Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
13 November 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Università
CAOS ISEE MA ISCRIZIONI IN AUMENTO
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
NELL'ISOLA PIÙ ASPIRANTI DOTTORI
Ma per gli studenti meno abbienti diventa difficile laurearsi
Agevolazioni ridotte con nuovi parametri Isee. Il rettore di Cagliari: «Segnali positivi»
 
Duecentocinquanta matricole in più a Cagliari, duecento a Sassari. E siccome dal 2011 al 2015 anche le Università sarde - come tutte quelle del Mezzogiorno d'Italia - hanno registrato una paurosa flessione delle iscrizioni (nella nostra regione il calo è stato del 10 per cento), i dati elaborato in questi giorni dalle segreterie degli Atenei sono una pur piccola luce nel buio.
Attenzione però, si tratta di numeri da prendere con le pinze, perché - pur certificando un maggiore ottimismo - rispetto al passato il diritto allo studio è diventato uno scheletro, e se i ragazzi tornano a sognare di diventare dottori, bisogna vedere quanto quelli nient'affatto benestanti saranno messi nelle condizioni di riuscirci. E mentre qualcuno di voi sta già borbottando che un tempo sì che si facevano i sacrifici e ci si laureava anche se poveri, occorre tenere a mente che mai - come in questo momento storico - le differenze sociali si sono fatte così evidenti, con i ricchi che consolidano il patrimonio, la classe media col cappotto liso e gli operai ridotti a razza in estinzione. È l'ascensore che si è inceppato, chi sta sotto non sale più.
«Per la prima volta, da cinque anni, vediamo un'inversione di tendenza. È un bel segnale - avvisa il rettore dell'Ateneo di Cagliari Maria Del Zompo -, non possiamo che esserne soddisfatti». Siccome, però, la professoressa Del Zompo è una scienziata, sa bene che non ci si deve lasciare incantare dalle prime reazioni positive di ogni esperimento. Più volte si è schierata dalla parte degli studenti parlando del calo delle iscrizioni come «un fenomeno legato alle condizioni economiche del territorio particolarmente critiche e alla riduzione delle borse di studio». Non a caso ha appoggiato l'ultima manifestazione di protesta dei ragazzi, il blocco delle lezioni per rivendicare il diritto allo studio.
Il punto è che quella delle agevolazioni per gli universitari meritevoli, e con scarsi mezzi economici, è diventata una beffa. Tutto a causa delle nuove regole sull'Isee introdotte dalla legge di Stabilità che, modificando i parametri di calcolo del reddito, ha di fatto tagliato gli aiuti agli aspiranti dottori. Per dire, in Sardegna la soglia di reddito massima è di 17 mila euro. Un solo centesimo in più e si è già una famiglia ricca. Come non bastasse, si è ritorta contro i ragazzi persino la cancellazione della categoria degli “idonei non beneficiari”, cioè degli aventi diritto a cui non si dava la borsa di studio perché non bastavano i fondi. Ebbene, costoro potevano comunque contare sull'esonero dalle tasse e sulla mensa; oggi, siccome i poveri passano per ricchi, finiscono per pagare tutto.
«Abbiamo 1.100 studenti che coi precedenti calcoli Isee avrebbero avuto diritto alla borsa di studio, ma che adesso, con le nuove regole, non la prenderanno. La maggior parte di questi ragazzi - avverte il rettore Maria Del Zompo - non si iscrive all'Università: è questo il danno più grave. Una sconfitta per noi, per tutti. Abbiamo chiesto la revisione di questi calcoli. Una richiesta fatta al Governo anche dalla Conferenza dei rettori». Intanto dal 2011 l'Università di Cagliari ha perso 500 matricole, 3.300 borse di studio e, cosa nient'affatto secondaria, dal 2010 a oggi conta pure 300 docenti in meno.
Un problema, quest'ultimo, che rischia di pesare sulla programmazione dei corsi, soprattutto quelli della laurea magistrale, ovvero degli ultimi due anni. «Qualcosa abbiamo recuperato - spiega il rettore - con l'assunzione a tempo determinato di 80 docenti. E forse riusciremo a tener duro anche grazie all'aiuto della Regione (l'anno scorso il fondo per le Università sarde è stato di 22 milioni di euro, ndr )».
Il nodo, però, è che - a parte il progressivo taglio dei finanziamenti - dopo la riforma dell'assegnazione delle risorse agli Atenei statali, il Ministero distribuisce i soldi in base ai cosiddetti costi standard: attività didattiche, stipendi dei docenti, livello di tassazione (più è alto, non sembra vero, più denari arrivano), e numero di studenti iscritti. In pratica, un corso viene finanziato per intero se ci sono almeno 225 studenti regolari; se ce ne sono la metà, anche i fondi vengono dimezzati. Regole e parametri che, è evidente, finiscono per favorire le Università delle regioni più ricche e popolose.
«È anche per questo che tanti studenti sardi preferiscono frequentare fuori l'Università. A Bologna, per esempio, sai che se hai i requisiti potrai avere un sostegno economico. Invece qui in Sardegna - spiega Giuseppe Esposito, 22 anni, presidente del Consiglio studentesco e componente dell'esecutivo di Unica 2.0 - non solo la borsa di studio è molto più bassa, 3 mila euro invece che 5 mila, ma le nuove soglie Isee stanno tagliando fuori tanti che in passato avrebbero avuto diritto alle agevolazioni». Si va a studiare fuori anche per un altro motivo. «Molti corsi magistrali sono a rischio perché gli Atenei non hanno i soldi per pagare nuovi insegnanti. Così - sottolinea - sempre più studenti decidono di non frequentare qui neanche la triennale. Si iscrivono altrove, e partono». E le 250 matricole in più rispetto all'anno scorso? «Valgono come i nuovi contratti nel mondo del lavoro. A cosa servono se poi cresce il numero dei licenziati?».
Piera Serusi
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
Sassari ora cresce:
«Invertita la rotta»
 
A Sassari, visti i numeri sui nuovi iscritti all'anno accademico 2015-2016, dicono che «abbiamo invertito la rotta». Fanno ben sperare, le 200 matricole in più rispetto a dodici mesi fa. «È il risultato di una maggiore attenzione all'orientamento e all'informazione per colmare il gap tra liceo e Università», spiega il rettore Massimo Carpinelli.
Secondo i dati pubblicati nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore (fonte il Ministero), lo scorso anno le immatricolazioni al primo anno all'Università di Sassari sono state 1.802. «Ma questo è il dato dei primi ingressi alla triennale - spiega Carpinelli -, a cui bisogna aggiungere le iscrizioni che arrivano anche dopo, come quelle degli studenti trasferiti da altri Atenei. E bisogna aggiungere anche gli iscritti al corso di laurea magistrale, cioè al biennio finale». Sicché, a conti fatti, se nell'anno accademico 2014-'15 le matricole sono state 2.060 e 863 i laureati che hanno proseguito gli studi al corso magistrale; per il 2015-'16 le prime sono 2.243 e i secondi 775 («di meno perché alcuni corsi non sono ancora cominciati»).
«Sono numeri che ci indicano un cambio di rotta e su questa linea vogliamo proseguire. Ma c'è - sottolinea il rettore -, è reale il problema dello spopolamento delle Università del Sud a favore di quelle del Nord. Questa emorragia dipende più che altro da una maggiore prospettiva di occupazione che induce i ragazzi a scegliere determinate città. Insomma, studio e mi aspetto di poter spendere qui la mia laurea».
P. S.
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
Bachisio Porru, ex preside
«Ma quale povertà, il problema è solo lo spopolamento»
 
«Nooo, non è una questione di difficoltà economiche. Ma scusi, tanti della mia generazione hanno conosciuto la povertà, però nonostante tutto si sono laureati». Il punto, avverte, «è che oggi non c'è educazione al sacrificio».
Dirigente del Liceo Scientifico “Fermi” di Nuoro in pensione da un paio di mesi, ex presidente regionale dell'Anp (l'associazione dei presidi) e già presidente del Consorzio universitario barbaricino, Bachisio Porru dice che la povertà non ha mai impedito a qualcuno di diventare dottore. «Il calo degli iscritti nelle Università è solo una conseguenza dello spopolamento, del calo demografico. Abbiamo visto il taglio delle classi e la chiusura delle scuole alle Elementari e alle Medie, prima o poi la crisi doveva arrivare anche ai livelli più alti di studio. Oggi Cagliari e Sassari, che comunque, bisogna riconoscerlo, hanno migliorato la didattica, se li sognano i numeri che potevano avere soltanto fino all'inizio degli anni Duemila. Eppure allora c'erano ben 8 mila studenti sardi iscritti agli Atenei della penisola, 1200 soltanto a Pisa. Non dubito che anche oggi ce ne siano moltissimi. E i più partono per seguire corsi di laurea che magari ci sono anche in Sardegna». (p.s.)
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Studenti universitari e parametri Isee: nuova protesta
Prima il corteo per le strade cittadine poi il sit-in davanti al Consiglio regionale
 
«Nessuno ci ha ricevuto. Ora aspettiamo in facoltà il presidente Francesco Pigliaru, insieme agli assessori alla Pubblica istruzione Claudia Firino e Programmazione e bilancio Raffaele Paci»: gli studenti universitari si sono presentati, ieri, davanti al palazzo del Consiglio regionale per chiedere l'innalzamento delle soglie Isee e allargare la platea dei beneficiari delle borse di studio.
«Siamo arrabbiati. L'assemblea è stata fissata per giovedì prossimo. Se non dovessero rispondere al nostro invito a quel punto, sì, saremo pronti ad azioni più pesanti», annuncia Giuseppe Esposito. Dopo il blocco delle lezioni di martedì scorso, i ragazzi si sono fatti sentire ieri mattina. In corteo sono partiti dalla facoltà di Ingegneria per raggiungere il palazzo del Consiglio, dove hanno promosso un sit-in e chiesto un incontro con il presidente Gianfranco Ganau. Le rivendicazioni restano quelle illustrate durante l'assemblea generale dei giorni scorsi e le proteste precedenti: l'esenzione dal pagamento delle tasse universitarie per gli esclusi dal bando, la revisione dei parametri di accesso per le graduatorie Ersu e l'innalzamento delle soglie di accesso al bando di concorso fino al massimo previsto dalla normativa nazionale.
«Perché i margini ci sono, le soglie si possono innalzare - dicono i ragazzi - è una battaglia in nome del diritto allo studio, si deve permettere a chi ha bisogno di poter studiare». Stefania Bua fa parte della categoria degli esodati, beneficiari non idonei che non esistono più: «La mia casa di proprietà è entrata quest'anno nel nuovo calcolo e quindi sono rimasta esclusa per un'Isee leggermente fuori dalla soglia. Devo rinunciare anche a tutte le altre agevolazioni su servizio mensa tasse».
Il circolo è vizioso. «C'è un effetto da non trascurare - ricorda Francesca Serra - il fondo di finanziamento ordinario è condizionato da questa situazione: il calo di iscritti determina una riduzione dei finanziamenti, con ricadute su tutti gli studenti. Alcuni corsi magistrali, ad esempio, sono stati chiusi».
Mariangela Lampis
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 12 - Edizione CA)
Premiate le eccellenze
INTESA SANPAOLO. Le imprese guida trainano la crescita
 
La ripresa c'è ma «bisogna dare ritmo ai settori trainanti dell'economia sarda e non si può prescindere dalle eccellenze per dare corpo alla crescita». Intesa SanPaolo vuole fare la sua parte nel sostegno all'economia sarda per portarla definitivamente sulla strada della ripresa. E lo fa con la quarta edizione del premio “Promuovere le eccellenze per sostenere la crescita” (dieci le aziende selezionate) in programma questo pomeriggio alle 17 nell'aula magna del rettorato dell'Università di Cagliari. Un modo per mettere in evidenza che «anche durante la crisi in questa regione è possibile far succedere qualcosa», osserva Pierluigi Monceri, direttore di Intesa SanPaolo per Sardegna, Toscana, Umbria e Lazio.
L'incontro di questo pomeriggio sarà l'occasione per fare il punto sull'economia del Paese e in particolare per quella sarda, oltre che per illustrare le strategie dell'istituto di credito nell'Isola. Intesa SanPaolo è la terza banca europea per solidità patrimoniale: si è rafforzata molto durante la crisi. Partendo da questo dato, l'istituto sta mettendo a disposizione dei propri clienti nuovi servizi per assisterli al meglio nella ripresa. «Vogliamo sostenere i settori guida», spiega Monceri, «valorizzare il patrimonio agroalimentare, il turismo e individuare nuovi ambiti di sviluppo. La Sardegna ha una percentuale di start up superiore a Piemonte e Veneto e anche gli spin off universitari nell'Isola sono una risorsa importante (3,2 la loro incidenza ogni 10.000 aziende contro una media nazionale del 2,2). Ecco perché le nostre iniziative possono essere un'opportunità, a iniziare dall'Opportunity network, piattaforma on line creata per dare la possibilità alle imprese, tra cui 50 sarde, di entrare in contatto con altre aziende oltre confine». Oltre a questo c'è anche «il Tech-Marketplace dove le start up possono condividere le loro idee, le nuove tecnologie, con chi le può realizzare», osserva Monceri, «infine, stiamo cambiando la conformazione delle filiali per renderle più accoglienti nei confronti dei clienti che in 17 agenzie nell'Isola possono usufruire dell'orario lungo di apertura». Sforzi che si accompagnano anche alla promozione di nuove reti tra le aziende sarde. E i risultati si vedono: nell'ultimo anno, Intesa ha erogato 500 milioni in più di finanziamenti alle imprese. Un'eccellenza per la crescita.
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 12 - Edizione CA)
«Ripresa con andamento lento»
Confindustria: centrali senza essenzialità, 2.000 posti a rischio
MACOMER. Presentata l'indagine congiunturale di Banca d'Italia sull'economia della Sardegna
Giuseppe Deiana
 
MACOMER La ripresa fa capolino in Sardegna anche se l'andamento è lento. Nessun trionfalismo ma gli indicatori economici hanno invertito la rotta a partire dall'anno in corso. Gli aggiornamenti autunnali dell'indagine sull'economia sarda della Banca d'Italia, illustrata ieri mattina a Macomer, indicano che il punto di svolta è vicino. Le prospettive a breve termine sono moderatamente favorevoli. «Lo dicono i dati su investimenti, export, costruzioni, agroalimentare, esportazioni e occupazione, nonostante qualche numero negativo sulle assunzioni di giovani», ha spiegato il direttore regionale di Banca d'Italia Luigi Bettoni, introducendo l'illustrazione dell'indagine.
I NUMERI Se non si registra una vera e propria crescita di tutti gli indicatori, quanto meno i tecnici di Bankitalia rilevano un rallentamento della crisi. È vero che l'attività industriale in genere non fa registrare nel suo complesso un incremento, ma va distinto il settore energetico, in forte crisi («e lo sarà ancora di più se non verrà confermato il regime di essenzialità alle principali centrali sarde, con circa 2.000 posti di lavoro a rischio», ha rilevato il presidente di Confindustria Sardegna Roberto Bornioli), da quello manifatturiero, che invece fa segnare un'inversione di tendenza. Lo si deve soprattutto all'agroalimentare e alle costruzioni dove si intravedono i primi segnali di risveglio. Sul fronte delle esportazioni, cresciute del 7% nei primi sei mesi del 2015, oltre al comparto petrolifero, che ha trainato l'intero settore, vanno segnalate le buone performance proprio dell'agroalimenare. I prodotti sardi, in dieci anni, hanno fatto registrare una crescita del 50% nelle vendite all'estero. Un incremento che molto probabilmente va di pari passo con il turismo (ormai il 50% dei vacanzieri arriva da oltre confine) e i trasporti. Aumenti consistenti (intorno al 3%) si sono registrati per i passeggeri transitati nei porti (soprattutto Cagliari grazie ai croceristi sbarcati a causa dell'instabilità politica nel Nord Africa) e negli aeroporti sardi nel primo semestre dell'anno, oltre che per le merci: il settore del transhipment (container) nel Sud Sardegna fa segnare una crescita dell'1,8%. A tutto questo vanno aggiunti la tenuta del commercio (+16% le vendite di auto) e il miglioramento dei servizi.
OCCUPAZIONE E CREDITO La svolta si è riflessa anche sul mercato del lavoro, con un aumento degli occupati del 2,5% nei primi sei mesi dell'anno e un calo della disoccupazione. Più donne trovano un impiego, mentre soffrono i giovani tra i 15 e i 34 anni (-1,1% di occupati). Senza dubbio, è stato spiegato, le misure del Governo e della Bce sono servite. I risultati si vedono anche nell'incremento dei depositi bancari, soprattutto nei conti correnti, mentre vengono messe da parte altre forme di risparmio. E se è vero che le sofferenze e i crediti deteriorati sono ancora alti, i numeri iniziano a ridursi, mentre crescono impetuosamente i mutui destinati alle famiglie che tornano ad acquistare immobili (+4% le compravendite) e, anche se con percentuali più contenute, i prestiti alle imprese che vogliono investire. «Qualche miglioramento c'è», ha concluso Luigi Bettoni, «ora bisogna proseguire su questa strada».
 
L’UNIONE SARDA
8 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 12 - Edizione CA)
I commenti
«Finanziati due patti
per l'Isola? Non basta»
 
MACOMER «Stiamo migliorando ma servirebbe fare di più sul fronte del credito alle imprese e dell'occupazione». Adriana Di Liberto docente dell'Università di Cagliari e ricercatrice del Crenos ha commentato così i dati dell'indagine congiunturale di Banca d'Italia presentata ieri a Macomer. «Nell'industria manifatturiera, l'occupazione è ancora negativa», ha aggiunto, «il vero punto di svolta sarà il miglioramento dei finanziamenti alle imprese». Per il resto l'economia sta cambiando pelle: le produzioni manifatturiere, grazie anche all'innovazione tecnologica, hanno necessità di minore occupazione, che si deve riversare su settori dove servono lavoratori più qualificati. È su questo che la Sardegna zoppica, nonostante l'aumento dell'occupazione femminile, più qualificata di quella maschile.
Il presidente di Confindustria del Centro Sardegna Roberto Bornioli ha chiesto però anche risposte a Regione e Governo sul miglioramento delle condizioni di base per le imprese. «Il Governo ha promesso di finanziare quindici patti territoriali tra cui uno per la Sardegna e uno per la città di Cagliari», ha annunciato Bornioli, «ma serve anche una politica industriale di ampio respiro da parte della Regione, che fino ad ora è mancata. E infine bisogna superare questo cancro della burocrazia. Due obiettivi fondamentali per evitare che il Centro Sardegna continui a spopolarsi». ( g. d. )
 
L’UNIONE SARDA
9 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 41 - Edizione CA)
Annabel, cervello artificiale che parla come un bimbo
SCIENZA. Il modello elaborato da ricercatori dell'Università di Sassari e Plymouth
 
Per formare pensieri e parole la nostra mente esercita «un uso infinito di mezzi finiti», secondo l'immagine fornita due secoli fa dal filosofo e naturalista tedesco Karl Von Humboldt. Ma in che modo il cervello impara a elaborare e a gestire il liguaggio?
Per trovare una risposta un gruppo di ricercatori delle Università di Sassari e Plymouth ha sviluppato al calcolatore un modello cognitivo, formato da 2 milioni di neuroni, al quale sono state “insegnate” 1587 frasi tipiche dello sviluppo del linguaggio infantile. Così Annabell (Artificial Neural Network with Adaptive Behavior Exploited for Language Learning), digiuno di conoscenze linguistiche, ha imparato a “parlare” con interlocutori umani e ha prodotto 521 frasi con nomi, verbi, aggettivi, pronomi. È emerso che i processi decisionali non si basano su regole precodificate ma sui meccanismi dell'apprendimento del cervello biologico. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Plos One, è stato presentato alla conferenza Bica 2015, a Lione dal 6 all'8 novembre. Lo firmano Bruno Golosio, Olesya Gamotina e Giovanni Luca Masala (Dipartimento di Scienze politiche, della comunicazione e ingegneria dell'informazione dell'Università di Sassari) e Angelo Cangelosi (docente di intelligenza artificiale all'Università di Plymouth).
«Nel cervello umano - spiega Bruno Golosio - ogni neurone è connesso agli altri grazie alle sinapsi. Che trasmettono con un'efficacia che varia in relazione ai segnali emessi dal neurone posto prima della sinapsi con quello che viene dopo. L'efficacia sinaptica aumenta quando il neurone che precede produce un impulso elettrico in simultanea con quello che segue. Questa caratteristica, detta plasticità sinaptica, è alla base dell'apprendimento e della memoria a lungo termine. Ci sono poi i neuroni bistabili, aperti o chiusi, in base a un messaggio di controllo proveniente da altri neuroni. Se i gate sono aperti trasmettono il segnale da una parte all'altra del cervello. In caso contrario lo bloccano. Dato che neuroni si comportano come cancelli, la loro azione è stata chiamata “gating neurale”. Annabel ha imparato, grazie alla plasticità sinaptica, a controllare i segnali che aprono e chiudono i gate neurali, così da regolare il flusso dell'informazione tra aree diverse, dicendoci che la mente è in grado di sviluppare capacità cognitive più raffinate grazie all'interazione con l'ambiente esterno e pochissime conoscenze innate».
Il prossimo passo? «Incorporare il modello in un robot e capire il dialogo tra macchina e umani».
Andrea Mameli
 
