Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 June 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
Arte, architettura e romanzi
AGENDA. A Cagliari, Nuoro, Fordongianus e Oristano
 
ÉNTULA Domani doppio appuntamento con il festival Éntula: a Nuoro Massimo Onofri, autore de “Il lungo Sogno. Passaggio in Sardegna”, sarà ospite della biblioteca Satta dalle 18.30, insieme a Piero Mura e Lorenzo Giusti, mentre alla stessa ora a Fordongianus Gian Luca Favetto autore de “Il giorno perduto”, sarà a Fordongianus, nell'area Simposio (Caddas, a pochi passi dalle Terme Romane).
OMAGGIO A RON GILAD Verrà inaugurata domani alle 18.30 a Cagliari la mostra “Tra Arte e Architettura”, ospite degli spazi del Temporary Storing di via XXIX Novembre 3. Curata dalla Fondazione per l'Arte Bartoli Felter, è un omaggio alle opere di Ron Gilad e coinvolge gli studenti dell'Istituto Europeo di Design iscritti al corso di Interior Design coordinati dallo scultore Andrea Forges Davanzati.
L'ARTE E IL LINGUAGGIO Venerdì alle 18 nella sala polivalente del Centro servizi culturali Unla di Oristano, si terrà l'incontro dal titolo “Antonio Gramsci, Maria Lai. L'arte e il linguaggio”. Coordinati da Alesandra Marchi, interverranno Francesco Carta (presidente Associazione Terra Gramsci), Lorenzo Giusti (direttore del museo Man di Nuoro), Rita Pamela Ladogana (Università di Cagliari). (gr.pi.)
 

LA NUOVA SARDEGNA
2 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 8
visita ufficiale
Tre giorni nell’isola per l’ambasciatore delle Filippine
 
CAGLIARI Il nuovo ambasciatore della Repubblica delle Filippine in Italia, Domingo Nolasco, sarà in Sardegna da domani per tutto il week end per una visita ufficiale durante la quale incontrerà le autorità regionali, la comunità filippina residente nell’isola e alcune aziende interessate alle nuove opportunità di sviluppo commerciale con il Sud-Est Asiatico. Il Consolato della Repubblica delle Filippine di Cagliari, con giurisdizione sull’intero territorio della Regione, è retto dal console Danilo Cannas. Le Filippine rappresentano un importante mercato di riferimento per l’olio e per il vino prodotto nella Regione Sardegna che per le sue caratteristiche organolettiche e per l’alto contenuto di polifenoli ed antiossidanti è diventato un caso scientifico di rilevanza mondiale al quale è correlata la longevità, decisamente sopra la media, della popolazione residente.
 
LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Economia – pagina 15
distretto aerospaziale
L’isola produrrà materiali per il razzo Vega
 
CAGLIARI. Materiali speciali in ceramica, particolarmente resistenti al calore, destinati al lanciatore europeo Vega saranno forniti dal Distretto Aerospaziale Sardegna (Dass) al Gruppo Avio. È la prima commessa ottenuta dal Dass, nato nel 2013 e del quale quest'anno Avio è diventata socio industriale. I materiali ceramici, chiamati Uhtc (Ultra High Temperature Ceramics) serviranno per fabbricare inserti per gli ugelli che saranno impiegati per i motori a propellente solido e liquido del lanciatore Vega. Si prevede che i soci del distretto coinvolti in questo progetto saranno Università di Cagliari, il consorzio CRS4 e lo spin off dell'ateneo cagliaritano IM (Innovative Materials). «Con Avio sono in corso ulteriori iniziative congiunte di notevole rilevanza tecnico-scientifica, che potrebbero svilupparsi in Sardegna, anche in chiave occupazionale, e saranno a breve presentate anche all'opinione pubblica», ha detto il presidente del Dass, Giacomo Cao. Soddisfatto il direttore tecnico di Avio, Paolo Bellomi, per il quale «la presenza di Avio in Sardegna continua a trovare terreno fertile per sviluppo di attività, ricerca e sperimentazione in un campo ai confini della frontiera tecnologica come quello dello spazio. Sono convinto - ha aggiunto - che siamo all'inizio di una collaborazione che potrà permettere ulteriori sviluppi per specifici progetti che abbiamo allo studio».
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 20
La Tac dell’Aou si inceppa, pazienti rimandati a casa
Temono di finire in coda alle liste d’attesa, ma vengono richiamati in mattinata
Fuori uso l’unico angiografo in dotazione in Provincia, ordinati i pezzi di ricambio
 
