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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
27 October 2016
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 27 ottobre 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
DOSSIER IMMIGRAZIONE
Oggi, alle 10.30, nell'aula magna di Scienze Politiche, in viale Sant'Ignazio, sarà presentato il dossier statistico Immigrazione 2016, curato dai redattori del centro studi ricerche Idos. Partecipano Stefano Usai, presidente della facoltà di Scienze economiche, Virginia Mura, assessora regionale al Lavoro, Ferdinando Secchi, assessore comunale alle Politiche sociali e Pier Sandro Scano, presidente Anci Sardegna.
 
 

 
2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 27 ottobre 2016 / Cultura (Pagina 37 - Edizione CA)
Archeologia Presentato a Cagliari il progetto multimediale del Rotary, Distretto 2080
GLI AMBASCIATORI DI PIETRA
Giganti di Mont'e Prama testimonial dell'Isola
Uno zoom rapidissimo nel cuore del Mediteranneo, Italia, Sardegna. E giù, una cascata di splendide immagini di un'Isola bellissima dove è stato scoperto uno dei più affascinanti e misteriosi tesori dell'archeologia di 3000 anni fa: i giganti di Mont'e Prama. Arcieri, pugilatori, guerrieri, figure mitiche capaci di riscrivere una storia del passato e scriverne una del presente. In sottofondo una musica incalzante sfoglia un album di visi con occhi tondi, maestosi scudi sul capo e uomini con le treccine, solenni busti di pietra. E lancia un invito: «Vieni a scoprirli. Aiuterai la storia a fare un passo da gigante e scoprirai altri giganti: della natura, della cultura e delle tradizioni, del saper vivere». Efficace, pieno di suggestioni, emozionante. Tutti aggettivi utili a descrivere il video con il quale il Rotary, Distretto 2080, presenta la sua terra in cinque continenti. Da ieri in rete all'indirizzo www.rotarymonteprama.org, il filmato (bilingue) è stato tenuto a battesimo (sempre ieri) al Thotel a Cagliari. Ma l'idea del più complesso progetto “Rotary for Sardinian Giants”, ha salde radici oristanesi, nella terra dei giganti di pietra.
ORISTANO E non è un caso che sia partito da qui, come hanno raccontato la presidente del Rotary Club Oristano Adriana Muscas e Carlo La Diega a nome della Rotary Foundation, interpreti di un bisogno di «occuparsi anche di sviluppo di economia locali». Inserito tra gli obiettivi dell'organizzazione, il Rotary di Oristano ha così scelto di portare uno dei suoi tesori nel mondo, sfruttando l'effetto moltiplicatore della rete dei 33 mila club e di un milione e 200 mila persone. «Bisognava trovare - ha spiegato Maura Falchi, presidente della commissione progetti - il giusto sistema di comunicazione per fare della cultura con radici così profonde un vero volano di sviluppo».
CULTURA Parole chiave per chi crede che la cartolina della Sardegna cielo e mare sia logora e quella solo folcloristica pericolosa. Meglio salire idealmente sulle spalle dei nostri giganti e guardare orizzonti più lontani, aiutando davvero la storia a fare un grande passo. Vuol dire che tutto si deve tenere insieme, cucito da un filo rosso che lega archeologia, bellezze della natura, tradizioni e il saper vivere bene (leggi longevità e qualità della vita). «Volevamo un messaggio, semplice da replicare - ha aggiunto il direttore creativo Aldo Tanchis - che in pochi minuti raccontasse delle scoperte di Mont'e Prama e della Sardegna». Per svegliare la curiosità anche a un piccolo Trivial Pursuit con cinque domande sull'Isola, «per dire che i nuraghi non sono, come tanti credono, dolci tipici». La Regione ha concesso immagini bellissime ed ecco il video (il progetto complessivo di studio è costato 8 mila euro) ed ecco soprattutto i giganti ambasciatori della Sardegna.
COLLABORAZIONE Tutto bello? Magari. L'esercito di terracotta, venuto alla luce in Cina nello stesso anno (1974) e con la stessa curiosa casualità (contadini che curavano le loro terre) è oggi meta di pellegrinaggi di turisti e studiosi da tutto il mondo. In Sardegna intorno ai giganti ci si è divisi e ci si divide. Lo sanno bene e lo hanno detto con grande garbo i due appassionati archeologi dell'Università di Sassari e Cagliari, Raimondo Zucca e Gaetano Ranieri che hanno posto l'accento sull'impegno della ricerca scientifica e sulla urgenza di una collaborazione stretta tra Soprintendenza, Università, musei di Cabras e Cagliari e proprietari di un'area che si è rivelata molto più estesa. Più di 100 ettari di cui sono stati sondati 700 metri quadri. Quanti secoli servono per portare alla luce tutto il tesoro?
Che a dispetto di tutti i problemi, funziona già come «attratore». Così lo ha definito l'assessore regionale al Turismo Francesco Morandi, sposando la filosofia che ha mosso il Rotary. Al quale è arrivato il sostegno del ministro Dario Franceschini, per voce della deputata Caterina Pes, componente della Commissione cultura.
Caterina Pinna
 
 

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LA NUOVA SARDEGNA


 
 
3 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 27 ottobre 2016 / Pagina 19 - Lettere e commenti
ISTRUZIONE E LAVORO
di Antonietta Mazzette
Servono ingegneri informatici
formiamoli nei nostri atenei

La proposta di Sassari per il nuovo corso di laurea finora non è passata. L’invito a Cagliari: realizziamolo insieme e diamo il via al Sistema universitario sardo
Il presidente Francesco Pigliaru a Porto Torres ha dichiarato che in Sardegna ci sono troppi giovani disoccupati e pochi ingegneri informatici, tanto da doverli importare «dal continente». Ho provato sconforto nel leggere questa dichiarazione, non perché non la condivida, ma perché da oltre cinque anni un gruppo di docenti dell'ateneo sassarese – che afferisce al dipartimento di Scienze politiche, Comunicazione e Ingegneria dell'informazione – sta proponendo invano l'istituzione a Sassari del corso di Ingegneria informatica. Proposta arrivata per ben due volte sul tavolo del Comitato regionale di coordinamento dei due atenei sardi, e sempre respinta. La nostra insistenza è stata dettata dalla duplice consapevolezza: ogni anno oltre duecento giovani del centro-nord Sardegna si iscrivono in Ingegneria informatica fuori dell'Isola; anche in Sardegna vi è domanda di laureati in Information, Communication, Technology (Ict). I giovani che vanno a studiare fuori raramente rientrano, anche se ci sono eccezioni persino a Sassari dove, ad esempio, un gruppo di ingegneri è rientrato per costruire un'impresa che oggi ha al suo attivo decine di buste paga. Ma si tratta comunque di eccezioni. Le ragioni per cui la nostra proposta è stata respinta sono comprensibili. Anzitutto, perché le ingegnerie sono patrimonio specifico dell'Università di Cagliari, mentre Agraria e Veterinaria appartengono al patrimonio di studi di quella di Sassari. In secondo luogo, perché anche i due atenei sardi stanno subendo da circa vent'anni un forte ridimensionamento in termini di finanziamenti ordinari e di ricambio generazionale del corpo docente. Ciò ha a che fare con le politiche ministeriali di tutti i governi che si sono succeduti e che sono culminate nella tristemente nota riforma Gelmini che, a quanto pare, nessun partito intende mettere in discussione, nonostante i disastri che sta provocando, a partire dall'Anvur, organo tecnocratico che ha adottato un sistema di valutazione ben poco equilibrato, il cui obiettivo principale è condensare il sistema universitario in pochi centri di potere. In questo quadro complesso di difficoltà in cui vivono i due atenei sardi, si comprendono le diffidenze di molti colleghi che ritengono che non sia il tempo di investire risorse in un percorso formativo di Ict, così come si comprende perché Cagliari sia poco disponibile a cedere il “brand” Ingegneria a un ateneo che non ha alcuna tradizione in questa direzione. Come PolComIng abbiamo incontrato i colleghi della facoltà di Ingegneria di Cagliari e abbiamo proposto loro di istituire un corso inter-ateneo (con sede a Sassari e a Cagliari) con l'intento di rispondere a tutti quei giovani che vorrebbero laurearsi in Ict e che non possono permettersi di andare fuori. La necessità che si faccia anche a Sassari si spiega perché andare a Cagliari non avrebbe costi dissimili dal resto d'Italia. I tempi per l'istituzione di nuovi corsi per il prossimo anno accademico sono ormai molto stretti, ma se il governatore Pigliaru fosse davvero convinto della necessità di avere più ingeneri informatici sardi, potrebbe aprire un tavolo di confronto con i due atenei e verificare la praticabilità di un percorso formativo comune. Questo costituirebbe un primo esperimento di Sistema universitario sardo che, se funzionasse, potrebbe essere diffuso anche ad altri territori, in primis Nuoro. Ma ciò non potrebbe essere fatto a costo zero, giacché le nostre università sono in sofferenza, nonostante abbiano al loro interno le competenze e i requisiti necessari per avviare questo esperimento. Un investimento mirato da parte della Regione avrebbe una immediata resa in termini occupazionali, di rilancio delle imprese sarde di qualunque ambito perché, come è noto, l'Ict è trasversale a tutti settori dell'economia e dell'amministrazione. E allora, Presidente Pigliaru, condivida con le università sarde la sua preoccupazione e costruiamo insieme una proposta tesa a diminuire le contraddizioni di cui Lei ha parlato, agevolando i nostri giovani disoccupati nella scelta di percorsi formativi sempre più richiesti dall'economia, quali gli ingegneri informatici. Dalla sua avrà molti suoi colleghi docenti.
 