L’UNIONE SARDA
10 – L’Unione Sarda
Cronaca di Sassari (Pagina 38 - Edizione CA)
Architettura promossa: adesso è sede decentrata
ALGHERO. I fondi ricevuti finora non consentivano alla facoltà di sopravvivere
 
Alghero entra tra le sedi dell'università decentrata in Sardegna e potrà godere di fondi appostiti. Un traguardo inseguito da anni e che sembra finalmente poter diventare realtà.
«Architettura resterà ad Alghero e avrà strutturalmente le risorse che merita, aggiuntive ai 300 mila euro già trasferiti quest'anno dal fondo unico», fa sapere il sindaco Mario Bruno che, mercoledì a Cagliari, ha incontrato il presidente della Regione proprio per discutere del futuro del dipartimento.
«Entro due settimane - continua - ci incontreremo con gli altri sindaci delle città sede di università diffusa per definire e condividere modalità immediate di funzionamento e finanziamento, sulla base di una proposta del presidente Pigliaru e dei due rettori».
Si terrà conto di criteri oggettivi: costi standard per studente e costi di gestione e verrà mantenuta anche la premialità nel fondo unico per l'eccellenza nella ricerca e nella didattica.
La buona notizia è arrivata dopo la delibera dell'esecutivo che ripartisce il finanziamento alle sedi universitarie decentrate di Nuoro, Olbia e Oristano.
Architettura di Alghero era come sempre assente nel documento della Giunta regionale per la distribuzione dei fondi, ma il governatore ha promesso che il dipartimento verrà trasformato in sede decentrata, sostenendo un'eccellenza che appartiene a tutta la Sardegna.
Finora la comunità universitaria ha goduto di un capitolo apposito per i “Corsi di laurea ad Alghero” e, nel 2015, ha ottenuto dalla giunta Pigliaru un finanziamento di 300 mila euro, insufficienti per mandare avanti l'attività didattica.
Caterina Fiori
 

LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Prima pagina
NO ALLA CHIUSURA
Corte d’appello, scende in campo l’Università
 
Anche il rettore Massimo Carpinelli e il Dipartimento di Giurisprudenza hanno espresso grande preoccupazione per la rinata proposta di soppressione della Corte d’Appello: «L’ateneo sarebbe indebolito nel profondo da questa scelta assolutamente errata».
BUA A PAGINA 19
 
LA NUOVA SARDEGNA
12 – La Nuova Sardegna
Prima pagina
Retina ko, ma deve aspettare
Niente intervento, specialisti tutti al convegno a Las Vegas
 
Per salvargli la vista dopo un distacco di retina serviva un intervento immediato, ma quasi tutti i chirurghi oculisti della Sardegna abilitati si trovano a Las Vegas per un appuntamento scientifico. Per fortuna dell’uomo, dopo una giornata frenetica,pare sia stata trovata la disponibilità a operare di un chirurgo in pensione.
LISSIA A PAGINA 7
 
LA NUOVA SARDEGNA
13 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 7
Sanità. Il caso
Colpito da distacco di retina chiede aiuto in ospedale
Specialisti negli Usa per un convegno, intervento rinviato
Paziente da operare ma gli oculisti sono tutti a Las Vegas
di Mauro Lissia
 
CAGLIARI Un paziente colpito da un improvviso distacco di retina si è presentato ieri all’ospedale San Giovanni di Dio per cercare assistenza: per salvargli la vista serviva un intervento chirurgico immediato. Ma è sorto un problema, che ha messo in imbarazzo l’intera struttura medica universitaria: quasi tutti i chirurghi oculisti della Sardegna abilitati a trattare i distacchi di retina si trovano a Las Vegas per l’American Academy of ofthalmology 2015, un appuntamento scientifico che ogni anno mette in contatto in località diverse, ma sempre molto attraenti, gli specialisti di tutto il mondo nella cura degli occhi. I lavori si aprono oggi, i due medici della clinica oculistica universitaria di Cagliari e i due della clinica di Sassari hanno già affrontato il lungo viaggio fino agli Stati Uniti. Così per l’ammalato è cominciata l’attesa di una soluzione. Per trovarla la direzione medica del San Giovanni di Dio ha lavorato alacremente l’intera giornata, inviando fax con richiesta di risposta alle principali strutture sanitarie della città. C’era l’ospedale Binaghi, ma il reparto di oftalmologia è chiuso da quasi un anno per lavori di manutenzione e i due specialisti che vi lavorano non sarebbero stati in grado di eseguire un intervento di tale delicatezza in una sala chirurgica a loro sconosciuta. E pensare che appena l’altro ieri il rettore Maria Del Zompo ha chiesto alla Regione il prestito del caseggiato del Binaghi per fare ricerca. Ieri l’Università ha dovuto chiedere il prestito urgente dei chirurghi, incassando una risposta negativa. Sembra impossibile, ma i vertici della sanità universitaria, che hanno autorizzato i medici a partecipare all’Academy 2015, non avevano pensato di mantenere a Cagliari un presidio minimo, qualcuno che potesse affrontare e fosse legittimato ad affrontare casi urgenti come quello che si è presentato ieri mattina. Peraltro un caso tutt’altro che raro, che poteva presentarsi in qualsiasi momento. Ma tant’è: soltanto nella tarda serata la ricerca di una soluzione sembra abbia dato i suoi frutti. Dopo decine di telefonate, di email e di fax, è saltata fuori la disponibilità di uno specialista cagliaritano in pensione, un chirurgo oculista di grande esperienza che ha lavorato per molti anni al San Giovanni di Dio prima di passare all’attività privata. Così riferisce radio-ospedale, anche se manca la conferma ufficiale del direttore medico Giuseppe Ortu, che al telefono avrebbe preferito smentire anche le difficoltà affrontate per risolvere il problema: «Posso dire che è tutto risolto, il paziente sarà operato questa sera stessa (ieri sera, ndr) oppure sarà il primo di domani».
Ortu però non ha voluto dire chi è il medico chiamato a coordinare l’equipe chirurgica: «E’ un cagliaritano, opererà qui da noi... non sarà necessario trasferire il paziente. Il nome? Non mi faccia dire quello che non posso, ci sono esigenze di riservatezza. Un medico del San Giovanni? Non saprei come definirlo, ma sì, possiamo dire che è uno del San Giovanni». Nel senso - se le indiscrezioni corrispondono alla realtà - che era del San Giovanni e che adesso lavora come specialista privato. Negli ambienti medici il nome circola, oggi il segreto imposto dalla direzione medica dovrebbe cadere e si saprà come l’Università è riuscita a tamponare un problema che rischiava di diventare molto serio: c’era un paziente col distacco di retina e non c’era uno specialista in grado di operarlo. Ma se davvero si trattasse di un medico specialista in pensione, la soluzione d’urgenza trovata dall’Università sarà da considerarsi legittima? In attesa di risposte una curiosità, a margine di una vicenda ancora da decifrare e che potrebbe riservare sorprese: una delle sessioni scientifiche in programma all’Academy di Las Vegas questa mattina è incentrata proprio sulle malattie della retina. Come dire: saltato un turno di lavoro per aggiornarsi, gli oculisti sardi torneranno in ospedale più bravi e più preparati di prima.
 
LA NUOVA SARDEGNA
14 – La Nuova Sardegna
Fatto del giorno – pagina 2
LA RIFORMA
Rivoluzione degli ospedali
Ecco come cambierà la rete dell’assistenza sanitaria in Sardegna
Umberto Aime
 
La piramide della salute cambierà eccome con il riordino dei posti letto. Per gli ospedali cambierà la mappa delle gerarchie: i lavori sono ancora in corso, potrebbero esserci altre correzioni, ma siamo ormai dettagli che comunque sono sempre importanti se non vitali quando c’è di mezzo il diritto alla salute e all’assistenza. Però attenzione – è stata la puntualizzazione della Regione – «non ci saranno ospedali promossi e altri declassati. Cambierà solo la loro destinazione d’uso,per evitare sprechi e doppioni fra i reparti».
La mappa. Va immaginata come una piramide. Ha la base larga: è la sanità diffusa, dai medici di base fino agli ospedali di comunità, con la possibilità di ricovero per i pazienti post acuti (non più in emergenza) o assegnati all’indispensabile servizio di prevenzione. Prima di arrivare al vertice della piramide, si sa, c’è sempre un passaggio intermedio. Ed è a metà della mappa che la Regione ha posizionato gli ospedali di base e quelli di primo livello. Infine, in cima alla gerarchia, ci sono i due poli ad alta specializzazione, uno a Sassari e l’altro a Cagliari.
Case della salute. Saranno 22, quanti sono gli attuali distretti sanitari e garantiranno questi servizi: poliambulatorio territoriale con la presenza di uno o più medici di medicina generale, una postazione del servizio emergenze-urgenze (l’ex 118 che sarà gestito dall’Azienda Areus) e la guardia medica. Quattro case della salute sono già operative a Laconi, Lunamatrona, Villacidro e Pula. Dodici sono in fase avanzata di costruzione ad Arbus, Carloforte,Fluminimaggiore,Giba, Macomer, Mandas, San Nicolo Gerrei, Sant’Antioco, Senorbì,Siniscola eTortoli.  Sei sono ancora da assegnare.
Ospedali di comunità. Saranno quattro: il Delogu di Ghilarza, lo Zonchello Nuoro, l’Alivesi Ittiri e l’ospedale civile di Thiesi. Garantiranno i servizi legati a queste specialità: pronto soccorso anestesia, medicina, chirurgia, ortopedia, radiologia ed emoteca. Qui potranno essere ricoverati anche i pazienti che hanno subito interventi chirurgici non complessi, i lungodegenti. Sarà previsto anche il servizio di prevenzione. Ospedali di base. In questo momento, è la fascia più incerta. Dovrebbero essere quattro, ma Alghero (Marino), Ozieri (Segni), Tempio (Civile) e Lanusei (Nostra Signora della Mercede) potrebbero essere potenziati, ma dipenderà da come sarà organizzata la rete ospedaliera nei rispetti distretti di appartenenza. Correzioni a parte, dovranno avere il servizio di pronto soccorso e garantire le stesse specialità degli ospedali di comunità con prestazioni multidisciplinari. Confermati i posti letto ma non dovranno essere superiori a 15-20.
Ospedali di primo livello. Saranno otto: San Francesco Nuoro (con i servizi però rinforzati), Giovanni Paolo II Olbia, Cagliari (Santissima Trinita e Ospedale universitario), San Martino Oristano, Sirai Carbonia e Cto Iglesias nel Sulcis, il Nostra Signora di Bonaria San Gavino. Dovranno garantire queste specialità: medicina, chirurgia, anestesia e rianimazione, ortopedia ostetricia e ginecologia, pediatria, cardiologia con l’unità di terapia intensiva, psichiatria, oncologia, oculistica, radiologia, Tac, ecografia, urologia, otorinolaringoiatria, terapia non intensiva, centro traumatologico. E ancora il reparto speciale di Stroke unit per chi è stato colpito da ictus e quello di emodinamica ogni 300mila abitanti.
Poli ad alta specializzazione. Saranno due: l’ospedale universitario di Sassari, insieme al Santissima Annunziata) e il Brotzu di Cagliari, che da poco più di un mese amministra anche il Microcitemico e l’Oncologico. Saranno le eccellenze della sanità sarda. Oltre all’offerta degli ospedale di primo livello, garantiranno queste specializzazioni: cardiologia con l’emodinamica 24 ore su 24, cardiochirurgia e rianimazione, neurochirurgia, chirurgia vascolare, toracica, maxillo-facciale, endoscopia complessa, broncoscopia, radiologia con Tac ed ecografo, rianimazione pediatrica e neonatale, medicina nucleare, centro trauma di secondo livello, chirurgia plastica e il reparto avanzato per la cura dell’ictus.
Ospedali speciali. Sono i quattro che dovranno garantire l’assistenza in altrettante zone di sagiate, quelle di Sorgono(San Camillo), Muravera (San Marcellino), Bosa (Mastino) e Isili (Civile). Avranno il servizio di prontosoccorso, almeno venti posti letto che in caso di necessità garantiranno anche l’assistenza ai pazienti operati e dalla degenza non superiore ai due giorni e il dipartimento di emergenza. Nella categoria degli speciali, c’è anche La Maddalena (Merlo) con un pronto soccorso specializzato e la postazione di emergenza-urgenza. Un discorso a parte potrebbe esserci per l’ospedale Marino di Cagliari: è destinato a essere trasformato in centro di riabilitazione.
I casi contesi. Di sicuro c’è Sorgono: c’è un’apertura da parte della Regione per assegnare più servizi di quelli previsti dal Piano (medicina, chirurgia programmata e assistenza post operatoria). La trattativa è in corso e le promesse potrebbero diventare realtà prima dell’approvazione definitiva della mappa. Poi Ghilarza, che non vorrebbe dipendere troppo dall’ospedale di Oristano, ma è difficile che riesca a spuntarla. È molto più probabile che la promozione al livello superiore arrivi per Alghero (comunque destinato a essere punto di riferimento nella riabilitazione) e Ozieri, ma dipenderà da quali rinunce farà Sassari: nel distretto non saranno ammessi reparti doppione. Infine c’è Lanusei, che avrebbe già ottenuto il potenziamento del pronto soccorso, della rianimazione, dell’anestesia e del reparto di traumatologia.
 
