Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 May 2016

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
Aidda, prima volta in città per l'assemblea nazionale
Trentacinquesimo anniversario della fondazione sarda delle donne imprenditrici
 
Platea di sole donne e l'importante traguardo dei trentacinque anni dalla sua fondazione: l'Assemblea nazionale di Aidda, Associazione imprenditrici e e donne dirigenti d'azienda, per la prima volta nella sua storia arriva a Cagliari. L'occasione è duplice, la convocazione della massima assise e festeggiare l'anniversario della delegazione sarda. «Oggi mi sento particolarmente orgogliosa», racconta Caterina Montaldo, presidente di Aidda Sardegna, dall'Aula magna del Rettorato di via Università. «In primo luogo perché non era mai successo che l'incontro annuale si svolgesse qui, e poi perché nel 1975 in questa prestigiosa aula ho discusso la mia tesi di laurea», racconta. «Ringrazio la nostra presidentessa nazionale e il Rettore, oltre a tutte le socie, espressione di un grande spirito associativo e di uno spiccato senso di lealtà», dice rivolta alla sala affollata, composta da imprenditrici, dirigenti d'azienda, manager ed esponenti del mondo dell'imprenditoria “al femminile”, provenienti da tutta Italia, in rappresentanza delle quattordici delegazioni Aidda.
Non poteva mancare la padrona di casa: la rettora Maria Del Zompo. «Tanti mi chiedono chi me l'ha fatto fare, ho scelto di candidarmi perché nella nostra Nazione sta succedendo una cosa gravissima: un definanziamento della cultura a tutti i livelli», polemizza. «È necessario fare in modo che la situazione cambi». Il microfono passa a Franca Audisio, presidente nazionale di Aidda, è lei a ripercorrere i traguardi e le battaglie vinte sino a oggi e illustrare il Laboratorio NOE-Nuovo Orientamento Economico, ideato da Aidda nazionale e in avanzata fase di attuazione, dopo la costituzione ad aprile del Comitato scientifico. L'obiettivo è ambizioso: studiare e attuare progetti di sostenibilità dello sviluppo - in una prospettiva femminile - per stimolare processi trasformativi con attenzione al conseguimento del profitto, al benessere degli individui, alla messa in comune delle risorse, al rispetto della natura e alla responsabilità verso le generazioni future.
Sara Marci
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 51 - Edizione CA)
ALGHERO. Persi 15 milioni
La Riviera crolla dopo i tagli dei voli low cost
 
All'aeroporto di Alghero, nel mese di aprile, sono mancati all'appello 53mila passeggeri. Senza i quattordici collegamenti Ryanair il territorio del Nord Ovest avrebbe perso circa 15 milioni di euro. I dati di Assaeroporti riferiscono di appena 89 mila viaggiatori transitati, contro i 142mila dello stesso periodo del 2015. I numeri sono stati snocciolati e commentati nel corso dell'incontro pubblico sul tema "Low cost: riconquistiamo la risorsa", all'hotel Carlos V, moderato dal consigliere regionale di Forza Italia, Marco Tedde. Un dibattito al quale hanno partecipato esponenti politici, del mondo delle imprese, del lavoro e esperti dell'Università di Sassari. È stato ribadito che i voli a basso costo possono essere sostenuti dalla Regione, senza correre il rischio di procedure di infrazione. Arnaldo Boeddu, segretario della Filt Cgil, non ha dubbi: «Il danno è per tutto il sistema isolano. Alghero ad aprile ha perso più di 50mila passeggeri, Olbia ne ha guadagnato 10mila. Significa che quarantamila turisti sono andati altrove». Stefano Visconti, presidente di Federalberghi Nord Sardegna, ha ricordato lo sforzo degli imprenditori promotori del fondo straordinario per lo sviluppo delle rotte low cost. Sono stati raccolti 500 mila euro interamente investiti nel piano di voli per l'estate 2016. «La Regione avrebbe dovuto moltiplicare le risorse - ha sottolineato - ma così non è stato». In chiusura è stata lanciata l'idea di organizzare una manifestazione popolare sotto il Consiglio regionale durante la seduta nella quale si discuterà la mozione di sfiducia nei confronti dell'assessore dei Trasporti. ( c. fi. )
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 53 - Edizione CA)
Storia
Il ricordo del tenente Raimondo Fadda,
giovane medaglia d'oro della Prima Guerra
 
