Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
09 November 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
SANITÀ, VIA AL TAGLIO DELLE ASL
Arru: saranno massimo tre: Cagliari, Sassari e (forse) Nuoro 
Sì alla nuova struttura del capoluogo, sacrifici al nord: le novità della rete ospedaliera
 
Due Asl, o forse 3, al massimo, invece delle attuali 8. Rinforzo di Alghero, in attesa della costruzione della nuova struttura e istituzione della Breast Unit (per il tumore al seno) a Sassari. Niente promozione a presidio di secondo livello del Policlinico di Monserrato. Apertura del Trauma center al Brotzu. Realizzazione dell'ospedale di Cagliari, necessaria, con la chiusura del Marino, del Santissima Trinità e la trasformazione del San Giovanni di Dio.
L'assessore regionale alla Sanità Luigi Arru - in vista del convegno di mercoledì al Palazzo dei congressi di Cagliari - fa il punto sulle novità e i ritocchi del Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera, approvato dall'esecutivo il 28 luglio, protagonista di un lungo road show nei territori, di barricate e proposte di sindaci e cittadini, in sintonia e quindi in discussione (diciamo così) insieme con il riordino degli Enti locali, nella lotta tra nord e sud.
Siamo alle battute finali, «abbiamo raccolto una quarantina di osservazioni, alcune ragionevoli e accettabili, molte assurde o soltanto teoriche», sottolinea, «il tavolo tecnico le sta esaminando, entro la fine del mese il documento dovrebbe tornare in Giunta, quindi approdare in Consiglio e infine ottenere il via libera del ministero, che a quel punto sbloccherebbe un finanziamento di 250 milioni di euro».
Quante saranno infine le Asl? «Una, due, oppure tre», sottolinea Arru in un'intervista di Daniela Pistis sul periodico della Cgil L'altra Sardegna. Insomma, certamente Cagliari e Sassari, eventualmente Nuoro. Inoltre, ci sarebbero l'Areus (azienda regionale dell'emergenza-urgenza) e le aziende ospedaliere universitarie di Cagliari e Sassari (con il Policlinico accorpato al Santissima Annunziata).
«Il punto non è soltanto il numero delle aziende, occorre creare forme e strumenti di partecipazione dei cittadini, dei lavoratori, delle forze sociali e delle istituzioni locali alla programmazione e al controllo sulla governance dei servizi», avverte il segretario generale del sindacato, Michele Carrus. «Andrebbe bene anche una sola Asl, se funzionassero conferenze e consigli di distretto». In sintesi, pur condividendo la filosofia del Piano, la Cgil auspica un maggiore confronto, «e aspetta una convocazione» per capire come rete ospedaliera e territoriale procedono progressivamente.
«La bozza della delibera che riguarda la Rete territoriale, parallela e integrata a quella ospedaliera, è pronta», dice l'assessore, «ci sarà una rivoluzione culturale, la nascita di strutture adatte a dare risposte specifiche riguardo al percorso di presa in carico dei pazienti, sul modello di quella che abbiamo inaugurato l'altro giorno a Laconi. Stiamo valutando gli ambiti territoriali, ci saranno tre tipologie differenti, a seconda di come è fatta la Sardegna».
Intanto, domani, Arru porterà in Giunta «un altro provvedimento fondamentale, quello sulla spesa farmaceutica», perché «dobbiamo rientrare nella soglia prevista dalla legge, intervenendo sull'appropriatezza, secondo i principi della slow medicine , ma tenendo conto del fatto che non si può fare a meno di certi farmaci, penso, ad esempio, ai 5000 sardi malati di sclerosi multipla».
Per quanto riguarda il Policlinico di Monserrato, sul quale ci sono fortissime pressioni per un passaggio al grado superiore, «bisogna prima capire se riesce a dare risposte all'hinterland, vedere quando ci sarà il completamento», in pratica, se ne riparlerà eventualmente dopo l'apertura del pronto soccorso. «Sicuro» invece il Trauma Center al Brotzu, unico nell'Isola, atteso e annunciato dal 2007. Per Alghero, sì al primo livello, con la Rianimazione, ma in cambio di sacrifici da parte di Sassari. Infine, il Mater Olbia «sarà integrato con la rete ospedaliera pubblica, con le università e con il Cnr».
Cristina Cossu
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Alla Fiera di Cagliari
Confronto sul piano tra Pigliaru, rettori politici e medici
 
