Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
31 December 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

redazioneweb@unica.it

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 31 dicembre 2015 / Speciale (Pagina 53 - Edizione CA)
SALUTE I risultati di una ricerca dell’Università di Cagliari
Correre è come sballarsi: ecco perché ci piace così tanto
E anche oggi di corsa! È un modo di fare più che di dire. La corsa, quella vera, piace. Diverte e ne beneficia l’organismo. Migliora la funzione cardiocircolatoria e la tonicità muscolare, abbassa il rischio di diabete e di obesità. Non ci s’improvvisa podisti e dopo 40 anni, più controlli medici. Tanti durante una lunga corsa dicono di essere felici e con energia illimitata. L’interruzione del training può provocare un senso di astinenza. Insomma, correre uguale sballarsi. Come quando si assume della droga. «Una lunga corsa - spiega il professor Alberto Concu, già coordinatore del Laboratorio di Fisiologia degli sport dell’Università di Cagliari - dà luogo ad un’alterazione temporanea della coscienza. Si parla di runner’s high (sballo del corridore). Con la ripetitività del gesto, tipico delle maratone, si ha una transitoria ipofunzionalità della corteccia cerebrale, situata sotto la fronte .Va da sé quindi che in una condizione di ridotta attività corticale, il livello di coscienza, in senso psicologico, risulti alterato. Così tanto per cui il podista, gratificato dalla corsa non sente dolori e/o fatica». È il risultato di una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica “Sport e medicina”. «E più si pratica una determinata sequenza di gesti motori (classico del fondista) - prosegue il professor Concu - più questa parte di cervello viene disattivata. C’è una relazione tra la corteccia prefrontale e il sistema mesolimbico. Quest’ultimo è un complesso sistema neuronale, le cui cellule producono dopamina. Mangiare e i comportamenti sessuali e materni, stimolano le cellule nervose a produrre dopamina che dà benessere». Chiaro, no ? «La corsa - continua il professore - è nata quando i nostri progenitori, prima dell’avvento dell’agricoltura, dovevano muoversi per procurarsi il cibo. Avevano muscoli resistenti alla fatica, ossa leggere e flessibili, cuore e polmoni allenati per mandare ossigeno agli organi in attività e metabolismo eccellente, per trasformare zuccheri e grassi necessari alla contrazione muscolare. Oggi corriamo non per cercare il cibo, ma perché fa bene. E quando lo facciamo, il senso di piacere ci porta a correre ancora». Il professore ha diretto un gruppo di lavoro, formato dal dottor Filippo Tocco, ricercatore di Scienze dell’esercizio fisico e dello sport dell’Università di Cagliari, il dottor Daniele Concu, consulente in identità personale e sport, e il dottor Marcello Atzeni, biologo di Sanluri.
Red. Sa.
 
 
 
L’UNIONE SARDA
 
2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 31 dicembre 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
Dalla clinica dermatologica universitaria un inatteso e sorprendente allarme
«Attenti: la sifilide è tornata» Laura Atzori: in Sardegna alcuni gigolò spagnoli malati

La sifilide è tra noi, come e più di prima. «Ha ripreso a infettare i cagliaritani con una certa costanza», ammette la ricercatrice universitaria Laura Atzori. E anche gli ottimisti devono rassegnarsi: non s’intravedono miglioramenti all’orizzonte.
Tasta il polso alla città dalla clinica dermatologica universitaria, un dedalo di stanzette al primo piano del san Giovanni di Dio. La legge sulla privacy e l’ordine professionale la costringono su un binario stretto, molto stretto, anche nei casi in cui è più complicato restare asettici: «Abbiamo avuto pazienti sieropositivi che avevano rapporti sessuali regolari senza usare il preservativo. In alcuni casi non avvertivano i partner di essere malati».
Li ha denunciati?
«Sono qui per curare le persone, e la fiducia che il paziente ripone in noi ci vincola al segreto professionale».
Le malattie legate ai rapporti sessuali?
«I condilomi, seguiti dalla sifilide, poi la vecchia gonorrea, altre forme di uretrite, spesso difficili da trattare per la resistenza agli antibiotici. Meno frequente l’herpes genitale, o le piattole. Tre patologie sono soggette a denuncia obbligatoria al Servizio di Igiene: sifilide, gonorrea, scabbia».
La sifilide è ancora invalidante?
«No, si risolve con una terapia efficace. Per anni però si è commesso l’errore di pensare che non fosse più minacciosa, il farmaco era addirittura fuori commercio».
I sintomi?
«Dipende. Nella forma primaria sono ulcerazioni che lasciano tutto sommato tranquilli perché non sono dolorose. Dopo due-tre mesi si può manifestare la seconda fase, in cui la malattia è presente in tutti gli organi. In passato la sifilide veniva chiamata la grande simulatrice perché imita tante altre malattie, quindi non è facile diagnosticarla».
Un esempio?
«Di recente abbiamo curato una ragazza che pensava di star male per un trattamento con farmaci antidolorifici. Il problema in realtà era la spia della sifilide. Un altro paziente seguiva una terapia per la sindrome bipolare, da noi è arrivato per una alopecia. Anche in questo caso si trattava di sifilide».
Più colpiti gli etero o gli omosessuali?
«Gli eterosessuali. Troppi sono convinti di essere al di sopra di ogni rischio».
Ceto sociale?
«Medio alto. Anche perché qui - salvo alcune esenzioni - pagano i ticket su visite, analisi e tutto il resto».
Reazioni alla scoperta di aver contratto una malattia attraverso il sesso?
«Una paziente sposata ha saputo qui di essere sieropositiva. L’aveva contagiata il marito. Ci sono state conseguenze».
È diffuso l’uso del preservativo?
«Su 627 pazienti lo utilizzano appena ottantotto, e solo tre degli undici sieropositivi attualmente in cura. C’è di peggio: alcuni hanno dichiarato di fare sesso a pagamento con un costo aggiuntivo pur di non usarlo».
Come reagite?
«Invitandoli a fare gli accertamenti con il partner. In questo la legge sulla privacy è molto stringente. Sappiamo che la stessa situazione la vivono alcune prostitute. Abbiamo avuto contezza di alcuni ragazzi spagnoli - malati - che vengono in Sardegna per fare i gigolò, con appuntamenti già fissati. Non abbiamo potuto far nulla».
La causa della recrudescenza della sifilide?
«Non è mai stata debellata, nonostante l’eradicazione sia un obiettivo dell’organizzazione mondiale della sanità. L’attuale epidemia è arrivata dai paesi dell’est Europa, ma Asia e America del Sud, mete frequenti dei turisti, sono altrettanto a rischio».
Periodo finestra?
«Un mese».
Casi di sifilide neurologica?
«Nessuno, fino ad ora. Quella versione del male è terribile, si dice abbia fatto impazzire personaggi famosi, da Borgia a Nietzsche».
I pazienti sono tutti uguali?
«No. C’è quello informato e quello inconsapevole, o almeno lo sembra. Alcuni negano, inventano storie incredibili, accusano altre persone in maniera del tutto irrealistica».
Preoccupati che si sappia in famiglia?
«Sempre».
Immigrati?
«Ne visitiamo pochi, per via del pagamento delle prestazioni e delle difficoltà di accesso. In questi casi i problemi sono amplificati anche dalla difficoltà di comunicare».
Precauzioni?
«È più utile il preservativo femminile, ma in Italia non è in commercio».
La sifilide ha ancora una sanzione sociale?
«Sì. È talmente desueta - almeno nel linguaggio -che a volte lascia di stucco chi ne è colpito».
Il suo lavoro è uno specchio della vita sessuale dei cagliaritani: fedeli in amore?
«Purtroppo molti dei contagi sono legati ai tradimenti».
 
 
 
L’UNIONE SARDA
 
3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 31 dicembre 2015 / Provincia di Sassari (Pagina 50 - Edizione CA)
SASSARI. Incorporazione Asl-Aou: le reazioni forti del giorno dopo
Sanità, nessun brindisi: «Scippati delle eccellenze»

L’ora X scatterà alla mezzanotte quando i tecnici informatici procederanno al trasferimento dei dati dalla Asl n.1 all’Aou. È il primo atto del processo di incorporazione che consentirà di tenere in vita una sola azienda: quella ospedaliero-universitaria. Allo scoccare del nuovo anno i pazienti ricoverati lasceranno virtualmente la Asl per passare all’Aou. Così avverrà per un’infinita serie di altri atti che interesseranno i 1.400 dipendenti provenienti dall’azienda: «Abbiamo lavorato molto per arrivare all’appuntamento del 1° gennaio con le cose in ordine» ha dichiarato il commissario straordinario Agostino Sussarellu. «Per ora posso solo manifestare la mia soddisfazione per il raggiungimento di un traguardo che tutti aspettavamo».
SCETTICISMO Sono ancora molte le resistenze nei confronti della riforma approvata dalla Regione. Troppi problemi incancreniti dal tempo. Ieri sera in ospedale c’è stato un incontro dei medici per discutere del processo di scorporo della Asl n.1. Se qualche bottiglia è stata stappata non è stato certo per l’approvazione dell’atto della Regione. Molti ritengono la riforma ospedaliera “il grande scippo della sanità sassarese”. I posti letto scenderanno da 1.307 a 1.097, 240 in meno, e verranno tagliati diversi servizi. «Hanno fatto la spesa per pagare la cambiale firmata con il Mater Olbia» ha detto Mario Pala, medico, consigliere comunale del Pd. «Nell’Aou verrà cancellata la chirurgia pediatrica che è sempre stata tra le eccellenze della sanità sassarese. Assurdo».
LA FORZA DELLE DONNE Fortunatamente la mobilitazione delle donne, che hanno apposto 50 mila firme su una petizione circolata via internet, è servita a salvare la Breast-Unit, «una unità operativa multidisciplinare che si occupa in modo specifico di chirurgia della mammella nelle strutture in cui vengono effettuati circa 260 interventi l’anno, un numero ben più alto di quello richiesto dalla normativa nazionale per la sua istituzione nei presidi ospedalieri», ha spiegato Mario Pala.
Sassari deve fare i conti con 14 mila ricoveri impropri, cioè non indispensabili. Problema antico che si intende risolvere con gli ospedali di comunità e le case salute dove questa tipologia di pazienti dovrebbe essere assistita da medici di medicina generale e personale infermieristico. Al momento in provincia ci sono solo le strutture di Ittiri e Thiesi. La sensazione è che la sanità sassarese sia nel bel mezzo di un guado da cui dovrà faticare per uscire.
Gibi Puggioni


redazioneweb@unica.it

RASSEGNA QUOTIDIANI NAZIONALI
 
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie