Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 April 2016
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

redazioneweb@unica.it

 
L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di sabato 2 aprile 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
ARTECRACY.EU. Insieme alla tv web
Nasce oggi il giornale dell’arte
Nasce ufficialmente oggi, Artecracy.eu, il nuovo giornale on line dedicato all’arte contemporanea. Il progetto, che coinvolge ragazzi europei, si avvale anche di una tv web. «Artecracy è un posto dove si può parlare d’arte e basta - sostiene Marzio La Condanna, vicedirettore della rivista - dove fare il punto su alcuni temi specifici. Si tratta del naturale sbocco di una vita fatta di interesse per l’arte, nato dallo studio post accademico di un gruppo di persone che hanno deciso di mettersi insieme per un interesse comune». Artecracy è il prodotto di un gruppo di ragazzi, la cui età media è sotto i trent’anni. Il giornale è realizzato anche grazie al contributo dell’Università e dell’Ente Regionale per il diritto allo studio universitario di Cagliari. Per info: Stefano Cariello: 340-6140256; Marzio La Condanna: 333-5940717; artecracy@gmail.com.
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di sabato 2 aprile 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
L’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru ha presentato il nuovo responsabile del servizio
Le donazioni di organi sono in calo: il centro trapianti rischia la chiusura

L’allarme rosso si è acceso alla fine dello scorso anno: i 52 interventi effettuati nel corso del 2015 hanno rischiato di far perdere l’accreditamento a qualche centro trapianti. Uscendo dalla fredda terminologia burocratica, “perdere l’accreditamento” significava non fare più in Sardegna alcuni interventi. E ricominciare la triste consuetudine dei “viaggi della speranza”.
LA SITUAZIONE Secondo le norme occorre effettuare un certo numero di trapianti per conservare l’accreditamento: stando agli gli standard minimi, devono essere fatti almeno trenta trapianti di rene, venticinque di fegato e altrettanti di cuore (sono previsti anche quindici di polmone ma questo intervento non si effettua nell’Isola). Ebbene, lo scorso anno si è registrato un calo preoccupante rispetto al passato: in linea i trapianti di rene (ne sono stati fatti 34), si è scesi sotto i limiti sia per il fegato (11) che per il cuore (soltanto tre). È stato l’ annus horribilis per i trapianti in Sardegna: globalmente ne sono stati effettuati 52, rispetto a una media di 70, 75 l’anno (a parte i picchi del 2007, con 99, e del 2011, 98).
LA CRESCITA Ieri mattina, nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo responsabile del Centro regionale trapianti Lorenzo D’Antonio, è stato fatto il punto della situazione. Il calo dello scorso anno, ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru, è stato causato da una serie di circostanze sfavorevoli: l’aumento del numero delle opposizioni alla donazione ma anche alcuni problemi strutturali in alcune realtà importanti come il Brotzu. Il trend sembra essersi, fortunatamente, invertito: nei primi tre mesi del 2016, sono stati già effettuati 33 trapianti (20 di reni, 2 di cuore, 11 di fegato).
IL RESPONSABILE Numeri incoraggianti. Ma c’è ancora tanto da fare. La nomina di D’Antonio si inserisce proprio in questa filosofia. «Abbiamo scelto lui», ha spiegato Arru, «per portare qui il “modello Toscana”». Il nuovo responsabile arriva dall’azienda universitaria di Careggi, un luogo dove per due anni ha lavorato Rafael Matesanz, considerato l’ideatore del sistema dei trapianti in Spagna, lo Stato che attualmente è considerato un’eccellenza nel settore. «Ma se ho accettato di venire qui», ha puntualizzato, «è perché anche la Sardegna rappresenta un’eccellenza. Le potenzialità sono davvero enormi».
LA POLEMICA D’Antonio prende il posto lasciato da Francesca Zorcolo che era stata chiamata a dirigere ad interim il Centro dopo l’addio di Carlo Carcassi. Una nomina che, non poteva essere altrimenti, ha scatenato una polemica politica: perché, è stato chiesto, non è stato nominato un professionista sardo? E perché si è deciso di pagare il responsabile dopo che Carcassi aveva svolto gratuitamente quel compito? «Perché», ha detto Arru, rispondendo alla prima obiezione, «abbiamo deciso di importare un modello vincente come quello toscano». Del tema retribuzione (D’Antonio prenderà quanto un primario, cioè circa 104 mila euro lordi) ha parlato, invece, lo stesso Carcassi. «Quando, dieci anni fa, l’assessora Dirindin mi chiese di occuparmi del Centro, accettai perché avevo il tempo per farlo. Poi, il sistema è diventato sempre più complesso. A quel punto, non mi è stato più possibile conciliare la mia attività professionale con questo impegno».
IL FUTURO Il nuovo responsabile sta già incontrando tutti gli operatori del settore trapianti. Punta a risolvere una serie di problemi. Intanto, nonostante l’Isola sia virtuosa rispetto alle altre regioni in tema di non opposizioni (circa il 25 per cento rispetto a oltre il 30 nazionale) occorre ampliare la platea dei potenziali donatori operando con i Comuni per far sì che la volontà sia espressa nelle carte d’identità. Ma serve risolvere una serie di problemi strutturali: la legge italiana è particolarmente severa; per procedere al prelevamento degli organi occorre l’accertamento di morte cerebrale che viene fatto da un collegio formato da un medico legale, un anestesista e un neurologo. Capita che, in realtà piccole, una di queste figure non faccia parte dell’organico. Un problema, visto che la procedura deve essere fatta in sei ore. Uno dei tanti problemi che, in realtà, ha spiegato Arru, deve essere risolto in maniera strutturale. «La legge sulla rete ospedaliera servirà proprio a mettere ordine anche in questa materia».
Marcello Cocco
 
 
3 - L’UNIONE SARDA di sabato 2 aprile 2016 / Cultura (Pagina 47 - Edizione CA)
LA STORIA L’opera del computer selezionata per un premio letterario in Giappone
Il libro scritto da un robot sfida l’umana creatività
I l giorno in cui il computer scrive un romanzo non solo è arrivato, come dice il titolo del libro sfornato da un piccolo robot giapponese, ma il suo lavoro è stato addirittura selezionato per un premio letterario. Insieme ad altri libri pensati e scritti dagli umani. Questo vuol dire che l’intelligenza artificiale ha superato l’ultimo limite e si è impadronita di quel territorio dove fantasia, cultura, esperienza si intrecciano e si fondono nell’imprevedibile momento di creatività? E ancora, questo cervello computerizzato è riuscito a spazzar via il totem del premio letterario, olimpo un po’ inquinato, al quale accedono gli eletti della bella scrittura?
Dunque, della curiosa e spazziante notizia del romanzo-bot dal facile titolo autobiografico, bisogna subito dire che ha dentro di sé una buona parte umana. Che la si chiami cuore o programma. Lo rivela Hitoshi Matsubara alla testa del gruppo di lavoro dell’Università del Futuro di Hakodote, padre del robot-scrittore. Il team ha scelto parole e frasi da un romanzo esistente, ha suggerito idee e personaggi per la trama ma alla fine è stato davvero il robot attrezzato di raziocinio artificiale a comporre un testo che ha brillantemente superato la selezione per il premio letterario “Nikkei Hoshi Shinichi”. Concorso aperto a tutti (compresi testi scritti da un software, ma rigorosamente in forma anonima) e dedicato allo scrittore di fantascienza, autore di un profetico romanzo dal titolo “Il robot furbetto”.
Franco Meloni è un fisico-narratore: «Cercavano di farmi capire il senso della probabilità - osserva - dicendo che “in un tempo abbastanza lungo, l’infinito, anche una scimmia, picchiando su una lettera22, avrebbe potuto produrre una tragedia di Shakespeare”. Se un computer vince un bravissimo umano a scacchi, perché non potrebbe, istruito con regole di grammatica e di sintassi, con un vocabolario e con tanto tempo, scrivere un racconto? Il tempo, ora, per i computer, quasi non esiste, data la velocità. Sarò veramente sorpreso, comunque - aggiunge Meloni - di notare un evidente e continuo uso dell’umorismo. Se Oscar Wilde può simulare una macchina, credo, e spero, che non succeda il contrario. Ma non è detto. In quanto ai critici, poverini, sono molto umani, con tutti i difetti di fabbricazione". E conclude: "E se i computer dipingessero, come alcuni scimmioni, sarebbero disastri inimmaginabili. Ma questo è un altro film».
Un passo alla volta. Per ora si fanno i conti con un robot-scrittore, un sofisticato assemblaggio di software ma dotato di quel luciferino acume (artificiale) che lo fa essere addirittura creativo. Ultima frontiera dell’ossimoro. A metterci in guardia sulla romantica idea di creatività è Franciscu Sedda, docente di Semiotica all’Università Tor Vergata di Roma: «Mi chiederei, al contrario, - avverte lo studioso - se la nostra creatività è diventata così prevedibile e così di maniera da poter essere “programmata”. E ancora, se questo non ci indica che i nostri gusti si sono fatti così conformisti da poter essere soddisfatti da opere inumane. E infine se questo non ci indica che nei premi letterari è scomparsa la letteratura, ovvero la capacità di raccontare l’imprevedibile, nella forma e nella sostanza. Insomma, o la macchina è riuscita a produrre l’imprevedibile, e allora merita di essere raccontata, oppure siamo noi che non sappiamo più fare narrativamente i conti con l’imprevedibilità».
Segno del tempo. Non è la prima volta che un robot, programmato dagli umani, fa, o prova a fare cose che lo rendono così simile a chi lo ha ingegnosamente costruito. Per tutti, conseguenze incluse, vale l’esempio di Hal, il computer c1B8 a bordo dell’astronave di 2001 Odissea nello spazio. «Se molti esseri umani smettono di amare, di pensare o di scrivere decentemente e sensatamente, perché i robot prima o poi non dovrebbero evolversi?" si chiede Daniele Barbieri, giornalista, autore di un blog, esperto di letteratura di fantascienza. «A leggere alcuni libri “umani” di successo così freddi e automatici penso siano stati scritti dalle case editrici con qualche logaritmo. Sono certo - aggiunge - che prima o poi i robot diventeranno creativi: è nell’ordine dell’evoluzione; fanno più paura gli eredi dell’homo sapiens mentalmente arrugginiti».
Caterina Pinna
 

