Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
09 January 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
Soro verso la guida del Brotzu
Martedì la nomina a manager?
 
Il nuovo manager del Brotzu sarebbe sardo, giovane e con una grande esperienza nel settore sanitario. E il rincorrersi delle voci porta a un nome su tutti, quello del sassarese Giovanni Maria Soro, 44 anni, direttore generale del Pio Albergo Trivulzio a Milano, da cui è però in uscita, sfiduciato dopo le dimissioni di tutto il cda.
L’indiscrezione in via Roma, all’assessorato alla Sanità, è confermata sotto voce. Martedì, però, la Giunta regionale dovrebbe ratificare la nomina, colmando il vuoto alla direzione generale dell’Azienda Brotzu dopo la rinuncia di Giorgio Lenzotti.
L’esecutivo, sotto la presidenza del governatore Francesco Pigliaru, dovrebbe quindi formalizzare l’incarico nelle prossime ore.
Per Soro sarebbe un ritorno a Cagliari, anche se con incarico diverso: ai tempi di Soru, quindi tra il 2005 e il 2009, era stato direttore amministrativo dell’Asl 8, quando il manager era Gino Gumirato.
In seguito, fino al 2010, è stato dirigente amministrativo dell’Asl di Piacenza e, fino al 2012, direttore delle attività sociosanitarie. Nel febbraio 2013 l’approdo al Pio Albergo Trivulzio. Soro è laureato alla Bocconi con il massimo dei voti in Economia aziendale.
Lo. Pi.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
«La Storia in quelle carte»
Cecilia Tasca: dov’è la sovrintendenza archivistica?
BUONCAMMINO. L’Università si offre per il riordino, gratuito, dell’archivio
 
Per salvare l’archivio del carcere di Buoncammino scende in campo l’Università. «Da subito e gratuitamente mettiamo a disposizione le nostre competenze per sistemare i documenti», annuncia Cecilia Tasca, docente di Archivistica del dipartimento di Storia, «abbiamo un pool di assegnisti ricercatori pronti a intervenire, anche subito: nel giro di un mese si può completare il censimento degli atti e organizzare il riordino archivistico».
I 150 anni di storia dei detenuti sono nelle mani di Bruno Acquas, ergastolano di Oliena, che ha accettato il compito di curare l’archivio e si è preso la briga di ordinare e cercare di salvare le montagne di carte conservate nei sotterranei del carcere appena dismesso. «Sono certa che chi se n’è occupato avrà fatto un ottimo lavoro ma deve essere riordinato seguendo le regole dell’archivistica», spiega la docente universitaria, «vanno separate le sezioni perché le parti che riguardano l’amministrazione devo essere separate da quelle dei detenuti, e vanno individuate le parti riservate che hanno meno di settant’anni e non sono divulgabili». Secondo Tasca quel patrimonio storico non solo è da salvare, ma chi di dovere sarebbe dovuto intervenire in tempo. «Dov’è la sovrintendenza archivistica? - si chiede - l’ente di vigilanza del ministero sarebbe dovuto intervenire per tempo: esiste proprio per questo, ma non agiscono».
Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha annunciato che l’archivio raggiungerà presto i detenuti a Uta. «È normale e giusto che l’archivio segua il soggetto che lo ha prodotto - conferma Cecilia Tasca - ma deve assolutamente essere salvaguardato e riordinato, per poi poterlo rendere fruibile a tutti».
Per gli studiosi non si tratta di faldoni imbottiti di atti burocratici e amministrativi. «L’archivio del carcere è un patrimonio fondamentale per la storia criminale, sociale ed economica», commenta Francesco Atzeni, direttore del dipartimento di Storia dell’Università, «ma anche per tanti altri aspetti come mentalità e cultura ed evoluzioni dei detenuti, dei diritti e delle classi sociali coinvolte».
Centocinquant’anni di storia del carcere di Buoncammino, ma anche di quelli di San Bartolomeo, Castiadas, Santadi e Sanluri, raccontano la società moderna vista da dietro le sbarre, materiale appetibile per gli appassionati del settore. «Si tratta di un archivio di notevolissima importanza dal punto di vista della storia sociale, si pensi per esempio al caso di Emilio Lussu che avete raccontato sul giornale e ai tanti detenuti politici del fascismo», commenta il docente di Storia contemporanea, «in quelle carte è descritta la variazione sociale dei detenuti e una grande mole di informazioni come, per gli ultimi anni, la variazione etnica».
Anche il direttore del dipartimento di Storia sostiene che l’archivio vada sistemato nel modo corretto. «È un compito che spetta agli archivisti perché vanno seguite precise tecniche per la catalogazione, i documenti devono sempre restare nella sezione in cui si trovavano per rispettare l’organizzazione dell’istituzione nei vari periodi», conclude Francesco Atzeni, «l’archivio di Buoncammino va assolutamente tutelato e reso disponibile per la consultazione da parte degli storici».
Marcello Zasso
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Oristano (Pagina 13 - Edizione OR)
CABRAS. A Mont’e Prama
Archeologi a caccia di Giganti
 
Promessa mantenuta. Dopo le polemiche dei giorni scorsi riguardo la collina di Mont’e Prama lasciata senza nessun tipo di controllo, gli archeologi della Soprintendenza e delle Università di Cagliari e Sassari sono tornati al lavoro. Aiutati come sempre da 4 detenuti della casa circondariale di Massama. Ieri mattina alle otto in punto, gli esperti hanno iniziato il lavoro di scavo. Rispetto all’area dove sono venuti alla luce le quattro enormi statue di pietra tra cui due intere, gli archeologi si sono spostati di circa 750 metri. La zona oggi sotto la lente d’ingrandimento si chiama Mailloni. «Proprio qua potremo capire qualcosa in più della cronologia del sito - spiega l’archeologo oristanese Momo Zucca, responsabile per l’Università di Cagliari - il progetto che noi stiamo portando avanti prevedeva anche questo, ora ci concentriamo proprio in questo preciso punto per capire tanto altro». Anche perché dove ad esempio quest’estate sono state aperte sette tombe dell’età nuragica per vedere se all’interno era presente anche il corredo funerario, a causa del mal tempo c’è ancora fango. «Per ora noi lì non possiamo operare - continua Momo Zucca - la terra prima di essere mossa nuovamente deve asciugare bene». Ora dunque non rimane che attendere altre scoperte, visto che il geo radar anche lì aveva evidenziato diverse anomalie. ( s. p. )
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Nuoro (Pagina 21 - Edizione OR)
Nuoro
Tavolo anti-crisi
 
A distanza di qualche settimana dall’arrivo in città del presidente della Regione Pigliaru e della sua giunta si è riunito ieri mattina in Provincia il Tavolo del partenariato. Nell’incontro sono state approfondite una serie di questioni relative all’attivazione dei tavoli tematici, sulla base delle direttrici di sviluppo individuate nel crono programma di lavoro. «È prioritario - ha spiegato il presidente Tidu - lavorare per dare attuazione alle proposte fatte intervenendo sull’istruzione e sull’Università, e sul ruolo dell’area urbana di Nuoro, alla riforma istituzionale, oltre che alla situazione di crisi industriale e al sistema dei servizi nelle aree produttive». ( l. u. )
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Lettere e commenti – pagina 17
Università
Ricambio possibile solo se i Rettori avranno un po’ di coraggio
I professori, ordinari e associati, che hanno già maturato l’età della pensione, lascino il posto a ricercatori a tempo determinato
di Giuseppe Pulina
 
Nessuna organizzazione può sopravvivere senza ricambio. Le norme ministeriali sul finanziamento degli atenei pongono le Universitá sarde in coda alla classifica sia dei finanziamenti, sia del reclutamento di nuovi docenti. Così come il popolo sardo è condannato all’estinzione per effetto di un insufficiente tasso riproduttivo, così gli atenei isolani collasseranno sotto la scure dei sempre minori trasferimenti ministeriali. Come è possibile? Scrissi circa un anno fa su queste colonne che il circolo vizioso "meno soldi, meno studenti per cui meno finanziamenti" andava rotto, pena la marginalizzazione, prima, e la chiusura, dopo, delle Universitá isolane.
Il sistema "meritocratico" inventato dal Miur è a doppia perversione: primo, perché premia atenei virtuosi che stanno in aree virtuose (il nord, tanto per capirci), secondo perché lo fa a scapito degli altri e non con risorse aggiuntive. Morale? L’Italia si incanala verso una polarizzazione delle formazione: le regione del nord dreneranno risorse e cervelli da quelle del sud con l’inevitabile conseguenza di approfondire lo squilibrio in atto e condannare il Meridione al sottosviluppo permanente. Ma non eravamo tutti figli della stessa Repubblica? Ebbene, no.
Se la formazione è la leva più potente per ridurre le diseguaglianze, come conclude Piketty nel suo saggio "il Capitale del XXI secolo", lo Stato italiano lavora per approfondirle. E non basterà per invertire il trend la buona volontà della Regione: per quanti sforzi faccia per orientare le magre risorse verso la formazione, il declino della forma Universitá, intesa come soggetto formante su scala nazionale e internazionale, sará inevitabile perché, a fianco del ridimensionamento delle risorse il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha messo in campo un armamentario di valutazione, basato sugli stessi indicatori usati per il finanziamento, che spingerà gli atenei sardi sempre più in basso nelle classifiche nazionali (non parliamo di quelle internazionali....).
Chi manderà i propri figli a studiare da noi? Neanche i sardi, ovviamente. Sembra tutto segnato, a meno che i Rettori non facciano una scelta coraggiosa e impopolare: chiedano ai professori, ordinari e associati, che hanno già maturato l’età della pensione e che sono meno produttivi della mediana dei colleghi dello stessa disciplina, di andare in pensione e, contemporaneamente, li sostituiscano con ricercatori a tempo determinato più produttivi. Si otterranno così cospicui risparmi (un ricercatore costa in media metà di un ordinario), aumenterà l’indicatore di produttività scientifica e si terrà inalterata l’offerta formativa, magari migliorandola con nuove leve più vicine agli studenti. In tal modo il costo standard per studente diminuisce, la produttività aumenta, si tampona l’emorragia delle matricole e si dà lavoro ai giovani. Tutto bene, solo se i Rettori avessero il coraggio...

Questionnaire and social

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