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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 February 2016
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

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L’UNIONE SARDA


1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 29 febbraio 2016 / Provincia Sulcis (Pagina 19 - Edizione CA)
Carbonia
Piano Sulcis per la ricerca

Il Piano sulcis muove un altro piccolo passo, stavolta nel campo della scienza. Il Centro regionale di programmazione ha infatti pubblicato l'invito a presentare progetti di ricerca per gli interventi “Call for Proposal”. Sono i programmi rivolti a Università ed enti di ricerca pubblici, con la partecipazione di imprese private operanti nel Sulcis Iglesiente. L'obiettivo è potenziare le competenze tecnico-scientifiche incoraggiando la collaborazione fra ricercatori e imprese per valorizzare beni materiali e immateriali nei settori dell'ambiente, dell'energia, del turismo, della cultura e dell'agroindustria. Gli interessati, prima di caricare la domanda, dovranno accreditarsi attraverso il sistema unico di autenticazione regionale (Idm) entro le 12 del 19 marzo. Poi le domande dovranno essere presentate on line, con la procedura informatica, fino alle 12 del 22 marzo.
( a. s. )
 
 


 
2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 29 febbraio 2016 / Provincia Medio Camp (Pagina 18 - Edizione CA)
GUSPINI. L'ateneo sassarese
Scavi bloccati, l'Università boccia Neapolis

Gli scavi archeologici nella città punica di Neapolis, avviati il 4 settembre 2000 dal Comune di Guspini, dalla Soprintendenza di Cagliari e dall'università di Sassari, furono interrotti nel 2010 per la presenza di coperture di amianto sulle Grandi Terme e sul Castelum acque. Dopo la bonifica, effettuata nel 2014, sarebbero dovuti riprendere gli scavi, nell'area C e S, annunciati anche dalla Soprintendenza di Cagliari, ma a tutt'oggi tutto è fermo. E non se ne conoscono le cause. Sembra che l'università di Sassari vi abbia rinunciato e l'amministrazione comunale non ha disponibilità economiche per riavviare gli scavi.
Intanto i lavoratori del Geoparco, che ancora vi operano, sono impegnati nel diserbo dell'area in attesa della nuova campagna di scavi. In questi ultimi sei anni, però, non si sono fermati gli studi sul territorio. Sotto l'egida del Dipartimento di Scienza della Terra dell'università di Cagliari, gli interventi prevedono una ricerca con appositi test sull'evoluzione della linea di costa del litorale prospiciente i resti di Neapolis e la valutazione dei resti risalenti al periodo pisano. Nell'estate del 2012, nel corso di un sopralluogo, erano stati rinvenuti frammenti di ceramiche, ora allo studio della Soprintendenza. L'amministrazione comunale, con l'intento di istituire il Parco Archeologico Neapolis, nel 1997 sottoscrisse con i proprietari terrieri un verbale di accordo bonario per l'acquisizione delle aree vincolate, ma tale accordo non è stato mai perfezionato con un atto pubblico di cessione.
Gian Paolo Pusceddu
 
 


 
3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 29 febbraio 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 12 - Edizione CA)
ELEZIONI. “Cagliari Città Capitale”
Lobina: «Una conferenza straordinaria sul futuro e il rilancio della Fiera»

La coalizione civica Cagliari Città Capitale non cambia opinione: «No alla messa in liquidazione della Fiera, serve piuttosto un piano triennale di rilancio e un nuovo management». Le ultime notizie riguardanti lo spazio espositivo di viale Diaz - non sarebbero in regola gli affitti - rafforzano la determinazione del cartello guidato dal candidato sindaco Enrico Lobina. «Niente di nuovo rispetto a quanto si sa da tempo», sottolinea Lobina. Perché la politica sta zitta? Col silenzio si assecondano operazioni speculative.
Ciò che preoccupa è che il risanamento-ripensamento-rilancio della Fiera venga presentato come un'eventualità, prospettandosi come possibile una sua chiusura-liquidazione, che sarebbe un grosso regalo per quanti hanno in mente possibili speculazioni edilizie nelle aree del quartiere fieristico. Riteniamo che non debbano esistere opzioni diverse rispetto al risanamento-ripensamento-rilancio della Fiera». La proposta di Cagliari Città Capitale : «Una conferenza straordinario sull'intera questione da tenersi entro marzo, che deve disegnare il futuro della Fiera, anche cogliendo l'occasione della prossima edizione, che deve celebrarsi come Fiera di transizione. La Camera di Commercio, la Regione, il Comune di Cagliari e quelli dell'area metropolitana, le associazioni di categoria, l'Università sono chiamate a un impegno straordinario».

VOTO 2016. Matta (La Quinta A) al ministro Orlando: regaliamo Buoncammino all'Università
Il centrosinistra apre al Psd'Az La coalizione: no a forze politiche riconducibili al centrodestra

Le riunioni cittadina e provinciale della coalizione e poi l'incontro dei leader dei partiti del centrosinistra riuniti nella sede del Pd in vista delle amministrative hanno deciso la linea: «No all'allargamento a formazioni politiche riconducibili al centrodestra, sì al dialogo con i sardisti». Assieme al segretario dei Democratici Renato Soru erano presenti in via Roma dirigenti e coordinatori di Upc, Socialisti, Verdi, Centro Democratico, Sel, Rossomori, Partito dei Sardi. L'esito del vertice, organizzato per fare il punto sui temi riguardanti lo schieramento (compreso l'eventuale allargamento della coalizione), è riassunto nel documento conclusivo: «I partiti del centrosinistra confermano nella prospettiva delle elezioni amministrative in Sardegna la definizione del perimetro di coalizione dell'attuale maggioranza di governo regionale, che esclude l'allargamento a formazioni politiche contigue all'esperienza del centrodestra». Applicata in città, la linea chiude in particolare a una possibile alleanza con l'Udc e l'Uds. Nella rinione del segretario Soru con le forze della coalizione è stato inoltre deciso di avviare un dialogo con il Psd'Az. I sardisti dopo l'ultimo congresso appaiono orientati «verso un posizionamento più coerente con la sua storia di vicinanza al centrosinistra».
BUONCAMMINO Su quanto detto l'altra mattina in occasione della sua visita in città dal ministro della Giustizia Andrea Orlando («L'ex carcere di Buoncammino sarà restituito alla città») interviene il candidato sindaco di La Quinta A Paolo Matta. «L'impressione», sottolinea il giornalista-candidato, «è che Cagliari, in primo luogo la sua amministrazione, non sappia assolutamente cosa farsene di questa ingombrante e incombente presenza. O meglio: sanno benissimo, a Palazzo Bacaredda, che sarebbe la sede ideale per una struttura ricettiva - come un albergo a venti stelle - ma sanno altrettanto bene che, destino comune a tante altre iniziative, si aprirebbe un dibattito pubblico per almeno i prossimi vent'anni». I dubbi di Matta: «La verità è che Buoncammino resta un fantasma che Cagliari non riesce a esorcizzare. Non si spiegherebbe altrimenti il dibattito sulla sua destinazione apertosi solo all'indomani del suo trasferimento a Uta e non anni prima. Il ministro Orlando parlava di regalo alla città. Lo prendiamo in parola. Regaliamo Buoncammino all'Università di Cagliari, come i nonni di una volta regalavano il Lego ai loro nipotini per vedere - un anno di tempo - cosa i nostri giovani laureandi, i loro docenti, le belle intelligenze delle nostre facoltà sapranno inventare per restituire l'ex penitenziario alla città? Di sicuro scopriremo visioni, scenari, intuizioni se non altro libere da tentazioni speculative».
Pietro Picciau
 
 


 
4 - L’UNIONE SARDA di lunedì 29 febbraio 2016 / Salute (Pagina 9 - Edizione CA)
Oggi si celebra la giornata mondiale
Malattie rare, la scienza cerca risposte

Oggi è il 29 febbraio, la giornata più “rara” che ci sia. Ricorre solo una volta ogni quattro anni solari, con l'anno bisestile. Una data unica, che non a caso è stata scelta per ricordare, più che celebrare, le malattie rare e la loro complessità.
Le malattie rare sono moltissime, ormai se ne contano tra 7000 e 8000. Cosa le accomuna? Il fatto che siano poco frequenti, per definizione che colpiscano meno di una persona ogni duemila. Sono dunque un gruppo eterogeneo di patologie, che singolarmente interessano poche migliaia di persone al mondo ma, tutte insieme, interessano milioni di pazienti.
Moltissime di queste malattie sono gravi, croniche, di quelle che distruggono le vite a chi ne è affetto e anche alle loro famiglie. Alcune possono essere diagnosticate alla nascita, grazie ai programmi di screening neonatale. Attualmente imposti dalla Legge solo per la fibrosi cistica, l'ipotiroidismo congenito e la fenilchetonuria, presto dovrebbero diventare obbligatori per circa 40 patologie che, se diagnosticate precocemente, possono essere curate correttamente evitando morti precoci e situazioni di disabilità anche gravissima. Si tratta di una legge già approvata dal Senato italiano, che attende solo la discussione e l'approvazione della Camera.
Molte altre malattie però non possono essere riconosciute immediatamente. Tante sono di origine genetica, quindi causate da mutazioni dei nostri geni o alterazioni dei cromosomi. Sono anche le più difficili da diagnosticare, come spiega il prof. Giuseppe Novelli, genetista e rettore dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata. «Circa il 30-40% sono malattie senza un nome, che possono interessare anche solo qualche decina di pazienti in tutto il mondo. Quando una famiglia o un paziente sono orfani di diagnosi si causa quel fenomeno che possiamo definire “turismo medico”: intere famiglie che ripetono analisi su analisi, spostandosi da un centro medico all'altro, con costi economici e umani altissimi. Fino a qualche tempo fa purtroppo per l'ottenimento di una diagnosi genetica c'era bisogno di collezionare i dati di un gran numero di casi simili. Oggi tutto è cambiato: grazie alle nuove tecnologie è possibile ottenere il sequenziamento completo del genoma, con costi relativamente contenuti e tempistiche brevi».
Il progresso scientifico e tecnologico ha quindi cambiato completamente la storia di questi bambini e di queste famiglie, altrimenti destinate a vivere orfani di diagnosi, orfani di terapia e senza alcuna risposta alle tantissime domande che quotidianamente logorano chi vive in tali condizioni di incertezza.
Ciò non significa che i problemi dei malati rari siano risolti, ma che perlomeno si lavora duramente per offrire a queste famiglie una speranza. Realtà come la Fondazione Telethon o la neonata Fondazione Hopen impiegano ogni giorno risorse economiche ed umane per cercare di offrire delle risposte concrete a questi bisogni insoddisfatti. Su questi temi è anche attivo dal 2010 l'Osservatorio Malattie Rare, testata giornalistica e agenzia stampa dedicata.
Per tutti questi motivi esiste la Giornata Mondiale delle Malattie Rare, promossa da Eurordis, federazione che raccoglie 705 associazioni di pazienti distribuite in 63 Paesi. Molte le associazioni sarde impegnate in prima linea, alcune delle quali hanno organizzato il convegno “Malattie Rare: la voce del Paziente”, svoltosi sabato scorso, presso il Dipartimento di Scienze Biomediche della Facoltà di Medicina dell'Università di Sassari.
Ilaria Vacca


 


 
5 - L’UNIONE SARDA di lunedì 29 febbraio 2016 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
STUDIO DI SAVE THE CHILDREN
Troppe carenze in italiano e matematica

