Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 June 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 10 - Edizione CA)
«Scelte politiche con la partecipazione dei cittadini»
LA PROPOSTA. Una legge per importare in Sardegna il “dibattito pubblico” alla francese
 
Dare più voce ai cittadini, favorire la partecipazione alle decisioni politiche, per arrivare a scelte più efficaci riducendo i tempi di attuazione dei provvedimenti. È l'obiettivo di una proposta di legge regionale illustrata a Cagliari in un convegno organizzato dall'ateneo del capoluogo e da quello di Sassari. Niente a che vedere coi referendum, ma «un istituto nuovo» per coinvolgere i cittadini nelle decisioni della Regione in tema di riqualificazione urbana, sviluppo locale, riforme. Per tutti i progetti che comportano spese da 10 a 50 milioni, la politica non potrebbe più far da sola.
Un'illusione? «Si tratta di creare un nuovo diritto», spiega Stefano Sotgiu, curatore del testo firmato da Luigi Lotto (Pd) e altri consiglieri di maggioranza. «Le politiche pubbliche spesso sono inefficaci perché prescindono dall'ascolto dei cittadini, o perché l'ascolto è debole. Questa legge crea procedure stabili per generare politiche realmente condivise».
Due gli strumenti principali: «Un bando annuale, rivolto a enti locali, associazioni, comitati, per stimolare progetti dei cittadini che la Regione potrà accogliere e finanziare, oppure no». E poi «il dibattito pubblico, procedura nata in Francia nel 1995, con cui si ascoltano le popolazioni interessate da opere pubbliche». Un modo per governare la sindrome Nimby (“non nel mio cortile”) che avversa le iniziative nei territori.
«Una proposta che merita attenzione», afferma Pietro Ciarlo, costituzionalista: «Ma andrebbe limata in alcuni dettagli tecnici». Al convegno hanno partecipato anche gli assessori regionali Gianmario Demuro (Riforme) e Cristiano Erriu (Enti locali): «Per garantire l'effettiva partecipazione dei cittadini all'elaborazione delle politiche pubbliche regionali - dice Demuro - anzitutto la Regione deve fornire il maggior numero di informazioni certificate. Una tematica che va sviluppata, perché rappresenta il futuro della democrazia partecipata». (ma. ma.)
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 9 - Edizione CA)
«La Giunta penalizza i medici sardi»
BORSE DI STUDIO. Claudia Zuncheddu (Sardigna libera) attacca l'esecutivo e il Consiglio
 
Il pasticcio delle scuole di specializzazione ha del paradossale. Secondo Claudia Zuncheddu (Sardigna Libera) sorprende che a combinarlo sia stata proprio «una casta di universitari, la stessa che guida il governo della Sardegna».
All'origine del mancato finanziamento delle borse di studio per i giovani medici (rimasti a secco per il 2015) c'è l'operato di «una Giunta regionale non all'altezza neppure dei propri ruoli. Una Giunta che con i suoi atti nega ai sardi il diritto allo studio, alla sanità pubblica, al lavoro pulito». E che «ubbidiente sotto la bandiera della “Buona scuola”, le scuole le chiude, e quando non può le rende inaccessibili triplicando le tasse».
Il problema, per Zuncheddu, non sono tanto i fondi che mancano, quanto le scelte della Giunta Pigliaru. «Senza scomodare i 600 milioni che dal nostro bilancio sanitario andranno al Mater Olbia di proprietà del Qatar in dieci anni, è recentissima la delibera dell'assessore Paci che destina 41.706.471 di euro per incrementare l'inceneritore di Macchiareddu e con esso le nostre malattie. L'incenerimento è la tecnologia più dannosa per l'ambiente e la salute. È già stato definito un crimine contro l'umanità».
E se questo è il modo in cui la Giunta gestisce il bene comune, «forse per le borse di studio dovute ai laureati in Medicina non ci saranno speranze». Quindi, non resta che aspettarsi «un atto di responsabilità mirato a recuperare fondi per le scuole dei neo medici che con la loro professionalità darebbero un contributo concreto al miglioramento della salute dei sardi e del nostro ambiente».
L'ex consigliera regionale di Sardigna Libera non se la prende solo con la Giunta. «Anche il Consiglio regionale non brilla per lungimiranza: a marzo tutti hanno alzato la mano per votare un bilancio privo dei fondi necessari per pagare i contratti dei nuovi specializzandi. Un'omissione grave a cui è seguita una legge farsa». (ro. mu.)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 27 - Edizione CA)
Il Puc disegnato da Architettura
ALGHERO. Ma i Riformatori insorgono: «Rischi pesanti»
 
