Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 January 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI dal 2 al 6 gennaio 2015
  
    


 

 
L’UNIONE SARDA
 
L’UNIONE SARDA di martedì 6 gennaio 2015 / Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA)
IL CASO. Nuovi criteri per l’assegnazione dei fondi: atenei sardi vicini al tracollo
La roulette dei costi standard: tagli record a Cagliari e Sassari

Se la linea del Governo resta questa, tempo dieci anni e i ragazzi sardi - quelli che se lo possono permettere - dovranno andare fuori per poter frequentare diversi corsi universitari. Dopo il pesante e progressivo taglio dei finanziamenti annuali inaugurato dal Governo Monti, il Ministero vara la riforma dell’assegnazione dei fondi agli Atenei statali e distribuisce i soldi in base ai criteri dei cosiddetti costi standard: attività didattiche, stipendi dei docenti, numero di studenti in corso, livello di tassazione (più è alto, sia detto, più denari arrivano).
Per quanto riguarda la cosiddetta quota base , una delle voci del sistema di assegnazione delle risorse (le altre sono legate alla premialità), quote e variabili fanno sprofondare in coda alla classifica Sassari e Cagliari che, in base ai nuovi parametri, perderanno - in prospettiva, e quando la riforma entrerà a regime - un bel 25 per cento dei fondi finora assegnati per questo capitolo. Un conto fatto da Il Sole 24 Ore che mette a confronto la quota base concessa coi nuovi criteri e il fondo storico assegnato finora: 44 milioni e 700 mila euro (erano 59,6) a Sassari; 76 milioni e 600 mila euro (erano 101) a Cagliari.
A questi soldi, per capirci bene, occorre aggiungere gli stanziamenti di premialità, ottenuti in base alla ricerca e alla didattica, più altre voci tipo quelle legate ai servizi digitali e ai corsi on line - e con tutto ciò l’Ateneo di Cagliari (irraggiungibili ieri al telefono, perché all’estero, il rettore e il prorettore di Sassari) ha potuto incassare 120 milioni.
«Alla fin fine, rispetto all’anno precedente abbiamo perso solo un paio di milioni di euro. Ma il problema, ciò che davvero ci allarma - avvisa il rettore Giovanni Melis - è legato ai criteri dei costi standard. Il Ministero, in pratica, dice: per un corso triennale ti riconosco lo stipendio di nove docenti e te lo finanzio tutto se hai almeno 225 studenti regolari. Se abbiamo la metà degli iscritti, ci arrivano la metà dei finanziamenti. E le altre spese? Con una realtà come quella della nostra isola, che non può certo competere anche quanto al potenziale bacino d’utenza con altre regioni, finiamo per essere fortemente penalizzati. Penalizzati, e questo sì che è paradossale, pur essendo virtuosi». L’Ateneo di Cagliari (13.226 studenti regolari e 10.868 fuori corso) ha i conti a posto, puntualizza il rettore. «Ma, con i criteri stabiliti dal Ministero, non possiamo competere con quelle Università che hanno tasse più alte e non registrano, come noi, 5 mila esonerati».
Così, con la nuova riforma di assegnazione dei fondi - un pacco regalo con dentro anche il capitolo dei cosiddetti punti organico (percentuali di turn-over tra pensionati e assunzioni, e relativi finanziamenti) - finiscono per essere privilegiati soprattutto gli Atenei del nord Italia, e guardacaso quelli con la più alta incidenza di tassazione. Per dire, a Cagliari è stato riconosciuto il 50 per cento dei punti organico: significa che per due professori che vanno in pensione se ne può assumere uno. Sassari, invece, ha recuperato solo il 20 per cento della possibilità di turn-over: significa che dovranno andare via almeno cinque docenti per poterne chiamare uno. Capito perché non c’è molto da sperare? Che cosa mai può accadere a un Ateneo che non ha risorse per assumere i prof e tenere aperti i corsi?
«È inutile girarci intorno - avverte il rettore Giovanni Melis -: c’è un disegno preciso che emerge dalle politiche ministeriali, ed è quello di ridimensionare il numero degli Atenei, soprattutto nelle aree più deboli. Questa politica del Ministero ha completato la riforma Gelmini: gli Atenei vengono finanziati in funzione del risultato e la possibilità di nuove assunzioni arriva in funzione dei numeri. Se hai pochi studenti, inevitabilmente sei costretto a chiudere».
Così accade che una bella fetta della torta dei finanziamenti per il rinnovo degli organici (e conseguente potenziamento dell’offerta formativa) finisca ad accademie d’élite come la Normale e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. «È chiaro che non possiamo competere se mi dicono: puoi crescere di più se aumenti il livello delle tasse. Nella nostra regione non è assolutamente possibile». (I soldi della tassa regionale per il diritto allo studio, che nei giorni scorsi è passata da 62 euro a 140, vanno all’Ersu - ricorda il rettore). Così, mentre le sedi di Nuoro e Oristano sventolano la propria bandiera, adesso la vera battaglia sarà difendere i due Atenei storici.
Piera Serusi
 
 
L’UNIONE SARDA di martedì 6 gennaio 2015 / Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA)
L’assessore Firino: «Nessuno strappo col rettore». Pittalis: «Si colpiscono le famiglie»
Gli studenti: assurdo alzare le tasse

L’aumento delle tasse universitarie porterà numerosi disagi agli studenti degli atenei di Cagliari e Sassari che, con stupore e senza preavviso alcuno, si trovano nella condizione di dover spendere ulteriori 80 euro per poter continuare il loro percorso accademico». La denuncia arriva dai rappresentanti degli studenti Francesco Pitirra (cda Ersu di Cagliari) e Antonio Puddu (Cda Ersu Sassari) e dal responsabile delle politiche giovanili della Cgil Sardegna:
«Riteniamo quanto accaduto lesivo dei diritti di tutti gli studenti sardi e soprattutto delle loro famiglie. In una terra in crisi come la nostra, martoriata dalla carenza del lavoro, in cui le aspettative occupazionali e la speranza di costruire un futuro migliore per i propri figli sono lontanissime, troviamo questo aumento ingiustificato e pericoloso». Per questo «chiediamo» alle Università e all’amministrazione regionale «un impegno formale a stanziare i fondi necessari per colmare la differenza tra la vecchia e la nuova tassa Ersu. Cosi da non far pagare un solo centesimo in più agli studenti sardi».
Torna sulla polemica delle tasse anche l’assessore regionale all’Istruzione Claudia Firino. «Premetto che non c’è stato nessuno strappo con il rettore dell’Università di Cagliari», precisa, rispondendo all’accusa di aver deciso il provvedimento senza informare l’università. «L’interlocuzione con il rettore è sempre costante e proficua, e lo è stata anche in questa circostanza».
Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia in Consiglio, la vede in un altro modo: «Per l’assessore Firino l’aumento delle tasse è una scelta obbligata, mentre per il rettore dell’università di Cagliari è una decisione incomprensibile. Chi ha ragione?». E aggiunge: «La Giunta, dopo aver colpito le imprese con l’incremento dell’Irap, adesso se la prende con gli studenti e le famiglie».
Mauro Madeddu
 
 
L’UNIONE SARDA di martedì 6 gennaio 2015 / Commenti (Pagina 41 - Edizione CA)
Tasse e diritto allo studio
Sono una studentessa della facoltà di Giurisprudenza di Cagliari. Leggo con stupore che la Giunta regionale, pur essendo guidata e composta da illustri professori universitari, ha deciso di aumentare, già dal corrente anno accademico, la tassa Ersu per il diritto allo studio, che passa dagli attuali 62 a 140 euro, oltre il doppio, per chi dichiara redditi superiori ai 25mila euro lordi annui. La giustificazione è ineccepibile: l’aumento è imposto da una legge nazionale a cui la Sardegna non ha potuto far altro che adeguarsi. Ma è possibile che a farne le spese siano sempre i soliti, cioè quelli che dichiarano fedelmente tutti i loro redditi? O vogliamo far credere che una famiglia con figli che studiano all’università e un reddito netto di 1500 euro al mese (perché questo significa 25mila euro lordi all’anno) sia ricca? Basta scorrere rapidamente le graduatorie delle borse di studio Ersu per rendersi conto che spesso a godere delle agevolazioni non sono gli studenti più bisognosi, ma quelli più furbi. Sono circondata da colleghi che si presentano a lezione con macchine di lusso, abiti griffati e telefoni di ultima generazione, eppure sono titolari di borsa di studio. Sono questi i poveri che io devo finanziare con il mio reddito da nababbi? È da anni che assisto inerme a questo spettacolo. Perché l’Ersu e l’Agenzia delle Entrate non fanno i controlli sulle dichiarazioni?
G. M.
 
 
L’UNIONE SARDA di martedì 6 gennaio 2015 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
TESTIMONIANZE. Una mattina con gli impiegati pubblici del capoluogo
Più assenze, meno soldi
«Qui non ci sono furbi» «I furbetti? Se ci sono non li ho visti, ero impegnato a lavorare». È un lunedì di vacanza, al Consiglio Regionale, come in molti altri uffici pubblici di Cagliari. Ma l’accusa di amministrazione sarda fannullona, maturata in seguito al polverone dei vigili capitolini assenteisti e soprattutto ai dati negativi pubblicati dalla Cgia di Mestre (che danno la Sardegna al secondo posto in Italia, per giorni di malattia dei dipendenti pubblici), non è scivolata via, tra calze da riempire e shopping sotto saldi.
Ha fatto breccia, con reazioni contrastanti. In alcuni, rancorosi, è servito a risvegliare vecchi mal di pancia. In molti di più, dipendenti e dirigenti difensori della virtù propria e altrui, ha provocato stizza e un moto d’orgoglio. «Il Consiglio Regionale è un’amministrazione anomala, con carichi e ritmi di lavoro particolari», specifica l’impiegato di via Roma che preferisce l’anonimato, «c’è tanto senso di responsabilità da parte di tutte le categorie dei dipendenti, l’assenteismo non è un problema che ci riguarda». E nemmeno i lunghi malanni, sospetti quando non addirittura falsi. «A prescindere dai controlli, sempre strettissimi, siamo noi stessi a fissare le visite mediche in giorni che non prevedano la convocazione del Consiglio, in modo da non compromettere l’efficienza del nostro operato».
«NOI TRA I PIÙ EFFICIENTI» Attraversata via Roma, la musica è la stessa. E non se la suonano da soli, i trenta dipendenti dell’Autorità Portuale. «Giusto un anno fa, il nostro ente si è piazzato secondo nella classifica nazionale per l’efficienza del settore portuale nell’espletamento delle proprie funzioni, secondo parametri certificati», precisa Marco Pili, responsabile della comunicazione e relazioni esterne, «lo staff è suddiviso in due aree, ognuna con quindici dipendenti, spesso pezzi unici e insostituibili: se qualcuno mancasse senza giustificazione, salterebbe subito all’occhio, per il contraccolpo immediato sulla nostra catena di montaggio, e non resterebbe impunito».
PROVINCIA: NESSUN ABUSO Si muove con volumi diversi, ma sullo stesso binario d’onestà, la Provincia di Cagliari. «Non ricordo casi eclatanti di assenteismo», conferma Giorgio Cardia, membro della Rsu Uil, «non conosco le cifre esatte del fenomeno (l’ultimo aggiornamento dei dati sulle presenze-assenze, nella sezione Amministrazione trasparente del sito web, risale all’agosto 2013 ndr) ma i dipendenti sì e posso dire con certezza che non c’è mai stato un abuso: anche la percentuale, per quanto non differenzi tra assenza per ferie o malattia, rispetta l’andamento stagionale fisiologico, con picchi nel periodo estivo ma un sostanziale equilibrio durante il resto dell’anno». In linea il Comune di Cagliari. «Qui», la dichiarazione dell’Assessore al Personale, Paola Loi, «non c’è stata e non c’è alcuna situazione critica, nessun abuso da segnalare».
«MALATI, STIPENDI RIDOTTI» All’Università di Cagliari fanno di più. Non solo per cifre e tabelle, pubblicate nel dettaglio e puntualmente sul sito web istituzionale, che riducono a un giorno scarso pro capite il tasso di assenza per malattia (dato novembre 2014, riferito solo alle strutture che hanno a capo un dirigente) contro i 18,8 giorni rilevati dall’Ufficio studi della Cgia. Tra cattedre e volumi, la problematica non esiste, anche perché estirpata dall’applicazione di un regime tanto rigido quanto virtuoso. «Ogni anno, i dipendenti sono sottoposti a una procedura di valutazione, che include anche la percentuale di assenze», precisano fonti dell’ateneo, «la legge Brunetta è applicata alla lettera: quando qualcuno si mette in malattia, è perché davvero ha problemi di salute reali e importanti e la decurtazione della parte accessoria del salario, anche se minima, è immediata e scatta dal primo giorno di assenza».
DONAZIONI STRATEGICHE Nel mare placido della virtù, non manca un’onda anomala. «È capitato, e capita ancora, che si decida di donare il sangue o di usufruire dei permessi della legge 104 proprio in coincidenza con i turni più pesanti», confessa in forma anonima un lavoratore dell’Arst, la stessa azienda che nel maggio 2014 ha sospeso dal servizio un autista, e sindacalista, che sollecitava tre visite mediche urgenti per altrettanti colleghi affetti da problemi di salute, ledendone però la privacy secondo il provvedimento, «è anche vero che anche un piccolo malessere non va sottovalutato e impone l’assenza dal servizio: un semplice capogiro può mettere a repentaglio l’incolumità dei passeggeri».
Clara Mulas
 
