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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 January 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

redazioneweb@unica.it

 
L’UNIONE SARDA

 

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 gennaio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
Casa dello studente
Domani, alle 9,30, corteo di protesta degli studenti universitari da via Trentino al Consiglio regionale


 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 gennaio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 26 - Edizione CA)
SAN PIO X. Le esequie ieri pomeriggio nel mezzo della tempesta di scirocco e pioggia
ADDIO A UNA DONNA STRAORDINARIA
Un libro sul femminicidio il testamento della grande psichiatra
È sempre stata lì, alla destra del Padre. Dalla parte dei giusti. Come le pecore buone del Vangelo di Matteo, inconsapevoli di vivere nella parola di Dio, ma spinte da uno slancio naturale ad aiutare gli altri, gli ultimi, i bisognosi. Perché Nereide Rudas «ha camminato sulla terra facendo del bene al prossimo e per questo preghiamo che la sua ricompensa sia la misericordia di Dio». Così don Giovanni Ligas, parroco della chiesa di San Pio X, ha consegnato all'eternità la professoressa emerita, fondatrice e direttrice della clinica di Psichiatria forense dell'Università di Cagliari, presidentessa onoraria della Società italiana di psichiatria forense, autrice di una valanga di opere preziosissime, morta giovedì a 91 anni a Cagliari. Non importa che «il riavvicinamento» alla fede sia giunto agli scampoli di un'esistenza vissuta sempre e comunque con una mano tesa al prossimo, pronta a dare ascolto e sostegno a chi ne aveva bisogno.
LA CERIMONIA Le esequie sono state celebrate ieri pomeriggio in una giornata funestata da una bufera di vento e pioggia, davanti a un altare bordato di verde e addobbato ancora del rosso Natale. Le prime ad arrivare sono state le amiche, le quasi coetanee, le vicine di casa. Le uniche in questa chiesa ricca di arte e colori che parlano della professoressa chiamandola semplicemente «Nereide». «Certo che, poverina, non è stata fortunata con questa brutta giornata di pioggia», compassione di una vecchietta che ha sfidato il maltempo per dirle addio.
Non è facile raccontare quel che ha significato l'esistenza di Nereide Rudas per la scienza, la psichiatria, la cultura, spiegare il ruolo che ha avuto, quel che ha dato alle donne e alla loro emancipazione. Ci prova il parroco, che tenta l'impresa impossibile di assegnare ruoli ordinari a una vita straordinaria.
«Ci sono diverse ragioni per credere che la professoressa abbia fatto opere di bene. Come medico, mostrando grande sensibilità nei confronti dei malati e dei sofferenti. Come docente, con la sua mente brillante e coraggiosa. E, infine, come ricercatrice, esempio di come la cultura possa essere strumento efficace per aiutare gli altri», ha detto il sacerdote. Tra i presenti, la prefetta Giuliana Perrotta, l'ex sindaco Emilio Floris, l'ex assessore regionale Maria Antonietta Mongiu, il procuratore facente funzioni Gilberto Ganassi, il consigliere regionale Giorgio Oppi, l'ex assessore regionale Gianmario Demuro, i rappresentanti dell'Istituto Gramsci di cui la professoressa era presidentessa, Sabrina Perra e Giuseppe Puggioni, coautori dell'ultimo libro di Nereide Rudas “Donne morte senza riposo. Un'indagine sul muliericidio”, oltre a molti medici della Clinica psichiatrica universitaria, suoi allievi di diverse generazioni. Dopo la benedizione venuta come una pioggia sulle rose bianche adagiate sul legno di noce, don Ligas manda tutti in pace. Ma nessuno si muove e nella chiesa affrescata da Foiso Fois ha inizio un'omelia nuova.
LE LACRIME Come un lampo, il ritratto di Nereide Rudas sembra prendere forma. Lo dipinge l'ex senatrice Annalisa Diaz che dalla seconda fila raggiunge svelta l'altare, si scusa e poi annuncia commossa: «Ci ha lasciato un testamento con il suo ultimo libro che è un capolavoro. Io con le compagne del Centro di documentazione organizzeremo a breve un incontro e lo presenteremo, purtroppo in sua assenza». Ed è la forza di quel breve discorso, quel dolore spontaneo, le parole rotte dalle lacrime a far capire più di ogni altra cosa quanto sia grande il vuoto rimasto tra le persone che l'hanno amata. «Ciao Nereide, ti voglio bene». Ora sì, ora tutti possono andare in pace. «L'avevo sentita il giorno prima e stava benissimo», si raccontano incredule le amiche prima di dire addio a quella donna immensa che se n'è andata all'improvviso in una sera d'inverno.
Mariella Careddu
 
