Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
25 April 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
Campus, troppi ritardi
L'Ersu: sono a rischio i fondi per il secondo lotto 
VIALE LA PLAYA. Stenta a decollare la sede universitaria da 100 milioni
 
La classica prima pietra non è stata ancora posata, ma la grande opera da 100 milioni e oltre 500 posti letto del campus universitario di viale la Playa è già un aborto. Troppe lungaggini, continui rinvii e intoppi: l'Ersu perderà i fondi europei per la costruzione del secondo lotto dell'edificio per studenti che dovrebbe sorgere sui terreni dell'ex Sem della famiglia Cellino. A dirlo non sono le solite cassandre, ma lo stesso Ente per il diritto allo studio, in una lettera riservata inviata all'assessorato regionale all'Istruzione dal direttore generale Michela Mancuso. Anche la prima tranche dei lavori non è messa bene. Il cantiere doveva essere aperto già da febbraio: non c'è nemmeno la firma della convenzione con il Comune, che da cronoprogramma era attesa per lo scorso novembre. Speranzoso, più che fiducioso, è il presidente dell'Ersu, Antonio Funedda: «Tutto vero, ma l'auspicio è che sul piano politico si apra una trattativa Regione-Governo per la rivisitazione delle scadenze alle quali è legata l'erogazione dei fondi Cipe. Noi abbiamo fatto il nostro». Intanto fa i conti con le strutture esistenti e le somme a disposizione per risistemarle: una casa dello studente chiusa in via Roma, forse per sempre, e le altre che perdono pezzi.
LO STOP La mazzata su un progetto già vacillante è arrivata il 30 dicembre 2014 dalla riunione dell'Unità tecnica regionale per i lavori pubblici. Fior di dirigenti e professionisti chiamati a esprimersi sul secondo lotto dei lavori del campus: centinaia di posti letto (da aggiungersi ai poco più di duecento del primo), palestra, mensa, aree di socializzazione e sale riunioni, per un importo di oltre 25 milioni. Il verdetto: giudizio sospeso. In sintesi: le opere del primo e secondo lotto devono essere omogenee, “l'organizzazione planivolumetrica del secondo risulta largamente condizionata dalle opere già appaltate col primo”, “i fabbricati del secondo potranno essere edificati solo ed esclusivamente dopo la costruzione e il collaudo dei sottostanti piani interrati, da realizzare col primo lotto”. Una prescrizione tombale.
TEMPI STRETTI Un grosso problema per l'Ersu, che ha una scadenza, pena la perdita dei fondi che verrebbero revocati dal comitato interministeriale: deve affidare i lavori vagliati dall'Utr entro il 31 dicembre di quest'anno. Impossibile, scrive il 25 febbraio il direttore generale Mancuso: “Si ritiene che l'obbligazione giuridicamente vincolante per l'intervento Saris03C (il secondo, ndr) non potrà, stanti le problematiche insorte, essere raggiunta entro il 31 dicembre”. Tradotto: addio ai soldi.
LA LETTERA Le “problematiche insorte” sono descritte in una decina di pagine, dove si ricostruiscono tutte le tappe del progetto campus nell'ex Sem, che ha preso vita solo a giugno dell'anno scorso, con la firma dell'accordo di programma tra Ersu, Regione, Comune e Università. Anche se se ne parla dal 1990. Mancuso parla di “sovrapposizione della realizzazione dei due interventi”, che sarebbe stata causata “dal rallentamento che ha subito l'esecuzione del primo lotto per circostanze non dipendenti dall'Ersu”. Sotto accusa finiscono i tempi troppo lunghi “dell'iter autorizzativo per il progetto definitivo già aggiudicato, concluso con l'ottenimento solo il 28 ottobre 2014 dell'autorizzazione paesaggistica”. La concessione edilizia, si legge, non arriverà prima della fine di luglio 2015, la consegna dei lavori almeno a ottobre. Poi serviranno 200 giorni per la costruzione, “a meno di ritardi dovuti a ritrovamenti imprevisti”. Bene che vada, e le condizioni non sembrano esserci, il primo blocco sarà finito a maggio 2016.
Enrico Fresu
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
La mappa
Cinque case dello studente
vecchie e malconce
 
Appena 903 alloggi per oltre 12 mila fuorisede. Il progetto del campus di viale La Playa ne prevedeva altri 505 e sono quasi tutti a rischio. Dovrebbero essere una risorsa su cui investire, invece sembra che Cagliari, con tutti gli enti che se ne dovrebbero occupare, snobbi gli universitari. Qualche dato, per capire. Cinque case dello studente esistenti, tutte vecchie e malconce, hanno bisogno di interventi per 21 milioni di euro. Nelle casse dell'Ersu, bilanci alla mano, ce ne sono poco più di sei e mezzo, tutti fondi Fas. All'appello mancano più di 14 milioni. L'ex Moderno, la casa di via Roma, è chiuso forse per sempre: il cantiere è stato aperto e pure abbandonato. Il presidente Funedda ammette: «Non ci sono soldi». Servirebbero cinque milioni di euro. E non è nemmeno detto che quell'antico edificio di via Roma, che era colmo di amianto, possa tornare a essere funzionale. Tutti sono d'accordo: comprarlo è stato un errore. In via Biasi (124 posti) basta uno sguardo dall'esterno: pezzi di cornicioni sono precipitati nei giardini, i terrazzini perdono intonaco e non solo. L'Ersu mette nel conto interventi per 1 milione e 660 mila euro, ma disponibili sono appena 219 mila. Di via Trentino (241 alloggi), l'unico immobile nato per ospitare studenti, si è parlato nelle scorse settimane. Ma solo perché ha ceduto un pezzo di controsoffitto all'ingresso: per mettere a posto la struttura servirebbero 1.667.000 euro, ce ne sono 965.000. Risorse stanziate nell'ultimo bilancio regionale? «Zero», dicono sia Funedda che Pitirra. Il presidente: «Dovremmo avere la possibilità di accedere a dei mutui. Vedremo». (e. f.)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
Dodicimila fuorisede
Funedda: «I posti letto non bastano»
 
«Forse il tema degli alloggi universitari non è mai stato affrontato con la dovuta attenzione dalla politica. Ma credo la strada giusta sia stata imboccata», dice Antonio Funedda, da nemmeno un anno è presidente dell'Ersu. Le sta tentando tutte per realizzare il campus in viale La Playa. Sa che in giro per la città ci sono oltre dodicimila studenti fuorisede e i posti letto non bastano. Quei 500 all'ex Sem non risolverebbero il problema, ma aiuterebbero: «Spero che si trovi un accordo per non perdere le risorse», aggiunge. Chi guarda sconsolato alla situazione attuale e chiama in causa la Regione è Francesco Pitirra, rappresentante degli universitari nel cda dell'ente: «Non solo i posti alloggio sono del tutto insufficienti, a fronte di una popolazione fuori sede molto ampia, ma inoltre quei pochi che ci sono non sono sempre consoni agli standard di sicurezza richiesti per la compagine studentesca». In viale Trento conoscono bene la situazione. «È da tempo», aggiunge Pitirra, «che mandiamo segnalazioni, dati, cifre alla Regione, per rendere ogni studentato migliore e sicuro per far vivere una vita dignitosa, ma ancora oggi non c'é stata alcuna risposta». Emblematico il caso di via Roma, spiega lo studente di giurisprudenza: «Una casa chiusa da anni per problemi di manutenzione e ancora abbandonata a se stessa. È tempo di responsabilità: o la Regione agisce subito o dovremo assistere alla caduta di altri tetti». (e. f.)
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
San Giovanni di Dio,
ospedale e sotterranei aprono ai visitatori 
 
Bello, affascinante e ricco di storia, per regalo di compleanno, il 171°, l'ospedale civile San Giovanni di Dio si concede un bagno di folla: visite guidate, appuntamenti, mostre, concerti e dibattiti a partire da giovedì prossimo, 30 aprile, e fino a domenica 10 maggio.
NEL RIFUGIO ANTIAEREO Il calendario messo a punto dall'Azienda mista è ricco. Il piatto forte sono le visite guidate all'edificio a forma di mezza margherita disegnato da Gaetano Cima nel 1842 e realizzato a partire dal 1844 e ai sotterranei: un lunghissimo corridoio scavato in fretta e furia esattamente cento anni dopo, in piena seconda guerra mondiale, quando la città era minacciata dalle incursioni aeree angloamericane. I giorni drammatici delle bombe sono documentati già nell'atrio: su uno schermo, installato accanto al busto (di Giuseppe Sartorio) che ritrae l'architetto piemontese, scorrono in bianco e nero le immagini di case e chiese sventrate, strade ingombre di macerie, uomini e donne terrorizzate che entrano di corsa in un rifugio antiaereo. Non un rifugio qualunque: proprio quello che corre sotto l'ospedale, a sette metri di profondità e ad appena tre dalle fondamenta (ci volle tutto il mestiere minerario dell'epoca per dosare l'esplosivo). È qui che, accompagnati in gruppi di 25 dai soci e dai volontari dell'associazione Mariposa, i visitatori ritroveranno a fine visita quelle immagini, proiettate su una parete di roccia: un brivido, quasi un ritrovarsi a tu per tu con dei fantasmi, rivivere in quel posto, settant'anni dopo, le loro emozioni.
SCHEGGE DI BELLEZZA Quei fotogrammi tremolanti saldano fra loro la prima e l'ultima tappa. In mezzo, tante schegge di bellezza da scoprire in venti minuti di tour: dalla sobria facciata neoclassicheggiante alla fresca eleganza dell'atrio, dalla meraviglia vietata dei giardini (impossibile accedervi a causa del pericolo di crolli: l'edificio, soprattutto nelle parti alte, è malandato) ai ritratti (quadri e sculture) dei tanti benefattori che con le loro donazioni hanno permesso all'ospedale di nascere e funzionare. Ieri una visita di prova è stata guidata da Bruno Satta e Giovanni Andrea Sagoni di Mariposa per i direttori generale e sanitario, Giorgio Sorrentino e Oliviero Rinaldi il cronista e il fotografo de L'Unione Sarda .
AL CENTRO DEL FIORE Dall'atrio, attraverso una scala protetta dalle balaustre in ferro ottocentesche, al primo piano si visiterà la chiesa circolare che rappresenta il centro e il cuore dell'edificio: da qua le varie ali si diramano come raggi o petali. «Al centro c'è il Santissimo. Dall'altare - spiega il cappellano, don Francesco Emilio Farris - do idealmente la benedizione a tutti i reparti». Idea mistica, quella dell'ospedale-fiore («Cima era molto religioso», racconta Bruno Satta), ma anche pratica: i cortili interni consentivano la costante ventilazione dell'edificio.
REPERTI Sulla scala si potrà ammirare un grande quadro di Giacomo Altomonte. Una chicca fra le tante, come la grande cassaforte ottocentesca in uso fino a cinque anni fa o, in un corpo adiacente all'edificio principale, la vecchia farmacia che ora ospita la Mammografia. Tanti i reperti esposti nei sotterranei: passeggiando fra le pareti su cui sono ancora visibili i fori delle mine e i segni lasciati da trivelle ed esplosivo, si vedranno maschere antigas, vecchie piastrelle (fino al recente recupero, il rifugio antiaereo è servito da discarica), ingranaggi e macchinari arrugginiti, resti del forno che per decenni ha ridotto in cenere i rifiuti ospedalieri (ma, in tempi più recenti, anche una grossa partita di droga sequestrata dalla Guardia di finanza), i vecchi lettini del Nido, una piccola collezione di minerali, una madonnina che fu cara alle suore vincenziane. Frammenti di storia di un ospedale in cui si riassume quella di un'intera città.
Marco Noce
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Agenda Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
In Breve
ORTO BOTANICO
 
Nella sala espositiva dell'Orto botanico è in corso la mostra “AlimentarMente” e “Fiori e Foglie”, nella quale vengono presentati i risultati di due progetti realizzati dagli alunni della scuola secondaria di primo grado di Usellus-Ales e di quella di Milis-Tramatza. La mostra è aperta dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 e sarà visitabile anche il 9 e 10 maggio.
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Provincia Sulcis (Pagina 41 - Edizione CA)
È allarme Sclerosi multipla, nel Sulcis numeri record
Appello di Cani (Pd) alla Regione: un centro a supporto del Binaghi
 
Un punto di riferimento per i pazienti affetti da sclerosi multipla e un aiuto alla ricerca. Emanuele Cani - deputato Pd - chiede alla Regione che il Sulcis Iglesiente venga dotato di una struttura per l'assistenza alle persone affette da sclerosi multipla e, al tempo stesso, consenta agli studiosi di capire perché il territorio abbia l'incidenza più alta della malattia.
L'APPELLO Una richiesta - fatta con una lettera inoltrata al governatore Francesco Pigliaru e all'assessore Luigi Arru - legata al fatto che il territorio è ancora sul (triste) podio. Una medaglia di cui - come di altre - se ne farebbe volentieri a meno: nel Sulcis Iglesiente ci sono circa 300 ammalati, in misura maggiore donne. Un'incidenza più elevata rispetto a quella di altre zone dell'Isola (peraltro già ad alto rischio nel mondo) che ha spinto Cani a chiedere maggiore attenzione. Come? Dotando il Sulcis Iglesiente di una struttura in grado di diventare punto di riferimento per gli ammalati.
IN APPOGGIO AL BINAGHI Il deputato Pd non propone la nascita di un doppione del “Centro regionale per la diagnosi e la cura della Sm” che ha sede all'ospedale Binaghi di Cagliari. «Piuttosto - chiarisce - una struttura in grado di affiancarlo e dare ai ricercatori la possibilità di conoscere meglio il territorio per provare a capire come mai sia quello con l'incidenza più alta di una patologia che - fatta eccezione per la Sardegna - è diffusa con maggiore prevalenza nelle altitudini elevate».
Il tasso di prevalenza (ovvero il numero di persone colpite su una base di 100 mila abitanti) nel Sulcis Iglesiente è di 210,4 contro quelli delle altre due aree della Sardegna finora esaminate, ovvero il Centro e il Nord Ovest, rispettivamente di 157 e 102.
L'INDAGINE Una fotografia allarmante, fatta a seguito di uno studio di medici e ricercatori del Centro sclerosi multipla dell'ospedale Binaghi insieme alla Divisione neurologica del Brotzu, al Dipartimento di salute pubblica dell'Università di Cagliari e quello di Epidemiologia e statistica medica dell'Università di Pavia. La ricerca (approvata nel 2011 e poi pubblicata nella rivista specialistica PubMed) prende in considerazione anche Siliqua e Teulada e al momento è l'unica con valenza scientifica. Ha dato lo spunto al deputato Pd per sollecitare la Regione. Il parlamentare propone di «avviare un tavolo di concertazione, anche alla luce della riorganizzazione del sistema sanitario».
Cinzia Simbula
 

LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Lettere e commenti – pagina 19
il caso profughi
L’emergenza immigrazione e l’inadeguatezza dello Stato
di Alessandro Soddu
 
A quelli che pensano che lo Stato sia un vampiro che succhia il sangue dalle vene della gente; quelli che vorrebbero più libertà e liberismo, abbattere limitazioni e frontiere, ma allo stesso tempo vedere i propri profitti protetti da ogni tipo di concorrenza; quelli pronti a mandare sms da un euro, commossi dai mille spot caritatevoli ma altrettanto inclini ad aggirare ogni obbligo nei confronti dello Stato; a quelli che di fronte alle tragedie in mare pregano per le vittime e a quelli che vorrebbero respingere i barconi, dico che il mercato dell'emigrazione ingrassa le tasche dei criminali al di là e al di qua del Mediterraneo, che l'esistenza di una regia comune è evidente; che tutto questo potrebbe finire o essere ridimensionato solo con l'intervento dello Stato se solo questa parola avesse un senso in un'Italia ostaggio della criminalità organizzata, che avvelena impunemente la terra, l'acqua e l'aria e che ha integrato il traffico di droga e armi con quello della merce umana.
Quante volte si è parlato di "strutture di accoglienza al collasso"? Ma le cose non cambiano, perché l'emergenza è un'occasione di profitti anche nell'ambito della legalità. L'assistenza si confonde con l'assistenzialismo, purché a pagare sia sempre la cassa riempita dai contributi degli onesti. Uno Stato che fosse davvero tale fermerebbe questo orrore alla fonte, che non si trova solo nelle coste africane e mediorientali, ma anche nelle nostre; non farebbe patti con le fazioni al potere nei paesi allo sfascio che si affacciano sul Mediterraneo, né per il gas né per lo smercio delle armi da parte di aziende pubbliche e private; anteporrebbe la propria dignità e quella delle orde di disperati che cercano una vita migliore, dichiarando guerra una volta per tutte al cancro mafioso che lo divora; accoglierebbe gli immigrati solo potendone garantire l'ospitalità, aggirando i circuiti criminali che ne regolano l'afflusso, assicurando il rispetto dei diritti umani e civili nei luoghi di residenza e in quelli di lavoro.
Nessuno ha bisogno di accendini, calze e rose in ogni parcheggio dei market o nei bar e nei ristoranti. Nessuna cultura giustifica l'esistenza di campi di "accoglienza temporanea" o residenziali dove ammassare rom, sinti o africani e asiatici impiegati come schiavi nell'agricoltura. Il soccorso dei barconi alla deriva è solo un servizio pagato con i soldi di tutti alla criminalità organizzata, che reclama e ottiene indietro con le armi gli stessi barconi, agendo indisturbata da costa a costa.
Nessun effetto deterrente, nessuna conseguenza concreta. Solo assistenza umanitaria passiva, come se l'Italia fosse ridotta a un ospedale da campo e le decisioni politiche fossero demandate a un ente supremo che vorremmo fosse l'Unione Europea. E invece la responsabilità è tutta nostra, imbelli paladini dei finti diritti umani, della finta accoglienza e della finta integrazione. Noi che, come nel recente passato per i rifiuti, non siamo capaci di trovare soluzioni ma solo di occultare i problemi, spostandone fisicamente o giuridicamente la soglia di tollerabilità, soffiando lontano il fumo mentre sotto tutto continua a bruciare. L'emergenza immigrazione è così solo un'occasione per ricordare l'inadeguatezza dello Stato italiano, la sua incapacità di farsi interprete di azioni forti contro il potere criminale dei tanti che ne minano ogni giorno la credibilità, alimentando la frustrazione di milioni di cittadini onesti impotenti. Uno Stato appaltato a classi dirigenti colluse e infedeli che viene a patti con nemici interni ed esterni, in grado solo di celebrare vuote cerimonie di cordoglio per onorare indegnamente la memoria dei propri autentici servitori e di tutti quelli che dallo stesso Stato chiedono e sperano di poter essere difesi.
Ricercatore di Storia medievale all’Università di Sassari
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Lettere e commenti – pagina 19
sassari, il caso ersu
Terreni per il campus e costi esagerati
 
Che l'azione dell'amministrazione pubblica sia di per sè lenta è del tutto normale per tante ovvie ragioni ma quando nel percorso ordinario si infiltrano errori di impostazione, contrasti tecnici e di competenza inevitabilmente i tempi si dilatano e si creano le opere incompiute o, peggio ancora, le cattedrali nel deserto. E' quello che è avvenuto anche nella storia infinita della casa dello studente, stando a quanto riportato dalle cronache della Nuova. Anche il costo smisurato dell'area di Piandanna, giudicata la migliore offerta dall'apposita commissione tecnica, 10-11 milioni di euro per circa 7 ettari di terreno, ha avuto il suo peso nel determinare l'atteggiamento di prudenziale temporeggiamento dell'Ersu che rileva un'elevata incidenza del costo dell'area sul totale del finanziamento, ben un quarto. Si afferma che tutto procede alla luce del sole e che la congruità dell'offerta è indiscutibile e che, pertanto, non devono esserci sospetti, dubbi e discriminazioni ( tutt'al più un pizzico di invidia per la pioggia di denaro che andrà a cadere sui fortunati proprietari). Ma a prescindere dalla trasparenza e dalla bontà dell'iniziativa, su cui proprio non si discute, resta il fatto che pagare 1,5 mln euro un ettaro è iniquo e irragionevole. Tutto qui. Da che cosa è giustificato tanto plusvalore? Ci sono villette? Giacimenti? Opere d'arte? Tantissimo valore solo perché ricadono in quella determinata zona di edificabilità? Constato che non si può lasciare l'interesse collettivo in balia degli umori di mercato e degli egoismi sociali. Non si può sempre lasciar via libera al mercato. D'altra parte se si son fissati dei tetti per gli stipendi dei funzionari pubblici perché non fare altrettanto in questi casi ? Non capisco, infine, perché l'Ersu abbia insistito tanto sul campus fuori città quando, in passato, si era sempre espresso coi fatti e a parole per strutture universitarie ricadenti nel centro cittadino.
Sebastiano Fadda Sassari
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 23
Accordo firmato tra Università e città di Togliatti
 
Il rettore Massimo Carpinelli, ha siglato nei giorni scorsi un accordo di collaborazione con l'Istituto di Cultura italiana della Regione del Volga, città di Togliatti. Una delegazione russa, guidata dalla Presidente dell'Istituto Tatiana Burobina (nella foto con Carpinelli )e composta dal alcuni docenti della università dei servizi e della università statale della città di Togliatti, è stata ricevuta nel Rettorato , dove è stato firmato un accordo quadro con la finalità di favorire la diffusione della lingua e cultura russa in Sardegna e della lingua e cultura italiana nella Regione del Volga. L'accordo prevede scambi culturali, promozione di tirocini formativi e di opportunità di collaborazioni didattiche, avvio e gestione dei rapporti di collaborazione con altre istituzioni dei territori di riferimento delle due parti.

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