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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 February 2016
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

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L’UNIONE SARDA


1 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 febbraio 2016 / Economia (Pagina 14 - Edizione CA)
Sul podio a Cagliari le prime tre startup vincitrici del Contamination Lab
PREMIATO UN TEST DI GRAVIDANZA
Un test per donne in gravidanza, non invasivo, per individuare le 100 malattie genetiche più diffuse; un sistema integrato di luce posteriore smart pensata per le esigenze di sicurezza del ciclista urbano e una console che intrattiene il cane quando è solo in casa con giochi che sfruttano l’olfatto. Sono le tre idee vincenti della terza edizione del Contamination Lab, un percorso promosso dall’Università di Cagliari e destinato agli studenti che intendono creare una start-up innovativa. Sul podio dell’evento finale, ieri all’Auditorium del Conservatorio a Cagliari, Yenetics Labs (prima classificata), Bxtar (seconda) e Beautiful box (terza), tre start up nate dall’ateneo cagliaritano.
I tre vincitori si aggiudicano un premio di 15mila euro ciascuno offerto da Sardegna Ricerche da utilizzare per realizzare la propria start up e uno di mille euro da Confindustria Sardegna Giovani, da spendere in servizi di consulenza giuridica e amministrativa.
All’evento finale hanno partecipato, oltre al Rettore Maria Del Zompo, anche il presidente della Regione Francesco Pigliaru e il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. «Sono sempre di più i giovani che vogliono scommettere e il ruolo della politica è creare un clima in grado di favorire e accompagnare questa scommessa», ha sottolineato Pigliaru illustrando gli incentivi dedicati alle nuove imprese. «La presenza dell’Università sul territorio è fondamentale per lo sviluppo e noi siamo a rischio», ha precisato a proposito dei parametri del Miur per il calcolo dei finanziamenti. «Mettere meno soldi dove invece c’è più necessità non è da governo di centrosinistra, e noi alziamo prima la mano e poi la voce per dire che non va bene».
Marzia Piga
 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 febbraio 2016 / Economia (Pagina 14 - Edizione CA)
Nel 2013 era sotto la media nazionale per numero di brevetti e investimenti nella ricerca
I PASSI IN AVANTI DI SARDEGNA 2.0

In tre anni la regione è risalita nella classifica dell’innovazione
Giovani, università e imprese: ecco i tre pilastri sui quali sta crescendo l’isola dell’innovazione. La Sardegna in poco tempo sta risalendo le classifiche nazionali che fino a pochi anni fa la vedevano agli ultimi posti per numero di aziende ed enti pubblici dedicati alla ricerca, brevetti registrati e laureati in discipline scientifiche. Una “rivoluzione 2.0” sostenuta soprattutto dal lavoro di startup e atenei isolani, da cui stanno uscendo sempre più giovani innovatori qualificati e pronti a competere in un mercato segnato dalle nuove economie. «L’Università produce molta ricerca, ma in Sardegna, come nel resto del Paese, si è mossa in ritardo nel processo di trasferimento tecnologico dei risultati ottenuti all’interno dei dipartimenti», ammette Annalisa Bonfiglio, prorettore all’innovazione e territorio dell’ateneo di Cagliari «ma sta rapidamente recuperando terreno per assolvere in pieno alla sua terza missione, appunto, il contributo della conoscenza allo sviluppo culturale ed economico della società».
Gli ultimi sette anni hanno dato un’accelerata al percorso innovativo dell’Isola. «Le risorse stanziate dalla Regione hanno favorito ingenti investimenti e agevolato un cambio di mentalità di studenti, imprenditori e accademici. Le aziende hanno compreso che un alto tasso di innovazione oggi è indispensabile per la loro crescita, mentre gli studenti hanno superato le paure del mettersi in gioco inserendosi con più consapevolezza nel mercato».
Al processo di innovazione ha contribuito, e continua a contribuire, il boom delle giovani startup ad alto tasso tecnologico. Numeri in crescita, ma lontani da quelli registrati nelle altre regioni d’Italia. Nell’Isola si contano 136 nuove imprese innovative. Il primato lo conquista la Lombardia, con 1.127 startup attive, seguita dall’Emilia Romagna, al secondo posto con 577 e Lazio (502). Anche nel Mezzogiorno fanno meglio della Sardegna: in Campania hanno aperto i battenti 309 aziende, 246 in Sicilia e 200 in Puglia.
Un fiorire di nuove idee che si sta rispecchiando anche in una maggiore consapevolezza delle imprese nel proteggere i risultati di anni di ricerca con strumenti di tutela della proprietà intellettuale. «In Sardegna manca ancora una cultura del brevetto», spiega Sandra Ennas, responsabile del settore trasferimento tecnologico e dello sportello proprietà intellettuale di Sardegna Ricerche «ma aumentano le richieste da parte di aziende intenzionate a registrare l’esclusività delle proprie ricerche».
E in un contesto italiano deprimente, nel quale gli investimenti sulla ricerca sfiorano l’1,7% del Pil, mentre quelli dei paesi Ocse arrivano al 2,4%, si intravede in Sardegna un barlume di speranza guardando al futuro. «Il nuovo panorama imprenditoriale è costituito da giovani laureati più recettivi e più attenti agli strumenti disponibili», conferma Ennas «siano la registrazione di un brevetto, il deposito di un marchio o di un design». Una tendenza ormai guida di una nuova classe di imprenditori. «Sempre più aziende innovatrici hanno capito che la Sardegna non ha nulla da invidiare ad altri territori», ribadisce Bonfiglio «lo sviluppo delle nuove tecnologie è possibile ovunque, nell’Isola come nella Silicon Valley».
Luca Mascia


 
3 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 febbraio 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
Università
Aru testimonial dei premi assegnati ai giovani durante il Contamination lab

Il campione di ciclismo Fabio Aru è stato l’ospite d’onore, ieri durante la finale della terza edizione del Contamination lab dell’Università, ospitata dal Conservatorio. Il video della finale sarà online sul sito www.unaveraimpresa.it dal 22 febbraio.
Yenetics, Bxtar e BautifulBox sono i primi tre classificati: si aggiudicano un premio di quindicimila euro ciascuno offerto dall’Agenzia regionale Sardegna ricerche da utilizzare per realizzare la propria start up, e un premio di mille euro offerto da Confindustria Sardegna Giovani, da spendere in servizi di consulenza giuridica e amministrativa. I tre vincitori possono usufruire dello spazio di Talent Garden (Milano) per il 2016.
 
 
 
4 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 febbraio 2016 / Cronaca di Nuoro (Pagina 46 - Edizione CA)
Nuoro
Amministratori da giovedì a lezione di economia e diritto

Comincerà giovedì per gli amministratori nuoresi il corso di formazione articolato sul Dup, il documento unico di programmazione che sostituirà la relazione programmatica e sarà la guida strategica e operativa dell’ente. Il seminario sarà a cura del docente universitario Patrizio Monfardini, docente di Economia aziendale all’Università di Cagliari. «La crescita della qualità amministrativa - dice il sindaco Andrea Soddu - deve basarsi sul divenire padroni del sapere specialistico legato anche alle importanti novità normative».
 
 
 
 
5 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 febbraio 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
Università
Da studenti a traduttori: ecco il libro degli allievi di spagnolo

Dalle aule universitarie al mondo del lavoro. È l’esperienza degli studenti che hanno frequentato il corso di “traduzione lingua spagnola 2” della laurea magistrale di Studi umanistici. Il risultato è la pubblicazione di un libro di narrativa, “Tierras. Tredici racconti dal Messico”, tradotto dagli studenti sotto la regia della docente ricercatrice Maria Cristina Secci, “cervello” di ritorno dal Messico. Gli allievi hanno indossato i panni del traduttore letterario, il lavoro a cui aspirano.


 
 
6 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 febbraio 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 28 - Edizione CA)
COSE DA PRENDERE SUL SERIO
La biblioteca universitaria, in collaborazione con l’Università propone la presentazione del libro “Cose da prendere sul serio. Le antropologie di Giulio Angioni” a cura di Francesco Bachis e Antonio Maria Pusceddu. Interverranno Maria Del Zompo, Francesco Atzeni, Ester Gessa, Antonio Fanelli, Francesco Bachis, Antonio Maria Pusceddu, Giulio Angioni; coordina Giacomo Mameli, letture di Giacomo Casti e Arrogalla. L’appuntamento è per lunedì alle 17 nella biblioteca universitaria (via Università 32).


 
 
7 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 febbraio 2016 / Provincia Sulcis (Pagina 39 - Edizione CA)
Carbonia
A Torino Andrea Corda vince il premio Pestelli

Nuovo riconoscimento per Andrea Corda, 35enne ricercatore e storico dell’Università di Cagliari: ha ritirato il premio del Centro studi sul giornalismo “Pestelli” di Torino grazie alla tesi: “Il giornalismo in Sardegna dall’istituzione della Regione autonoma ai giorni nostri. Tra conservazione e innovazione”. (a. s.)


 
 
8 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 febbraio 2016 / Cultura (Pagina 55 - Edizione CA)
ULTIM’ORA
Saggista, semiologo, docente universitario. E anche graffiante giornalista
ADDIO A UMBERTO ECO, UN ITALIANO DI CUI ESSERE FIERI

Se n’è andato Umberto Eco, uno degli intellettuali italiani più celebri al mondo, 84 anni compiuti il 5 gennaio scorso. Appena una settimana fa era stato ricoverato in clinica.
Scrittore, saggista, semiologo, docente universitario, Eco è stato una presenza importante della vita culturale italiana dell’ultimo mezzo secolo, ma il suo nome resta innegabilmente legato, a livello internazionale, allo straordinario successo del suo romanzo Il nome della rosa , edito nel 1980 da Bompiani e diventato ben presto un bestseller internazionale, con traduzioni in tutto il mondo e milioni e milioni di copie vendute.
Ripercorrere la vita e la carriera di Umberto Eco significa ricostruire un pezzo importante della nostra storia culturale, anche perché ha rappresentato prima di tutto lo scardinamento con un sistema vecchio e ostinatamente accademico. Nel 1988 ha fondato il Dipartimento della Comunicazione dell’Università di San Marino. Dal 2008 era professore emerito e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna. Saggista prolifico, ha scritto numerosi saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia, oltre a romanzi di successo. Dal 12 novembre 2010 socio dell’Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche.
Ha collaborato dalla sua fondazione, nel 1955, al settimanale L’Espresso (sul quale dal 1985 al 2016 ha tenuto in ultima pagina la rubrica La bustina di Minerva ), ai giornali Il Giorno , La Stampa , Corriere della Sera , la Repubblica , il Manifesto e a innumerevoli riviste internazionali specializzate.
Nei suoi romanzi, Eco ha raccontato storie realmente accadute o leggende che hanno come protagonisti personaggi storici o inventati. Ha inserito nelle sue opere accesi dibattiti filosofici sull’esistenza del vuoto, di Dio o sulla natura dell’universo. È stato attratto da temi piuttosto misteriosi e oscuri (i cavalieri Templari, il sacro Graal, la sacra Sindone ecc.). Nei suoi romanzi gli scienziati e gli uomini che hanno fatto la storia sono stati spesso trattati con indifferenza dai contemporanei.
L’umorismo è stata l’arma letteraria preferita dallo scrittore di Alessandria. Le varie citazioni latine e gli innumerevoli collegamenti a opere di diverso genere, conosciute quasi esclusivamente da filologi e bibliofili, hanno reso romanzi come Il nome della rosa o L’isola del giorno prima un turbinio di nozioni di carattere storico, filosofico, artistico e matematico.
Ne Il pendolo di Foucault , Eco affronta temi come la ricerca del sacro Graal e la storia dei cavalieri Templari, facendo numerosi cenni ai misteri dell’età antica e moderna. L’ultimo romanzo è Numero Zero , pubblicato nel 2015.
 
 
 
9 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 febbraio 2016 / Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA)
ISTAT. Il sociologo: «Le condizioni socioeconomiche penalizzano tutti i progetti di vita»
UN’ISOLA SENZA PIÙ BAMBINI