 
L’UNIONE SARDA di martedì 6 gennaio 2015 / Cultura (Pagina 37 - Edizione CA)
COSTUME Finito tra le dieci cose da buttare del 2014, gode in realtà di ottima salute
FACCIO SELFIE, DUNQUE SONO L’irresistibile mania del clic

È finito, a ciglio asciutto, tra le dieci cose da buttare del 2014, insieme al permaloso dittatore coreano Kim e al casco indossato da Hollande per correre in motorino dalla sua bella. Nonostante questo, lui gode di eccellente salute. A dirla tutta, se c’è un segno lasciato sull’anno appena finito, bisogna ammetterlo, glielo ha impresso proprio lui. È il selfie, termine ereditato dall’americano, ed entrato trionfalmente in tutti i dizionari della lingua italiana, dallo Zingarelli alla Treccani, che così recita: “Autoscatto fotografico generalmente fatto con uno smartphone o una webcam e poi condiviso nei siti di relazione sociale”. Divenuto il bulimico bisogno di esserci, mostrarsi, comunicare con una fotina le proprie coordinate aggiornate come se si fosse al Polo Nord, quando magari si è seduti al bar sotto casa.
Un selfie si fa ovunque perché non richiede qualità: dall’ufficio al negozio di moda, dal concerto rock alle pareti domestiche magari in pose sexy. Si sorride, si ammicca, ci si sente divini e, via, si posta in attesa della pioggia (più o meno intensa) di “mi piace”, “bella/o”, “amore” e “lol” o “lovvo”.
Nessuno resiste al selfie. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi lo usa tra le gente comune e ogni volta sembra dire: guardatemi, sono uno di voi . Anche il buon Francesco ha ceduto, seppure non di sua iniziativa, alla tentazione del primo selfie papalino insieme ai giovani, in Corea del Sud. La palma del selfie inopportuno va invece consegnata a Barack Obama che non ha saputo resistere all’urgenza di selfarsi durante i funerali di Nelson Mandela con i premier danese e inglese.
Gesto edonistico supremo, nessuno lo fa senza poi spedirlo sui social, perché si moltiplichi: «Un aspetto interessante del fenomeno - spiega Alessandro Mongili, docente di sociologia all’Università di Padova - è che sono stati gli utilizzatori dei social a imporre i selfie e non viceversa». Il selfie è strettamente legato a Istrangram e accompagnato da un hashtag: caffè con amore , cioè col fidanzato. «La foto e i testi vengono usati per segnare un momento della vita quotidiana. C’è la perdita totale della rarità che la foto aveva» . Come era quella scattata dal proprietario della trattoria al cliente famoso, attore o calciatore che fosse. Un gesto di bonaria cortesia che finiva sulle pareti del locale, un collage di incontri, spesso autografati, che raccontava comunque una storia.
Il selfie, destinato a essere, nonostante tutto, subito bruciato, spesso celebra invece la banalità. Una moderna condizione umana dietro alla quale c’è il bisogno di conferma: per averla basta un retweet e l’ego traballante si riassesta.
Renato Troffa insegna psicologia della comunicazione all’Università di Cagliari e ha guidato una ricerca sui selfie. «Duecento persone - spiega - hanno inviato e motivato i loro selfie, altre 100 sono invece state intervistate sull’uso. Uno degli elementi fondamentali emersi è la necessità di uniformarsi al gruppo al quale si appartiene, di sentirsi ben inserito. Lo faccio anch’io perché lo fanno gli altri». Appaio, dunque sono. «Certo, ma attraverso i selfie - prosegue - si cerca di comunicare condizioni e momenti creduti speciali. Dalla ricerca è poi emerso che spesso l’autoscatto degli altri non è poi così apprezzato; spesso è considerato ridicolo. Avrà pochi mi piace perché il “non mi piace” non esiste: è difficile trovare commenti negativi».
Curioso: cerco conferme e raccolgo ipocrisia. «Io parlerei di desiderabilità sociale, di essere politicamente corretti con il gruppo. La regola base è quella della reciprocità, se non avrò conferme le relazioni cesseranno o comunque l’autoscatto poco gradito avrà vita breve».
Come tutti i fenomeni ha la sua statistica: il più retweetato del 2014 è l’autoscatto fatto a Hollywood la notte degli Oscar con Ellen DeGeneres e altre star come Brad Pitt, sua moglie, Maryl Streep, Kevin Spacey. Centomila retweet in pochi minuti. Si dirà, loro sono i belli. Ora si possono fare selfie senza che venga il nasone, grazie ai selfie stick, venduti su Amazon per 15 euro, che aiutano ad avere la giusta prospettiva. Se è troppo, le bancarelle di indiani e pakistani sono un’ottima alternativa.
Caterina Pinna
 
 
L’UNIONE SARDA di martedì 6 gennaio 2015 / Cultura (Pagina 37 - Edizione CA)
Eventi
Chiesa di Santa Lucia: nei ruderi della Marina la video installazione di Francesco Cozzucoli
I l luogo non è casuale. Niente di più paradossale, e per questo efficace, che i resti di un antica sede di culto come teatro di una moderna videoinstallazione. Il palcoscenico inaspettato in questo caso è quello offerto dai ruderi della chiesa di Santa Lucia a Cagliari. Le mura ancora in piedi del sito archeologico nel cuore del quartiere Marina questo pomeriggio fungeranno da schermo alla proiezione del video “CRIB - not an original film” creato dall’artista Francesco Cozzucoli e presentato il giorno dell’Epifania. Fotogrammi rielaborati, sovrapposti, stravolti e ricomposti, tratti da due capolavori cinematografici sulla vita di Cristo: “Il Vangelo secondo Matteo” di Pierpaolo Pasolini e “The Passion” di Mel Gibson. Per otto ore, dalle 17 alle 24, l’opera di Cozzucoli, sarà così mostrata a ciclo continuo ad accompagnare il pomeriggio di festa.
«I luoghi e le tematiche sono strettamente connessi - ha chiarito l’artista messinese durante la conferenza di presentazione -, ho voluto fondere immagini e suoni discordanti, a volte indistinguibili per rappresentare l’incomunicabilità della Religione e l’incapacità della società, complice la frenesia dei tempi moderni, di saper ascoltare e comprendere i messaggi più profondi». L’evento è stato realizzato grazie alla collaborazione della parrocchia di Sant’Eulalia, proprietaria del sito archeologico,dei Dipartimenti di Architettura, Storia e Beni Culturali dell’Università e al patrocinio del Comune.
«Sul concetto di distruzione e ricreazione è nato un progetto ricco di potenzialità - ha spiegato Elisabetta Randaccio, critica cinematografica e curatrice di un saggio sull’opera - pienamente fruibile da un pubblico di passaggio proprio per i contenuti apparentemente privi di un filo narrativo». In scena va quindi un tentativo di far conciliare antico e moderno nel nome dell’arte. «Quella sacra, rappresentata dai monumenti storici - ha confermato Cozzucoli - e i linguaggi visivi contemporanei. Un modo insolito per dare nuova linfa e visibilità ai tesori nascosti delle nostre città».
Luca Mascia
 
 
L’UNIONE SARDA di martedì 6 gennaio 2015 / Provincia di Nuoro (Pagina 21 - Edizione OR)
NUORO. Comune in ritardo sulla ricognizione di consorzi e società Enti satellite, il pasticcio
finito alla Corte dei conti Vedi la foto
A Nuoro gli enti abbondano, tra quelli noti e altri meno. Si va dall’Atp destinato da anni a diventare società per azioni ai consorzi Cuncordia, “Grazia Deledda”, per l’università della Sardegna centrale. Senza dimenticare Nuoro Ambiente, società mista controllata dal Comune. Su raccomandazione della Corte dei conti l’amministrazione avrebbe dovuto provvedere alla ricognizione di tutti entro il 31 dicembre scorso. Siccome l’adempimento è mancato, l’opposizione bacchetta innescando la prima polemica del 2015.
LA SITUAZIONE Lo scorso 11 aprile nella sezione regionale di controllo della Corte dei conti viene depositata la relazione sulle partecipate dei Comuni sardi. «Il monitoraggio delle municipalizzate è inserito nel programma di revisione della spesa soprattutto per verificare sprechi e servizi inutili che inevitabilmente si trasformano in tasse per i cittadini», sottolinea Marcello Seddone, esponente di “Nuoro futura”. La legge di stabilità indica la scadenza - comunque non perentoria - del 31 dicembre. Tra i Comuni inadempienti oltre i 30 mila abitanti ci sono Nuoro e Quartu che, però, nel frattempo esegue la ricognizione richiesta. Ad aprile su Nuoro emergono considerazioni poco esaltanti. «Viene ricordata la vicenda dell’Atp, consorzio in fase di trasformazione in spa. Operazione deliberata dal consiglio comunale nel dicembre 2007», dice Seddone che fa memoria di altre criticità. «Sulle scuole civiche di musica l’amministrazione rientra tra quelle che non hanno reso corrette dichiarazioni alla Corte dei conti», aggiunge citando il documento di aprile che parla di «inaffidabilità delle dichiarazioni rese in sede istruttoria».
IL CONSIGLIO «L’aspetto più grave - lamenta Seddone - non è il mancato rispetto dei tempi o l’ennesima pessima figura ma l’aver impedito al Consiglio di affrontare l’argomento. Discutere in aula avrebbe permesso di parlare della situazione di Nuoro Ambiente la cui vita sociale è terminata, almeno secondo lo statuto, soprattutto ora che il progetto del nuovo bando è pubblicato con costi che sembrano molto più bassi e con maggiori servizi di quello attuale lasciando un alone di mistero che porta a chiedersi il perché non sia stato fatto prima, oppure quali siano i costi nascosti». In esame i consorzi Deledda, legato al parco letterario mai decollato, Cuncordia, nato col Pon Sicurezza e più volte vicino allo scioglimento, quello per l’università commissariato da tempo. ( m. o. )
 
 
L’UNIONE SARDA di martedì 6 gennaio 2015 / Provincia di Nuoro (Pagina 21 - Edizione OR)
NUORO. Comune in ritardo sulla ricognizione di consorzi e società
Enti satellite, il pasticcio finito alla Corte dei conti
A Nuoro gli enti abbondano, tra quelli noti e altri meno. Si va dall’Atp destinato da anni a diventare società per azioni ai consorzi Cuncordia, “Grazia Deledda”, per l’università della Sardegna centrale. Senza dimenticare Nuoro Ambiente, società mista controllata dal Comune. Su raccomandazione della Corte dei conti l’amministrazione avrebbe dovuto provvedere alla ricognizione di tutti entro il 31 dicembre scorso. Siccome l’adempimento è mancato, l’opposizione bacchetta innescando la prima polemica del 2015.
LA SITUAZIONE Lo scorso 11 aprile nella sezione regionale di controllo della Corte dei conti viene depositata la relazione sulle partecipate dei Comuni sardi. «Il monitoraggio delle municipalizzate è inserito nel programma di revisione della spesa soprattutto per verificare sprechi e servizi inutili che inevitabilmente si trasformano in tasse per i cittadini», sottolinea Marcello Seddone, esponente di “Nuoro futura”. La legge di stabilità indica la scadenza - comunque non perentoria - del 31 dicembre. Tra i Comuni inadempienti oltre i 30 mila abitanti ci sono Nuoro e Quartu che, però, nel frattempo esegue la ricognizione richiesta. Ad aprile su Nuoro emergono considerazioni poco esaltanti. «Viene ricordata la vicenda dell’Atp, consorzio in fase di trasformazione in spa. Operazione deliberata dal consiglio comunale nel dicembre 2007», dice Seddone che fa memoria di altre criticità. «Sulle scuole civiche di musica l’amministrazione rientra tra quelle che non hanno reso corrette dichiarazioni alla Corte dei conti», aggiunge citando il documento di aprile che parla di «inaffidabilità delle dichiarazioni rese in sede istruttoria».
IL CONSIGLIO «L’aspetto più grave - lamenta Seddone - non è il mancato rispetto dei tempi o l’ennesima pessima figura ma l’aver impedito al Consiglio di affrontare l’argomento. Discutere in aula avrebbe permesso di parlare della situazione di Nuoro Ambiente la cui vita sociale è terminata, almeno secondo lo statuto, soprattutto ora che il progetto del nuovo bando è pubblicato con costi che sembrano molto più bassi e con maggiori servizi di quello attuale lasciando un alone di mistero che porta a chiedersi il perché non sia stato fatto prima, oppure quali siano i costi nascosti». In esame i consorzi Deledda, legato al parco letterario mai decollato, Cuncordia, nato col Pon Sicurezza e più volte vicino allo scioglimento, quello per l’università commissariato da tempo. ( m. o. )
 
