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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 September 2016
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

redazioneweb@unica.it

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 12 settembre 2016 /
Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Interconnessione delle dighe e raccordo alla rete del Flumendosa
È allarme rosso nel Sulcis Iglesiente: 59 milioni di euro per collegare i bacini
Il livello degli idrometri è in caduta libera. Con appena 24 milioni di litri d'acqua invasati su una capacità di oltre 75, l'emergenza idrica ha messo radici anche nel Sulcis Iglesiente. E per i quattro invasi principali, riserva vitale per un bacino di 130 mila abitanti, oltre 12 mila ettari di comprensori irrigui e il polo industriale di Portovesme, l'allarme è rosso. Una situazione critica che potrebbe essere risolta dalla “pioggia” di milioni di euro, 59 per l'esattezza, che il coordinamento per il Piano Sulcis è pronto a riversare grazie ai fondi del Patto per la Sardegna. Soldi utili per la tanto agognata interconnessione delle dighe del Sulcis Iglesiente, e primo tassello di un piano complessivo da 107 milioni di euro. La buona notizia, dopo anni di battaglie dei sindaci dei 23 Comuni dell'ex Provincia di Carbonia Iglesias, è arrivata dal tavolo tecnico tenutosi pochi giorni fa a Cagliari e convocato da Tore Cherchi, coordinatore del Piano Sulcis. È stata illustrata la conclusione dello studio di fattibilità predisposto dall'Enas. «Dopo più di una decina d'anni di rivendicazioni - ha detto Gianfranco Trullu, sindaco di Perdaxius e presidente Unione dei Comuni del Sulcis - questo passo ha il sapore della vittoria». Traguardo non più impossibile dunque quello di collegare al sistema Flumendosa quello idrico del Sulcis: bacini di Medau Zirimilis, Bau Pressiu, Monte Pranu e Punta Gennarta. «È un'opera infrastrutturale strategica per i centri abitanti - ha sottolineato Ivo Melis, primo cittadino di Masainas - e per lo sviluppo industriale, agricolo e turistico del territorio». Al vaglio inoltre lo studio «in collaborazione con l'Università di Cagliari, di soluzioni per portare l'acqua anche in quei distretti sinora privi», conclude Marco Piras, sindaco di Tratalias.
Maurizio Locci
 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 12 settembre 2016 / Provincia di Oristano (Pagina 26 - Edizione CA)
Scano di Montiferro
Ingegneria: 200 domande
Circa 200 studenti provenienti da tutte le province sarde hanno tentato il test di ammissione all'università di Ingegneria di Scano Montiferru. Settanta il 2 settembre scorso e altri 120 tra aprile, maggio e luglio. Numeri importanti di questi tempi con il calo generale degli iscritti e difficoltà economiche: «significa che ancora la nostra proposta attrae, tenendo alta la qualità», spiega Giuseppe Rosa il direttore del Centro multimediale che ospita l'unico corso di laurea Ingegneria informatica nell'Isola legato al Politecnico di Torino. A fine mese sapranno se avranno superato il test e se potranno iscriversi alla facoltà. L'ateneo scanese è tra le migliori università italiane. Per i più meritevoli anche la possibilità delle borse di studio con l'esonero totale delle tasse, ma anche la rateizzazione per gli iscritti full time. Per info: segreteria@montiferru.it / 0785329002. ( j. p. )
 

3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 12 settembre 2016 / Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
Dopo le polemiche la società che ha acquisito la biobanca incontra Regione e università
Niente scippi, siamo inglesi: «Il dna dei sardi è in buone mani»
Tranquilli, nessuno vuole rubare il dna dei sardi. Lo sanno anche quelli della Regione (il vicepresidente Paci) e dell'Università di Cagliari (il rettore Maria Del Zompo) che ad agosto hanno incontrato Tiziano Lazzaretti, manager finanziario di Tiziana Life Sciences, ovvero la società londinese che a luglio ha annunciato di aver acquistato la biobanca Shardna Spa, compreso il patrimonio genetico dei centenari sardi e i relativi consensi ai fini della ricerca.
La notizia filtra dalla stessa società, dopo le polemiche sul caso dei 230mila campioni prelevati da circa 13mila residenti in Ogliastra. Da subito Tiziana Life ha annunciato di voler svolgere la propria attività di ricerca in Sardegna. Perciò ha costituito una società con sede nell'Isola, la LonGevia Genomics Srl. Il ritorno economico per il territorio, l'indotto insomma, potrebbe essere rilevante, ed è per questo che le istituzioni hanno voluto parlare con Lazzaretti.
Tutto liscio, dunque? Per niente. Dal principio, infatti, nel mondo della politica sarda si è parlato di operazione-svendita del dna. Adesso gli inglesi hanno deciso di chiarire una volta per tutte il concetto. «Non c'è alcuna intenzione di portare via o sfruttare il dna dei sardi - spiega Massimiliano Masia, l'avvocato cagliaritano che si occupa della questione per conto di Tiziana life e LonGevia - ci sentiamo costretti a ribadirlo perché l'opinione pubblica sembra di altro parere». Infatti «è sbagliato pensare che il dna sia stato acquistato alla stregua di un chilo di pane: i campioni in sé non danno alcun beneficio, semmai è l'attività di ricerca che potrà dare risultati».
Gli inglesi sono stati più che delicati, continua l'avvocato. Intanto, vista la situazione, «si sono rivolti a un legale del posto, che sono io», e poi, proprio per condurre attività di ricerca in Sardegna, «hanno costituito una società con sede qui». Tra l'altro, sottolinea Masia, «l'acquisizione è avvenuta attraverso l'aggiudicazione di un compendio fallimentare, ragion per cui Tiziana Life si è anche fatta carico dei contratti di Shardna».
Senonché, sempre con le migliori intenzioni, il 18 luglio Masia ha fatto richiesta formale al Comune di Perdasdefogu - dove si trova parte dei campioni - perché venissero messi a disposizione della società acquirente i freezer. Ma non è arrivata alcuna risposta. «Allora ho fatto una seconda richiesta il 24 agosto e ancora non si è fatto sentire nessuno». A questo punto, ipotizza l'avvocato, «potremmo essere costretti ad acquistare altri freezer e portare i campioni di dna a Polaris, nel Parco scientifico e tecnologico di Pula, dove ci sono gli altri campioni e la banca dati dei consensi, e sarebbe un peccato perché è proprio in Ogliastra che Tiziana life vuole promuovere l'attività di ricerca». Lo hanno detto con chiarezza: «Vogliamo percorrere la strada di un centro di eccellenza in questo campo e che abbia il fulcro proprio nel territorio dove i campioni sono stati prelevati». Della ricerca parlano già le testate di tutto il mondo, «a dimostrazione che non si vuol ledere la dignità dei sardi, ma al limite farli emergere a livello planetario».
In cosa consisterà l'attività che LonGevia vuol portare avanti? Innanzitutto nel confronto dei geni dei centenari ogliastrini con quelli di altri villaggi nel mondo, per vedere se ci sono grandi alterazioni, e poi per individuare tratti genetici legati a varie malattie, provando a sviluppare farmaci per fronteggiarle. «La nostra società va ad acquisire i diritti di utilizzo dei dati di Shardna oltre che le cartelle cliniche, gli alberi genealogici, plasma, sieri», ha precisato Tiziano Lazzaretti meno di due mesi fa, quando ha annunciato l'acquisto della biobanca fondata nel 2000 da Renato Soru e Mario Pirastu, direttore dell'Istituto di genetica delle popolazioni del Cnr, ceduta dopo nove anni alla Fondazione San Raffaele Monte Tabor, finendo per essere messa in liquidazione. «Fino a oggi i dati sono rimasti fermi. Adesso una società ne farà qualcosa».
Roberto Murgia
 

4 - L’UNIONE SARDA di lunedì 12 settembre 2016 /
Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Interconnessione delle dighe e raccordo alla rete del Flumendosa
È allarme rosso nel Sulcis Iglesiente: 59 milioni di euro per collegare i bacini
Il livello degli idrometri è in caduta libera. Con appena 24 milioni di litri d'acqua invasati su una capacità di oltre 75, l'emergenza idrica ha messo radici anche nel Sulcis Iglesiente. E per i quattro invasi principali, riserva vitale per un bacino di 130 mila abitanti, oltre 12 mila ettari di comprensori irrigui e il polo industriale di Portovesme, l'allarme è rosso. Una situazione critica che potrebbe essere risolta dalla “pioggia” di milioni di euro, 59 per l'esattezza, che il coordinamento per il Piano Sulcis è pronto a riversare grazie ai fondi del Patto per la Sardegna. Soldi utili per la tanto agognata interconnessione delle dighe del Sulcis Iglesiente, e primo tassello di un piano complessivo da 107 milioni di euro. La buona notizia, dopo anni di battaglie dei sindaci dei 23 Comuni dell'ex Provincia di Carbonia Iglesias, è arrivata dal tavolo tecnico tenutosi pochi giorni fa a Cagliari e convocato da Tore Cherchi, coordinatore del Piano Sulcis. È stata illustrata la conclusione dello studio di fattibilità predisposto dall'Enas. «Dopo più di una decina d'anni di rivendicazioni - ha detto Gianfranco Trullu, sindaco di Perdaxius e presidente Unione dei Comuni del Sulcis - questo passo ha il sapore della vittoria». Traguardo non più impossibile dunque quello di collegare al sistema Flumendosa quello idrico del Sulcis: bacini di Medau Zirimilis, Bau Pressiu, Monte Pranu e Punta Gennarta. «È un'opera infrastrutturale strategica per i centri abitanti - ha sottolineato Ivo Melis, primo cittadino di Masainas - e per lo sviluppo industriale, agricolo e turistico del territorio». Al vaglio inoltre lo studio «in collaborazione con l'Università di Cagliari, di soluzioni per portare l'acqua anche in quei distretti sinora privi», conclude Marco Piras, sindaco di Tratalias.
Maurizio Locci
 

5 - L’UNIONE SARDA di lunedì 12 settembre 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
CONSIGLIO. Il lavoro della Commissione sui tributi e le partecipate
Carta: «Bilancio in salute per i costi tagliati in passato»
Conti e società partecipate, voci-guida della Commissione Bilancio guidata da Davide Carta - presidente del gruppo Pd nella precedente consiliatura - ormai prossima alla ripresa dell'attività. «Il Bilancio del Comune è in buona salute», chiarisce Carta, «eredità del passato, ma anche grazie ad un lavoro fatto di taglio di costi non funzionali alla erogazione di servizi, dagli affitti, a spese di rappresentanza, ad una nuova sobrietà anche in eventi come la Festa di Sant'Efisio, che aumenta la bellezza costando oggi circa la metà del passato». Impegnati ad “assicurare il massimo di giustizia ed equilibri negli oneri a carico dei cittadini” i commissari cercheranno di «rendere più consapevole il Consiglio rispetto alla definizione delle politiche di bilancio». Carta: «Dovremmo fare adesso un lavoro di analisi degli impegni di spesa per valutare la possibilità di realizzare variazioni di bilancio entro ottobre per sostenere interventi nelle politiche sociali, attività produttive e turismo, cultura, sport e scuola».
I CAPITOLI Tema centrali, i tributi. «Cercheremo di fare un lavoro sul tributo Cosap relativo alla occupazione del suolo pubblico, rendendo più equilibrati e corrette le valutazioni sulle aree: non può essere che oggi il metro quadrato occupato alla Marina costi quanto il metro quadrato a Mulinu Becciu». Non solo: «Faremo un riesame dei regolamenti cercando di renderli più equi ed equilibrati e cercando di introdurre automatismi per il rimborso dei tributi pagati in eccedenza dai cittadini. Cercheremo inoltre di favorire le politiche per la casa provando a capire come intervenire per ridurre ulteriormente i tributi Imu per abitazioni affittate a canone concordato ed a studenti universitari, al fine di calmierare il mercato degli affitti».
INTERVENTI Opere pubbliche: «Credo che si debba incentivare la procedura del project financing, soprattutto in quegli interventi per i quali ad esempio può esistere un soggetto privato interessato ad investire».
Società partecipate: «Allargheremo il perimetro delle società inserite nel Bilancio consolidato comunale. Rispetto al Parco del Molentargius cercheremo di monitorare gli interventi previsti con le risorse assegnate dalla Regione, per il ripristino di un sistema di regimazione delle acque che metta in sicurezza il sistema e favorisca il riavviamento delle saline. Si dovrà inoltre operare per integrare in un unico Ente il Molentargius con Santa Gilla». Ctm e Abbanoa: «Relativamente al Ctm dovremmo capire come potenziare il servizio nella chiave della città metropolitana, arrivando ad un unico soggetto che si occupi del trasporto in quest'area». Abbanoa: «Cercheremo di capire come possono proseguire le azioni di risanamento dei bilancio e di recupero del debito, assicurando ai cittadini un servizio di qualità sempre migliore».
 Pietro Picciau
 

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LA NUOVA SARDEGNA

6 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 12 settembre 2016 / Pagina 20 - Ediz. Oristano
Affitto da pagare l’Università trema per i 178mila euro
di Roberta Fois
ORISTANO Tempi bui per il Consorzio Uno, l’Università di Oristano, che deve ancora fare i conti con il rischio di perdere la sua attuale sede del chiostro del Carmine per la quale dovrà pagare un conto di 178mila euro, troppo salato per le sue reali possibilità. L’intero edificio, di proprietà della Provincia, era stato utilizzato a titolo gratuito sin dai tempi della costituzione dell’ateneo oristanese circa vent’anni fa. «Dal 1997 il chiostro ci era stato ceduto in comodato gratuito dalla Provincia – spiega Francesco Asquer, direttore generale del Consorzio Uno –. Quest’anno ci è stato concesso a titolo oneroso, con un contratto di locazione e un canone annuo che ammonta a 178mila euro». Canone che, al momento, non può essere pagato dal gestore della sede universitaria decentrata di Oristano. «Il contributo della Regione è sufficiente per l’attività ordinaria – prosegue Francesco Asquer –. Ci piacerebbe non ci fosse questo problema e stiamo lavorando per trovare una soluzione». Ma il Consorzio non pare essere l’unico a voler cercare di risolvere la situazione, per la quale si sta impegnando la Provincia stessa, nonostante il primo approccio non sia stato esattamente amichevole tra i due soggetti coinvolti. «La Provincia si era assunta l’obbligo di mettere a disposizione una parte del vecchio convento all’università – spiega l’amministratore straordinario della Provincia, Massimo Torrente –. Non era però mai stato formulato e formalizzato un atto concessorio vero e proprio. Adesso viviamo un periodo di grossa difficoltà finanziaria e non abbiamo più la possibilità di ospitare gratuitamente le attività universitarie. Per questo motivo, nel piano di razionalizzazione del Consiglio precedente, guidato da Massimiliano De Seneen, si stabilì che dal 2015 ci fosse un canone di locazione». «Uno dei problemi principali è che, vista la situazione di crisi economica generale, la Corte dei Conti potrebbe citarci per responsabilità di tipo contabile nel momento in cui concediamo a titolo gratuito un nostro bene – prosegue Massimo Torrente –. Per risolvere il problema abbiamo contattato e fornito tutti i fascicoli del caso alla Pubblica Istruzione, che ha compreso a pieno la nostra richiesta, e abbiamo chiesto un incontro con la stessa Corte dei Conti per verificare se possiamo ancora temporeggiare o formalizzare un prezzo politico». Nessuna lotta quindi sembrerebbe esserci tra Provincia e Consorzio Uno, ma una reale esigenza di rispettare l’orientamento politico assunto dal consiglio precedente. «Non c’è nessuna forma di ricatto da parte nostra – conclude Massimo Torrente –, ma solo la volontà di fare le cose in maniera corretta. Il Consorzio Uno potrebbe chiedere di avere più fondi e far sì che l’assessorato regionale tenga conto della sua necessità di pagare la locazione. Dovremmo cercare di fare forza comune per far capire alla Regione le esigenze di entrambe le parti. Noi comprendiamo le difficoltà dell’Università ma dobbiamo far fronte anche alle nostre responsabilità». Quest’ultima ipotesi di chiedere un aumento dei fondi alla Regione sembra però pura utopia, perché da anni il Consorzio Uno combatte una battaglia pluriennale per il riconoscimento di risorse adeguate. Non resta che trovare un pertugio nella legge e sperare che l’affitto a prezzo simbolico si possa concedere. Oristano, di certo, non si può permettere di perdere un altro pezzo di un mosaico dove di tessere ne sono già saltate tante.
 
 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 12 settembre 2016 / Pagina 16 - Ediz. Oristano
Tunisia, gli archeologi di Nesiotikà alla scoperta dell’antica Neapolis
ORISTANO Tunisia, atto sesto. Da giovedì scorso sino al 22 settembre c’è il braccio operativo oristanese alla guida della missione archeologica nel sito nordafricano di Neapolis-Nabeul nei pressi di Cap Bon, in Tunisia. Gli studenti della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici del Consorzio Uno, affiancati dagli specialisti sono coinvolti nella campagna di ricerche figlia dell’accordo siglato nel 2009 tra l’Institut National du Patrimoine di Tunisi e l’Università degli Studi di Sassari. Quattro specializzandi della sede oristanese oltre ad alcuni studenti tunisini diventano così protagonisti di un affascinante viaggio alla scoperta del passato. La ricerca, unica impresa archeologica internazionale in un cantiere di scavo africano nel 2016, sarà coordinata dai professori Raimondo Zucca e Pier Giorgio Spanu e dal professor Mounir Fantar, responsabile archeologo per l’area della Tunisia del Nord Est. L’esplorazione riguarda un’area dove, per verificare le reali dimensioni delle insulae, gli isolati, delimitate dai cardines e dai decumani, si effettuerà uno scavo in estensione di circa dieci metri quadri, nell’area ad ovest della Domus Nymfarum, dove nella quinta campagna archeologica fu individuato il probabile teatro di Neapolis e il tracciato viario che ad esso faceva capo. Lo scavo verrà realizzato con l’individuazione delle unità stratigrafiche, la cui schedatura sarà affidata ad uno o più responsabili di saggio. Sarà anche realizzato il laboratorio nella Maison de Fouilles per il lavaggio, la siglatura, la schedatura, il disegno e la documentazione fotografica. L’attività riguarderà anche una zona subacquea con una ricognizione preliminare dell’area sommersa per verificare se, in seguito mutamenti dei fondali, siano state scoperte nuove strutture.

 
 
 
 

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