Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 February 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 12 febbraio 2015 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
FACOLTÀ STUDI UMANISTICI
Saranno presentati oggi alle 12 agli studenti nell’Auditorium A della Facoltà di Studi umanistici (Campus Aresu di via San Giorgio) i due bandi emessi dall’Università nell’ambito del Programma Erasmus+ Tesi 2014-2015 (la scadenza è il 2 marzo) e del Programma Erasmus+ Traineeship 2014/2015 (scadenza 5 marzo).
 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 12 febbraio 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 4 - Edizione CA)
Paci: ecco 500 milioni per ridurre il debito
La Regione paga un terzo dei debiti accumulati negli ultimi anni, stanziando subito 500 milioni di euro: i 300 dell’anticipo sulla vertenza entrate incassati il 16 gennaio, più 200 che fanno parte di 300 arrivati sempre da Roma, fuori contenzioso, nei giorni scorsi. Lo ha annunciato l’assessore al Bilancio Raffaele Paci, confermando l’obiettivo di estinguere entro il 2015 l’intero debito dovuto alle promesse di pagamento mai onorate a causa dei vincoli del patto di stabilità, pari a circa un miliardo e mezzo di euro. «Da quest’anno - assicura l’assessore - l’accumulo di residui passivi non ci sarà più, grazie all’’ccordo di luglio che ha cancellato quegli assurdi vincoli per la Sardegna».
Del mezzo miliardo programmato, 80 milioni andranno agli enti locali, insieme ad altri 60 milioni per le opere pubbliche delegate ai Comuni. Per la sanità ci sono 55 milioni e 70 per malati non autosufficienti, disabili gravi, famiglie indigenti. Trenta milioni per pubblica istruzione e università, 20 per beni culturali, spettacolo e sport, 35 per gli indennizzi legati alla Lingua blu, 43 per i debiti con l’Arst e in generale i trasporti; 34 milioni per l’ambiente, 15 al turismo, 20 all’industria e 10 al lavoro. Il resto andrà a coprire altri pagamenti.
 
 
  
3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 12 febbraio 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
Studio della Cgia di Mestre. Mameli (Confartigianato): in cambio pochi servizi
TASSE, 6300 EURO A SARDO
L’80% va allo Stato, il 20 a Regione, Comuni e Province
Ogni sardo paga in media 6.358 euro di tasse l’anno. I dati sono stati diffusi dal centro studi della Cgia di Mestre che ha elaborato i numeri del ministero dello Sviluppo economico e Istat del 2012 (ultimo anno disponibile). I contribuenti isolani si attestano al quindicesimo posto in Italia di una classifica guidata come sempre dai lombardi con oltre 11mila euro e chiusa dai siciliani con poco più di 5.500 euro. La media nazionale è di 8.824 euro. L’80,7% di quanto versato dai contribuenti finisce nelle tasche dello Stato, il 10,2% va alle Regioni e solo il 9% a Comuni e Province.
Nella ricerca la Cgia ha preso in esame tutti i lavoratori dipendenti, gli autonomi, le imprese e i pensionati, contemplando 22 tributi: otto nazionali (dall’Irpef fino alle imposte ipotecarie), 6 regionali (dall’Irap alla tassa per il diritto di studio universitario), 3 provinciali (dall’Rc auto al tributo per la tutela dell’ambiente) e ben 5 comunali (dall’Imu alla Tari).
«Peccato che la quota di contributi sia sempre maggiore rispetto alla situazione economica generale e dei servizi», osserva Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato. Insomma: si paga e non si ottengono in cambio servizi adeguati. «Una cosa è parlare di tassazione dove il reddito medio è di circa 40mila euro, come nella provincia di Bolzano, un’altra è parlare di zone che sopravvivono con 12mila euro, come accade nel Medio Campidano», commenta Mameli. «E ovviamente è diverso parlare di territori che hanno ogni tipo di servizio contro chi non ha, per esempio, strade, treni, sviluppo e occupazione. Spero che a brevissimo anche la nostra Isola possa contribuire come la Lombardia e il Lazio, vorrà dire avere imprese sane e competitive, disoccupazione ai minimi e un Pil florido ma, intanto, per ora le prospettive sono negative. Per il 2015 e 2016», conclude Mameli, «la tassazione non promette nulla di buono: quest’anno la pressione fiscale dovrebbe attestarsi al 43,2% mentre per il prossimo si potrebbe toccare il 43,7%».
A un’elevata tassazione fa da contraltare un’elevata evasione fiscale. Secondo una recente indagine de Il Sole 24 ore, che ha tracciato una mappa del rischio evasione nelle regioni italiane confrontando redditi medi dichiarati al Fisco con i consumi delle famiglie indicati dall’Istat, la Sardegna, col 24,9% di divario, è al 5° posto in Italia, preceduta dalla maglia nera Calabria (45,7%), seguita da Sicilia, Valle d’Aosta, Campania. Nell’Isola il reddito 2012 era 10.944 euro contro 13.671 dei consumi, forbice di quasi il 25%.
Certo, non è scontato che la differenza sia un indice di evasione ma potrebbe essere giustificata dall’utilizzo di risparmi messi da parte in precedenza dalle famiglie che nell’anno preso in esame potrebbero aver speso di più di quanto incassato. Ma è solo un’ipotesi. (f. ma.)
 
 
 
 
4 - L’UNIONE SARDA di giovedì 12 febbraio 2015 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
MINORANZE SILENZIOSE
Oggi alle 17,30 al Centro comunale d’Arte e cultura Il Ghetto, in via Santa Croce 18, sarà presentato il volume “Minoranze silenziose. Il cimitero monumentale di Quartu S.Elena”, Palabanda Edizioni. Saranno presenti: le curatrici Giulia Carta e Luisa Contis, alcuni dei ragazzi che hanno partecipato al progetto (Jacopo Serri, Roberta Perra, Edvige Picci e Francesca Pani) e le coordinatrici del corso di Scienze della comunicazione dell’Università Elisabetta Gola e Valentina Favrin. Coordina Fabrizio Frongia.
 
 
 
5 - L’UNIONE SARDA di giovedì 12 febbraio 2015 / Provincia di Oristano (Pagina 14 - Edizione OR)
CONSORZIO UNO  Gianvalerio Sanna fa il bis
È il caso di dire a volte ritornano. Colpo di scena nella vicenda del Consorzio uno che a Oristano gestisce i corsi universitari. L’ex assessore regionale Gianvalerio Sanna è stato rieletto con voto unanime alla presidenza dell’ente universitario. Sanna si era dimesso appena qualche giorno fa dopo essere stato eletto una prima volta il mese scorso col sostegno della sola parte privata del Consorzio, assenti Comune e Provincia che avevano duramente contestato la sua investitura e addirittura messo in dubbio la legittimità del voto. A quel punto Gian Valerio Sanna aveva fatto un passo indietro e rassegnato le dimissioni. Nella nuova elezione Sanna ha raccolto anche i favori di Provincia e Comune di Oristano, rappresentati dal presidente De Seneen e dal sindaco Tendas. Pace fatta in Aula magna.
 



LA NUOVA SARDEGNA
 
  
6 – LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 12 febbraio 2015 / Fatto del giorno - Pagina 3
Parla la storica dell’arte Giuliana Altea
«Pochi gli autori di grande valore ma la perdita è comunque grave»
di Pier Giorgio Pinna
SASSARI «A prima vista nell’elenco non ci sono che pochi autori e opere di grande valore, ma questa perdita nel suo complesso rappresenta un danno molto grave». La professoressa universitaria e critica d’arte Giuliana Altea è amareggiata soprattutto per un aspetto della sparizione di quadri, sculture e incisioni dalle sedi della Regione: «Non aver catalogato il patrimonio in maniera efficace ha senz’altro favorito caos e disordine. Una situazione che purtroppo non è isolata nelle amministrazioni sarde». In linea di massima si va così da opere che oggi potrebbero venire piazzate sul mercato per alcune decine di migliaia di euro ad altre che ne valgono con ogni probabilità appena qualche centinaio. Linee e impostazioni. Secondo la docente l’elenco dei 291 “pezzi mancanti” rivela «la solita tendenza da parte delle pubbliche amministrazioni ad acquisti un po’ casuali, favorendo chi è conosciuto sul piano della realtà territoriale in una data fase della sua produzione». «Mentre – dice – sarebbe preferibile come strategia aiutare le politiche culturali in senso lato, a prescindere dai singoli». «In altre parole, se si ravvisa l’esigenza di sostenere l’attività artistica sul territorio, il modo giusto per farlo non può essere quello di sovvenzionarla su scala individuale. Occorre invece creare eventi e strutture in grado di fare della Sardegna una piazza per l’arte contemporanea», sottolinea Altea. Che difatti rileva come, per capire meglio la faccenda delineatasi in questi giorni, piuttosto che basarsi sulle quotazioni odierne bisognerebbe conoscere meglio quali sono state quelle registrate dai vari artisti nel periodo in cui le loro opere sono state acquisite al patrimonio collettivo. Elementi sconosciuti. «Naturalmente un’analisi fatta solo in base a elenchi sommari non permette di giungere a conclusioni precise: il titolo delle opere da solo non aiuta - aggiunge – Per comprendere a fondo avremmo avuto necessità di sapere a quale fase della vita di ciascun autore si riferiscano e di conoscere altri dettagli. Per esempio, si tratta di stampe o dipinti? La risposta alla domanda cambia in misura notevole il valore commerciale». «Parliamo di Melkiorre Murenu – spiega Giuliana Altea – Alcune sue ceramiche degli anni Cinquanta sono sicuramente d’interesse inferiore ad altre degli anni Venti. Ma c’è da pensare, dato che la Regione è nata nel dopoguerra, che siano state specialmente le prime quelle comprate dall’ente pubblico. In definitiva: si dovrebbe poter contare sempre su tutte le immagini e su un rigoroso lavoro d’inventario». Procedure e metodi. In un contesto del genere ci si muove così su terreni opinabili. «Come mai otto opere in elenco vengono descritte in modo sommario come “non registrate” e accompagnate solo dal titolo del disegno o del dipinto, senza citazione dell’autore? Le modalità di catalogazione dovevano essere davvero vaghe, informali, non affidabili», afferma la storica dell’arte. Che chiarisce ancora: «Persino per un autore importante in ambito regionale come Biasi il giudizio può oscillare, e di parecchio. L’artista ha avuto una produzione vasta e non tutta allo stesso livello. Così oggi c’è da domandarsi: il quadro che manca, nel suo caso, risale agli Anni Dieci, ai Venti o ai Quaranta? Certo, per lui una cosa va detta comunque: già il nome consente di spuntare ottimi prezzi sul mercato locale e nazionale». Fattori rilevanti. Altro elemento da mettere in rilievo in questa storia: «Il malcostume che la sottrazione delle opere alla Regione mostra in tutta la sua evidenza». «Un fatto per niente insolito nell’isola – aggiunge Giuliana Altea – Quando alla fine degli anni Ottanta ho portato a termine la catalogazione delle opere di proprietà della Provincia di Sassari, ho potuto constatare come molti quadri che in base ai dati d’archivio risultavano comprati non figuravano più al loro posto». Casi e situazioni. «Di sicuro, venendo ora alla questione emersa in Regione, nella lista delle opere scomparse figurano diversi autori di primo piano: mi riferisco ad artisti come lo stesso Biasi, Delitala, Sassu e per arrivare a tempi più recenti a Pinuccio Sciola e a Maria Lai – commenta la professoressa – Di firme di riconosciuto interesse sul piano nazionale ci sono poi quelle di Ernesto Treccani e Achille Perilli». Autori di sicuro valore. Anche se come precisa la docente, «al di là dei futuristi e dell’arte povera, in generale il Novecento italiano è in realtà poco preso in considerazione all’estero». Conclusioni. «In sostanza, quel che è finora emerso dalla ricognizione fatta dai carabinieri rivela come dalla collezione regionale siano spariti un certo numero di quadri realizzati da autori interessanti – sostiene in ultima analisi la docente dell’ateneo sassarese – Altri invece, per motivi diversi, tra i quali il fattore identitario non va sottovalutato, sono autori popolari soltanto nell’ambito dell’isola. Mentre altri ancora, e purtroppo si tratta della maggioranza, sono autori di nessun rilievo: in passato le loro opere sono state acquistate per ragioni clientelari o per una malintesa volontà di promuovere la scena artistica regionale, a prescindere da criteri di qualità e di significato culturale».
 
 
 
7 – LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 12 febbraio 2015 / Sardegna - Pagina 6
Disponibili 500 milioni della vertenza entrate. Paci: «Entro l’anno salderemo l’intero importo di 1 miliardo e mezzo»
DEBITI, LA GIUNTA PAGA LA PRIMA TRANCHE
CAGLIARI Cinquecento milioni di euro subito disponibili: serviranno per pagare un terzo dei residui passivi accumulati negli ultimi anni. È un primo passo verso un obiettivo ambizioso ma raggiungibile, secondo la Regione: estinguere entro il 2015 l’intero debito provocato dalle promesse di pagamento non onorate a causa dei lacci del Patto di stabilità. La somma è importante, circa 1 miliardo e mezzo di euro, ma i vincoli del Patto non esistono più. Dunque nelle casse asfittiche di Comuni e Province, ma anche imprese e associazioni alle prese con una gravissima crisi, arriverà molto presto una importante iniezione di liquidità. Ossigeno puro. Dice Raffaele Paci, assessore al Bilancio e Programmazione: «Grazie all’accordo di luglio che ha cancellato per la Sardegna gli assurdi vincoli del patto di stabilità, potremo spendere tutto quello che incassiamo: significa che saremo in condizione di saldare i debiti pregressi e non aprirne di nuovi». Le risorse. I 500 milioni di euro sono frutto della vertenza entrate aperta con Roma: in particolare 300 sono l’anticipo incassato dallo Stato il 16 gennaio, mentre gli altri 200 appartengono ai 300 fuori contenzioso arrivati da Roma la scorsa settimana. La spartizione. In questi giorni si è parlato tanto di tagli agli enti locali, Comuni e Province. Ora riceveranno attraverso il Fondo unico la somma di 80 milioni di euro, ai quali devono aggiungersi altri 60 milioni per i Lavori pubblici e relativi alle opere delegate ai Comuni. Nell’elenco ci sono 125 milioni riservati a Sanità e Politiche sociali «per disabili gravi, malati non autosufficienti, famiglie in stato di povertà». Poi 30 milioni per Pubblica istruzione e Università, 20 milioni per i Beni culturali, spettacolo e sport, 35 all’Agricoltura «e in questo modo si potranno pagare prima di tutto gli indennizzi per i danni provocati dall’epidemia di lingua blu. Dai 500 milioni saranno ricavati 43 milioni per i Trasporti – cifra con la quale la Regione ritiene di cancellare i debiti accumulati con l’Arst –, e poi ancora 34 milioni per l’Ambiente, 15 al Turismo, 20 all’Industria e 10 al Lavoro, dalla formazione alla cooperazione fino alla sicurezza sociale. Il totale complessivo ammonta a 438 milioni: il resto dell’importo a disposizione sarà utilizzato per saldare debiti di minore entità. Buoni propositi. «Nel giro di un mese siamo riusciti a mettere sul piatto 500 milioni per pagare i residui passivi – spiega l’assessore Paci –. Stiamo continuando a lavorare per chiudere la vertenza entrate e recuperare la parte restante dell’importo che lo Stato ancora ci deve. In questo modo contiamo di chiudere la partita dei debiti entro quest’anno, per ripartire nel 2016 con la certezza di non dovere più pensare al passato ma di poterci concentrare solo sulle cose da fare in futuro».
 