Quasi un ragazzo su quattro, tra i 18 e i 24 anni, non ha in tasca né un diploma né una maturità. Un quarto della popolazione studentesca non ha concluso il ciclo superiore, ma non ha nemmeno seguito un corso professionale. I dati emergono dal sesto Atlante dell'Infanzia “Bambini senza: origini e coordinate delle povertà minorili”, realizzato da Save the Children. Anche quando si analizzano più nel dettaglio le competenze scolastiche gli studenti sardi arrancano. Fra i quindicenni, uno su tre non arriva alla soglia minima di competenze in matematica. Il livello nazionale tocca il 24,7 per cento e la Sardegna raggiunge il 33,3, coi ragazzi che mostrano carenze importanti nell'usare formule, dati, spiegare fenomeni, fare operazioni. Anche nella lettura i compagni delle altre regioni raggiungono un punteggio di 19,5, mentre i sardi di 27,3: le lacune più gravi nelle capacità di analizzare e comprendere il significato dei brani.
Nell'atlante dell'Infanzia - www.atlante.savethechildren.it - ci sono però anche buone notizie. Nel Mezzogiorno la Sardegna è la regione che investe maggiormente in spesa sociale tra minori e famiglie. In Italia la spesa procapite è 113 euro, qui 128 euro. «L'atlante presenta molti dati sulla povertà educativa dei bambini e adolescenti in Sardegna. Innanzitutto emerge la condizione di povertà relativa dei bambini e adolescenti, che coinvolge il 18,5 per cento dei minori. Ci sono dati preoccupanti sulla povertà educativa, in primo luogo sulla dispersione scolastica, il 23,5 per cento dei ragazzi abbandona prematuramente la scuola», commenta Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia-Europa Save the Children Italia. «Il tempo pieno nella scuola primaria è garantita solo a tre bambini su dieci e solo il 12,9 per cento ha la possibilità di accedere agli asili nido. E quasi trentamila giovani molto istruiti hanno deciso di lasciare la regione per andare a risiedere in una del nord Italia». Per questo, nell'ambito della campagna “Illuminiamo il Futuro” - che ha l'obiettivo di debellare la povertà educativa entro il 2030 - , Save the Children ha aperto in 8 regioni 13 Punti Luce e altri 3 sono stati inaugurati venerdì. Uno di questi a Sassari-Latte Dolce, in collaborazione con il Comitato provinciale di Sassari dell'Uisp. Nel Punto Luce bambini e ragazzi dai 6-16 anni possono usufruire del servizio di sostegno scolastico e di invito alla lettura, partecipare a laboratori musicali, teatrali, artistici e di educazione all'uso dei new media, prender parte ad attività motorie e a corsi sportivi. Sarà aperto 5 giorni a settimana, dalle 15 alle 19.
Maura Pibiri



 
6 - L’UNIONE SARDA di lunedì 29 febbraio 2016 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Nell'Isola il più alto tasso di abbandoni alle Superiori. Piaga anche alle Medie
STUDENTI IN FUGA DAI BANCHI
In Sardegna un ragazzo su quattro senza istruzione

E pensare che la Regione ha speso in questi ultimi venticinque anni decine di milioni di euro per foraggiare i progetti contro la dispersione scolastica. Corsi di ballo tondo, di chitarra e di inglese che evidentemente non sono serviti a granché. La Sardegna è la regione italiana col più alto tasso di abbandono degli studi da parte dei ragazzi.
Il 25 per cento, secondo l'ultimo censimento Istat. Ma se il dato fa riferimento alla fuga dai banchi delle superiori, quel che più preoccupa è un 15 per cento di cosiddetta dispersione complessiva che tiene conto pure delle assenze degli alunni di Elementari e Medie.
Un fenomeno neppure tanto nascosto, quello dell'inosservanza dell'obbligo scolastico, con tanti dirigenti che - soprattutto alle Medie - sono costretti a fare la segnalazione agli assistenti sociali. «Certo, in Sardegna è un fenomeno preoccupante anche per quanto riguarda la fascia dell'obbligo - dice Bachisio Porru, già presidente dell'associazione sarda dei dirigenti scolastici e una vita dedicata alla didattica -. Abbiamo questo triste primato e non siamo riusciti a invertire la rotta, nonostante i progetti finanziati dalla Regione». Programmi finanziati coi fondi Pon, bastava presentare il piano dell'iniziativa e l'istituto incassava tanti soldi. Anche 50 mila euro a progetto. Una manna per la scuola, ma la piaga è rimasta. «Il problema - spiega Porru - è che è mancato un coordinamento tra il Ministero e la Sardegna, una cabina di regia che desse una linea. Nessuno si è domandato: cosa ci vuole per combattere la dispersione scolastica? Quali strumenti sono i più utili in questo contesto?».
Oggi magari qualcuno dovrebbe domandarsi anche perché lo scorso anno la Sardegna aveva il più alto tasso in Italia di studenti delle superiori rimandati (30 su cento) e bocciati (14 su cento). È uno dei sintomi della dispersione. «Una delle variabili del fenomeno, l'abbandono è solo il dato più eclatante», dice Lisetta Bidoni, già insegnante, sindacalista e adesso presidente dell'associazione di promozione sociale Ibis che durante un convegno a Nuoro ha messo in fila dati spaventosi (fonte Tuttoscuola) riguardo l'abbandono alle superiori, con una percentuale del 30 per cento.
Numeri allarmanti, ma l'età della fuga dai banchi si sta abbassando progressivamente. «Alle Medie - avvisa Bidoni - si sta registrando un incremento di abbandono». Ed è evidente che l'assenteismo alla scuola dell'obbligo coinvolge direttamente le famiglie, certi genitori che non temono neanche l'arrivo degli assistenti sociali e dei carabinieri. «A che cosa è dovuto il nostro primato negativo? Penso che tanto sia dovuto alle ripercussioni del dimensionamento, con la continuità didattica negata dalla rotazione degli insegnanti e dalla mancanza, in tanti istituti, di un dirigente stabile. Poi, certo, magari bisognerà anche riflettere sul metodo didattico e gli esiti, perché ad esempio se il 40 per cento della classe ha solo la sufficienza forse c'è qualcosa che non va. Riguardo le superiori - conclude l'esperta -, il problema è legato all'orientamento mancato». È sempre stata nelle zone interne, la più alta percentuale di abbandono. Una delle piaghe dello spopolamento. «I sindaci - avvisa Bachisio Porru - hanno ragione a difendere la scuola e i servizi. Ma in tutto ciò non bisogna dimenticare il bene dei ragazzi. Perciò in questi territori bisogna avere un modello di scuola su misura, con percorsi e metodi didattici d'avanguardia e insegnanti d'eccellenza».
Piera Serusi
 
