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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 November 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 novembre 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
IL VICEPRESIDENTE DEL SENATO A CAGLIARI
Valeria Fedeli: «La Sardegna merita attenzioni particolari per la sua insularità»
La Sardegna è un’Isola, bisogna sempre tenerne conto quando si prendono decisioni che la riguardano. Perché, dice Valeria Fedeli, vicepresidente vicario del Senato, «le sue condizioni sono molto diverse rispetto a quelle della terra ferma». Una provincia, il Sulcis, tra le più povere d’Italia, un’industria praticamente al collasso, una rete di trasporti che fa acqua da tutte le parti, a livello interno e di continuità territoriale.
In ordine di tempo, le ultime scelte con ricaduta sull’Isola le ha fatte l’Authority per l’energia, che nei giorni scorsi ha annunciato l’interruzione del regime di essenzialità per le centrali di Fiumesanto, Ottana e Portovesme. Ora cinquemila persone rischiano il posto e Regione, Confindustria e sindacati chiedono una proroga, almeno fino all’arrivo del metano. «È un problema serio - commenta l’esponente del Pd - fanno bene a mobilitarsi ma nello stesso tempo bisogna capire come trasformare l’energia, e se non sia il caso di percorrere la strada delle fonti rinnovabili. Ad ogni modo, quando in ballo c’è la Sardegna, dobbiamo considerare molto di più le realtà e le rappresentanze dell’Isola, anche per evitare di commettere errori a livello nazionale». Vietato prescindere dalla sua specialità, insomma. Eppure, nel Senato delle Regioni, così come concepito dalla riforma, secondo alcuni detrattori (tra i quali l’assessore ai Lavori pubblici Maninchedda), la Sardegna non sarebbe rappresentata in modo adeguato. Almeno, per esempio, rispetto al Trentino che ha poco più di un milione di abitanti e al quale spettano quattro senatori (due a testa per le province di autonome di Trento e Bolzano). I rappresentanti sardi dovrebbero essere tre. Come se la specialità dei trentini valesse più di quella sarda. Fedeli non è d’accordo: «Ho sempre pensato che andasse superato il bicameralismo perfetto ed ero favorevole a questa riforma già prima di entrare in Parlamento perché dà al Senato competenze specifiche importanti. Svolgerle al meglio significa rendere le istituzioni territoriali molto più protagoniste dei processi che le riguardano. Questo vale anche per la Sardegna. In democrazia l’equilibrio dei numeri è importante, ancora di più lo è la qualità della rappresentanza».
Ieri la vicepresidente di Palazzo Madama era a Cagliari per «testimoniare l’importanza» di UnicAscolta, lo sportello di supporto a ragazzi gay, lesbiche, transgender e bisessuali, appena nato nell’Università di Cagliari da un’idea dell’associazione Unica Lgbt e già da oggi operativo presso la sede dell’Ersu.
Roberto Murgia
 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 novembre 2015 / Economia (Pagina 10 - Edizione CA)
BANCO SARDEGNA
Fondazione: 2 settimane alla scadenza dei bandi
Mancano due settimane alla scadenza dei bandi 2016 della Fondazione Banco di Sardegna. C’è tempo sino al 1 dicembre per presentare le domande per i finanziamenti per progetti nei settori arte, beni culturali, salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa, volontariato, filantropia e beneficenza, sviluppo locale ed edilizia popolare.
A disposizione, per il 2016, ci sono 16 milioni di euro. Di questi, il 33%, oltre cinque milioni, è destinato all’arte e alla cultura, oltre quattro milioni, il 25%, verranno invece impiegati per finanziare la ricerca scientifica (soprattutto nelle università di Cagliari e Sassari). E ancora, un altro 33% è destinato a progetti di salute pubblica e volontariato (dotazione complessiva oltre cinque milioni di euro), infine ci sono 1,2 milioni per i progetti di sviluppo locale. «I fondi vengono ripartiti attraverso i bandi e chi presenterà il progetto, dopo aver ottenuto un punteggio, potrà entrare in graduatoria e beneficiare dell’assegnazione del finanziamento», ha spiegato il presidente della Fondazione Banco di Sardegna, Antonello Cabras.
Le domande di contributo con i relativi progetti e iniziative proposte potranno essere inoltrate dai soggetti idonei utilizzando esclusivamente la procedura informatica contenuta nel sito “www.fondazionebancodisardegna.it” seguendo le istruzioni contenute nei bandi stessi.
Mauro Madeddu
 
 
 
 
3 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 novembre 2015 / Agenda Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
CITTADELLA UNIVERSITARIA
Domani dalle 15.30, nell’aula D (asse didattico 1) della cittadella universitaria di Monserrato, si terrà il quindicesimo incontro con i ricercatori del CRS4, rivolto al grande pubblico, agli studenti e alle imprese, dal titolo: sequenziamento esomico: analisi dati e casi di studio.
 
 
 
 
4 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 novembre 2015 / Spettacoli e Società (Pagina 37 - Edizione CA)
IN AGENDA
“Madre Acqua” venerdì a Nuoro
Venerdì appuntamento a Nuoro con il nuovo film di Daniele Atzeni “Madre Acqua”, incentrato sulla figura dello scrittore Sergio Atzeni. La proiezione si terrà, alla presenza dell’autore, alle 19 all’auditorium Giovanni Lilliu di via Mereu. Interverranno Bruno Murgia, presidente dell’Isre; Alessandro Stellino,critico cinematografico; Gigliola Sulis, docente di Letteratura Italiana all’Università di Leeds; Antioco Floris docente di Linguaggi del Cinema, della Televisione e dei New Media all’Università di Cagliari.
 
 
 
 
5 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 novembre 2015 / Speciale (Pagina 2 - Edizione IN)
Dopo la guerra
Armi, eroi e dolore per non scordare
ll’indomani della prima guerra di massa della storia la Sardegna deve fare i conti con le perdite subite sui campi di battaglia.
La dolorosa esperienza bellica, seguita dall’epidemia di spagnola, scuote profondamente tutta la società del dopoguerra. Come elaborare il lutto di questo massacro e giustificare tanto orrore?
 I culti mortuari tradizionali non sono adeguati a esprimere un simile trauma. Il monumento ai caduti sarà la risposta spontanea al desiderio collettivo di soffocare il ricordo della morte.
 “MONUMENTOMANIA” Come avviene su tutto il territorio nazionale, dal 1919 la Sardegna è pronta a eternare la memoria dei suoi figli con una attiva corsa alla celebrazione. Le piazze isolane sono i luoghi privilegiati per accogliere un monumento. I cimiteri lo sono assai meno, forse perché troppo associati all’idea della morte.
 Ecco dunque il diffondersi di cippi, obelischi coronati da aquile bronzee e stelle d’Italia; sculture di marmo e bronzo raffiguranti patrie e vittorie; militi virili e coraggiosi riproposti in innumerevoli pose; i nomi dei caduti immortalati su lapidi marmoree, ornate da fronde di quercia e alloro, da bandiere e trofei. Un patrimonio iconografico ereditato dalla tradizione funeraria ottocentesca e arricchito di nuovi contenuti morali e materiali.
 Il linguaggio stilistico è semplice e diretto, rispondente alla funzionalità del monumento: attribuire un valore retroattivo all’esperienza della guerra. Presto il fascismo se ne avvantaggerà, iniziando dal 1922 una personale via alla celebrazione del sacrificio della guerra, esaltando l’eroismo e la vittoria tramite il culto liturgico di una religione laica, fondata su nuovi miti e simboli al fine di rafforzare l’identità nazionale e ottenere quel consenso popolare da cui trarrà la sua forza.
 PARCO DELLA RIMEMBRANZA Con la progressiva e capillare diffusione in tutta Italia dei “Parchi della Rimembranza”, anche i monumenti ai caduti evolvono, diventando nel corso del ventennio successivo la degna cornice architettonica per porre in scena il nuovo “Culto dei morti per la Patria”, degnamente rappresentata in Sardegna dal Parco della Rimembranza di Cagliari, espressione razionalista di tempio votivo di cristiana memoria, progettato da Ubaldo Badas nel 1934.
L’ARTE DI FRANCESCO CIUSA Tra gli artisti locali a cimentarsi nel business dell’arte celebrativa in Sardegna è soprattutto Francesco Ciusa. Indossa ancora la divisa grigioverde quando concepisce la targa offerta alla Brigata “Sassari” dai veneti residenti in Sardegna, collocata presso il Municipio di Cagliari e perduta nel corso dei bombardamenti del 1943: maschie figure, con scudi levati e spade protese, che proteggono la Patria austera; ai piedi il leone di San Marco, simbolo di potenza e coraggio.
 È lo stile enfatico e retorico del momento al quale Ciusa dà quel tocco di raffinatezza in più, percepibile anche sulla lapide dedicata agli studenti cagliaritani (1922) custodita al Rettorato dell’Università di Cagliari, dove una sensuale figura di donna stringe a sé Pegaso.
 IL MONUMENTO DI IGLESIAS Egli lascia un segno significativo soprattutto a Iglesias che nelle trincee ha perso centosettantadue dei suoi figli, tra cui giovani studenti della scuola mineraria “Asproni”.
 Esclusa da subito l’ipotesi di bandire un pubblico concorso, la cittadina iglesiente sceglie di assegnare il lavoro al più illustre scultore sardo del momento. Ciusa accoglie con entusiasmo la commessa.
 Ma la gestazione del monumento (1923-1929) è lunga e travagliata e causa all’artista profonda sofferenza. L’interpretazione antieroica della guerra non piace alla committenza: nel viluppo di figure dall’espressione tormentata, dai corpi mutili e contratti fino allo spasmo vi si scorge poca gloria e troppo dolore.
Il comitato cittadino gli impone l’aggiunta di una elegante vittoria alata, per la quale l’artista, amareggiato, rifiuterà moralmente la paternità dell’opera. Più che alimentare il mito della sardità eroica, Francesco Ciusa vuole far gridare il dolore per la perdita subita.
LA PIETÀ DI TERRALBA Per i caduti della cittadina di Terralba (1925) Francesco Ciusa ricorre al tema della Pietà, iconografia a lui particolarmente cara: l’edicola troppo angusta nel contenere le figure, la rigidità della morte ormai posata sul corpo del giovane, rafforza il dramma del momento.
I suoi eroi impugnano gladio e scudo, emblemi tradizionali della guerra: il corpo a corpo assurge in questo modo ad alto valore per un uomo. Così anche il milite di Cabras (1928) bloccato nel marmo come un “non finito”, non possiede che il consueto fucile, lo scudo e la gloriette, forse anch’essa frutto di un’imposizione.
LA MADONNINA DI BONARIA Dopo una lunga pausa di lavoro, nel 1936 Ciusa torna sul tema della memoria ed esegue il disegno preparatorio per la Madonnina del Combattente implorante la gloria eterna che porge le mani al bacio di due soldati morenti.
Custodita al Santuario di Bonaria, sarà inaugurata nel 1939 alla presenza dei Principi di Piemonte. Ancora la pietas cristiana, valore vivo, anche per i caduti del terzo millennio.
 
