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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
04 April 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 4 aprile 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
SASSARI. «Illegittima» la commissione che ha aggiudicato la progettazione dell’ampliamento
UNA GARA, TANTI SOLDI E MOLTI DUBBI
Cliniche universitarie, nel mirino un appalto da 95 milioni

Una gara per la progettazione dell’ampliamento di un ospedale a Sassari, tanti soldi e molti dubbi. «La commissione che ha aggiudicato l’appalto era illegittima, la Regione intervenga», attacca il consigliere regionale di Forza Italia Marco Tedde in un’interrogazione ricca di dettagli.
Sotto accusa c’è la gestione del bando dell’Azienda ospedaliero-universitaria turritana per la progettazione dell’allargamento delle cliniche universitarie: un’opera da 95 milioni di euro, dei quali almeno uno e mezzo destinati ad architetti e ingegneri. L’incarico è stato affidato a febbraio alla coop Politecnica di Modena (capogruppo), alla Metassociati di Macomer di Gianni Mura, al danese C.F. Moeller e al cagliaritano Studio Professionisti Associati (mandanti): quest’ultimo fondato da Aldo Vanini (attuale consulente dell’assessorato regionale agli Enti locali) e Antonello Cabras (presidente della Fondazione Banco di Sardegna ed ex senatore Pd). Ma se le pratiche amministrative sono chiuse, arriva il documento di Forza Italia, che getta ombre su tutta la vicenda. Finita anche al vaglio dei revisori dei conti dell’Aou, che il 19 gennaio avevano avviato un controllo sul «possesso dei requisiti dei componenti della commissione».
I SOLDI La storia delle cliniche universitarie sassaresi è ricostruita dai documenti dell’Azienda ospedaliero-universitaria. Ma per capirla bisogna fare un passo indietro. Nel 2011 l’annuncio, che aveva esaltato rettori e politica: arrivano oltre 300 milioni del Cipe per le strutture degli atenei di Cagliari e Sassari. Molti piani di sviluppo però erano rimasti sulla carta, i fondi rischiavano di essere perduti. A metà novembre dell’anno scorso la svolta: il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda annunciano che le risorse sono salve. La macchina amministrativa può partire.
L’APPALTO Per l’Aou di Sassari ci sono anche i 95 milioni destinati all’ampliamento delle cliniche universitarie. Serve un progetto, e già il 20 novembre ecco la gara per decidere chi dovrà disegnarlo. Base d’asta quasi un milione e mezzo di euro, ma il vincitore, è previsto nel capitolato, potrà essere anche chiamato alla direzione dei lavori. Un incarico che fa gola. Il 2 gennaio il commissario straordinario Giuseppe Pintor firma la prima delibera dell’anno e nomina i componenti della commissione che dovrà valutare le offerte. I nomi: Giuseppina del Gatto (responsabile economato dell’Aou), Nicola Orrù (direttore medico al San Martino di Oristano), Antonio Lumbau (funzionario del servizio tecnico) e Sara Ruggiu (funzionario dell’Aou, ora all’assessorato alla Sanità). L’aggiudicazione al raggruppamento di professionisti tra Modena, centro e sud Sardegna e Scandinavia è dell’11 febbraio, per una spesa di un milione e 100 mila euro, salvo affidamento successivo della direzione dei lavori.
I DUBBI Ma è sui nomi indicati da Pintor che si concentra l’attenzione di Marco Tedde, primo firmatario di un’interrogazione appoggiata da tutti i consiglieri regionali di Forza Italia. L’ex sindaco di Alghero richiama il codice degli appalti che prevede: «La commissione giudicatrice deve essere composta da esperti nello specifico settore cui si riferisce l’oggetto del contratto». Il bando dell’Aou, dice Tedde, «attiene alla realizzazione d’interventi che inequivocabilmente, per loro natura, sono inquadrabili nella categoria dei lavori pubblici. Le offerte dovevano essere valutate da una commissione composta da ingegneri edili, civili, architetti o geometri selezionati fra i funzionari della stazione appaltante». Invece «le nomine dei membri sono state formalizzate nei confronti di soggetti privi dei requisiti tecnici previsti dalla norma, ossia un ingegnere elettrico in periodo di prova, e quindi in situazione di “debolezza contrattuale”, di un “ingegnere clinico”, continua l’interrogazione, di un dirigente medico del San Martino di Oristano, di un collaboratore amministrativo in comando all’assessorato e di una dipendente in comando, il cui provvedimento di acquisizione dall’Inps di Cagliari è stato peraltro impugnato davanti al Tar». Le nomine, quindi, «appaiono di dubbia legittimità».
ALLA REGIONE Tutta la procedura è a rischio, per i consiglieri di Forza Italia, che chiedono a Pigliaru «quali siano i tempi ed i modi attraverso i quali la Regione, nell’ambito del doveroso esercizio delle proprie funzioni di vigilanza e controllo, intenda porre rimedio ai vizi di legittimità segnalati in premessa, che rischiano di inficiare in radice l’affidamento». In ballo ci sono i fondi del Cipe: tutte le gare, anche quella per la realizzazione dell’ampliamento delle cliniche, devono essere chiuse entro il 31 dicembre.
Enrico Fresu
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di sabato 4 aprile 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
SASSARI. Le indagini sulla filiera di certificazione e sui vertici del Consorzio di tutela
AGNELLO SARDO, PROGETTO FINTO
Spunta uno studio pagato dalla Regione e copiato da una tesi

C’è anche un finto progetto di ricerca, nella maxi inchiesta sulla filiera di certificazione dell’agnello sardo Igp. Uno studio pagato dalla Regione con 147mila euro, ma secondo il pm di Sassari, Gianni Caria, realizzato copiando pari pari la tesi di una dottoranda, Carla Manca, anno accademico 2008/2009. La relazione tecnica della studentessa, oggi medico veterinario (del tutto estranea alla vicenda), sarebbe stata utilizzata dai vertici del Consorzio di tutela per una delle presunte truffe ai danni della Regione e dello Stato, indicate nell’indagine della Procura di Sassari. Le 35mila pagine del fascicolo (200mila pagine di allegati) e l’avviso di concluse indagini (131 persone denunciate) descrivono una filiera di produzione di documenti, ispezioni, dichiarazioni di conformità falsi, finalizzata al raggiro sistematico della Regione e dello Stato, per l’ottenimento dei contributi pubblici.
I BERSAGLI Al centro del sistema descritto da Caria sulla base delle informative delle Fiamme Gialle, ci sono il Consorzio di Tutela dell’Igp “Agnello di Sardegna” (Indicazione geografica protetta, attribuita dall’Unione Europea nel 2001) di Nuoro, presieduto da Salvatore Bussu, direttori Antonio Gallisai (sino al 2011) e Patrizia Pitzalis e l’Organismo consortile per il controllo dei formaggi sardi dop (OCPA), con sede a Olmedo, il braccio operativo del Consorzio per il controllo e la certificazione delle aziende zootecniche sarde, sino almeno all’aprile del 2010, quando venne sostituito dall’Agenzia regionale Laore. Stando alla ricostruzione del pm Caria, dal 2005 e sino al 2011 (in alcuni casi è già scattata la prescrizione) le visite ispettive per l’iscrizione degli allevatori nell’elenco Igp, ma anche le verifiche sulle aziende incaricate della macellazione degli agnelli, erano infarcite di anomalie. I controlli sul rispetto del disciplinare di produzione degli agnelli (allevamento prevalentemente allo stato brado, macellazione e confezionamento in Sardegna) facevano acqua da tutte la parti, sostiene la Procura sassarese. E il pm contesta, tra gli altri reati, il falso ideologico e materiale, la truffa ai danni dello Stato e della Regione e la frode in commercio.
I MECCANISMI Le prime contestazioni (falcidiate dalla prescrizione) riguardano i presunti falsi nei verbali di immissione di numerose aziende (di tutta la Sardegna) nel Consorzio. Le contestazioni sono per decine di pastori, per rappresentanti dell’Associazione regionale allevatori e per i tecnici del Consorzio e dell’Ocpa di Olmedo. Poi c’è il capitolo delle schede, false secondo la Procura, di rilevamento dei dati aziendali, utilizzate in molti casi, si legge nell’avviso di concluse indagini: «per l’ottenimento del finanziamento regionale da parte del Consorzio». Stesso discorso per le richieste riguardanti diverse strutture di macellazione, dichiarazioni di conformità e richieste di contributi comunitari all’Agea di Roma. Fioccano, poi, le contestazioni di false dichiarazioni di conformità, per «la fittizia commercializzazione di agnelli come Igp “Agnello di Sardegna”», per titolari di macelli, mediatori, autotrasportatori e allevatori. Il pm parla anche di pseudo macelli (strutture non autorizzate) che avrebbero venduto la carne ad alcune catene di grande distribuzione. La Procura ipotizza anche false dichiarazioni per verifiche ispettive Ocpa mai effettuate, con il pagamento di rimborsi non dovuti da parte della Regione.
GLI INDAGATI Oltre al presidente del Consiglio direttivo del Consorzio, Giuseppe Bussu e ai dirigenti Antonio Gallisai e Patrizia Pitzalis, l’inchiesta riguarda, tra gli altri, Pierluigi Pinna e Salvatore Nicolino Meloni, responsabili dell’Ocpa, Maria Francesca Scintu, dirigente del Servizio Prodotti di Agris Sardegna, Maria Ibba e Maurizio Pellegrini, responsabili dei controlli dell’Agenzia Laore Sardegna, Giovanni Piredda e Santino Gattu, tecnici dell’Ocpa, Mario Zacchino, responsabile del Progetto, e Sebastiano Ligios, direttore del Servizio zootecnico di Agris.
LE DIFESE I difensori di alcuni indagati (Claudio Mastandrea, Arianna Denule e Nino Cuccureddu), contattati ieri, non hanno voluto commentare l’avviso di concluse indagini. Di certo stanno già esaminando i primi atti dentro il mare magnum dell’inchiesta sull’agnello sardo, dice la Procura di Sassari, allevato nella filiera dei pasticci.
Andrea Busia
 
  


LA NUOVA SARDEGNA 
 
3 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 4 aprile 2015 / Lettere e commenti - Pagina 17
LA PAROLA AI LETTORI
La scuola di Psichiatria è stata validissima
Avendo letto quanto è emerso riguardo alla Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università degli Studi di Sassari, come medici specializzati desideriamo esprimere anche il ntro punto di vista. Durante gli anni di specializzazione non ci siamo sentiti orfani, abbandonati e senza punti di riferimento poichè gli strutturati hanno vigilato sul nostro operato direttamente o con l’intermediazione degli specializzandi "anziani" della scuola. Ricordiamo inoltre che prima di essere Psichiatri, siamo medici a tutti gli effetti. La forza della Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università di Sassari è sempre stata quella di formare gli specializzandi consentendo loro di acquisire autonomia attraverso una libertà vincolata. Apprendere che sia messa in dubbio la validità di questa scuola, che ci ha formati e ci permette di svolgere il nostro lavoro di Psichiatri con professionalità, è quasi off ensivo e prendiamo distanza da tale posizione. Esprimiamo pertanto solidarietà e vicinanza ai nostri maestri e docenti. Silvia Foddai, Martino Brandano,Paola Dessole, Claudia Granieri, Rita Murineddu, Giovanni Battista Falchi, Anna Piredda, Barbara Zara, Monica Fiori, Gabriella Masala, Nicola Canopoli, Vincenzo Bifulco, Vincenzo Pinna e CristinaTaras Sassari
 
 
4 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 4 aprile 2015 / Cultura e spettacoli - Pagina 33
SCIENZA ED ENOLOGIA. I Fenici bevevano il vino fatto dai sardi
Il Cannonau veniva esportato già 700 anni prima di Cristo. Così sostiene Gianni Lovicu, ricercatore dell’Agris. Fino a qualche tempo fa si credeva che i vitigni coltivati nell’isola venissero da fuori
STORIA DEL GUSTO. Gli scavi a Sa Osa e il dna rivelano un’altra verità
di Pasquale Porcu
Cannonau, Grenache, Garnacha: quanta confusione negli ultimi anni. E soprattutto: Cannonau importato dalla Spagna. Anzi no, totalmente autoctono. Ora, finalmente, con la relazione di Gianni Lovicu, ricercatore di Agris Sardegna, al convegno "Il Cannonau, il gusto di saper vivere", svoltosi pochi giorni fa nell’ambito della 49 esima edizione di Vinitaly, sono stato posti dei punti fermi non solo sul Cannonau ma, in generale, sull’origine del vino in Sardegna. Per troppo tempo si è creduto che tutti i vitigni sardi fossero arrivati sull’isola da fuori. A importarli, secondo quella teoria, sarebbero stati nei diversi momento storici i Fenici, gli Spagnoli, i Crociati e chi più ne ha più ne metta. Una teoria, per decenni incontestata, secondo la quale la viticoltura e l’enologia erano nate in Asia Minore e da lì si erano diffuse in tutta l’area del Mediterraneo e non solo. Studi più approfonditi hanno poi preso in considerazione una più tagionevole ipotesi "multicentrica" basata anche sul fatto che alcuni vitigni di vitis vinifera altro non erano se non il frutto della evoluzione di vitis selvatica. Ipotesi che sono state verificate anche alla luce degli studi di genetica. Ritrovamenti di vinaccioli, ricerche storiche d’archivio e altri riscontri hanno portato poi a rivoluzionare le vecchie certezze (in realtà mai verificate scientificamente) per riscrivere una nuova storia che Gianni Lovicu ha brillantemente esposto al convegno di Verona. Sa Osa. Uno dei riferimenti più solidi sull’origine antiche della viticoltura sarda viene dagli scavi di Sa Osa nel comune di Cabras, dove da un pozzo è stato recuperato un ingente quantità di vinaccioli. Gli esami al carbonio14 hanno evidenziato che i vinaccioli trovati nello strato superficiale dello scavo mostravano una età che poteva essere datata a 8-900 anni avanti Cristo. Scavando in profondità lo stesso pozzo sono emersi altri vinaccioli di epoca più antica. «L’elaborazione statistica – dice Lovicu – ha evidenziato che non ci sono differenze nella forma tra i vinaccioli dello strato più basso rispetto a quelli dello strato più superficiale. Quindi si può concludere che per 600 anni sono state coltivate le stesse varietà nella stessa area». In un pozzo, molto profondo e ancor oggi alimentato dalla falda idrica, riferisce uno degli archeologi che hanno lavorato allo scavo, Alessandro Usai, sono stati trovati «una gran quantità di recipienti ceramici ricomponibili e di materiali organici perfettamente conservati in quanto perennemente immersi nell’acqua di falda: frammenti di pesci, frammenti di legno e di sughero grezzo e lavorato, semi di uva, fico, cereali, legumi, probabilmente anche olivo e prugna. Il materiale ceramico si ascrive a una fase avanzata del Bronzo Recente. Due campioni di semi d’uva sono stati datati col radiocarbonio al periodo 1270-1150 a. C. (datazione calibrata a doppio sigma)». Questo significa, dunque, che già 1300 anni prima di Cristo i Sardi bevevano vino. «Anche se – sottolinea Lovicu – non siamo in grado di dire, con esattezza, di che tipo di vino si trattasse». La nave fenicia. Un altro importante riferimento citato da Lovicu riferisce del ritrovamento, nell’agosto 2014, di una nave fenicia affondata al largo di Malta e recuperata a 120 metri di profondità. Il relitto, ben conservato, risale a 700 anni avanti Cristo. Buona parte del carico, contenuto in anfore sarde del tipo Sant’Imbenia, portano le prove di come non solo i metalli ma anche gli alimenti e il vino viaggiasero dalla Sardegna verso il Nord Africa. Anche in questo caso non sappiamo che vino fosse, ma possiamo scommettere che il vino che bevevano i muratori che hanno costruito Cartagine proveniva dalla Sardegna. Garnacha-Cannonau. Secondo molti autori, dice Lovicu, la prima citazione e la prima descrizione dell’uva Garnacha-Cannonau in Spagna è nella Obra de Agricoltura di Alonso de Herrera del 1513 che descrive un vitigno "aragones". Poiché "Tinto aragones" è uno degli altri nomi con cui Garnacha è conosciuto, oggi, in Spagna, de Herrera sta parlando di Garnacha? Pare che Garnacha derivi dall’italiano Vernaccia, vino bianco fino apprezzato durante il Medio Evo e in Rinascimento in tutta Europa e proveniente dall’Italia. Il termine Vernacha in Spagna si trova già nel 1300 mentre il termine Garnacha compare 300 anni dopo. Il vino Cannonau compare invece per la prima volta in un atto del notaio Bernardino Coni di Cagliari, il 21 ottobre 1549. Nel dizionario della Lingua Spagnola del 1714 viene citata, per la prima volta riferita a un vino "tinto", proprio il Garnacha. «Cioè – dice Gianni Lovicu – il Garnacha compare storicamente circa due secoli dopo il Cannonau». Gli studi condotti sul dna del Cannonau concorrono a confermare l’ipotesi che questo vino non abbia origini spagnole. C’è ancora qualcuno che sostiene il contrario?
 
 
5 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 4 aprile 2015 / Cultura e spettacoli - Pagine 33/34
La Nuova Sardegna di sabato 4 aprile 2015 
 
La Nuova Sardegna di sabato 4 aprile 2015
 
 
La Nuova Sardegna di sabato 4 aprile 2015


QUOTIDIANI NAZIONALI
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