Che rapporto c'è tra il Comune e l'Università per la stesura del Puc? Lo chiede il gruppo dei Riformatori, volendo fare chiarezza a proposito del Protocollo d'intesa tra l'Amministrazione e gli Atenei di Sassari e Cagliari, Dipartimenti di Architettura e Ingegneria.
Lo schema approvato con una delibera dello scorso venti maggio, infatti, al punto quattro precisa che nessun onere finanziario graverà a carico del Comune algherese dall'adozione del provvedimento. Ma il coordinamento cittadino non è del tutto convinto.
«Gli eventuali oneri - fanno sapere i Riformatori - saranno determinati infatti nelle convenzioni attuative, da stipularsi di volta in volta». I Dipartimenti universitari si impegnano, con questo atto, a compiere studi e analisi inerenti anche al Puc, al Piano di utilizzo dei litorali, a quello del Traffico del Comune di Alghero.
«Il Protocollo d'intesa - incalzano i Riformatori - presume che gli incarichi vengano assegnati direttamente dal presidente del Comitato scientifico, dimenticando che tale procedura è considerata una grave irregolarità». Eventuali contenziosi con la categoria di architetti e ingegneri, a giudizio del gruppo politico, «avrebbero un riverbero altissimo sull'economia della città in quanto frenerebbe o addirittura metterebbe in un lungo impasse l'iter di approvazione del Puc». ( c. fi. )
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 30 - Edizione CA)
Scienziato
La missione spaziale
ha un padre sardo: il fisico Angelo Atzei
 
Nel viaggio di Rosetta dentro al cuore ghiacciato della cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko c'è un bel pezzo di Sardegna. Lo ha scritto lo scienziato sardo Angelo Atzei, intervistato lo scorso novenbre da L'Unione Sarda: quando il progetto Rosetta è partito, più di trent'anni fa, in cabina di regia all'Esa c'era lui. E sette mesi, il 12 novembre, Atzei era a Darmstadt, in Germania, nella sede operativa della Esa, l'Agenzia spaziale europea, ad assistere all'atterraggio del lander Philae sulla coda della cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko.
Nato a Bonorva per caso («Mio padre era carabiniere e veniva trasferito spesso»), Angelo Atzei vive da decenni in Olanda ma appena può trascorre le vacanze a Torre delle Stelle, luogo dal nome appropriato alla carriera dello scienziato: laurea in fisica a Cagliari, poi, dopo il servizio militare in Aeronautica, il perfezionamento a Parigi grazie a progetti finanziati dalla Nato. Nel 1967, quando si decise di creare l'Esa, fu chiamato a farne parte. Ed era lì quando, nel 1984, vari gruppi di ricercatori chiesero all'agenzia di studiare approfonditamente le comete, «gli unici corpi, nell'universo, che non si sono complicati» aveva spiegato Atzei: «Sono al centro di questioni legate all'origine della vita sulla Terra, come il motivo per cui c'è l'acqua: un'ipotesi è che sia la conseguenza di un bombardamento di comete sul nostro pianeta».
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
Sequi, nel suo ospedale l'ultimo saluto tra la folla 
BROTZU. Commossa cerimonia funebre per l'ex direttore sanitario
 
