Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
08 July 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 34 - Edizione CA)
ALGHERO. Porto Conte
Alghe e energia, la scommessa degli scienziati
 
 Da rifiuto a risorsa. Le odiate alghe di San Giovanni potrebbero essere utilizzate per produrre energia con un duplice obiettivo: ridurre i costi e eliminare i depositi maleodoranti che occupano il litorale. La Porto Conte Ricerche ci sta già lavorando con un progetto sperimentale che punta a generare energia sotto forma di biometano e altri biocarburanti, sfruttando appunto le migliaia di metri cubi di posidonia spiaggiata che ogni anno si riversano sulle spiagge algheresi. L'iniziativa è frutto di un accordo di collaborazione tra Comune, Porto Conte Ricerche e la Sarda Gas, con la partecipazione dell'Università di Sassari. «Nel caso in cui la sperimentazione dovesse produrre risultati significativi - fanno sapere dall'Amministrazione - si aprirebbero prospettive favorevoli per il riutilizzo degli eccessi di posidonia sul tratto iniziale di San Giovanni, garantendo l'ampliamento delle porzioni di arenile a disposizione dei cittadini e visitatori». La Giunta, su proposta dell'assessore all'Ambiente Raimondo Cacciotto, ha approvato nei giorni scorsi l'accordo per avviare la sperimentazione della produzione di energia. Si comincia con il prelievo di piccole quantità della posidonia depositata a San Giovanni, che l'azienda provvederà a raccogliere e trasportare presso i laboratori della Porto Conte Ricerche. Non tutte le alghe verranno asportate, perché servono per contrastare il fenomeno dell'erosione degli arenili. Le condizioni e i limiti di prelievo, in caso di successo della sperimentazione, saranno fissati nel rispetto delle norme regionali in materia. ( c. fi. )
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 39 - Edizione CA)
Archeologia
Ecco tutto Mont'e Prama «come non l'avete mai visto» 
Il soprintendente Marco Minoja fa il bilancio della campagna di scavi
 
«Oggi possiamo vedere Mont'e Prama come non lo abbiamo mai visto». È il risultato che la Soprintendenza, a un mese e mezzo dalla ripresa delle attività di indagine, pone sotto riflettori che su questo sito non sono mai stati spenti. «Sono stati aperti tutti gli scavi degli anni Settanta e Duemila in modo congiunto e unitario», sottolinea Marco Minoja, soprintendente per la Sardegna. «Questo - precisa - consente di rendere leggibile un'area funeraria dell'Età del ferro che appare organizzata per gruppi sepolcrali distinti e separati. Solo così, attraverso lo scavo estensivo e la documentazione accurata dei risultati, possono essere tentate interpretazioni attendibili».
Gli archeologi non si limitano però alla ripulitura delle cosiddette trincee “Bedini” e “Tronchetti”, così da ricomporre la fila di tombe a pozzetto coperte con lastroni di arenaria, lungo la quale sono stati ritrovati le statue dei giganti, i betili e i modelli di nuraghe. Nell'ottica di aprire un'unica e grande area di scavo, indagano un settore di 400 metri che si trova poco lontano dalla necropoli. Qui, già dal precedente intervento di scavo, era evidente la presenza di un edificio nuragico. Lo stesso che i geofisici dell'Università di Cagliari, esplorando il terreno con tecniche proprie della geologia, avevano ritenuto allineato con altre due strutture, una circolare e l'altra squadrata, lasciando così ipotizzare la presenza di un aggregato di capanne simile a quello restituito da altri villaggi.
«Non si può trattare di una capanna», precisa a proposito Alessandro Usai, archeologo della Soprintendenza. «Il diametro dell'ambiente che è venuto in luce è troppo ampio. All'esterno misura nove metri, all'interno sei».
L'ipotesi di lavoro è che lo spazio fosse dedicato a usi cerimoniali e fosse una “sala delle riunioni”. Esclusa al momento qualunque relazione con l'ambiente vicino. I dati di scavo hanno infatti negato la contemporaneità rispetto alla pseudo-capanna. «Credo si tratti di un edificio punico-romano - precisa Usai - , reimpiega infatti lastre prelevate dalla vicina necropoli».
La conferenza stampa voluta per presentare i primi risultati della campagna 2015, è stata anche l'occasione per fare il punto sui tanti problemi che, lo scorso anno, hanno condizionato lo svolgimento degli interventi. Primi fra tutti quelli legati alla sicurezza. L'area oggi è completamente recintata e il Corpo forestale ha predisposto un impianto di videosorveglianza.
Di recente, come minaccia incombente sul sito, è stato segnalato l'impianto di un vigneto in un terreno vicino a quello da cui sono risorti i giganti. «Ho esaminato più volte il terreno - dice Usai -, non ho rilevato alcun reperto significativo. L'area interessata dai lavori agricoli mostra peraltro delle grandi macchie bianche prodotte dalle arature che hanno raschiato la roccia in profondità. Non so se in passato ci fossero strutture e reperti archeologici. Oggi sicuramente no».
Tra le questioni di cui si continua a discutere anche il fatto che l'area in cui si scava non appartenga allo Stato, ma sia invece di una confraternità. «La curia arcivescovile di Oristano mantiene la proprietà dell'area - sottolinea ancora il funzionario della Soprintendenza - ma non ha mai ostacolato la ricerca archeologica. Avremmo avuto maggiori difficoltà se i terreni fossero appartenuti ai privati».
Ci sono quindi tutte le condizioni per portare avanti lo scavo estensivo. Difficile stabilire quando gli interventi in corso - realizzati a cura dell'Archeosistema di Reggio Emilia e finanziati con 400mila euro - potranno dirsi conclusi. Al momento si è compiuto circa un terzo del lavoro previsto.
Gli scavi di Mont'e Prama procedono di pari passo con i lavori che, sempre a Cabras, interessano Tharros. I risultati sono stati presentati da Giovanna Pietra. Gli scavi hanno rilevato una cloaca (in parte scavata nel terreno, in parte costruita) che si adatta alla morfologia del terreno. Costruita alla fine del I sec. d.C. e rimasta in uso fino al V, era stata progettata per tenere sotto controllo il deflusso delle acque meteoriche. Oggetto d'indagine sarà anche il Tempio a corte, uno dei più interessanti della città. Ha infatti restituito pitture e mosaici.
Manuela Arca
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Italiana (Pagina 8 - Edizione CA)
Buona scuola, sì tra le proteste
Prof in piazza anche a Cagliari 
LA LEGGE. Forse già oggi il voto. Nel capoluogo docenti da tutta l'Isola
 
Scuola, la protesta attraversa l'Italia. Da Nord a Sud. A Roma come in Sardegna, insegnanti e personale non docente urlano forte la voce del dissenso. L'ennesima ribellione contro la Buona scuola. Ieri a Cagliari la rabbia è scesa in strada, radunandosi in piazza del Carmine alla stessa ora in cui, davanti a Montecitorio, i professori di tutta la penisola hanno manifestato contro la riforma ormai a pochi passi dal sì alla Camera. La ripresa dei lavori in aula è arrivata solo in serata, forse già oggi la votazione finale.
CORTEO A CAGLIARI «Qui ci sono insegnanti di tutta l'Isola», ha detto Nicola Giua dei Cobas Sardegna, «anche una nostra delegazione ora è davanti a Montecitorio. Vogliamo essere vicini ai colleghi che manifestano a Roma; lo facciamo da lontano ma è come se fossimo tutti insieme. Ecco perché ci siamo ritrovati a Cagliari. Se passerà il disegno di legge la lotta non si fermerà: a settembre ci saranno le barricate».
In piazza del Carmine erano presenti tutte le sigle sindacali: Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals Confsal, Fgu Gilda e Cobas. «La riforma non piace a nessuno ed è stata bocciata da tutti. Non ci arrendiamo e non andiamo in vacanza», ha spiegato Tiziana Sanna (Cgil). «Si parla di assunzioni, ma i dati dell'Isola non permettono di iniziare l'anno. Abbiamo una prima tranche di assunzioni, circa 800, che coprono solo il turnover. Poi dal maxi emendamento ci saranno 1500 nomine dell'organico potenziato, ma comunque la scuola sarda rimarrà scoperta almeno di 300 posti. Inoltre gli Ata, cioè il personale scolastico, sono stati completamente tagliati. In pratica non si potranno neppure aprire i cancelli».
DA TUTTA L'ISOLA Mentre le bandiere delle sigle sindacali sventolano in piazza, i docenti criticano il disegno di legge. «Siamo venute qui da Sassari, questa falsa riforma che si farà senza oneri per lo Stato come è scritto nel testo ben 33 volte», ha precisato Martina Cocco, docente di Lettere.
Tra i manifestanti anche dirigenti scolastici, come Pino Tilocca, dell'Istituto comprensivo di Cabras. «La scuola è collegialità e condivisione, se dovesse passare il disegno di legge il dirigente sarà la figura del monocrate. I posti stabiliti per l'Isola non soddisfano il fabbisogno, sono insufficienti». Così il segretario provinciale Uil di Cagliari Giuseppe Corrias: «Questo è il più grande licenziamento del mondo della scuola e la chiamano riforma. I docenti sardi saranno costretti ad accettare nomine dove ci sono le cattedre, cioè al nord. Ma qui hanno figli, famiglia, e al nord con uno stipendio da insegnante non vivi».
Docenti anche da Nuoro, come Pietro Saddi: «Lavoriamo tutti nell'Istituto comprensivo di Tonara, siamo di ruolo, e siamo indignati. Non siamo stati ascoltati, neppure i sindacati. Anche chi è di ruolo può perdere la titolarità».
Maura Pibiri
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 12 - Edizione CA)
Adotta una startup: parte il progetto di Confindustria
INNOVAZIONE. A caccia di talenti e idee da sviluppare all'interno di imprese già operative
 
Da una parte le idee innovative di giovani in cerca di investimenti, dall'altra piccole e medie imprese, consolidate sul mercato, a caccia di talenti per diversificare il proprio business e puntare sulla ricerca e lo sviluppo. A metterle insieme ci pensa Confindustria, con un vero e proprio percorso di adozione. È il programma AdottUp, ideato da Piccola Industria e realizzato in collaborazione con i Giovani imprenditori di Confindustria in partnership con Intesa San Paolo, che da pochi giorni è stato lanciato anche in Sardegna, una delle regioni con il più alto numero di startup.
È un processo di adozione a doppio senso, dove i vantaggi per le nuove iniziative si intersecano con la visione di imprese lungimiranti: lo sviluppo delle migliori idee, tradizionali e non, possono essere sperimentate in un contesto solido e collaudato come quello d'impresa e le aziende possono ricevere input all'innovazione, migliorare prodotti e processi e arricchire il sistema di offerta. La formula è semplice: una volta valutata l'idea e il prodotto della startup candidata all'adozione, i servizi offerti dall'impresa madre possono andare dalla condivisione di servizi e assistenza a costo agevolato (come spazi fisici, uffici attrezzati, uso dei macchinari e delle attrezzature, gestione amministrativa), o servizi totalmente gratuiti, come il supporto allo sviluppo dell'idea, la condivisione di informazioni di settore e il supporto manageriale.
Dalle applicazioni mobili dedicate al turismo ai prototipi nel campo dell'edilizia o dell'energia rinnovabile, il “do ut des” dell'innovazione mira a far aprire le imprese strutturate al mondo dei giovani innovatori, cui spesso mancano le carte per compiere l'ultimo miglio verso il vero e proprio business. «In tutta Italia sono già quasi duecento le candidature che hanno passato il vaglio, soprattutto nei settori del web, e-commerce e manifatturiero», spiega Alessandro Vagnozzi, presidente regionale dei Giovani di Confindustria e responsabile del programma nell'isola. «In Sardegna a pochi giorni dal lancio del progetto abbiamo già una decina di candidature da parte di startup locali e a fine estate cominceremo gli incontri con le imprese “adottive”».
«La grande opportunità non è solo per gli start upper in cerca di finanziatori», sostiene Vagnozzi «in realtà il vantaggio maggiore possono averlo le aziende che si ritrovano con un'innovazione pronta a rischio di investimento basso». E questo in particolare nel sistema sardo, dove le piccole e medie imprese, falcidiate dalla crisi, non possono permettersi di dedicare risorse a progetti di innovazione «linfa vitale per il futuro di un'azienda».
Marzia Piga
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Commenti (Pagina 11 - Edizione CA)
Accuse spesso ingiuste
Bamboccioni per necessità
Gabriele Uras
 
E' opinione da molti condivisa che sia giusto e necessario, si direbbe naturale, che i giovani, raggiunta una certa età, escano dal grembo della famiglia e affrontino da soli i cimenti del mondo, lontano dalle sicurezze offerte dai genitori che frenano la crescita e ritardano lo sviluppo dell'autonomia. Quando non lo fanno vengono chiamati “bamboccioni”, connotazione negativa, per non dire spregiativa, tesa a colpevolizzare sia il giovane sia la famiglia, giacché l'essere “bamboccioni” sarebbe una scelta contraria alla vera natura del giovane, segno di pigrizia e di rinuncia ad affrontare le prove della vita.
L'accusa ci sembra immeritata, perché questo nostro novello Peter pan non è tale per libera scelta ma perché così lo vuole il sistema economico e sociale, che gli nega il lavoro, condizione essenziale dell'essere adulto, e perché l'uscita dalla protezione della famiglia può presentare difficoltà insuperabili per chi non ha i mezzi sufficienti ad affrontare le avversità di un mondo spesso indifferente e a volte ostile. Se dipendesse da lui, il volo lo prenderebbe o forse lo ha già tentato, ma poi ha ripiegato tra i muri di casa e ha confinato sogni e progetti nelle vaghezze del futuro. L'ideologia che lo vede uccello migratore può essere giusta o sbagliata, ma intanto produce l'effetto, di cui i mass media, autorevoli e superficiali, si fanno portavoce, di attribuire al giovane colpe non sue, assolvendo i veri responsabili, le lacune del sistema, le carenze della politica, le inadempienze del mondo adulto.
Può generare perplessità il fatto che i difensori della famiglia tradizionale, intesa come entità naturale e contrassegno essenziale dell'umana convivenza, condividano l'idea che l'uscita del giovane dalla famiglia sia condizione indispensabile per crescere e realizzare appieno se stesso. Rischiano di dare un involontario contributo a chi sostiene che l'istituto familiare è una costruzione sociale figlia del tempo che l'evoluzione storica può trasformare o superare, sostituendola con altre forme di convivenza più funzionali ai bisogni dell'umanità in continua evoluzione.
Sono due appelli alla natura diversamente orientati e in qualche misura divergenti che occorre conciliare, giacché se è vero che per crescere abbiamo bisogno di recidere il cordone ombelicale che ci lega alla famiglia, è anche vero che non viene mai meno il legame con essa, luogo prezioso degli affetti e della gratuità, porto sicuro dove è bello tornare o solo pensare di poterlo fare.
 

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 31
In vista una nuova scoperta: il santuario di Mont’e Prama
Gli scavi attorno a un edificio di nove metri di età nuragica vicino alla necropoli
Potrebbe essere un luogo destinato alla celebrazione di riti e cerimonie
di Walter Porcedda
 
CAGLIARI C’è un santuario a Mont’e Prama. Potrebbe essere l’edificio circolare di età nuragica con nove metri di diametro, apparentemente isolato, alle pendici della collina nei pressi della necropoli, attualmente oggetto di lavori di scavo che stanno ripulendo l’area per metterne a nudo i contorni. Nei giorni scorsi a proposito di questo ritrovamento si è parlato di rudere di nuraghe o capanna. Ma tutto lascia intendere che invece sia un monumento ben più importante. «In questo momento – spiega l’archeologo Alessandro Usai – si stanno confrontando diverse idee. Personalmente propendo per un edificio utilizzato per qualche cerimoniale». In ogni caso, l’eventuale luogo di culto o “cerimoniale” è da immaginare in relazione con la vicina necropoli ed è probabile che questo possa essere la prima stazione di una futura scoperta in grado di allargare l’orizzonte a tutto il contesto, mostrando meglio la funzione di questo luogo magico e sacro per chi decise di erigere le statue. Il santuario o luogo di cerimonie è ancora da scavare e studiare, e allo stato gli archeologi non intendono avvallare ipotesi. A cominciare da Marco Minoja, Soprintendente regionale che ieri pomeriggio ha voluto illustrare i passi avanti compiuti (sia a Cabras che a Tharros) negli interventi finanziati con 700 mila euro dai fondi Arkus (di cui 400 destinati proprio agli scavi). «Le ipotesi sono ancorate a ciò che mostra la terra – dice il Segretario generale – Dobbiamo superare la logica di una caccia al tesoro e da ansia di prestazione che vengono da scavi di tale importanza. Lo strumento per avere sicurezza è quello dell’indagine stratigrafica estensiva, l’unica che ci possa restituire risultati adeguati all’importanza del sito». Tra le altre novità illustrate c’è la messa a dimora della protezione metallica con un sofisticato sistema di allarme gestito dalla guardia forestale dotato di termotelecamere in grado di sorvegliare anche in piena notte in modo perfetto. Sul fronte degli scavi si stanno riportando alla luce le vecchie trincee di scavo di Bedini e Tronchetti effettuate nel periodo 1975-77 e 79 così da ricomporre la straordinaria fila di tombe a pozzetto coperte con lastroni di arenaria, lungo la quale sono stati ritrovati i betili, i modelli di nuraghe e le statue. «Sarà ricostruito il percorso. Bisognava uscire da quella strettoia per capire – ha detto Usai – la complessità del sito. Capire cioè cos’è Mont’e Prama. La risposta potrà venire solo da una esplorazione sistematica. L’intenzione era guardare oltre le tombe e le sculture. Ed è quello che abbiamo fatto. Abbiamo aperto lì dove affioravano ruderi già nei Settanta, una struttura nuragica di 9 metri che non è una capanna, forse neppure un santuario ma è tutta da rivelare».

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