LA NUOVA SARDEGNA
15 – La Nuova Sardegna
Fatto del giorno – pagina 2
maggioranza
Lo scontro sarà
sulle Aziende
 
La maggioranza di centro sinistra per ora è rimasta allineata e coperta sul Piano di riorganizzazione dei posti letto. Anche se si sa che la guerra interna cova sotto le ceneri. Forse divamperà quando dagli ospedali, la Giunta comincerà a parlare della riforma delle Aziende sanitarie. Sul numero sarà scontro in campo aperto. Nel frattempo proprio un partito della maggioranza, il Centro Democratico, è uscito allo scoperto e sparato la prima cartuccia. La contestazione alla Giunta è stata di questo tenore: «Ha sbagliato a pensare prima alla rete ospedaliera. Doveva affrontare innanzitutto il nodo delle Asl. Non condividiamo la scelta di aver voluto anticipare la riforma del Sistema sanitario con la razionalizzazione dei posti letto. Doveva fare il contrario, perché con l’Asl unica, come noi abbiamo proposto da tempo, il taglio delle spese inutili e inaproppiate avrebbe avuto certo maggior peso rispetto ai 135 milioni di euro in tre anni annunciati dall’assessore». Nello stesso comunicato il Cd ribadisce la sua proposta di riforma: un’Azienda regionale in cui sono accentrati i servizi comuni e gli acquisti, poi 4 territoriali (quante le ex Province) per la gestione vera e propria della sanità.
 
LA NUOVA SARDEGNA
16 – La Nuova Sardegna
Fatto del giorno – pagina 2
LE PERDITE
Il rosso delle Asl
sarà di 399 milioni
 
La perdita accertata delle Asl è di 217 milioni, mentre quella tendenziale per il 2015 sarà intorno ai 399 milioni. L’ha confermato l’assessore Luigi Arru alla commissione del Consiglio regionale presieduta da Raimondo Perra (Psi). «Però i 399 milioni in rosso – ha precisato – derivano in gran parte dal minore finanziamento del bilancio regionale al sistema sanitario». In sostanza, ai tagli decisi a suo tempo con la Finanziaria. «Perché - ha proseguito – a suo tempo la Giunta ha riportato il fondo sanitario ai livelli standard, definito dal Governo, proprio nell'intento di far emergere il disavanzo delle Asl e, di conseguenza, far partire i necessari piani di rientro». Se il finanziamento fosse stato invece quello degli anni passati, al netto delle partite eccezionali, come la spesa per i farmaci anti-epatite C e l'incremento dell'irap, la perdita sarebbe risultata ridotta». E a proposito di interventi straordinari per far fronte al buco di cassa delle Asl, l’ultimo è stato di pochi giorni con una manovra di 274 milioni, l’assessore al Bilancio Raffaele Paci ha tranquillizzato i Comuni: «I 51 milioni in prestito dal Fondo unico (sono i trasferimenti agli Enti locali) saranno restituiti con la Finanziaria del 2016».
 
LA NUOVA SARDEGNA
17 – La Nuova Sardegna
Fatto del giorno – pagina 3
L’assessore Arru deve fronteggiare la rivolta di Nuoro
Nella sua città l’esponente della giunta Pigliaru è contestato
Al centro le scelte che rischiano di declassare il San Francesco
 
NUORO Da una parte l’assessore regionale della Sanità Luigi Arru che difende la sua riforma: «Il San Francesco sarà un ospedale di primo livello rinforzato» ha assicurato in più occasioni. Dall’altra i sindacati provinciali, in primis la Cisl ma anche la Cgil, che non credono alle sue parole e, anzi, lo accusano di voler fare retrocedere l’ospedale di Nuoro a tutto vantaggio di Cagliari e Sassari e soprattutto del Mater Olbia. All’attacco dell’assessore anche i sindaci e gli amministratori del Nuorese, tutti preoccupati per il futuro delle zone centrali, da anni in attesa del famoso Terzo polo sanitario. «Basta parlare di poli – ha sentenziato l’assessore Arru –, i poli portano alle esclusioni mentre noi abbiamo necessità di creare reti se vogliamo offrire una sanità di qualità». «Diluire le risorse su più poli significherebbe sacrificare la qualità». Sul versante opposto il consigliere regionale capo gruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Mi auguro – ha detto dopo un recente faccia a faccia con Arru – che l’assessore mediti di nuovo e più profondamente su alcune sue affermazioni». Michele Fele, intanto, segretario della Cisl nuorese, ha più volte ribadito il suo appello all’unità per fare fronte comune contro questa «riforma che darà un colpo di spugna a Nuoro». Suo il primo invito «ai cugini sindacalisti» a scendere in piazza o a manifestare clamorosamente per dire no «a questo riordino della rete ospedaliera portata avanti dalla Regione». «Mi preoccupa l’aspetto rinunciatario dell’assessore» sono state le parole di Pietro Pittalis in chiusura di un convegno organizzato dalla Confindustria della Sardegna centrale. «Quello che mi auguro – ha ribadito invece il medico nuorese nonché assessore regionale della Sanità – è una svolta nel modello di cure che risponda alle esigenze dei pazienti, non a quelle dei partiti. Io devo essere credibile come sardo prima che come nuorese e ho un obbligo di fedeltà nei confronti di Francesco Pigliaru che mi ha chiamato al governo regionale come elemento di garanzia. E poi siamo seri, non posso fare lobbismo di basso profilo». Un messaggio chiaro che non lascia spazio ai provincialismi e campanilismi vari. «L’obiettivo della riforma è offrire ai sardi un servizio sanitario di qualità». Eppure le zone interne, Nuoro capofila, ma anche Sorgono e Macomer, poco si fidano delle parole. Il San Francesco come lo Zonchello e il San Camillo cercano un ruolo nello scenario prossimo futuro della sanità sarda.
 