Si intitola “La rete ospedaliera nella riforma sanitaria regionale” il convegno-dibattito in programma mercoledì al Palazzo dei congressi di Cagliari, organizzato dalla Regione. In realtà, più che un convegno, è un incontro politico, nel quale verranno presentate le novità che saranno inserite nel Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera della Sardegna. Le conclusioni, a mezzogiorno e mezza, le farà il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru.
Appuntamento alle 10, con il saluto del sindaco di Cagliari Massimo Zedda e del presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau. Subito dopo, la parola all'assessore alla Sanità Luigi Arru, che illustrerà i ritocchi «non tanti per la verità», che saranno apportati al provvedimento in seguito alle osservazioni raccolte in giro per l'Isola. Seguirà l'intervento del direttore generale dell'assessorato Giuseppe Sechi, già direttore sanitario della Asl di Sanluri e coordinatore regionale del Forum Sanità del Pd.
Un rappresentante dell'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) parlerà di relazione tra volumi e esiti, quindi interverranno il presidente della commissione sanità del Consiglio Raimondo Perra, i rettori delle Università di Cagliari e Sassari, Maria Del Zompo e Massimo Carpinelli, Maria Laura Maxia del Tribunale del malato e il presidente dei chirurghi italiani Luigi Presenti.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 25 - Edizione CA)
Morto a Torino
Addio a Gallino, uno dei padri della sociologia
 
È scomparso ieri a Torino il professor Luciano Gallino, uno dei più autorevoli sociologi italiani. Aveva 88 anni ed era malato da tempo.
Professore emerito dell'Università di Torino, dove ha insegnato dal 1965 al 2002, Gallino ha contribuito all'istituzionalizzazione della sociologia. Era uno dei maggiori esperti del rapporto tra nuove tecnologie e formazione, nonché delle trasformazioni del mercato del lavoro. Gallino collaborava con numerosi quotidiani, tra cui La Stampa, il giornale della sua città, e La Repubblica.
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 25 - Edizione CA)
Adam Zertal, l'archeologo amico della Sardegna
SCOMPARSA. Aveva rintracciato influssi nuragici nella cittadella fortificata di El Ahwat
 
Adam Zertal, direttore del dipartimento di Archeologia e professore nell'Università di Haifa è stato un collega israeliano attivissimo nella ricerca archeologica sul campo, un grande estimatore della cultura sarda e un carissimo amico degli archeologi e dei tanti studenti dell'Università di Cagliari che, tra il 1995 e il 2000, hanno partecipato alle campagne di scavo nel sito di El Ahwat sulle propaggini del Monte Carmelo, alle tante escursioni nei luoghi della meravigliosa storia antica del Vicino Oriente e ad altre attività culturali dell'Università di Haifa. Zertal si è spento il 18 ottobre e la sua scomparsa ha suscitato un profondo cordoglio.
Era nato nel 1936 e abitava nel Kibbutz di Ein Shemer in Israele, fondato nel 1927 da profughi ebrei polacchi, tra cui il padre, lo scrittore Moshe, leader socialista originario di Varsavia. Era un amante della pace, ma dovette combattere una guerra, e nella battaglia del Kippur del 1973 fu gravemente ferito. Dopo un anno d'ospedale, si ritrovò a camminare con le grucce.
Laureato in agraria a Tel Aviv, è chiamato nel 1972, a guidare una delegazione israeliana nella Repubblica centroafricana e nel Ruanda, per un progetto di aiuti nel settore dell'Agricoltura, ma la sua menomazione fisica lo induce a occuparsi di archeologia nell'Università di Haifa. Affianca gli studi sui testi all'attività sul campo e ben presto uno dei filoni delle sue ricerche diventa, senza preconcetti ideologici, il riscontro archeologico dei testi biblici. Le importanti indagini sul territorio assegnato alla tribù di Manasse sono oggetto di alcune corpose pubblicazioni monografiche. Da queste prospezioni è nata la scoperta e lo scavo, prima, di un edificio sacro sul Monte Ebal, identificato come l'altare costruito da Giosuè nella sua avanzata oltre il Giordano e, appresso, della cittadella fortificata di El Ahwat, sulle propaggini del Monte Carmelo (1230-1170 a.C.). In questa architettura Zertal vede i segni degli influssi nuragici e riconosce l'origine sarda degli Shardana e di Sisara, capo dei Goyim (Stranieri) che si scontrarono con gli Israeliti nella valle di Megiddo.
Su queste indagini lo studioso ha tenuto conferenze in Sardegna, nel 2003, ospite del dipartimento di Scienze archeologiche dell'Ateneo cagliaritano, del Comune di San Sperate e del concerto di Pinuccio Sciola nel Giardino Megalitico. Adam Zertal era un uomo di una vitalità straordinaria, usava le grucce come fossero propulsori, tale era la volontà di superare gli ostacoli fisici e psicologici. Sorprendevano la sua operosità, generosità, il senso dell'umorismo. Alla Sardegna mancherà un grande amico.
Giovanni Ugas
(archeologo)
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Prima pagina
Nuovo Isee, studenti in rivolta
La riforma ha ridotto del 25% gli aventi diritto al sussidio
 
La riforma dell’Isee voluta dal Governo ha tagliato il numero degli aventi diritto alle borse di studio e alla mitigazione delle tasse universitarie. Si calcola che la riduzione degli aventi diritto sia intorno al 25%. Gli studenti sono sul piede di guerra e si stanno programmando assemblee. Gli atenei si schierano con gli studenti.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 4
BORSE DI STUDIO PER POCHI, TUTTI CONTRO IL NUOVO ISEE
La riforma del Governo ha ridotto del 25 per cento gli aventi diritto al sussidio
Aria di rivolta in tutti gli atenei: domani in programma un’assemblea a Cagliari
di Alessandro Pirina
 
SASSARI Il conto in banca è rimasto lo stesso, il borsellino non si è irrobustito, ma rispetto a un anno fa lo Stato li considera più ricchi. In dodici mesi il loro reddito non ha mostrato segnali di ripresa, ma con la riforma del nuovo Isee centinaia di studenti universitari si sono ritrovati senza quei sussidi che fino all’anno scorso gli avevano permesso di portare avanti il loro percorso di studi.
Anzi, sono stati (anche) proprio quei sussidi a farli passare dall’altra parte della barricata. A farli diventare ricchi. Il nuovo Isee, infatti, calcola le borse di studio ricevute come fonte di reddito, mentre non ha modificato i parametri per l’assegnazione dei sussidi. Un sistema contorto che ha falcidiato l’elenco dei giovani che avevano diritto alle borse di studio e alle esenzioni delle tasse.
Controriforma. La riforma varata dal governo Renzi viene vista dagli studenti come una controriforma che, di fatto, va a colpire il loro diritto allo studio. Solo a Cagliari sono più di mille gli universitari che da un anno all’altro hanno visto sfumare la loro borsa di studio o il loro alloggio nello studentato: dai 5.167 del 2014 si è passati a 4.045. Perfettamente in linea con la media nazionale, secondo cui il 25 per cento dei giovani quest’anno dovranno rinunciare al sussidio.
Aria di rivolta. Gli studenti, dunque, sono sul piede di guerra. Ma non sono da soli. Le università si sono schierate al loro fianco. A Cagliari il rettore Maria Del Zompo e il Senato accademico hanno approvato all’unanimità la mozione degli studenti che chiede al Governo correttivi al nuovo Isee.
E domani per quasi tutta la giornata - dalle 11 alle 14, dalle 15 alle 17 - l’ateneo cagliaritano si fermerà proprio per consentire a studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo di prendere parte alla mega assemblea dedicata al tema.
Le richieste. Gli universitari chiedono a gran voce una modifica dei parametri per il calcolo dell’Isee. In particolare l’abolizione dell’Ispe - indicatore della situazione patrimoniale - come parametro per l’accesso alle borse di studio, oltre a una sanatoria per quegli studenti che, malgrado le condizioni economiche siano rimaste le stesse del passato, si sono visti depennati dall’elenco degli aventi diritto. Un appello fatto proprio anche dal rettore. «La Regione sta già facendo molto – dice Del Zompo – ma deve insistere sul Governo per aumentare il numero delle borse di studio ai giovani meritevoli sardi».
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 4
regione
Assegni di merito a un terzo degli idonei
 