 
 
8 – LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 12 febbraio 2015 / Oristano - Pagina 22
Elezione, dimissioni e nuova elezione. Stavolta all’unanimità
CONSORZIO UNO, SANNA FA IL BIS
ORISTANO Colpo di scena nella vicenda del Consorzio uno che a Oristano gestisce i corsi universitari. L’ex assessore regionale all’Urbanistica e ex presidente della Prtovincia, Gian Valerio Sanna, è stato rieletto martedì sera con voto unanime. L’ex consigliere regionale del Partito democratico si era dimesso qualche giorno fa dopo essere stato eletto una prima volta il mese scorso col sostegno della sola parte privata del Consorzio, assenti Comune e Provincia che avevano duramente contestato la sua investitura e addirittura messo in dubbio la legittimità del voto. Dopo le polemiche, innescate anche in consiglio comunale dal sindaco Tendas, Sanna aveva fatto un passo indietro e lasciato l’incarico. Ieri si è riunita di nuovo l’assemblea dei soci e, dopo la presa d’atto delle dimissioni, c’è stata la rielezione. A favore si sono pronunciati anche Provincia e Comune di Oristano, rappresentati ai massimi livelli col presidente Massimiliano De Seneen e il sindaco Tendas. Già nei giorni scorsi si era capito che dietro le polemiche qualcosa si stava muovendo. Il sindaco aveva più volte evidenziato come si trattasse di un problema politico e non di un fatto personale. Il problema politico, sembra sia stato superato con un chiarimento tra le componenti interne al Consorzio Uno. Sanna guiderà il Consorzio universitario di cui era stato uno degli artefici, all’epoca in cui era presidente della Provincia di Oristano.
 
 
 
9 – LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 12 febbraio 2015 / Cultura e spettacoli - Pagina 33
L’INTERVISTA  Giorgio Ficara oggi all’Università di Sassari. L’opera letteraria come orizzonte di vita
I confini dell’accademia sono troppo angusti per rispondere alle domande che ogni grande opera letteraria pone a chi affronta l’avventura della lettura
«DALLA CRITICA UNO SCANDAGLIO NELLA REALTÀ»
di Giuseppe Mussi
In occasione del convegno “La critica come critica della vita”, organizzato dal Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali dell’Università di Sassari e in programma oggi e domani, presso l’Aula Lessing, in via Roma 151, abbiamo intervistato Giorgio Ficara, saggista e critico letterario, professore ordinario di Letteratura italiana all’Università di Torino, che interverrà in qualità di relatore. Massimo Onofri, critico militante e ordinario di Letteratura italiana all’Università di Sassari, nel suo saggio “La ragione in contumacia” (Donzelli), si è chiesto se ci sia un limite oltre il quale la critica letteraria possa diventare critica della vita, giungendo infine alla conclusione che il critico militante è di fatto un critico della vita che non potrebbe mai rinunciare «alle disordinate occasioni della vita di tutti in giorni», neanche in nome di qualsiasi teoria o limitazione metodologica, e semplicemente perché sostiene, con Leopardi, che la vita è tutto ciò che abbiamo e che dobbiamo patire. Lei Ficara è d’accordo? E cos’è per lei la critica della vita? «Sono completamente d’accordo con la definizione di Onofri sulla critica della vita, perché naturalmente Onofri, che non soltanto è un critico, ma è anche un teorico della critica e quindi per certi aspetti è un meta-critico, esprime esattamente quello che si deve dire in relazione al concetto di vita: “La vita è tutto ciò che abbiamo e che dobbiamo patire”. Aggiungerei che per quanto riguarda poi la risoluzione in critica operante, questo concetto di critica della vita prende diverse direzioni, assume diversi volti. Sono convinto però, innanzitutto, e da un punto di vista di definizione a priori, che non esista un critico letterario, un grande critico letterario, che non sia un critico della vita. Io credo che la distinzione tra critici di mestiere o critici e storici della letteratura debba in qualche modo essere recuperata, ripristinata. Da una parte la cosiddetta critica accademica, che è una critica per certi aspetti utilissima, per certi aspetti di servizio, e dall’altra parte un tipo di critica che affronti il problema che c’è dentro l’opera letteraria». È quindi una restituzione dell’esercizio critico a una dimensione umana? «Credo avesse ragione Lukács quando, negli anni Venti del Novecento, diceva che la critica è un modo in cui il temperamento umano si manifesta e pone problemi alla vita. Questa è una definizione che io ho scolpita nella mia memoria, nel senso che sono convinto che sia una definizione tecnicamente impareggiabile. Ma anche Onofri riporta questo concetto di “umano”, “umanità” come costitutivo dell’operazione critica. Allora il recupero dell’umano nell’opera, l’individuazione dell’umano nell’opera è l’umanità che il critico stesso si porta dietro e mette in atto a questo fine. Naturalmente è un concetto antico, anche romantico, che poi passa integro nell’estetica e nella critica desanctisiana. De Sanctis individua questo nesso di umanità e stile che in qualche modo è la critica in sé. Naturalmente De Sanctis era piuttosto sbrigativo, ma in maniera sublime, e diceva, quando non trovava nell’opera questo aspetto umano, che non ci fosse più neanche l’uomo; una precondizione per la quale quindi anche la stessa opera non esiste. Questo è il passo indietro che dobbiamo fare dal punto di vista teorico, o meramente cognitivo per ritrovare il senso di questa definizione, che è anche la cifra del convegno stesso. L’esercizio critico, posto in questi termini, incontra necessariamente la filosofia. Penso che ogni critico a modo suo abbia una vocazione filosofica, euristica, non c’è il minimo dubbio. Naturalmente per quanto riguarda il chiedersi che cosa sia la vita si può risalire a tantissime fonti. Una è Nietzsche, per esempio, che ne “La gaia scienza” dice: “La vita è sempre una menzogna” e la vita è sempre il falso che si esprime nell’opera. Negli stessi anni i filosofi della vita, penso a Dilthey e a Georg Misch, in fondo parlano di una vita come una sorta di totalità in atto, come dice Dilthey: “Una progressione da un impulso a un movimento”. È qualcosa di enigmatico e nello stesso tempo è l’unica cosa che abbiamo tra le mani, perché noi siamo qui e pensiamo di parlare della vita, ma noi siamo nella vita, quindi è la vita che parla in noi. E scrivere in letteratura di primo grado – un romanzo, un testo poetico o teatrale – oppure al secondo grado, scrivere di critica, in qualche modo significa inserire la vita dentro una connessione nella quale questa vita risulti comprensibile. È impossibile pensare a una critica che non sia critica della vita». Qual è la sua costellazione critica? Quali critici sono stati, o sono particolarmente importanti per lei? « Nella mia costellazione critica i nomi naturalmente sono tanti, potrei qui per brevità suggerirne alcuni: certamente Mario Praz, poi naturalmente Debenedetti e il mio maestro Giovanni Getto, un critico simbolico-tematico, di chiara matrice francese più che italiana, ma di una Francia in cui ancora esisteva una critica testuale alla Jean-Pierre Richard e alla Georges Poulet. Io, che sono torinese, sono stato educato in maniera solo incidentalmente italiana. Poi ci sono dei critici anomali che io leggo: per esempio Camporesi, che studia fenomeni antropologici o storici ma con una prosa che è inarrivabile. Tra gli intellettuali contemporanei sono molto legato ad Alfonso Berardinelli, che per me è il solo intellettuale italiano di grande respiro che noi abbiamo oggi. E i critici più giovani – che leggo come leggo i classici della critica: Massimo Onofri e Raffaele Manica, per esempio». Ci lascia, in chiusura, un suo ricordo di Sergio Atzeni? «Ho conosciuto Atzeni vent’anni fa, quando ho recensito “Il quinto passo è l’addio” su "Panorama"; mi accorsi di questo libro e ne feci una recensione molto positiva. Poi incontrai Atzeni a Torino e presto partecipò con me a un corso universitario che facevo sul romanzo. Lo ricordo con grandissimo piacere. Quello che mi colpì di questo straordinario personaggio, di una cultura veramente strepitosa, non comune, era proprio la competenza viva, vera del testo. Era veramente un uomo piuttosto eccezionale, un lettore oltre che uno scrittore piuttosto eccezionale. Poi ha scritto un capolavoro che è “Passavamo sulla terra leggeri”, che è un romanzo-non romanzo, la storia di un popolo senza soggetto, che potrebbe essere un racconto orale ma ritrasferito sulla pagine con una tale sapienza, con una tale originalità che mi colpì davvero moltissimo».



QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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