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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 January 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di domenica 11 gennaio 2015 / Economia (Pagina 14 - Edizione CA)
Dichiarazioni Isee, ci sono nuove regole e controlli su ogni caso
ROMA Nel 2014 le persone che hanno usufruito di servizi e prestazioni legati all’Isee sono state circa sei milioni. Ma dal 2015 le regole per accedere ai servizi collegati all’Isee (sconti su mense e tasse universitarie, bonus gas, assistenza domiciliare, eccetera) sono cambiate e non basterà autocertificare la propria situazione economica. Le dichiarazioni del contribuente contenute nella Dichiarazione unica sostitutiva (il riferimento sarà al nucleo familiare) saranno verificate non solo a campione ma interrogando l’anagrafe tributaria. Si dà maggiore peso al valore patrimoniale della casa e si devono dichiarare anche somme fiscalmente esenti.
«Abbiamo il sospetto», afferma il coordinatore della Consulta dei Caf Valeriano Canepari, «che la platea possa diminuire di oltre il 20%. Ci sono stati diversi casi in questi giorni di contribuenti che venendo a conoscenza delle nuove regole (non solo sui controlli) come le dichiarazioni sui conti correnti hanno rinunciato a presentare richiesta all’Inps pensando di non avere diritto alle agevolazioni».
Le nuove norme in vigore dal 2015 prevedono che tutte le pubbliche amministrazioni usino l’Isee come criterio comune per stabilire chi ha diritto alle agevolazioni.
Da gennaio quindi la richiesta di nuove prestazioni può essere fatta solo con il nuovo Isee ma chi è già beneficiario di prestazioni sociali sulla base del vecchio Isee non deve preoccuparsi di rinnovare subito la sua dichiarazione.
 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di domenica 11 gennaio 2015 / Politica Italiana (Pagina 9 - Edizione CA)
GOVERNO. Il premier parla all’Università di Bologna: dovete credere in questo Paese
«IL 2015 SARÀ UN ANNO FELIX» Renzi contestato da gruppi di studenti: uova contro la polizia
BOLOGNA Un anno in cui, tra riforme ed Expo, l’Italia deve e può giocarsi tutto per rilanciarsi. Un anno, il 2015, che può essere «felix, nel senso di fecondo». È pronto a scommetterci il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che da Bologna ha dato il via ad un gennaio cruciale sul fronte del lavoro, dei nuovi assetti istituzionali e dell’elezione del successore di Giorgio Napolitano al Quirinale.
E questo in un clima difficile, con i sindacati a protestare anche in Emilia in occasione della sua visita al nuovo centro e polo produttivo della Granarolo; e una settantina di studenti dei collettivi, in corteo per le vie del centro di Bologna, a lanciare uova contro il cordone di Polizia e Carabinieri schierato per proteggere l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Alma Mater.
Giovani cui lo stesso premier si è rivolto - dall’Aula Magna dell’Ateneo - invitandoli, per primi, a credere nel Paese e nella sua capacità di risollevarsi. «Oggi alla generazione che si avvia all’Università», chiarisce per bene, arriva un messaggio «che lascia presagire l’Italia come un Paese spacciato. Voglio dire agli studenti che non è così: questo è un Paese in cui tutto è possibile», e chi lo nega «sta negando il diritto alla realtà: l’Italia è un Paese in cui è possibile cambiare le cose».
Non a caso, il primo appuntamento ufficiale di Renzi è stato nella sede di un colosso agro-alimentare come Granarolo, che è riuscito a crescere in questi anni di crisi arrivando a festeggiare il primo miliardo di fatturato. «Ce la stiamo mettendo tutta insieme a tutti gli italiani di buona volontà per far diventare il 2015 l’anno felix, fecondo, per il nostro sistema Paese», ha detto chiedendo uno sforzo anche al sistema bancario affinché faccia più credito alle pmi e meno «salotto».
Il tutto ricordando il percorso delle riforme e auspicando un cambio di passo anche in Europa, che «ha conosciuto un’epoca di tecnici e tecnocrati che è fallita: persone che non sono state in grado di guidarci sulla retta via, perché il nostro tempo non ha bisogno soltanto di tecnici preparati, ha bisogno di competenza e preparazione ma anche di un’esperienza che si fa guida».
E la guida di Renzi sembra voler correre sull’asse che unisce impresa e Università. Atenei che in Italia devono essere sostenute e per i quali il premier ha proposto un vero e proprio «anno costituente». Le università «del mondo talvolta si presentano meglio di come sono - ha spiegato dando il via al 927/o anno accademico - in Italia abbiamo qualità che non riusciamo a presentare per colpa di un sistema burocratico che non riesce a valorizzare ciò che di eccellente possiamo offrire. Su questo tema propongo che il 2015 sia un anno costituente per le università italiane». Perché il Paese «è una superpotenza, forse non più economica, ammesso che lo sia mai stata, ma è una superpotenza per i valori e per la cultura», intesa da Renzi come unico «antidoto al fanatismo e al terrore».
 
 
 
3 - L’UNIONE SARDA di domenica 11 gennaio 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Replica della soprintendente Grossi: Tasca sa che non abbiamo competenze
«Sulle carte di Buoncammino solo interventi a sproposito»
 
Cecilia Tasca, docente di Archivistica del dipartimento di Storia, venerdì sul nostro giornale era andata giù pesante. «L’archivio di Buoncammino è da salvare. Dov’è la Sovrintendenza archivistica? L’ente di vigilanza del ministero sarebbe dovuto intervenire per tempo: esiste proprio per questo, ma non agiscono». La replica non si è fatta attendere ed è arrivata alla velocità della luce dall’email di Monica Grossi, soprintendente archivistico per la Sardegna e direttore pro tempore dell’Archivio di Stato di Cagliari.
ERRORE GROSSOLANO «Si attribuiscono alla Soprintendenza archivistica per la Sardegna competenze non sue, appellandola a sproposito nel titolo e nel testo», afferma Monica Grossi. «La Soprintendenza esercita la tutela sugli archivi dei privati dichiarati di interesse storico particolarmente importante (comunemente definiti “vincolati”) e di tutti gli enti pubblici non statali (solo a titolo di esempio: la Regione Sardegna, i Comuni, le Aziende sanitarie locali, le Università): tali enti sono obbligati dal Codice dei beni culturali a conservare correttamente, a riordinare e a inventariare il proprio patrimonio archivistico e a renderlo consultabile. La Soprintendenza - aggiunge Monica Grossi - ha l’obbligo di controllare che ciò avvenga, mediante la propria attività ispettiva. La professoressa Tasca conosce bene, in virtù del suo ruolo professionale e dei continui contatti con la Soprintendenza, compiti e prerogative di tale ufficio e appare inammissibile che possa aver compiuto tale grossolano errore».
«NON SIAMO COMPETENTI» La soprintendente Grossi spiega chi deve tutelare l’archivio del carcere. «Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo esercita la propria attività attraverso il proprio ufficio competente, che è l’Archivio di Stato di Cagliari. Dalla fine degli anni ’80 è attiva una Commissione di sorveglianza che ha competenza sugli archivi di Buoncammino, di Iglesias, di Is Arenas e Senorbì».
L’EMERGENZA Nei sotterranei del reparto sinistro del carcere (ora vuoto, i detenuti sono stati trasferiti a Uta) c’è un patrimonio che racconta 150 anni di vita carceraria e processuale di assassini, prostitute, terroristi, mafiosi, rapinatori, ladri, disperati tossicodipendenti e malati di mente. Carte in grado di raccontare meglio di ogni altra fonte lo spaccato sociale di un’epoca. Migliaia di faldoni, sistemati alla bell’e meglio su scaffali e per terra, che rischiano grosso. Devono essere difesi dall’umido e dai topi. Catalogati, digitalizzati e messi a disposizione di tutti.
Andrea Artizzu
 
 
 


LA NUOVA SARDEGNA 
 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 11 gennaio 2015 / Lettere e commenti - Pagina 17
LA CRISI DEGLI ATENEI
Rilanciare le università sarde puntando sui giovani migliori
Non è da oggi che le due università sarde si lamentano di essere sottostimate, e in definitiva maltrattate, dal sistema di valutazione messo in piedi dal Miur, il Ministero che si occupa di università e ricerca. Notava Giuseppe Pulina sulle pagine di questo giornale come il sistema - che ama autodefinirsi “meritocratico” - abbia l’effetto perverso di favorire chi, operando in situazioni più favorevoli, sta già bene di suo e di ricacciare nella marginalità chi, invece, ha da scontare difficili condizioni di partenza. Di favorire insomma le università del Nord e di lasciare al palo quelle del Sud. Il circolo è vizioso: hai meno studenti e i tuoi “prodotti di ricerca” valgono meno, avrai meno soldi; la conseguenza sarà che gli studenti saranno ancora di meno e i “prodotti di ricerca” ancora più deludenti. Pulina propone che i professori già in odore di pensione lascino il posto a ricercatori a tempo determinato. Una ricetta che ha una sua indubbia saggezza, scontando magari l’inquietudine e il senso di vuoto di chi da questa soluzione sarebbe direttamente toccato: de te fabula narratur, insomma. Comunque: largo ai giovani che costano meno (un ricercatore costa la metà di un ordinario) e producono di più. Si tratta di una ricetta che ha però un difetto: risolvendosi in un semplice benevolo consiglio, le probabilità di risultare efficace sono tra poche e nessuna. Vero è che soluzioni più incisive non sono affatto in vista e che per ora ci si deve limitare ai consigli. A cui ne vorrei aggiungere uno che illustrerò - i lettori mi perdoneranno, spero - ricorrendo alla mefitica e abusatissima metafora calcistica. A quale santo potrà affidarsi una piccola squadra, con poco pubblico e ancor meno soldi, per cercare di rimanere in serie A? Puntare sul vivaio, viene da rispondere ed è in effetti una risorsa, il vivaio, che una piccola squadra ha il dovere e spesso tutte le capacità di curare. Non basta il vivaio, però, e si dovrà di necessità ricorrere al mercato. Ora avverrà questo, che tanto meno soldi hai tanto più sei costretto a guardare lontano, con la speranza di mettere gli occhi su qualche giovane calciatore di valore che le grandi squadre, votate ad acquistare campioni conclamati, magari non hanno notato. Sciogliendo la metafora, si vorrebbe che le due università sarde fossero più disposte a reclutare tra i non pochi giovani studiosi e ricercatori di grande valore che, in Italia e nel mondo, aspirano a una posizione accademica stabile. È saggio e giusto curare il vivaio ma è dal mercato che possono venire le sorprese più felici. Ho avuto la fortuna e il privilegio di studiare in una facoltà di Lettere e Filosofia, a Cagliari, nella quale nei miei anni, tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta cioè, insegnavano Paolo Spriano, Giuliano Procacci, Alberto Maria Cirese, Luigi Rosiello, Alberto Asor Rosa, Clara Gallini, Anna Anfossi. E in cui pochi anni prima erano passati studiosi del livello di Carlo Salinari e Ludovico Geymonat. Non è esagerato dire che le facoltà letterarie cagliaritane fossero in quel periodo tra le migliori italiane e non avessero nulla da invidiare alle migliori europee. Una congiuntura eccezionale, si dirà, favorita anche dal sistema concorsuale (e baronale) di allora che faceva di Cagliari una delle le sedi periferiche preferite dove piazzare i giovani studiosi che aspiravano alla cattedra. Ma aiutata, questa congiuntura, dalla lungimiranza dei presidi cagliaritani di quelle facoltà convinti che solo chiamando i migliori si potevano superare gli handicap di partenza. Sì penso proprio che Giuseppe Pulina abbia ragione: se solo i rettori (e, aggiungo io, i presidi e i direttori di dipartimento) avessero più coraggio…

 
 
5 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 11 gennaio 2015 / Attualità - Pagina 14
Il premier visita Granarolo e inaugura l’anno dell’Alma Mater tra le contestazioni. «Atenei e imprese collaborino»
Renzi a Bologna: «Investire sui giovani»
di Maria Berlinguer
ROMA La doppia contestazione di operai e centri sociali non ha scalfito affatto l’umore di Matteo Renzi che alla vigilia del fatidico spegnimento delle 40 candeline da Bologna fa ancora professione di ottimismo. Malgrado il percorso ad ostacoli per l’agenda Renzi dovrà superare nelle prossime settimane e che va dalla elezione del nuovo capo dello Stato al passaggio in Parlamento della riforma elettorale e costituzionale. «Nel 2015 l’Italia deve e può giocarsi tutto, perché l’anno appena cominciato può essere un anno felix, ovvero fecondo», dice. È una città blindata quella che accoglie il premier venuto in Emilia per visitare il nuovo polo produttivo della Granarolo e per inaugurare l’anno accademico dell’Alma Mater. Gli operai davanti allo stabilimento incrociano le braccia per ore di sciopero contro il job acts. «80 euro o diritti, qua nessuno è fesso neanche la Lola», recita un cartello. Ma è in centro, davanti all’Università che si temono scontri con i centri sociali. Qualcuno prova a superare il cordone delle forze di polizia schierate con il lancio di un drone che però fallisce. Ed proprio ai giovani che prova a parlare il premier. «Oggi alla generazione che si avvia all’università arriva un messaggio che lascia presagire che l’Italia come un Paese spacciato, voglio dire agli studenti che non è così: questo è un Paese dove tutto è possibile», dice e chi lo nega «sta negando il diritto alla realtà, l’Italia è un Paese in cui è possibile cambiare le cose», aggiunge. «Domani (oggi, ndr) compio 40 anni quindi abbandono definitivamente tutta la retorica giovanile o presunta tale, entro negli anta, da cui è difficile che se ne esca vivi e mentre penso a questo fatto personale penso che l’Italia è un Paese che sta provando a scrivere una pagina nuova: non sappiamo se riusciremo a portare a casa un risultato positivo se non ce la faremo sarà colpa nostra, non perché qualcuno da fuori non ci ha fatto giocare ma perché non siamo stati bravi». Il premier invita tutti a liberarsi dalla stanca retorica sulla fuga dei cervelli e a investire sui giovani e torna a bacchettare l’Europa. «L’Europa dei tecnici e dei tecnocratici è miseramente fallita, persone che non sono state in grado di guidarci sulla retta via perché il nostro tempo non ha bisogno solo di tecnici preparati ma di competenza e preparazione». Per questo il premier insiste sulla necessità di lavorare perché impresa e università collaborino su un unico asse. Agli Atenei Renzi propone un «anno costituente» perché spesso i lavoro accademico è penalizzato dalla burocrazia e non riesce a valorizzare nel mondo, le eccellenze che pure ci sono». In serata, prima di tornare a Firenze, Renzi ha voluto incontrare Isabella Conti, sindaco di San Lazzaro, che aveva denunciato di aver ricevuto minacce per aver voluto fermare una maxi speculazione edilizia.



QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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