 
 

 
L’UNIONE SARDA
  
L’UNIONE SARDA di lunedì 5 gennaio 2015 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
A proposito di discontinuità
Sanità, via tutti anche quelli bravi

Ivan Paone
Sin dal suo insediamento, nel marzo scorso, la giunta Pigliaru ha voluto dare un segnale di discontinuità dalla precedente esperienza di governo del centrodestra guidato da Cappellacci. Subito via da Villa Devoto e trasferimento nella più sobria (disadorna?) sede di viale Trento; chiusura di Sardegna Promozione; messa sotto tutela di Sardegnait; aumento di 78 euro (da 62 a 140 euro) della tassa per il diritto allo studio per gli studenti universitari (un controsenso, se vogliamo, se è un diritto, perché pagare?) che - per ammissione dello stesso assessore alla Cultura, Claudia Firino - la precedente giunta non aveva applicato a norma di legge (e qui forse sarebbe stata meglio la continuità).
Insomma, scurdammoce ’o passato e voltiamo pagina. Ma in un caso la giunta Pigliaru ha scimmiottato quella precedente, ovvero, la gestione della sanità. Dopo aver varato una riformina (che ha creato una nuova azienda, la dodicesima, «per risparmiare», dice l’assessore Arru), l’esecutivo ha revocato tutti i direttori delle aziende e li ha sostituiti con altrettanti commissari. Per demerito? Macché, per ragioni ideologiche.
In parole povere, sono stati sostituiti anche quelli bravi solo perché li aveva nominati il centrodestra. I risultati e le capacità non sono stati tenuti in nessuna considerazione. Siamo sicuri che così è stato fatto l’interesse dei sardi e della loro salute?
In questo la giunta di centrosinistra ha dimostrato perfetta continuità con quella di centrodestra, perché nel 2009 Cappellacci aveva fatto lo stesso errore: via tutti a prescindere dal merito. E così le scelte del centrosinistra sono identiche a quelle del centrodestra di cinque anni fa: due o tre eccellenti, altre tre o quattro così così e cinque o sei scadenti, con aziende affidate a chi in vita sua non ha mai gestito nulla di più di un ambulatorio con un paio di letti.
La giunta si sarebbe dovuta impegnare in una radicale riforma della sanità, la cui spesa viaggia oltre i tre miliardi di euro all’anno e che ha spinto il vice capogruppo del Pd (Roberto Deriu) a chiedere una commissione d’inchiesta. Ma questo è un tema complesso, e Pigliaru potrebbe essere ostacolato dai suoi stessi alleati di governo perché andrebbe a toccare piccoli e grandi interessi di bottega. Il presidente ne avrà la forza?
 
 
L’UNIONE SARDA di lunedì 5 gennaio 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
VIA MONTESANTO. Posti letto
Ripartono i lavori alla casa dello studente

Burocrazia e feste natalizie. Colpa loro, se la manutenzione della Casa dello studente di via Montesanto si è interrotta. Se i 68 posti letto promessi entro la fine dell’anno non sono ancora disponibili. «I lavori riprenderanno mercoledì», garantisce Antonio Funudda, presidente dell’Ersu, «alcuni passaggi burocratici sono durati più del previsto». Sostituiti gli infissi, terminata la tinteggiatura, le stanze subiranno la rifinitura necessaria per riconquistare comfort e decoro. Servirà una ventina di giorni.
Solo dopo, i posti letto saranno assegnati scorrendo una graduatoria lunghissima (sono 1194 le nuove richieste giudicate idonee, su 1482 domande pervenute) e faranno salire a 210 i posti, che diventano quasi 800, considerate le quattro case più la foresteria di via Sassari. «Una soluzione assolutamente insufficiente a tamponare una situazione disastrosa», commentano dallo Sportello studenti idonei non beneficiari, in prima linea nella denuncia della situazione degli universitari privi di borsa di studio, anche se idonei, «l’assegnazione delle stanze di via Montesanto, tra l’altro, arriva quando i colleghi si sono ormai organizzati, a prezzo di affitti salati o viaggi quotidiani». Decisione estrema, 257 fuori sede, su un totale di 15mila, hanno preferito rinunciare al corso. Non potrà rappresentare una svolta, nemmeno la restituzione agli studenti dei 150 posti letto di via Roma. Anche perché i tempi di consegna sono un’incognita. «I lavori stanno procedendo spediti», chiarisce Funudda, «ma non possiamo fare previsioni sull’apertura».
Clara Mulas
 
 
L’UNIONE SARDA di lunedì 5 gennaio 2015 / Provincia Medio Camp (Pagina 21 - Edizione CA)
SANLURI. Un aiuto del Plus
Bimbi piccoli, ottanta euro per le famiglie

