Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
08 February 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 

L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 febbraio 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
Social Erasmus
Stranieri a scuola

La diversità unisce. È il principio della collaborazione tra l'associazione Erasmus student network Cagliari e Special olympics Italia team Sardegna. Uno scambio nato nel 2014 con l'Erasmus special sport day, la giornata che ha visto atleti con disabilità intellettiva e studenti dei programmi di mobilità internazionale giocare insieme a basket e calcio a cinque.
Ora si va oltre grazie al progetto SocialErasmus, pensato per incentivare l'integrazione degli studenti internazionali nella comunità ospite, attraverso alcune attività di volontariato che spaziano dall'educazione ed ecologia alla carità e benessere psicofisico. (cl. m.)
 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 febbraio 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
LA CITTÀ NASCOSTA. Ideato come pronto soccorso della Croce Rossa non fu mai ultimato L'ospedale sotto l'orto dei frati Fu trasformato in rifugio durante i bombardamenti del 1943
A suo modo fu un'incompiuta. Non entrò mai in funzione come ospedale ma nel '43 le sue stanze scavate nella roccia al di sotto dell'Orto dei frati cappuccini ospitarono e salvarono centinaia di cagliaritani. Eppure l'idea di realizzare un vero nosocomio con l'ingresso a due passi da viale Merello la Croce Rossa Italiana (Cri) la coltivò a lungo, fino a veder approvato e realizzato il progetto in piena guerra.
RITARDI Era il maggio 1943 quando il piano dell'intervento ottenne il via libera: i lavori, costati due milioni e 460 mila lire, li eseguì la ditta Carlo Ansoldi Roma. Le opere subirono vari ritardi e non furono mai portate a termine. La sede, che in 1300 metri quadrati avrebbe dovuto ospitare l'ospedale in galleria e il “Posto di primo soccorso Croce Rossa Italiana”, come venne battezzato, cambiò funzione, trasformandosi a causa dei bombardamenti dell'ultimo conflitto in provvidenziale rifugio per tanti cittadini riusciti proprio grazie alle stanze scavate nella roccia a scampare alla morte durante le ripetute incursioni aeree. Certo è che nel dedalo di cunicoli e stanze costruite sotto l'Orto dei frati cappuccini si sviluppa e sopravvive un'altra città, per certi versi misteriosa.
VISITE L'associazione “Sardegna sotterranea” guidata da Marcello Polastri ha setacciato l'ospedaletto di viale Merello e non è detto che presto possa avere l'autorizzazione ad accompagnare tanti curiosi a visitarlo. Quel che resta del centro è una struttura con numerose casse di legno contenenti «medicinali, garze e ferri chirurgici che la Croce Rossa Italiana vorrebbe valorizzare».
LA CAVA Costruita con il cemento armato, la sede sotterranea è «dotata», spiega Polastri, «di androni e sale operatorie, bagni e lavatoi per corpi martoriati. Occupa una vecchia cava di pietra d'epoca punica o romana. Non a caso, percorrendo quei cunicoli, ho scoperto un vecchio collegamento con le grotte di Buoncammino».
IL TOUR Da qui l'idea di proporre la visita al pubblico, in collaborazione con la Croce Rossa e il Comune di Cagliari, il 22 febbraio. Proprio oggi l'associazione Sardegna sotterranea in collaborazione con il Centro sportivo nazionale, la Croce Rossa Italiana, il Comune e l'associazione Orientare inizia una serie di manifestazioni inserite in un tour guidato nei luoghi dei bombardamenti del 1943, in ricordo delle vittime e delle distruzioni che 71 anni fa rischiarono di cancellare la città. Poeti, scrittori, guide turistiche e superstiti dei bombardamenti rievocheranno quei giorni drammatici.
I RIFUGI L'importanza dei rifugi emerse durante i bombardamenti del 17 febbraio, 26 e 28 febbraio, 31 marzo e 13 maggio 1943. La gran parte della popolazione cerco riparo nei paesi all'interno: i pochi cagliaritani rimasti trovarono ricovero e vissero i tragici momenti del bombardamento nelle grotte. Per molti di loro il punto di riferimento diventò proprio l'ospedale della Croce Rossa Italiana. Durante la tragedia che colpì Cagliari il “Posto di primo soccorso Croce Rossa Italiana” fu l'unico centro sanitario operativo in città. Tra gli edifici colpiti dagli aerei anglo-americani ci furono l'ospedale San Giovanni di Dio e l'ospedale militare che dovettero sfollare. Rimase operativo, perché costruito nelle grotte, l'ospedale della Croce Rossa nella Fossa di San Guglielmo, dove l'attività non subì interruzioni. Alla fine, a San Guglielmo, si calcoleranno 1628 interventi di piccola e grande chirurgia. L'altro ospedale, quello di viale Merello, nelle intenzioni dei costruttori «avrebbe dovuto sopperire alla carenza di strutture sanitarie nel versante opposto della città» ma i lavori non furono mai completati e non entrò mai in funzione.
Pietro Picciau
 
 


LA NUOVA SARDEGNA 
  
3 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 8 febbraio 2015 / Oristano - Pagina 21
In provincia gli anziani sono più del doppio dei giovani. E i laureati sono appena il 7 per cento
SEMPRE PIÙ VECCHI E MENO ISTRUITI
di Michela Cuccu
ORISTANO «Più che una provincia questa sta diventando un ospizio diffuso, con l’indice di invecchiamento della popolazione più alto della Sardegna, un tasso di spopolamento che secondo le statistiche ha già condannato alla scomparsa quindici Comuni. Se poi si aggiunge che il tasso di scolarizzazione è fra i più bassi a livello regionale, il quadro da catastrofe annunciata è più che completo». Federica Tilocca, segretario genrerale della Cisl, parla di «allarme rosso» per la provincia di Oristano. Mette a confronto una serie di dati che fanno rabbrividire e tracciano una situazione ancor più allarmante che si affianca a quella ormai nota, legata alla mancanza di lavoro, con il tasso di disoccupazione arrivato al 18 per cento con quella giovanile che supera il 50 per cento nei territori del Ghilarzese e dell’Alta Marmilla. L’analisi della sindacalista parte dal tasso di invecchiamento che ha raggiunto una quota sorprendente, con 208 anziani ogni 100 giovani, un record isolano, dove il rapporto, comunque elevato, si ferma a 169 anziani ogni 100 giovani e a quello nazionale con 151 a 100. «Se aggiungiamo che la nostra è la provincia con le pensioni più basse, che tuttavia, in tantissimi casi sono anche l’unica fonte di reddito per le famiglie, il caso classico dei genitori anziani che sostengono la famiglia dei figli che hanno perduto il lavoro, il quadro è sconvolgente», dice Federica Tilocca, che estende l’analisi ai dati sulla scolarizzazione. «Affermare che se si va avanti di questo passo il territorio non avrà futuro, non è una provocazione– dice –. Questa non solo è la terra dei record per dispersione scolastica. Ci sono anche numeri irrisori per quel che riguarda i laureati, che con appena il 7 per cento. Un dato che ci mette in coda alla Sardegna, superati, in negativo, soltanto dalla provincia di Carbonia-Iglesias». Infatti, è il diploma di scuola media inferiore il titolo di studio al quale si è fermato il 42 per cento della popolazione, contro il 39 per cento della popolazione sarda e il 31,6 per cento di quella italiana. Anche il diploma di scuola superiore rappresenta quasi una rarità: ne dispone appena il 26 per cento della popolazione, contro il 28 per cento del dato regionale e il 35 nazionale. L’analisi di Federica Tilocca si fa più pungente, quando prende in considerazione l’alto numero di scuole cancellate, soprattutto nei piccoli paesi, dove il numero di alunni è sempre più esiguo, ma anche le difficoltà estreme che, a causa dei tagli sui finanziamenti, troppi istituti si trovano ad affrontare. Uno su tutti, il riscaldamento dei locali, che, sembra diventato quasi un optional. È di qualche giorno fa, il caso dell’alunna della scuola del Sacro Cuore di Oristano che si è sentita male in classe per il freddo, ma anche negli istituti superiori, sempre più spesso gli studenti protestano per i termosifoni tenuti spenti. «Sono gli effetti di una spending review che invece di ridurre gli sprechi, cancella i servizi essenziali» è la dura conclusione i Tilocca «così non si va avanti». Di fronte all’imperativo che sembra regnare ovunque, ovvero: “Risparmiare” il detsino di zone povere e poco popolate come l’Oristanese sembra inevitabile. E il compito di chi amministra i Comuni, di fronte a questa implacabile ritirata dello Stato, è ogni giorno di più quasi “eroico”.
 
 
 
4 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 8 febbraio 2015 / Economia Sardegna - Pagina 18
Dietro le quinte di “Make in Nuoro”, promosso dalla Camera di Commercio
AL FABLAB, DOVE NASCONO I FUTURI “ARTIGIANI DIGITALI”
All’Ailun un laboratorio con stampanti 3D, taglierine laser e software dedicati
di Paolo Merlini
NUORO Il primo impatto forse è un po’ ostico, soprattutto per quanti hanno soltanto un’infarinatura di lingua inglese e di cultura digitale. Termini come maker, fablab, digital fabrication o hackspace, magari preceduti dall’hashtag di rito, non fanno parte del linguaggio comune. La sensazione di smarrimento si attenua una volta nella sede dell’Ailun, partner del progetto Make in Nuoro: una sfida nel campo dell’innovazione in un territorio che qualsiasi analisi socioeconomica porterebbe a definire arretrato e marginale, e non solo a causa della crisi. Eppure la Camera di commercio, l’ente promotore del progetto, ci crede al punto che in questa scommessa ha deciso di investire 500mila euro, e di mettere a disposizione di chiunque ciò che ne verrà fuori: non solo idee di sviluppo e know-how tecnologici, ma anche software dedicati e macchinari veri e propri, come le attualissime stampanti in 3D, taglierini e frese laser, plotter per gli utilizzi più disparati. E applicabili a numerosi settori: lavorazione del legno, dei metalli o della pietra, della ceramica o dei tessuti, sino all’agrofood. Un laboratorio di fabbricazione digitale, insomma, che per brevità viene chiamato fablab. Per realizzarlo, il presidente della Camera, Agostino Cicalò, ha chiamato a Nuoro alcuni tra i maggiori esperti del settore insieme a specialisti nell’avvio di startup ed economisti dalla vista lunga. E ha stretto un accordo con l’Ailun, la libera università nuorese, che ha messo a disposizione locali e personale. Alla presentazione pubblica del progetto, nell’ottobre scorso, ha invitato come padrino dell’iniziativa un guru dell’innovazione come Gianluca Dettori, presidente di dPixel, società di consulenza che si occupa di startup: per Next di Repubblica è uno dei “Trenta italiani che ci cambieranno la vita”. Alla guida del progetto c’è Nicola Pirina, quarantenne nato a Quartu che rivendica orgoglioso le sue origini galluresi. Laureato in giurisprudenza, è esperto di processi di innovazione per le economie territoriali. È uno dei cento “digital champion” italiani selezionati per promuovere l’innovazione digitale nell’intero territorio nazionale (in Sardegna sono otto in totale, Pirina rappresenta Cagliari e provincia). Con lui c’è Amleto Picerna, un giovane architetto campano specializzato in tecnologie digitali, fondatore del Mediterranean Fablab, primo laboratorio digitale del sud Italia che si propone tra l’altro di creare una rete tra le varie iniziative sparse nel territorio nazionale. E di farlo condividendo idee e software, in modo il più possibile aperto (in pratica, secondo la filosofia derivata dall’open source). Accanto a loro il nuorese Alessandro Lutzu, laurea in economia e commercio e master in scienza dell’organizzazione all’Ailun, e Amedeo di Marco, salernitano, ingegnere meccanico e maker (così vengono definiti i nuovi “artigiani digitali”). Ma nel concreto come si sta muovendo Make in Nuoro? La prima fase, tuttora in corso, è dedicata all’analisi delle potenzialità del territorio, cominciando dalle imprese che possibilmente operano già a livelli tecnologici avanzati ma che spesso devono fare un piccolo passo in più per essere realmente concorrenziali sul mercato. Nella pagina Facebook di Make in Nuoro, o nell’account dedicato su Twitter, le aziende più innovative vengono messe in vetrina giorno per giorno, e si scopre che molte usano tecnologie innovative ma magari non sanno che possono trovare a poche decine di chilometri di distanza un determinato prodotto che invece acquistano da una fabbrica lombarda o tedesca. Manca, insomma, il concetto di fare rete, e la filosofia del progetto mira anche a questo. L’altro passo sarà l’informazione capillare nelle scuole, con incontri nei principali centri del territorio (l’ambito d’azione della Camera di commercio di Nuoro sono i vecchi confini provinciali, circa un terzo dell’isola dunque). E i laboratori all’Ailun quando apriranno? «A giugno saremo già operativi», assicura Pirina.
 
L’iniziativa è stata aperta alle giovani realtà già presenti nel territorio, è nato il Comitato Makers
I CREATIVI SARDI SONO PRONTI A COLLABORARE
NUORO Il progetto di un FabLab della Camera di commercio destinato alle imprese del territorio non vuole restare chiuso nelle stanze all’Ailun, ma al contrario aprirsi a una realtà che agisce spesso sottotraccia ed è sconosciuta ai non addetti ai lavori. Lo ha capito Nicola Pirina, responsabile del progetto, quando ha visto l’interesse suscitato durante la presentazione di Make in Nuoro, e le tante persone che hanno dato la propria disponibilità a farne parte in qualche modo. «La bellezza delle storie è che sono ovunque in ogni angolo del mondo. Basta saper ascoltare. E spesso sono lì, che aspettano solo di essere raccontate», dice Pirina. Così è nato l’incontro con Davide Buttu, 33 anni, grafico laureato al Politecnico di Torino. E il progetto Make in Nuoro è diventato open, si è aperto ciò alle realtà e ai creativi del territorio. Buttu ha dato così vita al Comitato spontaneo makers della Sardegna centrale, e ha chiamato a raccolta alcuni tra i migliori “artigiani digitali” del Nuorese per presentarli a Pirina e soci. Definirli artigiani in realtà è riduttivo, perché sono perlopiù giovani laureati in architettura, design, ingegneria o all’accademia di belle arti. Accomunati dalla passione per l’innovazione digitale nei mestieri più disparati. Come Giordano Loi, orafo dorgalese insieme al fratello Simone nella storica bottega del padre. La passione di famiglia in realtà sono le moto, le Ducati in particolare: che nel loro laboratorio vengono smontate, riprogettate al computer e ricostruite con parti in materiali plastici o metallo. Nascono così special uniche che hanno ricevuto premi internazionali e dalle quali la stessa Ducati, dicono i bene informati, ha più volte preso ispirazione. Ancora, creativi come l’architetto e designer di interni Paolo Puggioni. O come i fratelli Vittorio e Andrea Bruno, eredi di una dinastia nuorese di artigiani del metallo che hanno reinventato la loro professione con nuove tecnologie dopo gli studi universitari (Politecnico di Milano il primo, Accademia di Brera il secondo) e hanno dato vita a Bam, bottega arte metalli, considerata un’eccellenza anche oltrei confini dell’isola. Sono solo alcuni nomi tra tanti che qui è impossibile citare per intero. Si sono riuniti di recente in un Beginner’s party all’Ailun. Ma Make in Nuoro ha stretto alleanza anche con un altro FabLab presente in città, quello del Cesp curato dalla Lariso a Pratosardo. Perché l’importante, ora si è capito, è fare rete. (p.me.)
 
 
 
5 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 8 febbraio 2015 / Lettere e commenti – Pagina 19
L’ECONOMIA
Il progetto che vedrebbe coinvolta Nuoro deve andare avanti, sarebbe una grande opportunità non solo per i giovani ma per tutto il territorio
Bene ha fatto l'onorevole Daniele Cocco, nell'assemblea dei sindaci sardi a Bultei, a contestare il doppione della scuola forestale a Nuoro, evidentemente alludendo a quella di Cittaducale, salvo che lo stesso non intendesse "bloccare" strumentalmente un finanziamento per un'opera pubblica fuori dal Goceano per puro campanilismo territoriale. I promotori della legge istitutiva, nascondendo la realtà dietro il termine generico, ma affascinante di "scuola forestale”, hanno sempre fatto intendere che la stessa diventerà un'istituzione di alto livello e prestigio, aperta a tutti coloro, compresi i non sardi, che vorranno specializzarsi in studi o attività ambientali, collegandola in particolare, ai dipartimenti nuoresi di Scienze forestali e Ambientali, per una possibile rinascita per le zone interne. Quasi che dal Trentino, dalla Valle d'Aosta, fino alla Sicilia, gli agenti forestali dello Stato o delle Regioni a Statuto Speciale, per aggiornarsi, formarsi e specializzarsi, scelgano Nuoro rispetto alla concretezza ultracentenaria di Cittaducale e delle tradizioni alpine! Quella di Cittaducale è una realtà di 110 anni di storia ed esperienza, in continuo progresso, in cui si tengono corsi periodici, arricchiti da seminari tenuti da docenti universitari, magistrati, ricercatori e ufficiali dell'Amministrazione forestale dello Stato e altre Forze di Polizia. Il tutto in una straordinaria struttura in cui è possibile osservare una permanente mostra naturalistica che comprende migliaia di esemplari di flora e fauna, un'enorme biblioteca ricca di circa 5.000 testi, su temi forestali e un arboreto (orto botanico) di 700 esemplari, impiantato, nei primi anni della nascita della scuola per motivi didattici. Non solo. Una scuola affiancata dalle sezioni staccate a Sabaudia, Rieti, Terminillo, Rocca di Mezzo, Marsiliana, Martina Franca, Mongiana, Ceva, Collalto di Auronzo e Volpago del Montello, in cui, grazie alle loro caratteristiche "sono previsti percorsi formativi altamente specialistici in discipline strettamente attinenti ai compiti istituzionali del Corpo". A parere del sottoscritto, dopo tale finanziamento sarebbe opportuno battersi, per modificarne i compiti istituzionali magari trasformandola in una "Accademia dell'Ambiente, delle Foreste e della Fauna" come quella del Trentino, con corsi di studio volti a soddisfare le esigenze formative in materie ambientali, forestali e faunistiche, di tanti sardi, aperta agli utenti pubblici e privati, anche sotto la direzione del Corpo Forestale e il coinvolgimento didattico del dipartimento di Scienze Forestali e/o Ambientali dell'Università nuorese. Solo così si potrebbe vedere un piccolo spiraglio di luce per formare tutti coloro i quali, oltre agli agenti forestali, vorranno operare in futuro per le innumerevoli attività ambientali, nei parchi regionali e nazionali della Sardegna, compreso il Parco Nazionale del Gennargentu, come: guide turistiche, guide per i parchi, operai forestali, antincendio, protezione civile, cacciatori, apicultori, produttori di funghi, guardie venatorie, guardie parco e così via.
 
 
 
6 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 8 febbraio 2015 / Sassari - Pagina 34
Giovedì 12 sarà presentato il progetto di Invitalia che prevede contributi fino a un milione e mezzo di euro
AL LAVORO CON LE STARTUP AD ALTA TECNOLOGIA
SASSARI Avviare un’impresa nel settore nel campo delle nuove tecnologie, con un finanziamento a tasso zero fino all’80 per cento dell’investimento totale e col 20 per cento a fondo perduto. È l’opportunità offerta alle nuove startup sarde da Invitalia, l’Agenzia per lo sviluppo imprenditoriale del ministero dell’Economia, attraverso il progetto Smart&Start. L’iniziativa, nata lo scorso anno, sarà presentata a Sassari il 12 febbraio alle 15,30, nell’incubatore d’impresa dell’università in via Rockfeller 54, in un incontro pubblico realizzato in collaborazione con il Consorzio industriale provinciale e l’ateneo sassarese. Si tratta di un’occasione per chi voglia inserirsi sul mercato con un’azienda innovativa, con meno di 48 mesi o che debba ancora formarsi, a forte contenuto tecnologico e che valorizzi la ricerca (le cosiddette spin-off). «Smart&Start - dicono dal Consorzio - copre infatti una spesa molto ampia, finanziando ogni impresa che ne abbia i requisiti con una cifra da 100mila a 1,5 milioni di euro, comprendendo beni di investimento e spese di gestione». Per sostenere l’avvio delle startup innovative il progetto garantisce un tutoraggio tecnico-gestionale su pianificazione finanziaria, marketing, organizzazione aziendale e gestione dell’innovazione, includendo scambi internazionali con aziende straniere e istituzioni leader a livello mondiale. La Sardegna può godere del massimo finanziamento previsto insieme al Mezzogiorno d’Italia e alla zona terremotata dell’Aquila. «Smart&Start conta su una dotazione complessiva nazionale di 200 milioni di euro. L’anno scorso, al suo debutto, ha finanziato oltre 360 domande a circa tremila neoimprenditori, distribuendo oltre 68 milioni di euro. L’incontro di Sassari prevede, in particolare, una grande opportunità: consentirà agli interessati di prendere contatti con gli esperti di Invitalia e incontri one-to-one per approfondire i dettagli sui requisiti necessari per partecipare al programma. All’appuntamento interverranno il presidente del Consorzio industriale Pasquale Taula, il delegato al Trasferimento tecnologico dell’università Mario Sechi e Stefano Immune di Invitalia. Nel corso dell’incontro sarà inoltre presentato il progetto Best-Business Exchange and Student Training, che permette a giovani scienziati, ricercatori e laureati under 35 di trascorrere sei mesi nella Silicon Valley, il cuore dell’industria tecnologica degli Stati Uniti. I partecipanti potranno studiare da imprenditori e avviare una startup nei campi delle bio e nanotecnologie, scienze biomediche, tecnologia delle comunicazioni, ingegneria aerospaziale, design industriale, art&fashion, entertainment, tecnologie per la protezione ambientale e produzione energetica. “Best” prevede tre mesi di corsi intensivi alla Santa Clara University in California e altri tre mesi di tirocinio in imprese della Silicon Valley.



QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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