Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 June 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI


 

L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 22 giugno 2015 / Agenda Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
 
CONVEGNO. Associazione Snoq
 
La medicina ora guarda alle donne
“Donne & salute in una prospettiva di genere” è il tema del convegno in programma il primo luglio alle 17.30, all’Hostel Marina nelle scalette Santo Sepolcro, per iniziativa dell’associazione “Se non ora quando?”. È la prima di una serie di attività per diffondere i temi legati alla salute e alla medicina di genere, nuove dimensioni che pongono al centro della cura della salute e della medicina di genere le caratteristiche biologiche diverse tra uomini e donne. Includono anche gli effetti diversi degli stimoli sociali, culturali e ambientali in funzione del sesso. Numerosi i relatori, tra cui la rettrice Maria Del Zompo e le presidenti delle commissioni Pari opportunità di Regione (Stefania Chisu) e Comune (Elisabetta Dettori). Coordina i lavori Pierangela Pisu, dell’associazione Snoq.
 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 22 giugno 2015 / Provincia di Sassari (Pagina 25 - Edizione CA)
Sassari
Città universitaria: lauree in piazza
Per la prima volta, l’Ateneo si apre alla città con la cerimonia "Laurea in piazza" che avrà luogo nel cuore di Sassari venerdì 26 giugno alle 18. L’Università degli Studi di Sassari ha scelto piazza d’Italia per la proclamazione dei suoi laureati e la consegna della pergamena a 500 neodottori della sessione straordinaria dell’anno accademico 2013/2014.
Sarà una festa per tutta la comunità universitaria e cittadina e per le famiglie che accompagneranno i neodottori in una delle giornate più importanti della loro vita. La cerimonia si aprirà con un intervento del Magnifico Rettore dell’Ateneo, Massimo Carpinelli, e i saluti del sindaco Nicola Sanna. Seguirà la premiazione e il discorso dello studente migliore, che si è distinto per profitto nella sessione di laurea. Dalle 18.30 in poi, è prevista la consegna delle pergamene a tutti i laureati e la proclamazione. La serata si concluderà con un concerto del gruppo reggae "Train to roots".
 
 
 
3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 22 giugno 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
IL PROGETTO. L’impianto dovrà produrre il combustibile per un esperimento
Torre di 350 metri nel pozzo per studiare la materia oscura
Una torre di distillazione alta 350 metri, più della torre Eiffel. Serve per depurare l’Argon, un gas utilizzato dai ricercatori che lavorano attorno a uno dei grandi misteri dell’Universo: la materia oscura.
Non siamo sull’Enterprise, l’astronave della saga di Star Trek e non c’è il capitano Spock ai comandi della navicella spaziale. Questa volta la storia è reale ed è ambientata in Sardegna, tra i “castelli” delle impolverate miniere di carbone del Sulcis. In uno dei pozzi del cantiere di Seruci, profondo 500 metri, dovrà essere infilata la grande torre per depurare il gas per la caccia alla materia oscura.
Un progetto avveniristico che ha già un punto fermo: il protocollo d’intesa siglato tra la Regione e l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). Prevede la realizzazione dell’impianto che dovrà produrre il combustibile per l’esperimento Dark Side, nei laboratori dell’Infn del Gran Sasso, con la collaborazione di trenta istituti di ricerca di Brasile, Cina, Francia, Polonia, Russia, Spagna, Svizzera e Usa e il cui aggiornamento verrà presentato lunedì a L’Aquila.
Per capire l’importanza del progetto bisogna ricordare che quello della materia oscura è uno dei più grandi misteri dell’Universo. Basandosi sull’influenza dei campi gravitazionali attorno alle galassie, gli scienziati sono arrivati alla conclusione che nel Cosmo c’è molto di più di ciò che si vede. Pianeti, stelle, comete, galassie, nuvole di gas non sarebbero che la decima parte dell’esistente. Soltanto che l’altra materia è invisibile, del tutto sconosciuta. In questa sfida scende in campo il Sulcis. Vediamo come.
Per intercettare i granelli di materia oscura i fisici utilizzano dei rivelatori costituiti da un bersaglio che può essere di cristalli o di gas (come l’Argon) purissimi. Colpendo il bersaglio le particelle di materia oscura dovrebbero interagire con i nuclei degli atomi disegnando una traccia e, quindi, rivelandosi.
L’Argon si ricava dall’atmosfera o dal sottosuolo. Depurarlo comporta costi enormi, circa 50 mila euro al chilo, oltre a un altissimo impiego di energia. Per mettere a punto un bersaglio capace di intrappolare la materia oscura ce ne vogliono 30 mila chili, fa un miliardo e mezzo.
L’alternativa è la grande torre per la distillazione criogenica, ossia il frazionamento dell’aria nelle sue componenti, tra cui, appunto, l’Argon. È la sfida galattica che coinvolgerà il Sulcis. «Realizzare in superficie una torre alta 350 metri - spiega il fisico Cristian Galbiati, coordinatore del progetto Dark Side - comporterebbe costi esorbitanti. Diverso sarebbe se si potesse realizzare dentro un pozzo ancorandola alle pareti». Il sito ideale è stato individuato nelle miniere di carbone del Sulcis. «L’altezza e il diametro dei pozzi, la configurazione con accessi multipli e sistemi di sicurezza integrati, la disponibilità di una discenderia fino a 500 metri di profondità insieme all’alta professionalità dei tecnici minerari - ha aggiunto il ricercatore - sono condizioni ideali per installare un impianto che sarà unico al mondo».
Il professor Cristian Galbiati è anche docente di Fisica nell’Università americana di Princeton e, proprio dalla statunitense National Science Foundation (la Fondazione Nazionale per la Scienza) sono arrivati 300 mila dollari per la prima fase della progettazione. Il protocollo d’intesa «al quale abbiamo lavorato per mesi», ha sottolineato il presidente della Giunta regionale Francesco Pigliaru, dovrebbe dare gambe al progetto.
La società regionale che gestisce le miniere di carbone del Sulcis guarda con molto interesse all’iniziativa. «Ritengo che possa sviluppare una ricerca di eccellenza capace di attrarre nel territorio soggetti imprenditoriali importanti contribuendo al processo di riconversione della miniera», è il parere di Antonio Marini, nuovo amministratore unico della Carbosulcis.
Si parla di Aria (così si chiama l’esperimento), ma bisogna andarci con i piedi di piombo: occorre verificare, prima di tutto, se funziona. Perché la torre di 350 metri non produrrà solo per Argon extrapuro ma anche altri utilissimi elementi da sfruttare su scala industriale. Il deputato del Pd Francesco Sanna è ottimista. «Ora avremo la possibilità di sfruttare il patrimonio tecnologico e professionale delle nostre miniere non solo in termini di bonifiche e messa in sicurezza ma con l’avvio di nuove attività scientifiche ed economiche».
Un dettaglio non secondario: l’impianto sarà assolutamente ecologico perché utilizzerà l’aria come materia prima. Una sfida verde, insomma, che parte dalla profondità della terra per proiettarsi nelle profondità dello spazio.
Sandro Mantega
 
LA SFIDA. Sono coinvolte anche Regione, Università e Carbosulcis
Dal gas Argon sostanze utili contro i tumori
Non solo gas nobili per dare la caccia alla materia oscura ma anche preziose sostanze utilissime per combattere problemi terreni come la lotta ai tumori. Scomponendo l’aria per ricavare il gas Argon, la torre di distillazione da 350 metri rilascerà, infatti, anche alcuni rari isotopi (atomi con un diverso numero di neutroni) come l’Ossigeno 18, il Carbonio 13 e l’Ossigeno 16. Il tutto con costi molto contenuti. I primi due elementi, in particolare, vengono utilizzati negli ospedali come traccianti per localizzare con precisione le cellule tumorali. Il che permette al chirurgo di calibrare l’intervento di rimozione del tumore. C’è un’unica controindicazione che ne limita l’impiego: un grammo di Ossigeno 18 costa mille euro. Questi elementi hanno, comunque, un mercato internazionale di grande rilievo dal quale l’Italia è, per ora, esclusa.
La sfida della grande torre di distillazione, quindi, è duplice. La prima, come spiega il fisico Cristian Galbiati si giocherà, «sull’impatto positivo nella ricerca di materia oscura nei laboratori nazionali del Gran Sasso e la seconda, non meno eccitante, sul possibile piano di sviluppo industriale e di trasferimento tecnologico con ricadute sull’occupazione».
Che il progetto Aria rivesta una «notevole importanza strategica regionale e nazionale di rilevante interesse per le ricadute locali» lo fa rilevare anche Speranza Falciano, della giunta esecutiva dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. «I settori che ne trarrebbero beneficio - sottolinea - sono quelli della medicina diagnostica, con particolare riferimento allo screening avanzato di diverse patologie, dell’energia pulita, dell’ecosostenibilità, dell’agricoltura e dello studio del cambiamento del clima».
Insomma, per dirla con le parole del deputato Pd Francesco Sanna, «da buchi da tappare le miniere del Sulcis potrebbero diventare luoghi dove si può fare sperimentazione scientifica ad alto livello e attività industriali senza inquinare».
I partner del progetto Aria sono la Regione con l’Università, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, l’Università di Princeston e la Carbosulcis. La società regionale, come spiega il consulente della presidenza della Giunta regionale Gianluca Serra, «metterà a disposizione strutture, mezzi, tecnici e personale altamente specializzato». Un ulteriore protocollo fisserà con esattezza quali sanno le specifiche tecniche e finanziarie del progetto che, intanto, va avanti. Già la prossima settimana in Carbosulcis si svolgerà un tecnicalmeeting per programmare i primi interventi e, a metà luglio, è stato convocato il Comitato tecnico scientifico previsto dal protocollo Regione-Infn.
Insomma, non c’è tempo da perdere. Anche perché Aria potrebbe rappresentare il progetto principale di quella riconversione delle miniere di carbone contemplata nel piano di chiusura (entro il 2027) concordato con l’Unione Europea. (s. m.)
 
 
 


LA NUOVA SARDEGNA
 
4 – LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 22 giugno 2015 / Sassari - Pagina 12
SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE
Borse di studio, l’ira dei giovani medici
SASSARI Sassari diventa per un giorno il centro della protesta regionale dei giovani medici contro il mancato finanziamento delle borse regionali di specializzazione riservate a laureati negli atenei sardi. Accade oggi, nella sala convegni dell’Ordine professionale, messa dai colleghi “anziani” a disposizione di quelli più giovani che cominciano a temere concretamente di non acquisire la sospirata specializzazione. La riunione è stata convocata dal Coordinamento dei medici specializzandi per discutere di una situazione che sta provocando rabbia, ma anche sconforto. Al termine dell’assemblea, che si annuncia rovente, il vice presidente dell’Ordine Francesco Scanu affiancherà il coordinamento in una conferenza stampa. L’Ordine è un forte alleato dei giovani iscritti, che altrimenti si sentirebbero completamente abbandonati in questo momento di difficoltà. L’aria che tira, negli ambienti medici, è diventata davvero pesante. I giovani laureati in Medicina non hanno un rappresentante, in quanto hanno deciso di portare avanti compatti la loro vertenza, quindi è stato l’Ordine a dare notizia della loro assemblea. La riunione di oggi è stata organizzata per decidere come proseguire la vertenza, visto che dalla Regione non arrivano segnali rassicuranti, ma anche per far diventare di dominio pubblico un problema che secondo gli interessati dovrebbe coinvolgere tutti i sardi. Le borse di specializzazione regionali, che vanno a integrare quelle finanziate dal bando nazionale, essendo riservate ai laureati nell’isola aumentano i posti e conseguentemente la possibilità per i sardi di accedere a una scuola di specializzazione. «Non solo – dice Giacomo Flore, un giovane medico che con Giovanni Antonio Ruggiu ha seguito fin dal principio la vicenda –. Quelle borse di specializzazione davano ai sardi la certezza che avrebbero potuto contare, in futuro, su medici che dopo essersi specializzati nell’isola sarebbero rimasti». Non sarà più così, di questo i giovani medici sardi sono certi «perché – spiegano – la graduatoria nazionale limita molto le possibilità di accesso ai candidati sardi. Non è una questione di preparazione, ma di sproporzione numerica dei concorrenti e di posti assegnati alla Sardegna. È normale che i sardi siano in numero inferiore». «La nostra non è una ricerca di localismi – avvertono i medici che oggi si incontreranno in via Costa –. Vorremmo far capire ai sardi che questa nostra storia riguarda anche il loro diritto. Quelle borse regionali, che aumentavano le opportunità per i laureati nelle facoltà di Medicina di Cagliari e di Sassari, garantivano infatti anche ai sardi di avere i loro specialisti. È normale che, una volta conseguita la specializzazione, i medici tornino nelle loro città e nelle loro regioni». Il danno provocato dal mancato finanziamento delle borse di specializzazione da parte della Regione, potrebbe essere irreparabile se non si troverà rapidamente una soluzione. I medici che oggi si ritroveranno nella sala dell’Ordine sono pronti a manifestazioni di protesta eclatanti ma intanto cercano il dialogo «anche se i segnali che arrivano da Cagliari sono negativi, e non da adesso – si lamentano gli aspiranti specializzandi –. I numeri dimostrano che la Regione ha cominciato già da due anni a tagliare i fondi per la formazione dei medici: 124 borse finanziate nel 2013, un centinaio nel 2014, nessuna nel 2015». Il coordinamento oggi darà voce alla rabbia e alle proposte dei camici. Solo nel nord Sardegna, sono più di duecento i giovani interessati alla soluzione di un problema che rischia di vanificare i loro sogni o di rallentarne la realizzazione. Il Coordinamento deve prendere decisioni importanti e oggi è intenzionato a farlo, con la sgradevole sensazione di essere impegnato in una corsa contro il tempo. Le borse di specializzazione dovevano essere finanziate prima del bando nazionale, che è stato pubblicato alla fine di maggio. Invece a oggi la Regione non ha ancora pianificato la copertura finanziaria per le borse di studio di area medica, riservate ai medici laureati nelle università sarde. La speranza è che la Regione torni sui suoi passi e finanzi le borse di studio regionali, come è già successo nella penisola.