La Sardegna è ultima in Italia: un solo figlio, dopo i 32 anni Donne più libere, consapevoli, emancipate e autonome, e uno stato sociale che non aiuta a mettere su famiglia. Ci sono aspetti positivi e negativi nel fatto che le sarde facciano meno figli del resto delle italiane (1,1 a testa) e che l’età media del parto sia la più elevata del Paese, 32,3. Per il quinto anno di seguito - la tendenza è diffusa in tutte le regioni - alla bassa propensione alla fecondità, «largamente insufficiente a garantire il necessario ricambio generazionale», continua ad accompagnarsi la scelta di rinviare sempre più in là il momento in cui avere un bimbo.
Mai così poche culle dall’Unità d’Italia, 155 anni fa. Lo rileva l’Istat nell’ultimo report sugli indicatori demografici, pubblicato ieri. Nel complesso la popolazione residente si assottiglia, si registra un picco di mortalità, diminuisce la speranza di vita e pian piano maschi e femmine stanno andando verso la parità, l’emigrazione aumenta e l’immigrazione cala, gli italiani sono sempre più vecchi e la natalità in picchiata. L’unica eccezione è il Trentino Alto Adige, dove il tasso è del 10,3 e quello di crescita naturale non ha il segno meno, per contro, il record negativo va alla Liguria, con 6,6 nuovi venuti al mondo ogni mille abitanti, l’Isola è al penultimo posto, con 6,7 e il 3,3 per mille in meno dal 2015 al 2014.
«Al di là delle ragioni di fondo che stanno ostacolando, dal 2010, una significativa ripresa della natalità», sottolineano i ricercatori, «il recente calo delle nascite è in parte riconducibile alla trasformazione strutturale della popolazione femminile in età feconda, dai 15 ai 49 anni». Cioè: le donne in questa fascia d’età sono meno e più anziane, e «si avviano a terminare l’esperienza riproduttiva le baby boomers , nate a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, e al loro posto subentrano, gradualmente, le ridotte generazioni delle baby busters , nate tra gli ’80 e i ’90.» Ancora: un’altra ragione sta negli effetti della crisi economica che prosegue. «Così come per le aziende la mancanza di aspettative per il futuro costituisce un freno agli investimenti, così le difficoltà (soprattutto lavorative e abitative) che incontrano le giovani coppie», spiega l’Istat, rallenta i progetti di diventare genitori. Difficoltà che si accompagna «a un generale senso di precarietà in molti strati della società».
Il sociologo Nicolò Migheli dice che «la Sardegna è il luogo dove le donne, da trent’anni, hanno usato maggiormente la pillola, un dato curioso, perché contrasta con l’immagine di una società tradizionale e rurale ma allo stesso tempo combacia con il ruolo forte delle donne nell’Isola. Donne autonome, che decidono della loro vita». E questa è la lettura positiva del fenomeno. D’altro canto, aggiunge Migheli, «basta andare a vedere cosa accade in Francia, dove l’uso del contraccettivo non è certo inferiore, ma il tasso di natalità è molto più alto. E il motivo è semplice: lì c’è un welfare che “premia” chi si riproduce, qui chi fa un bambino è penalizzato, in termini di reddito, di sostegno, di mancanza di servizi. Noi non abbiamo una politica della famiglia da circa mezzo secolo». Non solo: se prima le donne straniere riequilibravano il saldo naturale, ora pure loro fanno pochissimi figli - in Sardegna 1,68 ogni mille residenti, in Italia 1,93. «Si sono adeguate alla nostra cultura», prosegue il sociologo, «per loro ovviamente è una conquista, un elemento “liberatorio”, non si sentono schiavizzate a fare da macchine riproduttive».
Il risultato è drammatico: invecchiamento, spopolamento, emigrazione. La Sardegna, al primo gennaio 2016, contava 6286 residenti in meno rispetto al 2015, l’età media è poco meno di 46 anni, abbiamo sei anziani per ogni bambino e gli over sessantacinquenni sono il 22%. Sul fronte degli ingressi perdiamo attrattiva, mentre chi lascia e si trasferisce altrove (giovani soprattutto) è una quota di forze ed energie da far tremare le vene ai polsi.
Cristina Cossu
 

 
 
10 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 febbraio 2016 / Provincia Sulcis (Pagina 38 - Edizione CA)
CALASETTA. Enrico Santus, 29 anni, esperto di linguistica computazionale
Da Maccòri a Hong Kong con l’isola nel cuore
In quei nove metri quadrati di monolocale, inghiottiti nell’infinito tessuto urbano di Hong Kong, certe volte la mancanza dell’isola e del mare di Maccòri si fa intensa. Non così tanto, però, da prendere il sopravvento sulla passione per uno studio ardito e innovativo: la linguistica computazionale. Enrico Santus, 29 anni, nato a Iglesias e cresciuto a Calasetta, dal 2013 risiede in terra asiatica per conseguire il dottorato della facoltà di Umanistica all’Hong Kong Polytechnic University. «La linguistica computazionale è la disciplina che studia il linguaggio e insegna ai computer come trattarlo e comprenderlo», spiega da Phoenix, città dell’Arizona dove in questi giorni è impegnato in un convegno.
Un settore di studi complesso che impone formazione e trasferte all’estero, ma che d’altro canto assicura riconoscimenti di livello: Enrico Santus sarà anche il classico ragazzo con la valigia in mano, ma le gratificazioni non gli mancano. Nel 2014 è stato insignito del “Distinguished Young People Award”, nell’ambito della prima conferenza italiana di linguistica computazionale: «Il premio era per il miglior paper , ovvero studio scientifico, di un giovane autore - racconta - il mio lavoro trattava il riconoscimento automatico di parole con significato opposto nei testi: il computer non ha abilità semantiche, ma il mio dottorato si propone di “insegnargli” a riconoscere se due parole sono simili o diverse, affinché possa avere una rete di gestione dei significati».
Prima dell’arrivo dall’altra parte dell’emisfero, lo studioso ha ottenuto una sfilza di risultati accademici in Italia: due lauree, una in letteratura e l’altra in linguistica (entrambe conseguite con lode) all’università di Pisa, poi l’avventura a Hong Kong per il dottorato che si concluderà tra sei mesi. Un grande salto geografico, ma anche (e soprattutto) culturale: "Ho imparato a usare le bacchette e ho dovuto adeguare il modo di approcciarmi alle persone - ricorda con un pizzico di ironia - Hong Kong è stata sotto il controllo britannico fino al 1997, quindi la gente è un po’ “rigida”». Non un’impresa insormontabile per Enrico Santus che rivendica con orgoglio «di avere una buona dose di sangue marinaro: mi adatto a ogni porto». E a proposito di mare, alcuni punti fermi rimangono, anche per un giramondo incallito come lui: «Ogni volta che torno a Calasetta, vado a Maccòri, a salutare il mio mare».
Serena Cirina
 
 
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LA NUOVA SARDEGNA

 
11 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 20 febbraio 2016 / Ediz.ne Naz.le - Prima pagina
«Sardegna finestra sull’Universo»
La dimostrazione dell’esistenza delle onde gravitazionali vale il premio Nobel e apre un campo di ricerca completamente nuovo: il rettore dell’Università di Sassari, Massimo Carpinelli, sottolinea che la Sardegna, terra a bassissimo rischio sismico, è il luogo ideale per ospitare gli strumenti che osservano questi fenomeni. A PAGINA 33
 