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LA NUOVA SARDEGNA
 
4 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 2 aprile 2016 / Ediz. Oristano – Pagina 7
Trapianti, l’obiettivo è arrivare a quota 100
CAGLIARI La nomina di un toscano a coordinatore regionale del centro trapianti ha scatenato un putiferio politico. Nel presentare Lorenzo D’Antonio, l’assessore alla Sanità Luigi Arru ha provato a volare oltre. «Abbiamo scelto un professionista di prestigio – sono state le sue parole – che, all’ospedale universitario fiorentino Careggi, è stato il promotore di un modello, quello toscano, che ha ottenuto grandi risultati nelle campagne per la donazione e il trapianto degli organi. È noi quel modello, all’avanguardia in Italia, oggi lo importiamo per far sì che la Sardegna ritorni agli alti standard del passato anche in questo settore». Per aggiungere: «Questa nomina non sconfessa certo il lavoro dei professionisti sardi. Anzi, li ringrazio dal primo all’ultimo, a cominciare soprattutto dal coordinatore uscente Carlo Carcassi, che ha lasciato per sua scelta (poi sarà lui a spiegare il perché) ma era necessario un cambio di rotta, proporre un nuovo modello, perché negli ultimi anni sono cresciute in maniera preoccupante le opposizioni alle donazioni. D’Antonio si è messo a disposizione e, siamo certi, lavorerà e collaborerà al meglio per superare le recenti criticità». Va detto che per dieci anni Carcassi ha lavorato a titolo gratuito (e spiegherà anche questo), mentre lo stipendio del neo assunto sarà di 104mila euro l’anno, è la busta paga di un primario, più bonus. Tutto chiaro? No. In serata il deputato Roberto Capelli del Cd, partito che fa parte della maggioranza, ha inviato una lettera di fuco al presidente della Regione per «sollecitare piena trasparenza, che non c’è stata, sulla nomina». Va detto che anche Carcassi ha provato a stemperare lo scontro: «Alla scadenza della convenzione, ho chiesto di non rinnovarla. Non sarebbe stato più possibile dividermi fra Università, che finora è stata l’unica a pagarmi e non c’era quindi bisogno di aver un altro stipendio, e il cooordinamento. Oggi invece c’è bisogno di un manager che lavori a tempo pieno per il Centro trapianti». Il manager è lui, Lorenzo D’Antonio, la cui nomina è stata salutata con entusiasmo dalle associazioni dei pazienti, come la Prometeo e il suo instancabile presidente Pino Argiolas. «Ho accettato una sfida importante e interessante dal punto di vista umano e professionale – ha detto D’Antonio – Il sistema sardo oggi è ancora governato da una vecchia delibera del 2004, e c’è bisogno di mettere assieme una nuova rete, soprattutto quando devono essere segnalati i possibili donatori. Il gioco di squadra dovrà per forza partire dal basso, dai piccoli ospedali, e sarà molto coinvolgente. Donazioni e trapianti in Sardegna sono da sempre un’eccellenza – ha continuato – va solo riammodernato il sistema, reso più veloce nel dialogo fra centro e periferia. Non c’è una ricetta magica, ma i margini di miglioramento sono ampi e possiamo raggiungere gli obiettivi conquistati dalle regioni all’avanguardia». Anche la Sardegna lo era, ma nel 2015 le opposizioni alle donazioni sono salite al 33 per cento (erano 13,5 nel 2011) e i trapianti sono stati 52 contro una media di 75 negli ultimi 10 anni. «Abbiamo un traguardo – ha concluso l’assessore – vogliamo arrivare a 100 e per riuscirci abbiamo bisogno del contributo di tutti».

 


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