Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
09 February 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA
 
 
1 - L’Unione Sarda di lunedì 9 febbraio 2015 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Da Meloni (Pd) una proposta di legge nazionale per ridurre i tributi
«MENO TASSE PER GLI STUDENTI UNIVERSITARI»
Serve una legge nazionale per consentire alle regioni di abbassare le tasse universitarie. Finora non gli è permesso, ma la cosa cambierà se avrà successo una proposta di legge appena depositata alla Camera da una trentina di deputati del Pd, ed elaborata in particolare dal sardo Marco Meloni, che ne è il primo firmatario.
Il testo affida alle Regioni la facoltà di ridurre la tassa regionale del diritto allo studio, purché compensino le minori entrate con altre risorse reperite nei rispettivi bilanci. Sarebbe anche un modo per ovviare al problema emerso di recente, quando anche la Sardegna si è dovuta adeguare alla normativa nazionale raddoppiando la tassa richiesta agli iscritti negli atenei isolani.
La proposta di legge inoltre mette fine al fenomeno degli studenti capaci e meritevoli esclusi dalle borse di studio per scarsità di risorse, pur risultando tra gli “aventi diritto”: l'erogazione delle borse diventerebbe obbligatoria, magari con l'individuazione di una clausola di salvaguardia (come accade in altri casi) che colmi l'eventuale carenza di risorse ritoccando determinati gettiti tributari. Infine, addebita un danno erariale alle Giunte regionali che non destinano a borse di studio e prestiti d'onore la tassa regionale per il diritto allo studio.
«Per laureati nella fascia di età 25-34 anni - nota Meloni - l'Italia è al 34° posto su 37 Paesi Ocse. La Strategia europea 2020 prevede, entro quell'anno, il 40% di laureati nella fascia 30-34 anni: oggi siamo intorno al 20%, contro una media Ue vicina al 35». Secondo il deputato sardo, la legge favorirebbe la piena attuazione del diritto costituzionale allo studio.
 
 
2 - L’Unione Sarda di lunedì 9 febbraio 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 12 - Edizione CA)
SCIENZE CHIMICHE
Mappa in 3d della Luna: Università protagonista
Anche l'Università di Cagliari parteciperà alla realizzazione della mappa in 3D della Luna. Ricercatori e studenti del Laboratorio TeleGIS del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche, sono stati coinvolti dall'Agenzia Spaziale Italiana nel Moon Mapping Project, nato dalla collaborazione tra Italia e Cina.
Saranno le attività di rilevamento geologico e geomorfologico mediante utilizzo di dati satellitari, il patrimonio offerto dal gruppo di lavoro cagliaritano allo sviluppo del progetto, che punta a creare entro tre anni un vero e proprio atlante tridimensionale della Luna. Uno strumento inedito, fondamentale per ogni prossima missione, con caratteristiche di omogeneità e precisione altissime. Altro obiettivo, stimolare la cooperazione in campo spaziale creando opportunità di sviluppo della ricerca, soprattutto attraverso la partecipazione degli studenti universitari dei due Paesi: ne saranno coinvolti quarantaquattro, da tutti gli atenei interessati dalla cooperazione. (cl.m.)
 
 
3 - L’Unione Sarda di lunedì 9 febbraio 2015 / Provincia di Nuoro (Pagina 21 - Edizione CA)
NUORO. Pd verso le elezioni, prima di Bianchi viene il nodo Manca
Lo scontro congressuale frena le candidature
Alessandro Bianchi promette di sciogliere la riserva sulla sua candidatura bis alla carica di sindaco di Nuoro «molto molto presto». Ma all'assemblea di venerdì sera, convocata dal senatore Giuseppe Luigi Cucca, precisa anche che la candidatura non può essere una scelta personale, ma del partito, ovvero il Pd, e della coalizione che pur in ordine sparso - Centro democratico, Psi, Upc, Rifondazione, Sel - lo sollecita a decidere in fretta. Lui perciò, dopo l'investitura pubblica arrivata dall'area Cucca-Ladu-Floris, aspetta che il partito faccia la sua parte. Il punto è che il Pd è a pezzi, conseguenza della guerra fratricida d'autunno. L'area che fa capo al consigliere regionale Roberto Deriu non ha per niente gradito l'iniziativa di Cucca che, peraltro, arriva a dieci giorni dal congresso cittadino fissato per il 20 febbraio.
IL CONGRESSO Il segretario regionale Renato Soru, giunto lunedì a Nuoro, avrebbe anteposto la conclusione della stagione congressuale con le nomine dei dirigenti alla scelta del candidato sindaco stoppando l'iniziativa del presidente della Provincia Costantino Tidu che ripropone il nome di Bianchi. Dal vertice con Soru emerge la bozza di un'intesa tra i gruppi contrapposti: Antonio Arghittu nuovo segretario provinciale in base anche ai delegati raccolti nei congressi (70 su 150 senza contare quelli di Nuoro mentre i tre concorrenti di area Deriu-Tidu 19) e Francesco Manca alla guida cittadina. Manca, da segretario uscente, a suo tempo annuncia di non ricandidarsi e si mette in corsa alla leadership provinciale. Il suo nome, pur fatto da Soru, diventa ora un nuovo problema perché l'area contrapposta a Deriu non lo accetta. Entro il 20 febbraio il Pd nuorese deve trovare una via d'uscita, altrimenti si profila il commissariamento del partito.
L'UNIVERSITÀ In questo contesto burrascoso vengono congelate anche le nomine negli enti, a iniziare dal vertice alla Fondazione per l'università che sembrava imminente per l'ex sindaco Mario Zidda. Gli alleati del centrosinistra aspettano un vertice della coalizione, ma per ora nulla si vede all'orizzonte. Unica certezza è la surroga del capogruppo Pd in Comune, Giovanni Deiana, dimissionario dopo la nomina a direttore amministrativo nella Asl di Lanusei: nel Consiglio convocato per mercoledì sarà sostituito da Elias Beccu.
Marilena Orunesu
 
 
4 - L’Unione Sarda di lunedì 9 febbraio 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
IL CASO. Secondo gli esperti, è sbagliato cambiare un simbolo in cui l'Isola ormai si identifica
«QUEI QUATTRO MORI SIAMO NOI»
Bandiera sarda, anche gli storici bocciano la proposta di Sciola
«Credo di fare il mio dovere di cittadino se propongo che quest'orrore, sempre presente, venga cancellato dal simbolo che rappresenta i sardi». Via le teste mozzate dalla bandiera della Sardegna, ha scritto Pinuccio Sciola al neopresidente della Repubblica Sergio Mattarella. Provocazione d'artista? Di sicuro pochi (unica voce favorevole, il sottosegretario Barracciu) hanno apprezzato la proposta dello scultore di San Sperate. «Pinuccio è un amico, un grande scultore, ma di storia non capisce niente», dice Francesco Cesare Casula.
Lui, considerato nel mondo accademico come uno dei più profondi conoscitori della storia sarda, mette in un unico calderone Sciola e i politici (da Gianfranco Ganau a Franciscu Sedda) che in queste ore si schierano a favore o contro i Quattro mori. «Parlano per sentimento. Questo per me si chiama sadismo identitario. Ma il ragionamento scientifico è un'altra cosa».
 NEI SECOLI La bandiera sarda fa la sua prima comparsa ufficiale il 19 giugno del 1324 a Cagliari, quando nasce il Regno di Sardegna: «Si chiama attributo di personalità, ciò che distingue uno Stato da un altro. In realtà non si tratta di quattro mori ma di uno solo “inquartato”, su una croce rossa di San Giorgio. Questa bandiera arriva fino al 1848 quando il Regno di Sardegna cambia vessillo e assume il tricolore».
I Quattro mori poi vengono “presi” nel 1921 dal Psd'Az, che li trasforma nel suo simbolo. «Nel 1948, alla nascita della Regione, fu chiesto allo Stato centrale di poter assumere i Quattro mori come gonfalone». Casula ritiene che cambiare simbolo sia «una pazzia» e aggiunge: «Certo, le bandiere sono mutabili. Ma perché sostituire una cosa ormai cristallizzata?». E il riferimento di Sciola alla violenza e alle decapitazioni? «La cronaca non parla di decapitazioni, ma solo di una vittoria sui mori».
Francesco Atzeni, professore ordinario di Storia contemporanea, ne fa una questione identitaria: «La bandiera rappresenta la prima rivendicazione autonomistica dell'Isola. Ormai i Quattro mori hanno un valore simbolico, la Sardegna viene identificata in loro. Proprio come la Corsica è identificata nella testa di moro e la Sicilia nella Trinacria».
SUL WEB L'appello di Sciola a Mattarella è stato fagocitato dal dibattito politico. Il più veloce a rispondere (su Twitter) è stato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau: «Sono in totale disaccordo. I Quattro mori sono il simbolo della nostra terra, la nostra storia. Non si toccano». Il sottosegretario Francesca Barracciu ha risposto direttamente a questo tweet: «Caro Gianfranco, è la nostra bandiera ma i Quattro mori non rappresentano affatto la nostra storia. Lo dice la Storia». Sempre affidata ai social network la posizione di Ugo Cappellacci: «Mi dispiace per l'amico e stimato artista Pinuccio Sciola, ma sono abituato a dire quello che penso e in questo caso dissento da lui: la bandiera sarda è la nostra storia e non dev'essere cambiata».
Pier Francesco Devias sceglie l'attacco frontale: «Parliamo dello stesso scultore che nel 2011 fece la scultura “Pietre tricolori”, in onore della bandiera italiana, inaugurata da Napolitano a Cagliari. Ecco, continui a riservare la sua attenzione al tricolore. Magari un giorno, con un po' di studio, potrebbe anche scoprire che la bandiera che tanto elogia gronda del sangue dei suoi compatrioti».
Nel sito della Regione, nella sezione dedicata all'argomento, si legge: «Lo stemma dei Quattro mori compare per la prima volta nei sigilli in piombo della Cancelleria reale aragonese. L'esemplare più antico risale al 1281, sotto il regno di Pietro il Grande. Dopo che la Sardegna entra a far parte della Corona d'Aragona tali sigilli vi giungono a chiusura dei documenti dei re Giacomo II, Alfonso il Benigno, Pietro IV; alcuni esemplari sono conservati nell'Archivio storico comunale di Cagliari». Dal '700, ai Quattro mori «fu sovrapposto lo stemma sabaudo con aquila recante sul petto lo scudo rosso con croce bianca. La riscoperta delle identità nazionali, molto sentita nell'Ottocento, portò a percepire lo stemma come simbolo identitario e a riportarne l'origine al periodo giudicale».
Michele Ruffi
 
 
5 - L’Unione Sarda di lunedì 9 febbraio 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
Maggioranza e opposizione preparano decine di emendamenti
«Servono altri 100 milioni» Nuova battaglia sulla Sanità
«Per la Sanità un taglio del 10 per cento in un anno è inaccettabile, posso capire il 3, non di più. Con due miliardi e otto non andiamo da nessuna parte».
Se pensate che la frase sia di un big dell'opposizione sbagliate. È di Raimondo Perra, socialista, presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale. Uno dei tanti, anche nel centrosinistra, che preannuncia emendamenti alla Finanziaria. «Bisogna recuperare almeno cento milioni», quantifica. Non che non sia convinto della necessità di risparmiare, anzi. «Che bisogno c'è di tre pediatrie a Cagliari? Ha senso che ogni Asl acquisti i prodotti per sé e che ognuna compri a prezzi diversi? Possiamo permetterci i piccoli ospedali? Il piano di riqualificazione e razionalizzazione del sistema sanitario rimedia a queste storture, e fin qui va bene. Però», aggiunge Perra, «non si possono tagliare 40 milioni di euro al sociale, di cui 13 per il progetto “Ritornare a casa”». «Significa negare l'assistenza ai malati di Sla e a circa 600 invalidi gravissimi che hanno comunque bisogno di assistenza e andranno in ospedale, quindi costeranno comunque. Così si risparmia oggi e si spende di più domani: non ha senso, bisogna risparmiare non tagliare assistenza. E bisogna investire di più in prevenzione».
Seguono auguri vivissimi ai commissari delle Asl, che dovranno fare bene con un budget mai così basso. Anche Lorenzo Cozzolino, che di mestiere fa il dirigente medico, sa bene che è doveroso risparmiare e tagliare gli sprechi. E approva il riordino del sistema predisposto dalla Giunta - che prevede accorpamenti, chiusure, trasformazione dei piccoli ospedali in Case della salute o ospedali di comunità - e il taglio agli sprechi, dallo stop agli interinali alle consulenze esterne sino alla centralizzazione delle spese, ma sa anche che «non si può fare buona sanità tagliando molto». Ed è certo che il tetto di 2,8 miliardi «sarà sforato». «Bisogna considerare che dobbiamo rispettare il Patto della salute imposto dal ministero», spiega l'esponente del Pd, che si schiera nella squadra degli emendatori. «Presenterò qualche emendamento ma bisogna vedere se ci sarà la copertura finanziaria».
Luca Pizzuto (Sel) è più intransigente: «Prima di aggiungere fondi bisogna fermare la spesa sanitaria e analizzala nel dettaglio per vedere dove si è sprecato. Quella della Sanità è una voragine che travolge il bilancio della Regione», spiega, «che ci fa spendere troppo senza dare in cambio servizi di qualità. Del resto», fa notare, «anche sul bilancio del 2014 abbiamo fatto un assestamento di duecento milioni».
Michele Cossa, dal fronte opposto, ha posizioni simili a quelle di Perra: «La Giunta si contraddice, ad esempio quando da una parte afferma che saranno valorizzati i servizi e dall'altra taglia i fondi per la famiglia che rappresenta un'alternativa di assistenza e cura, ma solo se adeguatamente supportata. Penso all'assistenza domiciliare integrata», aggiunge l'esponente dei Riformatori, «che costa meno del ricovero e ha dato in questi anni risultati importanti. Poi è necessario rafforzare il ruolo del Brotzu, che deve tornare a rispondere alle richieste di prestazioni d'eccellenza oggi soddisfatte solo con costosi e faticosi viaggi della speranza». Quanto allo sforamento del budget, per Cossa è una bufala. «Perché è ancorato a opinabili parametri del Governo che prevedono una diminuzione della spesa sanitaria che invece aumenta ogni anno per via dell'invecchiamento della popolazione». Per Cossa, in conclusione, è necessario rivedere i budget assegnati ai commissari delle Asl. «Si devono indirizzare meglio le risorse e non tagliare».
Ignazio Locci (FI) ha una certezza: «Vista la ripartizione 2015 dei fondi destinati alle aziende sanitarie, sarà difficile, se non impossibile, attuare gli obiettivi che la Giunta dei professori ha fissato con la Riforma sanitaria». L'avvocato sulcitano si attiene ai numeri ed esemplifica: «L'assessore Arru dovrebbe spiegarci come intende realizzare l'accorpamento dell'ospedale Microcitemico con il Businco. La Asl 8, infatti, rispetto al 2014 dovrà fare i conti con una riduzione di 82 milioni di euro. Cifra smisurata, se si considera che soltanto di spesa farmaceutica i due sopraccitati ospedali impegnano circa 40 milioni. Un accorpamento», aggiunge Locci, «che nelle mire di Arru dovrebbe rappresentare uno dei fiori all'occhiello della riforma ma che rischia di naufragare pietosamente. Per non parlare del Brotzu, eccellenza sarda, al quale vanno soltanto 15 milioni di euro in più rispetto all'anno precedente. Eppoi», conclude, vorrei capire come si fa a far decollare decollare il progetto delle Case della salute con i soldi disposizione».
Certo, la settimana scorsa qualcosa è cambiato: la Giunta ha annunciato di aver destinato 70 milioni dei 300 della Vertenza entrate alle famiglie povere, all'assistenza domiciliare per i non autosufficienti, agli handicappati e ammalati gravi. Ma a chi si occupa di non autosufficienti i conti non tornano: «Sono arretrati del 2014». Salvatore Usala, malato di Sla e segretario della Onlus 16 novembre, è una furia: «Stanno restituendo solo il dovuto a famiglie che aspettano da sei mesi, sciagurati opportunisti, ecco cosa sono. Questa Giunta fa squallido e demagogico populismo e difende lobby affaristiche, interessi elettorali». Domani lui e altri malati di Sla inizieranno uno sciopero della fame. Fabio Manca
 
 
6 - L’Unione Sarda di lunedì 9 febbraio 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 11 - Edizione CA)
Staccati pochi biglietti. Le guide: non tutti sanno che il monumento è aperto
Anfiteatro, tour tra le frasche e il fantasma dei gladiatori
Viale Sant'Ignazio la domenica è animato dai tanti fedeli che seguono la messa. A pochi passi da loro c'è l'Anfiteatro romano, deserto. Il cancello è aperto, ma sotto il sole di mezzogiorno nessun visitatore si sta addentrando nel più importante monumento archeologico di Cagliari e nelle due ore precedenti sono stati staccati solo un paio di biglietti. «Il flusso è molto irregolare, non c'è un criterio», spiega Silvia Cauli, la guida turistica che custodisce la vallata. «Non tutti sanno che l'Anfiteatro è aperto e può essere visitato, ci sono giorni in cui stacchiamo due biglietti e altri in cui si supera la ventina».
L'ORARIO Fino al 30 aprile l'ingresso è consentito solo il sabato e la domenica dalle 10 alle 16, il giorno di Sant'Efisio scatterà invece l'orario estivo con apertura fino alle 18 anche il venerdì. Il biglietto costa 5 euro, ma con un euro in più si può visitare anche la necropoli di Tuvixeddu. L'erbetta ha preso il posto del palco e della platea e rende l'impatto dall'alto affascinante, ma il piacere dura poco. Per accedere all'Anfiteatro non si possono percorrere le comode pedane ai lati della struttura ma bisogna passare in mezzo alle frasche, un passaggio stretto tra il container della biglietteria e uno stanzino abbandonato, camminando su un pavimento devastato che conduce alla ripida discesa che confina con la facoltà di Giurisprudenza: un percorso tortuoso che rende inaccessibile l'Anfiteatro a chi ha qualunque tipo di problema motorio.
LA STORIA Finalmente arriva una coppia di bresciani che viene accompagnata da Silvia a visitare il teatro che è passato dai gladiatori al Festivalbar. «Siamo reduci da un tuffo nella storia antica», commenta soddisfatto Serafino Zani. «Il posto è affascinante e ricco di storia, ma spiace vederlo con queste tribune e queste costruzioni: non ci fanno niente». A colpire l'attenzione del visitatore lombardo sono i camerini degli artisti che si trovavano dietro il palco e sono rimasti ancora in piedi.
TOUR Le parole di Silvia sono confermate quando all'improvviso arriva una decina di persone che vuole entrare all'Anfiteatro con una visita organizzata. «Il sito attira molto gli stranieri», spiega Fabio Perria, la guida che li ha accompagnati indietro nel tempo, «quando invece facciamo un tour misto tra Castello e l'Anfiteatro partecipano anche i residenti». Arrivano le nuvole, il freddo e la pioggia. In coda al gruppo due signore, soddisfatte a metà. «Spiace vedere il nostro patrimonio in queste condizioni», commentano, «ma con i tagli alla cultura, siamo fortunati che si possa entrare e stimiamo molto quello che fanno questi ragazzi per tenerlo vivo».
Marcello Zasso



QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie