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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
14 January 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 dicembre 2017 / Cultura (Pagina 46 - Edizione CA)
Flavio Soriga ricorda Angioni. Domani i funerali
Giulio ha raccontato la sua vera Sardegna
Chi li ha visti insieme sa quanto potessero assomigliare all'idea di maestro e allievo, impegnati in intense discussioni. Così abbiamo chiesto allo scrittore Flavio Soriga il suo ricordo di Giulio Angioni, antropologo, scrittore, poeta, che ha dato voce alla Sardegna. Angioni sarà salutato da colleghi, amici, lettori, domani alle 15 nella sala consiliare di Settimo San Pietro. Alle 16 la cerimonia laica al cimitero.
 «Chi tocca questo libro, tocca un popolo», si disse di “Miele Amaro”, libro capolavoro di Salvatore Cambosu. Questa frase vale per ognuno dei grandi romanzi di Giulio Angioni. Se ne è andato due giorni fa, il professor Angioni, lasciando un vuoto enorme in tutti i lettori sardi, e la frase non è retorica, non è figurata: un vuoto ci sarà davvero da oggi nelle lettere sarde e italiane, ci mancherà tanto la parola di un uomo che era nato, come gli capitò spesso di dire, in un tempo più vicino a quello dei nuraghi che a quello d'oggi. Eppure Giulio Angioni è stato anche uomo d'oggi, grande appassionato del contemporaneo, sempre, della vita che gli scorreva intorno, quella del mondo vasto e quella del piccolo mondo sardo globalizzato che conosceva come pochi. Era un uomo che non restava mai indietro in fatto di tecnologie, dei modi nuovi di comunicare; frequentava i social network, scriveva le sue poesie inedite sul profilo facebook, leggendo i commenti e rispondendo ai suoi lettori. Un uomo democratico, un uomo del popolo, nato in una famiglia numerosa e che sapeva bene che studiare e diventare uomo di studio era stata una sua conquista ma anche un privilegio che ai suoi tempi toccava a pochi.
Domenica pomeriggio, alle 15, nella sala consiliare di Settimo San Pietro verrà ricordato dai colleghi professori, dagli amici, dai lettori, ma già da quando si è diffusa la notizia della sua morte in tanti, tantissimi, l'hanno ricordato nel grande villaggio contemporaneo che è facebook. E se capita spesso che quando si ricorda qualcuno sui social si ceda alla tentazione di parlare anche di sé, con Giulio Angioni questo, mi sembra, non sta succedendo. E credo sia dovuto al fatto che di Angioni, davvero, tutti sanno, sentono, che sentiranno la mancanza in modo profondo, non solo delle sue storie, ma della sua voce, dei suoi sorrisi. Era un uomo simpatico e mite, evitava sempre la polemica, ascoltava sempre il punto di vista degli altri, era pronto a perdonare le altrui debolezze, a trovare un punto di incontro nel confronto intellettuale, politico, ideologico. Era un grande antropologo, sapeva di esserlo e doveva essere orgoglioso di esserlo diventato, ma sopratutto voleva essere considerato uno scrittore. Lo era, era un grande scrittore, e da oggi si spera se ne accorgano maggiormente anche i critici e i lettori non sardi. Era un sardo, Giulio Angioni, un sardo autentico che della Sardegna aveva conosciuto la più grande trasformazione di tutti i tempi, dalle case di fango essiccato e paglia ai grandi alberghi per miliardari, da terra in cui si veniva mandati in punizione a luogo delle vacanze.
Ha raccontato tutto questo, Giulio Angioni, con un'eleganza linguistica che ne fa uno dei migliori narratori italiani degli ultimi decenni, un punto di riferimento che da oggi sarà sempre più obbligatorio per chiunque scriva e voglia cominciare a scrivere nella nostra terra. A chi l'ha conosciuto e frequentato, però, di Giulio Angioni mancherà sopratutto, senza dubbio, la sua meravigliosa capacità di essere ironico e autoironico su tutto. Ci mancheranno i suoi sorrisi, sopratutto, tanto ci mancheranno.
Flavio Soriga
 


