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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
16 October 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 16 ottobre 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
Confronto tra Regione e Università sui temi della riforma sanitaria
DUELLO SUL POLICLINICO
Arru: rispetto la legge. Del Zompo: noi in regola
Il duello Università-Regione si gioca in casa, al Policlinico di Monserrato. Sul campo di battaglia della futura riforma sanitaria si “sfidano” rettore e assessore della Giunta Pigliaru, Maria Del Zompo e Luigi Arru. L’una che batte i pugni in cattedra, per far cogliere «la peculiarità dell’Azienda ospedaliero-universitaria», ossia l’“ospedale universitario” in cui alla didattica e alla ricerca si affianca l’assistenza; l’altro che si sgola a ripetere «voi ci state a pieno titolo», perché «siamo convinti della necessità di un legame fortissimo con l’Università». Com’è finita non è proprio come se l’aspettava il rettore, a giudicare dalla nota che esce dall’assessorato alla Sanità: «La classificazione di presidio di I livello (quale risulta nell’ultima stesura del testo di riforma, ndr) non è una classifica di preparazione o di assistenza. La legge non consente che ci possa essere una classificazione di II livello se manca l’integrazione con il sistema di emergenza urgenza, a iniziare dal pronto soccorso. Quando cambieranno le condizioni, ci potrà essere una rivalutazione». Il punto è che il Magnifico pensava che quest’ostacolo sul riconoscimento del Dea (Dipartimento di emergenza e accettazione) di secondo livello fosse superato. L’intoppo è legato al fatto che il pronto soccorso non è stato ancora trasferito a Monserrato dal San Giovanni di Dio, cosa che - informano dall’Aou - avverrà a marzo. Quindi con il reparto di emergenza anche il Policlinico diventerà Dea di secondo livello, come reclama l’Università? «Quando cambieranno le condizioni - si legge nella nota di Arru - ci potrà essere una rivalutazione».
ECCELLENZE Mi è sembrato che avesse già accolto questa condizione», spiega Del Zompo. «Le eccellenze che già ci sono e il pronto soccorso che sta per essere trasferito fanno sì che ci sia tutto perché possa essere considerata azienda di secondo livello per l’emergenza: in quanto azienda ospedaliero universitaria siamo già un presidio di eccellenza a livello nazionale ma ci interessa entrare anche nei Dea, nella rete ospedaliera di emergenza come secondo livello, avendo tutte le carte in regola». Ossia, chiarisce il rettore, «si deve capire che noi siamo ancora un cantiere aperto ma stiamo procedendo per finire la costruzione, nel rispetto dei parametri richiesti per l’assistenza, e non c’è motivo di ritardare un riconoscimento che ci farà crescere a servizio del territorio, dove potremo potenziare la rete formativa». Ma tant’è: solo a iter concluso si scopriranno le carte. Anche se marzo è vicino e, allora, sì che potranno esserci le condizioni di legge.
POSTI LETTO Altro punto decisivo della partita sono i posti letto. Da questo punto di vista il Policlinico non ha nulla da temere, perché sarà rispettato il parametro di legge necessario per l’accreditamento della facoltà di Medicina (tre posti letto ogni studente di medicina più uno ogni specializzando). «Il ruolo dell’Università resta per noi fondamentale», ha ribadito Arru, «l’Aou e il Policlinico sono una risorsa per la sanità sarda, con le sue peculiarità e professionalità. Ma vi chiedo di condividere un metodo per una riforma che metta al primo posto il cittadino e la sua vita».
LA DIFESA Posizioni distanti? Sarà guerra tra Università e Regione? D’altro canto il rettore Maria Del Zompo parla a nome di «studenti, docenti e medici universitari: è mio dovere difendere la parte didattica e quella di ricerca, attività funzionali all’assistenza e viceversa. Non dimentichiamoci che l’Università è l’unica pubblica amministrazione che viene valutata e non possiamo rischiare nulla».
Carla Raggio
 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 16 ottobre 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
Sorrentino
«I costi sono elevati: cambiare è necessario»
«È una riforma necessaria, il sistema non è più sostenibile ed è indispensabile procedere a una sostanziale riorganizzazione del modello». Giorgio Sorrentino, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero-universitaria, non ha dubbi: «L’incremento dei costi è fisiologico. Soltanto noi, come Aou nel 2015 spenderemo 15 milioni per i farmaci dell’epatite C: risorse che bisognerà recuperare da qualcos’altro. Quindi ben venga una riforma della rete ospedaliera e della rete del territorio, l’una non può andare senza l’altra. Bisogna avere coraggio, un coraggio anglosassone per portarla avanti».
La forza del Policlinico è anche nei numeri (2014): 438 i posti letto attivati per ricoveri ordinari e 52 in day hospital, 19.847 ricoveri ordinari e 6.129 in Dh e day surgery, con una degenza media di 6 giorni a paziente. «Noi siamo un’azienda in crescita - sottolinea Sorrentino - pensiamo ad Ostetricia che sfonda 1800 parti. A Monserrato abbiamo una struttura nuova e moderna e che stiamo ampliando con la costruzione di 4 nuovi blocchi e che sarà collegata direttamente alla metropolitana: dal punto di vista logistico Monserrato è il futuro, rappresentando l’unico spazio che ha ancora un margine per espandersi e che la prossima primavera ospiterà tutti i reparti». Una sanità, dice Sorrentino, che a Cagliari si svilupperà in due grossi centri, uno «è appunto Monserrato, l’altro il Brotzu». Questa è la strada da intraprendere, non c’è via di scampo: «Se vogliamo avere centri di eccellenza dove si fanno interventi ad altissima specializzazione, a qualcos’altro bisognerà rinunciare». (c. ra.)

 
 
3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 16 ottobre 2015 / Economia (Pagina 12 - Edizione CA)
ENERGIA. A Pirri il punto sui risultati della rete di distribuzione “smart grid”
Per un consumo intelligente
È stata creata per cercare di assicurare un sistema di distribuzione della potenza elettrica economico, sostenibile e con elevati livelli di sicurezza ed affidabilità del servizio. Si tratta della “smart grid”, una rete che ha la finalità di coniugare in modo efficiente i comportamenti e le azioni di consumatori o produttori di energia ad essa connessi.
Il punto della situazione sui risultati raggiunti è stato fatto nel corso di un workshop proprio sul tema delle “Smart grids: tecnologie Ict per le reti intelligenti di energia”, promosso dal Crs4 e dall’Università di Cagliari, che si è svolto nella sala conferenze ex distilleria, in via Ampère, a Pirri.
Alfonso Damiano, esponente dell’ateneo cagliaritano, è intervenuto sulle “Tecnologie Ict per le reti intelligenti di energia” e ha illustrato l’evoluzione dei sistemi di distribuzione elettrica, prendendo come riferimento la situazione regionale, descrivendo le potenzialità offerte dall’integrazione tra il sistema elettrico e quello della mobilità per la realizzazione delle reti intelligenti in una visione di smart city.
Il ricercatore del Crs4 Luca Massidda ha affrontato, invece, il tema legato alle “Tecniche di previsione dei consumi e stato dell’arte”, focalizzando l’attenzione anche sulla produzione energetica da fonte rinnovabile.
Durante l’incontro è stato anche descritto il progetto Netfficient, finanziato con 11 milioni di euro e supportato da 13 partner europei, che ha coinvolto il dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università di Cagliari e il Crs4. Il progetto è stato approvato recentemente sul programma europeo Horizon2020.
 
 
 
4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 16 ottobre 2015 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
GOVERNO. Definita la proposta per il 2016: gli interventi andranno al vaglio dell’Europa
Tasse giù e canone in bolletta
Una manovra da 27 miliardi. Renzi: «Italia ora col segno più»
ROMA Una sequenza di slide, una raffica di tweet e uno slogan: “L’Italia con il segno più”. Con gli effetti speciali della comunicazione 2.0, Matteo Renzi presenta così quella che «si scrive legge di stabilità ma si pronuncia legge di fiducia», approvata dopo quasi due ore di Consiglio dei ministri. Una manovra da 27 miliardi (o 30, ce lo dirà l’Europa) «che abbassa le tasse in modo sistematico, costante e sorprendente». Le novità sono quelle annunciate nei giorni scorsi: dall’azzeramento di Tasi e Imu al taglio dell’Ires, dal canone Rai in bolletta all’aumento della soglia del contante. Ma anche qualche aggiunta sulle pensioni, un “jobs act” per le partite Iva e una mano tesa ai sindaci.
CASA, RAI E SOLDI Abolite le imposte sulla prima casa. Addio quindi a Tasi e all’Imu (per case e ville di lusso e per i terreni agricoli). Un taglio da 5 miliardi di euro da rimborsare ai Comuni che non dovranno inasprire gli altri tributi per compensare i minori introiti. I sindaci, inoltre, saranno «liberi di spendere i soldi in cassa per scuole, marciapiedi, strade». Un allentamento del patto di stabilità da 670 milioni di euro. Il premier ha anche promesso un intervento straordinario per l’edilizia popolare: «Ci preoccupiamo di chi arranca». E ancora: il canone Rai sarà fatto pagare direttamente nella bolletta dell’energia elettrica, da dividere in più rate. «Era a 113 va a 100 euro. Se non lo pagavi, non ti va bene. Ma se lo pagavi, paghi meno». Per il 2017 scenderà a 95 euro. Renzi ha confermato anche l’innalzamento della soglia per i pagamenti in contanti a 3.000 euro perché «oggi c’è una legge sull’autoriciclaggio, e l’abbiamo fatta noi». Sono stati poi prorogati per il 2016 il bonus mobili, le ristrutturazioni edilizie e l’ecobonus per la riqualificazione energetica.
 PENSIONI E IMPRESE Non ci sarà una vera e propria flessibilità sulle pensioni, cioè l’uscita anticipata dal lavoro con un assegno più basso. Per i lavoratori over 63 ci sarà invece la possibilità di scegliere, d’accordo con l’azienda, il part-time per gli ultimi tre anni di contratto senza vedere intaccata la propria pensione. In arrivo poi una nuova salvaguardia per gli esodati, il prolungamento di “opzione donna” e l’innalzamento della no tax area per le pensioni più basse. Novità anche nel pacchetto imprese, a cominciare dall’abbattimento dell’Ires dal 27,5% al 24%. Un taglio previsto per il 2017 che però potrà essere anticipato nel 2016 se l’Ue darà l’ok alla clausola migranti (0,2% di flessibilità sul deficit pari a 3,3 miliardi). Spazio poi ai superammortamenti: «Chi investe nella propria azienda ammortizza al 140% invece del 100%». Anche il prossimo anno sono previsti sgravi per chi assume ma saranno «meno di prima, affrettarsi prego». Entro il 31 dicembre del 2015 sconti «nella loro interezza» per il prossimo anno del 40% e nel 2017 ancora meno. Ci sarà poi una sorta di «jobs act per le partite Iva», con uno statuto per i lavoratori autonomi e una modifica dei regimi minimi di tassazione.
 SPESE, RISPARMI E SUD Le partecipate saranno ridotte da ottomila a mille, con un tetto agli stipendi dei dirigenti e il taglio delle poltrone. La legge di stabilità cancella poi le clausole di salvaguardia per il 2016 evitando aumenti dell’Iva e delle accise sulla benzina. La spending review sarà invece di 5 miliardi, meno di quanto previsto nei mesi scorsi. Per il Mezzogiorno interventi da definire, ma c’è qualche anticipazione: 450 milioni «per chiudere la ferita della Terra dei fuochi», finanziamenti per la Salerno-Reggio Calabria e per l’Ilva. Per la cultura infine sono in arrivo mille ricercatori, 500 cattedre universitarie speciali, 500 assunzioni, «500 nuovi professori selezionati fra i cervelli all’estero o intrappolati in Italia». (p. st.)
 
 
 
5 - L’UNIONE SARDA di venerdì 16 ottobre 2015 / Cultura (Pagina 41 - Edizione CA)
CONTUS Presentau in s’Universidadi su trabballu de sa professoressa Agata Rosa Maxia
Unu ditzionàriu nodiu po cumpréndiri a Casteddu
Comente candu in unu padenti scincerrat una matixedda noa e totu cussas chi funt a ingiriu ddi faint festa aici acuntessit candu unu lìbburu fatu cun amori e cusciéntzia bessit a sa luxi. Massimamenti candu si chistionat de limba e limbazus nostrus ca, comenti Cicitu Màsala at lassau nau: «Sa limba est s’ùnica pàtria nostra. In issa bi sun sas raighinas de su tempus passadu e su sèmene de su tempus benidore. Dae cando s’est congruida s’edade de sos nuraghes, de nudda semos istados padronos, nois sardos, si non de sa limba nostra: intro de issa, comente intro unu siddadu interradu intro sa terra, si sun costoidas totu sas memórias e totu sas isperas de sa zente nostra».
E aici sa reladora Susanna Paulis presentendu mercunis 7 passau in sa facoltadi de lìteras de s’Universidadi de Casteddu -in un’aposentu tropu piticu po chi ddoi essat càpia totu sa genti andada a iscurtai- su “Dizionario del dialetto cagliaritano” at serrau su bellu interventu sû chistionendu de unu filu arrùbiu chi fait de su connotu su fundamentu de s’identidadi de unu pópulu. E in su connotu, amarolla, sa limba.
Duncas is cosas torrant. Naradas a sa moda de Cicitu tempus fait e naradas de una studiosa de is tempus de oi.
Torrant chi siant in logudoresu, campidanesu, casteddaiu. Sèmpiri limbazus funt de sa lingua mama nostra: su sardu. E bo. E no nci nd’at in custu caminu de «brutti anatroccoli» ma sceti cìnnius bellus e artivus. Prova ndi siat chi a apariciai custu bell’adóbiu funt stétius is iscientis de s’Universidadi de Casteddu de su sótziu Athena chi no funt isceti casteddaius ma sardus. E bo.
Sa professoressa Agata Rosa Maxia, casteddaia doc invecis, e precisamenti de su bixinau de Biddanoa, cun su Dizionario del dialetto cagliaritano at donau un’àteru agiudu mannu a sa memória casteddaia e no isceti, ca Casteddu est sèmpiri sa capitali de cust’isula nodia chi at acolliu e acollit disigius e isperas de totu sa Sardìnnia. A pustis de àterus trabballus importantis comente: Le favole di Fedro tradotte in cagliaritano in su 2007, La grammatica del dialetto cagliaritano in su 2010 e in su 2012 sa tradutzioni de le Georgiche de Virgìliu oi s’istrinat cust’àteru bellu trabballu. No isceti un’aina po imperu didàticu ma una castiada de istima funguda aintru de is fueddus, de is modus de nai, de is nòminis de is logus de Casteddu acurtziendu s’ànima prus beridadosa de custa “città del sole” siat a is casteddaius siat a chini casteddaiu no est ca, comenti cantàt Aquilinu Cannas, poeta istimau e mai iscarésciu, cantadori balenti de luxis e de liagas de sa tzitadi sua, Casteddu, in dónnia modu, est sèmpiri càntidu de vida: De monti, chi parit unu casiddu de abis/ arrugas comment’arrius/ calant facci a mari/ aundi navis lompias de attesu/portant o carrigant bisus,/ fantasias, realidadis/biancus sulcus/indun’azulu senzeru/e cun allutus ogus/mandiari circhendi/rodiant is caus./Si ti firmas e ascurtas/de su mari de is bias/artziai has a intendi’/ unu sonu chi no cambiat mai:/su cantu de sa vida.
Ma s’autora a parti sa stima, chi est sa primu ghia sua in cust’òpera e in is àteras, fait custu trabballu cun cumpeténtzia de professoressa inditendu totu a arti, po dónnia boxi aposentus gramaticalis de apartenéntzia e, cosa manna, is acentus grais e acutus (a sigundu de comenti ddoi dexint) a espressai sa pronùntzia giusta: cosa de fundamentu mannu in su casteddaiu cun vocalis abertas e serradas chi, a segundu de comenti si narant, podint cambiai su significu de unu fueddu (òru-óru scèti-scéti e aici nendu), mancai po sa iscritura no apat sighiu is régulas imperadas oi de su in prus de is iscritoris in limba sarda.
E tandus sa ispera est chi custa bella faina si carrit issa puru de bisus e realidadis. Sa realidadi nc’est giai ca imoi cussus fueddus allogaus e achistius inguni, e sa vida de su tempus chi contant, no si morint prus, e su bisu est chi sa chistionada durci casteddaia sigat a bìviri in is laras e in su coru de chini Casteddu dda istimat diaderus e istimendu a issa istimat sa Sardinnia intrea. Aici ni is fueddus ni su sonu insoru s’ant a mòrriri mai. E cun issus mancu Casteddu. Cussa de totus. Sa chi sa professoressa Maxia s’at agiudau a biri mellus e a istimai de prus.
Anna Cristina Serra
 
 
 
6 - L’UNIONE SARDA di venerdì 16 ottobre 2015 / Cultura (Pagina 41 - Edizione CA)
Università
Chi l’ha detto che la cucina sarda non merita un posto di tutto rispetto nel tempio culinario italiano? Signori, la tradizione a tavola è servita. I trecento piatti che hanno radici nella consuetudine gastronomica della Sardegna sono entrati nel nuovo ricettario nazionale dell’Accademia italiana della cucina. Raccolti in un volume che sarà presentato domattina, alle 9,30, nella sala settecentesca della biblioteca di Cagliari (via Università, 32). L’iniziativa è frutto della collaborazione con l’Accademia italiana della Cucina che non solo certifica i precisi ingredienti e l’esatta esecuzione di una pietanza, ma sa indagare anche nel passato gastronomico di un popolo.
Saranno infatti svelati i segreti delle ricette nuragiche, essenziali, ma non per questo meno affascinanti.
La cucina sarda ha a lungo patito l’etichetta di povera, senza fantasia e con poche contaminazioni. Nei ricettari nazionali si ritagliava per i piatti isolani giusto un angolino. Ricerche più attente hanno portato in evidenza una tradizione ben più robusta, fatta di 300 ricette. Inutile dire che uno dei mondi più variegati è quello del pane, che non solo segue il ritmo delle festività, ma risponde alle precise esigenze di chi era costretto a lunghe assenze da casa, e aveva perciò necessità di un pane che potesse durare nel tempo. Per non parlare della grande varietà di tipi di pasta. Segno di una vivacità in cucina, rimasta in ombra.
  
 
 
7 - L’UNIONE SARDA di venerdì 16 ottobre 2015 / Provincia Medio Camp (Pagina 28 - Edizione CA)
Guspini
Autunno d’autore dedicato a Sergio Atzeni
Quest’anno la rassegna “Autunno d’Autore” avrà come filo conduttore le opere dello scrittore Sergio Atzeni, di cui ricorre il ventennale della scomparsa. Il primo appuntamento è in programma oggi alle 18,30, nella biblioteca comunale, con Giacomo Casti e Frantziscu Medda Arrogalla impegnati in “Un amico a Babele”. La rassegna proseguirà il 4 novembre, per la Giornata della Pace; alle 9 in piazza XX Settembre con la lettura di brani di pace, e alle 17 nelle Case a Corte con la presentazione della tesi di Laurea “Guspini dalla fine della Grande Guerra al Fascismo: politica, amministrazione e società (1918-1923)” di Barbara Caria. Nelle ultime domeniche di novembre, alle 18.30, sono previsti tre appuntamenti: il 13 prevede la proiezione il documentario “Madre Acqua” di Daniele Atzeni; il 21 la rappresentazione de “La miniera dentro” di Giuseppe Curreli. Il 27 lo scrittore Giulio Angioni presenterà il suo romanzo “Sulla faccia della terra”. ( g. p. p. )
 
 
 


LA NUOVA SARDEGNA
 
 
8 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 16 ottobre 2015 / Attualità - Pagina 10
Il premier illustra la Legge di stabilità: «Imu e Tasi prima casa spariscono»
Renzi: «27 miliardi, ma diventeranno 30». La finanziaria svelata su Twitter
«SPINGIAMO LA RIPRESA CON UNO CHOC FISCALE»
di Nicola Corda
ROMA «Si scrive Legge di stabilità, ma si legge di fiducia». E poi «Italiacolsegnopiù», il nuovo titolo lanciato su Twitter, dove arriva «la prima finanziaria della storia» con le misure spiegate in 140 caratteri. Il premier Renzi avverte tutti: «Stavolta niente fregature, le tasse scendono in maniera sorprendente». Cifre poche, numeri col contagocce, e quelli che arrivano ballano un po’. «La manovra modello base è da 27 miliardi, quella accessoriata vale 30 miliardi». La battuta dice che gli è scappata, mentre il ministro Padoan che gli sta accanto lo guarda un po’ di traverso. Difficile credergli. Poi annuncia di avere fretta, deve volare a Bruxelles per il Consiglio europeo ma si trattiene a lungo anche per spiegare che quella forchetta di tre miliardi dipende proprio dalla Commissione Juncker. Nella Legge di stabilità per ora sono calcolate solo due clausole di flessibilità concesse dalle regole di bilancio europee: riforme e investimenti. Se dovesse arrivare anche la terza sui migranti, il deficit può salire ancora fino a un punto di Pil, «ma sia chiaro che noi rispettiamo le regole e siamo tra i pochi a farlo» replica Renzi ai cronisti che gli ricordano che si tratta di una manovra finanziata in gran parte col debito. Pochi minuti prima da Bruxelles giungevano nuove raccomandazioni dal vicepresidente della Commissione Valdis Dombrowskis, che consigliava all’Italia «prudenza». «Padoan non può rispondere, lo faccio io e ricordo che quelli che danno lezioni di rigore sono i primi a violare le regole». Discorso chiuso. «Noi stiamo dentro il patto, chiediamo solo di usare le deroghe previste» completa il ministro che durante tutta la conferenza stampa è una spalla perfetta del premier. Il tandem tra i due funziona anche sugli argomenti più spinosi come quello dell’aumento a 3mila euro della soglia del contante. «Rivendico una lotta all’evasione come non è mai stata fatta, abbiamo approvato la legge antiriciclaggio, siglato gli accordi con la Svizzera, ci sono gli incroci bancari» dice il premier. Una decisione «per rendere le cose più semplici». All’attacco anche sull’abolizione delle tasse sulla casa: «Non è vero che ci sono in tutti i Paesi e difendo una scelta che è tutta politica». Spiega che «la ripresa deve essere incoraggiata e spinta. L’unica cosa è dare uno choc fiscale, e il più forte è quello sull’Imu e la Tasi sulla prima casa». Le ragioni del governo stanno tutte nell’aumentare la fiducia «sull’Italia che sta meglio, che è in ripresa. Prima arrancava mentre il mondo tirava - dice il capo del governo - ora è ripartita e il mondo non si sente benissimo». All’azzardo del parallelo, Padoan solleva un sopracciglio ma poi resta una sfinge davanti alle scariche di ottimismo del premier. E se la spendig review è scesa dai 10 previsti ai 5,8 miliardi effettivi, Renzi ricorda che prima di questo governo «era a livello zero». Poi sale sul podio della sala stampa di Palazzo Chigi per elencare le misure. Per il governo sono «solo le buone notizie»: dalle pensioni agli interventi per il Sud, il pacchetto povertà e gli incentivi alle imprese, lo stop all’Imu e Irap agricola. Conferma che il canone Rai sarà in bolletta, scende a 100 euro e il prossimo anno a 95. Poi senza nasconderlo ammette che lo sconto dell’Ires slitta al 2017: si può anticipare solo se i tirchioni di Bruxelles concederanno quei 3 miliardi della terza clausola sui migranti. L’ammortamento al 140 per cento invece è confermato e «partirà da domani, chi investe in macchinari potrà farlo da subito senza aspettare il 2016». Una concretezza che piace agli industriali e il presidente Giorgio Squinzi dà «un giudizio positivo dal primo esame» con «elementi che corrispondono al massimo che si può fare». «Quattro meno» il voto impietoso dato dal segretario Cgil Camusso che al segno più di Renzi replica con gli aspetti tutti negativi: «Pensioni senza flessibilità meno lavoro, meno lotta all’evasione fiscale, meno sanità e meno salario». Oggi i sindacati confederali si riuniranno per decidere le iniziative da intraprendere. Non è escluso uno sciopero della pubblica amministrazione. Già questa mattina l’Usb protesterà sotto la sede del ministero della Pubblica amministrazione.
 
  
 
9 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 16 ottobre 2015 / Attualità - Pagina 11
E le università potranno “chiamare” 500 docenti di alto livello
ASSUNZIONE PER MILLE RICERCATORI
ROMA «Un Paese più orgoglioso: 1.000 ricercatori, 500 cattedre universitarie speciali, 500 assunzioni nella cultura». Nelle slide che sintetizzano la legge di stabilità 2016 ce n’è anche una che riguarda il mondo universitario. Agli atenei verranno assegnate risorse - 50 milioni per il 2016, 75 dal 2017 - per la chiamata diretta di 500 prof, italiani e stranieri, che si sono distinti per elevato merito scientifico; e fondi - 55 milioni per il 2016, 60 a regime dal 2017 - per l’assunzione di 1000 ricercatori. «Ai migliori di loro gli atenei potranno garantire - ha spiegato il ministro Giannini - una carriera da docente. Si tratta di una misura importante a favore di quei ragazzi che, dopo gli studi universitari, per talento e passione, ambiscono a proseguire nel campo della ricerca». Al piano straordinario si aggiunge lo sblocco totale del turn over per i ricercatori a tempo determinato: «Finalmente ogni università potrà fare una politica di investimento sui giovani» ha detto il ministro. Un entusiasmo per niente condiviso dagli studenti, alle prese in questi giorni con l’emergenza Isee, che si aspettavano di trovare altro nella manovra del governo e puntano il dito contro un grande assente - il diritto allo studio - nonostante il ministro Giannini si sia detta «particolarmente orgogliosa» di aver portato a casa un’altra misura «che stabilizza alla cifra di 6mila all’anno le borse di specializzazione in Medicina che, all’insediamento del governo, erano poco più di 3mila». «Questa legge di stabilità - ha dichiarato Alberto Campailla, Portavoce nazionale di Link-Coordinamento Universitario - sembra essere aria fritta per il mondo dell’università e della ricerca: una gigantesca presa in giro a partire dal tema del precariato e del reclutamento di nuovi docenti, ridotto al torneo internazionale per 500 docenti e all’assunzione di 1.000 ricercatori, numeri del tutto insufficienti e che dimostrano come la misura sia solamente uno spot». Critica anche l’Unione degli universitari. «Una manovra - dice il coordinatore nazionale Jacopo Dionisio - ricca di spot, che non interviene affatto sull’università in questa fase emergenziale. Non sono infatti previsti fondi per il diritto allo studio, essenziali alla luce della riforma Isee che vede sempre meno studenti accedere ai servizi e alle borse, né sono presenti ulteriori investimenti sul Fondo di funzionamento ordinario. Rispetto alla necessità più volte denunciata di assumere 20mila docenti, la prevista assunzione di 1000 ricercatori rischia di aumentare semplicemente la precarietà già dilagante». In tema di istruzione, comunque, almeno stando agli annunci, dovrebbe arrivare altro. Intanto 5 milioni per il concorso docenti di prossima emanazione. «Se ci verrà riconosciuto dalla Commissione Ue lo 0,2, circa 3,3 mld, per l’evento migratorio eccezionale anticiperemo al 2016 misure previste nel 2017: l’Ires e ulteriori investimenti nelle scuola» ha detto Renzi.
 
 
 
10 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 16 ottobre 2015 / Lettere e commenti - Pagina 17
MOBILITÀ URBANA
I marciapiedi vengono trattati come spazi residuali e non come pause urbane e importanti ambiti relazionali così come lo sono i parchi e le piazze
Da settimane assisto preoccupata ai lavori in corso sulle piste ciclabili. La preoccupazione non è dovuta tanto ai provvisori disagi, quanto a quelli che saranno purtroppo definitivi e di cui non si è tenuto conto. Premetto che ho salutato con favore il fatto che Sassari - con trent’anni di ritardo - abbia deciso di integrare la mobilità urbana con piste ciclabili, tuttavia, esprimo molte perplessità sul come e dove si stiano mettendo in essere, per le quali avanzo alcuni interrogativi. Integrare i diversi tipi di mobilità nasce dalla duplice necessità sia di ridurre il carico automobilistico -troppo alto per Sassari, soffocata com’è dall’uso massiccio e disordinato delle auto -, sia di dare risposte differenziate ai diversi tipi di popolazione. In questi ultimi decenni vi sono stati molti casi di successo anche in Italia. Penso a città di medie dimensioni come Modena che hanno favorito i percorsi pedonali e ciclabili, accompagnati, quasi sempre, da un incremento e da un uso più razionale ed efficiente del trasporto collettivo, sia esso pubblico o privato. Ad esempio, il car-sharing o gli autobus a chiamata, quest’ultimo è un servizio che si colloca a metà tra il bus e il taxi. Questi casi di successo sono il risultato di buone politiche che si traducono in piani organici, coinvolgimento dei cittadini e sapiente informazione sulle fasi dei diversi interventi. E qui formulo la prima domanda. In quale quadro organico l’Amministrazione comunale ha collocato gli otto chilometri di pista ciclabile? Il tracciato che si sta predisponendo sembra non intaccare minimamente il carico automobilistico, piuttosto riduce o complica quello pedonale. A Sassari, tutti gli interventi sulla circolazione degli ultimi decenni hanno visto progressivamente l’erosione dei marciapiedi. Per chiarire meglio la natura delle mie perplessità, mi limito a rilevare quel che sta succedendo in Viale Mancini. Strada complicata da gestire sia perché è un’importante via di accesso alla città, sia perché per circa 10 mesi all’anno è un denso sociale per la presenza di centinaia di studenti liceali e universitari. Com’è noto agli abituali frequentatori di questa strada, i pedoni rischiano di essere investiti ogni qual volta decidono di attraversare la strada, seppure sulle strisce pedonali. In questo contesto ora si inseriscono ben due piste ciclabili, ricavate per l’appunto dalla riduzione dei marciapiedi. A complessità si aggiunge dunque altra complessità, non ultimo perché appare materialmente evidente che i marciapiedi vengono trattati come spazi residuali e non come vere e proprie pause urbane e importanti ambiti relazionali, così come lo sono i parchi e le piazze. Ebbene, l’Amministrazione si è chiesta che cosa succederebbe in queste piste all’uscita da scuola o, più semplicemente, nelle pause tra una lezione e l’altra? Probabilmente i ragazzi sosteranno sulla pista, esattamente come fanno ora sul marciapiede. A ciò si aggiunge un problema di accessibilità ai luoghi di lavoro e di studio. Ad esempio, si sta costruendo la pista a ridosso della scalinata che porta ai dipartimenti di Giurisprudenza e Polcoming, per cui un passante (qualunque sia il suo grado di mobilità) è costretto a salire e poi scendere dalla gradinata per andare oltre, ed è evidente che per chi ha problemi di ambulazione questo percorso diventa una vera e propria barriera. Insomma, le piste non ci sono ancora ma sono già evidenti le distorsioni dell’impostazione di fondo. L’amministrazione ha fretta di concludere i lavori perché altrimenti perderebbe i finanziamenti europei, ciò nonostante, alla luce delle molte criticità, sarebbe necessaria quantomeno una correzione del lavoro in corso. L’amministrazione è disponibile a rivedere le sue decisioni almeno per ridurre i problemi più eclatanti?
 
 
 
11 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 16 ottobre 2015 / Lettere e commenti - Pagina 17
POLITICA E RICERCA
Le scelte della Regione e la discriminazione nei confronti di Sassari
L’impugnazione del Governo della legge di riforma di Sardegna Ricerche dinanzi alla Corte Costituzionale offre il destro per fare qualche riflessione sul futuro dell’attività dell’Agenzia. Proprio qualche settimana fa, parlando della Programmazione unitaria e presentando la strategia sull’imprenditorialità, è stato annunciato trionfalmente l’avvio di importanti misure di finanziamento sin dai prossimi mesi. E per implementare alcune di esse Sardegna Ricerche dovrebbe giocare un ruolo cruciale. Non è ozioso porsi qualche domanda circa le finalità ultime di questo processo di "riforma". Nel nuovo ciclo di programmazione comunitaria ricerca e sviluppo saranno gli strumenti chiave per implementare le strategie di sviluppo regionale e per spendere la gran parte dei fondi strutturali disponibili. La Regione dispone di due strumenti di un certo peso: Sardegna Ricerche, che gestisce i parchi tecnologici ed il CRS4, di cui Sardegna Ricerche è socio unico, che rappresenta la principale realtà di ricerca regionale. Già un anno fa l’assessore della programmazione Paci ha compiuto un’operazione sul CRS4 passata sotto silenzio. In una realtà che ha avuto come Presidenti un Premio Nobel, Carlo Rubbia, un quasi-Nobel già Presidente dell’Enea, Nicola Cabibbo ed uno dei principali Manager di Ricerca internazionali, Paolo Zanella ha ritenuto di non dover rinnovare il mandato di Zanella. Appare inquietante un cambiamento tanto radicale della tipologia del profilo presidenziale, fondamentale soprattutto nei processi di accreditamento nazionali e internazionali. Doveva essere accompagnato da una dichiarazione di intenti sulla nuova "mission" che si intende affidare al CRS4. E con la conseguente illustrazione di un programma sulle strategie di ricerca e sviluppo, come già detto cruciali nel nuovo ciclo di programmazione, che giustificasse eventuali cambiamenti. E invece nulla di tutto questo: tutto sotto una grigia cappa di silenzio. A questa prima operazione sul CRS4 segue quella su Sardegna Ricerche: ovvero il tentativo di portarla, insieme alla sua dotazione finanziaria e alle sue controllate, sotto il controllo del Crp e quindi della Programmazione. Ma siamo davvero sicuri che questo schema di ragionamento risponda alle effettive esigenze del sistema della ricerca regionale e, più in generale, a concrete esigenze di sviluppo della Regione? Oppure è guidato, ovviamente sotto la consueta foglia di fico della "spending review", solo dalla volontà di costruire una propria nicchia di potere inattaccabile dall’esterno? Ma se questo fosse il caso, ci sarebbe un ultimo aspetto che dovrebbe preoccupare la politica del Nord Ovest e sul quale è bene porsi delle domande in anticipo, prima che ci si trovi davanti a situazioni irreversibili. C’è un problema di conflitto di interessi: l’assessore Paci è docente a Cagliari e qualche anno fa è stato in corsa per il ruolo di Rettore. La gestione dei fondi della Programmazione, unita al controllo diretto degli strumenti tecnici (Sardegna Ricerche, CRS4, Porto Conte Ricerche) e finanziari (Legge Regionale per attività di ricerca) permette, in linea di principio, di giocare un ruolo influente anche nelle dinamiche e negli equilibri accademici regionali. In particolare questo problema si porrà se nel prossimo futuro, sempre in nome della "spending review", si giocherà la partita degli accorpamenti di alcuni dipartimenti comuni ai due atenei. O di una più generale "razionalizzazione" del sistema accademico regionale. Con un’evidenza dei fatti che vede sempre Cagliari prevalere sul resto della Sardegna, siamo sicuri che le pochissime eccellenze che ancora esistono nell’ateneo turritano non verranno brutalmente normalizzate? L’orizzonte dell’Università di Sassari è sempre più nero. Rimaniamo in attesa che i consiglieri regionali del centro sinistra sassarese prendano coscienza di questi perversi meccanismi.
Marco Tedde, consigliere regionale FI
  
 
 
12 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 16 ottobre 2015 / Cultura e spettacoli - Pagina 33
Da ieri al Museo Civico il guerriero restaurato da Nardi
IL GIGANTE RITROVATO IN MOSTRA A CABRAS
di Claudio Zoccheddu
CABRAS Dal fango del Sinis ai riflettori puntati sul museo civico. Ieri la serata di gala dedicata ai giganti di Mont ’e Prama è stata divisa in due fasi: la prima prevedeva il report trimestrale della soprintendenza sull’andamento degli scavi, la seconda presentava il progetto premiato a Oslo da Europa Nostra e l’ultimo gigante restaurato da un’equipe di esperti. Chi aspettava gustose novità dal lavoro sul campo si è dovuto accontentare di alcune conferme: «Il conto totale delle sepolture supera le cento unità e molte sono integre», ha confermato Alessandro Usai, archeologo della soprintendenza e responsabile dello scavo. «Abbiamo sistemato – ha aggiunto – le lastre che chiudevano le tombe indagate da Alessando Bedini nel 1974 e da Carlo Tronchetti nel 1979». Una sepoltura, la numero 11 protetta da una doppia lastra, è stata scavata a fondo: «Le conferme sono arrivate dallo studio dello scheletro che custodiva: gli individui venivano sepolti singolarmente, seduti e rivolti verso occidente», ha aggiunto l’antropologa Ornella Fonzo. Mont ’e Prama, quindi, è la prima necropoli nuragica di dimensioni significative. Un esempio unico, fino a ora. Anche quella che si pensava fosse una capanna ha assunto una nuova veste: «Ormai ne siamo sicuri – ha detto ancora Usai – in realtà si tratta di due edifici, entrambi di età nuragica, che potevano essere utilizzati per le cerimonie». Un’altra certezza sembra quella della contemporaneità tra la lavorazione delle statue e la realizzazione delle sepolture: «Abbiamo trovato scarti di lavorazione di pietra calcarea dentro tombe inviolate. Potrebbe voler dire che le due cose sono contemporanee», ha concluso Alessandro Usai. I lavori continueranno per tutto l’autunno, poi ci sarà una pausa invernale e lo scavo verrà rivestito con 1000 metri quadri di tessuto coperti da ghiaia. A primavera si ritornerà a lavorare e, oltre alla soprintendenza e alla cooperativa Archeosistemi di Reggio Emilia, ci potrebbe essere il ritorno degli archeologi delle Università di Sassari e Cagliari. «È possibile – ha detto Usai Hanno a disposizione un finanziamento da 150mila euro che speriamo possa essere utile per completare lo scavo». Dopo il tour di Mont ’e Prama, le luci della ribalta hanno illuminato il museo civico e gli ultimi risultati del progetto di restauro coordinato da Roberto Nardi, lo stesso premiato con l’Europa Nostra Award che ha Cabras ha assunto le sembianze di una targa di bronzo massiccio di 4 chili che verrà esposta all’entrata del museo. Poi, spazio all’ultimo gigante ritornato in piedi: «Abbiamo utilizzato la stessa tecnica scelta per Li Punti ma con accorgimenti diversi – ha detto Nardi – La statua era più pesante e voluminosa e quindi è stato necessario sistemarla sul traliccio, la struttura che la regge, bilanciando i pesi in maniera differente». L’ultimo gigante avrà presto compagnia, come dice ancora Nardi: «Per il momento il nostro progetto è terminato ma abbiamo altri quattro tralicci da riempire e speriamo di poterlo fare». L’incredibile mosaico rappresentato da 3800 pezzi da ricomporre – si partiva da 5200 frammenti totali di cui 1200 già assemblati in 38 sculture divise tra guerrieri e modelli di nuraghe e esposti tra Cagliari e Cabras – potrebbe regalare tre nuovi giganti di pietra, ora scomposti in pezzi custoditi nei sotterranei del museo civico. Un puzzle affascinate che racconta un passato sempre meno misterioso.
 

 

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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