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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
14 May 2016
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA


1 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 maggio 2016 / Cronaca Regionale (Pagina 15 - Edizione CA)
Da stamattina entra nel vivo la ventesima edizione del tradizionale appuntamento
LA CITTÀ METTE IN MOSTRA I TESORI
Due giorni di visite a musei, chiese palazzi e sotterranei

È il turno di Cagliari. Monumenti Aperti - edizione numero venti - arriva anche in città. Ottanta siti a disposizione, si parte oggi, si replica domani.
IL BARATTO E VILLANOVA Si va dalle visite guidate tra i vialetti ricchi di aneddoti del cimitero di Bonaria, sino alla chiesa di San Simone (a Sa Illetta), risalente probabilmente al 1406, quando l’arcivescovo la cedette al priorato di San Saturnino. Una sorta di baratto, con una contropartita di rispetto: la chiesa di Santa Lucia di Lapola e il Monastero, i cui resti si offrono ancor oggi a chi passeggia per la Marina. Tappa a Stampace, nella cripta di Santa Restituta: nata come cava di blocchi di calcare, poi diventata luogo di culto, deposito di anfore, e abbandonata per dodici anni, prima di essere riutilizzata come luogo di culto.
FULLONICA Il tour prosegue alla Cittadella dei Musei, dopo la tappa a Fullonica, il palazzo dell’Inps. Il nastro si riavvolge, si ferma al 1956, quando durante i lavori per la costruzione di un secondo corpo di fabbrica, vennero a galla antiche strutture murarie che richiesero l’intervento della Soprintendenza. Dagli scavi emersero i resti di un pozzo e alcune vasche, attribuibili a una fullonica: laboratorio per il lavaggio e la tintura delle stoffe.
SOTTERRANEI E CASTELLO Per chi non soffre claustrofobia l’occasione è giusta per intraprendere un viaggio sotto il cuore della città. Nulla di meglio dei centottanta metri tra i cunicoli della gallerie rifugio di Don Bosco. Il tour prosegue a Castello. Anche se l’ascensore delle scalette Santa Chiara è ancora fuori uso. Le opzioni sono diverse, tra le tante: visita guidata al Ghetto degli Ebrei, realizzato nel 1738 e intitolato a Carlo Emanuele III. Sosta in piazza Arsenale e al Museo d’Arte Siamese.
IL MIRACOLO E L’EX MUNICIPIO Monumenti Aperti riesce anche a far aprire l’Orto Botanico, solitamente chiuso nel fine settimana. Colpa dei fondi, insufficienti a pagare lo straordinario al personale. Ma questa è un’altra storia. Il cammino continua, tra le corsie dell’Ospedale Civile e i suoi sotterranei. Nuova salita, sino a Palazzo di Città, sede del Municipio fino al XX secolo, quando il sindaco Ottone Bacaredda decretò il trasferimento in via Roma.
MOLENTARGIUS, TIGELLIO E I TEATRI Pochi passi ed ecco Palazzo Viceregio, entrato in possesso della Provincia nel 1885. Il Parco naturale di Molentargius domani non sarà visitabile la mattina, dalle 9 alle 13, ragione valida per andarci oggi. E ancora: Tuvixeddu, Pinacoteca, Pozzo di San Pancrazio, visite al teatro Civico, delle Saline, al Lirico e al Massimo. Oppure al tempio punico-romano di viale Trieste o a villa di Tigellio. C’è anche a Pirri: porte aperte all’ex Vetreria e all’Exmè, In più diversi momenti musicali, mostre e attività pensate anche per i più piccoli. Come la caccia al tesoro con partenza dalla scalinata di Sant’Anna, alle 15,30, o il laboratorio didattico (ri)costruire Castello, in programma nella facoltà d’Ingegneria.
Sara Marci
 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 maggio 2016 / Esteri (Pagina 18 - Edizione CA)
L’ambasciatore in Italia Phillips: fate sapere agli americani come si vive qui
Gli Usa alla scoperta dell’Isola: «Avete enormi potenzialità»

Ha scoperto la Sardegna, e quasi non vorrebbe andare via. «Qui ti accorgi subito di quanto la vita sia pacifica e rilassata», riflette John R. Phillips, ambasciatore Usa in Italia, contemplando la laguna di Santa Gilla dalla terrazza dell’Unione Sarda. «Ho viaggiato in tutta Italia, conosco bene Roma e Milano, piene di rumore, attività, stress», dice Phillips, tracciando un primo bilancio dei suoi quattro giorni di visita ufficiale nell’Isola: «Da voi la gente non è stressata. Ecco perché vive di più».
Ha incontrato imprenditori, accademici, la Giunta. Che cosa l’ha colpita di più?
«I vostri grandi talenti, la storia. Avete un potenziale enorme, sono molto ottimista per il futuro della Sardegna: è l’ideale per un progetto di vita e di lavoro. Potete per esempio concentrarvi sull’indipendenza energetica. Avete il sole, il vento, potete portare i migliori esperti e diventare un modello per tutto il mondo. Incontrando i rettori delle due università mi ha colpito l’attenzione per l’innovazione, su cui è necessario puntare per sviluppare i talenti».
Che cosa vi siete detti col presidente Pigliaru?
«Lui ha un programma ottimo e ambizioso. So che è nuovo in politica, arriva dall’università. Abbiamo parlato di come far conoscere al mondo la Sardegna, raccontare quanti di voi hanno superato il secolo di vita».
Negli Usa è poco nota.
«Vero, dovremmo saperne di più. Per voi è un’occasione: gli americani amano l’Italia, ogni anno vengono in sei milioni. La Sardegna può promuoversi dicendo: avete visto molto dell’Italia, ma vi manca una delle sue parti migliori per qualità della vita, spiagge, cibo. Il problema è come utilizzare le vostre doti naturali per creare lavoro, perché qui la crisi ha colpito di più. Ma mi hanno colpito le idee del governatore e del giovane sindaco di Cagliari. Collaboreremo».
L’Isola può attirare anche gli investitori americani?
«Sì, ma tocca a voi spiegargli perché dovrebbero investire qui. Avete anche una forza lavoro ben preparata e con un forte senso di lealtà. I sardi restano in Sardegna: ciò che colpisce Amazon, e altre aziende arrivate qua, è che se un sardo ottiene un buon lavoro non se ne va».
Perché è raro che le aziende Usa investano in Italia?
«Per la legislazione, la burocrazia troppo lenta, l’instabilità dei governi. Questa reputazione vi penalizza. Ne parliamo spesso col premier Renzi. Avete avuto 63 governi dopo la seconda guerra mondiale: negli Usa, dodici. Perciò trovo molto positiva la proposta di riforma costituzionale, il referendum di ottobre è decisivo».
Quindi vi augurate che la riforma sia approvata?
«Certamente. Il presidente Obama e il vice Biden sostengono le riforme di Renzi. Crediamo che facciano bene all’economia italiana, e ciò che fa bene all’Italia fa bene all’Europa, e agli Usa».
Giudizio positivo anche sul Jobs Act? Ritiene che ora le cose vadano meglio?
«Beh, serve tempo. Le cose non cambiano in una notte. Bisogna essere pazienti, ma persistenti. Certe riforme sono forse dolorose per qualcuno, ma necessarie. La rigidità del lavoro non aiuta, in America non c’è niente di simile. Il Jobs Act è un passo nella giusta direzione».
Nell’accordo tra Obama e la Fiat, chi ha guadagnato di più? Gli Usa o Marchionne?
«Vede, per via della crisi General Motors e Chrysler erano sull’orlo del fallimento. Nessuno voleva rilevarle, e nei sondaggi il 65% diceva: lasciatele fallire. Obama è andato controcorrente e ha detto: non possiamo permetterci di perdere l’industria dell’auto. Chrysler aveva bisogno di un partner forte e lo ha trovato nella Fiat, che ha fatto un ottimo affare».
Anche gli Stati Uniti.
«Eccome: si sono salvate anche le aziende dell’indotto. Oggi abbiamo un milione di posti di lavoro che altrimenti non esisterebbero più. La nostra economia è più forte, Chrysler è più forte: hanno vinto tutti. Una vittoria della leadership».
In che senso?
«C’è stato il coraggio di Obama di andare contro la pubblica opinione, ma dobbiamo anche ringraziare John Elkann e Marchionne per aver preso i loro rischi».
La forza della leadership è l’eredità politica di Obama?
«Sono molte le sue eredità politiche, forse non abbastanza apprezzate oggi in patria, ma lo saranno di più in futuro, specie se guardiamo a chi potrebbe subentrare. Ha mostrato grande leadership soprattutto nel fare gli investimenti che ci hanno portato fuori dalla crisi: la disoccupazione era al 10%, ora è al 5. Pil in crescita, 16 milioni di nuovi posti di lavoro. E poi la riforma sanitaria: altro esempio di leadership, perché era impopolare presso una parte del Paese».
Perché gli Usa hanno recuperato così rapidamente dopo la crisi, e l’Europa no?
«Grazie agli investimenti e agli incentivi. Nel dibattito tra il premier Renzi e la cancelliera Merkel, investimenti contro austerità, noi sosteniamo la proposta di Renzi. Devi spendere per creare lavoro e avere benefici a lungo termine, con i gettiti fiscali».
Che cosa può fare di più l’Italia per combattere il terrorismo internazionale?
«Per gli Usa la lotta al terrorismo è prioritaria. L’Italia è un partner molto collaborativo, abbiamo relazioni ottime, anche tra le intelligence. Bisogna lavorare tutti insieme: è un problema comune, degli Usa e dell’Europa».
Condivide il Migration Compact proposto da Renzi per aiutare i Paesi africani e frenare l’arrivo dei migranti?
«Bisogna capire perché i profughi partono e come spingerli a non farlo. L’Italia ha speso, da sola, milioni e milioni ogni mese per soccorrerli. L’Europa diceva: non è un nostro problema. Beh, invece lo è. Non fermi la gente affamata con il filo spinato. Se la Germania ha accolto i migranti, è perché le servono milioni di persone per i lavori che i tedeschi non fanno. L’immigrazione è necessaria, in un’Europa che perde popolazione. Pensi a questa gente: corrono rischi enormi per arrivare qui, cercano una vita migliore. Sono molto motivati, possono lavorare duro. L’America è cresciuta così».
Anche la sua famiglia arriva dall’Italia, vi chiamavate Filippi, giusto?
«Esatto, i miei nonni erano friulani. Volevano una vita migliore e hanno lavorato duro per ottenerla. L’immigrazione è un problema difficile, ma bisogna gestirla. E riguarda tutti i Paesi, anche la Germani e l’Austria».
Giuseppe Meloni
 
 
 
3 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 maggio 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
Progetto promosso da Microsoft, due giorni di corsi intensivi all’Università
La tecnologia sarà donna: 400 ragazze nella Nuvola rosa

Le nuove tecnologie? In Italia, un settore di studio e di lavoro ancora troppo spesso appannaggio dei maschi. Invece, giurano gli esperti, dovrebbero essere un affare per donne: «Sono più precise, più creative e più critiche», spiega in un video un coordinatore di Avanade, azienda che assieme ad Accenture ha aperto a Santa Gilla un polo tecnologico dove lavorano 250 persone. «Io ne assumerei subito, di donne - commenta l’amministratore delegato Mauro Meanti - ma ho un problema: dall’Università non ne escono abbastanza». E sì che, sottolinea Paola Cavallero, direttrice marketing di Microsoft Italia, secondo stime della Comunità europea, nel Vecchio continente nel 2020 ci sarà bisogno di coprire 2,3 milioni di posti di lavoro per i quali rischiano di non esserci candidati né candidate.
LA PRESENTAZIONE Se ne è discusso ieri mattina a Cagliari, nell’aula Maria Lai, in via Aurelio Nicolodi, alla presentazione della tappa sarda di Nuvola Rosa, progetto nato quattro anni fa su iniziativa di un gigante del settore a livello mondiale: Microsoft. Obiettivo: aiutare le giovani italiane a superare il divario che le separa dai coetanei di sesso maschile nella formazione e nelle carriere in ambito scientifico.
Tra giovedì e ieri, circa 400 ragazze dai 17 ai 24 anni (molte delle quali ieri erano alla presentazione, riconoscibili dalle vistose magliette fucsia) hanno potuto partecipare ai corsi di formazione specializzata ospitati dall’Ateneo cagliaritano e promossi, oltre che da Microsoft, da partner come Accenture, Asus, Avanade e Aviva. Un’occasione per conoscere da vicino le opportunità del digitale, aprire un dialogo diretto con le aziende che assumono attraverso l’organizzazione di colloqui, capire quali sono le competenze richieste dal mercato. Altrettanto è accaduto nelle scorse settimane a Bari e Napoli, le altre due città scelte per questa quarta edizione di Nuvola rosa, coinvolgendo in tutto circa 2.000 giovani.
OPPORTUNITÀ L’incontro di ieri, coordinato dalla giornalista Patrizia Tossi, è stato aperto dai saluti istituzionali della rettrice Maria Del Zompo (che si è detta entusiasta dell’adesione dell’Ateneo all’iniziativa) e di John R. Phillips, ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia che ha sottolineato l’importanza delle pari opportunità, rimarcando che nel lavoro, laddove vi siano donne coinvolte, si hanno risultati migliori. Altre opportunità di mercato sono state illustrate da Elisa Peretti, responsabile marketing di Aviva, Manuela Lavezzari, marketing manager di Asustek Italy e Raffaele D’Orsi, responsabile global delivery network di Accenture.
Marco Noce
 
 
 
4 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 maggio 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
MATERIE. Lezioni dedicate a programmazione, big data e story telling
Nuovi saperi di cui non si può fare a meno

«Abbiamo voluto comunicare alle ragazze di Cagliari e della Sardegna la consapevolezza dell’opportunità che le materie tecnologiche e scientifiche possono offrire sia in un percorso universitario sia nella carriera. Queste materie aprono possibilità di carriera interessanti e, rispetto ad altri settori, permettono di conciliare meglio impegni lavorativi e vita privata, ed essere al tempo stesso moglie, madre e manager». Parola di Paola Cavallero, direttrice marketing di Microsoft Italia, promotrice di Nuvola Rosa.
Al centro della due-giorni cagliaritana sono state le cosiddette discipline Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). I corsi hanno spaziato dall’approfondimento degli ambiti più tecnici, come il coding (programmazione informatica), il cloud computing (insieme di tecnologie che consentono l’accesso a risorse in modo configurabile in base a un determinato utilizzo) o i big data (enormi raccolte di dati, elaborabili solo con tecnologie specifiche), alla creazione della brand identity (significati e valori simbolici legati a un determinato marchio commerciali) o dello sviluppo dello story telling (narrazione) digitale. Ma le ragazze che hanno partecipato ai corsi hanno anche potuto mettere a confronto competenze, idee e visioni di donne che hanno fatto strada con e grazie alle opportunità della tecnologia, nei settori più svariati.
«Oggi anche l’architettura e il diritto, l’arte o le materie umanistiche sono impensabili senza l’apporto della tecnologia», conclude Cavallero. (m. n.)
 
Disparità fra generi sul posto di lavoro
Con la mania per i termini inglesi tipica dei linguaggi tecnici contemporanei, gli esperti la chiamano diversity e spiegano che è un « driver di crescita dell’intero Sistema Paese». In pratica significa che si cresce (in termini di competitività e di occupazione) laddove uomini e donne lavorano insieme. E in Italia, dove risulta occupato il 70,6 per cento degli uomini ma solo il 50,6 per cento delle donne, siamo messi male. Soprattutto nel Mezzogiorno, in forte ritardo rispetto al Centro-Nord.
E la Sardegna come sta? Nel mezzo, a metà strada fra la media nazionale e il dato medio per il Mezzogiorno. Secondo i dati Istat, nel 2015 sono diminuiti i disoccupati (15 mila in meno rispetto al 2014) e il tasso di disoccupazione è passato da 19,1 a 16,7, e sono aumentati gli occupati, 25 mila in più, con un incremento del 4,5 per cento. Il tasso di occupazione è al 50,8 per cento (circa 574.300 unità), contro il 43 per cento del Mezzogiorno (+2,3 per cento) e vicino al valore nazionale, che è il 56,7 per cento.
Segnali di una ripresa trainata dal dinamismo dell’occupazione femminile, il cui tasso in Sardegna è superiore a quello che si registra nel Mezzogiorno: 42,9 per cento contro il 30,8 per cento, più vicino al valore nazionale, pari al 47 per cento. La variazione registrata nell’Isola è del +8,1 per cento, contro il 2,4 per cento della media del Mezzogiorno e lo 0,4 per cento nazionale. Il numero delle donne occupate sarde è salito a 239.700 contro le 221.700 circa del 2014.
 
 
 
5 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 maggio 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
SANITÀ. La somma che ogni anno Asl 8, Brotzu e Aou spendono in polizze assicurative
OTTO MILIONI PER ERRORI MEDICI
Richieste risarcitorie per ostetricia, ginecologia e ortopedia

Più di otto milioni di euro per salvare la pelle ai medici: tanto costano alla sanità cagliaritana le polizze assicurative per far fronte ai risarcimenti danni legati a presunti errori dei camici bianchi. Una cifra suddivisa, per l’anno 2015, tra Azienda ospedaliera universitaria, Asl 8 e Brotzu: spesa sostenuta per mettersi al riparo dalle cause intentate dai cittadini che si ritengano vittime di malasanità, in conseguenza di una terapia sbagliata o di un errore chirurgico o diagnostico. Una via obbligata di fronte al boom di denunce degli ultimi anni, spesso concluse con l’assegnazione di un indennizzo al paziente. Tanto per capire: l’azienda Brotzu sborsa per la sua polizza tre milioni e 300mila euro all’anno, a cui si aggiunge un fondo-rischi per ciò che l’assicurazione non copre. Quanto poi si spenda per risarcire i cittadini danneggiati non si sa, almeno per il singolo anno.
IL QUADRO Dai dati della Regione emergono però cifre milionarie: nell’ultimo decennio, fra tutti e tre i presidi sanitari, sono stati messi da parte quasi 72 milioni di euro, con una media annuale che quindi viaggia sui 7 milioni circa. Soldi sottratti ad altre voci della sanità, con la certezza che di questi 72 milioni 23 sono quelli liquidati ai cittadini che, a fine causa, si sono visti riconoscere l’errore medico. L’emergenza è tale da richiamare l’attenzione delle regioni, che finora si sono mosse in ordine sparso, con aziende che gestiscono il rischio medico in regime di auto-assicurazione o attraverso un fondo ad hoc. La Sardegna, ad esempio, di fronte alle denunce che crescono di anno in anno (406 nel 2012, 462 nel 2013 e 440 nel 2014) - ultimi dati disponibili - ha ritenuto di stanziare 67 milioni di euro per quel triennio, dopo aver catalogato i vari casi (per errore chirurgico, diagnostico e terapeutico o caduta accidentale) e i settori della sanità più bersagliati da richieste risarcitorie (ortopedia e traumatologia, ostetricia e ginecologia, pronto soccorso e chirurgia generale). Dati che giustificano l’ultima delibera dell’assessorato alla Sanità sul rischio clinico: proprio per garantire la sicurezza dei pazienti e la tutela degli operatori sanitari, sono state introdotte nuove linee di indirizzo che prevedono «l’individuazione di professionisti adeguatamente formati, i risk manager, sia a livello aziendale che negli ospedali e nei reparti».
IL FUTURO Intanto è già passata alla Camera la “legge Gelli”, ora in discussione al Senato, in commissione Sanità. Fra gli autori del testo finale, il deputato sardo Pierpaolo Vargiu, già presidente della Federazione regionale dell’Ordine dei medici: «Fermo restando il principio che il cittadino deve essere risarcito da ogni danno ingiusto, i professionisti potranno lavorare con più serenità. La legge - dice Vargiu - è stata fatta nell’interesse del paziente, con l’intento di ridurre la quota di 10 miliardi di euro che oggi svaniscono nella medicina difensiva, a cui i medici ricorrono sempre più per tutelarsi da eventuali iniziative giudiziali».
Carla Raggio
 

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LA NUOVA SARDEGNA
 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 14 maggio 2016 / Pagina 19 - Ediz. nazionale
Il rettore: «Nel cda non entra in automatico il più votato»
SASSARI Il rettore dell’Università Massimo Carpinelli difende la nomina all’interno del Cda ad opera del Senato accademico di un componente del personale tecnico amministrativo che aveva ottenuto un numero inferiore di voti rispetto ad altri. È successo questo: uno dei candidati, rappresentante della Uil, ha ottenuto 163 preferenze: altri due candidati si sono fermati a 91 voti, mentre gli ultimi due hanno incassato solo qualche preferenza. Per il personale tecnico e amministrativo non c’era alcun dubbio, il candidato che aveva ricevuto 163 preferenze era quello destinato a ricoprire l’incarico nel consiglio di amministrazione. E invece, rettore e senato accademico hanno scelto uno dei due candidati che aveva ricevuto solo 91 preferenze. «È un atto pienamente conforme a quanto previsto dall’aricolo 26, comma 5, dello Statuto dell’autonomia – spiega Carpinelli – nel comma è palese la previsione che il Senato debba effettuare la propria scelta tra una rosa tripla di nominativi risultati i più votati. I tre candidati, rispetto alla possibile designazione sono tutti sullo stesso piano. Altrimenti lo statuto avrebbe previsto l’investitura automatica sul candidato più votato». Quindi, secondo il rettore, il risultato elettorale non può essere evocato come criterio univoco di scelta. «Lo Statuto vuole evidentemente che sia il Senato a decidere e la competizione elettorale ha solo una funzione intermedia ma non determinante ai fini della designazione». E prosegue: «Non c’è stata dunque alcuna lesione dello spirito della consultazione pubblica e nè alcuna grave lesione della capacità della componente del personale tecnico amministrativo di proporre i propri rappresentanti legittimati sia sotto il profilo curriculare che dal voto». I sindacati però hanno giudicato la scelta del senato incomprensibile. Hanno inviato una lettera al rettore, annunciando lo stato di agitazione e l’interruzione delle relazioni sindacali. «Per quanto riguarda la presunta condotta antisindacale, non capiamo una tale affermazione visto che il rapporto con i sindacati è sempre stato auspicato. La rottura delle relazioni è lecita ma del tutto fuori misura rispetto ai fatti». Il rettore quindi ribadisce ancora una volta la propria disponibilità al dialogo.
 
 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 14 maggio 2016 / Pagina 2 - Ediz. nazionale
“LA LUDOPATIA È UN VERO CANCRO”
L’economista Pelligra: “Influenziamo il mercato, premi a chi non ci guadagna”
CAGLIARI «Gioco responsabile? È solo una formula pubblicitaria. Purtroppo è impossibile che lo Stato imbastisca politiche di contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo». Vittorio Pelligra, professore di Politiche economiche all’università di Cagliari non ha dubbi sulla reale portata del gioco d’azzardo in Italia e, quindi, anche in Sardegna: «Ha detto bene papa Francesco, è un cancro». I motivi per una classificazione così netta vengono fuori quando il professore esprime il suo parere sulla vicenda: «È un settore troppo redditizio e garantisce entrate sicure. Anzi, verrà incrementato». Purtroppo sembra una strada senza uscita, un vicolo cieco in cui si sono infilate anche le amministrazioni comunali che hanno provato a combattere il fenomeno: «Un esempio», spiega Pelligra, «nonostante gli incentivi promessi dal Comune a chi eliminava le slot, a Oristano solo due esercizi hanno aderito all’iniziativa: Perchè? È chiaro, se ti propongono uno sconto sulla Tari di 800 euro e tu ne guadagni 1600 dalle slot perché dovresti accettare?». Accantonato il sistema degli incentivi, Vittorio Pelligra e gli attivisti del movimento Slotmob hanno deciso di iniziare a praticare una forma di sostegno più diretta: «È il voto di portafogli. Usiamo le regole del marcato per creare pressione all’offerta». In altre parole, gli attivisti di Slotmob si riuniscono e scelgono un bar in cui consumare, ad esempio, un aperitivo per un centinaio di persone. Così si contribuisce a rendere più pingue il guadagno del bar che non ospita le slot: «Lo possono fare tutti, anche volta per volta. Basta evitare gli esercizi in cui non si gioca e fare i propri acquisti dove non ci sono slot. Oltre alla piccola compensazione economica diamo anche visibilità all’esercizio commerciale», aggiunge il professore. Un esempio di quello che possono fare il voto di portafoglio e la volontà popolare è andato in scena nei giorni scorsi, quando il movimento Slotmob ha invaso le piazze di 63 città italiane, tra cui Cagliari, Sassari e Oristano: «È andata molto bene e abbiamo provato a diffondere il nostro messaggio. Speriamo di esserci riusciti perché purtroppo continuiamo ad assistere a fatti incredibili che passano sotto silenzio. Ad esempio, un rapporto incrociato di Guardia di finanza e Corte dei conti ha dimostrato inequivocabilmente che la diffusione del gioco d’azzardo legale ha incrementato anche quella delle scommesse e dei giochi clandestini. Non solo, è ormai appurato che le mafie utilizzano i canali del gioco per riciclare il denaro sporco». Come se il gioco legale fosse il liceo in cui si forma il giocatore mentre quello clandestino fosse l’università, dove le puntate le diventano più pesanti e aumentano i rischi. L’ultimo accenno è dedicato ai testimonial del gioco d’azzardo. Personaggi famosi che attirano i giocatori: «Mi riferisco a campioni del calibro di Tania Cagnotto, Gigi Buffon, Francesco Totti e Ronaldo. Non sanno quello che fanno, voglio sperare che non se ne rendano conto. Il gioco responsabile non esiste e non esisterà mai». (c.z.)
 
 


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