 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 dicembre 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
Sclerosi multipla:
«Il Centro è da salvare»
Il centro sclerosi multipla del Binaghi deve essere salvato: lo sostengono 23 consiglieri regionali del centrodestra che hanno presentato la richiesta di una convocazione straordinaria del Consiglio proprio per occuparsi della paventata chiusura della struttura. Una mozione che, invoca il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, dovrebbe essere firmata anche dai consiglieri della maggioranza. La preoccupazione deriva dal fatto che la riorganizzazione della rete ospedaliera potrebbe prevedere la chiusura e il trasferimento al San Giovanni di Dio dove il centro sarebbe trasformato in un servizio ambulatoriale.
Una richiesta che nasce da alcune considerazoni. A cominciare dal fatto che il centro cagliaritano rappresenta un'eccellenza nazionale e non solo (al punto che ospita anche pazienti provenienti dell'estero). Ma la cosa più importante è il fatto che quei dodici posti letto e l'apparecchiatura per la risonanza magnetica servono a 4.138 dei settemila pazienti sardi affetti da sclerosi multipla.
A creare ulteriori problemi il fatto che la direttrice del centro, Maria Giovanna Marrosu, aveva già presentato richiesta di pensionamento ma, spinta della richiesta della Società italiana di Neurologia, aveva comunicato alla rettrice di averle ritirate. Adesso, invece, l'Università ha respinto la revoca e, dunque, a febbraio, Marrosu dovrà lasciare la direzione del centro.
Tra le richieste della mozione, oltre l'invito a riconsiderare la chiusura del centro, anche il suggerimento di mantenere, almeno per un altro anno, in servizio, senza retribuzione come previsto dalle norme, Marrosu. Una serie di questioni sulle quali la Giunta regionale è chiamata a riferire in Aula.
 
 
 
 
 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 dicembre 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
ANIMALI ALLERGICI
Oggi alle 14.30, è in programma nel palazzo Sali Scelti, sede del Parco di Molentargius, la giornata di formazione tecnica per i volontari che operano nella città Metropolitana dal titolo “Le allergie e le intolleranze alimentari negli animali d'affezione. Come possiamo prevenirle?”. La giornata è organizzata dallo staff di produzioni animali dell'Università di Sassari e dal Comune di Cagliari.
 
 


