Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 February 2016

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
L'ALGEBRA DELLO SVANTAGGIO: UN MILIARDO DI COSTI IN PIÙ
CRENOS. Calcolata la perdita economica per la Sardegna: decisivi trasporti ed energia
 
Per la prima volta la Regione ha calcolato in termini economici lo svantaggio che la Sardegna ha nei confronti delle altre regioni italiane per la sua condizione di insularità. Un conto salatissimo, che pesa sui sardi per un miliardo e cento milioni di euro all'anno: una cifra che è stata elaborata nei mesi scorsi dai ricercatori del Crenos (Centro ricerche economiche Nord Sud) mettendo insieme il costo dei trasporti, 660 milioni l'anno, alla spesa maggiore della bolletta energetica dell'isola a causa dell'assenza del metano, che da sola vale altri 440 milioni.
Secondo i ricercatori, essere un'isola crea alla Sardegna anzitutto uno svantaggio geografico che dilata la distanza con il resto dell'Italia, tanto che i 230 chilometri che dividono i porti di Olbia e Civitavecchia diventano di fatto quasi il doppio, a causa della discontinuità propria del sistema dei trasporti.
Il calcolo è semplice e prende in considerazione, per quanto riguarda i trasporti, i costi economici addizionali attribuibili allo stato di insularità: dalla distanza geografica alla frequenza dei collegamenti e alle ore di attesa per l'imbarco e lo sbarco. «Per attraversare il mare e percorrere i 230 chilometri che separano il porto di Olbia da quello di Civitavecchia (la distanza minima tra Sardegna e continente)», si legge nella ricerca, «in estate con il trasporto marittimo si impiega una media di 9,22 ore totali». Ma se questo stesso lasso di tempo «fosse impiegato in un percorso stradale, a una media velocità, si coprirebbero ben 553 chilometri».
Ecco, la differenza di 323 chilometri (+141%) rappresenta, non solo in termini di tempi e spazi, ma soprattutto di incidenza economica, lo svantaggio rispetto alle altre regioni d'Italia.
Lo stesso calcolo, che tra gli indicatori prende in considerazione la frequenza delle corse delle navi, relativa ai mesi invernali, dà un risultato ancora più drammatico: la distanza virtuale si allunga a 1.193 chilometri, con 963 chilometri di differenza rispetto a quella reale. (mar. pi.)
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Nei settori più delicati
non ci sono gli esperti
 
Ma come sono andate avanti negli anni le assunzioni? Con quali criteri le persone sono state messe al loro posto? All'Arpas mancano gli esperti di climatologia, ai lavori pubblici ingegneri, all'industria gente specializzata in internazionalizzazione delle imprese. È una macchina elefantiaca - oltre 4200 dipendenti - che fa acqua da tutte le parti, la Regione. «Servono meteorologi», dice tra le altre cose l'assessore al personale Gianmario Demuro. Il vecchio Sar (Servizio agrometeorologico regionale per la Sardegna) ha chiuso i battenti nel 2008, attività, servizi e personale sono confluiti nel Dipartimento specialistico regionale idrometeoclimatico dell'Arpas e oggi si scopre che c'è carenza di meteorologi.
Altro esempio: a settembre scorso è stata firmata una delibera urgente per trovare ingegneri, geologi e figure dirigenziali per l'assessorato dei lavori pubblici. Cioè non ci sono persone sufficienti «con adeguate qualifiche e con conoscenze tecniche adeguate alle scelte da fare in situazioni di emergenza». Dice l'assessore Paolo Maninchedda: «È vero, siamo veramente in difficoltà, e credo che un concorso per 130 persone, da spalmare in diversi uffici, risolverà poco. Una prima attuazione della delibera è stata fatta con la mobilità interna, per i funzionari, mentre un dirigente sta arrivando dalla Calabria. Oltre questo, quello di cui avremo bisogno è prendere professionisti per tre, quattro anni, per smaltire l'enorme mole di lavoro arretrato e rimediare a un'infinità di disastri ereditati dalla gloriosa autonomia. Il problema è che non ci sono abbastanza soldi».
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 4 - Edizione CA)
Impiegati, assenze in aumento nell'Isola
Nel settore pubblico crescono dell'11% le giornate perse per malattia
 
