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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 September 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 12 settembre 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
TUMORI AL SENO, OGGI IL CONVEGNO
Tumore della mammella: se ne parla oggi dalle 9 alle 18,30 nella sala congressi dell’hotel Regina Margherita (viale Regina Margherita) nell’incontro-convegno su “Linee guida Asco Cap, dalla teoria alla pratica e ricerca dell’ottimizzazione del Dh”. La segreteria scientifica è curata da Maria Teresa Ionta (responsabile struttura Dh oncologico, Azienza ospedaliero-universitaria) e da Sandra Orrù (responsabile patologia mammaria, anatomia patologica, Azienda Brotzu-Businco). L’apertura dei lavori è dell’oncologo Francesco Atzori (Aou Cagliari). «Nel 2014 sono stati registrati in Italia circa 48mila nuovi casi di tumore della mammella», chiarisce una nota della segreteria del convegno. «Nel 2014 sono stati registrati in Sardegna oltre 1500 nuovi casi di tumore della mammella. Nello stesso anno sono stati registrati circa 300 decessi a causa del tumore. In Sardegna si contano oltre 13mila donne viventi alle quali è stato diagnosticato un tumore della mammella recente o pregresso. Per il 2015 si prevede che saranno diagnosticati circa 1700 nuovi casi di carcinoma mammario». Tra gli interventi, previsti quelli degli specialisti dell’Ateneo, dell’Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari e della Asl 8. Tra questi, Gavino Faa, Daniele Farci, Anna Maria Asunis, Massimo Ledda, Efisio Defraia, Alberto Ravarino. “How far we’ve come: treating Her2-positive breast cancer with targeted therapies” è il titolo della lectio tenuta da Javier Cortes (Medical Oncology Department, Vall d’Hebron University Hospital, Barcellona, Esp).
 
 

L’UNIONE SARDA

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 12 settembre 2015 / Agenda Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
ECONOMISTI DEL LAVORO
Si svolgerà giovedì e venerdì della prossima settimana, la trentesima conferenza annuale dell’Associazione italiana economisti del lavoro (Aiel), organizzata in collaborazione con l’Università. Si svolgerà al dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Ateneo, inizio alle 9.30 di giovedì nell’Aula A del Polo universitario in viale Sant’Ignazio.
 
 

L’UNIONE SARDA

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 12 settembre 2015 / Commenti (Pagina 17 - Edizione CA)
Serve un vero tavolo tecnico
IL PIANO ENERGETICO E I SUOI LIMITI

Maurizio Ciotola
La regione Sardegna, con il varo delle linee guida del Piano energetico regionale, ha indicato un cammino capace di definire un futuro probabile per la regione stessa. Assolve a principi ideologici, richieste politiche, evoluzione tecnologica, coniugando l’idea di sviluppo con quella di rispetto e vivibilità. Vi è una parte del piano però, in cui sono visibili le strattonate alla giacchetta subiti, per mano non singola, dal presidente.
Il piano si articola su tre livelli in cui si individuano gli sviluppi per quanto riguarda “somministrazione” e utilizzo dei beni energetici. Se conveniamo, al di là delle ideologie, con la necessità di decarbonizzare l’Isola, difficilmente potremo pensare di fare altrettanto per la convulsa e poco organica modalità di diffusione del gas naturale. Disporre di un tavolo tecnico con cui coinvolgere, non solo i centri di ricerca e l’università, ma anche gli attori economici principali, sarebbe la strada più certa per poter arrivare a veder il piano prender vita, senza subire gli ostacoli.
La giusta constatazione per cui la nostra terra costituisce un naturale laboratorio europeo, dopo anni di utilizzo a tali fini, senza ritorno alcuno per l’economia isolana, indica una chiara volontà di cambiamento rispetto a quanto subito da una centralità statale cui l’autonomia locale faceva eco. La lungimirante visione con cui il piano stesso guarda allo sviluppo delle smart grid, indica con chiarezza una via in contrasto con quella portata avanti dal gestore nazionale di energia elettrica, che realizzando collegamenti di grande portata con la Penisola italiana affossa quell’idea di sviluppo.
Questo gestore della rete nazionale, che è ancora impegnato ad adottare vecchie metodiche di sviluppo, per assicurare la trasmissione dell’energia su grandi distanze, da grandi poli di produzione ai grandi centri di utilizzazione, sembra ostacolare la strada del mutamento. Si cinge di un’idea della cui deriva si potrebbe prendere atto, analizzando i dati forniti dal gestore medesimo e da cui si evince che non è in grado di autoriformarsi ridisegnando lo sviluppo della rete elettrica sul territorio nazionale, cui la Sardegna subisce. Il tavolo tecnico dovrà determinare le necessarie convergenze, altrimenti naturali in un mercato libero, facendo fronte a quelle che sono le strutturali limitazioni del mercato energetico esistente in Sardegna. Non una pianificazione di sovietica memoria ma il giusto piano attraverso cui sbloccare gli impedimenti, figli del mascherato monopolio cui la nostra Isola è vittima da sempre.
 
 

L’UNIONE SARDA

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 12 settembre 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
MONTE CLARO. Presentato il cartellone di Bicimipiaci, al via mercoledì prossimo
In sella alla bici per 87 volte nella Settimana della mobilità

Ce molto da pedalare, nella Settimana europea della mobilità sostenibile: talmente tanto che le iniziative riservate ai ciclisti - tra le quali non mancano alcuni convegni, ma la maggior parte si svolge su strada - sono 87. Il cartellone è raccolto sotto il titolo “Bicimipiaci” e conciderà con le date della Settimana europea: da mercoledì 16 a martedì 22 settembre. Dunque, una novantina di iniziative si svolgeranno in venti Comuni diversi dell’Area metropolitana di Cagliari e di quella vasta di Sassari. Oltre che il Capoluogo, nel sud “Bicimipiaci” riguarderà Assemini, Capoterra, Decimo, Elmas, Maracalagonis, Monserrato, Pula, Quartu, Quartucciu, Sarroch, Selargius, Sestu, Settimo, Sinnai e Villa San Pietro.
L’INIZIATIVA Assente l’assessore ai Trasporti, Massimo Deiana, a rappresentare la Regione ieri al Parco di Monte Claro, alla conferenza stampa di presentazione, è stato il suo collega alla Programmazione, Raffaele Paci. Gli accordi di programma hanno consentito, per quanto riguarda le piste ciclabili, 19 interventi nell’Area metropolitana di Cagliari e 8 nell’Area vasta di Sassari. «Ora è venuto il momento», ha annunciato Paci, «di lavorare a piste ciclabili nelle principali strade dorsali della Sardegna».
LA SETTIMANA Enti locali e associazioni collaborano alla realizzazione della Settimana europea della mobilità sostenibile, di cui “Bicimipiaci” fa parte, che ha debuttato nel 2013 con cinquemila presenze, diventate ottomila l’anno scorso e sicuramente di più in questa occasione. Il calendario delle iniziative, che è assolutamente fitto, è su www.sardegnamobilita.it e nella pagina Facebook mobilitasostenibilesardegna. A promuovere l’iniziativa, che ha l’obiettivo di convincere la popolazione a utilizzare di meno l’auto e di più il trasporto pubblico, oltre che le biciclette e le proprie gambe, sono Comune, Ctm, Ente foreste, Ente parco dell’Asinara, l’Università cittadina, Legambiente, Bicisardegna, Città ciclabile, Fiab Alghero e LiberaMènti.
IL COMUNE «Per quanto ci riguarda», ha detto Mauro Coni, assessore alla Viabilità, «la mobilità sostenibile ci impegna tutti i giorni e i cagliaritani si stanno convertendo all’ottimo servizio del Ctm, al bike sharing e al car sharing». Guido Portoghese, presidente della commissione Trasporti comunale, sottolinea che «nulla rimane intentato per far scendere i cagliaritani dall’auto privata: stiamo anche allargando i marciapiedi». Nel 2011, nella classifica di Euromobility, Cagliari era al 38° posto per la mobilità sostenibile in Italia, ora è undicesima e, a quanto pare, avanza a grandi falcate verso la nona posizione.
Luigi Almiento
 
 


LA NUOVA SARDEGNA 
 
5 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 12 settembre 2015 / Commenti - Pagina 17
La parola ai lettori. Risponde Manlio Brigaglia
UNIVERSITÀ, I COSTI DEGLI ALLOGGI PER GLI STUDENTI
Leggo con apprensione la polemica tra la nuova e la vecchia giunta nuorese su dove fare la Casa dello studente. La scelta è tra il vecchio mulino Gallisai (costato 3 milioni di euro e altrettanto servirà per realizzarlo) e la vecchia caserma dell’artiglieria (costata la realizzazione di una nuova caserma a Prato sardo e non so quantificare quanto servirà per ristrutturarla). Nel frattempo apprendo che a Nuoro ci sono le sedi universitarie a “Sa Terra Mala” e nella ex caserma della PS in via Salaris (opportunamente ristrutturata), una nuova sede a Biscollai, e, dulcis in fundo, il vecchio convento delle Carmelitane è stato demolito per costruire un nuovissimo edificio per l’Università nuorese, che però da tre anni è ancora chiuso. Avrei alcune domande da rivolgere a vecchi e nuovi amministratori: 1) quanti sono gli studenti universitari nuoresi; 2) con i costi sostenuti per queste opere quanti studenti potrebbero avere gli studi pagati in qualsiasi altra università sarda, italiana, o europea. Per concludere, se il vecchio mulino Gallisai diventerà museo (la metà dei musei di Nuoro per buona parte dell’anno sono chiusi) quanto dovrebbe costare? Quando avremo delle risposte sulla struttura veramente utile, amata da tutti i Nuoresi, cioè l’anfiteatro Comunale, chiuso perché pericolante dall’alluvione del 2013?
Michele Mureddu, Nuoro

Il fatto è che (legga “Residenze universitarie”, un bel libro di Lorenzo Dall’Olio uscito due o tre anni fa) sin dall’inizio -le città si preoccupavano prima di fare le residenze per i futuri frequentanti e poi di aprire le università. Dante ricorda un parigino “vico delli strami”, cioè una strada di aule con pavimenti coperti di paglia che era l’Università, dove gli studenti ascoltavano le lezioni dei grandi filosofi del tempo: ma un po’ dappertutto, intorno, ferveva un mercato degli affitti e in molte città italiane c’erano già le case (in genere insufficienti) fatte apposta per loro dall’ente pubblico: a Pisa la “naciò sardesca” (come i nostri padroni di turno chiamavano il gruppo degli studenti provenienti dall’isola) era una delle prime per numero e impegno. Nelle Università nuove, specie quelle nate in quest’ultimo dopoguerra, prima si fa l’Università (o se ne inventa il nome) e poi, con tempo, si pensa dove alloggiare gli studenti. Magari aspettando di sapere se l’Università avrà un altro po’ di soldi e di vita.
 
 
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 12 settembre 2015 / Fatto del giorno - Pagina 2
CAOS SANITÀ Sassari, il grande “scippo”
Servizi soppressi, posti letto trasferiti, ospedali chiusi: è rivolta
CRESCE LA POLEMICA SULLA RIFORMA DEL SISTEMA SANITARIO
I territori non vogliono perdere i propri presìdi
di Giovanni Bua
SASSARI Mozzo e raggi, dolore e sudore. Arriva la salita per la riforma della rete ospedaliera regionale. Con i territori che iniziano a far di conto e a scoprire che, tra deroghe e riequilibri, divisioni e cambiali, i risultati non tornano. Soprattutto nel nord ovest. Con Sassari che, per la riorganizzazione deliberata il 28 luglio dalla Regione, dovrebbe essere il secondo hub dell’isola (vuol dire mozzo, termine mutuato insieme a spoke - raggio - dal modello di sviluppo delle compagnie aeree). Ma ha scoperto che la sua ruota non solo è un bel po’ sgonfia (i posti letto scenderanno da 1.307 a 1.097), ma rischia di non girare proprio.
La cambiale. «Hanno fatto la spesa per pagare la cambiale firmata con il Mater Olbia», tuona Mario Pala. Lui è consigliere comunale del Pd di Sassari, dove la faccenda sta per approdare in assemblea. Ma soprattutto primario di cardiologia pediatrica all’Aou. Aperta da meno di un anno e con già 8mila prestazioni all’attivo e «non menzionata nella riforma, e quindi immaginiamo a breve non più non esistente».
Non sarebbe l’unico pezzo della pediatria sassarese ad essere in pericolo. Con la città pronta a gettare le fondamenta del nuovo padiglione materno infantile al posto cadente “palazzo rosso” dell’Asl, la nuova struttura figlia della fusione tra azienda sanitaria e cliniche universitarie (un progetto da 95 milioni), che trova la cura dei suoi bambini declassificata a “raggio” che deve fare riferimento all’hub cagliaritano.
Pediatria. Tradotto: gli 11 posti letto di chirurgia pediatrica, faticosamente ottenuti nel 2008 con l’allora assessore Nerina Dirindin, sono in via di trasferimento verso il Mater di Olbia, non c’è traccia del pronto soccorso pediatrico, ufficiosamente in funzione da sempre (anche se mai riconosciuto) e vengono cancellati i posti, già pienamente funzionanti, per l’onco-ematologia pediatrica.
Risultato: «Assurdo dal punto di vista terapeutico – tuona Pala – visto che alcune patologie neonatali, come ad esempio l’ernia diaframmatica, non consentono nemmeno un trasferimento di edificio, figuriamoci di città. Assurdo dal punto di vista logico, visto che Sassari dovrebbe essere un punto di riferimento regionale ma non ha i servizi necessari per esserlo. Deleterio dal punto di vista formativo: è evidente che se le specialità non ci sono non ci saranno nemmeno gli studenti universitari e gli specializzandi».
Breast-unit. Un pasticcio insomma. E non l’unico. In città infatti non è previsto alcun posto letto per la chirurgia toracica. Non c’è la Breast-unit, l’unità operativa, che si occupa di chirurgia della mammella. E questo nonostante l’Aou faccia oltre 260 interventi l’anno, quasi il doppio di quelli (150) previsti dalla normativa nazionale. Unità che, anche lei, è prevista al Mater, «Che in materia – chiude Pala – ha un percorso tutto da costruire».
I cugini. Ma non è con i cugini galluresi che il nord ovest vuole fare la guerra. «In Sanità ci sono regole nazionali – spiega sornione il sindaco di Sassari Nicola Sanna – che una Regione come la Sardegna può derogare essendo a statuto speciale. Questa deroga purtroppo è inversamente proporzionale alla distanza da Cagliari». In parole povere l’hub cagliaritano è completo, quello sassarese addirittura depotenziato. Non si sa ad esempio che fine farà Nefrologia, attualmente in funzione con ottimi risultati all’ospedale civile, né c’è traccia dei sempre promessi pronto soccorso oculistico e neurologico, garantiti semi clandestinamente nei reparti dell’Aou.
Declassati. E, se per Sassari si rischia il bagno di sangue, sul territorio non va certo meglio. Via due ospedali ad Alghero, ridotti uno a ospedale di base (il Civile), uno a Stabilimento riabilitativo (il Marino), con buona pace di eccellenze come oculistica, ortopedia, urologia, ma anche della costituenda unità coronarica e del centro immunotrasfusionale. Stessa sorte per Ozieri (ospedale di base) e Ittiri e Thiesi, declassati a ospedali di comunità. Qualifica ad esser sinceri già prevista nel 2008, finanziata con 3 milioni, e affondata nel passaggio di consegne tra Dirindin e Antonello Liori.
Il documento. «Potrebbero rivivere come “presidio unico” che diventi ospedale di I livello diffuso», suggerisce un documento licenziato l’altro ieri dalla conferenza sociosanitaria dell’Asl, che comprende tutti i sindaci dell’Area vasta, dopo una serie di infuocate riunioni agostane. Contiene le rivendicazioni del nord ovest da presentare all’assessore regionale Luigi Arru: «Perché – spiega il sindaco Sanna – la riforma, che è comunque coraggiosa, è aperta. Prevede un iter partecipativo. E siamo sicuri che gli errori, alcuni macroscopici, si potranno correggere» L’affondo. Meno fiducioso l’ex sindaco di Alghero, il consigliere regionale di Forza Italia Marco Tedde: . «Quello di Pigliaru e Arru è un tentativo di desertificare la sanità algherese e sassarese – attacca –. Nel frattempo Cagliari, con un ospedale di II livello e due di I livello, e con stabilimenti che costituiscono punti di riferimento regionale per l’oncologia (Businco), patologie pediatriche (Microcitemico) e emergenze e urgenze (San Michele), vede la propria offerta sanitaria crescere. Preferiamo non parlare, per ora, di Cagliari centrismo. Ma per non essere costretti a coniare il termine di Sassari marginalismo è bene che tutta la politica del Sassarese si opponga».


QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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