LA NUOVA SARDEGNA
18 – La Nuova Sardegna
Fatto del giorno – pagina 3
Attesa a Olbia e allarme a Tempio
Il riordino aprirà la via al Mater, ma segnerà un diverso destino per il Paolo Dettori
di Angelo Mavuli
 
TEMPIO In Gallura la riforma ha due facce. Da una parte pone le premesse per l’apertura del Mater Olbia, struttura di eccellenza della sanità isolana. Dall’altra vede le preoccupazioni per il nuovo ruolo previsto per gli ospedali di Tempio e della Maddalena. L’alta Gallura lotta attende di conoscere i piani definitivi della Regione. L’assessore alla Sanità Luigi Arru è andato anche in Alta Gallura a incontrare sindaci e popolazione. La maggiore distanza è tutta sul punto nascite del Paolo Dettori. «Condivido le vostre richieste al novanta per cento – ha detto Arru, durante l’incontro con i sindaci del territorio –, tranne che la permanenza del punto nascite, che dovrà invece essere cancellato». L’annuncio aveva suscitato forti proteste. Da quella del sindaco di Tempio Andrea Biancareddu, rappresentante incaricato, dell’intero territorio, che aveva annunciato una dura opposizione, a quella di Antonio Balata, medico e capogruppo della minoranza in consiglio Comunale a Tempio. A quella del Popolo dei Luchetti, il movimento spontaneo nato da oltre due anni a difesa dell’ospedale. Sandro Grussu, medico e segretario del Cimo, il sindacato dei medici ospedalieri, è intervenuto con una pesantissima dichiarazione. «Ritengo inaccettabile sotto tutti i punti di vista la soppressione del Punto nascita di Tempio. È una decisione scellerata da non prendere in considerazione e rimandare a quando l’Alta Gallura non avrà più due mulattiere ma sarà dotata finalmente di una viabilità adeguata con Olbia e Sassari». L’Alta Gallura, attraverso il sindaco Andrea Biancareddu, oltre la permanenza del Punto nascita, nell’incontro di lunedì, ha chiesto all’assessore Arru «che al Presidio ospedaliero di Tempio sia riconosciuto lo Status di Dea di primo livello di completamento, con un adeguato numero di strutture complesse e il salvataggio di tutte le altre strutture semplici dipartimentali, e degli altri servizi ospedalieri, allo stato attuale già presenti e garantiti nel Compendio ospedaliero. Al di sotto di queste richieste – aveva precisato Biancareddu all’assessore –, il territorio non è disposto a scendere».
 
LA NUOVA SARDEGNA
19 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 4
La Firino si schiera con gli studenti
L’assessore appoggia la protesta per il calcolo dei parametri Isee
 
CAGLIARI L’assessore alla Cultura Claudia Firino è pronta a raccogliere l'invito degli studenti che hanno partecipato a un sit in sotto il Consiglio regionale per protestare contro i nuovi parametri Isee. «Condivido le preoccupazioni manifestate nelle ultime settimane dagli universitari – spiega l'esponente della Giunta Pigliaru –. Gli esiti dei bandi per le borse di studio, con il forte calo degli idonei dovuto alla modifica dei parametri Isee e all'inserimento dell'Ispe, arriva in un momento di generale diminuzione delle iscrizioni universitarie e di aumento dei giovani che abbandonano gli studi». L'assessore è pronta anche a portare le rivendicazioni fuori dall’isola. «Sono convinta di dover rappresentare una posizione netta nei tavoli nazionali – dice – non appena verrà calendarizzato il tema, chiedendo la modifica degli attuali parametri e una definizione dei livelli essenziali di prestazione in materia di diritto allo studio universitario, che dia garanzia di pari opportunità di accesso degli studenti sardi ai massimi livelli di istruzione. Questa situazione rischia di vanificare gli sforzi della Regione che hanno portato a un aumento delle risorse».
 
LA NUOVA SARDEGNA
20 – La Nuova Sardegna
Economia – pagina 15
Bankitalia: l’economia sarda si muove
Segnali di una piccola crescita nel 2015 di occupazione, produzione ed export. Restano i gap infrastrutturali e l’incertezza
di Tito Giuseppe Tola
 
MACOMER Il quadro generale è caratterizzato da un’elevata incertezza, ma l’economia della Sardegna ha continuato a dare segnali di miglioramento anche nella prima metà del 2015 dopo quelli osservati nell’ultima parte dell’anno precedente. Questo, in sintesi, il profilo del sistema economico sardo che emerge dal rapporto semestrale sull’economia della Sardegna elaborato dalla Banca d’Italia e presentato ieri mattina a Macomer nel corso di un incontro al quale hanno partecipato imprenditori, amministratori locali e operatori economici. Secondo il rapporto, le prospettive a breve termine appaiono moderatamente favorevoli nonostante l’incertezza. In poche parole, secondo il rapporto della Banca d’Italia le condizioni dell’economia regionale stanno lentamente migliorando, valutazione che il direttore della sede di Cagliari di Bankitalia, Luigi Bettoni, ha confermato con una serie di dati sull’occupazione, la produzione e l’export, tutti in positivo, ma che non è condivisa dal presidente di Confindustria della Sardegna centrale, Roberto Bornioli, il quale ha detto che nell’isola non si può ancora parlare di ripresa e che nella Sardegna centrale il quadro è ancora più grave e i rischi di un peggioramento permangono forti. Il dato più interessante riguarda l’occupazione. Nel primo semestre di quest’anno è crescita del 2,5%, con un aumento dei contratti a tempo indeterminato del 4,1%. Come ha poi spiegato Roberto Cabiddu dell’ufficio analisi e ricerca economica territoriale Banca d’Italia di Cagliari, in Sardegna la disoccupazione rimane però su livelli elevati rispetto ai dati nazionali e i giovani, soprattutto i laureati e quelli che hanno acquisito una specializzazione spendibile sul mercato del lavoro, continuano a emigrare. Confermando la crescita occupazionale, il rapporto spiega che il mercato del lavoro conferma la dinamica in atto dalla seconda metà del 2014. «L’offerta di lavoro – si legge – è risultata in espansione, soprattutto per la componente femminile. Il tasso di disoccupazione si è ridotto, rimanendo tuttavia su livelli elevati nel confronto nazionale. Il miglioramento in corso non ha inciso sulle condizioni occupazionali dei giovani, ancora in deterioramento». Aprendo il convegno Luigi Bettoni ha spiegato che gli investimenti sono ripresi solo per grosse imprese come la Saras, grazie alla quale le esportazioni sono cresciute del 7,1%. Sono in crescita anche le esportazioni dei prodotti agroalimentari, ma i prodotti petroliferi raffinati rappresentato i quattro quinti dell’export sardo e in assoluto registrano una crescita dell’8,9%. Dell’andamento del credito ha parlato Giovanni Soggia dell’ufficio ricerche Bankitalia il quale ha spiegato che la contrazione dei finanziamenti si è attenuata, è cresciuta la domanda di imprese e famiglie e a giugno si è registrato un aumento dell’erogazione di nuovi mutui per acquisto di abitazioni e sono aumentati i depositi dei privati. Ha smorzato gli entusiasmi Roberto Bornioli il quale ha detto che «l’economia sarda segna il passo a causa soprattutto di forti ritardi infrastrutturali, di una rete di trasporti poco competitiva, dell’assenza del metano e di una burocrazia soffocante» per concludere che nella Sardegna centrale e nelle zone interne che si spopolano gli scenari non sono rassicuranti.
 