SASSARI. Sono 3.309 gli studenti meritevoli sardi che frequentano gli atenei isolani oppure studiano oltre Tirreno, ma a ricevere l’assegno di merito sono solo 1.015. Più o meno un terzo di quelli idonei. Il 29 ottobre sul sito della Regione sono state pubblicate le graduatorie degli studenti universitari che hanno ricevuto l’assegno di merito per l’anno accademico 2012-2013.
Ad avere tutti i requisiti richiesti dalla Regione sono stati però il triplo di quelli a cui alla fine l’assegno sarà consegnato. I fondi a disposizione infatti permettono di soddisfare solamente un terzo delle domande. Tra gli immatricolati - diplomati nel 2011-12 e iscritti nel 2012-13 - 796 sono gli idonei, ma a dividersi gli 885mila euro a disposizione saranno solo 316. Uno scenario che si ripete anche per gli iscritti agli anni successivi. Dei 392 del primo anno solo 141 riceveranno l’assegno per un totale di 432mila euro. Al terzo gli idonei sono 664, ma i beneficiari dei 737mila euro si fermano a quota 205. Al terzo l’assegno va solo a 60 su 208, al quarto 52 su 193, al quinto 63 su 231, al sesto 16 su 65. Tra gli iscritti al secondo anno della laurea specialistica i 341mila euro a disposizione vanno agli 89 studenti beneficiari su un totale di 307 idonei. Più o meno la stessa percentuale degli universitari iscritti al terzo anno di un corso di laurea triennale: 136 su 453, anche se in questo caso la cifra da dividere è di solo 58mila euro. (al.pi.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 4
Cgil: «Sulla sanità più confronto»
Carrus: «Il numero dell’Asl è l’ultimo problema ma non servono certo i diktat»
 
CAGLIARI Non conta il numero delle Azienda sanitarie, ma il grado di coinvolgimento delle comunità nel riordino degli ospedali e soprattutto quella che sarà la qualità finale dei servizi. È il punto di vista della Cgil sulla riforma della sanità, come sottolineato dal segretario generale del sindacato Michele Carrus, nella replica a quanto detto dall’assessore alla Salute, Luigi Arru, in un’intervista al sito dello stesso sindacato. La posizione della Regione può essere riassunta così: «Non più di tre Asl.. Se fossero due sarebbero Cagliari e Sassari ma, nell’ipotesi più allargata, la terza e non potrebbe che essere Nuoro. Naturalmente, ci sarebbero poi l'Areus, l’azienda che coordinerà il servizio di 118, il polo del Brotzu. le aziende ospedaliere universitarie, quella di Sassari e quella di Cagliari, sulla quale in futuro si potrebbe discutere su un suoingresso nella Asl, proposta per ora respinta dalla stesse Azuienda mista». Ecco quale è stata la replica della Cigli: «Andrebbe bene anche una sola Asl ma prima devono funzionare conferenze e consigli di distretto». Ribadita certo la necessità di ridurre i costi, la Cgil è molto preoccupata per i tagli ai servizi se i diversi piani (rete ospedaliera e territoriale) non procedessero uniti verso un unico traguardo. Secondo il segretario del sindacato – che aspetta una convocazione dalla Giunta per capire a quale tappa siamo arrivati dopo la prima fase di confronto – è indispensabile che la Regione aumenti le occasioni di confronto. «Il processo di riorganizzazione – aggiunge Carus – sarà così più trasparente. E per quanto riguarda il riordino delle Asl, il punto non è solo sul numero ma il fatto che occorre mettere in fila forme e strumenti di partecipazione alla programmazione e al controllo sulla governance dei servizi». Per la Cgil ciò che fa la differenza è «se negli ambiti ottimali e strategici che si individuano si consolidano strumenti effettivi di coinvolgimento delle comunità, perché così si amministra meglio e si superano modelli culturali e gestionali ormai insostenibili con consapevolezza e senza sprechi di risorse».
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Attualità – pagina 7
Due giovani su tre vivono con i genitori
Per Eurostat l’Italia è al top della Ue nella fascia 18-34 anni. Quasi 20 punti in più della media europea
 
