Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 January 2016

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
I NOBEL TUNISINI NELL'ISOLA: «I SARDI POSSONO AIUTARCI»
Oggi e domani incontri a Cagliari col “Quartetto” premio per la pace
 
Per Tahri Sami è la prima volta in Sardegna. Una presenza molto speciale, visti i tempi. Dalla Tunisia a Cagliari, un viaggio di conoscenza. «Voglio aiutare il mio Paese, chiarire la situazione», spiega. “Diplomazia sindacale” la chiama. Quella fatta dalla società civile e non dai tecnici, «quella che può davvero cambiare le cose nel nome del dialogo e della convivenza». Perché «noi siano una nazione pacifica» che vive in una zona di guerra. Questo è il messaggio e in questa direzione «anche i sardi possono aiutarci».
Tahri Sami rappresenta l'Unione generale tunisina del lavoro, una delle organizzazioni che compongono il “Quartetto per il dialogo nazionale tunisino” (le altre sono la Confederazione dell'industria del commercio e dell'artigianato, la Lega tunisina per i diritti dell'uomo e l'Ordine nazionale degli avvocati della Tunisia). Ovvero il Nobel per la pace 2015. Con lui altri due dirigenti dell'organizzazione, Ayari Belgacem e Houcine Abassi, e i rettori delle università di Tunisi e Cartagine. Delegazione folta per una iniziativa della Fondazione del Banco di Sardegna - che ha già rapporti di cooperazione con le nazioni nordafricane - in collaborazione con gli atenei sardi. Molti incontri in programma, questo pomeriggio (dalle 15,30) un convegno e Ted Conference domani alle 10,30 nella sede della Fondazione. Obiettivo, spiegare che cosa è cambiato in Tunisia dopo la “Rivoluzione dei gelsomini” del 2011 che ha messo fine al potere di Ben Ali. E cosa può cambiare nel Mediterraneo, “mare di pace” per dirla con uno dei temi del convegno, in realtà un cimitero di migranti tra sponde armate.
Già, che cosa è cambiato in Tunisia? Il “Quartetto” ha lavorato per la democrazia, è arrivata la Costituzione, poi le elezioni, ma anche gli attentati al Museo del Bardo e al resort di Susa e, forse, la fine anticipata di un buon numero di speranze. «Viviamo una crisi, certo, con partiti che mancano di compattezza», dice Tahri Sami: «Il terrorismo ha aggravato le cose, ma la democrazia è bene installata e il governo ha un programma».
Il potere di attrazione dell'Isis è forte?
«No. Sono piccole cellule. In Tunisia la presenza dell'Isis è virtuale, ma il pericolo esiste. Soprattutto nella zona centro-occidentale, che ha problemi storici col governo».
Dopo 5 anni la delusione è innegabile. Le aspettative dei giovani erano altre.
«Di tutti i giovani, direi. Quelli tunisini si aspettavano una vita migliore e invece molti si trovano davanti al dilemma: i campi di addestramento o varcare il mare per andare in Europa. C'è una ragione se 4 milioni e mezzo di giovani non hanno votato. E ricordo che l'Isis è una realtà molto facoltosa. Tre quarti del Paese vive in uno stato assimilabile a quello coloniale e recentemente sono calati del 38 per cento gli investimenti stranieri e persino quelli tunisini. Evidente che in primo luogo bisogna lottare contro la disoccupazione».
Restiamo nell'area: c'è il problema Libia che riguarda drammaticamente anche l'Italia.
«Lì non c'è stato, non c'è governo. Siamo al di là della guerra civile. E la Libia crea un problema economico anche alla Tunisia. Per dirla tutta: noi non possiamo uscire dalla nostra situazione se non si esce dalla crisi della Libia».
Varcando il mare, si entra nella tragedia dei migranti.
«E non siamo d'accordo con le posizioni assunte dall'Europa. Non si risolve la questione con i blocchi alle frontiere. Anzi, in questo modo si rischiano ritorsioni, violenze, terrore. È necessario invece un programma di scambi. Certo, i Paesi della riva sud devono risolvere problemi come la disoccupazione, ma va rispettato anche il diritto di spostarsi. Perché non si può fare una politica di immigrazione controllata? Favorendo magari chi vuole investire nei nostri Paesi. La politica dell'Ue è esclusivamente di sicurezza, ma i blocchi si possono aggirare in tutti i modi. Ed è indegno il regime dei campi a cui sono sottoposti i giovani».
Con queste premesse, il futuro del Mediterraneo?
«Noi siano il Nobel per la pace. E vogliamo la pace, la coabitazione pacifica. C'è molto da fare e due cose in particolare: uno stato palestinese e la soluzione della questione Libia. Bisogna avere anche il coraggio di dire che alcuni Paesi aiutano l'Isis, alla caccia di un assetto che fa loro comodo. Aggiungo che le relazioni fra paesi europei e africani devono impostarsi su basi più eque. La nostra transizione deve entrare nei negoziati: se non si aiuta la Tunisia, dove c'è un germe di democrazia, si rischiano conseguenze drammatiche».
Qual è il significato di questi incontri nell'Isola? Che cosa può fare la Sardegna?
«Il fatto che oltre 30 nostri giovani siano arrivati in Sardegna con le borse di studio è già significativo. Noi non chiediamo fondi. Voi potete influenzare le scelte europee. E poi possiamo riallacciare, migliorare, i legami sempre esistiti fra noi. Tante parole ci avvicinano, ma c'è molto altro».
Roberto Cossu
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Agenda Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
In Breve
CRIMINALITÀ SUL WEB
 
Oggi, dalle 9 alle 17, l'auditorium di Tiscali ospita l'evento pubblico conclusivo del progetto europeo ILLBuster (Buster of ILLegal contents spread by malicious computer networks). Il progetto, coordinato dagli specialisti dell'università di Cagliari, ha sviluppato un sistema integrato per la rilevazione e classificazione semi-automatica delle attività illegali in rete.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro (Pagina 43 - Edizione CA)
Nuoro
Università, stamattina
la conferenza del docente
brasiliano Alessandro Hirata
 
“I contratti innominati nel diritto privato romano: il caso del salvataggio della vita” è il tema della conferenza in programma oggi alle 10.30 nell'aula magna del consorzio per gli studi universitari, per iniziativa delle cattedre di Diritto privato romano e di Fondamenti del diritto europeo rette dalla professoressa Rosanna Ortu. Interviene il professore Alessandro Hirata, docente della Faculdade de Direito de Ribeirão Preto da Universidade de São Paulo in Brasile, visiting professor del dipartimento di Giurisprudenza dell'università di Sassari. Hirata s'è formato all'università di Monaco di Baviera, Leopold Wenger Istitut, è dei cinque esperti al mondo di Diritti cuneiformi.
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 4
BORSE DI STUDIO, MOZIONE DEM
In consiglio regionale si cercano correttivi ai parametri ministeriali
di Stefano Ambu
 
CAGLIARI A Monopoli, quando si pesca la carta imprevisti con l'eredità di un parente, di solito si prendono i soldi alla cassa. Non è così per gli studenti universitari: se il lascito del buon nonno, in un paese dell'interno, è una casa da ristrutturare, difficile da dare in affitto e impossibile da vendere, allora possono essere guai. Perché quell'immobile rientra nel patrimonio di famiglia: tanti bei ricordi, ma niente soldi. E valore sulla carta che fa diventare "ricchi".
Non consentendo di usufruire dei benefici per alloggio o borsa di studio a Cagliari e Sassari. È un esempio. Qualcuno dei 1.500 studenti (circa mille a Cagliari e 500 a Sassari) tagliati fuori dai nuovi parametri Isee rientra in questa casistica. Per tutti quanti continua la battaglia contro la sbarramento alle graduatorie. Si prosegue nelle piazze e nelle assemblee. Ma si procede anche nell'aula del consiglio regionale. Prima un'interpellanza, poi una proposta di legge e ora una mozione presentata dal Pd. Obiettivo: alleviare le sofferenze degli studenti esclusi dai freddi indicatori della situazione economica.
Molti di loro prima erano beneficiari idonei ma senza agevolazioni per mancanza di fondi. Ora sono stati fatti proprio fuori. E non sanno se potranno andare avanti con le spese per casa e studi. Il rischio di abbandono, però - ha sottolineato Luca Santus di Unica 2.0 - è forte. «Tutto è cambiato - ha spiegato Riccardo Murgia, uno degli studenti portavoce della protesta - ma mi sembra poco plausibile che le persone si siano arricchite da un anno all'altro». I parametri nuovi sono ministeriali. Ma chi promuove la mozione è convinto che si possa fare qualcosa anche in Sardegna. Il documento impegna presidente dell'esecutivo e giunta a intervenire sui punti chiave che chiudono la porta agli studenti. Obiettivo: innalzare le soglie dei parametri. O almeno istituire contributi in denaro, basati su criteri meritocratici, per valorizzare e incentivare le eccellenze degli atenei sardi. Appuntamento presto in aula. Nel frattempo però c'è in calendario il 5 febbraio una seduta comune del Senato accademico aperta all'intervento delle istituzioni. «Già a novembre - ha spiegato il consigliere regionale Lorenzo Cozzolino, Pd - avevamo presentato un'interpellanza su questo importantissimo tema». Piero Comandini, Pd ha sottolineato l'importanza dell'impegno dei ragazzi in difesa del diritto allo studio. «In fase di bilancio- ha detto- dobbiamo dare priorità a questo tema». Necessario un tavolo di consultazione permanente su questo argomento, ha sottolineato Roberto Deriu, Pd.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 5
Il caso
TELEMEDICINA, IL REPARTO DEL MISTERO
 