La camera ardente per tutto sabato in una sala della Direzione sanitaria, al pianoterra del Brotzu. Una decina di metri dal suo studio, dove per otto anni, con una parentesi di un biennio al Policlinico di Monserrato, ha guidato il più importante ospedale cittadino e della Sardegna. Poi ieri mattina alle 11,30 la cerimonia funebre nella cappella dello stesso Brotzu, anche questa distante pochi passi. Tutto in casa, perché Roberto Sequi ha sempre considerato il Brotzu la sua seconda famiglia che ha visto crescere e ha contributo a far diventare un polo d'eccellenza. Tra quei corridoi, quelle sale, quei reparti, ha trascorso oltre vent'anni svolgendo vari incarichi sino alla nomina di direttore sanitario.Con i colleghi della Direzione e di tutti i reparti, ha operato per far diventare l'ospedale cagliaritano un centro di riferimento per i trapianti di rene, di cuore e, più di recente, anche di fegato.
Un male incurabile lo ha colpito tre anni fa e sabato, all'età di 58 anni, se n'è andato lasciando un vuoto incolmabile nell'ospedale, nel mondo della sanità regionale e in città dove era conosciuto e stimato in molti ambienti. A cominciare da quello sportivo con un passato di calciatore di buon livello (anche con la maglia del Cagliari negli anni Settanta). Un serio professionista e un vero personaggio cittadino, come testimonia la folla che ieri ha riempito i corridoi e la cappella del Brotzu per l'ultimo saluto. Molta commozione tra colleghi medici e di tutto il personale del Brotzu, gli amici, i tanti sportivi che lo hanno apprezzato sui campi di calcio e tennis, tutti stretti attorno alla famiglia.
Il compito di celebrare la cerimonia ai due cappellani dell'ospedale, i padri cappuccini Marco e Ivan. «Roberto Sequi ci consegna in eredità un grande insegnamento» ha detto don Marco riprendendo le parole espresse dai colleghi medici: «La sanità va guidata mettendosi sempre dalla parte di chi riceve il servizio, cioè dei malati, dei pazienti, di chi soffre. Lui lo ha sempre fatto e i risultati del suo lavoro sono oggi qui visibili a dimostrarlo».
Nei banchi in prima fila Franco Meloni, l'ex manager del Brotzu che di Sequi fu capo e “maestro” tanto da volerlo con lui nel nascente Policlinico universitario a Monserrato. Poche parole perché la commozione è forte: «Roberto è stato un eccellente professionista, grandi capacità organizzative, sapeva risolvere i problemi badando al concreto e ottimizzando le risorse, ma soprattutto va ricordato per l'umiltà e la disponibilità con tutti».
Una cerimonia composta, l'abbraccio affettuoso alla moglie Luciana, direttrice del reparto di neonatologia e nido dello stesso Brotzu, ai figli e ai familiari. Poi l'ultimo saluto. (c. f.)
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 10 - Edizione CA)
Fase 1, il flop e gli speculatori
La società della Regione sulla ricerca medica: 9 anni di nulla
L'altolà della Corte dei conti: dismissione mancata e sei milioni e mezzo di patrimonio
 
Doveva contribuire a riscrivere il futuro della medicina in Sardegna. Invece ha alle spalle nove anni di quasi totale improduttività e bilanci che hanno ingoiato fondi pubblici. E sul suo, di futuro, qualcuno intravede degli avvoltoi pronti ad arricchirsi a spese della Sardegna. Fase 1 è una società della Regione nata nel 2006 con grandi obiettivi: sperimentazione e ricerca sui farmaci, con sviluppo di nuove cure per i sardi. Traguardi alti, risultati modesti. La Regione sta cercando di liberarsene da qualche anno, dietro garbato e puntiglioso suggerimento della Corte dei conti. Prima l'idea, nell'era Cappellacci, di trasformarla da Srl a Fondazione. Poi il nuovo piano, recente, di dismissione. Ma adesso Sel in consiglio regionale avverte: in pancia, nonostante tutto, Fase 1 ha oltre 6 milioni di euro «non spesi per incapacità degli amministratori», qualche privato del settore farmaceutico potrebbe approfittarne.
L'INCHIESTA Il battesimo risale a novembre 2006, quando governava Renato Soru. Fase 1 viene creata per «promuovere e sviluppare progetti farmaceutici e biotecnologici dalle ultime fasi dell'attività di ricerca preclinica, tossicologica e farmacologica sino alle iniziali sperimentazioni cliniche sull'uomo e di identificare (…) nuovi farmaci e indicazioni terapeutiche per quelli esistenti». L'iniziativa era stata benedetta da grandi enti, come il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e l'Istituto superiore di sanità (Iss), con il supporto dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Ma i capitali sono tutti della Regione, mentre a gestirla vanno nomi altisonanti della medicina, anche sarda, che compongono il comitato etico. La sede operativa è all'undicesimo piano del Brotzu.
CORTE DEI CONTI La società, nei piani iniziali, avrebbe dovuto raggiungere il pareggio di bilancio in tre anni, grazie ai ricavi sui progetti. Nel 2013 però arriva la sezione di controllo della Corte dei conti, che fa una radiografia alle spese: «Nel 2010», dice la relazione, «sono stati stanziati per Fase 1, quale contributo per il funzionamento e l'attività istituzionale, 3 milioni di euro, uno e mezzo sia nel 2011 che nel 2012». Ma i ricavi in questi ultimi due anni sono modesti: «Rispettivamente poco più di 42 mila e 101 mila euro (…) e rappresentano una percentuale modestissima rispetto all'ammontare dei costi della produzione ovvero il 2,7 e il 6 per cento. Ad aumentare sono invece le spese per il personale: 335.142 euro nel 2010, 588.786 nel 2011 e 614.007 nel 2012». Crescono anche le consulenze. E i progetti di ricerca? Due, in due anni. Poca roba. Arriva l'ammonimento dei giudici contabili: la Regione deve intervenire, magari abbandonando la società.
DISMISSIONE Dalla Regione arrivano le proposte di migliorie: accorpamento col Brotzu e trasformazione in Fondazione. Passano gli anni, il progetto s'inceppa. Fino ad arrivare allo scorso 26 maggio: la Giunta di Francesco Pigliaru dà mandato all'assessore alla Programmazione Raffaele Paci «per l'espletamento degli adempimenti relativi alla dismissione della società». L'incarico di amministratore unico va a Monica Pilloni.
I DUBBI Il gruppo di Sel in consiglio regionale analizza la storia di Fase 1: tutti i dubbi vengono riversati in un'interrogazione, primo firmatario Francesco Agus. Il timore è che adesso qualcuno speculi su Fase 1 e metta le mani sui soldi pubblici che si porta dietro. A settembre 2014, rileva, la Giunta aveva deciso l'atto di indirizzo per la riorganizzazione di Sardegna Ricerche, ente regionale alla quale Fase 1 fa capo. L'atto, ad aprile, diventa un disegno di legge. Ma Fase 1 scompare dai piani di riordino. Perché? Sel lo chiede a Pigliaru. A bilancio, scoprono i consiglieri regionali, risultano «un capitale sociale di 120 mila euro e un valore dello stato patrimoniale di oltre 6 milioni e mezzo di euro». Soldi che fanno gola. Per evitare «dinamiche di tipo speculativo», che permetterebbero a un privato di accaparrarsi un sacco di denaro pubblico con la dismissione, Sel chiede «che tipo di procedure di evidenza pubblica si intenda porre in atto» e «chi può essere interessato all'acquisizione». E, ovvio, di valutare strade alternative.
Enrico Fresu
 

LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Nuoro – pagina 22
La Uil: “Ecotopia, intervenga il prefetto”
Il segretario regionale Lai: «Meloni convochi le parti. Chiediamo che la nuova società mantenga i vecchi lavoratori»
Le richieste più urgenti
Vogliamo che siano mantenuti gli stessi livelli occupazionali e tutte le professionalità che sono state acquisite
di Valeria Gianoglio
 
NUORO L’obiettivo, adesso, è salvare i 33 lavoratori della cooperativa Ecotopia. E dal momento che finora nessuno ha risposto al loro appello, stavolta, la Uil regionale, si rivolge direttamente al prefetto di Nuoro, Giovanni Meloni. A lui, il segretario regionale del sindacato, Andrea Lai, chiede di convocare un tavolo di trattativa. È l’ultimo tentativo di una tenace catena di iniziative, sit-in, volantini di protesta, che nelle ultime settimane, hanno animato le giornate dei dipendenti della coop che dal prossimo 30 giugno, a causa di un nuovo appalto, sarà tagliata fuori dopo 20 anni dalla gestione dei servizi per l’università. «Con la presente – scrive il rappresentante regionale della Uil, Andrea Lai – la scrivente federazione, chiede un incontro urgente al fine di analizzare congiuntamente la situazione in cui si trovano i lavoratori dipendenti della società coop Ecotopia, che a far data dal primo luglio 2015, a causa del subentro, nell’appalto presso il Consorzio universitario nuorese, della società Stella Multiservizi srl, perderanno il posto di lavoro, poiché quest’ultima non ha dato seguito alla nostra richiesta d’incontro, al fine di procedere al passaggio del personale per cambio d’appalto. Di fatto, nonostante la richiesta inviata dalla scrivente, in data 20 maggio 2015 alla suddetta società, di fatto nessuna disponibilità è pervenuta. Alla luce di quanto esposto, e considerata la gravità della situazione venutasi a creare, al fine di voler mantenere i livelli occupazionali e le professionalità ormai acquisite dal personale, chiedo il vostro autorevole intervento». Il rappresentante della Uil, Andrea Lai, dunque, con questa richiesta chiede dunque al rappresentante sul territorio dello Stato di farsi promotore di un incontro tra tutte le parti coinvolte, a vario titolo, nella vicenda dell’appalto e dei servizi per l’università nuorese. Per questo, la stessa lettera, il sindacalista, oltreché al prefetto Meloni, l’ha inviata anche alla direzione provinciale del lavoro, e per conoscenza anche al sindaco di Nuoro, alla società Stella Multiservizi, vincitrice della nuova gara d’appalto, alla società Ecotopia, e ai vertici del Consorzio universitario nuorese. La speranza, da parte della Uil regionale, è che la nuova società possa assorbire i lavoratori che finora, per conto della coop Ecotopia, hanno lavorato per venti anni al servizio dell’ateneo nuorese. Nei giorni scorsi, i 33 dipendenti della coop avevano organizzato un sit-in davanti ai cancelli della sede del corso di laurea in Scienze forestali, a Sa Terra Mala. E in quella occasione avevano ancora una volta gridato la loro rabbia, arrivando anche a sbarrare i cancelli della sede del corso di laurea. «Indire una gara d'appalto – avevano scritto nel volantino – con un importo a base d'asta del 30% in meno ( più il ribasso ) rispetto all'ultima gara del 2007 , richiedendo, complessivamente, gli stessi servizi, significava licenziare 10 persone su 33 o “tagliare” a tutti lo stipendio (ma non le ore ) del 30% con una netta diminuzione della qualità del sevizio , non solo nelle pulizie , ma soprattutto per i servizi qualificanti come la biblioteca o la segreteria studenti che, nel caso specifico di Nuoro, serve tutti gli studenti del territorio iscritti a Sassari». «Hanno preferito – si leggeva ancora nello stesso volantino diffuso dai dipendenti della cooperativa – andare a testa bassa, senza badare alla tutela dei lavoratori, infatti non ha giustificazione non aver inserito, negli atti della gara, la cosiddetta clausola di salvaguardia sociale prevista dall'articolo 69 del decreto legislativo numero 163/2006 che prevede che le stazioni appaltanti possano prevedere il riassorbimento del personale già in servizio, purché funzionali all'organizzazione dell'azienda subentrante».
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Nuoro – pagina 22
I commenti on line
La buona Università è fatta anche di servizi
 
«La buona Università la fanno i docenti, la fanno i ricercatori, la fanno anche i servizi efficienti. Non è tagliando la qualità dei servizi che si può rifondare l'Università nuorese», e ancora: «Non è una questione di diritti, democrazia o di difesa del posto di lavoro è ormai una questione di vita o di morte, ci stanno trascinando sull'orlo di un precipizio e nessuno si vuole svegliare, rinnovo la solidarietà ai lavoratori onesti, scrupolosi e preparati della coop. Ecotopia, il lavoro non si svende e neanche la dignità». Su internet e i social network, e su Facebook in particolare, si moltiplicano, di ora in ora, i commenti e le prese di posizione attorno alla vicenda dei lavoratori della cooperativa Ecotopia. Anche la comunità ecclesiale nuorese, attraverso il responsabile dell’ufficio comunicazione della diocesi, Francesco Mariani, nei giorni scorsi, aveva espresso la sua solidarietà e vicinanza ai dipendenti della coop. Ogni occupazione lavorativa che viene a cessare è una ferita non solo individuale ma collettiva. Tocca famiglie e società». (v.g.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Calcio – pagina 33
addio a roberto sequi
Una vita spesa tra il pallone e la medicina
 
CAGLIARI Se ne è andato combattendo, alla sua maniera. Roberto Sequi, lottava da tre anni in un match che, sapeva bene, sarebbe stato impossibile da vincere. L’hanno salutato in migliaia. Lacrime, commozione, sofferenza. Aveva 58 anni e una vita divisa tra calcio e medicina. A sostenerla l’amore per la moglie Luciana e i figli Roberta e Luigi. Straziante il cordoglio nella camera ardente che l’azienda sanitaria di via Peretti ha voluto dedicare al suo direttore. Roberto Sequi nasce con il pallone ai piedi. Le giovanili nel Cagliari, difensore moderno e roccioso. Nel 1976 arriva in prima squadra. “In ritiro, non credo a quel che mi succede: giri di campo e torello con Gigi Riva”, raccontava spesso con quel suo sorriso sornione. Delogu, allora presidente rossoblù, lo convoca. Napoli e, pare, Inter bussano per il terzino. Sequi ringrazia: “Avvocato, ci ho pensato. Studio medicina”. Dal campo alla facoltà. Ma con la sacca sempre pronta: San Marco di Cabras e Carbonia. Ma anche Cus Cagliari. E il tennis. “Non concepisco un’esistenza senza sport e competizione con le regole e il rispetto al centro di tutto”, diceva. Diventato dirigente medico di alto profilo e molto stimato in tutto l’ambiente, esperto di management sanitario, carriera turbo: dall’ospedale Brotzu all’Azienda ospedaliera universitaria e ancora al Brotzu: “La sua seconda casa”, dice sconvolta la moglie, neonatologa. Da sempre, lui vola. Ai vertici delle aziende, con idee e qualità umane, rare e professionali. Era stimato da tanti e non solo perchè era un abilissimo professionista, ma soprattutto per le sue qualità umane. In corsia e fuori. Sabato mattina, il capolinea. Una notizia che ha fatto male a tantissime persone. Ieri, i funerali. La città, un fiume di parenti e amici, stretta in un dolore feroce. Roberto Sequi lascia un vuoto immenso. Un uomo, un professionista, uno sportivo che verrà ricordato per le sue qualità e soprattutto per la grande passione che metteva in tutte le cose che faceva. (m.f.)
 

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