 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 gennaio 2017 / Cultura (Pagina 55 - Edizione CA)
AGENDA
L'ultimo saluto a Eduardo Blasco Ferrer
Eduardo Blasco Ferrer, l'insigne filologo e linguista scomparso lo scorso 12 gennaio a Bastia, in Corsica, aveva due patrie. Quella d'origine era la Catalogna (nato nel 1956 a Barcellona, si dichiarava fiero del suo essere «catalano, non spagnolo»), la Sardegna quella d'adozione. Dal 1996 ordinario di Filologia e Linguistica romanza all'università di Cagliari, è stato autore di rinomate pubblicazioni che spaziano dalla storia della lingua alla linguistica sarda, dalla psicolinguistica alla didattica del sardo. È dedicato A su pòpulu sardu il suo fondamentale “Storia linguistica della Sardegna” (Tubinga, 1984). Ha insegnato anche alle università di Bonn, Firenze e Monaco di Baviera. Poliglotta, viaggiatore instancabile, Blasco Ferrer era amato dai suoi studenti, coi quali metteva da parte le spigolosità di un temperamento ombroso. Da dopodomani le spoglie mortali del grande studioso riposeranno in terra catalana, nel cimitero di Vallromanes. (fa.mar.)
 
 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 gennaio 2017 / Cultura (Pagina 55 - Edizione CA)
AGENDA
Mostra: L'Africa coloniale nella memoria
Mercoledì, alle 18, alla Biblioteca universitaria di Sassari, verrà inaugurata la mostra curata da Giuseppe Zichi “L'Africa coloniale nel ricordo e nella memoria ”all'interno del progetto Sardegna d'oltremare che ha coinvolto il Dipartimento di storia, beni culturali e territorio dell'Università di Cagliari e il Dipartimento di Scienze politiche, Scienze della comunicazione e ingegneria dell'informazione dell'Università di Sassari. Il progetto, finanziato dalla Regione, è stato diretto per l'Università di Cagliari dal professor Luciano Marrocu e per l'Università di Sassari dalla professoressa Albertina Vittoria.
 
 

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 gennaio 2017 / Cultura (Pagina 55 - Edizione CA)
Lutto per la cultura della Sardegna
È morta l'antropologa Clara Gallini: studiò il mondo dei pastori e insegnò a Cagliari
Un nuovo lutto per la cultura sarda: a Roma si è spenta a 85 anni Clara Gallini, tra le più importanti studiose di antropologia culturale in Italia. Aveva insegnato a lungo anche all'Università di Cagliari. Nel 1965 aveva conseguito la libera docenza in Storia delle religioni grazie a una serie di pubblicazioni sul mondo classico e sul folklore religioso soprattutto sardo.
In Sardegna Clara Gallini aveva arricchito il suo bagaglio di conoscenze e si era avvicinata alla sociologia, approfondendo i suoi studi anche sul mondo dei pastori, contadini e delle donne dell'Isola. La giovane antropologa è stata poi assistente alla cattedra di storia delle religioni che dopo la morte di Ernesto De Martino, nel 1965, terrà da titolare fino al 1978.
La carriera universitaria cagliaritana di Clara Gallini è stata segnata dallo storico incontro-scontro fra Ernesto De Martino e Alberto Maria Cirese capostipiti di quella che oggi viene riconosciuta come “la scuola antropologica di Cagliari”.
Frutto di quegli anni di intensa ricerca sul campo sono diverse monografie sul folklore sardo. Su tutte “I rituali dell'argia”, ripubblicato nel 1988 con il titolo di “La ballerina variopinta”. Ma ancora vanno segnalati “Il consumo del sacro, feste lunghe in Sardegna”, quindi “Tradizioni sarde e miti d'oggi: dinamiche culturali e scontri di classe” e “Dono e malocchio”.
Aveva superato una lunga malattia della quale aveva raccontato in un diario antropologico molto intenso dal titolo “Incidenti di percorso” uscito lo scorso anno.
 
 

6 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 gennaio 2017 / Primo Piano (Pagina 9 - Edizione CA)
Il precedente in Spagna
Erasmus fatale: a marzo la tragedia delle giovani italiane
«Mi dispiace, mi sono addormentato». Era alla guida di un torpedone che trasportava una comitiva di studenti dell'Erasmus da Valencia a Barcellona. Le 6 del mattino del 21 marzo di un anno fa lungo la AP-7 vicino Freginals, nella zona di Tarragona. È uscito di strada, provocando una strage: tredici studentesse morte, sette italiane. Tutte avevano un'età compresa tra i 19 e i 25 anni. Rientravano da una giornata di allegria, stanche ma contente.
L'autista dell'autobus venne indagato per «imprudenza» e per omicidio colposo plurimo. Pur risultando negativo ai controlli su tasso alcolemico e droga, l'uomo, 63 anni, ammise candidamente di essersi appisolato alla guida. L'autobus che trasportava un gruppo di 57 studenti di varie nazionalità (tutti ospiti in Spagna grazie al programma dell'Erasmus) improvvisamente urtò un guard rail e poi iinvase la corsia opposta, andandosi a scontrare con una macchina che procedeva in senso opposto. Per tredici ragazze non ci fu nulla da fare.
Qualche mese dopo i loro familiari furono beffati dall'assicurazione. Il risarcimento venne decurtato in quanto, secondo periti l'assicurazione, la cifra finora calcolata doveva essere ridotta del 25 per cento perché, le vittime non indossavano la cintura di sicurezza al momento dell'incidente. Il caso fece scalpore: intervenne anche l'allora premier Matteo Renzi.
 
 

7 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 gennaio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
L'annuncio del dirigente scolastico nella cerimonia in suo ricordo
«L'aula magna del Dettori sarà intitolata a Gramsci»
«L'Aula magna del liceo Dettori sarà intitolata ad Antonio Gramsci». Il preside Roberto Pianta annuncia la scelta di ricordare quel giovane di Ales che nel 1908 è arrivato tra i banchi dello storico istituto scolastico: «Qui hanno studiato anche Emilio Lussu e Giuseppe Dessì ma la scelta, in occasione dell'anno gramsciano, è caduta su di lui. Purtroppo ci sarà ancora da aspettare, perché la sala è ancora inagibile». L'Aula magna è chiusa a chiave e mezza diroccata, ma il dirigente arrivato da pochi mesi ha intenzione di rimetterla in sesto e dedicarla a uno dei fondatori del Pci, di cui oggi ricorre l'anniversario della nascita.
LA CERIMONIA Per ricordarne la figura, al Dettori gli studenti hanno potuto ascoltare gli interventi della prefetta Luciana Perrotta, del presidente del Consiglio comunale Guido Portoghese, del dirigente per la provincia di Cagliari dell'Ufficio scolastico regionale Luca Cancelliere, del docente universitario di storia Aldo Accardo e dalla presidente regionale del Fai Maria Antonietta Mongiu. La prefetta ha ricordato il ruolo di oppositore al regime fascista che era costato il carcere a Gramsci spiegando ai ragazzi che la “Giornata della memoria” non riguarda solo gli ebrei vittime del nazismo e non deve essere una celebrazione ripetitiva perché «il razzismo è silente ma può risorgere in tante forme e nelle situazioni più impensabili», e in più bisogna stare attenti a riconoscere i sintomi «di quelle aberrazioni che ancora oggi continuano a verificarsi in diverse parti del mondo. Credo che in tale direzione vada il pensiero di Gramsci, il quale ci ha lasciato una grande eredità morale e culturale».
LA PIAZZA Guido Portoghese ha ricordato l'orgoglio di Cagliari per aver ospitato Gramsci nei suoi tre anni di permanenza in città e, ricordando il restyling di piazza Gramsci con le sue frasi più significative, ha annunciato che lì potrebbe arrivare anche un monumento a lui dedicato.
I QUADERNI Lo storico Aldo Accardo ha ricordato l'importanza dei “Quaderni dal carcere”, la figura di Gramsci e il grande valore della formazione garantita dal liceo classico ironizzando sulla frase più celebre “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza”: «È ormai abusata, quasi uno slogan alla armiamoci e partite», ha commentato prima di chiudere l'intervento con una sintesi: «Che cosa ho detto agli studenti su Gramsci? Mettete il culo sulla sedia».
M. Z.
 
 

8 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 gennaio 2017 / Cronaca di Oristano (Pagina 41 - Edizione CA)
Annunciata una grande mobilitazione: mercoledì 600 studenti in assemblea generale
L'UNIVERSITÀ RESTA SENZA CASA
La Provincia sfratta il Consorzio Uno: «Non pagano l'affitto»
ORISTANO Una diffida a lasciare entro quindici giorni il Chiostro del Carmine. La Provincia non si ferma e dopo aver sollecitato diverse volte il canone d'affitto al Consorzio Uno, gestore dei corsi universitari, e non aver ottenuto risposta ha inviato la diffida affinché i locali, che da 20 anni sono la sede dell'Università, vengano liberati. Insomma, un vero e proprio sfratto. Ma la lettera dell'ufficio legale della Provincia non ha spaventato più di tanto i vertici del Consorzio, che ora passano al contrattacco.
IL CONSORZIO UNO Il presidente dell'Ente, Gianvalerio Sanna, risponde chiamando a raccolta tutti i 600 studenti, i dipendenti e gli amministratori dell'ente. Incontro e mobilitazione generale, mercoledì prossimo alle 17, nei locali del Chiostro. Nella lettera spiega i motivi che lo hanno spinto a promuovere l'assemblea che si preannuncia decisamente calda. «Con grande costernazione vi informo che la Provincia di Oristano ci ha intimato di lasciare il Chiostro del Carmine libero da persone e cose entro 15 giorni - ha scritto il Presidente Sanna - avendo giudicato la nostra presenza illegittima in quanto basata su una documentazione non appropriata. Questo atto, a coronamento di un lungo confronto partito dalla richiesta di un canone di locazione annuo di 288.000 euro, successivamente ridotti a 178.000, sancisce la chiusura della sede universitaria di Oristano, esattamente a 20 anni dal suo avvio».
Sanna ricorda poi come la Provincia di Oristano, uno dei soci fondatore del Consorzio Uno, aveva voluto suggellare il proprio impegno, e quello di tutto il territorio oristanese per la nascita della sede universitaria, mettendo a disposizione gratuitamente uno dei propri immobili più prestigiosi. Oggi l'ente commissariato cambia radicalmente volontà e filosofia, per scopi prettamente economici. «Ovviamente ci opporremo a questa intimazione - scrive Gianvalerio Sanna - promuovendo la mobilitazione di tutti coloro che hanno a cuore l'esistenza della sede universitaria di Oristano».
LA PROVINCIA Il Commissario straordinario della Provincia, Massimo Torrente auspica un immediato incontro per risolvere il problema: «Non ho fatto altro che applicare ciò che è stato deciso dal Consiglio - ha ricordato Torrente - la richiesta di un canone di affitto è legata a delibere delle società partecipate. Rischiamo di rispondere di danno erariale se non avviamo gli atti necessari. Credo che la soluzione vada trovata insieme alla Regione».
Elia Sanna
 