 
4 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 27 ottobre 2016 / Pagina 24 - Sassari
UROLOGIA
Prima volta per una live surgery di laparoscopia
SASSARI Questo pomeriggio dalle 14 alle 18,30 e domani dalle 8 alle 16, si svolgerà presso l’Aou e per la prima volta in Sardegna il corso di chirurgia urologica mininvasiva laparoscopica in diretta denominato Lapsud. Si tratta della tappa conclusiva di un corso di chirurgia itinerante che vede la partecipazione dei migliori esperti chirurghi laparoscopici nazionali. Sono previste due sessioni: una scientifica il primo giorno, e una pratica il secondo. In sala operatoria si svolgerà la live surgery e gli interventi saranno trasmessi in streaming presso l’aula A della Facoltà di Medicina.

 

 
5 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 27 ottobre 2016 / Pagina 24 - Sassari
UNIVERSITÀ
In 346 per Scienze infermieristiche
Si sono presentate 346 persone al PalaSerradimigni per concorrere ad uno dei 50 posti del corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche delle Professioni sanitarie. Avevano presentato domanda di partecipazione alla selezione 412 persone.
 
 
6 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 27 ottobre 2016 / Pagina 24 - Sassari
Dal Caf-Acli assistenza
per gli universitari disabili
SASSARI Anche per l’anno accademico 2016/2017, gli studenti disabili iscritti all’Università possono usufruire gratuitamente di una serie di servizi resi dal Patronato e Caf-Acli di Sassari. Verrà fornita assistenza specializzata per la corretta gestione del contributo assegnato dall'Università agli studenti disabili per la retribuzione dei tutor che li supportano nelle attività didattiche e nella vita universitaria in genere: redazione del contratto tra studente assegnatario e tutor; denuncia del rapporto di lavoro presso l'Inps; calcolo dei contributi e assistenza per il pagamento degli stessi; prospetto paga mensile con le ore lavorate. L’esperienza degli anni precedenti si è chiusa con un bilancio positivo e un elevato indice di partecipazione e gradimento. L'offerta è stata rinnovata grazie alla disponibilità dei direttori dei servizi Vincenzo Delogu e Silvia Vagnoni, oltre l'interessamento degli uffici amministrativi dell'Università, d'intesa con la Commissione di Ateneo per le problematiche degli studenti disabili. Gli uffici delle Acli si trovano in via Roma e sono aperti lunedì e venerdì dalle 10 alle 12; telefono: 079/273037 e 079/2829212.
 