5 – LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 22 giugno 2015 / Sassari - Pagina 32
SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE
Borse di studio, l’ira dei giovani medici
SASSARI Sassari diventa per un giorno il centro della protesta regionale dei giovani medici contro il mancato finanziamento delle borse regionali di specializzazione riservate a laureati negli atenei sardi. Accade oggi, nella sala convegni dell’Ordine professionale, messa dai colleghi “anziani” a disposizione di quelli più giovani che cominciano a temere concretamente di non acquisire la sospirata specializzazione. La riunione è stata convocata dal Coordinamento dei medici specializzandi per discutere di una situazione che sta provocando rabbia, ma anche sconforto. Al termine dell’assemblea, che si annuncia rovente, il vice presidente dell’Ordine Francesco Scanu affiancherà il coordinamento in una conferenza stampa. L’Ordine è un forte alleato dei giovani iscritti, che altrimenti si sentirebbero completamente abbandonati in questo momento di difficoltà. L’aria che tira, negli ambienti medici, è diventata davvero pesante. I giovani laureati in Medicina non hanno un rappresentante, in quanto hanno deciso di portare avanti compatti la loro vertenza, quindi è stato l’Ordine a dare notizia della loro assemblea. La riunione di oggi è stata organizzata per decidere come proseguire la vertenza, visto che dalla Regione non arrivano segnali rassicuranti, ma anche per far diventare di dominio pubblico un problema che secondo gli interessati dovrebbe coinvolgere tutti i sardi. Le borse di specializzazione regionali, che vanno a integrare quelle finanziate dal bando nazionale, essendo riservate ai laureati nell’isola aumentano i posti e conseguentemente la possibilità per i sardi di accedere a una scuola di specializzazione. «Non solo – dice Giacomo Flore, un giovane medico che con Giovanni Antonio Ruggiu ha seguito fin dal principio la vicenda –. Quelle borse di specializzazione davano ai sardi la certezza che avrebbero potuto contare, in futuro, su medici che dopo essersi specializzati nell’isola sarebbero rimasti». Non sarà più così, di questo i giovani medici sardi sono certi «perché – spiegano – la graduatoria nazionale limita molto le possibilità di accesso ai candidati sardi. Non è una questione di preparazione, ma di sproporzione numerica dei concorrenti e di posti assegnati alla Sardegna. È normale che i sardi siano in numero inferiore». «La nostra non è una ricerca di localismi – avvertono i medici che oggi si incontreranno in via Costa –. Vorremmo far capire ai sardi che questa nostra storia riguarda anche il loro diritto. Quelle borse regionali, che aumentavano le opportunità per i laureati nelle facoltà di Medicina di Cagliari e di Sassari, garantivano infatti anche ai sardi di avere i loro specialisti. È normale che, una volta conseguita la specializzazione, i medici tornino nelle loro città e nelle loro regioni». Il danno provocato dal mancato finanziamento delle borse di specializzazione da parte della Regione, potrebbe essere irreparabile se non si troverà rapidamente una soluzione. I medici che oggi si ritroveranno nella sala dell’Ordine sono pronti a manifestazioni di protesta eclatanti ma intanto cercano il dialogo «anche se i segnali che arrivano da Cagliari sono negativi, e non da adesso – si lamentano gli aspiranti specializzandi –. I numeri dimostrano che la Regione ha cominciato già da due anni a tagliare i fondi per la formazione dei medici: 124 borse finanziate nel 2013, un centinaio nel 2014, nessuna nel 2015». Il coordinamento oggi darà voce alla rabbia e alle proposte dei camici. Solo nel nord Sardegna, sono più di duecento i giovani interessati alla soluzione di un problema che rischia di vanificare i loro sogni o di rallentarne la realizzazione. Il Coordinamento deve prendere decisioni importanti e oggi è intenzionato a farlo, con la sgradevole sensazione di essere impegnato in una corsa contro il tempo. Le borse di specializzazione dovevano essere finanziate prima del bando nazionale, che è stato pubblicato alla fine di maggio. Invece a oggi la Regione non ha ancora pianificato la copertura finanziaria per le borse di studio di area medica, riservate ai medici laureati nelle università sarde. La speranza è che la Regione torni sui suoi passi e finanzi le borse di studio regionali, come è già successo nella penisola.



QUOTIDIANI NAZIONALI
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