«A iuto, mamma... mamma...». Sono passati cento anni, e quelle parole pronunciate tra il fragore delle bombe e le urla strazianti dei feriti, non si sono sbiadite, come le preziose vecchie foto dal fronte. Era il 21 maggio 1916, quando Francesco Raimondo Fadda, sottotenente di 22 anni, di Tempio, pronunciò quell'ultima invocazione, prima di morire. Il giovane ufficiale era stato dilaniato da una granata austriaca mentre guidava il suo plotone a un attacco sul Dente del Sief, nelle Dolomiti.
Una storia d'altri tempi quella dell'eroe tempiese, tra i primi sardi decorato con la medaglie d'oro al Valor Militare. Una vicenda umana documentata in diversi libri e testimoniata oggi da un suo pronipote, Alberto Concu, docente (oggi in pensione) alla Facoltà di Medicina dell'Università di Cagliari. «Era cugino di mio nonno materno - racconta - e fin da bambino mi ha sempre colpito quella foto-dedica con la motivazione della decorazione che campeggiava nel salotto dei nonni».
Francesco Raimondo Fadda era legato a Cagliari dove compì gli studi all'istituto commerciale Pietro Martini prima di arruolarsi nel 1914 ed essere nominato sottotenente nel 46° reggimento della “Reggio”, la futura Brigata Sassari. A maggio del 1916, Fadda viene inviato sul fronte del Col di Lana. La sua missione è quella di conquistare col suo plotone il Monte Sief. Durante l'attacco venne colpito da un ordigno austriaco. Ha le gambe ormai devastate della deflagrazione e dalle schegge, è a terra in una pozza di sangue. Vicino a lui c'è un altro soldato, gravemente ferito, con cui scambia poche parole. Fadda morirà dissanguato tra atroci dolori appena dopo la conquista della vetta. Per quell'impresa il re Vittorio Emanuele III gli conferirà la medaglia d'oro al Valor Militare.
All'ingresso del Martini di Cagliari ci sono due antiche targhe in onore di quello studente che a 22 anni diventò un eroe. “Col di Lana, monte di fuoco”, di Luciano Viazzi edito da Mursia, racconta la tragica cronaca. Con Fadda, in quei momenti, c'era un sergente. Probabilmente Italo Porcu ricordato in una lapide nel cimitero di Bonaria, anche lui morto in quel funesto 21 maggio 1916.
Roberto Ripa
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Spettacoli e Società (Pagina 56 - Edizione CA)
Live. Ateneika, non solo sport
Da Madh a Marta sui tubi, da Sara Loreni a Riky
La manifestazione a corredo dei Giochi universitari da venerdì prossimo a Cagliari
 
No, non saranno solo gli atleti, milleseicento per essere precisi, a riempire i dieci giorni di Giochi universitari in programma negli impianti sportivi del Cus Cagliari dal 27 maggio al 5 giugno.
Alla manifestazione sportiva universitaria Ateneika che mette in competizione le diverse facoltà dell'Ateneo cagliaritano, insieme allo sport, quest'anno sarà la musica a giocare un ruolo da protagonista. In cartellone un ricco cast di artisti nazionali e isolani che animeranno le serate negli impianti di Sa Duchessa, per una rassegna organizzata dall'associazione “Il paese delle meraviglie”, in collaborazione con l'Università di Cagliari, il Cus Cagliari e la sezione sarda degli Special Olympics Italia.
Tra i venti artisti ospiti della quarta edizione, Ateneika porterà sul palco due stelle sarde di fama nazionale: Madh, il giovane talento di Carbonia, lanciato da X-Factor nel 2014 e Riky, uno degli ultimi rapper figli della Machete production, l'etichetta discografica del rapper olbiese Salmo. Saranno loro i protagonisti della serata del 3 giugno.
Ad inaugurare la manifestazione, venerdì 27 maggio, sarà la band siculo-bolognese Marta sui tubi, che si esibirà subito dopo la cerimonia iniziale. La voce dirompete di Giovanni Gulino, la visionarietà della chitarra di Carmelo Pipitone e la solidità della batteria di Ivan Paolini daranno vita all'inconfondibile repertorio di canzoni potenti e delicate di un gruppo fuori dagli schemi.
Il 29 maggio sarà una serata tutta al femminile con il trio musicale Giorgieness e il progetto rock della cantante milanese Giorgia D'Eraclea. A seguire Sara Loreni, la cantante diventata famosa sul piccolo schermo per aver rinunciato a “X Factor”, vincitrice nel 2010 del premio Ciampi.
Lunedì 30 maggio sarà la volta del tropical rock e del pop dai ritmi sudamericani dei Selton. A seguire, martedì 31 maggio, riflettori puntati sul giovane musicista romano Marzo Zitelli in arte Wrongonyou.
Spazio anche al contest “Ateneika Music”, dedicato ai gruppi emergenti dell'Isola. Diciassette le domande arrivate, sette i gruppi che si esibiranno nella serata finale della manifestazione e che verranno giudicati da una giuria di esperti che decreterà il vincitore assoluto.
I concerti si apriranno tutti i giorni dalle 18 a mezzanotte e saranno gratuiti.
Simona Arthemalle
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 54 - Edizione CA)
Incontri
La scrittrice turca Aykol stasera a Macomer
«Nei miei gialli il malaffare della società» 
 
Una cascata di riccioli biondo-rosso, una risata contagiosa e la voglia di denunciare ingiustizie, soprusi, discriminazioni. Per farlo ha scelto la strada del romanzo giallo perché, assicura Esmahan Aykol, 42 anni, una delle più importanti voci della letteratura turca contemporanea, è «un modo efficace per raccontare tutti i crimini, anche quelli meno visibili». Così, lasciati alle spalle la laurea in Giurisprudenza che l'ha portata a lavorare per giornali e radio turche come cronista giudiziaria, il dottorato alla Humboldt Universität di Berlino e l'esperienza di barista a Londra, ora fa la scrittrice a tempo pieno. I suoi romanzi, deliziosi noir, pubblicati in Italia da Sellerio, hanno per protagonista una squinternata e irresistibile libraia, Kati Hirschel, stambuliota di origini tedesche che si improvvisa investigatrice. Le sue strampalate inchieste altro non sono che l'occasione per denunce su corruzione, malaffare, razzismo. L'ultimo racconto, “Tango a Istanbul”, affronta il tema della corruzione nel mondo dell'informazione, argomento quanto mai sensibile in Turchia. Oggi Esma (come la chiamano) è a Macomer, alle 20,30, per la giornata conclusiva della Fiera del libro, a parlare di radici che raccontano le storie. E le sue abbracciano più mondi, quello turco e quello tedesco, universi lontani e vicinissimi allo stesso tempo. Due Paesi protagonisti, in modi diversi, della tragedia dei profughi e dei rifugiati.
«Quando nel 2001 ho iniziato a scrivere - racconta la scrittrice - mi hanno domandato perché lo facessi. Ho capito che volevo raccontare la mia esperienza di migrante per dire quanto è stato difficile per me vivere in Germania. Ho pensato che potevo farlo, rovesciando le parti e costruendo una figura femminile come quella di Kati Hirschel, una tedesca che vive a Istanbul. Io sono nata e cresciuta in Turchia ma anche i miei genitori sono migranti, mio padre è macedone e mia madre è bulgara. Mia nonna parlava solo il bulgaro. Anch'io sono diventata una migrante e arrivata in Germania ho visto l'altra faccia dell'emigrazione, ho capito che cosa significa sentirsi diversi dagli altri».
La scrittura è un modo per superare le divisioni?
«Credo di sì. È soprattutto un modo per conoscere le persone e i loro problemi. L'ho imparato facendo la giornalista. I temi di cui mi sono occupata allora li ho poi utilizzati nei miei romanzi».
Perché ha scelto l'angolo visuale della mezzo tedesca Kati Hirschel per raccontarci della Turchia?
«Mi dava la possibilità di mettere insieme il tema emigrazione e gli altri argomenti di cui mi premeva raccontare. Il delitto è sempre spunto e strumento per parlare di problemi della società: metti in luce le cause, fai vedere le differenze sociali»
Lei assomiglia a Kati?
«Kati è più attiva di me, ma anche più vecchia di venti anni. Ma spesso mi ritrovo a dire: Kati avrebbe fatto così, oppure questo sarebbe piaciuto a Kati. In un certo senso lei è il mio alter ego».
Lo scorso 6 maggio il direttore di Cumhuryet, Can Dündar è stato condannato a 5 anni per aver pubblicato una foto sul passaggio delle armi in Siria.
«In Turchia non si può parlare liberamente. I due terzi dell'editoria (giornali- televisioni) appartengono alla famiglia del premier Tayyp Erdogan. Ha lui il controllo dell'informazione. I giornali di opposizione sono appena quattro e vivono un momento molto difficile. I giornalisti sono tutti sotto pressione. Chi scrive novelle, per fortuna, ancora no».
Due giorni fa è stata abolita l'immunità parlamentare. Questo vuol dire che gli oppositori, per primi i curdi, saranno penalmente perseguiti?
«Ho paura di sì. Hanno tolto l'immunità perché sono solo capaci di punire chiunque si opponga a quello che dice il governo. Hanno paura anche delle parole. La situazione in Turchia diventa ogni giorno più pesante e certe volte temo che non sarà più possibile viverci. Questa situazione potrebbe degenerare in una guerra civile».
Ma lei vive ancora tra Berlino e Istanbul?
«No, la Germania è diventata noiosa, anche Berlino. Se la situazione in Turchia peggiora, vorrei vivere in Sicilia».
Torniamo un momento in Germania. Che cosa ne pensa dell'accordo sui rifugiati sottoscritto con la Turchia?
«È una vergogna. Non si può contrabbandare la vita delle persone. Prendere soldi per riprendersi i rifugiati, è inaccettabile. Ma proprio ieri ho sentito alla tv che l'accordo non esiste più perché non sono stati pagati i tre miliardi promessi. Intanto i rifugiati siriani in Turchia vivono in una situazione drammatica: i bambini non vanno a scuola, crescono per le strade. Non si può davvero accettare una simile situazione».
La colpa di tutto questo?
«La Turchia aveva chiesto di far parte dell'Unione Europea e credo, da convinta europeista, che fosse la strada giusta. Ma ora è trascorso troppo tempo, il Paese è profondamente cambiato, è diventato più conservatore. Non era difficile prevedere che prima o poi questo problema sarebbe esploso».
In vista degli Europei, la sua casa editrice, la Sellerio, ha chiesto ai giallisti della scuderia, di scrivere intorno al calcio. Tuttolibri della Stampa pubblicava un suo articolo.
«Da noi il problema del calcio è legato al razzismo negli stadi: se sei curdo, ed è solo un esempio, non devi essere più bravo degli altri e fare gol».
Caterina Pinna
 

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Prima pagina
Mont’e Prama, scavi a rischio
Ricerca dei Giganti: rapporto difficile con la Soprintendenza
 
Lavori fermi e futuro incerto per gli scavi archeologici di Mont’e Prama. Abbandona anche Gaetano Ranieri, professore di geofisica in pensione, che con il suo georadar ha aiutato a ritrovare le statue dei Giganti nella collina del Sinis. «Non me ne importa più nulla», dice. Rapporto difficile con la Soprintendenza. ZOCCHEDDU A PAGINA 4
 
Sardegna – pagina 4
Gaetano Ranieri ha deciso di abbandonare gli scavi
La soprintendenza incassa: «Rapporto diventato difficile»
Il papà del georadar: «Troppe polemiche lascio le ricerche»
di Claudio Zoccheddu
 