LA NUOVA SARDEGNA
21 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 19
L’università difende la Corte d’Appello
L’ateneo sarebbe indebolito nel profondo da questa scelta errata
di Giovanni Bua
 
SASSARI Un territorio sotto assedio. Questa la percezione chiara che si respira nel Sassarese. Che se da una parte serra le fila per provare a riaprire la vertenza sulla riforma degli Enti Locali e l’Area metropolitana, e si prepara alla vertenza, che si annuncia se possibile ancor più dura, sul riordino della rete ospedaliera, deve tenere la guardia altissima su un altro dei pericoli che si profila all’orizzonte: la chiusura della sezione staccata della Corte d’Appello. In sua difesa è sceso in campo il rettore Massimo Carpinelli e il dipartimento di Giurisprudenza dell'università: «Seguiamo – spiega una nota – con grande preoccupazione la rinata prospettiva di una soppressione della sezione distaccata. Si tratterebbe di un impoverimento istituzionale, culturale e sociale: inoltre è irrazionale che, in un periodo in cui aumenta da parte dei cittadini la domanda di giustizia, sia proprio lo Stato a fare un passo indietro. Sarebbe un pessimo segnale in un contesto territoriale nel quale si affacciano i rischi di contaminazione di vecchie e nuove forme di criminalità organizzata». A preoccupare il rettore è anche la convinzione che la soppressione della sezione distaccata farebbe venir meno la stretta collaborazione con il dipartimento di Giurisprudenza, avviata già dal momento della istituzione della Corte nel 1992 e che prosegue tuttora concretizzandosi in comuni iniziative di promozione della giustizia. «La cooperazione – spiega il rettore – si è sviluppata negli anni con l'organizzazione di convegni, lo svolgimento di tirocini e la collaborazione nella Scuola di specializzazione per le professioni legali. La presenza della Sezione di Corte d'Appello a Sassari valorizza il significato della laurea magistrale in Giurisprudenza ed è il riflesso coerente dell'altissima tradizione degli studi giuridici nella nostra città». «Sono poi da condividere appieno le motivazioni tecniche a sua difesa – continua la nota dell’università – sono anzi talmente convincenti che ripropongono piuttosto la richiesta di assegnare a questa sezione piena autonomia, facendo capo ad essa i tribunali di Sassari, Nuoro e Tempio Pausania. Quella che oggi è una sezione distaccata ha già una rilevanza e una struttura che le consentirebbe di operare come una vera e propria Corte d'appello di media caratura, più grande cioè di diverse altre Corti d'appello di minore portata quanto a bacino d'utenza e carichi di lavoro. Il sistema giudiziario sardo ha dunque necessità assoluta di due sedi di Corte d'Appello: non solo per la vastità del territorio e le difficoltà di comunicazione, ma per una esigenza di avvicinamento alla Giustizia che nella nostra Sardegna è particolarmente sentita». Sul tema torna anche il vicepresidente del consiglio regionale Antonello Peru: «No alla desertificazione istituzionale, no ad una finta spending review fatta sulla pelle delle famiglie, delle imprese e dei territori. Ripetiamo quanto sosteniamo da oltre un anno: il presidente della Regione deve confrontarsi direttamente con il Governo su un tema che è parte integrante della più ampia vertenza Sardegna. Eliminare servizi significa costringere le persone a spostarsi, aumentare i costi per i cittadini, decidere che un territorio deve rinunciare alle proprie ambizioni di sviluppo, a vantaggio di altri. L'effetto sarebbe quello di un pendolarismo giudiziario, con costi intollerabili per gli spostamenti, rallentamento dei tempi e gravissimi disagi per gli operatori del diritto e per i cittadini. Non possiamo accettare - sottolinea Peru- le continue minacce di chiusura di presidi istituzionali nel centro Nord Sardegna: dalle autorità portuali alle filiali del Banco di Sardegna, dalle scuole di specializzazione alla Corte d'Appello. La Sardegna può rialzarsi dalla palude solo se farà leva sulle potenzialità di tutti i suoi territori, uscendo da logiche campaniliste e liquidatorie».
 
LA NUOVA SARDEGNA
22 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 20
Quasi pronta la breast unit per curare i tumori al seno
Gli specialisti dell’Aou stanno lavorando al progetto, poi interverrà la Regione
Ieri un dibattito sul servizio dedicato alle donne colpite dal carcinoma
di Gabriella Grimaldi
 
SASSARI Sembra non ci siano più dubbi. Sassari avrà la sua breast unit, quella struttura che permette alle donne ammalate di tumore al seno di essere “prese in carico” da un’equipe specializzata a partire dalla diagnosi e lungo tutto il percorso terapeutico. Lo hanno ribadito ieri nel corso della tavola rotonda organizzata dalla commissione Pari opportunità del Comune di Sassari entrambi i commissari delle due aziende sanitarie cittadine, la Asl e l’Aou. Certo, mancava all’appello chi avrebbe potuto dire la parola definitiva su una questione tanto dibattuta negli ultimi tempi e cioè l’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru che in un primo momento aveva dato la sua adesione all’incontro, ma gli operatori sanitari specializzati nella cura del cancro della mammella sono convinti che il servizio prenderà il via molto presto e lo stesso sindaco di Sassari Nicola Sanna, che invece non è voluto mancare all’appuntamento, ha affermato che «grazie all’impegno delle associazioni, della politica sassarese e di tutti i cittadini la presenza della breast unit, che in effetti mancava nell’elenco dei servizi previsto dalla riforma sanitaria ora sembra un problema risolto». Rassicurazioni anche da parte del commissario della Asl Agostino Sussarellu che ha citato il terzo allegato della delibera di Giunta regionale di luglio nel quale si afferma: «Nell’ipotesi della nuova rete ospedaliera si avrebbero solo due strutture che raggiungono la soglia minima dei volumi relativi al numero di interventi chirurgici per il carcinoma della mammella (150 per struttura complessa): l’ospedale di II livello a Sassari con 239 interventi all’anno e il Dea di II livello di Cagliari con 602 interventi. Si rileva, inoltre, come il privato accreditato in tutta la regione raggiunga un volume complessivo pari a 138». Se ne deduce quindi che Sassari avrà la sua struttura di breast unit. E ci crede il direttore sanitario dell’Aou Antonella Virdis che descrive il processo di allestimento, in corso alle cliniche, del servizio per le donne ammalate di tumore. «Abbiamo tutte le figure necessarie, dal senologo radiologo all’anatomopatologo, dal chirurgo al radioterapista. Altri servizi che vanno inseriti nel percorso come la parte psicologica e quella della riabilitazione ma anche l’oncologia potranno essere inserite con l’accorpamento delle due aziende». È in corso dunque la definizione di un percorso omogeneo. Quando il progetto sarà definito «ma a breve», afferma Antonella Virdis, si passerà alla presentazione del progetto in Regione con la richiesta di risorse essenziali. Alla tavola sono intervenute la presidente della commissione Pari opportunità Consuelo Sari (commissione che tanto ha fatto negli ultimi tempi per la sensibilizzazione dei cittadini in favore della breast unit) e Loredana Pau, presidente dell’associazione Europa donna che in tutta Italia promuove la realizzazione di percorsi sanitari dedicati alle donne che vivono l’esperienza del tumore al seno.
 

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