SASSARI Per una mezza mattinata una decina di pazienti delle Cliniche di San Pietro sono andati nel panico. Dovevano svolgere un esame radiologico, precisamente la Tac, e dalle 8 si erano presentati nell’ambulatorio del Palazzo Clemente di viale San Pietro. Avevano tutti prenotato la prestazione attraverso il Centro Unico di Prenotazione, con liste di attesa talvolta impegnative. Così, quando di punto in bianco si sono sentiti dire che il loro esame sarebbe saltato perché il macchinario era fuori uso, si sono molto allarmati. Anche perché all’inizio il personale non è stato in grado di rassicurarli sulle procedure da seguire. «E adesso? Cosa dobbiamo fare?», è stata la domanda. «Possiamo riprenotare qui l’esame?». Le risposte non sono state troppo esaustive, e alcuni pazienti sono tornati a casa molto contrariati, perché convinti di doversi rivolgere nuovamente al proprio medico di base, rifare la prescrizione e ripartire poi da zero con gli elenchi del Cup. Invece, per fortuna, si è trattato di una grande equivoco, perché in caso di mancata prestazione per un malfunzionamento dell’apparecchio, o per l’assenza del tecnico di laboratorio, scatta un iter diverso: la direzione Asl comunica il disagio al Cup, e i pazienti rimandati a casa vengono reinseriti automaticamente nelle prime disponibilità delle liste d’attesa. L’esame viene fissato comunque nell’arco di una o due settimane, perché in caso di elenchi saturi, allora vengono aggiunte un paio di prestazioni in più al giorno. Ma ieri non c’è stato nemmeno bisogno di correre ai ripari con questo escamotage. Infatti la Tac, alle 11 è improvvisamente resuscitata, e allora i pazienti sono stati immediatamente richiamati per sottoporsi all’esame. Da un mese invece è fuori uso la risonanza magnetica in dotazione all’Aou. Ma il Santissima Annunziata ha messo a disposizione il proprio macchinario e ha preso in carico i pazienti in lista d’attesa. Perciò non ci sono stati disagi da parte dell’utenza. Ma in questo modo è inevitabile che i tempi di attesa per ottenere un esame, inevitabilmente si dilatano. Un altro problema riguarda invece l’angiografo. In questo caso purtroppo il macchinario è uno solo, è in dotazione alle Cliniche e si è inceppato da un paio di giorni. Quindi la Provincia di Sassari al momento non è in grado di garantire questo tipo di esami. L’Aou si è subito attivata per la riparazione, i pezzi di ricambio sono già stati ordinati, e nell’arco di qualche giorno l’angiografo dovrebbe riprendere l’attività.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 20
Un nuovo modello per le cure primarie
Si è svolto a San Camillo il Tavolo regionale: gli anziani al centro dell’assistenza sanitaria di base
 
SASSARI Si è riunito nei giorni scorsi il Tavolo regionale per le cure primarie istituito dall’Assessorato regionale alla Sanità con l’obiettivo di individuare un nuovo modello Sardegna per l’assistenza sanitaria di base. L’evento, ospitato nella sala convegni del presidio San Camillo, ha visto il primo confronto con i medici di medicina generale della Asl di Sassari. Oltre al commissario straordinario Agostino Sussarellu, erano presenti i direttori sanitario e amministrativo della Asl 1 Serenella Zedda e Andrea Marras, il direttore del distretto di Sassari Nicolino Licheri e il direttore generale della Sanità Giuseppe Sechi. Le cure primarie sono riconosciute come il livello di riferimento più prossimo ai cittadini e quindi al territorio. Così come altre regioni italiane anche la Sardegna intende riorganizzare la medicina del territorio e soprattutto la medicina generale di famiglia proponendo un nuovo strumento d’azione per meglio curare i pazienti cronici. In Sardegna, infatti, il 78% delle patologie sono di questo genere. La chiave di volta si chiama medicina d’iniziativa ed esprime chiaramente il grande passo avanti che i medici di base sardi, i pediatri, ai medici di continuità assistenziale, insieme ad altri professionisti dovranno fare nei prossimi anni in alternativa al vecchio sistema della cosiddetta medicina d’attesa, con gli ambulatori quotidianamente affollati. «Abbiamo bisogno di cambiare modo di fare le cure» ha spiegato Pino Frau, coordinatore del Tavolo regionale. «Oggi la nostra società è profondamente diversa. Sono gli anziani i nostri più assidui pazienti e a loro è dedicato il progetto regionale». Il modello che si intende proporre, costruendolo insieme con i territori, è quello che mira ad affrontare le criticità e le patologie più frequenti nel malato anziano indirizzando l’utente verso nuovi percorsi diagnostico-terapeutici ed assistenziali ( PDTA) in grado di rispondere a specifici bisogni di salute. L’esempio più comune è quello che fa riferimento alla patologia del diabete. «Un’equipe multidisciplinare attuando i protocolli del PDTA riesce a completare la presa in carico del paziente direttamente a casa sua» spiega ancora Pino Frau, «con poche presenze negli ambulatori medici». Si tratta in sostanza di una nuova cultura dove il medico non aspetta che l’utente si rechi in ambulatorio, ma lo raggiunge proponendo un percorso di cura e ricercando la sua collaborazione. La Asl di Sassari ha elaborato 12 percorsi diagnostico-terapeutici ed assistenziali in fase di adozione che costituiscono la base del nuovo modello proposto dal Tavolo delle cure primarie. Il Tavolo ha ascoltato e raccolto le criticità manifestate dai medici di medicina generale presenti e ha rinviato la definizione della proposta per il territorio ad un incontro a settembre.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 33
Venerdì a Sassari un convegno per ricordare la figura di Paolo Dettori
Alla fine quella esperienza fallì perché cedette il comando al grande capitale privato, lautamente finanziato con i soldi pubblici
di GUIDO MELIS
 