 
 
 
6 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 novembre 2015 / Cronaca di Nuoro (Pagina 31 - Edizione CA)
NUORO. Donazione dell’illustre linguista alla sua città d’origine
I libri di Massimo Pittau vanno alla biblioteca Satta
Massimo Pittau dona la sua biblioteca a Nuoro, città dove è nato, e la affida al consorzio Satta. Linguista e glottologo di prim’ordine, storico docente e preside della facoltà di magistero a Sassari, autore di tante pubblicazioni, compresa l’ultima monumentale - due volumi per il nuovo dizionario della lingua sarda - regala un fondo speciale di 4522 pezzi tra libri, monografie, tesi di laurea, periodici, foto e cartoline che il centro catalografico della Satta ha già ordinato e messo a disposizione di chi ha necessità di consultarlo. È una parte della biblioteca del professore, oggi novantaquattrenne, da tempo trapiantato a Sassari. «Il resto - dice lui - arriverà quando morirò, senza fretta».
 FORTE LEGAME «Sono nato a Nuoro, contento di essere nuorese», dice. Non scomoda richiami identitari o altisonanti motivazioni intellettuali per spiegare la sua decisione. «Ho fatto l’asilo a Nuoro, le elementari, le medie, il ginnasio. Ho giocato a Nuoro, insegnato nelle magistrali, nelle scuole medie e anche al liceo. E poi dal 1960, anche quando insegnavo a Milano, Desenzano, Pisa, Firenze, ogni anno ho passato le mie vacanze sul monte Ortobene». Affetti immensi, indiscutibili. Perciò Nuoro avrà il suo bel patrimonio di testi e libri, soprattutto di linguistica, area di ricerca tanto cara al professore che nel tempo raccoglie pubblicazioni preziose, non più disponibili. Rarità, irrinunciabili per chi vuole approfondire gli studi. D’altra parte un omaggio a Nuoro l’ha fatto anche qualche anno fa con la pubblicazione del libro “L’era fascista nella provincia italiana. Il Littorio a Nùgoro e in Sardegna”.
 IL MATERIALE La biblioteca Satta ora è custode di un patrimonio importante, compresa la prima tesi di laurea del professore dal titolo “Il dialetto di Nuoro” del 1943-44, alla facoltà di lettere dell’università di Torino. E poi la seconda nel 1945-46 alla facoltà di Filosofia dell’ateneo di Cagliari dal titolo “Il valore edicativo delle lingue classiche”. Senza contare le tesi di laurea degli allievi, inserite nella donazione. «Il professor Pittau è stato generosissimo, abbiamo apprezzato molto il suo gesto», commenta Vannina Mulas, commissario del consorzio Satta. E con un pensiero alle difficoltà finanziarie per i ritardi nei trasferimenti aggiunge: «Nuoro sarà arricchita da un prezioso patrimonio. Se si capisce il valore di questi strumenti forse si è più attenti verso la biblioteca Satta».
Marilena Orunesu




LA NUOVA SARDEGNA
 
 
7 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 17 novembre 2015 / Sardegna - Pagina 12
IL RETTORE DEL ZOMPO: «Il rispetto delle diversità è fondamentale»
CAGLIARI, NASCE LO SPORTELLO LGBT
CAGLIARI È stato inaugurato ieri a Cagliari uno sportello dell’ateneo riservato alla comunità Lgbt: a disposizione psicologi, medici e avvocati per un servizio di consulenza sia diretto sia telefonico. «Vale sempre lo stesso principio – ha detto la rettrice dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo – sia per quanto sta accadendo in Francia e sia per iniziative come questa: tolleranza e rispetto delle diversità sono fondamentali». Presente al taglio del nastro anche la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, mentre il sottosegretario Benedetto Della Vedova ha inviato un messaggio. Lo sportello si chiama Unicascolta: è realizzato dall’associazione Unica Lgbt grazie al contributo dell’ateneo e dell’Ersu di Cagliari, col patrocinio del Comune e la collaborazione del Ctm e della Lega italiana per la lotta contro l’Aids (Lila Cagliari). Lo sportello affronterà le tematiche che riguardano la comunità Lgbt (gay, lesbiche, bisessuali e transgender). I volontari dell’associazione presteranno servizio di consulenza e supporto a tutti gli studenti e studentesse. Lo sportello sarà aperto a Cagliari ogni martedì, dalle 9.30 alle 13, in corso Vittorio Emanuele II, al n. 68, al secondo piano della sede dell’Ersu.
 
 
 
 
8 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 17 novembre 2015 /Oristano - Pagina 19
ISTRUZIONE »I FONDI - LA Regione stanzia due milioni e 287mila euro per il Consorzio Uno. I corsi e i lavoratori dell’ateneo sono in salvo
IL PRESIDENTE SANNA Bisogna che il Comune proceda con la ristrutturazione delle aule di piazza Manno per ospitare i laboratori o perderemo i soldi
di Enrico Carta
ORISTANO «Bel colpo», direbbe qualche giocatore di biliardo. La sponda è riuscita e per il Consorzio Uno, l’ente che gestisce l’università oristanese, arriva una cifra ben più alta di quella dello scorso anno. Forse non è il massimo di quel che qualcuno sperava di avere, forse ci sarà qualcuno che comunque dovrà fare l’equilibrista per far tornare i conti, ma rispetto all’anno accademico passato, la delibera della giunta regionale – tanto attesa e finalmente arrivata – viene salutata con almeno un sospiro di sollievo. Stavolta sono stati cancellati finanziamenti a corsi o master che non erano più attivi, come quello del Sulcis che riceveva il finanziamento senza svolgere attività, per cui la cifra è stata ripartita per intero tra le due università con sedi decentrate che realmente operano. Oristano e Nuoro si dividono quindi i cinque milioni di euro messi sul piatto dalla giunta regionale, con il Consorzio Uno che in cassa si ritrova 2 milioni e 287mila euro, un bel salto in alto rispetto alla quota cui si era fermata l’asticella dell’anno precedente quando dall’assessorato regionale alla Pubblica istruzione erano arrivati 1 milione e 707mila euro. Eppure il presidente del Consorzio Uno, Gianvalerio Sanna, non lascia spazio all’entusiasmo facile perché «C’è da lavorare. Adesso dobbiamo far quadrare i conti per cercare di mantenere la forza lavoro intatta. Sono invece preoccupato per quanto sta facendo il Comune». Che c’entra il Comune? C’entra, c’entra. In estate, il Consorzio Uno aveva ricevuto un finanziamento per la ristrutturazione delle aule di piazza Manno in cui trasferire i laboratori oggi ospitati in viale Diaz. Con quei centomila euro, se ne risparmierebbero, annualmente, circa cinquantamila. Il problema è che il Consorzio Uno non può intervenire direttamente, perché l’ente attuatore dei lavori è proprio il Comune, proprietario delle aule di piazza Manno. Così era stato siglato un accordo con il sindaco Guido Tendas in persona che ha anche la delega di ssessore all’Istruzione. Al momento però l’accordo non ha gambe per camminare. «Non mi risulta che l’Ufficio Tecnico abbia provveduto alla progettazione – afferma Gianvalerio Sanna – e non sappiamo per quanto tempo questo finanziamento sarà disponibile. L’impegno politico per trovare i soldi non basta». Intanto, in via Carmine si ragiona su ciò che c’è già ovvero i due milioni e 287mila euro. La ripartizione con Nuoro è stata fatta sia tenendo conto del costo medio degli studenti sia premiando i risultati ottenuti dai due atenei e in questo aspetto Oristano ha ottenuto il 52% dei fondi, dimostrazione dell’efficienza dell’università locale. Eppure qualche residuo di preoccupazione c’è. Il Consorzio Uno viene da un anno difficile, in cui ai dipendenti era stato applicato il contratto di solidarietà scaduto a ottobre. «Adesso facciamo finalmente i conti su numeri certi – spiega Francesco Asquer, assistente del direttore generale al Consorzio Uno –. La cifra è superiore, ma bisogna tenere conto che ci sono 300mila euro da togliere e da inserire nel bilancio dell’anno accademico precedente. Abbiamo ricevuto molto di più, ma è pur sempre meno di quello che ci serve e meno di quel che ci saremmo meritati, perché alcune valutazioni della Regione non ci hanno premiato». Ad ogni modo, rispetto al rischio di morire asfissiati, stavolta c’è la possibilità di fare anche una boccata a pieni polmoni.
 
 
 
 
9 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 17 novembre 2015 / Economia Sardegna - Pagina 15
BANCO DI SARDEGNA
Bandi Fondazione, le domande entro l’1 dicembre
CAGLIARI Ancora due settimane alla scadenza dei bandi 2016 della Fondazione Banco di Sardegna. Ci sarà tempo, dunque, sino al 1 dicembre per presentare le domande e concorrere così all’ottenimento di erogazioni economiche per progetti nei settori arte, attività e beni culturali, salute pubblica, medicina, volontariato, filantropia e beneficenza, sviluppo locale ed edilizia popolare locale. Le domande con i relativi progetti e iniziative proposte potranno essere inoltrate utilizzando la procedura informatica contenuta nel sito www.fondazionebancodisardegna.it e secondo le istruzioni dei bandi. Al settore “arte, attività e beni culturali” andrà il 33,33 per cento delle risorse disponibili, pari a 5 milioni 332.800 euro, ai progetti di ricerca scientifica e tecnologica il 25,6, cioè 4 milioni 102.400 euro, di cui 3,2 saranno gestiti dalle università di Cagliari e Sassari in base a un apposito protocollo d’intesa. A quelli per “salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa” il 16,67 per cento, la stessa quota (equivalente a 2 milioni 667mila euro) prevista per volontariato, filantropia e beneficenza; mentre a proposte per sviluppo locale ed edilizia popolare locale andra il 7,69, ovvero un milione 230.400 euro. Le domande presentate saranno valutate in base all’affidabilità del proponente, coerenza e fattibilità del progetto, il cofinanziamento, le ricadute sociali ed economiche dell’iniziativa, la valenza territoriale, l’attivazione di reti e partnership e le potenzialità di sviluppo e di consolidamento.
 
 
 
 
10 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 17 novembre 2015 / Fatto del giorno - Pagina 7
Andrea Ravagnani aspetta il nulla osta delle autorità, oggi a Parigi i familiari
I colleghi dell’università: «Una ragazza meravigliosa che amava il suo lavoro»
Lo strazio del fidanzato «Riporterò Valeria a casa»
di Francesco Furlan
INVIATO A PARIGI «Tornerò assieme a Valeria, la porterò a casa». Andrea Ravagnani lo dice al telefono alla mamma, Marina Angeli, lo ripete agli amici che dopo l’attentato di venerdì notte al teatro Bataclan gli si sono stretti intorno, per sostenerlo, proteggerlo. Ieri hanno trascorso la giornata tutti insieme, Andrea e la sorella Chiara, il fidanzato di lei, Stefano Peretti, e una dozzina di amici, a Place de la Contrescarpe, a condividere il dolore, farsi forza. Negli occhi le immagini, che non se ne vogliono andare, di quella notte di terrore. Andrea ha un piccolo cerotto all’orecchio sinistro, una lieve ferita, sfiorato dai colpi sparati dai quattro terroristi nella sala del Bataclan, e un ferita ben più grave che si porta dentro come un macigno che vorrebbe vomitare e che invece è lì, che gli toglie l’aria. «Datemi un po’ di giorni, un po’ di tempo» dice con garbo ai giornalisti questo ragazzo di 30 anni, che due anni fa ha raggiunto a Parigi la fidanzata veneziana Valeria Solesin, 28, borsista alla Sorbona, per condividere un progetto. Lei all’università, lui nel negozio di prodotti bio, e poi le serate nei locali, qualche volta a giocare a calcetto con la squadretta che aveva messo in piedi con gli amici. Questo ragazzo smilzo, con la barba lunga e ben tenuta ora deve occuparsi del rientro della salma di Valeria, unica vittima italiana della serie di attentati terroristici di un venerdì che ha cambiato la storia della Francia. I familiari della ragazza, i genitori Alberto Solesin e Luciana Milani con il fratello Dario, hanno annunciato che oggi arriveranno a Parigi, e anche la Farnesina nel pomeriggio ha informato il console Andrea Cavallari del loro arrivo. Non è ancora chiaro però quando la salma di Valeria sarà a Venezia per il funerale. Ieri sera il consolato non aveva ancora ricevuto informazioni in merito all’autopsia, dopo la quale la magistratura francese potrà rilasciare il via libera. «È la procedura - spiega Cavallari, che domenica pomeriggio, uscendo dall’Istituto di medicina legale a la Morgue, dove i corpi delle vittime sono in cerca di un nome - aveva confermato la morte di Valeria, caduta sotto le raffiche dei mitra Ak 47 degli jiadisti. Nelle prime file del teatro di boulevard Voltaire si preparava ad ascoltare la musica degli Eagle of Death Metal assieme ad Andrea, la sorella di lui, Chiara, e il fidanzato. Solo l’autopsia potrà dire quanti colpi delle raffiche sparate senza tregua abbiano raggiunto Valeria, ma è un dettaglio che non conta niente agli occhi di chi le voleva bene. Valeria non c’è più, fosse anche un solo colpo. Ieri a piangerla sono stati i colleghi dell’istituto di Demografia, al civico 90 di Ru de Tolbiac, un edificio blindato come mai si era visto prima. Gli studenti devono aprire gli zaini e spalancare i giubbotti, mostrare i tesserini dell’università, e chi non ce l’ha deve restare fuori. «Di solito è aperto a tutti, può entrare chi vuole - quasi si scusa il direttore della struttura, Pascal Gourdel, spiegando il caos ai cancelli d’ingresso - ma dopo quello che è accaduto è necessario prendere queste misure di sicurezza». Dentro il Dipartimento ci sono le amiche di Valeria, le colleghe che con lei hanno condiviso questi ultimi quattro anni di università, amiche e vicine di scrivania. Ingrid Le Goslès non trova le parole. «Il dipartimento di Demografia è molto piccolo, ci conosciamo tutti e siamo straziate dalla morte di Valeria». Dice ancora la ragazza: «Valeria era una che sapeva farci con le persone, sapeva conquistarle, e per il suo lavoro era importante. Credeva molto nelle donne e nel lavoro delle donne. Ne sto parlando al passato, e non mi sembra ancora vero. Una ragazza meravigliosa, ci sembra impossibile che non ci sia più». Valeria, con la supervisione del professor Alexandre Avdeev, si occupava del rapporto tra famiglia e lavoro e di lavoro femminile, ambiti nei quali si era specializzata dopo la laurea in Sociologia a Trento, dove era andata a studiare dopo il liceo Benedetti. Anche l’istituto di Demografia, come il governo e le istituzioni locali in Italia, sta pensando a iniziative concrete per ricordare Valeria. Intanto ieri, a mezzogiorno, in quel minuto di silenzio in cui si è fermata tutta la Francia, gli studenti del dipartimento si sono raccolti in preghiera, con un pensiero speciale per Valeria. Per ricordarla amante del lavoro e della vita, così come ha fatto la mamma, con una dignità da prendere ad esempio.