 
LA NUOVA SARDEGNA di sabato 20 febbraio 2016 / Ediz.ne Nazionale - Pagina 41 
La Sardegna, luogo ideale per studiare le onde gravitazionali
di MASSIMO CARPINELLI
Rettore dell’Università di Sassari
Lontano dalla nostra galassia, nell’oscurità dello spazio, due buchi neri massivi, spiraleggiando alla folle velocità di 150.000 Km/h pari a circa metà della velocità della luce, si sono alla fine urtati e fusi in un unico buco nero più grande di loro, emettendo energia in tutto l’universo sotto forma di onde gravitazionali. Potrebbe essere l’inizio di un episodio di Star Wars, ma è esattamente quello che è successo a circa 410 megaparsec da noi, quindi circa un miliardo e 300 milioni di anni fa, più o meno quando sulla Terra l’atmosfera si stava arricchendo di ossigeno e si preparava l’ambiente per la vita come noi la conosciamo. È stato allora che due buchi neri, uno di massa equivalente a circa 29 masse solari e l’altro pari a 36 masse solari, si sono fusi in un unico buco nero ruotante di massa pari a 62 masse solari. Nell’ultimo istante prima della fusione l’energia equivalente a 3 masse solari è stata emessa come onde gravitazionali. Di questo spettacolare evento cosmico non avremmo avuto notizia se non fosse per una collaborazione internazionale di fisici, che hanno per la prima volta dimostrato sperimentalmente l’esistenza delle onde gravitazionali. E la scoperta è di quelle che ti fanno prenotare un biglietto e un abito da sera per Stoccolma. Quasi 100 anni fa Albert Einstein elaborò la teoria della relatività generale: la più bella teoria mai scritta, secondo alcuni; senz’altro la teoria che ha rivoluzionato il modo in cui pensiamo lo spazio e il tempo. La gravità curva lo spaziotempo. Come esempio una palla pesante poggiata su una membrana elastica la curva; una seconda palla poggiata sulla stessa membrana la curva a sua volta, e le due palle corrono una verso l’altra scivolando lungo la deformazione. La teoria di Einstein spiega la gravità con poche, eleganti equazioni: ma dagli sviluppi di queste equazioni si possono inferire oggetti dalle proprietà straordinarie. Cosi è accaduto per l’esistenza dei buchi neri; cosi è accaduto per le onde gravitazionali. I fenomeni ondulatori (“onde”), sono uno dei fenomeni più affascinanti della fisica e uno di quelli a noi più familiari: pensiamo alle onde sonore, alle onde elettromagnetiche, pensiamo quelle che per usiamo per comunicare con i telefonini, o alla luce (anch’essa un onda elettromagnetica). Le onde elettromagnetiche e le onde gravitazionali, si possono propagare anche nel vuoto, alla velocità della luce, usando lo spazio tempo come mezzo, cosi come le onde sullo stagno usano l’acqua o il suono l’aria. La scoperta di Einstein è stata che se una massa viene accelerata vengono emesse onde gravitazionali, che poi si allontanano dalla sorgente. Come mai le onde gravitazionali non sono mai state osservate? Il motivo è semplice, l’interazione gravitazionale è molto debole rispetto alle altre interazioni (quella elettromagnetica o quella nucleare per esempio) e per poter essere osservate devono essere prodotte da oggetti estremamente massivi: buchi neri, stelle di neutroni che orbitano uno intorno all’altro, esplosioni di una supernova. Tutti fenomeni che coinvolgono masse e accelerazioni enormi, liberando energie straordinarie su scala cosmica. Una volta prodotte bisogna osservarle. Le onde gravitazionali sono state osservate il 14 settembre del 2015 alle 10:50:45 ora italiana, simultaneamente da due strumenti simili, detti interferometri gravitazionali, posti uno a Hanford nello stato di Washington e l’altro a Livingston in Louisiana dalla collaborazione Ligo; il terzo interferometro, costruito a Pisa dalla collaborazione Virgo dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, non stava prendendo dati in quel momento, ma i fisici italiani hanno analizzato i dati dell’evento. La collaborazione internazionale permette di ottimizzare le risorse e ottenere le conferme necessarie all’osservazione di un fenomeno estremamente elusivo; inoltre la distanza tra gli interferometri permette di capire meglio le proprietà della sorgente di onde gravitazionali. Com’è fatto e come funziona un interferometro gravitazionale? Esso è composto da due tunnel di uguale lunghezza posti ad angolo retto a formare una L; qui un fascio laser viene diviso in due e mandato nei due tunnel (“bracci”), dove specchi di grande massa riflettono la luce che viene poi ricombinata su un rivelatore. In assenza di onde gravitazionali la luce dei due laser impiega esattamente lo stesso tempo per andare avanti e indietro nei due bracci, in modo che quando i due fasci vengono ricombinati si osserva una certa figura di interferenza. Se invece un’onda gravitazionale passa sull’interferometro, la lunghezza dei bracci cambia di una quantità infinitesima (una frazione della dimensione del protone), e la luce del laser non impiega lo stesso tempo a percorrere i due bracci. Risultato: la figura di interferenza osservata cambia: l’onda gravitazionale è stata osservata. Il segnale osservato ha una frequenza tra 35 e 250 oscillazioni al secondo, se fosse un suono potremmo sentirlo. Il problema è che per osservare queste infinitesime variazioni di lunghezza è necessario isolare lo strumento da ogni perturbazione: una impercettibile vibrazione e il segnale sparisce. Solo la determinazione e l’audacia intellettuale di persone come Adalberto Giazotto, dell’Infn di Pisa ha permesso di impiegare finanziamenti ingentissimi, decine di anni di lavoro e centinaia di scienziati in quest’impresa storica, considerata impossibile fino a pochi decenni fa. L’osservazione sperimentale delle onde gravitazionali, oltre a confermare ancora una volta che la teoria della relatività è corretta anche nelle sue previsioni più straordinarie, offre un campo di ricerca completamente nuovo. Fino ad oggi guardavamo l’Universo attraverso la luce, le onde radio, i raggi X, le particelle cosmiche; ora abbiamo un nuovo strumento, quello delle onde gravitazionali, prodotto dagli oggetti più straordinari del cosmo e dal Big Bang stesso; per fare un’analogia, è come se ai nostri cinque sensi umani ora potessimo aggiungere un superpotere da eroe dei fumetti: negli anni a venire dovremo imparare a usare questo nuovo “sesto senso”, perfezionando gli strumenti esistenti e costruendo nuovi interferometri, sempre più sensibili, per osservare e comprendere origini e struttura dell’Universo. Per portare questi strumenti alla massima sensibilità possibile è necessario costuirli su terreni con bassissimo rumore sismico. In Italia e in Europa la Sardegna, come è noto, è una della zone a più bassa sismicità: mi piacerebbe se tra qualche anno le prossime onde gravitazionali fossero osservate da un interferometro costruito in Sardegna.


 
 

 
 
12 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 20 febbraio 2016 / Nuoro - Pagina 21
Oltre il 68 per cento parla il sardo e il 29 lo capisce
Come si dibatte ormai da tanti anni, il sardo parlato e scritto rischia di “estinguersi”, considerato lo scarso uso che se ne fa oggi in famiglia e nelle relazioni sociali, al di là di frasi fatte e modi di dire. E non sono tranquillizzanti le stime contenute in uno studio condotto dall’Onu, secondo il quale le lingue esistenti al mondo sono tra le 6 e le 7 mila, ma oltre il 50 per cento di queste lingue rischia di non essere più parlata in un futuro non troppo lontano. Frutto della globalizzazione linguistica, dovuta soprattutto alla larga diffusione di internet, la cui “lingua ufficiale” è senza ombra di dubbio l’inglese. A conforto della lingua sarda, tuttavia, ci sono i dati diffusi dalla Regione sulla base di un’indagine svolta dalle Università di Cagliari e Sassari. Dai dati risulta che a parlare correntemente la lingua locale siano il 68,4 per cento dei sardi, mentre il 29 per cento afferma di capirlo correttamente sebbene non lo parli. (f.c.)


 
 
13 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 20 febbraio 2016 / Ediz.ne naz.le
Cus e Università in campo contro la sedentarietà
SASSARI Il Cus e il dipartimento di scienze biomediche dell’Università di Sassari scendono in campo per uno studio che coinvolgerà 400 ragazzi delle scuole superiori. Il progetto sarà presentato martedì, alle 11.30, nell’aula magna dell’Università, nel corso di una conferenza alla quale interverranno il delegato del Rettore allo sport Salvo Mura, il direttore del dipartimento di Scienze Biomediche Andrea Montella, il presidente de Cus Sassari Nicola Giordanelli, gli allievi delle classi I e II degli istituti superiori del liceo scientifico "Marconi", del liceo classico "Azuni" e del liceo classico "Canopoleno. Parteciperanno anche i tre docenti di scienze motorie coinvolti nel progetto: Gianmario Pittorru, Angelo Pulino e Andrea Virgilio. L’iniziativa parte dall’analisi che l’Osservatorio Mondiale della Sanità ha pubblicato in "Global reccomendations on phisical activity for healt" indicante i livelli di attività fisica raccomandati per la salute nelle fasce di età 5-17 anni, 18-64 e over 65. Il Cus ha fatto proprie la osservazioni dell’Oms e proverà a orientare gli studenti che frequentano le scuole secondarie della provincia di Sassari alla prevenzione delle malattie cardiorespiratorie, metaboliche, muscolo scheletriche, tumorali e dei disturbi depressivi. «L’esigenza principale che vogliamo affrontare - spiegano i responsabili del Cus – è quella legata alla sedentarietà (causata dai nuovi stili di vita, come l’uso delle nuove tecnologie) che risulta essere comune negli adolescenti. Sicuri che senza movimento non può esserci tutela della salute, proporremo ai ragazzi attività di livello crescente che concorrano all’ottenimento di questo risultato. I soggetti interessati dal progetto saranno sottoposti a test motori (iniziali, intermedi, finali), secondo protocolli stabiliti che valuteranno le variazioni delle capacità motorie. A tutti i partecipanti saranno somministrati programmi di lavoro personalizzati. Le rilevazioni, che saranno fatte orientativamente nei mesi di gennaio, maggio e ottobre 2016, saranno effettuate dai docenti di Scienze motorie e sportive delle scuole coinvolte».


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RASSEGNA QUOTIDIANI NAZIONALI
 
Link: rassegna stampa MIUR

 

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