Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 July 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Spettacoli e Società (Pagina 28 - Edizione CA)
Il popolo dei nuraghi rinasce con i laboratori di archeologia 
A Belvì, la settimana di sperimentazioni su Neolitico e Età del Bronzo
 
Cimentarsi con la storia, con l'arte e la manualità del popolo dei nuraghi. Con la loro capacità di plasmare l'argilla e ricavarne vasi e ceramiche per uso quotidiano. Ma anche lavorare il metallo per costruire utensili, armi e bronzetti.
Ora ai piedi del Gennargentu, tra le rocce e i boschi di Belvì, la cultura nuragica rivivrà grazie ai laboratori di archeologia sperimentale promossi dall'Issep, la Scuola internazionale estiva di preistoria guidata dall'archeo-geologa Giusi Gradoli, autrice in questi anni nel cebntro Sardegna di importanti studi ed eccezionali scoperte. La manifestazione, che oggi entrerà nel vivo, è stata promosso in stretta collaborazione con il Comune, la Comunità montana Gennargentu-Mandrolisai e l'associazione UnArte.
Stamani alle 9 si terrà il convegno dal titolo “Paesaggi archeo-antropologici”. Interverranno Dario Seglie del Politecnico di Torino e direttore del museo di arte preistorica di Pinerolo; la responsabile dell'Issep, Giusi Gradoli; Marco Zedda, docente al Dipartimento di medicina veterinaria di Sassari, il geologo Giuseppe Anardu. E ancora, il docente di antropologia delle religioni di Torino, Enrico Comba, il professor Dragos Gheorghiu dell'Università della Romania, Maria Grazia Melis (docente di preistoria e protostoria di Sassari, Andreea Hasnas (docente di architettura di Bucarest).
Giusi Gradoli ripercorrerà la storia delle grotte rituali del centro Sardegna individuate e indagate in questi ultimi sei anni. La ricercatrice illustrerà le campagne di scavo ancora in corso con l'Università inglese di Durham e con il professor Robin Skeates. Tra queste una sepoltura, perfettamente intatta, scoperta nel dicembre 2014. Gradoli mostrerà i primi esempi di Arte rupestre in grotte carsiche scoperte sempre nella Sardegna centrale (a Seulo ma anche in altre aree del Gennargentu), lo scavo della grotta rituale di Nurallao e le ultime scoperte di arte rupestre avvenute proprio nel 2014 che saranno presentate al Convegno Ifrao di Caceres in Spagna a fine agosto-primi di settembre.
Sarà imnvece l'équipe del Professor Dragos Gheorghiu di Budapest, che collabora da tempo con l'Issep, a mostrare i segreti della metallurgia preistorica e la realizzazione dei bronzetti con il metodo della cera persa.
Martedì e mercoledì, per poter toccare con mano il lavoro degli antichi, sarà realizzata una fornace preistorica. Saranno così riprodotti vasi neolitici e dell'Età del Bronzo di tradizione Danubiana e Sarda. Si procederà inoltre con la preparazione degli stampi e dei modelli in cera d'api per la riproduzione dei bronzetti nuragici.
La scuola estiva ha programmato inoltre un laboratorio di ceramica riservato esclusivamente ai bambini e inoltre verranno eseguiti suggestivi esperimenti sperimenti di fusione dei metalli. Alla fine del programma gli oggetti realizzati nella fornace saranno esposti al pubblico.
«Queste attività sono state programmate in questa parte della Sardegna per la peculiarità del paesaggio naturale e la ricchezza di tradizioni millenarie, ancora vive nel cuore degli anziani», ha ricordato Giusi Gradoli. «Apparentemente, in superficie, non si hanno monumenti archeologici ma il territorio, oggetto di un recente studio geo-archeo-antropologico, ha svelato tracce di un'intensa frequentazione antropica passata, ricollegabile a una dimensione socio-simbolica». Studi che proseguiranno nei prossimi mesi per poter svelare i segreti ancora nascosti di Belvì.
Andrea Piras
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Provincia Ogliastra (Pagina 21 - Edizione CA)
Il dolcissimo miele dei cantieri Ente foreste
VILLAGRANDE. Prodotti di alta qualità commercializzati in un punto vendita
 
Cantieri produttivi in armonia con le essenze endemiche e la tutela del territorio. Nella base Ente foreste di Villagrande è stato realizzato un centro per la lavorazione del miele ricavato da otto apiari distribuiti in quindici cantieri.
Dai fiori dell'erba gatto si ricava il raro teucrium marum , la zona di Silana dona l'essenza millefiori, quella di Semida l'asfodelo e il miele amaro. Il raro miele di castagno è un nettaro scuro e prezioso, prodotto dalle api di Montarbu, a Seui. La ricerca si è perfino estesa al miele di leccio e a quello d'erika. Bio delizie selvatiche in vasetto. Il lavoro è pazientemente eseguito da milioni di api (specie ligustica italiana) curate da operai Ente foreste specializzati. A differenza dei fiori la pecunia non olet. I prodotti saranno commercializzati in un punto vendita ad hoc, con prezzi adeguati agli alti standard di qualità.
Sono il frutto di fiori rari, cresciuti in posti isolati, del tutto incontaminati. Sono dolcissime cartoline dagli angoli più aspri.
Per il prossimo futuro è in cantiere un progetto con l'Università di Sassari per produrre polline e pappa reale.
Gli anziani d'Ogliastra conoscevano e utilizzano le proprietà delle essenze selvatiche. L'erba di cui si inebriano i gatti, s'erva pudida veniva utilizzata come anestetico e l'asfodelo ( iscraria ) è conosciuto fin dall'antichità come un potente antisettico. Il centro di Villagrande, allestito con un investimento di 25 mila euro, è inoltre un moderno laboratorio didattico dove le scolaresche possono conoscere da vicino il meraviglioso mondo delle api. Dino Lai è il responsabile del progetto Miele per il servizio territoriale Ente foreste: «In breve la struttura sarà a disposizione di tutti coloro che vorranno conoscere questo mondo affascinante».
Simone Loi
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 22 - Edizione CA)
Nel paese della cultura il sindaco paga gli studenti
TULA. Andrea Becca: «La nostra priorità è il futuro dei nostri figli»
 
La crisi economica inghiotte tutto, la dispersione scolastica dilaga. I paesi si svuotano. I sindaci si arrabbiano. E reagiscono. Come il sindaco Andrea Becca, alla guida di Tula da nove anni, che fa una brusca virata. Basta sagre e feste di paese, qua bisogna fare una scelta: pagherà tutti i concittadini che andranno a scuola, dalla Materna all'Università. In tutto circa 250 studenti.
CONTRIBUTI Il Comune di Tula, con il Piano Scuola, ha deciso di incentivare ulteriormente il diritto allo studio. L'alternativa al baratro è proporsi, conoscere, studiare insomma. E in questa direzione va il segnale forte dell'amministrazione, con un piano «destinato ad andare oltre quanto previsto dalle leggi regionali».
IL SINDACO A spiegare in che termini è il sindaco. «Il Piano Scuola è così articolato: per ogni alunno che frequenta la Scuola dell'infanzia o la Scuola dell'infanzia paritaria è previsto un contributo di 50 euro. Una volta approdati alle scuole elementari, l'agevolazione economica si trasferirà sui buoni pasto per alunno, che verranno ridotti da 1,95 euro a 1,25 euro. Alle Medie, prevediamo invece un contributo di 150 euro per ogni alunno frequentante. Alle Superiori il contributo salirà a 200 euro. Per ogni studente, infine, iscritto all'Università, il Comune pagherà 500 euro». In totale, l'amministrazione tulese, ha messo a correre cinquantamila euro.
SCELTA POLITICA «È questione di scelte - commenta il sindaco - Noi abbiamo circa 250 ragazzi in età scolastica. Tempo fa osservavo dei passaggi pubblicitari su tante iniziative, in paesi più piccoli del nostro. E riflettevo sulla possibilità di utilizzare quel denaro in un modo diverso. Non è una critica. Ma bisogna scegliere, darsi delle priorità. Qua a Tula si vive bene: non paghiamo Tasi, né addizionale Irpef. Abbiamo l'Imu al minimo, più tutta una serie di agevolazioni, dal bonus bebè al bonus scuola sui trasporti. Abbiamo due scuole dell'infanzia, una elementare, una media, miracolate dai tagli. Se una famiglia si fa i conti, scegliere di vivere a Tula può significare un risparmio che sfiora i 2000 euro all'anno. Siamo fiduciosi, sulla strada intrapresa: l'anno scorso sono nati il doppio dei bambini, alcune famiglie sono venute a vivere qui, da paesi vicini. Ci piace pensare che un po' sia merito nostro».
Patrizia Canu
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Agenda Cagliari (Pagina 12 - Edizione CA)
CINEMA ALL'UNIVERSITÀ
 
Maratona del cinema organizzata dall'ateneo cagliaritano: ogni giorno, in via Università 49, in programma 16 ore di proiezione. Oggi si parte alle 9 con Colazione da Tiffany; alle 11 Lolita, alle 13 Mary Poppins e alle 15 Matrimonio all'italiana. Il programma serale propone Le avventure di Huck Finn (alle 17), Dieci piccoli indiani (alle 19), Aiuto! (alle 21) e Tutti per uno (alle 23).
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Attualità – pagina 10
I ricercatori, sfruttati e poi messi da parte
L’odissea di assegnisti e contrattisti: il 91,9% non diventerà mai nemmeno professore associato
L’università italiana non garantisce continuità nei rapporti di lavoro. Giovani e meno giovani restano privi di qualsiasi tutela. L’Adi propone: «Servono più investimenti»
di Andrea Scutellà
 
ROMA «Il precariato nella ricerca si basa sull’economia della promessa: un forte incentivo al lavoro gratuito alimentato dalla speranza di raggiungere il ruolo». È Antonio Bonatesta, segretario dell’Associazione dottorandi e dottori di ricerca (Adi), a dipingere il quadro dello sfruttamento nella selva della ricerca italiana post-Gelmini. Quella promessa che è alle sue radici, purtroppo, non verrà mai mantenuta: il 91,9% degli assegnisti, infatti, saranno espulsi dall’Università prima di diventare professori associati e il 75% di loro non diventerà neanche ricercatore a tempo determinato. Nella selva dei precari. «Con l’approvazione della riforma Gelmini abbiamo subito una grande frammentazione dei contratti nel “cursus honorum”: parliamo di almeno 12 anni precariato». Prima del 2010, infatti, esisteva la figura del ricercatore a tempo indeterminato. Una volta dichiarata “in esaurimento” sono subentrati i ricercatori a tempo determinato di tipo “a” (Rtda) -con contratto di 3 anni, rinnovabile per altri 2- e quelli di tipo “b” (Rtdb) -3 anni-, che dovrebbero preludere alla nomina a professore associato. Un gradino sotto gli Rtd ci sono gli assegnisti di ricerca, che possono “collezionare” contratti per una durata massima di 4 anni. Per i 14.460 precari con assegno dal 2014, secondo Adi, ci sono soltanto 558 posti da Rtda e 195 Rtdb. Senza tutele. Figura ibrida tra formazione e ricerca dovrebbe essere quella del dottorando. «Il sistema -spiega Bonatesta- utilizza il loro lavoro, anche se, in alcuni casi, pagano le tasse come gli studenti. Per questo noi proponiamo di trasformare le borse di dottorato in contratti di apprendistato». Dottorandi e assegnisti di ricerca, inoltre, sono iscritti alla gestione separata dell’Inps, ma a fronte dei contributi che pagano ricevono tutele molto limitate e non hanno accesso al sussidio di disoccupazione. «Noi abbiamo proposto di estendere loro almeno la disoccupazione per i collaboratori (Dis-Coll) prevista dal jobs act, ma non siamo stati ascoltati», denuncia. L’Italia a due velocità. «Prima del 2010, ogni anno c’erano in media 1.700 nuovi ricercatori a tempo indeterminato, mentre oggi siamo scesi a 900, di cui molti di tipo “a” », racconta ancora il segretario Adi. Una morìa che prosegue su tutti i fronti: il risultato dell’introduzione del Dm 45/2013, voluto dal ministro Profumo, è stato una diminuzione del 42% dei corsi di dottorato e del 25% dei posti banditi in un anno. Forte è anche la differenza nella distribuzione tra Nord e Sud delle figure menzionate. Le 10 maggiori università italiane fagocitano il 44% dei posti di dottorato e tra queste, al Mezzogiorno, c’è soltanto la Federico II di Napoli. Per quanto riguarda gli assegni di ricerca, invece, nel 2014 le regioni del Nord hanno emanato il 49,1% dei bandi, contro il 36,5% del centro e 14,4% del Sud e Isole. E mentre nel 2008 i ricercatori a tempo indeterminato erano ben distribuiti su tutto il territorio, quelli a tempo determinato proliferano soprattutto nelle regioni del Centronord.La proposta. Invertire la rotta è possibile, basta avere la volontà politica. «Secondo noi -precisa Bonatesta- sono necessari soprattutto maggiori investimenti nell’Università pubblica: è dal 2008 che si stanno sottraendo risorse dal fondo di finanziamento ordinario. Non ha senso, inoltre, mantenere questa giungla di figure contrattuali.

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