 
 
11 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 17 novembre 2015 / Fatto del giorno - Pagina 7
LA GRANDE LEZIONE DEI SOLESIN
di MICHELA MARZANO, Ordinario di Filosofia morale all’Università di Parigi
 Perdere un figlio o una figlia è forse il dolore più grande che possa toccare un essere umano. Quello che lascia senza parole e che spezza il mondo. Quello per cui non esiste nemmeno un termine specifico. Perdi un marito e sei “vedova”. Perdi una madre e sei "orfana". Ma se perdi una figlia cosa sei? Come si fa a nominare l’innominabile? Nell’antico sanscrito, si diceva che i genitori cui moriva un figlio o una figlia erano “vilomahed”, dalla parola “vilomah” che significa “caos”, “disordine”, “contrario all’ordine delle cose”. E in fondo è proprio questo che accade quando si perde un figlio o una figlia: nonostante la vita continui, e debba continuare, si è devastati da un dolore senza senso, senza ragione, senza fine. Quello stesso dolore che solcava ieri il viso della mamma di Valeria Solesin, Luciana Milana, e che le faceva tremare la voce. Quello stesso dolore, però, che nemmeno per un istante ha portato questa madre a lasciarsi andare alla scompostezza e al clamore. «Porteremo sempre nel cuore nostra figlia nel suo essere», ha dichiarato Luciana. «Quello che preme a me e a mio marito è il ricordo di nostra figlia che era una persona meravigliosa», ha detto. «Una figlia, una persona, una cittadina e una studiosa meravigliosa». Ai genitori di Valeria, forse, non importa altro. Un giorno si appurerà pure quello che è successo e si farà chiarezza. Ma non è questo che conta. L’unica cosa che importa, a Luciana Milani e ad Alberto Solesin, è il ricordo dell’essere meraviglioso della figlia. Un ricordo che nemmeno per un istante li ha fatti cedere all’impulso di mettersi in scena o di trasformare la propria sofferenza in uno show. È così, molto probabilmente, che sono abituati a vivere i genitori di Valeria. Con dignità. Con umanità. Con senso civico. Dando a tutti noi una vera e propria lezione di civiltà. Proprio nel momento in cui la violenza e il terrore di alcuni islamisti radicali vorrebbero imporre la barbarie e farci dimenticare che ciò che rende possibile la convivenza umana è l’accettazione reciproca e l’umiltà, questa famiglia reagisce al dolore più grande ricordandoci che nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di rubarci la nostra libertà di uomini, donne e cittadini. Nelle loro parole non c’è alcuna volontà di suscitare l’altrui empatia. Ma non c’è nemmeno quella di istigare alla vendetta. In un’epoca di voyerismo, in cui si scrutano i visi e ci si riempie della sofferenza o dell’odio altrui, talvolta solo per colmare il vuoto interiore che ci si porta dentro, questa famiglia ci permette di capire che è solo costruendo una società in cui ognuno possa vedere garantiti i propri diritti, tanto quelli civili e politici, quanto quelli economici e sociali, che si potrà rendere omaggio a Valeria, ricordandone non solo il lavoro universitario, ma anche quello accanto ai barboni di Parigi. Conoscere e attraversare la realtà nelle sue mille sfaccettature, quindi. Senza cedere alla violenza del terrorismo che distrugge e che, se alimentata dalla vendetta e dall’odio, non potrà mai venire meno. Lo diceva già Freud: la violenza non potrà mai essere eliminata del tutto, ma può essere contenuta. E l’unico modo per contenerla è ricordarsi che non c’è umanità senza pudore e senza compassione.


QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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