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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
16 May 2016
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA


1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 16 maggio 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
SCUOLA DI POLITICHE
Domani alle 11 nell'aula Magna della Facoltà di Economia presentazione delle attività della Scuola di Politiche fondata nel 2015 da Enrico Letta. Quello di Cagliari rientra nel ciclo di incontri organizzati nelle principali città universitarie italiane per illustrare le attività portate avanti finora dalla SdP, quelle che ci saranno nei prossimi mesi e i progetti in cantiere per il prossimo anno. Interverranno il direttore della Scuola di Politiche Marco Meloni, Francesco Sitzia, decano e professore di Istituzioni di Diritto romano (Università di Cagliari) e Stefano Usai preside della Facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche. A introdurre l'incontro Sara Perredda e Alberto Secci, studenti della SdP.

 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 16 maggio 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
Centomila visitatori: Monumenti aperti da record
Vent'anni e una certezza: andare avanti per regalare a Cagliari, e ai tantissimi visitatori arrivati da fuori, edizioni sempre più coinvolgenti. Sul filo di quel successo che “Monumenti aperti” ha riscosso sin dalla sua prima comparsa e che ha confermato oggi con i suoi quasi centomila visitatori.
Ieri, dopo un avvio sfortunato (ma solo dal punto di vista meteorologico, visto che i dati raccontano di 27mila visitatori), il sole ha spinto molti cagliaritani a far visita ai monumenti. A mezzogiorno - secondo i numeri raccolti da Imago Mundi in 71 degli 81 monumenti aperti - ben 42 mila erano stati i visitatori protagonisti di questa straordinaria edizione. Una grande festa, insomma, nel nome della cultura e della partecipazione popolare. Alle ore 19, dunque a un'ora dalla chiusura dei monumenti sono state oltre 97mila le firme negli 81 siti aperti.
«Un'edizione straordinaria per la passione di tutti i volontari, compensata da un successo davvero insperato a distanza di vent'anni», dice Fabrizio Frongia, presidente di Imago Mundi onlus. I monumenti più frequentati cono stati ancora una volta l'Ospedale Civile con 8.400 firme, l'Orto dei Cappuccini 7.500, la Casa Massonica con 6.600 e l'Orto Botanico con 6.300. Quasi seimila volontari, in massima parte studenti, che hanno raccontato le storie di ottantuno monumenti; sei itinerari cittadini tra arte contemporanea, percorsi naturalistici e scoperta dei quartieri storici; undici scuole elementari, tredici medie inferiori e ventinove superiori coinvolte insieme a cinquanta associazioni e sessanta tra istituzioni e gestori pubblici e privati. E ancora, oltre ottanta tra concerti, spettacoli teatrali, letture, mostre e eventi speciali.
A.Pi.
 
 
3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 16 maggio 2016 / Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
Università
Premiato lo studio sulla Deledda
«L'omaggio a Grazia Deledda per il 90esimo anniversario dal premio Nobel rafforza la nostra convinzione che la scrittrice nuorese occupi un posto particolare nella repubblica dei visionari che celebriamo in questa edizione del Salone del libro di Torino». A dirlo è l'assessore della Cultura Claudia Firino, intervenendo allo spazio incontri nella quarta giornata al Lingotto fiere. «Crediamo molto nel lavoro che porta avanti la nostra Università e il riconoscimento da parte del Mibact dell'edizione nazionale è una testimonianza di qualità e valore per chi si è impegnato per il progetto».
L'assessore Firino ha annunciato che questo lavoro su Grazia Deledda avrà pieno sostegno da parte della Regione perché venga diffuso nelle scuole, e perché i giovani siano sempre più consapevoli e «testimoni dell'eredità artistico-culturale e di pensiero di una scrittrice studiata in tutto il mondo, ma forse ancora troppo poco conosciuta nella nostra Isola, la sua terra natale, e poco inserita all'interno di programmi scolastici».
 
 
 
4 - L’UNIONE SARDA di lunedì 16 maggio 2016 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
In miniera la voce dell'universo
Nelle viscere silenti della terra dove scendevano i minatori, gli scienziati cercano le tracce delle misteriose onde gravitazionali.
Accade nell'ex miniera di Sos Enattos a Lula, scelta grazie al suo isolamento dai fisici della Sapienza di Roma per collocare i loro sensori. Ora può candidarsi a ospitare l'Einstein Telescope, un progetto da un miliardo di euro per l'installazione di rilevatori sotterranei ultrasensibili. FRESU ALLE PAGINE 4,5


 
 
5 - L’UNIONE SARDA di lunedì 16 maggio 2016 / Spettacoli e Società (Pagina 31 - Edizione CA)
IL FESTIVAL  Oggi al Conservatorio
Nel nome di Busoni cinque intensi mesi di concerti e incontri
Nel segno di Ferruccio Busoni - pianista, compositore e critico musicale nato a Empoli 150 anni fa e morto a Berlino, sua città d'adozione, nel 1924 - si apre oggi a Cagliari la sesta edizione del “Festival del Conservatorio”, che fino al 26 ottobre ospiterà concerti, convegni, lezioni aperte al pubblico e - novità di quest'anno - conversazioni pianistiche. Alle 18 nell'aula magna dell'istituzione musicale Pierluigi da Palestrina, in piazza Porrino, la docente di Storia della Musica Laura Quattrocchi darà il via alla rassegna con una conferenza sul tema “Busoni teorico e musicologo”.
Il cartellone degli “Itinerari Busoniani” propone altri tre incontri. Si tratta di “Busoni operista” (il 23 maggio, alle 18), curato da Gianluigi Mattietti, insegnante di Storia della musica all'università di Cagliari, e (il 30 maggio, alle 18) di “Busoni: pensiero estetico e prassi compositiva”, conversazione tra Marco Vincenzi, direttore artistico del centro studi musicali “Ferruccio Busoni” di Empoli, Mario Carraro, docente di Armonia al Conservatorio e Mirko Atzori, allievo dell'istituzione musicale cagliaritana. Completa l'elenco “Busoni: uno sguardo lieto o inquieto sul pianismo e l'arte?” (il 3 ottobre, alle 18), che vedrà protagonista Aurora Cogliandro, insegnante di pianoforte del Conservatorio. Altri due docenti, Francesca Giangrandi e Maurizio Moretti, terranno nell'aula magna del Conservatorio le “Lezioni aperte” (il 6 e il 13 giugno, alle 18).
Le “Conversazioni pianistiche” andranno in scena il 10 e il 17 ottobre, sempre alle 18 nell'aula magna, e avranno per protagonisti gli insegnanti Stefano Figliola e Francesco Giammarco. I concerti, infine, prenderanno il via l'11 luglio all'Auditorium, per poi riprendere il 21 settembre.
Fabio Marcello
 
 
 
6 - L’UNIONE SARDA di lunedì 16 maggio 2016 / Cultura (Pagina 29 - Edizione CA)
SAGGIO. Emilio Gentile analizza il profondo rapporto tra il capo e la folla nella storia
Le democrazie occidentali e l'ascesa di leader populisti
Gianluca Scroccu
Riflettere sulle esperienze storiche del rapporto fra leader e folla può aiutarci a comprendere come al giorno d'oggi le democrazie appaiano in crisi anche in concomitanza con l'ascesa di politici populisti, dichiarati o meno, nei contesti democratici occidentali. Elemento portante degli attuali scenari sono gli alti tassi di astensione, la sfiducia verso i governanti e i fenomeni di personalizzazione che hanno reso la politica sempre più simile a un talk show.
Se si guarda però alla storia, si scopre che la folla ha avuto sempre bisogno di un capo. E se si analizza la vicenda dei contesti democratici si vedrà, come ha dimostrato lo storico Emilio Gentile nel suo ultimo volume “Il capo e la folla. La genesi della democrazia recitativa” (Laterza, pp. 232, € 19), che il loro rapporto è stato particolarmente forte.
Con una scelta felice, perché permette anche al lettore digiuno di storia di districarsi nelle varie epoche con cognizione, Gentile tratteggia una lunga strada del tempo che parte dall'antica Grecia, quando con la nascita della democrazia si pose con forza la dialettica tra chi doveva governare e i governati. E furono proprio alcuni tra i più importati filosofi e pensatori greci a criticare il sistema democratico e il popolo incolto che vi eleggeva i propri rappresentanti, riconoscendo però, a partire da Aristotele, che la democrazia era pur sempre la migliore tra le cattive forme di governo. L'autore passa poi ad analizzare le varie tipologie dei rapporti fra capo e folla nell'età romana e in quella medievale e moderna quando con le due rivoluzioni, quella americana e quella francese, folla e massa sono diventati termini essenziali per definire la partecipazione alla lotta politica.
Per l'età contemporanea non mancano personaggi come Napoleone o pagine acute su Gustave Le Bon, uno dei più profondi indagatori delle peculiarità delle masse. L'analisi del Novecento si concentra invece su due personalità come De Gaulle e Kennedy, gli ultimi due capi ad aver creato un mito popolare intorno alla loro figura.
Un libro prezioso, quello dello studioso Emilio Gentile, perché conoscere la storia aiuta a comprendere meglio le dinamiche dell'attuale democrazia spesso ridotta a recita dove il popolo svolge funzione di comparsa.

 

 
 
7 - L’UNIONE SARDA di lunedì 16 maggio 2016 / Cronaca Regionale (Pagina 4 - Edizione CA)
Viaggio nell'ex miniera di Sos Enattos dove ora operano i fisici della Sapienza
NEL SILENZIO DELLA TERRA PER ASCOLTARE L'UNIVERSO
A Lula gli scienziati a caccia delle onde gravitazionali
Per gentile concessione della Fondazione Cambosu pubblichiamo il reportage vincitore della prima edizione del Premio letterario nazionale “Salvatore Cambosu”.
A Lula risuona la voce dell'universo. Dentro la miniera di Sos Enattos c'è un giacimento che per la scienza vale più dell'oro. È il silenzio assoluto: qui, nelle gallerie scavate nei monti di Barbagia, si possono sentire le onde gravitazionali. Nel sottosuolo di una valle isolata, dove i minatori hanno smesso di scavare nel '96. Poi è nato già morto il sogno della riconversione. I tunnel ristrutturati sono chiusi ai visitatori per scelte di asettica burocrazia, le rotte turistiche sono lontane. Per arrivarci c'è un'unica strada stretta e tutta curve, tra la collina e lo strapiombo. Murales colorati animano le pareti, altrimenti di cemento grigio, che tappano gli ingressi più alti: rappresentano uomini che risalgono dai cunicoli con carichi pesanti sulle spalle. O ci vai o non ci passi, a Sos Enattos. Hanno scelto di andarci gli scienziati a caccia di increspature nello spazio-tempo causate da cataclismi cosmici, come il collasso di un buco nero o l'esplosione di enormi stelle.
Le onde gravitazionali sembravano inafferrabili. Albert Einstein ha teorizzato la loro esistenza cent'anni fa esatti, adesso un migliaio di scienziati lavora su quattro continenti per captarle. A dicembre un cinguettio su Twitter dagli Stati Uniti ha mandato in fermento tutti i fisici del globo: sofisticati apparecchi di rilevamento, gli interferometri, installati tra la Louisiana e Seattle, hanno intercettato un'onda. Niente conferme, né smentite. «Stiamo elaborando i dati», hanno detto cauti i responsabili del programma americano di ricerca Ligo (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory). Prudenza di chi è a un passo dalla scoperta del secolo che rivoluzionerebbe il rapporto tra l'uomo e l'infinito. L'Università italiana e l'Europa sono al lavoro su Virgo, esperimento parallelo a Ligo, ma è già avviato il progetto dell'Einstein Telescope: un investimento da un miliardo di euro per costruire dal 2018 impianti sotterranei ultrasensibili capaci di ascoltare i sussulti universali. Per sentire serve il silenzio. Il nulla intorno a Sos Enattos crea l'ambiente migliore sulla Terra: l'ha stabilito un lustro di monitoraggi dell'Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare). Il disastro economico e demografico, per paradosso, diventa un valore come l'assenza di attività sismica.
IL SITO IDEALE Il deserto che lo circonda favorisce le rilevazioni dei flebili sussulti cosmici
I minatori lo sanno: quando la montagna è più forte, e non riesci ad andare avanti, chiudi quella galleria e cambi direzione. Devi seguire un altro filone. Quello del silenzio totale per accogliere l'osservatorio di Einstein potrebbe diventare il più ricco mai trovato. Stravolgerebbe gli equilibri del mondo scientifico e di quello, molto più piccolo e povero, di un paese di 1400 anime in provincia di Nuoro: Lula.
Sos Enattos richiama “sa ena”, la vena. Forse. Perché nemmeno chi conserva ciò che resta della miniera conosce l'origine del nome. I romani fecero scavare il primo pozzo. Volevano l'argento. Nel corso dei secoli l'interesse si è spostato sulla blenda, madre dello zinco. Le lunghe strisce chiare tagliano ancora il nero delle gallerie di scisto. «Non è esaurita, ci sarebbe molto da prendere»: Luca Loddo è direttore dell'impianto. Indossa la tuta della società regionale Igea, perché questo è un pezzo del Parco Geominerario sardo. Fino al '96 portava quella della Rimisa, altro ente isolano che controllava le estrazioni dal Nuorese al Sulcis. Minatore da tre generazioni, Loddo era tra gli ultimi trentacinque che hanno lavorato qui sotto. Ha vissuto anche l'illusione dell'avvio di uno stabilimento per la produzione di mattonelle di granito, alla fine degli anni Ottanta. A Cagliari però si era deciso che il settore non fosse strategico. Il nuovo futuro è finito subito. Tunnel, museo, laveria: sono chiusi al pubblico, ma il direttore tiene equilibrio e ordine come in un giardino zen postindustriale.
Grazie alle loro caratteristiche ambientali, le gallerie potrebbero ospitare l'Einstein Telescope  
L'ascensore del pozzo Rolandi funziona. Per decenni ha sprofondato nel buio gli uomini con il caschetto. E poi su, a fine turno. Ma è più facile entrare dalla rampa Tupeddu, una larga strada un tempo battuta dai camion che dalla bocca sul lato della collina penetra a spirale nella pancia della terra. Lungo la parete della ripida galleria è attaccato un tubo, resistente alle frane. Collegato all'esterno, finisce giù, a 85 metri di profondità, dietro grandi pannelli che chiudono una nicchia trasformata in laboratorio tecnologico. I paesi intorno no, ma la miniera è cablata con fibra ad alta velocità di connessione: i cavi hanno trasmesso i dati rilevati dai sensori installati da un'equipe di professori dell'università romana La Sapienza, dipartimento di Fisica.
Dal 2011 hanno misurato la profondità del silenzio. Sottoterra, in gallerie che si intersecano per oltre dieci chilometri. Dove, per affascinare i turisti che non ci sono più, erano stati risistemati i binari sui quali viaggiavano i carrelli carichi di minerali, parcheggiati i pesanti mezzi che sventravano la montagna e piazzate le macchine perforatrici, come se stessero per accendersi.
Il progetto, del costo di un miliardo di euro, prevede l'installazione di sensori sotterranei ultrasensibili
Era stato creato anche un gioco di luci colorate per riprodurre l’esplosione delle mine che aprivano i varchi nella roccia. Tutto è immobile. «Quando è stata fermata l’estrazione, che tristezza: una miniera silenziosa, abbiamo pensato, non è possibile», ricorda Loddo. Perché un tempo qui sotto c’era un rumore infernale che non s’interrompeva mai. Spenti motori e compressori, toccava ai candelotti di tritolo infilati in buchi che creavano tre cerchi concentrici nella parete da sventrare. Le squadre si allontanavano di duecento metri, l’addetto al detonatore schiacciava il pistone. I boati sfondavano i timpani, la polvere riempiva l’aria stantia e si depositava sui vestiti, sulle facce. E dentro i polmoni. «Se ho lavorato nella miniera? Vent’anni di carcere ci ho fatto lì sotto». Sebastiano Porcu ha 83 anni, vive in paese. Per capire le domande si affida a una protesi acustica: «Mine, perforatrici, pale meccaniche. Un fracasso continuo. Ora senza apparecchio non sento più nulla. Ce ne sono di lavori pesanti, o brutti. Ma come quello no. Quando scendi in galleria anche Dio, se ci credi, non ti vede più».
Per la scelta finale dell’osservatorio Sos enattos è in corsa con altre due località in Ungheria e Spagna
Racconta che negli anni ’70 con più di cento compagni si era asserragliato in galleria per 74 giorni: «Difendevamo il salario. I padroni ci avevano fatto delle concessioni poi, all’ultimo, hanno ritrattato ». L’anziano lulese non prova nostalgia: «Meno male che hanno chiuso. Dicono la galera, ma la galera era lì. Non è un caso che in antichità i condannati li mandassero in miniera». Per il diritto romano era la “damnatio ad metalla, poena proxima morti”. La condanna a morte era peggiore, ma di poco. Sofferenza e frastuono sono il passato. Ora c’è quiete. Le gocce d’acqua che trasudano dal soffitto scivolano così lente da cristallizzarsi. Si stanno trasformando in stalattiti. Un pipistrello dorme a testa in giù, appeso a un cavo d’acciaio conficcato nella parete. Niente lo disturba. Potrà volare nel buio seguendo gli ultrasuoni. Ma qui potrebbe arrivare un sistema artificiale infinite volte più sensibile del suo orecchio. Bisogna pensare a uno specchio d’acqua calmo, dove galleggiano lontani tra loro dei pallini di polistirolo, uniti da linee immaginarie tracciate sulla superficie.
I luoghi che un tempo erano animati da rumori infernali adesso conoscono un’insolita pace
Un sassolino gettato nello stagno creerà delle piccole increspature che aumentano, anche se impercettibilmente, la lunghezza delle linee, quindi la distanza tra le sfere. Se si trasforma lo stagno nello spazio siderale, i pallini in corpi celesti distanti miliardi di chilometri, l’innocua pietra in un cataclisma cosmico, allora le increspature diventano onde gravitazionali. Scosse in un universo a quattro dimensioni - tre di spazio, una di tempo - che Einstein aveva immaginato come un tappeto di gomma soffice: le masse più grandi, poggiate sopra, creano degli avvallamenti che attirano quelle più piccole. Spiegava così la forza di gravità. Le onde viaggiano alla velocità della luce, investono la Terra. A captarle ci sarà il telescopio sotterraneo che porta il nome del genio tedesco: l’impianto di sensori, specchi e laser avrà la forma di un triangolo con lati di dieci chilometri. Fulvio Ricci, docente di Fisica alla Sapienza, è il referente del team italofrancese che lavora a Cascina (Pisa) sul programma Virgo, con un interferometro di superficie: «Gli americani sono più avanti di noi», spiega, «ma siamo pronti per l’upgrade dei nostri sistemi». L’evoluzione. Per il 2018 l’Infn conta di partire con la costruzione del nuovo telescopio assieme con i partner europei: Francia (Cnrs), Olanda (Nikhef), Polonia (Pograw) e Ungheria (Rmki). «E Sos Enattos», conferma il docente, «è in competizione con altri due siti, uno ungherese e l’altro in Spagna, per la scelta finale. Per quattro anni abbiamo monitorato il rumore microsismico nelle gallerie, è bassissimo. Tanto che un giorno di burrasca abbiamo ascoltato la risacca che si infrangeva sugli scogli di Cala Gonone.
Non esistono interferenze antropiche. Nessuna industria, né grandi centri abitati. Sembra antipatico dirlo, ma per chilometri intorno ci sono più pecore che esseri umani. Il deserto economico può diventare una grande opportunità per la scienza».
LA MEMORIA Un vecchio operaio ricorda gli affanni: “Quando scendi laggiù persino Dio, se ci credi, non ti vede più”
Ricci non si sbilancia sulle possibili scoperte statunitensi: «L’annuncio si darà solo con le certezze». Ma assicura: «È dimostrato, il silenzio di Lula è perfetto per l’Einstein Telescope, noi spingiamo per realizzarlo lì». Allora forse Riemergerà dal buio anche Sancio. Un minatore di ferro costruito con scarti di attrezzi da scavo. Prende il nome dal marito di donna Raimonda Angioni, padrona dell’impianto alla fine dell’800. Sancio è impettito sulle gambe metalliche divaricate, alla fine di un budello abbandonato. Regge una perforatrice. È arrugginita, parte dopo un colpo su una leva. La miniera per qualche secondo si riempie del rumore assordante dello stantuffo. In controluce sembra di vedere un uomo che aggredisce la roccia. Ma la vera ricchezza, a Sos Enattos, potrebbe essere il silenzio che permette di ascoltare la voce dell’universo.
Enrico Fresu


 

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LA NUOVA SARDEGNA
 


8 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 16 maggio 2016 / Pagina 2 Fatto del giorno
Nascerà il 1° luglio di quest’anno. Ancora incerta la sede, Sassari in vantaggio
COME FUNZIONA L’AZIENDA UNICA
SASSARI La giunta ha dato il via libera alla Asl unica. Un impianto preciso e già chiaro in tutti i dettagli. Ci sarà una sola Asl, con un solo direttore generale che agirà sotto il controllo diretto della giunta regionale. La grande partita dei campanili si giocherà sulla sede della futura Asl unica. Sassari sembra essere in vantaggio per ospitare l’Asur. l’Azienda sanitaria unica regionale. Il 1 luglio il battesimo ufficiale. Sparisce la frammentazione, le 11 Asl si fondono in una sola azienda. E con loro vanno in pensione anche 11 bilanci, 11 sistemi di controllo di gestione del servizio. Secondo la giunta con questa legge si eliminano gli sprechi perché si crea un’unica centrale di spesa. All'interno di un sistema sanitario che da solo pesa mezza finanziaria regionale, quasi 3,5 miliardi di euro, l'Asur rappresenta un tassello all'interno del mega piano di rientro: il risparmio, che pure ci sarà e sfiorerà il 30 per cento, non è il primo obiettivo della riforma. Un esempio: il personale da impiegare e gli acquisti, tutto avverrà da una centrale unica. L'Asur non resterà sola. La riforma prevede un modello organizzativo a cinque. Oltre alla Asl unica, che subentra nel patrimonio e nelle funzioni alle Aziende sanitarie, resteranno in piedi l'azienda ospedaliera Brotzu, le due ospedaliero-universitarie di Cagliari e Sassari e l'Azienda regionale dell'emergenza e urgenza (Areus). Il progetto disegnato dalla giunta Pigliaru prevede che l'Asur assuma il controllo gestionale dell’intero sistema sanitario: una specie di cervellone che prenderà in carico servizi, personale, acquisti, stipendi ma anche procedure di selezione e reti informatiche. Non solo. L'Asur dovrà definire gli accordi con le strutture pubbliche, e stipulare i contratti con quelle private e con i professionisti accreditati. Il disegno di legge fissa la data del 1 luglio per il battesimo dell'Asur. Entro il 30 giugno dovrà essere nominato il nuovo direttore generale. Che in 18 mesi dovrà dimostrare di avere compreso il senso della sua missione: in un anno e mezzo il manager dovrà completare l’operazione di allineamento dei bilanci. Con l'Asur nascono le Assl, cioè le Aree socio-sanitarie locali. Saranno 8, come le vecchie province e come gli ambiti delle vecchie Asl. L'evoluzione delle Aree ricalcherà i confini stabiliti dalla riforma degli enti locali. In ogni Area ci sarà un certo numero di distretti socio-sanitari: a stabilire numeri e ambiti territoriali sarà il direttore generale dell'Asur.
 
 


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