 
7 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 27 ottobre 2016 / Pagina 35 - Cultura e spettacoli
Da Sassari a Berkeley, un prestigioso percorso accademico
ADDIO ALLA SCIENZIATA LIDIA MANNUZZU
di Costantino Cossu
SASSARI Lidia Mannuzzu è stata una delle più brillanti ricercatrici formatesi alla scuola biomedica dell’ateneo sassarese. Si è spenta improvvisamente ieri all’età di 58 anni. Figlia amatissima dello scrittore Salvatore Mannuzzu, si era laureata in Medicina a Sassari nel 1984, a pieni voti e con lode, con una tesi sul favismo. Durante il suo corso di studi aveva fatto importanti esperienze all’estero: al Max Planck Institute di Biochimica di Monaco, alla Brunel University di Londra e alla Aachen Medical School in Westphalia. Dopo la laurea, aveva lavorato, sino al 1986, al dipartimento di Biochimica e di Genetica dell’Università di Torino, dove aveva svolto attività di ricerca sulla membrana cellulare delle piastrine, le cellule sanguigne che hanno un ruolo fondamentale nell’emostasi e nella emocoagulazione (secernono mediatori chimici locali in risposta a lesioni ai vasi sanguigni). Nel 1987 Lidia Mannuzzu aveva lasciato l’Italia per un master in Fisiologia alla Berkeley University, in California. Tra gli studenti migliori della Berkeley, aveva conseguito il dottorato di ricerca in quella Università nel 1990 e per tutti gli anni Novanta aveva messo a punto e brevettato importanti tecnologie biomediche mirate alla conoscenza dei processi cellulari dei globuli rossi e delle sinapsi, i punti di contatto funzionali le cellule del sistema nervoso. Nel 2000 era passata, sempre alla Berkeley University, dal ruolo di ricercatrice a quello di docente, e insieme a uno dei guru della neurobiologia americana, Ehud Isacoff, aveva continuato a studiare i meccanismi di funzionamento delle sinapsi. Nel 2005 aveva lasciato Berkeley per fondare la Nano Med Technology, una società che studiava l’applicazione di nuovi farmaci a malattie legate a disfunzioni dei processi di funzionamento delle membrane cellulari. Importanti studi di Lidia Mannuzzu sono apparsi su riviste di assoluto prestigio, come Pnas (la pubblicazione ufficiale dell’Accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti), Nature e Science. Nel 2006 Lidia Mannuzzu era ritornata in Italia grazie a un programma del ministero della Ricerca scientifica che favoriva il rientro in patria dei “cervelli” italiani d’eccellenza emigrati all’estero. All’Università di Sassari, nel dipartimento di Scienze biomediche, aveva proseguito il suo lavoro di ricerca, occupandosi soprattutto del rapporto tra le patologie dei globuli rossi e la talassemia. Gli ultimi anni per Lidia Mannuzzu non sono stati facili. Noi oggi vogliamo ricordare il suo sorriso di ventenne, la sua giovanile fiducia nel mondo, la sua straordinaria intelligenza.


 
8 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 27 ottobre 2016 / Pagina 35 - Cultura e spettacoli
ARCHITETTURA
Intervista con Mike Lydon, il teorico statunitense dell’ “urbanismo tattico”
UN NUOVO MODO DI ABITARE, LA RIVOLUZIONE PARTE DAL BASSO
Ad Alghero e a Sassari un ciclo di seminari, tra urbanistica e attivismo politico
di Gian Mario Sias
ALGHERO Mentre il pianeta ragiona sul concetto di vivibilità e ci costruisce intorno una nuova idea di città – basata sul contrasto dell’urbanizzazione frenetica e selvaggia – si afferma l’esigenza di partecipazione dal basso ai processi pianificatori. Questa esigenza è diventata un movimento destinato a modificare le prassi progettuali e i processi decisionali attraverso cui prende forma la città del terzo millennio, vista come luogo in grado di valorizzare una vivibilità basata sulla riconquista degli spazi a opera delle comunità locali. Grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica dell’Università di Sassari ad Alghero, e Tamalacà, una spin off in cui confluisce l’energia e l’entusiasmo di un gruppo multidisciplinare di ricercatrici e professioniste con l’obiettivo di promuovere il diritto alla città per tutti gli abitanti, dai bambini a chi vive ai margini, nei giorni scorsi Mike Lydon ha fatto tappa a Sassari e Alghero. Ideatore e attivista del Tactical Urbanism, socio fondatore dello studio Street Plans – con sede a New York, San Francisco e Miami – che svolge attività di progettazione con particolare attenzione ai temi della rigenerazione urbana, della scala locale, della camminabilità, della ciclabilità e del coinvolgimento degli abitanti nei processi di trasformazione spaziale, Lydon ha tenuto al circolo L’ultimo spettacolo di corso Trinità – a Sassari – un workshop per urbanisti, progettisti e amministratori pubblici, mentre ad Alghero, nelle aule del complesso di Santa Chiara, ha dedicato un incontro pubblico al tema “Urbanismo tattico, azioni di breve periodo per cambiamenti di lungo periodo”, cui dedica studi e pubblicazioni. L’urbanismo tattico coinvolge gli abitanti nei processi di rigenerazione urbana a scala di quartiere attraverso interventi spaziali e politiche a breve termine, a basso costo e scalabili. Per gli amministratori pubblici è la strada da percorrere per realizzare buone pratiche in tempi rapidi, per gli abitanti è un modo per riorganizzare o trasformare gli spazi pubblici di prossimità, per le imprese è lo strumento per testare l’efficacia delle soluzioni che intendono adottare. I veri protagonisti di questa rivoluzione culturale, nata in America e diffusa in Europa, sono i progettisti. Per loro l’urbanismo tattico promuove la qualità urbana della città quotidiana e di prossimità, dimostrando che è possibile progettare le trasformazioni urbane con gli abitanti. L’idea del “tactical urbanism” si fa largo anche in Italia, dove è sempre più diffusa la convinzione di come la pianificazione in scala ridotta consenta risultati migliori nella progettazione delle città, a partire dai quartieri dove è percepito lo svantaggio e politiche e interventi scalabili possono favorire la condivisione di un’idea di città. Al caso italiano, a iniziare dal tema dei centri sociali e della rifunzionalizzazione degli edifici pubblici, è dedicata la prossima pubblicazione curata tra gli altri da Tamalacà con la supervisione scientifica di Mike Lydon. «L’urbanismo tattico è un insieme di azioni che si sperimento al livello del quartiere in base alle istanze della comunità», spiega Mike Lydon. «Sono interventi intenzionalmente illegali, una forzatura – aggiunge – ma cessano di rappresentare una provocazione quando la loro intenzionalità è orientata a produrre cambiamenti duraturi. Oggi, pur trattandosi di un approccio che parte da istanze avanzate dai cittadini, dal basso, è sempre più frequentemente il segno di una volontà politica, da parte dell’amministrazione locale, di favorire la trasformazione e la rigenerazione di un determinato spazio». «Occorre – dice ancora Ludon – interfacciarsi con la comunità, sperimentare insieme e vedere cosa funziona e come». Così la “pianificazione dal basso” cessa di essere spontanea e diventa strategica. «L’idea – dice Lydon – è di provare a suddividere i ragionamenti di scala urbana a un livello meno complesso, spacchettando i problemi per renderli più facili e risolvibili col contributo di chi li vive quotidianamente». Un esempio emblematico è il caso della città canadese di Hamilton, nell’Ontario: «Alcuni gruppi di abitanti volevano risolvere i problemi legati a un incrocio stradale pericoloso – racconta Lydon – di notte sono stati posizionati dei coni per lavori stradali, allargando lo spazio del marciapiede e rendendo più sicuro l’attraveramento». Gli amministratori locali non hanno reagito bene e hanno fatto sgomberare quella “installazione”, ma i cittadini sono tornati all’attacco. «Questa volta i coni sono stati fissati, e al nuovo tentativo di sgombero è seguita una manifestazione partecipatissima – conclude Lydon – la municipalità, accortasi del consenso suscitato da quell’intervento, l’ha reso definitivo e ha stilato un regolamento pubblico per interventi di urbanismo tattico». Stravolgendo le regole della pianificazione urbanistica in funzione della partecipazione e del coinvolgimento delle comunità locali.
 
 
9 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 27 ottobre 2016 / Pagina 45 - Sport
LA CURIOSITÀ
Nasce a Roma l’università del calcio
Sarà presentato a Roma il domani alle 12, nella sede dell’Università Telematica San Raffaele il primo corso di laurea in Scienze motorie - curriculum calcio. Nasce quindi ufficialmente anche in Italia la prima «Università del Calcio».
 
 
 

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