Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 January 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 17 gennaio 2015 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
LA CLINICA PEDIATRICA DIMENTICATA
Li hanno dimenticati in via Porcell, in un’ala della “vecchia” clinica Macciotta trasferita in parte al Policlinico, in parte al Microcitemico. E lì sono rimasti, gli ambulatori di pneumologia, allergologia e neurologia pediatrica, esposti ai disagi. Tra i tanti, il gelo che medici e i loro piccoli pazienti tentano di combattere con le stufette acquistate di tasca propria. Le famiglie dei bambini sono ora sul piede di guerra. A. PIRAS A PAGINA 16
 
Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Pneumologia, allergologia e neurologia pediatrica: genitori furibondi
I superstiti “dimenticati” della clinica Macciotta

Se non fosse (forse) esagerato, si potrebbe anche pensare che se li siano dimenticati lì, dentro la vecchia clinica Macciotta, gli ambulatori di pneumologia, allergologia e neurologia pediatrica. Con medici, infermieri e un bel po’ di documenti e materiale finiti negli scatoloni in previsione di un trasloco imminente ma mai avvenuto. Scordati la notte del trasferimento, quando trentasei bimbi raggiunsero il Policlinico con le ambulanze.
Era il 15 giugno del 2013. Poi, a fine gennaio dell’anno scorso, anche i reparti di pediatria e neuropsichiatria infantile sono stati trasferiti, questa volta al Microcitemico.
IL GELO In via Porcell 3 il cancello è sbarrato. Chiuso lo storico ingresso. Si accede agli ambulatori poco più avanti. Dentro, il gelo. Nella piccola sala d’aspetto si trema. Freddo per i bambini, brividi per i genitori che li accompagnano. Gli split dell’impianto di riscaldamento non ne vogliono sapere di regalare un minimo di tepore. Così il fai da te è di casa. Per evitare di morire dal freddo i medici hanno messo mano al portafoglio e acquistato piccole stufe di cui naturalmente usufruiscono anche i piccoli pazienti.
LA RABBIA «Noi, nella sala d’attesa - spiega un genitore - sopportiamo». E lo fanno anche i bambini prima di infilarsi nelle stanze della terapia e delle visite. Le stufette non controllate possono rappresentare un rischio per i piccoli pazienti. Meglio niente.
IL SILENZIO I medici hanno le bocche cucite. Così gli infermieri. «Sentite la direzione». La Asl, l’azienda mista ospedaliero-universitaria? Le ripetute alzate di spalla rendono più delle parole e raccontano disagi e fastidi. Anche i genitori dei pazienti preferiscono («Per ora!») restare anonimi. «Guardi, quel che le dico è la verità, tra l’altro verificabile. Qui si sono scordati dei nostri bambini, di questi medici che dovrebbero essere premiati per la loro pazienza. Non è solo una questione di termosifoni, anche se vorrei che qualcuno vivesse quel che sopportano i bambini, magari quando devono dormire per sottoporsi all’elettrocardiogramma in sonno. Poi la beffa dei ticket. Arrivi qui e ti dicono? “Vada al Microcitemico o in viale Trieste”». Insomma, dimenticati. Dalla Asl 8, dall’Azienda mista. «Non sappiamo cosa accadrà. È una guerra continua». Contro il silenzio.
LE BARRIERE Alle altre stanze del sottopiano si accede con una rampa di scale. Unica possibilità. Così se il paziente è su una carrozzina, i genitori devono portarli in spalla. E questo per gli spazi promessi e mai recuperati al Microcitemico.
Andrea Piras



L’UNIONE SARDA
2 - L’UNIONE SARDA di sabato 17 gennaio 2015 / Cultura (Pagina 43 - Edizione CA)
LIBRI. Presentazione in Rettorato
La Sardegna e il Risorgimento
La sardegna nel Risorgimento. È il filo conduttore dei tre saggi, curati dagli storici Aldo Accardo, Francesco Atzeni e Antonello Mattone che saranno presentati lunedì alle 16,30 nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Cagliari.
All’incontro, promosso dai Dipartimenti di Storia degli atenei di Cagliari e Sassari, in collaborazione con il comitato sardo per il 150° dell’Unità, la Fondazione di ricerca “Giuseppe Siotto” e la fondazione “Memoriale Giuseppe Garibaldi”, parteciperanno il presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru e il professor Raffaele Romanelli, già professore di Storia contemporanea nell’Università di Roma “La Sapienza”.
I tre volumi sono “La Sardegna nel Risorgimento” a cura di F. Atzeni, A. Mattone (Carocci, Roma 2014); “La costruzione dello Stato-Nazione in Italia” a cura di A. Roccucci (Viella, Roma 2012) e “Scegliere la Patria” a cura di A. Accardo, N. Gabriele (Donzelli, Roma 2011).
 
 
 
L’UNIONE SARDA
  
3 - L’UNIONE SARDA di sabato 17 gennaio 2015 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
L’ALLERTA. Ma gli uomini in campo sono pochi: 150 nei reparti speciali delle forze dell’ordine
Gli obiettivi sensibili? Sono 450
Scattato anche in Sardegna un piano contro i terroristi jihadisti
In silenzio, senza dare troppo nell’occhio, anche in Sardegna è iniziato il giro di vite contro la minaccia terroristica globale, con il potenziamento dei controlli nei porti, negli aeroporti e verso tutti gli obiettivi considerati “sensibili”: stando all’ultimo elenco disponibile, che però è in fase di aggiornamento, circa 150 in provincia di Cagliari e almeno altri 300 nel resto dell’Isola. In contemporanea è però scattata la protesta dei sindacati di Polizia, Sap in testa, che definiscono «fumo negli occhi» i proclami del Viminale dopo i fatti di Parigi. «In 5 anni a Cagliari abbiamo perso quasi 100 agenti - è l’accusa -, soprattutto in comparti strategici come la Polizia di Frontiera».
LE FORZE IN CAMPO Attualmente le forze in campo nell’Isola addestrate a fronteggiare fenomeni eversivi, interni e internazionali, sono stimate in circa 150-160 uomini tra Polizia (Digos), Carabinieri (Ros) e Finanza (Gico). Pochi secondo alcuni, sufficienti secondo altri. Ma cosa si sta facendo per proteggere i sardi dai rischi, fortunatamente remoti, di attacchi jihadisti? Le nuove misure per il Sud Sardegna sono state messe a punto nel corso del summit di mercoledì nella Prefettura di Cagliari. Nel documento finale, redatto dall’ufficio stampa del prefetto Alessio Giuffrida, si legge che si procederà «alla massima intensificazione delle misure di vigilanza vigenti nei confronti di ogni possibile obiettivo sensibile, con particolare riferimento a sedi culturali, religiose, scolastiche, organi di informazione, consolati, porti e aeroporti, al fine di assicurare una immediata protezione da possibili minacce». Inoltre «nell’ambito di successive riunioni tecniche di coordinamento, già programmate, si procederà alla rivisitazione degli obiettivi sensibili nonché alla verifica ed eventuale potenziamento dei dispositivi di protezione esistenti».
GLI OBIETTIVI SENSIBILI In altre parole è stata istituita una sorta di unità di crisi permanente che, sulla base delle informazioni di intelligence, avrà il compito di valutare di volta in volta quando e dove alzare la guardia. Anche se «il problema - come fa notare uno degli investigatori dell’antiterrorismo sardo - è che i bersagli potenziali del radicalismo jihadista sono infiniti e dunque incontrollabili». Intanto però lo stato di massima allerta si è immediatamente tradotto in un potenziamento della vigilanza dei bersagli “tradizionali”, da sempre considerati a rischio. Sedi diplomatiche (solo a Cagliari ci sono 22 consolati), palazzi governativi e istuzionali ed edifici di culto di tutte le confessioni religiose. Attenzione massima anche negli ospedali, nei siti industriali (ad esempio la Saras), nelle Università e nelle scuole pubbliche, dove sono in arrivo circolari con le regole da seguire per evitare al massimo i pericoli: primo fra tutti che un estraneo possa accedere nell’edificio durante gli orari di lezione. In molte redazioni giornalistiche, compresa l’Unione Sarda, sono già scattati sopralluoghi da parte della Digos, allo scopo di individuare eventuali criticità nei sistemi di protezione attivi e passivi.
AEROPORTI E PORTI Va da sé che il primo argine di difesa, a maggior ragione in un’isola, è rappresentato dai quattro porti e dai tre aeroporti sardi. Da giorni nello scalo di Elmas si sono visibilmente allungati i tempi dei controlli di sicurezza agli imbarchi, da anni particolarmente stringenti ma ora diventati minuziosissimi anche grazie all’uso di scanner e metal detector di ultima generazione, acquistati appena un anno fa. «Abbiamo anche aumentato le pattuglie all’interno e all’esterno dell’aerostazione - spiega il dirigente della Polizia di frontiera Gennaro De Filippis -, il nostro sforzo è massimo e se i passeggeri subiscono qualche disagio portino pazienza perché lo facciamo per garantire la loro sicurezza». Molto più complicato invece tenere sotto controllo gli imbarchi di auto, camion e altri veicoli sulle navi attraccate in porto. «In questo caso, non potendo perquisire tutti i bagagli a bordo di ogni singolo mezzo, si procede con controlli mirati a campione, oggi molto più frequenti rispetto a qualche giorno fa». Paradossale però che proprio la Polizia di Frontiera sia tra i reparti più colpiti dai tagli: dal 2010 a oggi quella di Cagliari è passata da 77 a 53 effettivi.
Massimo Ledda
 
 
 
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4 - L’UNIONE SARDA di sabato 17 gennaio 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
Lo Stato paga parte del debito. Patto di stabilità, stop ai contenziosi
ENTRATE, ARRIVANO 300 MILIONI
E la Giunta ritira tre ricorsi

In Sardegna non è bello essere definito malu pagadore (debitore insolvente), ma lo Stato non è altro che questo, quando non versa alla Regione ciò che le spetta. Con l’accordo chiuso due giorni fa a Roma, il governo paga una parte del suo debito: 300 milioni in acconto di quel che resta della vertenza entrate, cioè una cifra tra i 600 e i 750 milioni.
«Soldi che potremo spendere subito», spiegano ai giornalisti il governatore Francesco Pigliaru e l’assessore al Bilancio Raffaele Paci: «Serviranno a onorare impegni di spesa del passato, finora bloccati dal patto di stabilità». Perché anche la Regione si comporta da malu pagadore con cittadini e imprese, quando stanzia somme che poi non vengono erogate. Istruzione, assistenza sociale, lavoro: decine di interventi programmati da anni e mai attuati. Solo per i disabili gravi o i non autosufficienti, per esempio, mancavano all’appello in tutto 36 milioni. Altri 27 per l’università, tra Ersu, borse di studio, fitto casa per studenti.
LA FIRMA La svolta è arrivata giovedì al ministero dell’Economia. Da mesi la Giunta reclamava gli arretrati della vertenza entrate su quattro voci: Ires, tasse sui giochi, riserve matematiche, compensazioni delle imposte automobilistiche. L’assessore Paci calcola un minimo di 600 e un massimo di 750 milioni.
«Il conto definitivo sarà certificato dalla commissione paritetica, ma il ministero ha riconosciuto le nostre ragioni», riferisce Pigliaru: «Perciò ha accettato di concedere una forte anticipazione di 300 milioni. Finalmente, dopo tante discussioni, otteniamo soldi veri sui crediti maturati. E spero che adesso anche gli scettici riconoscano il risultato dell’accordo di luglio sul pareggio di bilancio». Perché grazie a quello la Regione non è più vincolata dal patto di stabilità: «Quindi - precisa Paci - potremo spendere questi 300 milioni, e ogni eventuale altra somma che lo Stato ci darà».
Perciò la Giunta ha deciso di ritirare tre ricorsi contro il governo, tutti sul tema del patto di stabilità: «Problema risolto, inutile tenere in piedi i contenziosi», riprende l’assessore, «ma restano in piedi altri nove sulle entrate, finché la partita non è chiusa del tutto».
L’OPPOSIZIONE Gli scettici però ci sono ancora, anche sui 300 milioni freschi. «L’auspicio è che non siano l’ennesima patacca e l’ennesimo bluff, e comunque neppure compensano i soldi sottratti dal governo Renzi nell’ultimo anno», dicono da Forza Italia Ugo Cappellacci e Alessandra Zedda. E appaiono quasi ottimisti, rispetto al capogruppo di Forza Italia Attilio Dedoni: «Sembra l’ennesima bufala di una vertenza di cui ancora, dopo anni, non si vede la fine», attacca, «non solo per l’atteggiamento elusivo dei governi ma anche per la debolezza degli esecutivi regionali». Quanto al ritiro dei ricorsi, «è una bomba a orologeria che esploderà in mano alla Giunta».
Giuseppe Meloni
 
 
 
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5 - L’UNIONE SARDA di sabato 17 gennaio 2015 / Spettacoli e Società (Pagina 44 - Edizione CA)
Il concerto
Dedicato a Ester Mura Schubert, Bellini, Mozart questa sera a Monserrato

Una serata in musica, per rendere omaggio a una donna che ha attraversato la vita con la grazia dei suoi sentimenti e la forza delle sue azioni. È dedicato a Ester Mura, scomparsa all’improvviso sei mesi fa, il concerto che l’associazione “Giuseppe Verdi” di Monserrato ha promosso per stasera alle 19 nella sede di via Traiano. L’ingresso è libero. Il baritono Roberto Deiana e la pianista Emanuela Stara proporranno brani di Schubert, Bellini, Mozart, Donizetti, Bizet e naturalmente Verdi. Ester Mura, intellettuale barbaricina, ha lasciato a Monserrato un segno forte della sua azione di dirigente scolastica. Da sempre impegnata dalla parte dei più deboli, era la referente dell’Unesco per i progetti scuola e i corsi universitari di Educazione allo sviluppo. È intestata a lei la borsa di studio per gli alunni Rom meritevoli bandita dalla Fondazione Anna Ruggiu. Un’altra donna speciale. (m.p.m.)
 
