Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 December 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

redazioneweb@unica.it

 
L’UNIONE SARDA


1 – L’UNIONE SARDA di venerdì 11 dicembre 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Inaugurazione solenne e polemica: «Penalizzato il nostro Ateneo»
UNIVERSITÀ, UN MASSACRO
Anno accademico: duro j’accuse di Del Zompo
Da un lato, solenni, le toghe, i tocchi, le stole di ermellino del corpo docente, gli inni “Gaudeamus Igitur” e “Fratelli d’Italia” eseguiti dal coro Pacinotti, gli scaffali e i libri della sala settecentesca dove chi non ha trovato posto in aula magna può seguire via streaming la cerimonia. Dall’altro, polemiche, le rivendicazioni del rettore Maria Del Zompo, appassionata nel difendere «la cultura come strumento per uscire dalla crisi e mezzo per cambiare il destino della propria famiglia e di tutta la società» e critica nei confronti dei parametri in base ai quali vengono ripartiti i fondi statali per l’università. Atmosfere e sentimenti contrastanti, ieri mattina nel rettorato di via Università, per l’inaugurazione dell’anno accademico numero 395.
CRITERI «È un gioco al massacro», ha tuonato Del Zompo. Vittima, in generale, l’università in Italia, ultimo dei Paesi comunitari per percentuali di laureati, 30° su 33 Stati Ocse per la spesa sull’università. Peggio l’Ateneo di Cagliari, costretto a fare i conti con i finanziamenti statali scesi dai 119 milioni dell’anno scorso ai 105 mila di quest’anno. Il rettore punta il dito contro il meccanismo del costo standard per studente, basato su criteri che, argomenta Del Zompo, non tengono conto della realtà geografica, sociale ed economica della Sardegna: «Le università che hanno meno iscritti ricevono meno soldi».
I DATI A Cagliari non sono in calo soltanto gli iscritti (quest’anno poco più di 25 mila contro i quasi 29 mila di tre anni fa) ma anche i laureati (3.586 nel 2015 contro i 4.828 di tre anni fa) e i dipendenti, sia docenti che personale tecnico amministrativo (effetto del blocco del turnover). Stabili, invece, le retribuzioni: «Siamo i paria della pubblica amministrazione», ha detto il rettore. In aumento, e non è certo un bel segnale, il numero di studenti esonerati per ragioni economiche dal pagamento delle tasse: erano l’8 per cento tre anni fa, oggi sono il 18 per cento. L’Ateneo, ha rivendicato Del Zompo, ha cercato di ammortizzare gli effetti della modifica dei criteri per il calcolo del reddito Isee (per effetto del quale, ha ricordato la rappresentante degli studenti nel senato accademico, circa mille ragazzi hanno perso il diritto alle agevolazioni) e di aiutare le famiglie con più studenti iscritti.
CLASSIFICHE Alto anche il numero di studenti per docente: ben 51, contro i 4 di Yale e, in Italia, i 18 di Padova e i 22 di Bologna. Difficile competere in queste condizioni, e inutile perdere tempo dietro alle classifiche, che non fanno altro che premiare i territori più avvantaggiati. «Vorremmo un po’ di giustizia», ha aggiunto il rettore, che ha indicato però un elemento positivo nell’aumento, in controtendenza rispetto al dato nazionale, delle immatricolazioni: 4.035 quest’anno, contro le 3.576 dell’anno scorso.
SFIDE Del Zompo ha quindi sottolineato gli sforzi di internazionalizzazione e apertura alle imprese e ha illustrato lo sviluppo dei progetti avviati dal suo predecessore (policlinico, campus di Monserrato, centri di Ateneo per la ricerca), e indicato nuovi fronti come il laboratorio per start up (quattro delle quali sono state premiate, e altrettante finanziate da investitori privati) o ancora la valorizzazione dell’orto botanico.
Al rettore sono andati gli applausi della platea, fitta di autorità amministrative, religiose e militari (presenti anche i due predecessori, Pasquale Mistretta e Giovanni Melis) e il sostegno della rappresentante del personale tecnico Roberta Silvani.
Marco Noce




 

2 – L’UNIONE SARDA di venerdì 11 dicembre 2015 / La pagina dei lettori (Pagina 48 - Edizione CA)
IN EVIDENZA Risponde Massimo Crivelli
ATENEI, NUMERO CHIUSO E GIOVANI IN PARCHEGGIO
Gianfranco Vacca
Nella prima pagina dell’Unione Sarda del 5 dicembre scorso venivano evidenziati i dati dell’ultimo Rapporto Censis ed il titolo dello stesso non lasciava spazio ad equivoci: «Sos giovani!». Il numero dei giovani che non studiano, non lavorano, non frequentano tirocini è in costante aumento nella nostra isola, la quale presenta altresì altissimi tassi di dispersione scolastica ed un bassissimo numero di laureati. È su quest’ultimo aspetto che voglio concentrate la mia attenzione di genitore.
A fronte di dati statistici così drammatici perché in Sardegna, lo Stato, il governo regionale, gli ordinamenti del mondo accademico, si ostinano ad andare avanti con la follia e l’assurdità del numero chiuso per l’accesso alle Università? Di recente ho sentito dire, ad un sottosegretario in tv, che ciò è dettato dalla mancanza di risorse economiche per pagare i professori. Però basta un giorno da parlamentare per avere a vita un assegno di tremila euro al mese. Ma si può essere più folli? Ormai tutto nel nostro povero Paese ruota intorno ai quiz e ai “gratta e vinci” e anche lo studio universitario è stato trasformato in un drammatico quiz. Ho due figlie che non riescono a superare i test.
Cosa propone lo Stato in alternativa? In Germania esiste la scuola-lavoro, e qui? Qual è la strategia dello Stato e soprattutto della Regione Autonoma Sardegna per questi ragazzi e ragazze, specie per quelli in possesso della maturità scientifica e classica? Cosa propone per loro lo Stato? Come vengono accompagnati nell’inserimento del mondo del lavoro? Servono risposte, servono idee concrete. Anche il lavoro è un diritto costituzionale così come il diritto allo studio eppure entrambi sono gravemente disattesi nell’indifferenza statale e regionale, tanto i loro lauti compensi arrivano puntuali, questo è ciò che conta. Ripeto, dov’è la strategia per i giovani di questo benedetto Paese martoriato dalle ruberie di Stato, vitalizi, mega pensioni e liquidazioni d’oro? Basta con questo stato di cose. Fate studiare i giovani, è l’unica salvezza che hanno, l’unica via d’uscita dalla disperazione del non far nulla. Basta con questa violenza del numero chiuso.

Gentile lettore, purtroppo credo che il problema non sia solo quello del numero chiuso. I dati, non solo quelli del Censis, certificano la bassa qualità delle nostre Università, soprattutto in relazione all’interazione con il mondo reale, cioè quello del lavoro. Occorre ripensare il modello formativo dei nostri Atenei per non lasciare ancora di più i nostri ragazzi ai margini della società. Perché (anche senza il numero chiuso) se l’Università si trasforma in un mero parcheggio per ragazzi senza prospettive il futuro non potrà che essere nerissimo.
 


 

3 – L’UNIONE SARDA di venerdì 11 dicembre 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 24 - Edizione CA)
COMUNE. Presentata ieri mattina in Municipio la candidatura
««Nel 2017 Città europea dello sport»
In gara ci sono altre quattro concorrenti (e, presto, se ne potrebbero aggiungere tre). Ma, questa volta, Cagliari ha davvero tantissime possibilità di vincere. Perché sono tante le carte da giocare per diventare “Città europea dello sport 2017” (il titolo di “Capitale” può essere dato solo a centri con oltre 500 mila abitanti). E perché saranno quattro le città a essere scelte (in questo momento, in lizza ci sono anche Catania, Pesaro, Vicenza e Forlì).
La candidatura di Cagliari, presentata il mese scorso a Roma, è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte, insieme ai rappresentanti delle federazioni sportive, il sindaco Massimo Zedda, l’assessore allo Sport Yuri Marcialis, il presidente del comitato regionale del Coni Gianfranco Fara e Gian Franco Lupattelli, presidente di Aces Europe, l’associazione che sceglie le città.
Nell’assegnazione del titolo conteranno gli eventi importanti (se si risolveranno i problemi interni del Cus, potrebbero essere ospitati i campionati universitari nazionali). Ma sarà soprattutto, soprattutto, decisiva la pratica sportiva di base. Il fatto che lo sport rappresenti un fattore di inclusione sociale e che coinvolga le fasce più deboli, anziani e disabili in primis.
Entro marzo arriveranno le candidature, corredate da un dossier completo, e a settembre saranno scelte le città che potranno avere questo titolo. Cagliari ci conta e punta anche alla bandiera oro, quella che, in tutta Europa, premia la città che meglio si sarà comportata meglio nella promozione dello sport. ( mar.co. )


 
 

4 – L’UNIONE SARDA di venerdì 11 dicembre 2015 / Sport (Pagina 53 - Edizione CA)
Cus Cagliari, adesso Arrica chiede al Cusi il commissario
Nella vicenda-Cus Cagliari, è Stefano Arrica a fare la prima mossa. Il presidente, la cui elezione è stata sospesa da un’ordinanza del Tribunale monocratico in seguito al ricorso di due soci esclusi dell’assemblea elettiva, ha chiesto al Cusi il commissariamento straordinario della società: «Lo ritengo doveroso», spiega, « è un atto di responsabilità nei confronti degli sportivi, degli studenti e dell’Università. Non posso permettere che i dipendenti restino senza stipendi e l’attività si fermi perché l’attuale consiglio non può assumere iniziative in questa situazione. Il Cus viene prima di tutto».
Ora si attende l’esito del reclamo presentato dal Cus al Tribunale Collegiale per scongiurare l’eventualità di nuove elezioni con tempi che saranno inevitabilmente lunghi. ( c.a.m. )


 
 

5 – L’UNIONE SARDA di venerdì 11 dicembre 2015 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
L’enologo Piero Cella al Restart Wine, giornata di formazione sul mercato web
«Noi, bravi a fare il vino ma non a promuoverlo»
Trenta cantine sarde a scuola di web marketing. Dal sito classico all’e-commerce passando per le strategie di comunicazione social: le aziende si sono ritrovate ieri per il Restart Wine, primo evento di formazione dedicato al mondo del vino. Organizzata dalla J Service, una delle web agency più affermate in Sardegna, in collaborazione con Redfish, agenzia di marketing e comunicazione, la giornata ha analizzato le criticità che frenano diffusione e vendita nei mercati nazionali e internazionali delle eccellenze vinicole isolane.
Oltre alle strategie e tecniche sul web è stata presentata anche WinePix, un’applicazione realizzata da una start up spin-off dell’Università di Sassari, che attraverso una foto all’etichetta permette agli smartphone di ricevere tutte le informazioni dettagliate sul vino e conoscere i punti vendita.
Tra gli ospiti anche l’enologo Piero Cella, che ha sottolineato l’importanza dei canali di web marketing per far emergere i vini sardi nei mercati.
Per Cella alle imprese e cantine sarde manca un’organizzazione che consenta di “chiudere il cerchio”. «Siamo bravi a produrre vino», ha spiegato l’enologo, «ma non a dargli un contorno e a promuoverlo». In particolare nell’isola non esiste ancora un osservatorio sul vino che, secondo Cella, consentirebbe di analizzare il comparto e mettere in rete i produttori: «Esistono i consorzi», spiega Cella, «ma non stanno lavorando bene, basti pensare che su seicentomila ettolitri di vino prodotti abbiamo un potenziale che potrebbe arrivare a novanta milioni di bottiglie, ma in realtà ne produciamo la metà».
Marzia Piga



 

6 – L’UNIONE SARDA di venerdì 11 dicembre 2015 / Provincia di Oristano (Pagina 42 - Edizione CA)
MODOLO. Viticoltura
Esperti e tecnici per una giornata dedicata al vino
Si terrà a Modolo, domani, il convegno sulla viticoltura che conclude il laboratorio di potatura della vite realizzato dal Comune di Modolo nel progetto integrato Manos de Oro. Il tema della viticoltura verrà affrontato da studiosi ed esperti della comunità scientifica di chiara fama, nel corso della mattinata, nel salone parrocchiale del paese e si concluderà alle 14 con una degustazione di prodotti tipici locali sotto la guida dell’esperto Gilberto Arru. Il convegno completa il percorso realizzato con il laboratorio sulla potatura, iniziato il 14 novembre, che ha coinvolto ben 38 partecipanti tra cui i produttori professionisti delle cantine locali, le aziende agricole del territorio, gli appassionati cultori della materia e tanti giovani motivati ad intraprendere un percorso lavorativo nel campo vitivinicolo. Gli allievi hanno seguito con interesse le lezioni tenute dai tecnici Francesco Deledda e Denis Cociancig, tutor di Simonit&Sirch - Preparatoriduva, azienda leader nel settore di fama internazionale. Moderato dall’agronomo Livio Pertrini coordinatore del progetto Manos de Oro, il convegno vedrà coinvolti importanti relatori e figure di primo piano nel campo accademico vitivinicolo, come Gianluigi Bacchetta del Centro di conservazione della biodiversità dell’Università di Cagliari, Francesco Deledda della Simonit&Sirch, Attilio Scienza dell’Università di Milano, e Marilena Budroni dell’Università di Sassari. Il sindaco di Modolo, Omar Hassan ,invita tutti gli appassionati a questa giornata nella quale la comunità scientifica incontra il piccolo centro di Modolo per parlare di prospettive di sviluppo.
 
 

redazioneweb@unica.it


LA NUOVA SARDEGNA

 
7 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 11 dicembre 2015 / Cagliari 24 ore - Pagina 7
Il discorso del rettore all’inaugurazione dell’anno accademico
«LA CULTURA PER USCIRE DALLA CRISI»
CAGLIARI «Le cose, per essere fatte bene, devono essere fatte insieme. E si fanno insieme se con la città, con le imprese e con le istituzioni troviamo obiettivi comuni. Vogliamo continuare a lavorare insieme». Con queste parole il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, ha chiuso la sua relazione ieri all’inaugurazione del nuovo Anno accademico. «La cultura come strumento per uscire dalla crisi, come mezzo per cambiare il destino della propria famiglia e di tutta la società» è stato invece il punto di partenza di un discorso in cui il rettore ha elencato le ombre e le luci del sistema universitario. Le ombre come i «prelievi forzosi dal Fondo di finanziamento ordinario» operati dal Governo: «E’ un gioco al massacro, e noi non ci stiamo – ha detto – E’ un percorso ad ostacoli che equipara in base a parametri iniqui atenei profondamente diversi tra loro». Sul numero di iscritti totali in calo pesa la crisi economica. Le luci: l’università di Cagliari si conferma research university, con la sua multidisciplinarietà che permette di offrire 38 corsi di laurea triennale, 34 magistrale e 6 a ciclo unico. «C’è qualcosa di positivo – ha proseguito il rettore – Il numero degli immatricolati cresce: è un segnale di fiducia dei ragazzi e delle loro famiglie che ci responsabilizza».
 
 
 


 
8 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 11 dicembre 2015 / Cagliari 24 ore - Pagina 7
In città il nuovo calcolo taglia fuori dai benefici 228 giovani
UNIVERSITARI IN PIAZZA CONTRO LA BEFFA DEI “FALSI RICCHI” ISEE
L’Ersu corre ai ripari con 300mila euro ma la Regione tace
di Antonio Meloni
SASSARI Hanno fatto proprio il motto di Steve Job con il quale il fondatore di Apple, ormai prossimo alla fine, aveva invitato i giovani studenti a essere “affamati e folli”. Lo hanno seguito alla lettera usando il senso di quel motto per evitare che sul diritto allo studio calino le tenebre della notte più scura. E per 228 di loro il rischio è più che concreto. Iniziativa Andisu. Anche gli studenti sassaresi, hanno aderito, infatti, all’iniziativa nazionale della “Notte bianca”, promossa dall’Andisu, associazione che in Italia raggruppa gli enti impegnati a garantire il diritto allo studio nelle varie sedi universitarie. Nel quadro di questa manifestazione, l’Ersu ha annunciato la prossima destinazione di trecentomila euro di fondi propri per un bando a favore degli studenti esclusi dai benefici previsti dal diritto allo studio. Perché la vera ragione dell’evento, che ieri ha animato il piazzale interno dell’istituto di via Coppino, è proprio quella di riportare l’attenzione su una questione che rischia di lasciare fuori dai cancelli delle Università italiane studenti preparati e motivati. I numeri. «La nuova normativa Isee _spiega infatti Antonio Puddu, rappresentante degli studenti nel Consiglio di amministrazione dell’Ersu _ è da rivedere perché prevede un calcolo basato sul patrimonio familiare comprendendo anche beni che risultano di scarso valore, ma che fanno lievitare il computo finale». Si parla di vecchi edifici classificati spesso come ruderi o piccoli appezzamenti di terreno che sommati al reddito complessivo ingrossano le fila di un esercito di abbienti virtuali. Tirando le somme, gli esclusi dai benefici Ersu, quest’anno, sono 862, su un totale di 2772, di cui 228 tagliati fuori a causa della nuova normativa Isee. Lo scorso anno accademico gli esclusi erano 714, ma il totale, 3016 domande, era sensibilmente differente. L’aiuto dell’Ersu. Per quanto possibile, l’Ersu tenterà di far fronte alla situazione destinando trecentomila euro, derivanti da risparmi di gestione, per finanziare un bando straordinario rivolto proprio a coloro che sono rimasti fuori a causa dei parametri troppo alti imposti dalla nuova normativa Isee. Per farlo, però, devono avere il nulla osta della Regione che aspettano, ormai, da oltre un mese. Temi al centro dell’assemblea studentesca alla quale ieri pomeriggio hanno partecipato anche i rappresentanti del Forum studentesco, Riccardo Zanza, Giulio Tupponi e Marco Pilo. Contributo straordinario. Gli studenti sollecitano la concessione di un contributo straordinario da destinare ai colleghi rimasti fuori dai benefici, chiedono alla Regione di esercitare pressioni sul governo centrale perché sia rivista al più presto la normativa e chiedono all’Università di studiare una forma di esenzione per i colleghi che, pur meritevoli, non possono avere i benefici previsti dal diritto allo studio. Ad animare la giornata dedicata alla manifestazione nazionale promossa dagli enti per il diritto allo studio, hanno pensato gli studenti dell’Accademia di belle arti, con il sostegno dei colleghi degli altri dipartimenti. Il piazzale interno dell’Ente di via Coppino è stato trasformato in una galleria d’arte all’aperto dove sono stati montati pannelli di grandi dimensioni su cui gli studenti hanno realizzato delle opere d’arte. La performance di pittura avrà anche un epilogo piacevole perché agli autori andrà un premio in denaro ripartito tra i primi tre classificati.





 
8 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 11 dicembre 2015 / Ediz. Olbia - Pagina 33
Leonesse nere, dal Sudafrica grido di libertà
di Antonio Mannu
NUORO Lindeka Qampi è una fotografa sudafricana che ha curato, con Zanele Muholi, anche lei sudafricana, un laboratorio sull’auto rappresentazione tenuto al Man di Nuoro ai primi di dicembre. Domani, sempre al Man, sarà inaugurata una mostra intitolata «Azola/Somnyama Ngonyama», esito della loro residenza in Sardegna e del laboratorio. Azola è il nome di una figlia di Lindeka Qampi. Somnyama Ngonyama in lingua zulu significa «Salve leonessa nera». Il progetto, curato da Emanuela Falqui, Erik Chevalier e Laura Farneti, è stato possibile grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Scienze sociali e con quello di Storia dell’Università di Cagliari. Al principio dell’intensa esperienza di tre giorni a Nuoro, i partecipanti sono stati invitati da Zanele Muholi a presentarsi, esplicitando le ragioni che li spingevano a partecipare. «Questo è un laboratorio sull’auto rappresentazione, ma cosa significa il termine per ciascuno di noi? Credo che ognuno abbia un’idea, una sua percezione. Perché siete qui e cosa vuol dire per voi auto rappresentarsi? Parliamone». Alla fine del primo giro di opinioni Lindeka ha raccontato la sua storia, cominciando con un canto. Una nenia delicata, una ninna di sabbia e di sale, di onde grandi e di occhi, di pane e pesce, di fatica, di tempo. «Dice la canzone di un dio che mi porta in un certo luogo e mi tiene in braccio come fossi un bambino. Mi chiamo Lindeka, ho cominciato a fotografare a trentasei anni. Avevo un problema con il gioco. E sapete una cosa. Se avete un problema e volete guarire, dovete parlare, parlare, parlare. La fotografia per me è quel certo luogo, il mio terapista. La macchina fotografica è mia madre, è mio padre». Se qualcuno tra i partecipanti avesse avuto dubbi sul significato e la forza del fare fotografico, la gentile e possente testimonianza di vita di Lindeka Qampi ha spazzato via ogni perplessità in merito. Almeno credo. In lei la fotografia si è incarnata, si è fatta verbo visivo e salvifico. Una salvezza che si distilla in una sola parola: libertà. Zanele Muholi, leonessa e leone, ha alle spalle un lungo e accidentato percorso di attivismo politico. Ha dedicato quasi un decennio alla documentazione dell’identità visiva delle lesbiche e transgender del Sudafrica, dando vita ad un corpo di più di 250 ritratti, «Faces & Phases», con l’intenzione dichiarata di creare una «mappa, una storia visuale delle lesbiche nere in Sud Africa dopo l’apartheid». Per restituire alla comunità lgbt (lesbian, gay, bisexual and transgender) un archivio nel quale riconoscersi e ritrovare la propria dignità. Per lavorare sul tema Muholi ha dovuto fare i conti con l’assenza di una storia visiva che rappresentasse la comunità, inserendo poi la narrazione nel quadro più ampio della formazione delle identità nel Sudafrica, che comprende il problema del razzismo, l’immagine della sessualità e il colonialismo. Comunità per lei è una parola guida. Così come condivisione. Nelle prime frasi di presentazione Zanele Muholi parla di esperienza fotografica. Dice: «La fotografia può svelare o nascondere. Qui, in questa comunità, in questa nostra famiglia fotografica estesa, vogliamo che la fotografia apra squarci, visivi e anche mentali. Per fare questo è fondamentale una condivisione, la più ampia e dilatata possibile, tra noi tutti. Dobbiamo discutere insieme, parlare di ciò che succede qui, dove siamo noi ora». Ormai da diversi anni Zanele Muholi ha rivolto l’obiettivo verso il suo volto e il suo corpo. Ha realizzato una serie di autoritratti, un progetto che anch’esso si chiama «Somnyama Ngonyama», in cui la fotografa assume in se, provocatoriamente, stereotipi di razza, classe e genere, interpretando archetipi femminili differenti. L’artista rielabora il suo vissuto, le sue origini, le trasla in una dimensione collettiva e di riscatto, con un linguaggio estetizzante e contraddittorio insieme. Costruisce i suoi personaggi utilizzando un abbigliamento di fortuna, fatto di oggetti domestici e quotidiani che trasforma in sofisticati ornamenti. Sempre enfatizzando l’ebano della sua pelle, per generare una riflessione sul luogo comune della razza. Spiega Zanele: «Esagerando l’oscurità del tono della mia pelle rivendico il mio essere nera, che mi sembra sia continuamente messo in scena dall’altro privilegiato. Non imito il nero: è la mia pelle, è l’esperienza dell’esser nera! Sono entrambe profondamente radicate in me». Lindeka Qampi ha conosciuto Zanele Muholi nel 2006, all’interno del collettivo «Iliso Labantu». Si tratta di un gruppo di fotografi e fotografe delle township che si occupano di documentare la vita urbana contemporanea nel paese. E’ stato fondato dalla britannica Alistair Berg e dalla statunitense Sue Jaye Johnson. Al suo sviluppo hanno collaborato numerosi fotografi, sudafricani e di altri paesi. Tra loro il leggendario David Goldblatt, sudafricano con origini nella comunità ebraica lituana. Goldblatt a proposito del collettivo ha scritto: «L’apartheid non c’è più, rimangono le lacune nel tessuto sociale, nella nostra esperienza e nella comprensione reciproca delle nostre vite. “Iliso Labantu” può dare un contributo significativo per ridurre queste mancanze». La mostra allestita dal Museo Man sarà inaugurata alle ore 19 del 12 dicembre. Visitabile sino al 14 febbraio 2016. Verrano esposti anche contributi di tutti i partecipanti al laboratorio.


redazioneweb@unica.it

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie