOVA SARDEGNA
 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 5 febbraio 2017 / Pagina 9 – Attualità
Il decreto farà chiarezza su sanzioni. La Cgia: sprechi costano 16 miliardi l’anno
Statali, decalogo dei licenziamenti
ROMA Arriva una sorta di decalogo che dovrebbe mettere in fila, uno per uno, i dieci casi in cui per un dipendente pubblico scatta l’espulsione: dalla falsa attestazione della presenza allo scarso rendimento. La riforma Madia del pubblico impiego in arrivo, che tra una decina di giorni dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri, rimetterà infatti mano anche al capitolo che tocca i licenziamenti. Le novità non mancheranno: vizi formali, cavilli giuridici, non potranno fermare o annullare le sanzioni e la procedura sprint, immaginata per i furbetti del cartellino, verrà estesa a tutti gli illeciti commessi in flagranza. Si applicherà pure a chi ruba o si macchia di corruzione. La materia sarà però anche sistemata organicamente. Verrà per lo più ripreso l’elenco che vige oggi. Le prime situazioni coinciderebbero perfettamente, tra cui anche l’assenza senza giustificazione per più giorni, il rifiuto del trasferimento e la presentazione di documenti mendaci per ottenere il posto. Poi dovrebbero essere distinte, slegate, condizioni che attualmente appaiono intrecciate. Ecco che il licenziamento per scarso rendimento si dovrebbe attivare per chi già è stato richiamato. Un’altra fattispecie coinciderà con la reiterata valutazione negativa delle performance. E lo stesso vale per tutti quei casi di grave violazione del codice di comportamento (dall’accettare regali costosi a un uso improprio dell'auto di rappresentanza). Dovrebbe rientrare nel decalogo anche l’infrazione dolosa delle regole sulla responsabilità disciplinare. Il nuovo Testo Unico riprenderà la procedura rafforzata e abbreviata prevista per chi timbra il badge e poi se ne va, estendendola ai casi in cui si viene colti con le “mani nel sacco”. Con i sindacati il confronto, informale, è in corso. Le organizzazioni dei lavoratori mirano a restituire quanto più spazio possibile alla contrattazione. Intanto, sempre sul fronte P.a, la Cgia di Mestre dà una cifra precisa agli sprechi della macchina statale, stimando in 16 miliardi di euro all’anno le uscite su cui si potrebbe risparmiare, dalla sanità al fisco.


 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 5 febbraio 2017 / Pagina 30 - Cultura e spettacoli
Un incontro a Cagliari a poche settimane dalla scomparsa
Scienziata e intellettuale dalla parte della dignità dell’uomo
Un’ iniziativa con studiosi e istituzioni L’impegno della Regione per non dimenticare il pensiero di una personalità centrale della cultura sarda
di Sabrina Zedda
CAGLIARI Una guida, un’amica, ma anche una donna che, in anni in cui il mondo era declinato soprattutto al maschile, col suo valore ha abbattuto i muri dello scetticismo, guadagnandosi il rispetto di tutti. Sono passate poche settimane dalla morte della docente e psichiatra di fama internazionale Nereide Rudas, scomparsa il 19 gennaio a 91anni. Eppure, il vuoto lasciato appare così urgente da colmare che intorno alla sua figura e al suo lascito già si organizzano delle iniziative. Come “Ricordando Nereide Rudas, la cultura e la passione”, l’incontro organizzato l’altra sera dall’Istituto Gramsci della Sardegna, che ha chiamato a raccolta rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico, amici, familiari e studiosi. Un momento per ricordare un personaggio chiave della cultura sarda, che è stato anche l’occasione per l’assunzione di un impegno da parte della Regione: «Mi impegno fin da ora a mettere a l’assessorato a disposizione per lavorare a ricordare la sua figura», ha dichiarato l’assessora alla Cultura, Claudia Firino. Nata a Macomer nel 1925, Nereide Rudas è stata pioniera in molti ambiti: aveva solo 17 anni quando si iscrisse in Medicina all’Università di Bologna. Una facoltà, quella di allora, in cui la Rudas era una delle tre studentesse su cento iscritti in totale. Da allora una sfilza di successi e traguardi prima nemmeno pensabili in un universo tipicamente maschile: prima donna professore ordinario di antropologia criminale, prima donna professore ordinario di psichiatria e direttore di una scuola di specializzazione in psichiatria. Ai suoi malati non si rivolgeva con il freddo piglio della scienziata: «Diceva che per aiutare il paziente bisognava capire anche la sua storia – ha ricordato il presidente dell’Istituto Gramsci, Antonello Angioni –. Quindi non si fermava alla sola dimensione biologica o psicologica, andava oltre, vedendo nel malato un soggetto di diritti». Donna curiosa e coltissima, Nereide Rudas scrisse tantissimo, occupandosi anche di temi come l’immigrazione, la depressione nell’anziano o le conseguenze che la perdita del lavoro provoca nella psiche. Ma non si fermò al solo ambito psichiatrico: «La sua capacità di capire le dinamiche della società la portò a diventare presidente dell’Istituto Gramsci», ha aggiunto Angioni. Tra la mole di attività portata avanti ci fu anche l’approfondimento del caso delle “false carte di Arborea”, viste da lei non come dei falsi tout court, ma come un fulgido esempio di ricerca di un’identità sarda. Da grande studiosa di Gramsci, Nereide Rudas approfondì lo studio della lettera dal carcere che il fondatore del Pci scrisse alla cognata Tania il 27 febbraio 1933. Una missiva da cui emerge una descrizione dei fatti che lo portarono in prigione addebitabile a un “tribunale interno” (quello fascista), ma anche a uno “esterno” e più tormentoso perché ascrivibile al partito sin ai suoi vertici in Russia (Stalin). Durante la serata, coordinata da Sabrina Perra, del direttivo dell’Istituto Gramsci, contributi sono arrivati anche da Bernardo Carpinello, docente all’Università di Cagliari, che ha lavorato al fianco della Rudas per quarant’anni: «Ci ha insegnato a rispettare la dignità di ogni uomo, soprattutto quando la malattia mentale ne fa l’ultimo tra gli ultimi», ha detto. La prefetta di Cagliari, Giuliana Perrotta, l’ha ricordata quando, il 25 novembre, presentò “Donne morte senza riposo”, il suo ultimo libro: «Nonostante l’età era dritta come un fuso e il suo discorso, che non faceva una grinza, ci lasciò senza parole».

 
 

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