 
  


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6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 17 gennaio 2015 / Lettere e commenti - Pagina 17
FITTO-CASA
Contributi agli studenti ritardi della Regione
Sono una studentessa universitaria sarda, precisamente di Sassari, ma per motivi di studio vivo a Pisa. Nell’ottobre del 2013 la regione Sardegna pubblicò attraverso il sito, www.regione.sardegna.it il bando "fitto-casa", il quale consisteva nel fornire un rimborso nonché sostegno economico agli studenti universitari iscritti in un ateneo situato fuori dalla Sardegna. Feci domanda per il bando, la domanda venne accettata e a maggio del 2014 uscirono le graduatorie definitive dove risultai vincitrice. A luglio tramite email mi dissero che i fondi erano bloccati dal patto di stabilità, dal quale la Sardegna si sarebbe sottratta il 1 gennaio 2015, in ogni caso mi consigliarono di tenermi aggiornata tramite il sito internet casomai fosse cambiato qualcosa. A dispetto di quanto detto, da luglio ad oggi, sul sito sono state pubblicate diverse notizie su come stanziassero continuamente fondi a diversi enti e settori ma per noi era, ed è ancora tutto bloccato. Hanno già pubblicato il nuovo bando, inoltre sul sito è anche apparsa la notizia di come siano riusciti ad avere fondi in più, proprio per l’istruzione nonché ben 600 borse di studio in più. Ho mandato diverse email chiedendo dove fossero finiti i nostri soldi, ci sono tantissimi studenti che come me non sanno come fare a terminare gli studi senza questi soldi e non sappiamo più a chi rivolgerci, agli strozzini? Ad oggi, non so più quante email avrò mandato, incluso al presidente della Regione Sardegna che da buon politico non mi ha mai risposto. Io come altri centinaia di altri studenti fuori sede abbiamo davvero bisogno di questi soldi, ma sembra non interessare a nessuno, ormai siamo quasi rassegnati all’idea che i nostri soldi in realtà non ci siano più. Vorrei solo capire il perché non si degnano nemmeno di pubblicare uno straccio di notizia con cui fornire chiarimenti.
Vanessa Manunta, Sassari



 
 
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7 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 17 gennaio 2015 / Sassari - Pagina 29
Lavorano da tre anni nell’Ateneo e chiedono la stabilizzazione:
«La sentenza della Corte di Giustizia Europea ci dà ragione»
Precari in rivolta, minacciano ricorsi
di Luigi Soriga
SASSARI Nell’Ateneo sta per deflagrare una piccola bomba. Una novantina di precari, assunti a tempo determinato, hanno il contratto in scadenza e da parte dell’Università non arrivano segnali positivi. Tutt’altro. Di piani di stabilizzazione non se ne parla affatto e a luglio è stato bandito un concorso per l’assunzione di personale tecnico amministrativo. In ballo ci saranno almeno 1000 domande per altrettanti candidati, e questo si traduce in una selezione durissima e in una sorta di terno all’otto. «Se entriamo dentro questo calderone – si lamentano i precari – per noi è un disastro: l’Università rischia di buttare al vento moltissime competenze maturate negli anni, frutto di corsi di formazione costati parecchie risorse, un patrimonio di esperienze che non andrebbe sperperato». C’è poi un altro aspetto: di questi novanta precari, più della metà hanno prestato servizio presso l’Ateneo in maniera continuativa per più di trentasei mesi. Questo è un dato significativo, soprattutto alla luce dell’ultimo pronunciamento della Corte di Giustizia Europea. Infatti dal 26 novembre scorso, il popolo dei precari non è più così disarmato contro l’abuso tutto italiano del reclutamento a tempo determinato. I giudici infatti hanno pesantemente bacchettato il nostro Paese e la sua normativa che contrasta con quella Europea. Bruxelles infatti da oltre un decennio predica la stabilizzazione del lavoro e il disincentivo verso la stipula dei contratti a termine. L’esatto contrario di ciò che accade in Italia, soprattutto nella scuola e nella stessa Università. La Corte impone il divieto di reiterare le assunzioni a tempo determinato oltre i 36 mesi, perché le ragioni oggettive per stiracchiare all’infinito i contratti sarebbero insussistenti. Ne consegue che un dipendente che abbia lavorato per più di tre anni presso un ente, possa pretendere una regolarizzazione della sua posizione, con un’assunzione a tempo indeterminato. A livello nazionale i ricorsi dei precari sono migliaia, e ancora di più dopo il recente pronunciamento della Corte di Giustizia Europea. E a questa pioggia di istanze di stabilizzazione, è molto probabile che si aggiungano anche i ricorsi dei precari sassaresi. «Se l’Università non trova una soluzione – dicono i precari – saremo costretti a rivolgersi anche noi alla Corte di Giustizia per far valere i nostri diritti. Ciò che vorremmo è che l’Ateneo impostasse un piano di stabilizzazione, anche spalmato nell’arco di cinque anni, in modo da trasformare i nostri contratti a tempo indeterminato. L’Università ha solo da guadagnare, perché continuerebbe ad avvalersi di competenze già rodate».
 
 
 
 
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8 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 17 gennaio 2015 / Sassari - Pagina 29
CAMPUS STUDENTI
L’Ersu prende ancora tempo: niente ratifica sulle offerte
di Vincenzo Garofalo
SASSARI Il campus universitario può aspettare. Almeno per il consiglio d’amministrazione dell’Ersu, che ieri sera, riunito per decidere se avvallare o annullare la graduatoria per l’acquisizione dell’area su cui costruire la nuova cittadella residenziale per gli studenti, ha rinviato la decisione finale. Già un mese fa il cda dell’ente regionale per il diritto allo studio aveva deciso di soprassedere sull’approvazione della graduatoria che, il 18 novembre scorso, ha indicato come vincitrice del bando pubblico l’offerta degli eredi Satta Branca e della famiglia Segni. Un’offerta che, al costo di 10,72 milioni di euro, vende all’Ersu un terreno di 6,7 ettari a Piandanna, in una zona compresa tra la casa di cura San Nicola e la sede dell’Agenzia delle entrate. Anche ieri i vertici dell’Ersu hanno deciso di prendere tempo per avere modo di fare un ulteriore approfondimento sull’argomento. Un mese il rinvio fu giustificato dall’arrivo negli uffici dell’ente di due pareri legali “pro veritate”, protocollati il giorno stesso della riunione, e quindi tutti da analizzare. I dubbi che i consiglieri di amministrazione devono sciogliere sono quelli relativi alla regolarità tecnica dell’offerta presentata dalla famiglia Segni e dagli eredi Satta Branca. Un’offerta che, secondo le contestazioni di alcuni concorrenti esclusi dal bando o sconfitti dalla graduatoria, sarebbe viziata da diversi aspetti tecnici. Vizi che hanno spinto la Cator srl di Marco Cavalieri e la Tema spa dell’ingegner Gavino Sechi a presentare ciascuna un ricorso al Tar per chiedere di rivedere la graduatoria finale. Secondo i ricorrenti l’area proposta a Piandanna non sarebbe congrua con quanto indicato nel bando pubblico perché si tratterebbe di due terreni divisi da un viottolo di proprietà di terzi. Secondo i pareri legali consegnati all’Ersu su quel viottolo esiste un diritto reale di servitù a vantaggio dei terreni della famiglia Segni e degli eredi Satta Branca, e questo sarebbe più che sufficiente a garantire la contiguità richiesta per l’intera area, e inoltre la famiglia Segni e gli eredi Satta Branca nel frattempo hanno acquisito la proprietà anche di quella striscia di terreno. In questo intrico di dubbi si inserisce anche la volontà espressa dal sindaco e da diverse parti politiche cittadine di voler realizzare il nuovo campus universitario al centro della città, possibilmente nei locali dell’attuale caserma La Marmora, in piazza Castello.
 
 
 
 
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9 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 17 gennaio 2015 / Sassari - Pagina 30
UNIVERSITÀ
Martedì apre l’anno accademico
Martedì alle 11, nell’aula magna di piazza Università, il Rettore Massimo Carpinelli aprirà ufficialmente il 453° Anno Accademico. Alla Senatrice Elena Cattaneo è affidato l’intervento principale della cerimonia con una prolusione intitolata "Il semplice coraggio di tornare a credere nella scienza, in Italia". L’evento si aprirà con la Relazione del rettore. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito www.uniss.it.

 
 
 
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10 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 17 gennaio 2015 / Sassari - Pagina 30
STUDENTI
Assistenza gratuita per i fuori sede
È ripreso regolarmente il servizio gratuito di assistenza sanitaria integrata destinato agli studenti fuori sede iscritti all’università di Sassari e agli Erasmus. L’ambulatorio si trova in via Padre Manzella 2, all’interno della Casa dello studente dell’Ersu, ed è aperto dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 18. L’assistenza sanitaria è fornita da diversi anni grazie a un accordo tra l’Università degli Studi di Sassari, l’Ersu e l’Aou. La visita ambulatoriale è completamente gratuita per tuttii fuori sede, indipendentemente dal reddito, mentre le visite specialistiche prevedono il pagamento del ticket sanitario.
 
 
 
 
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11 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 17 gennaio 2015 / Attualità - Pagina 13
Milano: assemblea No Expo, e la Statale chiude i battenti
L’Università Statale di Milano (foto) chiusa per occupazione, ma non si tratta di un ritorno agli anni ’70, e non c’è stata nemmeno nessuna azione di protesta. La chiusura - per tre giorni, fino a lunedì - è stata dettata da timori relativi a «possibili disordini», a causa di un’assemblea dei No Expo auto-convocata per ieri e oggi in ateneo. Una sorta di chiusura preventiva, insomma, che ha dell’inedito per lo storico ateneo. Ma i No Expo hanno annunciato che l’assemblea si terrà oggi in una ex sede Anpi in via Mascagni, un palazzo dismesso dove si trovava un noto teatro cittadino, l’ex Derby. Comunque grande sconcerto c’è stato, per la chiusura dell’università tra studenti e addetti, molti dei quali si sono mostrati sorpresi dicendo di non saperne nulla. Davanti al grande e storico portone in via Festa del Perdono c’era un via vai di universitari attoniti, tra i quali molti che avevano appuntamenti e lezioni programmate, e non nascondevano disappunto e rabbia.
 
 
 
 
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12 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 17 gennaio 2015 / Sardegna - Pagina 5
PATRIMONIO CULTURALE
Verranno inseriti nel nuovo sistema informativo regionale
I MURALES DI ORGOSOLO SARANNO CATALOGATI COME OPERE D’ARTE
Il progetto complessivo prevede 15mila nuove schede
di Paolo Merlini
ORGOSOLO I murales di Orgosolo fanno parte a pieno titolo del patrimonio culturale della Sardegna e come tali devono essere catalogati e immessi in un sistema informatico che ne garantisca la massima conoscenza. Non solo quelli di Orgosolo, in realtà, perché nel “Sistema informativo regionale del patrimonio culturale” in via di realizzazione trovano spazio anche le pitture murali di San Sperate, Irgoli e di numerosi altri centri della Sardegna. Ma il paese barbaricino occupa un posto particolare riguardo a questa forma di arte popolare, e soprattutto è stato uno dei pochi Comuni dell’isola a rispondere all’invito della Regione a partecipare attivamente alla catalogazione, mentre altre amministrazioni non avrebbero considerato l’importanza del progetto. Nei giorni scorsi funzionari dell’assessorato ai Beni Culturali hanno effettuato un primo sopralluogo sul campo assieme al sindaco Dionigi Deledda. Ma cos’è il progetto del Sistema informativo regionale del patrimonio culturale? Se ne parla dagli anni ’90, ricorda l’assessore Claudia Firino, ma è da meno di dieci anni che l’idea di catalogare le bellezze artistiche dell’isola ha ripreso vigore, grazie all’aiuto di fondi europei. Nel 2013, dopo lungaggini burocratiche e ricorsi al Tar, l’appalto è stato affidato a un’associazione temporanea di imprese guidata dalla Mida Informatica di Bergamo, una società nata nel 2000 attiva a livello internazionale sul fronte della valorizzazione dei beni culturali legata in particolare alle tecnologie multimediali. Per un importo di due milioni 695mila euro (al netto di Iva e oneri previdenziali), Mida dovrà occuparsi dell’ottimizzazione delle oltre 13.000 schede che già costituiscono i il catalogo regionale e dare vita a una nuova campagna di catalogazione sull’intero territorio regionale con la realizzazione di 15.400 nuove schede. Tornando a Orgosolo, il progetto di catalogare i murales come opere d’arte non è nuovo, ma un primo tentativo risale al 2007, quando l’allora assessore comunale alla Cultura Luisa Muravera aveva avviato una ricognizione dei dipinti più importanti di concerto con la soprintendenza regionale ai Beni culturali. La schedatura dei murales le assimilava sostanzialmente alle opere di arte contemporanea, classificazione che aveva provocato un dibattito tra esperti e appassionati, creando favorevoli e contrari. Inoltre, l’intervento della Soprintendenza presupponeva una catalogazione a fini di tutela, e quindi avrebbe limitato – secondo alcuni – lo spontaneismo tipico di questa forma d’arte, a Orgosolo come altrove, nonché la possibilità di intervenire sui murales da restaurare, che sarebbe stata condizionata da nulla osta e lungaggini burocratiche. Il problema, spiega l’assessore Firino, stavolta non si porrà neppure, poiché l’attuale “censimento” dei murales non ha il fine ultimo della tutela, ma quello di garantire una conoscenza più diffusa delle opere. Le schede inoltre andranno a finire in banche dati accessibili dal web e avranno un collegamento con il più vasto patrimonio nazionale che fa capo al ministero dei Beni culturali. Nel 2010 ha preso corpo un’altra catalogazione dei murales, questa volta da parte della facoltà di architettura dell’università di Cagliari, con la collaborazione di organismi e studiosi internazionali. La tradizione dei murales di Orgosolo risale agli anni ’70 ed è identificabile in larga misura con il pittore Francesco Del Casino.
 
 
 

LA NUOVA SARDEGNA

13 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 17 gennaio 2015 / Sassari - Pagina 7
CONVEGNO A SASSARI L’imam sciita: stop alle ideologie che dividono gli uomini
Il rettore Carpinelli: il dialogo fa andare oltre le differenze
L’incontro delle fedi per superare lo choc dell’attacco di Parigi
di Antonio Mannu
SASSARI «Guardo questo affresco che ho di fronte, lo osservo da quanto sono entrato in questa sala» Sheik Alì Hassan Ramadan fa parte dell’Alta Commissione dei Saggi Islamici della Siria. Ieri a Sassari, nell’aula Eleonora d’Arborea dell’università, durante il suo intervento ha preso spunto dall’affresco che ritrae la giudicessa, con in mano la pergamena della Carta de Logu e una spada ai suoi piedi. «Ho pensato a come un fondamentalista potrebbe interpretare il dipinto. Partendo dalla spada, possibile strumento di offesa e violenza. Ma questa donna ha in mano una pergamena, uno scritto, simbolo di conoscenza e cultura. Io partirei da lì. Allora la spada non è più strumento di offesa, ma di difesa della giustizia e conoscenza». Alì Hassan Ramadan è uno sheikh alawita, gruppo religioso diffuso soprattutto in Siria. Ieri era a Sassari per la tavola rotonda di apertura di “Dialogando, religioni e identità culturali a confronto”, incontro che prosegue oggi a Stintino. La tavola rotonda di ieri aveva per tema “La risoluzione dei conflitti attraverso la cultura”. A “Dialogando” partecipano giornalisti ed esponenti religiosi e del mondo della cultura italiani e medio orientali. L’incontro è stato programmato da tempo. Altrettanto naturalmente è stato, sin da ieri, prepotentemente investito dalle contingenze drammatiche dell’attualità dei tragici fatti di Parigi. Ai quali gli intervenuti han fatto riferimento. «In nome di Dio misericordioso, il Dio della pace e dell’amore» così ha salutato i presenti il professor Sheikh Sadeq Naboulsi Ahmad, imam sciita e docente di scienze politiche e religiose dell’università libanese di Saida. «L’uomo ama viaggiare – ha proseguito –, ama conoscere nuovi luoghi, luoghi che a volte gli sembrano più belli e interessanti del suo luogo natale. Ma non sempre mette lo stesso interesse nel conoscere suo fratello. Se lo conoscesse davvero scoprirebbe che è molto simile a se stesso. Conoscersi oggi in questi giorni difficili, in cui tutto è avvolto dalla nebbia misteriosa dell’incomprensione, è ancor più necessario. Siamo governati dalle ideologie, su entrambe le sponde di questo mare. Dobbiamo far emergere la figura reale, non quella ideologica. Aprire un nuovo orizzonte di dialogo e continuità nei rapporti tra musulmani e cristiani, ma direi nei rapporti tra gli uomini che appartengono a culture, religioni, modi di pensare differenti». Nelle società multietniche la religione può essere pericolosa, può fomentare violenza e vendetta, ha aggiunto l’imam sciita. «Per queste ragioni ci è richiesto il dialogo. Se oriente e occidente, islam e cristianità non si comprendono, è un problema per noi e per il mondo intero». In apertura della tavola rotonda il rettore Massimo Carpinelli si è detto particolarmente felice di ospitare nell’università l’apertura di un incontro così importante. «Il dialogo tra le religioni è un tema da approfondire, in un mondo sempre più aperto alla società multietnica. Un tema che, mi piace segnalarlo, è caro a Papa Francesco. Ed è bello cominciare qui, da quest’antica università che, non dimentichiamolo, è stata fondata dai Gesuiti». Il sindaco di Sassari Nicola Sanna ha parlato di un mare Mediterraneo piccolo e insieme immenso. «Immenso per la sua pluralità, le sue diversità che lo arricchiscono. Il Mediterraneo deve essere luogo di pace e dialogo, non può e non deve essere luogo di guerra e violenza. Perché sia luogo di pace bisogna combattere l’ignoranza, sconfiggerla vuol dire sconfiggere la violenza e la guerra».
 



LA NUOVA SARDEGNA

14 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 17 gennaio 2015 / Alghero -Pagina 31
La guida del Parco affidata al docente universitario: nel consiglio direttivo anche Morette e Gigi Cella
PORTO CONTE, FARRIS È IL PRESIDENTE
di Gianni Olandi
ALGHERO Da ieri sera il parco regionale di Porto Conte è tornato alla piena operatività, sono stati infatti eletti i membri del consiglio di amministrazione e approvato il bilancio. Alla carica di presidente è stato eletto il professor Antonio Farris, 68 anni, già presidente della Porto Conte Ricerche, professore ordinario di Microbiologia agroalimentare nell’Università di Sassari, autorevole esponente del mondo scientifico universitario e noto per le sue ricerche storiche ed organoelettriche sull’olio e sul pane. Marcatamente ambientalista visto che ai tempi della nascita del Parco di Porto Conte era tra i più convinti sostenitori della istituzione della riserva naturale che il destino vuole che oggi vada a presiedere. Farris è stato indicato dalla maggioranza al governo della città e, specificatamente, dalla Lista per Alghero, riferimento del sindaco Mario Bruno. Fanno parte del nuovo consiglio di amministrazione in qualità di membri: l’avvocato Edoardo Morette, su indicazione dell’Upc, e Gigi Cella, della componente dell’Udc. Sulla persona del professor Farris, come era prevedibile, ci sono state convergenze in fase di votazione anche da parte delle opposizioni. La conclusione degli assetti dirigenti di nomina politica del Parco pone ora la maggioranza nelle condizioni di proseguire nel lavoro ordinario e quindi di dedicarsi al programma di governo. La nomina è stata al centro di un dibattito interno abbastanza sostenuto che potrebbe aver provocato qualche contrapposizione al momento sommersa ma non per questo meno vivace. La nomina, inoltre, qualche malumore lo hanno provocato anche nel Comitato delle borgate della Nurra algherese che avevano chiesto un proprio rappresentante nel consiglio di amministrazione della riserva. Una richiesta motivata dal fatto che, soprattutto le borgate di Maristella e Guardia Grande, sono praticamente inglobate nel parco e si riteneva quindi legittima la presenza di un rappresentante dei residenti. E’ quindi possibile che questo ulteriore “strappo” da parte del potere centrale possa determinare una ulteriore spinta verso la costituzione del Comune autonomo di Porto Conte. Decisamente positivo infine è il fatto che da oggi l’ente di Casa Gioiosa possa riprendere la propria attività a pieno regime essendo superate le questioni di ordine finanziario che la mancata approvazione del bilancio aveva di fatto congelato, bloccando contestualmente tutte le progettualità, l’attività ordinaria, e gli stessi rapporti con il personale. Sempre in tema di elezione del consiglio di amministrazione vale la pena ricordare che gli incarichi che il presidente e i consiglieri svolgeranno sono a titolo del tutto gratuito, come del resto prevede la delibera del consiglio regionale che ha modificato lo statuto del Parco disponendo per gli amministratori un regime onorifico. Una sorta di volontariato.
 
 
 
 
LA NUOVA SARDEGNA

15 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 17 gennaio 2015 / Cultura e spettacoli - Pagina 33
IL DIBATTITO
Una giornata di studio sulla crescente fortuna internazionale del leader comunista, l’autore italiano più studiato insieme a Dante e Machiavelli
IL PENSIERO DI GRAMSCI CHE SPIEGA IL PRESENTE
Convegno promosso dalle Università di Sassari e di Cagliari
di Daniela Paba
CAGLIARI In Brasile, come nel resto dell’America contemporanea, rivive Antonio Gramsci. Il suo pensiero nutre, fin dalla fondazione nel 1980, il Partito dei Lavoratori che ha portato all’elezione di Lula, ma anche la Teologia della Liberazione che ha schierato la chiesa cattolica al fianco dei diseredati, e persino l’ultima riforma della scuola brasiliana. Del resto Gramsci è oggi, in tutto il mondo, oggetto di studi appassionati e fecondi. Di questo si occupa “GramsciLab”, progetto ideato dalle Università sarde per divulgare il contributo di studi gramsciani che rimbalza nell’isola dai quattro angoli del pianeta. Dalla Cina all’India, all’America Latina al mondo arabo, ma anche dai più occidentali USA, Canada, UK e Giappone, Gramsci innerva le più recenti teorie post-coloniali, i cosiddetti cultural e subaltern studies. A inaugurare il ciclo internazionale di seminari, nell’aula magna di Scienze politiche a Cagliari, è tornato Gianni Fresu, ricercatore e studioso di Gramsci che, dopo anni di precariato in Sardegna, quando stava per “mollare” la carriera accademica, è stato chiamato a lavorare all’Universidade Estadual Paulista “Marilia”, una delle migliori del Brasile e ora si appresta a trasferirsi lì con tutta la famiglia. Nel trattare il tema “Gramsci, cittadino del mondo: la diffusione degli studi gramsciani”, Fresu ha spiegato a una platea di studenti e affezionati cultori, la fortuna «dell’autore italiano più tradotto e studiato nel mondo insieme a Dante e Machiavelli» e come il pensiero dialettico e antidogmatico abbia «permesso a Gramsci di sfuggire alle rigide classificazioni, di andare oltre la crisi e il crollo politico-ideologico, di varcare il limite temporale e politico del Novecento», anzi ne abbia fatto la bussola fondamentale per orientarsi nella modernità in tempi di crisi. Categorie come «rivoluzione passiva» e «sovversivismo reazionario delle classi dirigenti» hanno consentito agli studiosi latinoamericani d’interpretare una modernizzazione imposta dall’alto a colpi di stato autoritari e nazionalisti; il concetto di «egemonia» ha largamente ispirato i movimenti d’ispirazione socialista o il sindacalismo. Persino le analisi così specifiche sulla questione meridionale, sul nostro risorgimento e sui rapporti di sfruttamento semicoloniale tra Nord e Sud sono oggi utilizzate per leggere il post-colonialismo americano. In Inghilterra Cosimo Zene usa il nesso gramsciano «religione/oppressione» per capire le vicende dei Dalit in India e la storia degli Indios in Perù non è comprensibile senza le analisi di Mariátegui così vicine a Gramsci. «Gramsci è fondamentale in diversi ambiti disciplinari – ha detto Fresu – dalla pedagogia alla critica letteraria ed è utilizzato nella scienza politica come il teorico dell’egemonia, per aver svelato la natura molteplice del potere». Nel ripercorrere la storia del Novecento brasiliano, il giovane studioso ha tracciato un quadro delle riviste e pubblicazioni attraverso le quali il pensiero gramsciano anima il dibattito intellettuale e politico sullo sviluppo del movimento operaio, sull’evoluzione del Partito comunista brasiliano, sulla repressione durante il colpo di stato e gli anni della lotta armata, ma anche sulla società di massa e la cultura nazional-popolare, compresa la Bossa nova. Nelle relazioni tradizionalmente egemoniche tra Europa e America, Gramsci incarna un raro esempio di dialogo che racconta la storia dei subalterni e dà loro voce.
 
 


QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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