CABRAS «Non me ne importa più nulla». Probabilmente non è vero, difficile che uno studioso perda di colpo l'interesse per un argomento a cui ha dedicato anni di lavoro. A Maggior ragione se si tratta di Mont'e Prama, la collina del Sinis che ha restituito al mondo una parte significativa della storia nuragica. Vittorie e conquiste ma anche sconfitte e distruzione.
Quella raccontata da Gaetano Ranieri, professore di geofisica in pensione, è la cronaca di una convivenza difficile e di un addio inevitabile che veniva solo rimandato: «Non ritornerò a Mont’e Prama – ha detto il geofisico – ormai è una questione chiusa». I motivi dell’abbandono non sono un argomento che Ranieri affronta volentieri. Dice di essere in pensione, di aver fatto il suo lavoro e di essere pronto a nuove sfide che, quindi, non saranno legate ai segreti della collina dei giganti di pietra. D’altra parte, quello che prima era stato indicato come l’unico uomo in grado di aprire il vaso di Pandora nascosto sotto le terre del Sinis è stato improvvisamente retrocesso a comparsa di una storia recitata in prima persona dalla Soprintendenza ai beni archeologici che, per il momento, è l’unica attrice autorizzata a stare sul palco di Mont’e Prama e a sporcarsi le mani con la terra del Sinis. Più defilate, nel ruolo di attrici non protagoniste, le università di Cagliari e Sassari che potrebbero rientrare in scena da un momento all’altro, a maggior ragione se dotate di un portafogli gonfio di euro. Perché uno dei problemi atavici del sito del Sinis è proprio la carenza di finanziamenti, nonostante la comunità scientifica abbia ormai classificato gli scavi di Mont’e Prama come una pietra miliare nella storia della civiltà nuragica e del Mediterraneo.
Qualità che non sono bastate a mettere d’accordo tutti e i rapporti difficili sono costati, ad esempio, l’allontanamento di professionisti stimati e di apparecchi capaci di rilevare 17 terabyte di dati che indicano 60mila anomalie registrare scandagliando otto ettari di terra in una zona imprecisata del Sinis. E se all’inizio il georadar era un valore aggiunto anche per la soprintendenza, alla fine è diventato quasi uno strumento divinatorio a cui si può tranquillamente rinunciare.
Come si può rinunciare al pacchetto di dati. Il commento di Alessandro Usai, archeologo della soprintendenza e responsabile scientifico dello scavo, dopo l’abbandono annunciato da Gaetano Ranieri non assomiglia per nulla al commiato che si riserva ai compagni di lavoro: «Non ritornerà? Non mi stupisce. È stata una collaborazione che non è andata come speravamo». Stop. Qualche rimpianto, appena accennato, ma soprattutto la convinzione di poter rinunciare senza alcun problema all’occhio elettronico in grado di guardare sotto terra. «La soprintendenza si ostina a non voler vedere il futuro – ha concluso Gaetano Ranieri – nonostante la Convenzione europea per la tutela del patrimonio archeologico firmata a Malta nel 1992 abbia chiarito la necessità di limitare gli scavi concepiti alla vecchia maniera perché considerati distruttivi». Secondo Ranieri, che quindi resterà l’unico custode delle rilevazioni che racconterebbero l’esistenza di una città e di una necropoli enorme, l’archeologia dovrebbe sfruttare le innovazioni tecnologiche. Anche quelle manovrate da chi ha la valigia pronta e stringe in mano un messaggio d’addio nemmeno troppo commosso.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 4
Lavori ancora fermi, e in cassa 35mila euro
L’area è ricoperta dalle erbacce e manca la firma sul contratto che permetterà di riprendere gli scavi
 
CABRAS Quando? «Presto». Per quanto tempo? «Lo sapremo quando verrà firmato il contratto». Dove? «Nella zona a nord ovest dell scavo, quella che avevamo indicato prima dalla pausa invernale». E chi? «Gli archeologi della soprintendenza e quelli della ditta Archeosistemi». Alessandro Usai ieri non era a Mont’e Prama, il responsabile scientifico dello scavo è all’estero e risponde alle domande con la fretta di chi è impegnato in altre faccende. Gli scavi di Mont’e Prama dovrebbero però essere all’ordine del giorno perché l’inverno è alle spalle e la bella stagione può garantire le condizioni climatiche ideali per riaprire lo scavo più importante del Mediterraneo. Invece, le scadenze non sembrano un problema della soprintendenza: «Quando riprenderemo a scavare? Non lo so, tra qualche giorno potrò essere più preciso – ha detto Alessandro Usai – in ogni caso non credo che il nuovo contratto sia stato firmato e prima che questo accada non potremo di certo iniziare a lavorare».
Il contratto a cui Usai fa riferimento permetterà alla soprintendenza di impiegare i ribassi d'asta del primo appalto, 35mila euro, e di continuare a lo scavo per circa un mese, sempre utilizzando come partner la ditta Archeosistemi di Reggio Emilia. Trenta giorni di lavoro che potrebbero allungarsi se interverranno le università sarde e la Fondazione Banco di Sardegna, che aveva annunciato lo stanziamento di un fondo destinato agli scavi. Di certo c’è solo il ribasso d’asta del primo appalto. il resto sono parole in libertà che certo non fanno bene all’immagine di un sito che non riesce ad attrarre investimenti e a scalare la classifica delle aree in grado di diventare poli d’attrazione, culturale e turistica. I giganti di pietra e i loro occhio magnetici ormai sono ovunque ma la loro casa è ancora ferma alle fondamenta e non c’è traccia di un progetto che possa puntare alla realizzazione di una struttura portante, anche grezza.
A minare ulteriormente le basi instabili del castello di carte costruito a Mont’e Prama ci pensa il sito archeologico, diventato una piccola giungla d’erbacce e fiori di campo: «Era inevitabile – commenta ancora Alessandro Usai – è cresciuta un po’ d’erba ma sono sicuro che troveremo il sito come l’abbiamo lasciato, e mi riferisco alle indagini archeologiche». E quando riprenderanno gli scavi la zona da indagare sarà quella che punta a nord ovest, sempre all’interno del recinto. L’indagine della capanna, ormai riconosciuta come edificio di culto, subirà uno stop e gli archeologi punteranno verso il pendio, dove la terra sale e dove si spera di rinvenire altri tesori archeologici. (c.z.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 4
Un polo archeologico a Oristano
C’è l’idea di creare una scuola di specializzazione destinata ai migliori studenti
 
SANTA GIUSTA Un regalo prima di togliere il disturbo. Gaetano Ranieri ha la valigie in mano ma vorrebbe concludere la sua lunga parentesi nel Sinis riportando a galla una vecchia idea, forse dimenticata: «Sarebbe bellissimo se si riuscisse a creare un polo culturale dedicato all’archeologia – ha detto Ranieri – proprio qua, a Oristano o nei paesi vicini».
Come capita spesso quando il geofisico dell’università di Cagliari scioglie le briglie all’immaginazione, è ambizioso: il Centro di cultura scientifica dedicato alla memoria del fisico Ettore Majorana a Erice, in Sicilia. Nel caso di Oristano, sfruttando i finanziamenti messi a disposizione dall’Unione europea, la materia da indagare non sarebbe la fisica ma l’archeologia: «Perchè il Sinis è un territorio ricchissimo da questo punto di vista e oltre alla testimonianze nuragiche ci sono anche quelle fenice, cartaginesi e romane. Ma anche perché qua siamo al centro della Sardegna, in una zona facilmente raggiungibile», ha spiegato ancora Ranieri.
A Erice ci sono 123 scuole postuniversitarie che indagano tutti i campi della ricerca scientifica moderna e garantiscono borse di studio agli studenti meritevoli. L’idea da trasportare nel Sinis è la stessa e la espone proprio il geofisico: «Corsi post laurea tenuti dai migliori docenti e dedicati ai migliori studenti, un polo culturale che possa rilanciare lo studio dell’archeologia che, purtroppo, negli ultimi anni ha avuto poche scosse».
I primi contatti per trasformare in realtà un’idea affascinante sono arrivati con i sindaci di Oristano e Santa Giusta. A Quanto pare la città di Eleonora d’Arborea avrebbe dato la disponibilità di alcune sale del chiostro del Carmine, la sede del Consorzio Uno che gestisce la sezione oristanese dell’università di Cagliari e di Sassari. Allo stesso modo, anche Santa Giusta ha ricevuto la proposta di Gaetano Ranierie l’ha presa molto sul serio. Il sindaco, Antonello Figus, sarebbe pronto ad accettare: «Ma un discorso in farse embrionale e per realizzarlo servirebbero i soldi dell’Unione europea». Chi ha tempo, però, non deve aspettare tempo e proprio in questi giorni partiranno i lavori di ristrutturazione delle case che agli inizi del secolo avevano ospitato gli ingegneri che si erano occupati della bonifica di Arborea: «La Regione ha finanziato in progetto di recupero di questi edifici. Sono parte della nostra storia e sarebbero la locazione ideale anche per la scuola di archeologia immaginata da Gaetano Ranieri». Un sogno a occhi aperti? Forse, ma anche un’idea che scuote dal torpore e che apre nuovi orizzonti. (c.z.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 6
Asl unica, i sindacati frenano
La giunta non rallenta, ma restano perplessità nel mondo sanitario
 
CAGLIARI I medici hanno detto no all’Asl unica. Non è un bel segnale, per la maggioranza di centrosinistra che dall’azzeramento delle Aziende sanitarie non vuole tornare indietro. Anzi, come detto più volte dal governatore Francesco Pigliaru: «La legge dovrà essere approvata entro giugno». Qualche problema la coalizione comunque ce l’ha e per arrotondare gli spigoli c’è stato un vertice volante di maggioranza. L’obiettivo è presentarsi in aula con un testo blindato intorno all’Asl unica. Però, dopo le perplessità dei sindacati, ora è arrivata la bocciatura da parte dei medici. Davanti alla commissione Sanità del Consiglio regionale, i portavoce dei gruppi hanno messo in dubbio l’efficacia dell’annunciata rivoluzione. Certo, le posizioni contrarie potrebbero essere anche un estremo tentativo di difendere rendite di posizione, ma qualche consiglio arrivato dai camici bianchi il centrosinistra dovrà comunque ascoltarlo. Enrico Giua (medici di famiglia) ha detto: «Non abbiate fretta o saranno guai seri». Soprattutto nei territori lontani dai grandi ospedali, ha sottolineato Angela Vacca (veterinari pubblici): «Rischiamo di ritrovarci con troppi buchi nell’assistenza». Per Maria Luisa Boi (Uil funzione pubblica): «In altre realtà il modello Asl unica sta per essere abbandonato perché ha prodotto solo un forte accentramento di poteri». Giuseppe Doneddu ha citato il precedente fiasco dell’accorpamento Brotzu-Microcitemico-Oncologico: «Più costi e meno qualità». Luciana Cois (Cisl medici) ha aggiunto: «Non si possono accentrare i servizi». C’è una fretta paurosa che lascia perplessi, è stato l’allarme lanciato da Gianfranco Doneddu. Cesare Niedu ha puntato il dito contro la prossima agenzia per le emergenze urgenze, l’Areus: «C’è tanto disorientamento su come sarà gestito il servizio». Poi c’è stato l’affondo di Anna Maria Lecca (sindacato autonomo Smi): «La Asl unica sarà un mostro che moltiplicherà i problemi». Fino alla previsione di Susanna Montaldo (Anao-Assomed): «Nelle Marche con una sola Azienda la sanità è saltata per aria».
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Economia – pagina 15
Nell’isola il centro di ricerca Huawei
Nascerà in collaborazione con il Crs4 a Pula. Missione dell’assessore Paci in Cina per chiudere l’accordo col colosso hi-tech
 
CAGLIARI La Regione prova a fare il grande balzo. Vuole diventare protagonista della rivoluzione tecnologica che digitalizza il mondo. E lo fa stringendo un accordo di collaborazione con il colosso della tecnologia Huawei. Il gigante cinese ha 40 centri di ricerca in tutto il mondo. Il prossimo verrà aperto in Sardegna, a Pula. Il risultato. L’accordo è arrivato grazie alla missione in Cina della Regione con il Crs4 e il Centro regionale di programmazione. Un pre accordo era stato siglato nell’isola. Ora il viaggio in Cina ha perfezionato la partnership con Huawei per lo sviluppo di progetti di ricerca. I prodotti di Huawei sono utilizzati da 45 dei primi 50 operatori mondiali di telefonia mobile e sono impiegati da oltre 140 nazioni, che rappresentano circa un terzo della popolazione mondiale. Per la Regione un partner importante e l’apertura di un mercato sterminato come quello cinese. Il colosso cinese ha 170mila dipendenti. Citta 2.0. Nell’accordo si parla di Smart & safe city, città più intelligenti e sicure. La delegazione è guidata dal vicepresidente Raffaele Paci. Prima tappa Shenzen, per incontrare il general manager di Huawei e visitare gli stabilimenti dell’azienda, poi trasferimento al laboratorio di ricerca a Shangai. La delegazione sarà impegnata anche in incontri all’Ambasciata italiana a Pechino, preparatori a una missione strutturata della Regione in Cina nei prossimi mesi guidata dal presidente della Regione Francesco Pigliaru. Le tecnologie legate alle smart city sono le nuove frontiere della ricerca delle grandi aziende hi-tech. E l’isola potrebbe diventare un laboratorio all’avanguardia. Il laboratorio. Huawei e CRS4 apriranno un laboratorio di innovazione congiunta a Pula nella sede del Crs4. Il nuovo centro di ricerca investirà nei progetti di ricerca Smart & safe cityin linea con il programma di sviluppo della Regione chiamato Smart Specialization Strategy (S3). Huawei offrirà tutta la sua esperienza e le sue tecnologie di ultima generazione in ambito LTE e stimolerà lo sviluppo di nuove soluzioni, tra cui il 5G. In altre parole le reti superveloci per i telefonini potrebbero vedere la Sardegna protagonista. Lo sviluppo di questa tecnologia porterà a migliorare i collegamenti internet senza linea fissa. Ma queste sono solo le applicazioni minime che un accordo simile potrebbe portare nell’isola.
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Economia – pagina 15
Scienza e tecnologia, ecco i soldi
La Regione ha destinato poco più di 5 milioni di euro a università e aziende
 
CAGLIARI È destinato a finanziare premialità per i progetti europei e alla Biblioteca scientifica regionale il milione e 400mila euro destinato dalla giunta regionale alle università di Sassari e Cagliari nell'ambito della legge 7 per la promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in Sardegna.
In particolare, 500mila euro sono destinati alle università e agli enti di ricerca pubblici per finanziare, nell'ambito del programma Horizon 2020, i progetti che hanno ottenuto un ottimo punteggio a livello europeo non sono riusciti ad agganciare il finanziamento.
La giunta, finanziando i progetti risultati migliori con l'approvazione della delibera presentata dall'assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci, incoraggia e valorizza l'attività di ricerca, ne favorisce l'internazionalizzazione e sostiene l'elaborazione di programmi a respiro europea. Gli altri 900mila euro andranno alla biblioteca scientifica regionale e saranno gestiti dalle due università insieme a Sardegna Ricerche. In totale, la delibera stanzia 5 milioni e 200mila euro: «Nel contesto socioeconomico sardo – ha sottolineato l'assessore Paci – l’innovazione innesca le dinamiche di sviluppo avanzato, crea crescita e produttività nelle imprese e nelle istituzioni». Innovazione e ricerca continuano a essere elementi centrali dell’azione politica regionale. Oltre al milione e 400mila euro per le università, 800mila euro andranno a InfnCarbosulcis per il progetto Aaria; 300mila euro alla promozione e divulgazione scientifica di Sardegna Ricerche e Crp; 1 milione e mezzo al cofinanziamento del Laboratorio di ricerca per Smart & Safe City, nel quale la multinazionale Huawei investirà circa 20 milioni di euro in strutture che vanno immediatamente nella disponibilità della Regione. Il milione e 200mila euro rimanente viene destinato ad attività trasversali a supporto del sistema regionale della ricerca.
 
LA NUOVA SARDEGNA
12 – La Nuova Sardegna
Lettere e commenti – pagina 17
politica e cultura
La gestione della Mostra del libro di Macomer ha toccato il fondo
di Aldo Addis*
 
Che ruolo deve avere la politica nel governo delle iniziative culturali? Prendo spunto da alcune considerazioni emerse ad un dibattito a cui ho partecipato venerdì a Macomer, all'interno di una Mostra del libro in Sardegna tristemente deserta, per fare alcune riflessioni relative al mondo della promozione dei libri e della lettura. Io credo che il nostro mondo sia sufficientemente adeguato a portare avanti iniziative e progetti realmente efficaci. In Italia gli esempi virtuosi sono migliaia, bisognerebbe metterli a sistema, dargli sostegno, energie, risorse, e comunicarli bene.
La politica del mondo del libro dovrebbe fare azioni di lobbying per ottenere risorse, anche da ministeri ed enti economici, affiancare gli operatori in battaglie sacrosante, come quelle rivolte a dare risorse alle biblioteche pubbliche e dare bibliotecari a quelle scolastiche, che sposi la causa delle librerie che chiedono a gran voce un riconoscimento come operatori culturali insostituibili. E promuova bandi per premiare le iniziative di promozione della lettura realmente efficaci. Ma veniamo alla Sardegna: questa è un'isola di grandi contraddizioni che purtroppo registra record negativi nel campo dell'istruzione. Ma il mondo del libro sardo può vantare alcune eccellenze: un indice di lettura che è sopra la media nazionale, una rete di biblioteche presente in quasi tutti i paesi dell'isola, grazie ad una legge che tante altre regioni avrebbero dovuto avere, soprattutto al Sud. Un folto numero di autori apprezzatissimi in tutta Italia e in alcuni casi anche all'estero, una proposta di festival e di iniziative di promozione della lettura di grande qualità, anche queste di livello nazionale, come il progetto Lìberos che ha ricevuto il Premio Che Fare come miglior progetto culturale sostenibile in Italia. Insomma, gli esempi virtuosi non mancano.
Ecco, secondo me la politica di fronte ad un quadro di questo tipo che ci invidiano in tanti nel resto d'Italia, non dovrebbe fare altro che dare forza e sostegno a queste realtà, mettendole a sistema. Ed in alcuni casi lo ha fatto: per esempio imponendo dei criteri nuovi per i contributi ai festival, con incentivi rivolti alla condivisione tra i vari operatori e alla diffusione capillare di tali iniziative nel più ampio numero di paesi e di città. Questo è un esempio virtuoso di una politica che premia iniziative efficaci come lo sono i festival letterari, ma dà loro obiettivi politici rivolti alla crescita degli operatori e delle comunità.
Non la stessa cosa possiamo dire della gestione della Mostra del libro di Macomer: quest'anno si è davvero toccato il fondo. Nessuna programmazione, nessuna progettualità, eppure il tempo ci sarebbe stato, visto che è saltata l'edizione dell'anno passato. Invece di premiare le realtà locali che da sempre tentano di dare dignità a questa manifestazione, e mi riferisco al ruolo insostituibile che hanno avuto dal primo momento la Libreria Emmepi e l'associazione Verbavoglio, le si esclude dall'organizzazione. Stessa cosa è successa con l'Associazione Librai Sardi Indipendenti che da anni chiede che il programma della Mostra coinvolga anche le scuole e le biblioteche in un progetto che duri tutto l'anno. Il mondo del libro sardo non è stato rappresentato degnamente a Macomer.
E non entro nel merito del programma, con questa tempistica e senza alcuna progettualità non si può fare nulla di buono. Dovremmo tutti indignarci di fronte a questo modo di agire dei nostri amministratori, e pretendere invece che venga intrapresa la strada virtuosa di una politica culturale fatta di progetti seri, con obiettivi chiari e misurabili, condivisa con tutti gli operatori, che sia realmente efficace e miri alla crescita culturale, sociale ed economica della nostra isola.
*Libraio
 
LA NUOVA SARDEGNA
13 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 21
Cern e Infn ospiti dell’università
Si parlerà di ricerca e trasferimento tecnologico alle imprese
 
SASSARI Gli scienziati del Cern che si occupano del Trasferimento tecnologico alle imprese, domani incontreranno i vertici dell’università di Sassari. Con loro anche scienziati e ricercato dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. Il “Conseil européen pour la recherche nucléairee” principale laboratorio mondiale dedicato alla fisica delle particelle elementari e delle loro interazioni e l’Istituto nazionale di Fisica nucleare si danno appuntamento a Sassari, qyesto pomeriggio alle 15,30 nell’aula magna dell’università, per l’evento “Il Futuro è innovazione-Cern, Infn e Università di Sassari insieme per la crescita del territorio”. Da questo confronto con il Trasferimento tecnologico dell’ateneo potrà nascere una collaborazione in grado di offrire ai ricercatori e alle imprese sarde nuove opportunità di sviluppo attraverso la “terza missione” dell’università degli Studi di Sassari. Ospiti eccellenti Giovanni Anelli, Group leader delle attività Trasferimento tecnologico del Cern, e Enrico Chesta, coordinatore del Trasferimento tecnologico della ricerca aerospaziale del Cern. Per presentare le attività di trasferimento tecnologico dell’Infn interverranno Francesco Taccetti del Laboratorio fiorentino di Tecniche nucleari per i Beni culturali, e Cristina Vistoli del Laboratorio Infn di Bologna specializzato in tecnologie informatiche e telematiche (Cnaf). Modererà i lavori la vicepresidente dell’Infn Speranza Falciano. I lavori inizieranno con i saluti del rettore Massimo Carpinelli; a seguire il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru illustrerà la strategia della Regione per l’innovazione e il trasferimento tecnologico. Sarà il delegato al Trasferimento tecnologico Gabriele Mulas a parlare di strumenti e servizi del Trasferimento tecnologico dell’ateneo sassarese v, mentre toccherà al rettore Carpinelli trarre le conclusioni. Alla giornata parteciperanno anche alcune imprese innovative sarde che racconteranno la propria esperienza.
 
LA NUOVA SARDEGNA
14 – La Nuova Sardegna
Cultura e spettacoli – pagina 34
Aykol: «Vi racconto il sogno turco infranto»
La Turchia tra desiderio di democrazia e regime autoritario vista dalla scrittrice ospite della Fiera del libro di Macomer
di Fabio Canessa
 
SASSARI La Mostra regionale del Libro in Sardegna si conclude stasera con uno degli appuntamenti più attesi di questa quindicesima edizione. Alle 20.30, Padiglione Filigosa (ex caserme Mura), ospite la scrittrice turca Esmahan Aykol conosciuta in Italia per i romanzi pubblicati da Sellerio – “Hotel Bosforo”, “Appartamento a Istanbul”, “Divorzio alla turca”, “Tango a Istanbul” – che vedono protagonista la libraia tedesca Kati Hirschel alle prese con misteriosi delitti. Nata a Edirne, Aykol oggi vive tra Berlino e la città più grande della Turchia dove si muove anche il personaggio principale dei suoi libri.
La presenza della scrittrice turca è anche un'occasione per focalizzare l'attenzione sul suo Paese, oggi sempre più al centro del dibattito internazionale. Esmahan Aykol, il tema principale della manifestazione è “Le radici come storie”. Quanto contano le radici per lei come scrittrice? «Entrambi i miei genitori sono figli di immigrati dai Balcani. Le mie origini sono un miscuglio di tre diverse culture: macedone, bulgara, ebraica. Io stessa sono poi diventata un'immigrata, quando mi sono trasferita da Istanbul a Berlino. L'essere un'immigrata è diventata per anni la preoccupazione principale nella mia vita, come per milioni di persone di origine turca in Germania. L'atmosfera politica era così inquinata da discussioni attorno agli immigrati ed era così umiliante che avevo bisogno di trovare un equilibrio nella vita. Ho cominciato a pensare cosa sarebbe successo se fossi stata un'immigrata tedesca a Istanbul. Come i turchi mi avrebbero trattata. Così ho creato il personaggio di Kati Hirschel protagonista dei miei romanzi, seguendo in un certo senso il destino della mia famiglia legato alla migrazione». Romanzi gialli. È per lei il genere più adatto a offrire uno spaccato della realtà, a riflettere sulla società? «Amo i romanzi gialli, polizieschi. Ho iniziato a leggerli da bambina. Mi piace, quando sono di livello, la scorrevolezza del linguaggio, come si evolvono le trame. Ma soprattutto di questo genere mi piace la possibilità che offre di conoscere a fondo una società. Qualsiasi società. Se si parla di criminalità è inevitabile parlare dei problemi profondamente radicati nella società». A proposito di società, quella turca in passato sembrava guardare a Occidente. Oggi qual è il pensiero predominante sull'Europa? «Non sono sicura si possa parlare ancora di una "società turca". È un Paese totalmente lacerato tra il regime islamista e gli "altri". Altri che potrebbero essere chiunque non vede un futuro nel regime di Tayyip Erdogan. Con il suo forte apparato mediatico sta offrendo una visione del mondo in cui tutti, tra cui ovviamente l'Unione Europea, sono un nemico. D'altra parte, i turchi che guardano a Occidente e una grande quantità di curdi sono frustrati. Il sostegno previsto dall'Europa non è arrivato. Piuttosto Angela Merkel ha dato un aiuto al Palazzo, all'Akp (il partito di Erdogan a orientamento islamico e conservatore, ndr) durante le ultime elezioni di novembre». E poi, tra Unione Europea e Turchia, si è studiato un accordo sui migranti. Lei cosa ne pensa di questa vicenda? «C'è stato un accordo? Voglio dire, c'è stato un periodo di trattative ma da quanto si capisce dai discorsi di Erdogan non si è concretizzato. Erdogan dice che la Turchia non ha mai ricevuto i tre miliardi di euro promessi. Ankara rifiuta anche di soddisfare i requisiti per l'esenzione dei visti. A mio parere, la vicenda è vergognosa da ogni punto di vista e rimarrà una macchia indelebile per la nostra generazione». Eppure si guardava alla Turchia come un modello per gli Stati islamici. Come ha preso piede questa deriva autoritaria sempre più evidente? «La rivoluzione laica Kemalista, negli anni Venti, è stata un bel sogno. Ma la giovane Repubblica di Turchia è invecchiata troppo in fretta. Ovviamente l'Islam era radicato fortemente nella società ottomana e un cambiamento con i valori occidentali non era semplice. Dobbiamo ammettere poi che il potere accentrato nelle mani di una sola persona ha anche una lunga storia nel nostro territorio che non ha mai avuto una democrazia di tipo europeo, anche i periodi con una certa democrazia sono stati intervallati da colpi di Stato. L'esercito, dietro la facciata laica, ha sempre avuto un rapporto simbiotico con gli islamisti che poi nel 2002 sono saliti al potere. Si è accelerato così il crollo del vecchio, Stato laico. Terreno fertile per un regime autoritario». Cosa si aspetta nell'immediato futuro per il suo Paese? Vede un’opposizione che può riuscire a parlare all’intera Turchia e dare una nuova direzione? «Cerco di prendere le distanze dalla politica e da ciò che sta accadendo in modo che possa concentrarmi sulla scrittura. Ma non è facile. È tutta una questione politica a Istanbul. Cosa potrà succedere è un grande punto interrogativo. Una cosa però è chiara. La politica turca è molto leader-centrica. Non riesco a pensare a un'opposizione forte senza un leader carismatico. Devo dire che non sono molto ottimista circa le prospettive a breve termine del mio Paese, ma la speranza rimane sempre».
 

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