ROMA In Italia quasi il 66% dei «giovani adulti», ovvero le persone tra i 18 e i 34 anni vive a casa con i genitori, una percentuale di quasi 20 punti superiore alla media di tutti i 28 paesi Ue (48,4%), la più alta dell’Unione dopo la Croazia. È quanto si legge sui dati Eurostat riferiti al 2014 secondo i quali il 49% dei giovani italiani tra i 25 e i 34 anni vive con mamma a fronte di appena il 3,7% dei coetanei svedesi, il 3% dei danesi e l’11,2% di quelli francesi. Tra i 25 e i 34 anni in Europa in media il 29,2% delle persone vive ancora in famiglia. Le statistiche non usano sostantivi, ma consentono di leggere sia la differenza di abitudini tra l’Italia e gli altri Paesi, sia l’insicurezza sul futuro provocata dalla crisi economica. I dati non parlano di mammoni o, come fece l’ex ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa nel 2007, di “bamboccioni”. Ma i numeri parlano chiaro, anche dopo la provocazione dell’allora ministro per l’Economia che provocò tanto dibattito. Tra il 2007 e il 2014 la percentuale di maggiorenni under 35 rimasti a casa con i genitori - si legge sulle tabelle Eurostat - è cresciuta di cinque punti passando dal 60,7% al 65,8%, una crescita superiore a quella dell’euro area (dal 46,9% al 49%). Le cose vanno diversamente all’estero. Nello stesso periodo la percentuale è scesa nel Regno Unito dal 38,5% al 33,7%. Nel 2014 vivevano in famiglia 6,8 milioni di persone tra i 18 e i 35 anni (quasi tre milioni con più di 25 anni e tra questi oltre un milione di over 30). La percentuale dei “mammoni” è particolarmente elevata in Italia rispetto al resto dell’Europa soprattutto tra i 25 e i 34 anni ovvero nella fascia di età nella quale si dovrebbe, finiti gli studi, cominciare a lavorare e costruire la propria famiglia. In Italia quasi la metà delle persone tra i 25 e i 34 anni vive con almeno un genitore (in aumento di cinque punti rispetto al 44% del 2010) a fronte del 29,2% dell’Ue a 28, dell’11,2% della Francia e del 15,5% del Regno Unito. Nei Paesi scandinavi la percentuale scende sotto il 5% mentre in Germania è in lieve aumento al 18,3%. E per i maschi la percentuale di “bamboccioni” è ancora più alta con il 57,6% dei giovani tra i 25 e i 34 anni a casa a fronte del 36% nell’Ue a 28. Per le ragazze la percentuale scende al 40,6%, molto superiore a quella danese (1,7%) e norvegese (2,5%) ma anche francese (7,1%).
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 10
UN INTELLETTUALE CONTRO IL NEOLIBERISMO
Il sociologo s’è spento ieri all’età di 83 anni. Dall’esperienza con Olivetti alla denuncia del «colpo di Stato delle banche»
di Costantino Cossu
 
«Quel che vorrei provare a raccontarvi è per certi versi la storia di una sconfitta politica, sociale, morale. Abbiamo visto scomparire due idee e relative pratiche che giudicavamo fondamentali: l'idea di uguaglianza e quella di pensiero critico». Comincia così l’ultimo libro di Luciano Gallino, uscito per Einaudi pochi giorni fa con il titolo “Il denaro, il debito e la doppia crisi spiegati ai nostri nipoti” (200 pagine, 18 euro). L’idea di uguaglianza è stata cancellata, argomenta Gallino, da uno sviluppo del capitalismo che riduce tutto, persone e ambiente naturale, a variabile dipendente di un profitto la cui realizzazione è ormai totalmente slegata da qualsiasi responsabilità sociale e morale. Gli esiti sono devastanti per la vita di milioni di persone gettate nell’inferno dell’indigenza, ma anche per i delicati equilibri ambientali. Due livelli strettamente legati, nell’analisi di Gallino. La macchina irresponsabile dell’economia sottomette a sé e svilisce, mortifica, annulla la vita in ogni sua manifestazione. Non c’è niente di non dimostrato nell’analisi del sociologo che ieri s’è spento in una clinica di Torino all’età di 83 anni. Le pagine dei suoi libri – l’ultimo ma anche gli altri, quelli dedicati dal 2012 ad oggi alla descrizione del capitalismo nell’epoca della finanziarizzazione dell’economia – sono dense di numeri, rigorosamente documentate, inoppugnabili per chiunque voglia volgersi con sguardo onesto alla realtà del mondo contemporaneo. Nel 2012 “La lotta di classe dopo la lotta di classe” (Laterza) aveva tracciato la storia delle “rivincita” del capitale. «Con Ronald Reagan e con Margaret Thatcher – scrive Gallino – il movimento della lotta di classe ha cambiato segno: dagli anni Ottanta sono i ricchi a condurla contro i poveri. E la stanno vincendo, con effetti disastrosi per la democrazia». Un’offensiva che è stata accompagnata e resa possibile dall’affermarsi di un “pensiero unico”, quello del neoliberismo, che ha conquistato le università e insieme è diventato senso comune di massa, con la collaborazione, per metà nutrita di ignoranza e per l’altra metà alimentata da consapevole malafede, degli organi di comunicazione di massa. “Finanzcapitalimo, la società del denaro in crisi” (Einaudi 2013), “Il colpo di Stato di banche e governi. L'attacco alla democrazia in Europa” (Einaudi 2013), “Vite rinviate. Lo scandalo del lavoro precario” (Laterza 2014) sono gli altri lavori attraverso i quali Gallino ha proseguito nel suo tenace impegno di disvelamento delle dinamiche del capitalismo finanziario e di denuncia delle menzogne del “pensiero unico”. Con un’attenzione sempre più accentuata, mano a mano che la sua analisi procedeva, ai pericoli che dal trionfo neoliberista derivano per i sistemi democratico-liberali. Sino allo sforzo ultimo di collegare, come sempre con copiosa messe di dati, la perdita di controllo della politica sul finanzcapitalismo al disastro ecologico incombente. Gallino non è mai stato un pensatore radicale nel senso che a questo termine abitualmente si attribuisce. Si era formato nel Centro di ricerche sociali di Ivrea creato da Adriano Olivetti (illuminante la ricostruzione di quell’esperienza che il sociologo fa nel libro “L'impresa responsabile. Intervista su Adriano Olivetti” (Einaudi 2014). Le sue coordinate ideologiche sono quelle del pensiero democratico progressista. Le ricette che negli ultimi saggi proponeva per resistere al dilagare del neoliberismo sono tutte di impostazione neokeynesiana. Ed è davvero sconfortante notare come mentre idee simili a quelle di Gallino sono state applicate in Usa dall’amministrazione Obama (con successo visto che la locomotiva americana ha ripreso a correre), in Italia e in Europa anche i partiti di centrosinistra restano subalterni al “pensiero unico”. Difficile invertire la tendenza. Gallino ci ha provato, con passione e con coraggio.
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 20
Lirico, 8 milioni di euro dal Mibact
Tensioni attorno alla comunicazione del decreto alla Fondazione del Banco
di Walter Porcedda
 
CAGLIARI Sono oltre otto milioni di euro, le risorse che andranno al Lirico di Cagliari per il 2015. 8 milioni, 271, 860, 76 per l’esattezza. Questa è la somma decisa dal Mibact che ha diviso tra le dodici Fondazioni italiane oltre 141 milioni di euro. Tutto sommato è andata bene. Il Lirico, anche se ha perso la premialità per il mancato pareggio di bilancio si è vista riconosciuta la qualità e la quantità di produzioni del 2014 (sotto la gestione di Mauro Meli). La somma destinata alla Fondazione cagliaritana è stata scritta nero su bianco sul decreto del 13 ottobre ed è stata trasmessa come vuole la norma al teatro in data 29 ottobre scorso. Lo stesso documento è stato poi a sua volta spedito dal teatro di Cagliari all’attenzione della Fondazione del Banco di Sardegna, socio privato della Fondazione Lirica (che poi sulla base di quella cifra dovrà stanziare il suo contributo annuale, pari al 5 per cento del totale) venerdì scorso attorno alle 8 circa del mattino. Un giorno dopo cioè la movimentata riunione del Cdi a ranghi ridotti che si è conclusa con l’uscita clamorosa del membro della Fondazione del Banco di Sardegna, Francesco Boggio. In quella riunione infatti (alla quale non partecipavano per incompatibilità, e in considerazione di un parere dell’Avvocatura di Stato, i consiglieri Mario Marchetti per il Comune e Alessio Loi per la Regione, per via di un ricorso al Tar di Meli) convocata per decidere sul futuro soprintendente del Lirico è esplosa la grana proprio attorno ai finanziamenti al teatro da parte della Fondazione del Banco di Sardegna. Secondo Tore Cherchi, rappresentante del Mibact presente alla riunione, il presidente Mario Scano aveva invitato a verificare se questi fossero in regola e “se fosse tutto a posto”. Anche perchè “in un clima di facili ricorsi sarebbe potuto essere un punto debole”. Di diverso avviso Boggio. «Scano e Cherchi- dice – hanno affermato che la mia posizione era illegittima se la Fondazione del Banco di Sardegna non aveva pagato». Tutto ciò si è intrecciato alla formazione della rosa delle candidature. Boggio a quel punto abbandona la procedura di votazione e va via. Ora dalla Fondazione del Banco di Sardegna segnalano: come si poteva dare via al finanziamento se il decreto è arrivato solo venerdì? Questo pomeriggio intanto è convocata una nuova riunione del Cdi per cercare una via d’uscita (assai problematica in verità) mentre tra i sindacati cresce il malumore e l’intenzione di rivolgersi direttamente al ministro per porre fine a questo stato di incertezze.

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