 
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LA NUOVA SARDEGNA

 
7 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 29 febbraio 2016 / Olbia - Pagina 18
Domani l’esame delle 84 osservazioni e poi il voto del Consiglio per adottare la pianificazione
IL PIANO DEI LITORALI AL RUSH FINALE
di Serena Lullia
OLBIA La nuova geografia dei granelli arriva in Consiglio comunale. Il piano di utilizzo dei litorali affronta il voto dell'aula per l'adozione definitiva. 84 le osservazioni già valutate dalla commissione che dovranno essere discusse e approvate da maggioranza e opposizione. Arrivano da cittadini, comitati di quartiere, balneari. Il Pul punta ad alleggerire i litorali da distese di lettini e ombrelloni. Un ritorno allo spirito degli anni Sessanta con più spiagge libere e l'arretramento dei chioschi alle spalle della sabbia ma senza rinunciare a offrire un servizio ai bagnanti. Le nuove regole del Comune si scontrano però con quelle imposte dallo Stato. Le vecchie concessioni non scadranno prima del 2020. Quindi i diritti acquisiti verranno salvaguardati. Solo le nuove concessioni dovranno rispettare da subito le novità del Pul. Le osservazioni. I suggerimenti dei cittadini e dei portatori di interesse per migliorare il Pul sono 84. Ognuno è corredato di un parere tecnico. Gli uffici hanno verificato la corrispondenza delle osservazioni al quadro normativo. Alcune contestano la riduzione degli spazi sulle spiagge destinate a ombrelloni e sdraio. Altre indicano percorsi alternativi per garantire gli accessi al mare. Dopo l’approvazione definitiva il Comune avrà concluso l’iter di sua competenza. Il Piano verrà inviato al Demanio e alla Tutela del paesaggio per l’ok finale. Le regole del Pul potrebbero entrare in vigore già da questa estate. Il traguardo. Il Pul porta la firma dell'assessore all'Urbanistica Carlo Careddu. «Il nostro Piano sarà uno dei primi in Sardegna – afferma –. Uno strumento di programmazione di non poco conto per una città come Olbia che vive sul mare e che fino a ieri non ha ritenuto di dover disciplinare le sue spiagge, patrimonio straordinario dal punto di vista ambientale, ma anche fonte di reddito per la città e la Sardegna». Gli studi. Dietro il Pul c'è un attento lavoro di studio dei litorali della città. Lo hanno portato avanti, grazie a una convenzione con il Comune, le università di Cagliari e Sassari. «Le scelte che abbiamo fatto come l’arretramento nel retrospiaggia dei chioschi, la riduzione degli spazi con gli ombrelloni nelle spiagge piccole, l’ampliamento dei tratti di spiagge libere sono conseguenze dell’attenta analisi dei litorali – afferma l'assessore Careddu –. Il nostro intento è tutelare l’ambiente, preservarlo ma non lo concepiamo come eden intoccabile. Deve essere fruito dai bagnanti, nel rispetto reciproco, e deve garantire lavoro e occupazione. Mettiamo l’uomo al centro del paradiso delle nostre spiagge». Il paradosso. Ma il Comune, per poter decidere il futuro delle sue spiagge, deve prima aspettare la scadenza delle vecchie concessioni, valide fino al 2020. L’ipotesi di una ulteriore proroga è argomento di discussione anche a livello europeo. Le nuove regole si applicheranno per il momento solo alle nuove concessioni. Ma per coloro che si adegueranno prima della data di scadenza pur non essendo obbligati il Comune ha studiato una premialità. L’allungamento dei tempi della concessione indipendentemente dalla scadenza naturale. Il nuovo volto di Pittulongu. La vera rivoluzione del Pul riguarda la spiaggia gioiello della città, Pittulongu. I due ristoranti sull’arenile dovranno essere spostati dietro l’attuale strada, che verrà eliminata. Anche a Bados i due chioschi bar ristoranti saranno leggermente spostati dalle attuali posizioni per tutelare le dune che rischiano di scomparire.
 
 
 
 
8 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 29 febbraio 2016 / Sardegna - Pagina 5
L’ad di Igea: inevitabile l’inquinamento dalla miniera. L’esperto: non è vero
A Piscinas eterno fiume di veleni
di Luciano Onnis
ARBUS Il fiume rosso dei veleni che, proveniente dalle gallerie minerarie dismesse di Montevecchio-Casargiu, attraversa l'oasi naturalistica di Piscinas fino a gettarsi in mare con il suo carico di cadmio, piombo, arsenico, zinco, nichel e altri metalli pesanti, non può essere arrestato e continuerà a sfregiare in maniera pesante un autentico angolo di paradiso come è appunto Piscinas. In sintesi è quanto detto ad Arbus dall'amministratore delegato di Igea Spa nel dibattito seguito al sopralluogo effettuato a Casargiu sul corso del rio Irvi assieme a un funzionario dell'assessorato all’Ambiente, un docente universitario, il deputato di Sinistra italiana Michele Piras. A portare sul posto il pool sono stati l'amministrazione comunale di Arbus con in testa il vicensindaco Michele Schirru e l'associazione “Arbus 20e20”, allarmati dal silenzio calato sullo scempio ecologico del rio Irvi a Piscinas. È stato molto esplicito e diretto Michele Caria, amministratore delegato di Igea Spa. Con il suo intervento davanti a una sala consiliare affollata di pubblico, ha fatto calare il gelo e sconcerto. «È la situazione più grave e difficile che esiste oggi in Italia e non sarà possibile risolverla – ha detto Caria –. È una bonifica impossibile a fondo di miniera. Tutta quest'area estrattiva, da Montevecchio a Ingurtosu, comprende 50 chilometri quadrati da risanare e un inquinamento permanente. In Sardegna non esiste una discarica in grado di accoglierli e trattarli. L'unica soluzione sarà un risanamento parziale, con la copertura dei luoghi tramite vegetazione e la messa in sicurezza delle fonti di pericolo». E poi una stoccata letale: «Quel fiume che nasce da Casargiu e arriva fino alle dune di Piscinas e al mare trasportando il suo carico di metalli pesanti continuerà a uscire inesorabilmente dal sottosuolo. La cosa da fare è impedirgli di arrivare al mare di Piscinas». Come non lo ha precisato, visto e considerato che da Pozzo Fais di Casargiu le acque velenose continueranno a sgorgare. L'unico filtro, fortunatamente efficace prima che il fiume rosso arrivi al mare, lo costituisce l'immenso arenile che prima della spiaggia agisce da parziale depuratore naturale. Le affermazioni del responsabile di Igea sono state sconfessate da Franco Frau, docente di Scienze e di tecnologie ambientali dell'Università di Cagliari: «Non è assolutamente vero che le acque delle gallerie minerarie non si possono depurare una volta fuoriuscite. Gli impianti di trattamento esistono, eccome, anche nei casi più complicati. Basta che gli interventi vengano fatti con cognizione di causa».

 


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