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LA NUOVA SARDEGNA

4 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 14 gennaio 2017 / Pagina 33 - Cultura e spettacoli
LA SCOMPARSA DI GIULIO ANGIONI
«Uno studioso lucido e vero che amava il senso dei saperi»
Il ricordo della collega e amica Gabriella Da Re, curatrice del Museo di Armungia
Era un caso di “antropologo nativo” che studiava la sua stessa cultura e società
di Giacomo Mameli
CAGLIARI C'è un gruppo di studentesse davanti alla stanza 48 al terzo piano della facoltà di Lettere sotto il colle di Buoncammino di Cagliari. Era il regno di Giulio Angioni, l'antropologo morto nella mattinata di giovedì. Le ragazze capiscono quale perdita abbia avuto la cultura sarda. «Avrei voluto discutere la tesi di laurea col professor Angioni, ne aveva in lista altri dodici, mi aveva detto che non sarebbe stato serio dirmi di sì, avevo apprezzato questa onestà intellettuale», dice Francesca Lai, nuorese. Angioni insegnava a Lettere. A Lingue - lo stesso insegnamento di “Antropologia culturale” - era di Gabriella Da Re, autrice del libro “La casa e i campi, divisione sessuale del lavoro nella Sardegna tradizionale” uscito nel 1990 per Cuec. Con Angioni aveva esplorato il sistema ereditario e parentale (Pratiche e saperi. Saggi di antropologia, Cagliari, Cuec, 2003), assieme al complesso rapporto tra memoria storica e costruzione delle identità collettive. E' stata Gabriella Da Re a curare il Museo storico ed etnografico “Sa domu de is ainas” di Armungia, luogo dell'anima anche per Angioni. Le ultime parole che le ha detto? «Due mesi fa, nei giorni del primo ricovero. Si rendeva conto da quale morbo era stato colpito. Aveva detto tre parole, testuale: ho vissuto abbastanza. Si era fermato per alcuni istanti. Poi mi aveva confidato di aver avuto una vita piena, ricca di affetti e di amori». Lei ha più volte sottolineato “quel fare ironico e minimalista” di Angioni. «Era il suo tratto, la sua cifra umana e professionale, una delle sue caratteristiche per me più rassicuranti, mi aveva risposto che l'importante era il riconoscimento per lui e per una sua opera letteraria». Lei ha sempre amato l'antropologo, non tanto lo scrittore. Perché? «Non ho timore di dire che quando Giulio ha deciso di dedicarsi soprattutto alla scrittura creativa e alla letteratura ho sofferto. L'ho sentito come un abbandono. Più di altri colleghi antropologi avevo apprezzato “Sa Laurera”, il lavoro contadino in Sardegna, Cagliari, pubblicato dalla Edes nel 1976. L'avevo bevuto e attinto i miei primi temi di ricerca da esso per approfondirli e farne una trattazione monografica (il lavoro delle donne, l'eredità dei beni e così via). La mia copia della prima edizione è quasi distrutta e piena di fogli e foglietti. L'attenzione alle tecniche, ai saperi tecnici, al fare, all'operare sulla materia per trasformarla, in una parola al lavoro come momento fondativo di identità, al dialogo con la natura che instaura mi ha sempre coinvolto». Parlare di “Sa laurera” è come portare su un tabernacolo laico il lavoro di chi zappa. «Ho sempre considerato “Sa laurera”, che traccia una descrizione dei lavori contadini, la rappresentazione di un mondo, in un certo senso l''invenzione' di un mondo premoderno che affidava alla ‘sapienza delle mani’ la risoluzione dei suoi problemi di sopravvivenza. Forse sono l'unica che pensa che quest'opera sia il miglior romanzo di Angioni. Glielo avevo anche detto. Le sue opere letterarie, nella cultura generale, hanno poi preso il sopravvento». Giulio Angioni ottimo parlatore in dialetto, ottimo conoscitore delle lingue. «Ho sempre invidiato di Giulio la capacità di imparare le lingue straniere e l'impegno nel farlo. Ma soprattutto ne ho invidiato la competenza del sardo che fa di lui un antropologo nativo, come si chiamano in antropologia gli studiosi, un tempo rari, che studiano la propria stessa cultura e società. Io ho quasi solo una ‘competenza passiva’ , essendo una veneta di Arborea, e che in casa ha sempre sentito parlare il veneto o l'italiano. Il sardo era la sua lingua materna e poteva molto più di me comprendere i pensieri, i saperi tecnici e le concezioni del mondo e della vita dei contadini della sua Trexenta, proprio a partire dal parlato. Mi rivolgevo a lui per avere lumi su una parola complessa e dai risvolti semantici ambivalenti. Una nozione su cui abbiamo parlato molto è stata quella di “ereu”, oggetto di un mio saggio, che ha significati più complessi di quanti molti parlanti sardo pensino. Giulio amava anche riflettere sulla lingua e sul ruolo che essa ha svolto e svolge nel definire il mondo». Ma non era manicheo, contestava la sedicente “limba sarda comuna”. «Avversava le teorie che affidavano alla lingua un ruolo esclusivo nella costruzione delle identità collettive. Sapeva che esistono saperi ‘impliciti nel fare’ e che esiste un imparare e un fare talvolta indicibili. In ambito antropologico questo punto è stato uno dei suoi maggiori successi». Scrittore ma soprattutto professore. Il suo rapporto con gli studenti. «Non erano semplici le lezioni di Giulio. Erano sempre connesse profondamente alla sua ricerca e qualche volta un po' noiose. Non faceva sconti. Non si preoccupava di essere sintetico e di servire premasticati i duri bocconi della teoria. Era essenziale. Raccomandava a me e agli altri docenti più giovani di non perderci a dire particolari che non avevano valore formativo, per amore di completezza o per mostrare quanto ne sapevamo. Lo scopo era essere lineari e lucidi su temi centrali della disciplina e su questo battere, insistere, convinto com'era del valore formativo della disciplina di cui valorizzava continuamente, anche nelle scelte di politica accademica, il nesso con la filosofia».


 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 14 gennaio 2017 / Pagina 33 - Cultura e spettacoli
La camera ardente è stata allestita nel municipio di Settimo San Pietro
Domani pomeriggio il funerale
SETTIMO SAN PIETRO Si svolgerà domani il funerale di Giulio Angioni, lo scrittore e antropologo scomparso giovedì all’età di 78 anni. La camera ardente è stata allestita ieri pomeriggio nel municipio di Settimo San Pietro e rimarrà aperta per tutta la giornata di oggi e domani mattina. Il funerale si svolgerà con il rito laico e l’appuntamento è per le 15 alla camera ardente. Dovesse esserci maltempo, il rito si svolgerà direttamente in municipio, altrimenti il corteo si muoverà in direzione del cimitero, dove la cerimonia funebre è stata programmata per le ore 16. Sono state tante le attestazioni che la famiglia ha ricevuto da parte di semplici cittadini, dai rappresentanti delle istituzioni e dagli esponenti del mondo culturale sardo che con Giulio Angioni ha perso una delle sue voci più vere e intense. Una voce inconfondibile, che aveva cominciato il suo lungo viaggio col libro d’esordio nel 1978 e da allora non ha più smesso di raccontare la Sardegna.
 
 
 

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