Si parte dai numeri elaborati dall'ufficio studi della Cgia di Mestre su dati forniti dall'Inps: in Sardegna le assenze per malattia dei dipendenti pubblici sono cresciute dell'11,6% nel triennio 2012-2014. Percentuale che piazza l'Isola in quinta posizione nella graduatoria nazionale, ma in controtendenza con i colleghi del settore privato, sempre meno lontani dal posto di lavoro per ragioni di salute.
La discrepanza salta subito agli occhi, consultando il rapporto diffuso dall'associazione veneta degli artigiani e delle piccole imprese. E le polemiche sui certificati medici troppo facili non mancano. Distinguere gli onesti dai furbetti è impossibile, sta di fatto che il dato sardo - tra i primi in Italia - rispecchia l'andamento di tutto un Paese: non c'è regione in cui le assenze per malattie del comparto pubblico siano diminuite nel triennio preso in considerazione.
Nel 2012 nell'Isola le assenze maturate dai dipendenti pubblici sono state 123.471, aumentate l'anno successivo a 134.166 e salite ulteriormente dodici mesi dopo a 137.817. Un incremento, appunto dell'11,6%, ben al disopra della crescita media nazionale ferma all'8,8. Più sani, a conti fatti, i dipendenti privati: nel 2012 erano 156.049 le assenze dal lavoro registrate in Sardegna per motivi di salute, scese a 154.251 nel 2013 e ridotte progressivamente a 148.564 nel 2014. Un calo complessivo del 4,8%.
Ritornando all'analisi del settore pubblico in Italia, nel 2014 è stato il Lazio la regione con più assenze per malattie (704.784). Davanti a tutti però, se si considera il trend di crescita del fenomeno, la Campania, che non conosce rivali con un +15,1% di assenteismo. Seguono il Molise (+14%), l'Abruzzo (+12,9) e il Lazio (+12,4). È al Sud anche l'ultima posizione, con la Calabria, dove nel triennio 2012-14 i certificati medici sono aumentati soltanto del 3,7%. «Ovviamente - dichiara il coordinatore dell'ufficio studi Cgia, Paolo Zabeo - non abbiamo alcun elemento per affermare che dietro questi numeri si nascondano forme più o meno velate di assenteismo. Tuttavia il sospetto c'è. Se in Campania, ad esempio, tra il 2012 e il 2014 le assenze per malattia nel settore privato sono diminuite del 4,6%, mentre nel pubblico sono cresciute del 15,1%, c'è il dubbio che qualcuno abbia fatto il furbo».
Effettivamente anche l'analista più in buona fede storcerebbe il naso evidenziando in Puglia l'unico aumento rilevato in Italia nelle assenze per malattie del settore privato. Nel resto del Paese, chi non ha il posto statale o parastatale si ammala sempre di meno.
Dalla Cgia veneta arriva tuttavia una precisazione: «Si tenga presente che non tutti i lavoratori privati sono assicurati per la malattia, come i collaboratori familiari (colf e badanti), gli impiegati e i quadri dell'industria e i dirigenti». Infine, ricorda il segretario della Cgia Renato Mason, «nei dati Inps non compaiono le assenze riferite alla gravidanza, all'assistenza disabili e alla donazione del sangue».
Luca Mascia
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 10 - Edizione CA)
Metro, corse dimezzate
Un treno ogni 20 minuti tranne le ore di punta 
L'orario sarà ridotto fra qualche giorno. Poledrini: scelta obbligata
 
La Cgil lo aveva proposto in nome della sicurezza, l'Arst lo fa ma, assicura il direttore Carlo Poledrini, per una «scelta obbligata». Tra qualche giorno, «probabilmente già a metà settimana», le corse della metropolitana di superficie che collega Cagliari a Monserrato saranno ridotte: non più una ogni 10 minuti ma una ogni 20. «Ma nelle ore di punta terremo una corsa ogni 10 minuti», precisa Poledrini.
LE RAGIONI La sforbiciata arriva a due settimane dal tremendo incidente del 19 gennaio (scontro fra due treni fra le fermate Vesalio e Centro commerciale, 85 persone in ospedale). Secondo l'Arst lo scopo non è ridurre, come ha chiesto la Cgil nell'incontro di alcuni giorni fa, gli incroci dei treni sul tratto a binario unico e abbassare i rischi in attesa del ripristino del semaforo e del sistema di segnalazioni automatiche ma far fronte a una necessità inderogabile. Dopo l'incidente, spiega Poledrini, l'azienda ha a disposizione sette treni anziché nove: «Basta che uno debba essere sottoposto a manutenzioni (ed è proprio quanto succederà a breve) per rendere impossibile il rispetto dell'orario». Forse già oggi la direzione di servizio sottoporrà ai sindacati il nuovo orario e i nuovi turni di lavoro: «Un passaggio necessario, previsto dalle norme, dopo il quale, salvo opposizioni concretamente motivate, il nuovo orario entrerà in vigore». E lo sarà fino a quando i due treni incidentati, attualmente sequestrati dalla Procura, non saranno stati dissequestrati e riparati: prima, però, saranno necessari un sopralluogo dei tecnici, la richiesta di preventivi alle ditte in grado di mettere le mani sulle vetture Skoda made in Repubblica Ceca, la stesura di un capitolato, l'assegnazione dei lavori. Per tornare alla normalità, fa presente Poledrini, «ci vorranno mesi». Nella migliore delle ipotesi, se ne riparla a giugno, ma è più probabile che si dovrà aspettare di più.
LE REAZIONI A bordo della metro non l'hanno presa bene. Per i viaggiatori abituali, la frequenza delle corse è uno dei punti di forza dei treni urbani. C'è chi, come Erika Sollai, studentessa, di Cagliari, che si sposta ogni giorno tra Mercalli e il Policlinico, deciderà «dopo aver visto i nuovi orari» come organizzarsi. La sua amica Michela Deiana, di Sinnai, raggiunge il Policlinico da Settimo, «e su quel tratto la frequenza è già di una corsa ogni 20 minuti», ma poi prosegue per Gottardo e lì «rischio di fare tardi». Preoccupate anche Alessia Argiolas e Claudia Loddo, giovanissime alunne del Pertini, entrambe di Monserrato: «È un casino», dicono. La speranza è che gli orari che l'Arst considera «di punta» coincidano con l'entrata e l'uscita da scuola. Alessia, il giorno dell'incidente, era a bordo di uno dei due treni coinvolti («ma sono caduta su altre persone e non mi sono fatta nulla»). Studiano invece all'università Fabio Casula e Giulia Spanu, entrambi freschi d'esame («Patologia: speriamo bene»). Lui accoglie la notizia con un'esclamazione: «Venti minuti? Funti maccus! ». Già, a causa dei lavori, non può prendere il treno alla fermata Caracalla, che gli sarebbe comoda, e deve raggiungere a piedi quella del Centro commerciale. In più, con il nuovo orario, i problemi aumentano: non tanto per raggiungere l'università («Viaggio alle 8 e alle 13, non credo che taglieranno quelle corse») quanto per poter fare sport la sera: «Vado dal Centro commerciale a Genneruxi alle 19 e ritorno alle 21. Se perdo la corsa delle 21,05 mi tocca aspettare le 21,25. I ritardi, nell'arco della giornata, si sommano». Giulia: «Dal mese prossimo comincerò un tirocinio e la sera finirò alle 22. Aspettare 20 minuti a quell'ora è una bella seccatura». Altre due studentesse, Francesca Frongia e Federica Crucillà, confronteranno i nuovi orari con quelli del Ctm per decidere come spostarsi nei prossimi mesi. Più sereni Fatima Pera, marocchina («In fondo la uso solo per andare a fare la spesa»), e Piero Giordano («Sono pensionato, non vado di fretta»): loro, alla metro, resteranno fedeli a prescindere dagli orari.
Marco Noce
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Da domani vietato fumare in auto
 
Il primo assalto risale al 2005: niente sigarette nei locali chiusi. Da domani scatta un altro pacchetto di misure (e sanzioni) per chiudere il cerchio, o quasi. La più eclatante è quella che vieta il fumo in auto se dentro ci sono minori di 18 anni o donne in gravidanza. Niente sigarette poi nei cortili delle scuole e negli spazi aperti di università e ospedali. Da domani sarà vietato anche gettare per terra i mozziconi.
 
 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie