Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
14 January 2016

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano (Pagina 32 - Edizione CA)
AFFITTO TROPPO ONEROSO: L'UNIVERSITÀ VUOLE LASCIARE 
ORISTANO. La richiesta della Provincia per il chiostro: 288 mila euro
 
L'Università saluta e volta le spalle. «Con questi affitti pretesi dalla Provincia noi chiudiamo l'Ateneo», dice Gianvalerio Sanna, presidente del Consorzio 1, in una lettera inviata al commissario della Provincia Massimo Torrente. La richiesta del canone d'affitto di 288 mila euro a carico del Consorzio 1 per il monastero del Carmine, porterebbe alla chiusura dei corsi universitari. Lo ribadisce il presidente dell'Ente Gianvalerio Sanna.
CANONE Quella cifra, aggiunta agli altri oneri di locazione per le attività dei corsi e di laboratorio, rappresenta un impatto rilevante sul bilancio del Consorzio, tanto da determinare un contenimento delle risorse per il finanziamento dei servizi a favore degli studenti, con l'implicazione dell'immediata chiusura dell'esperienza universitaria ad Oristano. Da qui l'invito alla Provincia di valutare «forme più corrette» per i costi relativi all'ex monastero del Carmine. La lettera inviata a Massimo Torrente è la risposta ufficiale alla richiesta del canone, stabilito nel maggio dello scorso anno, e ufficializzato a dicembre. Gianvalerio Sanna ha messo in evidenza come la richiesta della Provincia contrasti con norme e leggi che regolano l'utilizzo di beni patrimoniali a disposizione di enti pubblici. Lo ha specificato ricordando sentenze della Corte di Cassazione, della Corte dei conti e accompagnate dagli articoli del Codice dei beni culturali e del paesaggio.
ATTIVITÀ «Il Consorzio 1 ha interpretato la propria attività di formazione universitaria - ha osservato Gianvalerio Sanna - con i corsi finanziati dalla Regione e realizzati nell'ex monastero, quale sede dei corsi in maniera continuativa sin dal 1997». Il monastero, in quanto bene immobile realizzato da più di 70 anni e di proprietà di un ente pubblico territoriale, è un bene culturale sottoposto alla tutela dello Stato. Un dettaglio importante questo che la Provincia sembra non aver preso in considerazione: «Non risulta precluso, infatti, l'utilizzo del comodato gratuito quale forma di sostegno e di contribuzione indiretta nei confronti di attività di pubblico interesse - ha spiegato il presidente Sanna - e quindi strumentale alla realizzazione delle proprie finalità istituzionali, in questo caso l'Università. Confidiamo quindi in una riconsiderazione della richiesta del canone con una immediata disponibilità a un confronto sul merito».
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari (Pagina 26 - Edizione CA)
ISILI. Il sindaco Carcangiu
«Un museo per valorizzare i nuraghi»
 
Isili ha un ricco patrimonio archeologico che ha dato molto alla causa con tanti e tanti reperti anche di una certa valenza. Ma poco si sa di questi reperti. Solo delle ipotesi, deduzioni. Molti pezzi isilesi potrebbero essere a Sassari presso la Sovrintendenza o a Cagliari presso l'Università. «Ma non sappiamo», dice Bruno Atzori del Club Unesco, «se sono stati catalogati, classificati, è difficile trovare i bollettini archeologici».
Qualcuno dunque avrebbe voluto conoscere questo stralcio di storia isilese che va dall'età nuragica al medioevo. Sono 50 i nuraghi che occupano il territorio di Isili, ma ci sono anche domus de janas, una città romana, ficus romani, conosciuti dagli esperti, dagli appassionati e anche dai tombaroli.
Non sono tanti gli scavi che hanno interessato questi siti. Il primo tra il '73 e il '76 nel Nuraghe Is Paras, poi quello che ha interessato la tomba di Murisiddi poi ricoperto per via della friabilità dei menhir. Tre recenti campagne di scavi dell'Università di Cagliari hanno ridato vita e dignità al nuraghe Asusa.
I reperti ritrovati sono custoditi all'interno delle casse e tenuti nel museo ma tanti altri sono lontani da Isili. «Abbiamo pensato varie volte», dice il sindaco Orlando Carcangiu, «di trovare un luogo dove tenere tutti i reperti, ma per legge è la sovrintendenza a gestire, autorizzare, dare e portare via».
Pochi dunque i reperti tenuti ad Isili, tanti quelli conservati da altre parti o venduti sul mercato nero. E gli appassionati dovranno aspettare ancora prima di poter vedere quello che la terra ha dato alla luce nel corso di scavi e ritrovamenti casuali. (s.g.)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Oristano (Pagina 31 - Edizione CA)
Minacce agli archeologi che scavano a Mont'e Prama
CABRAS. Frasi su Facebook: presentata una denuncia. Botta e risposta con Pili
 
La ruspa è ancora a lavoro. Anche di fronte alle telecamere: «Perché qui non abbiamo nulla da nascondere. Non stiamo distruggendo niente. Non siamo delinquenti».
Affrontare la polemica, l'ennesima, sugli scavi di Mont'e Prama tocca all'archeologo Alessandro Usai, che del cantiere è il responsabile scientifico.
Si presenta di fronte ai giornalisti con l'intenzione ufficiale di fare il punto sui lavori di ricerca nel sito, ma la discussione si concentra tutta su un nuovo caso.
IL VIDEO A dar fuoco alle micce dell'ennesima polemica, il deputato sardo Mauro Pili che martedì ha divulgato sul social network il video della ruspa in azione tra le tombe nuragiche, definendola «un'aggressione nel sito più importante della storia della Sardegna, la prova di un delitto contro la civiltà nuragica e contro il più importante sito archeologico dell'Isola».
Un post che su Facebook ha creato un animatissimo dibattito, ma questa volta seguito anche da pesanti minacce contro gli archeologi della Archeosistemi di Reggio Emilia che scavano per conto del Ministero.
LE MINACCE «Bisogna appostarsi col fucile e iniziare a sparare» , e ancora «Bruciamo tutti i mezzi, possibilmente con loro dentro» , ma anche oltre: «Sono da impiccare». Sono solo alcune delle tante aggressioni verbali per le quali la Soprintendenza ha deciso di intervenire con una denuncia. «Ancora una volta siamo vittime delle invenzioni di Mauro Pili - ha detto il Soprintendente della Sardegna Marco Minoja - A totale smentita delle falsità è giusto sottolineare che il lavoro nel sito procede nella massima attenzione per i reperti».
LA RUSPA Ieri, mentre a Mont'e Prama la ruspa era in azione, l'archeologo Alessandro Usai ha spiegato che il mezzo serve per spostare la ghiaia da una parte all'altra: «Stiamo lavorando per proteggere le tombe che ancora devono essere scavate. Gli operai stanno creando un piano di calpestio comodo per poter lavorare in tranquillità. Non stiamo distruggendo nulla».
FONDI E LAVORI Usai ha poi annunciato che le risorse per la campagna di scavo per conto del Ministero stanno per terminare (erano in tutto 250 mila euro), ma che la Archeosistemi di Reggio Emilia, grazie al ribasso d'asta, è riuscita ad ottenere altri 35mila euro. «Ci serviranno per proseguire il lavoro. Oltre le tombe dobbiamo intervenire anche nella parte alta della collina». E non dove il georadar dell'Università di Cagliari aveva evidenziato strane anomalie .«Noi ci fidiamo dei dati archeologici - conclude Usai - il georadar non sempre dice la verità».