OLBIA. L’apertura di telemedicina come primo reparto del Mater Olbia è la zona d’ombra del nuovo ospedale, voluto da tre Stati: Italia, Qatar e Vaticano. I ritardi di vario genere che hanno fatto saltare l’apertura di pediatria del primo dicembre avevano costretto Lucio Rispo di Qatar Foundation e Francesco Rocca della fondazione Giovanni Maria Monti, ad annunciare l’apertura di telemedicina, ma non all’interno dell’ospedale nuovo. Quello resta un cantiere.
Contestualmente, Rispo e Rocca, avevano anche annunciato le prime venti assunzioni di esperti di telematica, tutti sardi. Ma sinora del reparto di Telemedicina non si sa nulla: nè se è operativo, nè dove stanno lavorando le 20 persone assunte, nè si conoscono i nomi di queste persone. È certo solamente che Rispo e Rocca hanno accelerato intensificato gli incontri con la struttura sanitaria regionale e con l’Asl 8 di Olbia, competente sul territorio. (en.g.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 20
SOPRINTENDENZE SENZA SOLDI E PERSONALE
La riforma del ministro prevede l’accorpamento dei due uffici ma intanto non risolve i problemi che si accumulano da anni
di Paoletta Farina
 
SASSARI Il ministro Franceschini rivoluziona il sistema delle Soprintendenze, ma con quali effetti positivi è tutto da verificare. La riforma che vedrà nascere in Sardegna due uffici misti a Cagliari e Sassari che accorperanno la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggio con quella Archeologica arriva in un momento che definire tragico per il settore della tutela e valorizzazione dell’immenso patrimonio storico nazionale non è esagerato. Le due articolazioni periferiche sassaresi del ministero dei Beni culturali sono alla canna del gas: poche risorse, poco personale, pochi, anzi pochissimi, dirigenti. E senza uomini e soldi, dicono da anni gli addetti ai lavori, anche la migliore delle riforme rischia di naufragare senza nemmeno aver preso il mare. Senza contare che, a occhio, non sembra sarà facile attuare la promessa sbandierata di una riorganizzazione pensata soprattutto per consentire a cittadini e imprese «una notevole riduzione degli oneri burocratici». Vedremo perché.
La rIforma. Partiamo da un chiarimento. In Sardegna prima di un anno e mezzo fa esistevano quattro Soprintendenze: due archeologiche e due ai Beni architettonici con le rispettivi sedi a Sassari e Cagliari. Nord e Sud dell’isola perfettamente bilanciati, quindi. Poi ecco che il Capo di Sopra perde un pezzo. Le due Soprintendenze archeologiche vengono aggregate in una unica struttura regionale con sede principale a Cagliari mentre a Sassari resta una sede operativa. A Sassari che ha competenza ricordiamo su un territorio vatso e ricco che comprende anche Gallura e Nuorese, già quel cambiamento aveva comportato una serie di disguidi, primo fra tutti l’unificazione delle procedure che a distanza di 18 mesi ancora non è ancora completa. Senza contare che il referente, per tutto, era a oltre 200 chilometri di distanza. Ora quando la nuova articolazione territoriale entrerà in vigore, l’ufficio sarà uno solo. E in condominio. I primi effetti. Quel passaggio che faticosamente si stava concludendo ora si dovrà riproporre tra due uffici con competenze e professionalità differenti. E non sarà semplice. Nononostante la collaborazione tra Beni Architettonici e Archeologici sia un fatto assodato e positivo, è cominciato comunque a nascere il sospetto che in tutta la partita a “perderci” sarà la tutela (leggi il settore archeologico) del patrimonio. Anche in termini di incarichi per gli archeologi.
Musei contro scavi. La logica della riforma sembrerebbe piuttosto quella del risparmio. E un’altra delle paure che alberga è che la fusione delle Soprintendenze sia stata ideata per destinare più risorse ai Poli museali, che a Nord come a Sud dell’isola, per ora si trovano sguarniti nella stragrande maggioranza, di dirigenti. Illazioni? Spesso a pensar male ci si azzecca. La burocrazia. Dario Franceschini ha detto che con l’unione delle Soprintendenze si semplificherà il rapporto con i cittadini: non sarà più necessario presentare due domande distinte per un permesso, la richiesta e la risposta saranno uniche. Però gli uffici dovrebbero essere accorpati in un’unica sede, se davvero si vuole facilitare l’utente. Ma soprattutto le rivoluzioni sono inutili se poi i tempi per ottenere una risposta saranno esattamente gli stessi. Perché non è modificando una macchina che si acquista velocità. Bisogna metterci benzina.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 22
DALLA SCUOLA ALL’UNIVERSITÀ, BOOM DI ISCRITTI A UNISCO
Oltre 1700 studenti parteciperanno ai corsi di preparazione dell'anno 2015-2016
Medicina la fa sempre da padrona seguita da psicologia, biologia e spagnolo
di Antonio Meloni
 
SASSARI Medicina la fa sempre da padrona, seguita da psicologia, biologia e spagnolo. Buona posizione anche per chimica e filosofia a pari “punteggio” con biotecnologie e architettura. Non è che una parziale classifica stilata dall’Università dopo l’apertura della nuova edizione del programma Unisco, avviato l’anno scorso con l’intento di facilitare agli studenti la scelta della facoltà più congeniale al curriculum e alle inclinazioni personali. I risultati del progetto, dati alla mano, sono stati illustrati ieri, nella sala Milella del Rettorato, dal rettore vicario Luca Deidda, affiancato dal delegato per l’orientamento Eugenio Garribba e dal referente dell’ufficio scolastico provinciale Stefano Contini.
C’è da dire subito che rispetto alla prima edizione si rileva una decisa crescita nei numeri, ulteriore riprova del desiderio di studenti e genitori di imboccare da subito la strada giusta verso il mercato del lavoro. Dallo scorso anno accademico si è passati, infatti, dai 20 a 34 corsi attivati, con una partecipazione di 35 scuole superiori del territorio (l’anno scorso erano 18): da Maddalena, Olbia e Tempio a Nuoro e Oristano, passando per Bosa e Macomer fino a Porto Torres. Va da sé che il numero degli studenti partecipanti schizza da 657 della passata edizione a 1736 di quest’anno. Successo decretato non soltanto dalla voglia di vederci chiaro, ma anche dalla capacità dell’Ateneo sassarese di proporre un’offerta formativa appetibile e in sintonia con le tendenze di un mercato in continua evoluzione. «Oggi la differenza – ha spiegato Luca Deidda – si gioca sulla capacità di essere attraenti, sul modo di sapersi proporre agli utenti e alle loro famiglie con progetti capaci di evidenziare la qualità della didattica e della ricerca». Unisco, sorta di acronimo coniato affiancando i due sostantivi “università e scuola”, è un programma di orientamento pensato non soltanto per facilitare l’ingresso dei ragazzi all’Università, ma anche per garantire un certo flusso di iscritti provenienti direttamente dal territorio.
Durante l’anno accademico, per un mese, quattro volte la settimana, i giovani studenti delle superiori sono ammessi a partecipare alle lezioni della facoltà prescelta. Entrano così in contatto con l’ambiente accademico, imparano come si svolge una lezione universitaria e alla fine del mese possono sostenere un esame (vero) attraverso il quale non soltanto sono valutati, ma maturano anche crediti formativi che potranno usare al momento di formalizzare l’iscrizione.
Naturalmente le sorprese non mancano mai perché i ragazzi spesso si accostano con un’idea molto vaga del mondo universitario: «Capita spesso _ ha raccontato infatti Eugenio Garribba _ che uno studente scelga di frequentare le lezioni di medicina e scopra, poi, che non è ciò che desiderava, trovando magari la strada giusta durante la frequenza delle lezioni di Economia». L’obiettivo di Unisco è proprio quello di consentire ai ragazzi di avere un’idea chiara di cosa sia l’Università e metterli nelle condizioni di fare una scelta consapevole. Da quest’anno, i responsabili del progetto hanno pensato bene di attivare anche un sito web all’indirizzo www.progettounisco.it. Per ulteriori informazioni si può scrivere a progettounisco@uniss.it o telefonare allo 079.229920.

Questionnaire and social

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