Quanto è ancora attuale Paolo Dettori? A 40 anni dalla sua scomparsa (aveva nel 1975 meno di 50 anni, oggi ne avrebbe avuto quasi 90), sarà questa la domanda cruciale nel convegno che, a lui dedicato, si terrà venerdì mattina a Sassari. Politico di razza Dettori fu un politico di razza. Nato a Tempio, nel 1926, professore nelle scuole medie, fu precocemente contagiato dal virus della politica. Cattolico per tradizioni familiari e cultura, aderì alla Dc, divenendone ben presto uno degli uomini di punta, membro-fondatore di quel gruppo di quasi ragazzi che furono poi definiti “i giovani turchi”. Sotto la guida di un neanche trentenne Francesco Cossiga, conquistarono a sorpresa, nel 1956, il congresso provinciale democristiano di Sassari. “Rottamarono” in un colpo solo tutti i notabili scrudocrociati, cominciando dal mitico “cugino” di Segni, il potentissimo Nino Campus. Poi, alleati con un gruppo di cagliaritani, “scalarono” il partito regionale. Nel 1966 proprio Paolo Dettori fu eletto presidente della Regione. Era il primo sassarese a cui capitava. E non era un caso. Come Aldo Moro Dettori, come Aldo Moro del quale fu un convinto seguace, era consapevole della complessità dei problemi del suo tempo e di quelli specifici della Sardegna. Come Moro prediligeva la mediazione. Ma era anche capace, e ne diede prova più volte, di intransigenze morali nette e definitive, di posizioni politiche scomode, che gli costarono anche qualcosa. Un vero leader, insomma, come pochi ne ha avuto l’autonomia sarda. La politica, in quegli anni, voltava pagina. Dal partito dei notabili qual era la vecchia Dc si passava a quello dei tesserati e delle sezioni (a Roma l’innovatore era Fanfani). Un tema era cruciale in Sardegna: la Rinascita. Cioè il rovesciamento della nostra secolare storia di emarginazione e povertà per opera di una legge speciale approvata dopo lunghe battaglie nel 1962 (il Piano di Rinascita, appunto). Dettori fu interprete tra i principali di quel progetto ambizioso. Nato come uomo di partito, aveva tuttavia nel sangue la vocazione ad amministrare, a progettare, di organizzare uomini e risorse, di realizzare concretamente obiettivi. Svolta storica Dettori era convinto che lo Stato centrale dovesse corrispondere lealmente agli impegni assunti verso i sardi col Piano di Rinascita. Praticò a quel fine la “politica contestativa”: un autonomismo molto diverso da quello delle giunte, pure democristiane, succedutesi nell’immediato dopoguerra; un autonomismo puro e duro, consapevole degli obiettivi di programmazione e deciso a farli rispettare allo Stato, costasse quel che costasse. Fu il grande sogno della Rinascita. Una legge per l’isola. Risorse aggiuntive e non sostitutive di quelle ordinarie. Fare uscire in pochi anni, in poco meno di una generazione, i sardi dalla miseria. Costruire i servizi, le fogne, i servizi essenziali nei tanti paesi che ancora ne erano privi: gli acquedotti, le strade, le scuole, gli ospedali. Rimboschire. Creare un’agricoltura moderna, riducendo le terre incolte e valorizzando la piccola proprietà. Sviluppare i trasporti, rompere l’isolamento esterno ed interno. Soprattutto attrarre in Sardegna l’industria capitalistica moderna. Da pastori in gambali a operai in tuta blu. «Nella Rinascita c’è un posto anche per te», prometteva un celebre slogan. La politica “contestativa” fu la soluzione: individuò, anche semplificando molto i termini del problema, un nemico esterno. Gioco delle parti E questo nemico fu lo Stato, il governo nazionale, seppure a guida in quegli anni (e qui sta il paradosso) ugualmente democristiana. In questo che poteva anche apparire un gioco delle parti (e tale apparve, almeno a tratti, a molti osservatori) si traduceva la sapienza politica di Dettori, del suo fratello gemello Pietro Soddu e degli altri loro amici (anche se la politica contestativa non fu solo monopolio della loro corrente). Il governo nazionale, come adesso dice bene Salvatore Mura in un bel libro appena uscito su pianificare la modernizzazione, «era inadempiente». Fratture politiche Si poteva, anzi si doveva, dunque, rivolgergli una pretesa pressante di intervento, dietro la quale unificare “il popolo sardo”. “Il popolo sardo”, perché dietro la politica contestativa, si faceva strada l’idea dell’unità degli interessi regionali e del necessario superamento del conflitto che aveva spaccato in due la politica anche sarda del dopoguerra tra maggioranze a guida democristiana e opposizioni comuniste e, per un lungo tratto, socialiste. Luci e ombre Riuscirono, Paolo Dettori e i suoi amici, a vincere la loro battaglia? Un bilancio storiografico obiettivo metterebbe in evidenza molte luci ed alcune, dense ombre. Luci, perché lo sviluppo ci fu, il cambiamento sociale avvenne. La Sardegna dopo il 1962 cambiò volto, è incontestabile. Ombre, perché il prezzo pagato fu doloroso: Manlio Brigaglia parlò allora di «catastrofe antropologica», per dire di un mutamento che aveva travolto senza mediazioni economie familiari, culture, identità, appartenenze, generando spesso nuove, dirompenti contraddizioni sociali. Il segno meno, nel bilancio, però, va ascritto specialmente alla debolezza della Regione. Non tanto per aver lasciato agire gli “animal spirits” capitalistici ma per aver ceduto di fatto il comando al grande capitale privato, per altro lautamente finanziato coi soldi pubblici. Fu Nino Rovelli, insomma, e non la Regione sarda, il deus ex machina neanche tanto nascosto, talvolta persino il burattinaio delle scelte di fondo di quegli anni. Nani e giganti Può darsi che un esito simile fosse nelle cose. Se si mette un gigante in un mondo di nani, avviene quello che Jonathan Swifth racconta nei “Viaggi di Gulliver”. Non sempre si riesce a legare il gigante. Ma in questa strutturale debolezza del potere autonomistico, incapace di “legare i gigante”, sta uno dei punti interrogativi che occorre porsi. La nave sarda, per parafrasare un’espressione di Bettino Craxi che certo non sarebbe piaciuta a Dettori, andava; andò per molti anni. Nacque in quegli anni la nuova classe operaia poi protagonista della svolta a sinistra degli anni Settanta. Nel bene e nel male si impose la modernizzazione. Ma anche si evidenziò subito la debolezza di fondo del timoniere politico. Costretto a seguire rotte che furono determinate da altri, verso mete che forse non furono all’atto pratico quelle che i suoi leader migliori, e tra essi Dettori, si erano prefigurati di poter raggiungere.

Questionnaire and social

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