Sara Pinna
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 4
FINANZIARIA, MISSIONE SALVA-SANITÀ
L’obiettivo: basta con il disavanzo. Gli investimenti su ambiente e infrastrutture
 
CAGLIARI Dopo istruzione, lavoro, competitività e trasporti, sono sanità, ambiente, infrastrutture ed enti locali le altre quattro macro-aree previste dalla Legge di stabilità regionale per sostenere la ripresa. Sanità e inclusione sociale. 3 miliardi e 687 milioni. Definire Asl, ospedali, medicinali e affini una missione in cui investire sembra un azzardo. Come fanno dei costi a fruttare posti di lavoro e quant’altro? A dare la risposta è stato il presidente della Regione: «Dobbiamo risparmiare nella sanità e solo in quel momento avremo davvero più finanziamenti per lo sviluppo reale», è stata la spiegazione di Francesco Pigliaru. È per questo e non solo perché la sanità divora quasi la metà del bilancio della Regione che un capitolo della Finanziaria è dedicato al riordino del sistema sanitario. Il 98 per cento del finanziamento (aumentato di 350 milioni rispetto al 2015) è a carico della Regione, solo 57 milioni i fondi europei. Quasi 300 milioni saranno destinati alla copertura del disavanzo con l'avvio del piano di rientro triennale. Piano che, come si sa, ha quattro pilastri: riorganizzazione degli ospedali, rete sanitaria territoriale, Azienda emergenze-urgenze e l’Asl unica. Secondo la Giunta, con l’intervento drastico alla fine del 2018 il risparmio sarà di 328 milioni da reinvestire nelle altre macro-aree. All’operazione salva-sanità parteciperanno anche i cittadini con la super addizionale Irpef. Ma se il Governo dovesse impugnare l'aumento delle aliquote, la Giunta – ha annunciato l’assessore al Bilancio Raffaele Paci – chiederà un confronto per ridurre il peso degli accantonamenti. Nel 2016 sono 681 i milioni che la Sardegna non avrà e sarà questo il suo contributo (o accantonamento) alla copertura del debito pubblico nazionale. Basterebbe però riavere indietro 100 di quei 681 milioni per rendere meno drammatici i conti della sanità, ma questa è una storia ancora tutta da scrivere. Dalla Regione arriveranno anche i 263 milioni per l'inclusione sociale, la non autosufficienza, le patologie gravi, il progetto ritornare a casa e le povertà estreme. Ambiente. 454 milioni. Il finanziamento sarà all’88 per cento a carico della Regione. Nel dettaglio: 185 milioni fra aree protette e politiche forestali, compreso il funzionamento dell'Ente foreste, e parchi naturali e aree inquinate. Per il monitoraggio delle bonifiche 45 milioni e 28 milioni ai progetti di sostenibilità. Con 183 milioni, sono stati finanziate «la prevenzione dei rischi ambientali». Infrastrutture e agenda digitale. 512 milioni. Oltre alla quota del maxi mutuo acceso l'anno scorso, 361 milioni saranno fondi europei e 151 regionali. La quattro corsie Sassari-Olbia, l'edilizia residenziale, Piano Sulcis e infrastrutture in genere assorbiranno 441 milioni. Il progetto viabilità, 42. Poi sotto la stessa voce: servizio idrico, piste ciclabili, opere d'interesse locale, efficienza energetica degli uffici pubblici. Sono 60 i milioni con cui saranno finanziate l'Agenda digitale e la banda ultra larga. Enti locali. 600 milioni. Il Fondo unico ai Comuni è rimasto quello del 2015 e i sindaci pare siano rimasti soddisfatti. Ma nella relazione di accompagnamento alla Finanziaria la Giunta ha scritto: «Ribadiamo l’urgenza – si legge – che la Conferenza Regione-Enti locali riveda al più presto i criteri con cui sono ripartite le risorse fino a garantire un maggiore equilibrio e la razionalizzazione delle spese». E questo vuol dire: la Regione dovrà trattare e visto com’è finito il confronto sulla riforma degli Enti locali, non bene, anche la Finanziaria potrebbe correre lo stesso rischio: essere rivoltata dal primo all’ultimo articolo. (ua)
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Lettere e commenti – pagina 17
Il ricordo
Enzo Espa ci ha svelato tutta la ricchezza della lingua sarda
di Attilio Mastino
 
Nel ricordare Enzo Espa a un anno dalla scomparsa, con le lontane memorie dei momenti vissuti insieme, stranamente mi viene di associare la sua figura a quella amata del mio maestro elementare: il suo inguaribile accento nuorese, il suo carattere ruvido; eppure ci legava un'amicizia che non ha avuto ombre, anche se avvertivo una distanza davvero grande. Frugando tra le mie carte ho ritrovato le novelle nuoresi lette a Bosa da Enzo Espa il 31 maggio 1975, recitate con quella sua voce che costruiva paradossi, che modulava toni tra loro distanti, che faceva immaginare misteri lontani, con una profondità che lasciava incantati. Le novelle furono poi pubblicate nella raccolta di Racconti Nuoresi illustrati da Liliana Cano. L'occasione della performance, che davvero ci aveva emozionato, era stata l'inaugurazione nei locali della Pro loco di Bosa della mostra del pittore Pietro Muroni, aperta da Giovanni Del Rio. Enzo Espa, che pure si era laureato a Roma, aveva finito per concentrarsi sulla Sardegna che più amava, dove svolgeva il suo lavoro di insegnante, percorreva il territorio, conosceva ogni angolo dell'isola, presiedeva giurie, scriveva romanzi, stimolava tutti coloro che allora si occupavano di lingua sarda e che chiedevano l'adozione di una grafia unificata. Si occupava di poesia, di ricerche storiche, dei tanti prodotti della cultura, della vita e della tradizione sarda; infine di monumenti come i castelli medioevali, studiati assieme ad Aldo Cesaraccio che frequentava la sezione dell'Istituto dei Castelli. Tante curiosità, tanti interessi, tanti punti di vista davvero eterogenei che si confrontavano con Francesco Alziator e con Massimo Pittau. L'ho visto tante altre volte all'opera, sempre più burbero ma con me anche davvero affettuoso, come quando nel 1994 curò lo straordinario volume su Siniscola, coordinando decine di studiosi tutti con le loro esigenze, i loro tempi, i loro caratteri. Cinque anni dopo mi aveva chiesto aiuto per l'edizione del suo incredibile Dizionario sardo italiano dei parlanti la lingua logudorese, che pazientemente Delfino aveva pubblicato due volte, combattendo un vero corpo a corpo con l'autore, anche nell'edizione per La Nuova. Quando Enzo ci ha lasciato un anno fa a 95 anni d'età, l'aggiornamento era ormai ben avviato. L'opera è davvero notevole: mi piace la prospettiva “logudorese”, che valorizza la ricchezza e la diversità della lingua sarda, che recupera una tradizione letteraria e una dimensione davvero conservativa; soprattutto la sensibilità per le tradizioni popolari, con l'appendice dedicata ai nomi di persona, di paesi, luoghi, blasoni popolari, alle locuzioni e ai proverbi. Proprio il Dizionario, frutto di un impegno esteso a partire dai tempi del Ginnasio Asproni, è il capolavoro di Espa, che ha saputo tenere i contatti con i suoi informatori: Giulio Paulis ha acutamente descritto questo «piacere intellettuale nell'impegnarsi nel suo lavoro». «Se veramente amiamo la nostra lingua popolare – diceva – dobbiamo anche scriverla, non solo parlarla»: dietro queste pagine c'è il senso di una perdita irreparabile, la sensazione che una parte della nostra cultura sta scomparendo. Se oggi guardiamo al futuro della lingua sarda con maggiore ottimismo, se diamo per acquisto un radicamento territoriale di una lingua che deve mantenere una capacità espressiva innanzi tutto in rapporto con un luogo, con una geografia, con un ambiente naturale e umano; se abbiamo superato definitivamente il concetto di «culture subalterne», se abbiamo raggiunto il senso di una ricchezza che dobbiamo difendere nel rispetto di una storia lunga dove la lingua sarda è stata pensiero, riflessione, strumento per intendere la realtà, per entrare in comunicazione con gli altri, tutto questo è merito senza alcun dubbio anche di Enzo Espa.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 20
FILTRI PER IL SANGUE, PROROGA DELL’APPALTO
Asl e Aou corrono ai ripari dopo il razionamento delle trasfusioni: via alle forniture ma solo per 3 mesi
 
SASSARI Si sta risolvendo in via provvisoria la il problema della mancanza di filtri per la sacche di plasma che ha costretto il centro trasfusionale a ridurre le trasfusioni ai thalassemici. L’Azienda ospedaliera universitaria ha autorizzato proprio l’altro ieri l’Asl alla proroga del bando di fornitura del materiale di cui il reparto si è ritrovato sguarnito. Proroga che vale anche per i centri trasfusionali di Alghero e Ozieri. La delibera è in preparazione. Ma la proroga è di soli di tre mesi e quanto è avvenuto, con il razionamento delle sacche, potrebbe ripetersi all’inizio di aprile. Il fatto è che occorre bandire un appalto di acquisto per un periodo più lungo e soprattutto rinnovarlo tempestivamente in vista della scadenza. Diversamente, il disagio che ha visto protagonisti i thalassemici e altri pazienti che hanno necessità di trasfusioni frequenti si riproporrà a cadenze periodiche anche in futuro.
Come è avvenuto, del resto per tutto il 2015: per tre volte il centro trasfusionale sassarese si è ritrovato con le scorte di filtri, sacche e materiale per l’aferesi al lumicino, per tre volte si è vissuta l’emergenza, ma programmazione e buon senso sono sembrati assenti per evitarla. Infatti, quello delle attrezzature che scarseggiano è un problema annoso nell’Asl. Una patata bollente che l’Aou eredita in seguito all’incorporazione del gioiello più prezioso dell’azienda sanitaria locale numero 1, l’ospedale Santissima Annunziata. Fusione che è scattata dal primo gennaio scorso. Ora che anche il centro trasfusionale è migrato verso l’azienda mista questa non potrà rischiare di lasciare senza trasfusioni i propri malati. Come sarebbe avvenuto tra pochi giorni se Aou e Asl non si fossero messe d’accordo in tutta fretta per consentire il rifornimento degli speciali filtri per le sacche che arrivano dal Piemonte e senza i quali non è possibile la deleucocizzazione, ossia l’eliminazione dei globuli bianchi nel plasma da trasfondere. Già lo scorso novembre dal servizio nel Palazzo Rosa era partita la segnalazione alla Asl che bisognava operare per tempo per rifornire il reparto. E si ricordava che si sarebbe dovuto provvedere ad avviare le pratiche anche in vista dell’incorporazione con l’azienda universitaria. Non solo.
Ai primi di gennaio è partita la segnalazione della situazione anche all’Aou. Resta da vedere intanto quali tempi potrà avere la gara regionale per la fornitura di attrezzature e presidi ai centri trasfusionali sardi che avrebbe dovuto consentire economie e migliore organizzazione proprio per evitare le periodiche emergenze. Era il lontano 2012 quando la Regione nominò l’Asl sassarese capofila del bando ma ad oggi ancora niente si è mosso. Quali difficoltà impediscano di avviare la gara non è ancora chiaro, a quanto se ne sa i capitolati sono già pronti ma probabilmente non è un compito facile mettere d’accordo tutte le asl isolane. Sta di fatto che il tempo passa e, a distanza di quatttro anni, non si sa nemmeno se le procedure per il bando unico regionale si concluderanno. E c’è un altro problema da affrontare al più presto e che in vista della fusione non è stato preso in esame. Le associazioni dei donatori, l’Avis prima di tutti, avevano una convenzione con l’Asl per la fornitura di sacche di sangue. Se l’azienda mista non subentrerà nel rapporto di convenzione, l’Avis e le altre associazioni non potranno dare la loro indispensabile collaborazione anche all’Aou. (p.f.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Alghero – pagina 28
firmato un protocollo
Università, Comune e scuole insieme per l’integrazione
 
ALGHERO Favorire il dialogo interculturale, formare nuove cittadinanze attive, facilitare l’integrazione e l’inclusione, promuovere la multiculturalità e migliorare la permanenza nei centri di accoglienza attraverso la creazione di occasioni di formazione culturale e professionale finalizzate all’inserimento lavorativo. È l’ambizioso obiettivo fissato dal protocollo d’intesa per la realizzazione di un progetto sperimentale di integrazione culturale per la Sardegna. Il progetto modello è un’idea cui hanno lavorato sinergicamente Architettura, Università della terza età, Comune di Alghero e di Castelsardo, istituti comprensivi dei due territori e cooperative La Luna ed Ecoservice, che nei centri costieri gestiscono due centri di prima accoglienza che ospitano rispettivamente 50 e 200 extracomunitari. Sono numerosi anche i partner pubblici e privati che hanno raccolto la sfida, come l’Alberghiero di Alghero e lo Scientifico di Castelsardo, il Parco naturale regionale di Capo Caccia, Coldiretti Sassari, Cantina Santa Maria La Palma e numerosi gruppi, associazioni, imprese cooperative che operano in ambito sociale e culturale. Con il protocollo sottoscritto, gli aderenti si impegnano alla creazione di un sistema di azioni sinergiche finalizzate alla formazione, al miglioramento e al rafforzamento delle politiche per l’integrazione delle popolazioni provenienti da diverse culture, per creare una società moderna, multiculturale e inclusiva. «Vogliamo che Alghero sia una città per tutti quelli che la vogliono vivere – dice Mario Bruno – il protocollo è un impegno concreto a sostegno dell’accoglienza e dell’integrazione». (g.m.s.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 33
Musei, in Italia un 2015 da record anche in Sardegna
Nell’isola i visitatori sono aumentati del 4%
Il dato è inferiore però alla media nazionale: 6%
di Silvia Lambertucci
 
ROMA Colosseo, Pompei e Uffizi invasi dai turisti come mai prima. Il Pantheonche sfonda il tetto dei 7,5 milioni di visitatori, 1 milione in più rispetto a un anno fa. Nel 2015 i musei italiani superano i 43 milioni di ingressi, con circa 155 milioni di euro di introiti. «Il miglior risultato di sempre», annuncia Franceschini. L'occasione è la riunione del Comitato permanente del turismo, dove il ministro Pd snocciola soddisfatto tutti i numeri dei musei statali. Un bilancio di fine anno che conferma le anticipazioni positive dell'autunno e addirittura le supera. Insomma, un «record assoluto», come sottolinea il ministro ferrarese. Nell'ultimo anno, fa notare, i visitatori dei musei italiani «sono aumentati del 6% (2,5 milioni di persone in più), gli incassi del 14% (+20 milioni) gli ingressi gratuiti del 4% (+ 900mila)». I dati sulla Sardegna sono confortanti. L’isola supera tutte le regioni meridionali ed è più in alto in classifica di regioni come l’Umbria e la Liguria. Franceschini ricorda che si tratta di dati «in controtendenza rispetto all'estero» e rivendica il buon risultato della sua riforma dei musei e della politica culturale sostenuta con vigore dal governo Renzi: «Grazie anche alle nuove politiche di valorizzazione, prime fra tutte le domeniche gratuite, gli italiani sono tornati a vivere i propri musei», dice. Da Nord a Sud i direttori si dimostrano d'accordo, da Rossella Rea del Colosseo, che sottolinea come i visitatori abbiano gradito anche «gli alti livelli di sicurezza e di organizzazione attenta alle esigenze del visitatore», alla presidente della Fondazione Museo Egizio Evelina Christillin, che ricorda i nuovi percorsi di visita aperti nel museo torinese. Tant'è, la top ten, come da tradizione aperta dal Colosseo, non offre molte novità. Saldi ai primi cinque posti, oltre all'Anfiteatro Flavio, rimangono Pompei, Uffizi, Gallerie dell'Accademia di Firenze e Castel Sant'Angelo. Da registrare ci sono solo gli exploit positivi del museo Egizio di Torino, che si piazza in settima posizione scavalcando la Reggia di Venaria, e la Reggia di Caserta, che si fa spazio al decimo posto superando Villa d'Este. Ma per tutti, dal Colosseo (6,5 milioni, +6%) a Pompei (2,9 milioni, +12%), dall'Egizio (757.961, +33%) alla Reggia di Caserta (497.158, +16%) e persino per gli Uffizi (+2%) che pure hanno il numero chiuso, i dati si dimostrano in crescita ancora prima che i nuovi 20 super direttori assunti con la mission della valorizzazione abbiano preso saldamente il comando dei musei al top. Oltralpe non sta andando così. In Francia, complice la paura del terrorismo e anche la riduzione delle scolaresche in gita, nel 2015 musei e monumenti hanno perso in media il 5% per cento dei visitatori e la percentuale sale al 7% per i 14 musei di Parigi. Non si salva il Louvre, che perde il 6,5%, non si salvano il Grand Palais (-6%) e nemmeno la Reggia di Versailles (-4%) o il Centre Pompidou (-11,3%). Da Parigi a Londra, da Berlino a Roma, la strada però sembra per tutti quella di trovare sempre nuovi modi di richiamare pubblico. Puntando ai servizi di accoglienza, caffetterie e ristoranti. E, perché no, aprendo alla moda, come incitava l’altroieri Franceschini dalle passerelle fiorentine di Palazzo Pitti. L'industria del settore è in movimento. A testimoniarlo il Salon des musée che si è aperto l’altroieri a Parigi. Tra i circa 150 stand, 25 sono dedicati a start up per rendere più attraenti le visite: dagli occhiali e gli orologi «connessi» al 3d e i giochi video.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 33
IN VETTA ALLA CLASSIFICA SARDA C’È THARROS
Seguono il Museo nazionale di Cagliari e l’area archeologica di Nora
 
CAGLIARI Anche in Sardegna cresce la passione per musei e cultura: nell’isola aumentano visitatori (+4%) e introiti (+0,5%). Il sito più visitato è l'area archeologica di Tharros. Sono i dati isolani, presentati insieme a quelli nazionali e illustrati ieri dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini al Comitato permanente del turismo. Nei diciannove luoghi di cultura statali presenti in Sardegna, nel 2015 gli ingressi sono stati 18.592 in più su un totale di 464.583 visitatori. Per gli introiti si segnala un +0,5% rispetto al 2014, che corrisponde a 5.686 euro su un totale di 1.155.384 euro. In crescita anche i dati degli ingressi gratuiti nei musei che hanno registrato un aumento del 5% pari a 11.851 visitatori in più rispetto al 2014, su un totale di 251.361. Nella top five, in testa l'area archeologica di Tharros che comprende anche il Museo di Cabras, dove sono custoditi alcuni dei Giganti di Mont’e Prama, con 91.360 ingressi e 272.915 euro (crescita rispettivamente del +19% e del +7%). Seguono: il Museo archeologico nazionale di Cagliari con 66.938 ingressi e 157.803 euro di incassi; l'area archeologica di Nora con 58.708 ingressi e 329.698 euro di incasso (+7% di ingressi rispetto al 2014); il Compendio Garibaldino di Caprera con 55.959 ingressi e 228.914 euro di introiti (questi ultimi cresciuti del +14% rispetto al 2014); il Museo nazionale «Giovanni Antonio Sanna» di Sassari con 20.320 ingressi e 17.170 euro di incassi (+9% di crescita dei visitatori). Per quanto riguarda l'evento speciale #Domenicalmuseo, da gennaio a dicembre 2015 sono stati 35.694 i visitatori che hanno approfittato della prima domenica del mese per entrare gratuitamente nei musei sardi. Sono, ovviamente, dati che si riferiscono soltanto ai musei statali, quelli la cui gestione dipende direttamente dal ministero dei Beni culturali. Restano esclusi i musei comunali, quelli provinciali e anche quelli privati. Per fare soltanto un esempio, in Sardegna non viene considerata una realtà di rilievo primario come il Museo Man Nuoro.
 

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