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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 February 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 6 febbraio 2017 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Lettera di Arru al ministro: battaglia con le altre regioni autonome
Sanità, costi insostenibili: «Lo Stato deve aiutarci»
LE DIFFICOLTÀ A far saltare i bilanci hanno influito vaccini, farmaci speciali e visite gratuite
Vaccini gratis, farmaci innovativi (anche questi gratis per i pazienti) e una sfilza di nuove prestazioni da ambulatorio a carico delle casse pubbliche. Tutto sulle spalle del bilancio regionale che ha già qualche difficoltà a tenere in equilibrio il peso di una spesa sanitaria sempre in crescita. E allora meglio chiedere un aiuto prima che la situazione precipiti: «Bisogna ripensare a una partecipazione dello Stato. Una quota di quello che serve per mandare avanti la Sanità deve arrivare da Roma», sintetizza Luigi Arru.
LETTERA AL MINISTRO L'assessore qualche giorno fa ha scritto una lettera in cui ha espresso un identico concetto. Destinatario: il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. La stessa che poco più di un anno fa aveva bacchettato le Regioni, «incapaci di rivedere la propria spesa». Nel mucchio c'era anche la Sardegna, che adesso guida questo braccio di ferro col governo: «Anche le altre regioni a statuto speciale ci stanno seguendo nella richiesta. Stiamo avviando una discussione serrata con lo Stato perché tra vaccini, nuovi Lea e farmaci rischiamo di non riuscire più a sostenere tutte le spese», dice Arru.
 LE NOVITÀ Il governo ha rivisto dopo vent'anni le prestazioni d'ambulatorio gratuite. I nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza) comprendono, ad esempio, tutte le «procreazioni medicalmente assistite». Anche la fecondazione eterologa sarà a carico del servizio sanitario nazionale. Gratis anche alcune prestazioni specialistiche di controllo per l'endometriosi. Negli elenchi ministeriali sono entrate poi diverse protesi, comprese le tastiere e i comunicatori oculari per i malati di Sla e per i disabili gravi. I 3,4 miliardi di euro previsti per la spesa sanitaria sarda nel 2017 (dovrebbero diventare 3,8 nel 2019) rischiano di non bastare. Anche perché c'è da rispettare il piano vaccinale appena varato. Che prevede l'inserimento dei sieri anti meningococco tra le somministrazioni gratuite. Ora un'iniezione costa alle famiglie 81 euro (un'altra parte la mette già la Regione), e ne possono servire fino a tre per ogni bambino.
 LA FINANZIARIA Ecco perché nella legge finanziaria che il Consiglio regionale deve ancora iniziare a discutere c'è un fondo da 3 milioni di euro per le vaccinazioni, che nel giro di poco tempo potrebbero diventare un requisito obbligatorio per frequentare gli asili.
I FARMACI INNOVATIVI Sui conti della Sanità pesano anche i farmaci innovativi. Come quelli per curare l'epatite C, prescritti a circa 2000 pazienti in Sardegna. «Spendiamo ottanta milioni all'anno e lo Stato partecipa con una percentuale minima, che deve essere incrementata», avverte l'assessore alla Sanità, che annuncia: «Tra pochi giorni presenterò i dati sulla sclerosi multipla: per la cura dei pazienti sono necessari farmaci molto costosi. Stiamo facendo un lavoro straordinario per capire tutte le spese che ci sono da fare».
ACCORDO SORU-PRODI Insomma: la Sanità dovrebbe ritornare almeno in parte a carico del governo centrale, con buona pace dell'accordo Soru-Prodi del 2006 sulla Vertenza entrate. «Questo è un problema più complesso, che riguarda tutta la Giunta», frena l'assessore alla Sanità, che oggi sarà a Roma per incontrare il ministro Beatrice Lorenzin.
Arru può contare sulla sponda del vicepresidente della Regione - con delega al Bilancio - Raffaele Paci, che nel presentare la Finanziaria, pochi giorni fa, aveva annunciato: «Stiamo valutando la possibilità di impugnare la legge di stabilità nazionale che riconosce il maggiore carico di spesa sui farmaci innovativi solo alle regioni a statuto ordinario». Nel frattempo però è stato il Governo a impugnare la variazione di bilancio del 2016. Paci ha risposto con una nuova offensiva sul fronte degli accantonamenti (i contributi che ogni Regione dà alla riduzione del debito nazionale). La battaglia continua.
 Michele Ruffi

Nel 2006, dopo la marcia dei 5mila nella capitale, l'intesa Soru-Prodi
Quell'accordo che addossò le spese sui sardi
Allora sembrava una scommessa coraggiosa, magari un po' azzardata. A posteriori le valutazioni sono diverse, ma nel mezzo si è inserita una crisi mondiale che ha stravolto tutto. Oggi sono in molti a contestare l'accordo Stato-Regione che, dal 2010, addossa alla Sardegna l'intera spesa per la sanità. Ma nel 2006, quando il governatore Renato Soru e il premier Romano Prodi definirono l'intesa, non era solo il centrosinistra a difenderla per dovere: anche alcuni dirigenti del ministero delle Finanze ritenevano che l'Isola avesse fatto un affare.
Perché con quel patto, mentre si accollava le spese per sanità, continuità territoriale e trasporto pubblico locale, la Regione aveva visto finalmente riconosciute le sue ragioni nella vertenza entrate. Ossia una dura rivendicazione dei gettiti fiscali che lo Stato per anni non aveva trasferito, violando lo Statuto speciale sardo. La battaglia, condotta dal duo Soru-Pigliaru (quest'ultimo nelle vesti di assessore al Bilancio), aveva portato anche a una grande manifestazione bipartisan, con tutti i partiti e le forze sociali a sfilare in 5mila a Roma, il primo dicembre 2005, fino a Palazzo Chigi, dove allora c'era Berlusconi.
L'intesa del settembre successivo stabilì che, sempre dal 2010, alla Sardegna sarebbero andati i sette decimi dell'Irpef prodotta nell'Isola e i nove decimi dell'Iva. Più varie altre voci, minori ma rilevanti, e alcune somme a parziale - molto parziale - risarcimento di anni di mancati versamenti.
La scommessa di cui si diceva faceva perno soprattutto sull'Iva. Si riteneva che, grazie alla crescita dei consumi, quella voce nel corso degli anni sarebbe aumentata a un ritmo ben superiore a quello della spesa sanitaria. Ecco perché la crisi iniziata nel 2008, deprimendo i consumi, ha recitato un ruolo così importante sulla vicenda, e anche sulle valutazioni odierne.
 
 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 6 febbraio 2017 / Provincia di Nuoro (Pagina 23 - Edizione CA)
SORGONO. Piano con gli istituti agrari di Nuoro e Siniscola
Studenti alla scoperta delle aziende
Via al progetto di alternanza scuola lavoro “Imprenditorial-Mente insieme” che coinvolge gli istituti professionali agrari di Prato Sardo, Siniscola e Sorgono che ne è capofila. È una delle due iniziative di eccellenza finanziate in Sardegna dal Ministero. Prevede per gli studenti tirocini lavorativi in orario scolastico in aziende agrarie, di trasformazione, associazioni di categoria ed enti pubblici. Per 150 ore all'anno i ragazzi lasceranno le aule e luogo dei loro apprendimenti saranno le aziende. Obiettivo incoraggiare la cultura d'impresa con attività di formazione su salute e sicurezza negli ambienti di lavoro. «Il nucleo del progetto - spiegano gli insegnanti - è creare uno stretto legame tra scuole, territorio e mondo del lavoro sperimentando buone pratiche la cui efficacia sarà validata dal Centro di ricerca dell'università di Cagliari diretto dal professor Marco Pitzalis». L'iniziativa è sostenuta da Confindustria, Coldiretti, Agenzia Sarda Politiche attive per il lavoro, le università di Sassari e Cagliari, Cantina sociale del Mandrolisai, Asl, Gal Barbagia.
 
 

3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 6 febbraio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
Arrivato in Italia su un barcone, ha trasformato in studio la stanza all'ex motel Agip
L'inventore venuto dal mare
Mansour: «Il mio macchinario serve a risparmiare energia»
Ha depositato negli Stati Uniti il brevetto per un disco volante giocattolo. Ha ideato un macchinario in grado di produrre elettricità, un portacenere portatile e una ciotola intelligente per cani. Si chiama Sayed Mohamed Mansour, è egiziano e vive da qualche mese in città, nell'ex motel Agip, insieme ad altre decine di profughi. A dire il vero, è già balzato agli onori della cronaca qualche mese fa: dopo aver trovato in via Cadello un portafogli con circa 300 euro, anziché tenersi quel gruzzolo si è avvicinato a un vigile urbano e ha consegnato il “tesoretto”.
 LA STORIA Mansour, 43 anni, è un profugo sui generis : certo, la situazione in Egitto, sotto il giogo di al-Sisi, non è delle più rosee: tanti lasciano quel Paese per fuggire dalle prepotenze del regime denunciate anche da Amnesty International. È fuggito, ha camminato per centinaia di chilometri, è arrivato sino alla Libia da dove si è imbarcato in una delle carrette del mare per raggiungere l'Italia, per un'altra ragione. «Voglio coronare il mio sogno, quello di fare l'inventore. L'Italia è un Paese molto più evoluto del nostro», spiega in un inglese quasi perfetto, «è un posto nel quale è possibile sviluppare le proprie idee».
 LE INVENZIONI Un sogno che lo ha portato a mettere a rischio la sua vita. Che lo ha portato a fare una scommessa (la sua richiesta d'asilo sarà accolta?). Ma che, intanto, coltiva in quella stanzetta del Meditur hotel (questo l'attuale nome dell'ex motel Agip): lì sta testando un piccolo macchinario. Un'apparecchiatura che potrebbe, addirittura, essere l'invenzione del millennio. Mansour spiega, utilizzando termini tecnici, la sua scoperta: in parole povere, in questo macchinario entrerebbe una certa quantità di energia elettrica e uscirebbe una quantità più o meno uguale se non superiore (sarebbe, quantomeno, evitata la dispersione di energia). Un paradosso in contrasto con le attuali conoscenze in materia di produzione di energia. Ma, si sa, le scoperte più importanti sono fatte da visionari che hanno osato sfidare il sapere codificato. Intanto, in quella stanzetta, c'è un prototipo in cui led e dinamo si accendono e funzionano: la dimostrazione, secondo Mansour, che l'idea rivoluzionaria ha un futuro.
 IL PASSATO Chissà se l'inventore-migrante riuscirà a produrre energia a basso costo. Intanto, Mansour si accontenta, per il momento, di mostrare quello che il suo ingegno ha prodotto sinora. Dalla sua cartelletta spuntano fuori una serie di documenti. In primo luogo, quello che gli è stato inviato a gennaio di tre anni fa dallo “United States patent and trademark office”. È il brevetto di disco volante giocattolo: un pezzo di carta che gli garantisce la proprietà della sua idea, negli Stati Uniti ma anche all'estero.
 LE IDEE Mansour è il classico inventore, quello descritto negli sceneggiati televisivi e nei libri. Le sue scoperte spaziano da un campo all'altro, dai giocattoli ai macchinari per produrre elettrica. Ma lui non disdegna neanche piccole innovazioni della vita quotidiana. Dalla sua cartella spunta fuori un piccolo involucro di carta. «Un posacenere portatile che potrebbe essere utilizzato anche per fare pubblicità», spiega. Ma quest'oggetto già esiste in Italia. «Davvero? In Egitto non c'era niente del genere. Peccato». Ma non si perde d'animo: in fondo, I have discovered (ho scoperto) sembra la sua parola d'ordine. «Questa», dice mentre tira fuori un altro foglio dalla cartella, «è una ciotola per cani». La sua particolarità? «È gonfiabile, quindi può essere trasportata con facilità; ed è igienica perché può essere lavata facilmente».
 L'APPELLO Non è certo un caso che, al Meditur, in pochi lo conoscono per nome. Ma, appena lo si descrive un po', la risposta arriva immediata: «Ah, the engineer» (l'ingegnere). Lui, che, in realtà, ha fatto studi sociali, sogna di incontrare i “colleghi”. «Che cosa desidero? Poter parlare con gli scienziati dell'Università per poter descrivere la mia invenzione». Perché, se come lui garantisce, funziona realmente, vorrebbe approfondire i suoi studi. «Per realizzare questo prototipo ho speso tutto quello che avevo». Qualche centinaio di euro di investimento più tutto il suo ingegno: ha utilizzato la lattina di una bevanda gasata, qualche led trovato qua e là, una piccola elica riciclata. E ora il suo lavoro si è bloccato in parte perché la dinamo di cui ha bisogno è troppo costosa per le sue povere tasche.
IL FUTURO Nella sua stanzetta Mansour trascorre le ore a progettare nuove idee. L'ingegno è il passaporto per il futuro. «Sono un inventore e voglio continuare a fare l'inventore». Tanti migranti hanno rischiato la vita attraversando il mare a bordo dei barconi per cercare un futuro migliore tutto da costruire. Lui, invece, si è imbarcato con le idee chiare in testa. «Certo, ho provato anche in Egitto a proporre le mie idee ma, quando mi sono presentato al ministero per lo Sviluppo, mi hanno fatto fare inutilmente ore e ore di anticamera e non mi hanno mai ascoltato». In Italia, ne è certo, le cose andranno diversamente. «Qui ci sono studiosi in grado di capire il mio lavoro», conclude fiducioso.
 Marcello Cocco
 


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LA NUOVA SARDEGNA
 
 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 6 febbraio 2017 / Pagina 2 Sardegna
Gli studenti dell’università di Cagliari terzi nel concorso di Facebook
Dall’isola agli Usa: stop al razzismo
CAGLIARI L’università di Cagliari abbatte le discriminazioni razziali e conquista l’America. Il team di #ReAct, la campagna social sul tema dell'immigrazione e sul contrasto dell'estremismo in tutte le sue manifestazioni ideata dagli studenti i della facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche ha conquistato il terzo posto nel Facebook digital global challenge. Il premio è stato assegnato a Washington, al termine della finale in cui ciascun team ha presentato il suo progetto. Alla sfida mondiale lanciata dal social network si sono presentati 150 gruppi di ogni nazionalità: meglio degli studenti cagliaritani hanno fatto solo le squadre libanese e belga. Tra i primi a congratularsi con gli studenti sardi, l’ambasciata italiana negli Stati Uniti. Il gruppo che – con il professor Christian Rossi – ha presentato il progetto a Washington è formato da Alessia Dessalvi, Giulia Tumatis, Giulia Marogna, Luciana Ganga ed Ema Kulova. Gli altri studenti del team sono Claudio Pitzalis, Jacopo Lussu, Pier Andrea Cao, Lucia Corrias e Alessio Zuddas. Ora, insieme ai gruppi libanese e belga, gli studenti vincitori, che grazie al terzo posto si sono aggiudicati un premio di mille dollari, seguiranno un programma di visite del Dipartimento di Stato americano, l’International Visitor Leadership Program, e visiteranno varie istituzioni e think thank a Washington, New York e San Francisco, tra cui il quartier generale di Facebook. La campagna dei giovani dell’ateneo di Cagliari consiste nel #ReAct, ovvero nell’opporsi a ogni forma di estremismo e violenza. «Oltre a essere il nostro slogan, il #ReAct rappresenta la nostra strategia. Vogliamo coinvolgere tutti attraverso un effetto domino in un’ottica di lungo periodo. Con #ReAct intendiamo motivare i nostri utenti mettendoli faccia a faccia con la realtà degli immigrati spesso celata dai media. Racconteranno loro in prima persona difficoltà e sfide che affrontano quotidianamente. Una comunità più unita è il presupposto essenziale per contrastare ogni forma di estremismo e terrorismo sul nascere».
 
 
 
 

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