 

9 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 gennaio 2017 / Speciale (Pagina 35 - Edizione CA)
AGENTI IMMOBILIARI. «Più conveniente acquistare una casa che puntare sui titoli di Stato»
A Cagliari da un bivano si ottengono 500 euro al mese
Un mercato appetibile, quello di Cagliari, con quotazioni ribassate negli ultimi anni, e una domanda che si sta rafforzando. Il tutto in un contesto di tassi di interesse sui mutui a livelli minimi. In uno scenario del genere viene spontaneo tornare a considerare l'acquisto immobiliare ai fini di investimento nel capoluogo. «Una casa per investimento da mettere a reddito garantisce un rendimento che oscilla tra il 5 e il 7%», dice Angelo Bianchi, presidente provinciale Fiaip Cagliari, la federazione degli agenti immobiliari professionali.
Giusto per intendersi, se è vero che affittare un bivano (fino a 70 metri quadri) in una delle zone non lontane dal centro, acquistato per poco più di 50.000 euro, garantisce un canone mensile tra i 400 e i 500 euro significa «che in dieci anni l'investimento è completamente recuperato». Affittare appartamenti a Cagliari risulta vantaggioso per i proprietari: rispetto alla media delle altre città italiane possono contare su un mezzo punto percentuale in più di rendimento annuo. A spingere verso l'investimento contribuiscono la cedolare secca al 21% e prezzi ancora bassi «che per il momento non sembrano riprendere quota dal momento che l'offerta di immobili in città resta ancora abbastanza elevata», spiega Bianchi. Tuttavia, «i tassi dei mutui ancora ai minimi spingono in questa direzione», aggiunge. L'unico freno a questo tipo di investimento può essere rappresentato dalla tassazione: se è vero che lo Stato ha cancellato le imposte sulla prima casa (Imu e Tasi), «sono invece pesanti quelle che colpiscono le seconde case e gli immobili commerciali», dice ancora Angelo Bianchi.
Tra i quartieri in crescita, «si registra un incremento della domanda a Villanova», dice Bianchi. Restano appetibili tutti gli altri, da Genneruxi a Monte Urpinu, alle “zone” universitarie, al centro.
Insomma, moti sardi iniziano a pensare che al giorno d'oggi è decisamente più conveniente acquistare un appartamento piuttosto che lasciare i soldi sul conto corrente in banca, poco o per nulla conveniente, o impegnarli nei soliti titoli di Stato, anch'essi assai poco redditizi di questi tempi. ( ma. mad. )
 


 

10 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 gennaio 2017 / Fondi Investimento (Pagina 21 - Edizione CA)
Brevi dall'Isola
Sassari, un master in diritto tributario
 L'Università di Sassari ha attivato il Madit-Master di II livello in Diritto tributario per l'anno accademico 2016/2017. Il percorso formativo di 18 mesi è organizzato dal dipartimento di Scienze economiche e aziendali in collaborazione con l'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Sassari, la Camera tributaria degli avvocati della provincia di Sassari e l'Unione dei giovani commercialisti ed esperti contabili di Sassari. Le domande di partecipazione dovranno pervenire per via telematica dal link uniss.esse3.cineca.it entro le 12 del 31 gennaio, e in formato cartaceo entro le 12 del 6 febbraio. Il bando completo è pubblicato sul sito www.uniss.it, nella sezione “Bandi, concorsi e gare”.
 
 

11 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 gennaio 2017 / Cultura (Pagina 55 - Edizione CA)
Storia E il presidente della Fondazione, Macciotta, presenta a Ghilarza le iniziative
Rinasce Casa Gramsci, ora è monumento nazionale
Antonio Gramsci nasce il 22 gennaio 1891, il Pci un giorno prima: insieme nascono, insieme vivono e per le stesse idee muoiono. Ci sono mille modi per ricordare Gramsci pensatore, filosofo, politico, giornalista (a L'Unione), meridionalista, ambientalista e mille altre cose ancora. Ma ce n'è uno che vale più di tutti gli altri e che dà un senso alla storia: la riapertura di quella che fu la casa Gramsci, nel corso principale di Ghilarza, s'stradone , al numero 57. Nella capitale del Guilcer, in quella quadrato di basalto grigio e col cortiletto da favola antica, il pensatore con una mente grande da far paura a chi aveva una piccola mente, è cresciuto e vissuto. Una casa che non ha mai dimenticato nel corso di una vita dolce-amara, da Cagliati a Torino. Fino alla prigionia per motivi politici che «non mi ha mai disonorato» confessava alla mamma. Oggi quella casa è Museo alla pari con tutti i grandi musei del mondo. Nonché dopo una lunga battaglia tra Camera e Senato condotta dalla deputata Caterina Pes, monumento nazionale: 3 novembre 2016, firmato Renzi, controfirmato Mattarella. La fondazione Casa museo di Antonio Gramsci da lunedì 30 riaprirà le porte ai visitatori:10-13/15,30-18,30 sabato e domeniche comprese, con martedì unica giornata di chiusura.
IL RITARDO «Recuperiamo 45 anni di ritardo», è il commento (amaro) dell'onorevole Giorgio Macciotta, presidente da poche settimane della fondazione a quattro voci: fondazione Berlinguer e famiglia Gramsci, proprietari della casa, comune di Ghilarza e la fondazione nazionale Gramsci. «Negli anni '60 il Pci - ha ricordato Macciotta che del Pci fu tra i dirigenti più rispettati - aveva voluto il museo ma senza pensare a renderlo stabile. Il museo è andato avanti grazie alla famiglia Paulesu a Milano, alla Camera del lavoro sempre di Milano e ai tanti volontari. Oggi con la fondazione e anche grazie al riconoscimento di monumento nazionale, la stabilità viene assicurata così da permettere di avviare un percorso di respiro mondiale tenendo ben fermi i piedi su Ghilarza».
L'ANNO DI ANTONIO Il 2017 sarà l'anno Gramsciano e Ghilarza col suo museo si gioca tutte le sue carte. Giorgio Macciotta svela le giornate imperniate su temi di straordinaria attualità. “Gramsci e il mezzogiorno” con la partecipazione della Svimez, lo studioso di Gramsci, Giuseppe Vacca, e a chiudere il 27 aprile a Ghilarza il ministero per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti. Il secondo appuntamento sarà dedicato allo spopolamento delle zone interne, come salvarle sotto la supervisione della fondazione Astrid.
QUADERNI DAL CARCERE A seguire, verso ottobre-novembre, l'esposizione, partendo da Ghilarza e toccando le università sarde, dei “Quaderni dal carcere” di Gramsci col professor Gianni Francioni, presidente della Ghilarza Summer School, scuola internazionale di studi gramsciani. «La casa museo non sarà un semplice contenitore ma qualcosa di vivo», è la sottolineatura di Elisabetta Pilia, ex assessore regionale alla pubblica istruzione con la giunta Soru. Apertura a parte, (36 ore settimanali su sei giorni, 5 occupati) il programma spazia dall'accessibilità ai disabili, al regolamento, alla comunicazione tecnologica, ala creazione del logo attraverso un concorso di idee tra i giovani designer sardi, gli studenti degli istituti d'arte e le università.
PERCORSO LETTERARIO «Incrementeremo gli spazi utilizzando i locale della ex sede Pd della fondazione Berlinguer per attività didattiche e i locali dell'ex pretura come punto informativo», dice la professoressa Pilia prima di lanciare l'idea di un percorso letterario attraverso i luoghi dove Gramsci è vissuto: Ales, Santulussurgiu, Cagliari. Il sindaco di Ghilarza Marco Defrassu ha confermato l'appoggio totale del Comune mentre Antonella Sanna, una delle volontarie di casa Gramsci, ha lanciato una ventata di orgoglio per lavorare nel luogo di tante memorie, in casa Gramsci, dove il museo conta su «tutte le intelligenze» per far vivere quella mondiale di Antonio Gramsci.
Antonio Masala
 
 

 


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LA NUOVA SARDEGNA
 

12 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 22 gennaio 2017 / Pagina 32 - Oristano
La Provincia dà lo sfratto all’Università
LA CONTESA ISTITUZIONALE
di Simonetta Selloni
ORISTANO C’eravamo tanto amati. E ora non solo non ci amiamo più, ma ti butto fuori di casa. Dopo venti anni di convivenza nello stesso Consorzio – UnO – sotto il quale è cresciuta l’Università di Oristano, la Provincia dà lo sfratto all’ateneo dal Chiostro del Carmine. E lo fa con un’intimazione attraverso l’ufficio legale: 15 giorni di tempo per liberare “da persone e cose” i locali. La lettera formale è arrivata il 17 gennaio. Per uno scherzo del destino, allo scoccare esatto dei venti anni dalla prima lezione, di Economia politica e amministrazione delle imprese. Mai anniversario fu più funesto. Dopo venti anni, è venuto al pettine il nodo dei nodi: il canone mai pagato dal Consorzio all’amministrazione provinciale, proprietaria del Chiostro del Carmine. La Provincia, attraverso il Commissario Massimo Torrente, batte cassa: e chiede 178mila euro di affitto all’anno. Se prima la locazione era gratuita, ora l’ente non se lo può più permettere: non glielo consentono le condizioni finanziarie. E la legge impone che gli enti, nel processo di razionalizzazione delle partecipate, rendano produttivi i loro immobili. Questa la teoria. Il presidente Sanna. La notizia dello sfratto l’ha data il presidente del Consorzio UnO, Gianvalerio Sanna. Con una lettera inviata agli studenti, che sono circa 700, al personale, ai docenti, agli amministratori e ai Consorziati. «La Provincia di Oristano, sul presupposto che il Consorzio occupi senza titolo il Chiostro del Carmine, ha intimato di lasciarlo libero entro 15 giorni. Il che comporterebbe l’interruzione dei corsi universitari e lo svolgimento di qualsivoglia attività da parte del Consorzio. Non solo, la Provincia pretende, per consentire al Consorzio di restare, un canone di locazione annualmente determinato in 178mila. Così facendo, la Provincia sancisce la chiusura della sede universitaria di Oristano+». L’accordo mai scritto. Il fatto è che quando l’Università oristanese prese piede, 20 anni fa, l’allora giunta provinciale, presidente proprio Gianvalerio Sanna, sancì che i locali del Chiostro dovessero essere sede dell’attività universitaria (il Consorzio venne costituito da lì a poco). Fatto sta che né Sanna, né i suoi successori, hanno mai formalizzato quell’accordo tacito: ossia non c’è un contratto scritto di locazione, seppure a titolo gratuito, o simbolico, un pezzo di carta che metta nero su bianco, quel che in teoria tutti auspicherebbero. Vale a dire, lasciare che il Chiostro continui a ospitare UnO. L’ultima delibera. C’è anzi, negli ultimi giorni della giunta guidata da Massimiliano De Seneen – prima della dichiarazione di morte presunta della Provincia appena riesumata – l’approvazione del documento di razionalizzazione delle patecipate che indica la necessità di ricavare un reddito dal Chiostro del Carmine. E con quell’atto, formale, bisogna misurarsi. Il Commissario. Massimo Torrente, commissario della Provincia, respinge il ruolo di becchino dell’Università. «Posto che siamo disponibili a trovare un accordo, è da un anno e mezzo che discutiamo inutilmente con il Consorzio. Ribadisco: abbiamo chiesto pareri alla Corte dei conti, non abbiamo alternative e non intendo essere coinvolto in una responsabilità di carattere contabile. Detto questo, ho più volte sollecitato il presidente Sanna a coinvolgere la Regione. Anzi: sono disposto a condurre con il Consorzio Uno questa battaglia. Non mi risulta che finora la Regione sia stata coinvolta. E tra tutti i soci, la Provincia è l’unica che nel Consorzio mette soldi; rinunciando a quelli dell’affitto». La mobilitazione. Per Sanna le cose non stanno così. Scrive: «Dispiace assai che la Provincia di Oristano, contrabbandando per obbligo alla valorizzazione del proprio patrimonio a valori di mercato, quello che in realtà obbligo non è, abdichi al proprio ruolo di promotore degli interessi generali della comunità e persegua esclusivamente il proprio interesse economico». E allora: «Ci opporremo con tutte le nostre forze sia promuovendo la mobilitazione di tutti coloro che hanno a cuore l’esistenza dell’Università a Oristano e la prevalenza della buona politica che sa scegliere gli interessi da tutelare sulla miope burocrazia contabile». Appuntamento per mercoledì, 25 gennaio alle 5 della sera, al Chiostro del Carmine. Ancora, e non si sa per quanto, sede del Consorzio UnO.

 
LE CIFRE
1996 È L’ANNO DI AVVIO DEI CORSI UNIVERSITARI, IL CONSORZIO UNO COMPRENDE COMUNE, PROVINCIA, CAMERA DI COMMERCIO, CONFCOMMERCIO, ENTE BILATERALE DEL TURISMO, ASSOCIAZIONE DEGLI INDUSTRIALI AYMO CONSULTING , 3A ARBOREA, FAITA , BIOTECHNE
700 IL NUMERO DEGLI STUDENTI CHE ATTUALMENTE FREQUENTANO I CORSI DI LAUREA: ECONOMIA E GESTIONE DEI SERVIZI TURISTICI, BIOTECNOLOGIA INDUSTRIALE, TECNOLOGIE VITICOLE, ENOLOGICHE E ALIMENTARI, AI QUALI SI AGGIUNGE LA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN BENI ARCHEOLOGICI
178mila È LA CIFRA CHE LA PROVINCIA CHIEDE AL CONSORZIO PER IL CANONE ANNUO D’AFFITTO


 
 

13 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 22 gennaio 2017 / Pagina 32 - Oristano
La politica si mobilita: si cerca di inserire i fondi nel bilancio 2017 già all’esame della commissione
Finanziaria regionale, l’ancora di salvezza
di Enrico Carta
ORISTANO Calma e sangue freddo. La soluzione in fondo potrebbe non essere così traumatica e nemmeno troppo lontana. Il punto di riferimento o il parafulmine diventa a questo punto la Regione. Solo da lì possono arrivare i soldi che mettano tutti d’accordo e facciano cessare la contesa tra l’ente pubblico Provincia e il Consorzio Uno che è invece a tutti gli effetti un soggetto privato. Così mentre si cerca quell’intermediazione che i due protagonisti non sono riusciti a trovare per vari motivi – non esclusi quelli politici o di fazione –, i soldi potrebbero essere sul piatto prima di quanto si possa pensare. È il consigliere regionale Antonio Solinas il primo a gettare acqua sul fuoco: «Abbiamo provato ad aumentare i fondi a disposizione dell’università e penso che una soluzione si troverà. È interesse di tutti arrivare a un esito positivo della vicenda per cui non dubito del fatto che i soldi arriveranno presto». In Regione sono infatti iniziate le audizioni tra la commissione al Bilancio e l’assessore per cui ai primi del prossimo mese l’argomento sarà già affrontato dall’aula dove dovrebbe arrivare il via libera allo sganciamento della scialuppa di salvataggio. Ovviamente la preoccupazione resta il leitmotiv della giornata. La parlamentare Caterina Pes dice: «Perdere l’università sarebbe un fatto di una gravità inaudita. È chiaro che la Regione deve dare immediatamente una risposta, anche perché ci troviamo nel bel mezzo dell’anno accademico con i corsi e le lezioni già attivati. Chi dà giudizi sbrigativi sulla questione dovrebbe per un momento vestire i panni di chi è costretto ad assumersi certe responsabilità. Ad ogni modo, resto fiduciosa: una soluzione la si trova per forza». Ma la realtà va guardata in faccia e il sindaco Guido Tendas ricorda: «Purtroppo la legge impone che gli enti non possano cedere i loro locali gratis, per cui nessuno si può meravigliare della richiesta della Provincia a meno che non abbia fini diversi da quelli per cui dice di intervenire. Allo stesso tempo nessuno vuole che l’università lasci Oristano, per cui è Oristano che deve fare le giuste pressioni con la Regione che deve chiarire la sua posizione immediatamente. Parli col Comune e con la Provincia che in tutti questi anni hanno messo a disposizione dell’ateneo locali e quindi soldi».
 
 

14 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 22 gennaio 2017 / Pagina 20 - Oristano
UNIVERSITÀ
IL COSTO DELLA CRESCITA
PARLIAMONE
di SIMONETTA SELLONI
La Provincia, tra i partner dell’avventura che venti anni fa portò a Oristano alla nascita dell’Università, e quindi del Consorzio UnO, dà il benservito all’istituzione con una intimazione di sfratto. Che è anche il preavviso di un altro atto, ancora più forte: il disimpegno dalla partecipata, come impone la legge che vuole la razionalizzazione di tutte quelle emanazioni che prima la grande famiglia costituita dagli enti (Provincia, Comune) abbracciava con amorevole – e consistente bacino di interessi e consensi – sguardo. Non si può più, non ci sono fondi. E quindi accade che si ripudino figli, degradati al rango di figliastri, che non rientrano esattamente nelle finalità precise dell’ente. Forse è giusto, certamente è contenuto nella legge. E infatti la condotta del Commissario della Provincia ex moritura, assolutamente lineare dal punto di vista della contabilità e della legge, trova il consenso anche del sindaco di Oristano, altro ente pubblico socio del Consorzio. Dal quale Consorzio starebbe per uscire. È facile criticare le decisioni di chi si trova nei posti di comando e ha sul collo il fiato della Corte dei conti. Bisogna ingegnarsi a trovare soluzioni condivise. E allora, forse mai come in questo momento, serve a questa città che tutta una classe politica si raduni attorno a un bene estremamente pregiato. L’Università vive le sue ore più difficili, basta andare a dare uno sguardo alla bacheca Fb di UnO per vedere le reazioni del bene più prezioso di questa istituzione: gli studenti. Smarriti, preoccupati. Dove andranno, cosa faranno, che ne sarà dei progetti di crescita. Paure pronte a trasformarsi in lotta: la “chiamata alle armi” del presidente parla chiaro, si venderà cara la pelle. Questi sentimenti devono animare il cuore politico della città, e capire che al di là dei proclami, è necessario fare fronte comune e esplorare soluzioni che vadano oltre le posizioni di bandiera. Francamente, non è verosimile pensare che lo sfratto venga messo in esecuzione: certo un atto formale, ma accompagnato da una forte apertura di disponibilità. Se la legge – e le casse – impongono certi passaggi è altrettanto vero che il ritorno sociale e culturale garantito dall’Università ha, per il territorio, un valore di gran lunga superiore del prezzo fissato dalla Provincia. È il momento di dimostrarlo.
 
 

15 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 22 gennaio 2017 / Pagina 33 - Cultura e spettacoli
Ricoverata in ospedale per un malore si è spenta ieri all’età di 85 anni
L’incontro determinante: Ernesto de Martino all’Università di Cagliari
Addio a Clara Gallini
la grande antropologa innamorata della Sardegna
di Giacomo Mameli
CAGLIARI Diceva: «Devo tutto a una persona e a un’isola o, forse, a un’isola e a una persona». Era una delle frasi più frequenti di Clara Gallini, l’antropologa morta ieri a Roma in ospedale dove era stata ricoverata per un malore. Aveva 85 anni, era nata a Crema. Con lei – maestra e collega di Giulio Angioni, scomparso una settimana fa – viene a mancare una delle figure più luminose dell’università di Cagliari e della cultura nazionale. La “persona” a cui doveva “tutto” era Ernesto de Martino, padre dell’Antropologia italiana. L’isola del cuore era la Sardegna dove aveva insegnato fra gli anni Sessanta e Settanta, quando l’ateneo del capoluogo viveva la sua età dell’oro. Ripeteva: «La Sardegna è uno scrigno per gli studi umanistici e non solo. Chi vuole studiare l’Antropologia non può non studiare la Sardegna, i suoi riti e miti, le sue janas. Le mie opere sono tutte-Sardegna. Devo tanto al mio preside, Giovanni Lilliu. È stato il primo, dopo l’analisi del Partito sardo d’Azione di Camillo Bellieni, a insistere sul concerto di Autonomia, sulla necessità di studiare con metodo la Storia sarda». Clara Gallini la Sardegna l’ha analizzata davvero. Con le sue opere classiche sul folklore sardo “I rituali dell’argia” (ripubblicato nel 1988 col titolo “La ballerina variopinta”),”Il consumo del sacro”, “Dono e malocchio”. Eccezionale la sua “Intervista a Maria”. Su questo lavoro la scrittrice nuorese Bastiana Madau ha scritto: «Rivela un confronto a tutto campo, lucido e stupefacente, tra due donne. Le parole dell’intervistata restituiscono l’intelligenza, la fantasia, l’intensità ma anche il rigore del vivere femminile in quelle che, ancora oggi, a torto, sono considerate periferie del mondo». Voci che Clara Gallini ha ascoltato e interpretato in tutta la sua vita professionale. «La sua morte è una notizia dolorosa, che giunge dopo quella di Giulio Angioni. È come se l’Antropologia sarda in una settimana abbia perso i suoi profeti», dice la sociologa Anna Oppo, per lunghi anni collega e «timida ammiratrice» della Gallini. «Io rientravo da Urbino, dove avevo insegnato Sociologia generale dal 1970 al 1975, lei a Cagliari era già una star, aveva iniziato con la Storia delle religioni. Erano gli anni di Ernesto de Martino e di Alberto Mario Cirese, attorno ai quali si formava la scuola antropologica sarda con Angioni, Pietro Clemente, Enrica Delitala, Gabriella Da Re, Giorgio Solinas, Placido Cherchi». Ancora Oppo: «Clara Gallini è stata una grande produttrice di ricerca, lo faceva uscendo anche dai suoi confini. Ricordo le sue battaglie per il referendum sul divorzio, la sua attenzione ai giovani, aveva una insolita capacità di motivare gli studenti. Si capiva che amava la scuola. Era originale, non legata a schemi, come ricercatrice era più libera degli stessi De Martino e Cirese. In ogni opera c’era una freschezza, tratto dominante di tutta la sua vita». Laureata in Lettere classiche alla Statale di Milano (tesi sul mito di Arianna), Gallini è stata allieva dello storico delle religioni Umberto Pestalozza. Con lui ha studiato Carl Gustav Jung, Ernesto de Martino e Károly Kerényi. Nel 1959 De Martino presenta a Milano “Morte e pianto rituale nel mondo antico” e propone a Clara Gallini di diventare assistente volontaria di Etnologia e Storia delle religioni a Cagliari. È la scoperta dell’isola. Insegna latino e greco al Siotto Pintor, poi a Lettere la cattedra di Storia delle Religioni, dal 1968 la terrà da titolare fino al 1978. La Gallini è nome che conta. Antropologia diventa una disciplina ricercata come Sociologia con la Oppo, le due professoresse si scambiano le tesi degli studenti, si integrano. Si forma la Scuola antropologica cagliaritana: «Era un gruppo coeso, autorevole, ma Clara aveva – ricorda Oppo – un tratto originale, aveva un corso tutto suo». Nel 1978 Gallini lascia la Sardegna per Napoli dove è titolare di Antropologia culturale all’Orientale. Elabora i suoi studi di archivio curando le edizioni critiche delle opere di de Martino. È instancabile. Nel 1979 per la Rai cura quindici trasmissioni radiofoniche dal titolo “Noi, voi, loro, donna”. Da queste nasce l “Intervista a Maria”. Rivede in maniera critica la propria metodologia di ricerca. Nascono altri libri-cult: “La sonnambula meravigliosa” 1983, “Il Miracolo e la sua prova” 1998 e “Il ritorno delle Croci” 2009. Nel 2006 ottiene il Premio La Marmora per gli studi sulla cultura e la religiosità in Sardegna. Era un “desiderio religioso” quello confessato a La Nuova nel 2008: «Vorrei tornare a San Francesco di Lula, stare nelle cumbessias con le prioresse, capire che cos’è diventato oggi il consumo sardo del sacro». Aveva concluso: «Per amore della vostra terra: non svendetelo, non mercificatelo».

 


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