Il programma “Ore preziose”, diventato per i genitori “anni preziosi” dopo la vana attesa del contributo di 200 euro da parte della Regione, passa nelle mani del Piano locale dei servizi (Plus) di Sanluri che stanzia 65 mila euro a favore delle famiglie con bambini dai 0 ai 3 anni.
L’obiettivo è favorire l’inserimento dei piccoli presso gli asili nido del territorio, contribuire alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro di mamma e papà. In tutto 21 i Comuni interessati: oltre a Sanluri , anche Samassi , Serramanna , Serrenti , Barumini , Collinas , Furtei , Genuri , Gesturi , Las Plassas , Lunamatrona , Pauli Arbarei , Segariu , Setzu , Siddi , Tuili , Turri , Ussaramanna , Villamar , Villanovaforru , Villanovafranca .
Non un contributo a pioggia, ma sarà legato a particolari requisiti. Innanzitutto occorre essere residenti nei Comuni del Plus ed avere un reddito annuo che non supera i 30 mila euro. C’è poi l’obbligo della frequenza presso nidi, micronidi, sezioni primavera e sperimentali autorizzati. Infine essere impegnati in un’attività di lavoro per almeno tre mesi oppure in un percorso di studio e di formazione. In caso di studenti universitari è richiesto il superamento di almeno 2 esami nel corso dell’anno. Due le eccezioni: quando un genitore è disabile e quando il piccolo vive con la madre o col padre. «Siamo consapevoli -dice l’assessore ai servizi sociali, Donatella Steri- che si tratta di un incentivo povero rispetto alle esigenze, ma pur sempre un aiuto. Di certo non sarà inferiore agli 80 euro». La domanda per il beneficio scade alla fine del mese. (s.r.)
  
 
 

 
L’UNIONE SARDA

L’UNIONE SARDA di domenica 4 gennaio 2015 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Un aumento di 78 euro. Il rettore Melis polemico con la Regione
Tasse universitarie: una stangata nel 2015

Dai 62 euro dello scorso anno accademico ai 140 da sborsare a partire dal 2015. La tassa regionale per il diritto allo studio è stata più che raddoppiata, e mentre le associazioni degli universitari sono sul piede di guerra, il rettore dell’Ateneo di Cagliari le canta alla Regione. «Questa - avvisa Giovanni Melis - è una mossa che non aiuta lo sforzo che stiamo facendo con nostri fondi per consentire l’accesso agli studi universitari agli allievi meno abbienti, come i figli di cassintegrati, lavoratori in mobilità e di chi improvvisamente ha perso il lavoro». L’aumento, ha spiegato l’assessore Firino, non deriva «da una scelta della Giunta, ma da un obbligo di legge». A PAGINA 5
 
Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
Il rettore Melis contro la Regione. L’assessore Firino: «Adeguamento imposto»
Università, tasse alle stelle
Gli iscritti: tetto raddoppiato, diritto allo studio negato

Dai 62 euro dello scorso anno accademico ai 140 da sborsare a partire dal 2015. La tassa regionale per il diritto allo studio è stata più che raddoppiata, e mentre le associazioni degli universitari sono sul piede di guerra, il rettore dell’Ateneo di Cagliari le canta alla Regione. «Questa - avvisa Giovanni Melis - è una mossa che non aiuta lo sforzo che stiamo facendo con nostri fondi per consentire l’accesso agli studi universitari agli allievi meno abbienti, come i figli di cassintegrati, lavoratori in mobilità e di chi improvvisamente ha perso il lavoro».
Nei giorni scorsi, la Giunta aveva annunciato l’incremento, in sede di assestamento di bilancio, di due milioni di euro destinati a 600 borse di studio per beneficiari finora idonei ma rimasti fuori dalla graduatoria per insufficienza di fondi. Soldi, era stato spiegato, che arrivano grazie all’adeguamento «agli obblighi della normativa nazionale in materia di diritto allo studio», che stabilisce appunto l’importo della rata e l’assegnazione al monte borse di studio. Normativa nazionale o meno, a fronte del taglio dei finanziamenti alla scuola e all’Università, è ancora una volta sulle famiglie che viene scaricato il problema. In pratica, sono gli stessi studenti - quelli che nella dichiarazione dei redditi indicano un importo superiore ai 25 mila euro - a finanziare il sostegno agli allievi meritevoli.
«Non possono essere i colleghi - dicono i rappresentanti di UniCa 2.0 -, pagando tasse sempre più alte, a dover sopperire alle inadempienze statali e regionali verso diritti costituzionali». Detto questo, la Regione non ha provveduto «a rendere conformi allo standard nazionale anche le borse di studio: queste infatti sono di quasi 2 mila euro inferiori all’importo stabilito».
Il rettore dell’Ateneo di Cagliari richiama «il momento di seria difficoltà economica per la Sardegna», e puntualizza: «L’aumento delle tasse è stato deciso ad anno accademico in corso, e dunque ricade sulle famiglie che hanno deciso di iscrivere i propri figli sapendo che l’importo di questa tassa ammontava alla metà». L’assessore all’Istruzione Claudia Firino ribadisce che «l’adeguamento della tassa regionale per il diritto allo studio universitario non è una scelta della Giunta, ma un obbligo di legge a cui la Sardegna provvede per ultima, con un ritardo di oltre due anni». Nessun attacco al diritto allo studio, «il provvedimento raggiunge invece una maggiore equità, risolvendosi in un aggravio di 78 euro annui a carico degli studenti con redditi più alti, che finanzieranno oltre 600 borse di studio a favore di coloro che ne hanno più bisogno».
P. S.


L’UNIONE SARDA di domenica 4 gennaio 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
POLICLINICO. Ricerca
C’è la conferma: il “ballu tundu” fa bene al cuore

Che faccia bene all’umore è risaputo, quello che ancora non si sapeva è che il ballo sardo fa bene anche al cuore. Lo dicono i risultati di una ricerca condotta dall’équipe integrata di Cardiologia del Policlinico universitario di Monserrato.
Lo studio rivela che trenta minuti continuativi di ballu tundu equivalgono, per intensità di sforzo e dispendio in calorie, alle più diffuse pratiche sportive. I passetti della tradizione sarda non hanno niente da invidiare ai concorrenti balli latini americani e salgono così sul podio delle attività allenanti e cardioprotettive: con una intensità di sforzo fisico compresa fra il 64% e il 94% della frequenza cardiaca massima.
Per sei mesi i ricercatori hanno tenuto sotto osservazione venti soggetti, uomini e donne con età media di circa 35 anni, praticanti il ballo sardo da oltre quindici anni. Valutazioni massimali in laboratorio sono state messe in relazione con lo sforzo fisico richiesto e le chilocalorie impiegate per ballare per circa un quarto d’ora. Il confronto ha dato il lieto risultato: il ballo sardo può essere consigliato per il miglioramento ed il mantenimento di uno stato di buona salute. Ma è soltanto la prima scoperta del progetto di ricerca “Un nuovo approccio alla tradizione: terapia motoria, qualità di vita e su Ballu Sardu”, ancora in itinere, ideato e realizzato dall’équipe integrata della Cardiologia del Policlinico universitario di Monserrato e del corso di laurea in Attività motoria, diretta dal professore Giuseppe Mercuro, in collaborazione con il centro medico I Mulini.
V. N.


L’UNIONE SARDA di domenica 4 gennaio 2015 / Primo Piano (Pagina 4 - Edizione CA)
Grande miniera, lavori in corso
Il mostro accoglie nel grande piazzale. Cingoli, snodi, denti d’acciaio, ricorda una delle astronavi di Star Trek. È un minatore automatico , una delle grandi macchine che, nella storia recente avevano sostituito gli uomini con perforatrice, piccone e pala nel difficile lavoro di cavare il carbone dai filoni nel cuore della terra.
I caratteristici castelli sullo sfondo non lasciano dubbi: siamo in una miniera. Una miniera apparentemente in letargo visto che le ruote degli argani in cima ai tralicci sono immobili come il gigante d’acciaio. È un’impressione, la vecchia fabbrica del carbone non dorme. Ora, però, non si estrae più lignite, si fa ricerca, si esplorano nuove frontiere, si genera cultura, si fa scuola alle nuove generazioni. La Grande miniera è rinata, strappata al letargo, salvata dall’abbandono, rigenerata e proiettata verso il futuro.
UN OSPEDALE Nei capannoni industriali rimessi a nuovo si aggirano giovani in camice bianco, guide turistiche e operatori didattici, studenti e neolaureati, si studia, si sperimenta, si conserva, si divulga, si coltiva ricerca d’avanguardia. È come se la Grande miniera fosse diventata una sorta di silicon valley in miniatura, un "Lingotto in salsa sulcitana, come lo aveva definito Tore Cherchi quando, sindaco di Carbonia, aveva avviato il progetto di riqualificazione costato venti milioni. Paragoni decisamente pretenziosi, ma rendono l’idea della scommessa di una città.
LA TRADIZIONE Città che non rinnega il suo passato. Il Centro italiano della cultura del carbone, allestito nella Lampisteria è un grande museo sulla storia dell’epoca d’oro (nero). Con quasi ventimila presenze all’anno il Cicc fa la sua parte nel vitalizzare la Grande miniera anche con la gestione di un attrezzato centro congressi.
Il fulcro della riconversione è il Polo di ricerca della Sotacarbo. Nei vecchi magazzini una trentina di tecnici lavora sulle nuove frontiere dell’energia pulita: carbone, idrogeno, rinnovabili, cattura dell’anidride carbonica. Ricerche d’avanguardia, collegamenti con mezzo mondo e punto di riferimento per le università.
UN’ECCELLENZA «È l’unico centro dotato di impianti e attrezzature che ci consentono di verificare sperimentalmente quello che studiamo nei nostri computer», ha spiegato Giorgio Cau, dell’Università di Cagliari. «E’ il solo luogo in Italia - sottolinea Salvatore Lombardi, docente dell’Università La Sapienza di Roma - dove si possono sperimentare sul campo le tecniche per il confinamento nel sottosuolo dell’anidride carbonica». Ecco perché Paesi come la Cina e l’America sono piombati a Carbonia per stipulare accordi di collaborazione con la Sotacarbo che lavora a un progetto innovativo, quello della ossi-combustione che, secondo il presidente della società Mario Porcu «potrebbe rivoluzionare i sistemi per ottenere energia pulita dal carbone».
DIVERSIFICAZIONE Dai magazzini alle officine: si torna a parlare di storia, anzi di preistoria. Nel Museo dei Paleoambienti sulcitani, accanto allo scheletro di un Tirannosauro a grandezza naturale, i fossili raccontano il passato remoto (600 milioni di anni) del Sulcis, insieme alla Provenza la terra emersa più antica d’Europa. È il museo paleontologico più importante della Sardegna. Nelle sale si susseguono per tutto l’anno i laboratori didattici dedicati alle scolaresche. Non basta, il museo accoglie importanti mostre d’arte (le più recenti dedicate a Mirò e Rembrandt). Il che accresce l’appeal culturale della Grande miniera insieme ai mega concerti all’aperto, alle conferenze, al recupero, alla catalogazione e all’archiviazione di tutto quanto fa parte della storia della città e del territorio. Di questo si occupa la Sezione di storia locale del Sistema bibliotecario interurbano del Sulcis. Ha raccolto decine di migliaia di documenti sulla vita sociale economica e politica del territorio in un imponente archivio messo a disposizione del pubblico e degli studiosi. Anche in questo caso l’attività sui estende in ambito culturale e didattico con mostre, convegni, presentazioni di libri e l’organizzazione di manifestazioni come Monumenti aperti.
IL GRANDE SCHERMO La new entry della Grande miniera è la Fabbrica del cinema . Cura «la diffusione della cultura cinematografica e audiovisiva», come spiega Paolo Serra, direttore della sezione di Carbonia della società Umanitaria. Laboratori audiovisivi per la ricerca di nuovi percorsi di formazione e di didattica ne rappresentano l’interfaccia scolastica. Poi, collaborazione con la Cineteca sarda per il recupero la digitalizzazione dei vecchi filmati e un progetto ambizioso: creare un centro audiovisivi attrezzato da mettere a disposizione dei professionisti (documentaristi e registi) per girare i loro lavori.
UN’OPPORTUNITÀ La Grande miniera pulsa. Vi lavorano cinquanta giovani, presto saranno di più. «Non è un museo ma un grande contenitore capace di dare vita a nuove professioni altamente qualificate», è l’opinione di Tore Cherchi, il quale individua nei prossimi programmi europei una grande finestra per accedere ai finanziamenti destinati ai sistemi urbani. All’orizzonte di Serbariu si stagliano nuove opportunità. Il progetto di una sezione di Architettura della facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari non è stato accantonato, Comune e Università ci stanno ancora lavorando. In un altro dei grandi edifici del complesso, inoltre, sta per nascere un incubatore di imprese giovanili.
«Quello di Serbariu - evidenzia Franco Manca, assessore ai Lavori pubblici di Carbonia - è l’esempio più eclatante di recupero e di riqualificazione di una vecchia miniera di tutto il Parco Geominerario. C’è ancora molto da fare, ma siamo decisi a portare avanti il nostro progetto perché riteniamo che in quel luogo possa nascere il nuovo modello di sviluppo della città e del Sulcis».
Grande miniera di Serbariu: lì settant’anni fa è cominciata l’avventura della città del carbone, da lì potrebbe ripartire il futuro.
Sandro Mantega
 
 
L’UNIONE SARDA di domenica 4 gennaio 2015 / Provincia di Sassari (Pagina 44 - Edizione CA)
ALGHERO. Progetto periferie: vince il neolaureato Roberto Corbia
Un architetto algherese alla corte di Renzo Piano

«Andate nelle periferie a cercare la bellezza». Con questo monito l’architetto e senatore a vita Renzo Piano ha mandato sei giovani laureati nei ghetti di Torino, Roma e Catania per progettare un piano di rigenerazione dei sobborghi più problematici d’Italia. Nella squadra c’era pure l’algherese Roberto Giuliano Corbia, trent’anni, laureato all’Università di Firenze.
GRUPPO DI LAVORO Un anno fa aveva risposto all’annuncio di uno studio di architettura di Bologna, cercavano giovani per formare un gruppo di lavoro sul tema delle periferie e dell’adeguamento energetico, non sapeva che dietro quell’avviso ci fosse il guru dell’architettura mondiale. In seicento avevano mandato il loro curriculum. La squadra di giovani architetti, chiamata G124 (dal numero della stanza del senatore Piano a Palazzo Giustiniani) si doveva occupare della trasformazione delle periferie di alcune città. Un anno di lavoro finanziato con lo stipendio del senatore a vita. Oltre il professionista algherese, tra i prescelti pure Michele Bondanelli, Eloisa Susanna, Roberta Pastore, Federica Ravazzi e Francesco Lorenzi.
LA SFIDA DI LIBRINO «Ho pensato - spiega Renzo Piano nelle pagine del corposo dossier che documenta il lavoro portato avanti fino a oggi - di lavorare sulla trasformazione della città, sulla sua parte più fragile che sono le periferie dove vive la stragrande maggioranza della popolazione urbana. Credo che il grande progetto del nostro paese sia quello delle periferie: la città del futuro, la città che sarà, quella che lasceremo in eredità ai nostri figli». Roberto Corbia si è fatto le ossa a Librino, periferia di Catania, ottantamila abitanti. Immensi assi stradali, verde incolto, nemmeno una piazza per i bambini che giocano tra le macerie. «Abbiamo coinvolto i residenti, le associazioni di volontariato, le imprese private e le istituzioni - racconta Corbia - e alla fine siamo riusciti a completare dei micro-interventi, perché non volevamo che il nostro progetto rimanesse solo sulla carta». La riqualificazione della zona attorno all’unica struttura sportiva, orti urbani, un’area giochi e un percorso pedonale dalla scuola al campo, per invitare i ragazzini a entrare in un circolo virtuoso.
IL SOGNO CONTINUA Terminata l’esperienza al fianco di Renzo Piano, per Roberto Corbia il sogno di continuare a lavorare insieme al gruppo di giovani professionisti con cui ha condiviso un anno straordinario.
Caterina Fiori


L’UNIONE SARDA di domenica 4 gennaio 2015 / Cronaca di Oristano (Pagina 32 - Edizione CA)
Consorzio Uno
Raccolta di firme contro i tagli

Una raccolta di firme contro i tagli all’università di Oristano. I giovani di Forza Italia tornano all’attacco per tutelare i corsi del Consorzio Uno. Già a ottobre avevano lanciato l’allarme per la riduzione dei fondi. Adesso quei timori si sono rivelati fondati visto che la Giunta Pigliaru ha ridotto di 454 mila euro le risorse per il Consorzio Uno: si è passati da 2 milioni 161 mila euro a un milione 707 mila. «Questo è un duro colpo per Oristano - sostiene Antonio Iatalese, dirigente nazionale di Forza Italia giovani - il presidente della Regione solo due mesi fa aveva rassicurato gli studenti oristanesi dicendo che il taglio al fondo unico non avrebbe colpito il Consorzio Uno, anzi la Giunta avrebbe premiato le realtà meritevoli come Oristano». Così non è stato e adesso i giovani di FI si mobilitano, hanno già coinvolto anche i consiglieri regionali per chiedere chiarimenti in Aula. ( v. p. )
 
 
  

 
L’UNIONE SARDA

L’UNIONE SARDA di sabato 3 gennaio 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
La riflessione di uno studente
Pubblica istruzione e promesse mancate
Antine Milia*
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta indirizzata all’assessore regionale della Cultura Claudia Firino a proposito degli assegni destinati agli studenti meritevoli. L’estensore della lettera è uno studente sardo che frequenta una scuola di formazione umanistica in Inghilterra.
***
Fin dai primi anni di formazione, i miei insegnanti hanno saputo introdurmi alla valorizzazione del merito: distinguersi per impegno e capacità, con limpidezza e determinazione, dagli altri. Sono convinto che una società sana e prospera tragga beneficio vitale da un consolidato sistema meritocratico, attento a incentivare e premiare le giovani menti particolarmente brillanti, che sono e vogliono diventare risorsa e futuro per il nostro territorio.
Di tutt’altro avviso è la Giunta regionale della Sardegna, come dimostrano i nuovi criteri per l’attribuzione degli assegni di merito. Eppure, nel programma elettorale presentato ormai quasi un anno fa da Francesco Pigliaru si individuavano «le politiche dell’istruzione» come «la priorità dell’azione del governo regionale» e ricorreva spesso l’espressione «premiare il merito».
Tuttavia - si legge nel bando pubblicato il 30 dicembre scorso - non potranno presentare domanda gli studenti iscritti presso Università ubicate all’estero, a corsi di laurea di area non scientifica, e la cui attestazione ISEE non superi l’importo di 35.000 euro. Una Giunta animata da uno spirito europeista, che vede l’integrazione europea come una preziosa opportunità per la nostra Isola, avrebbe esteso la partecipazione a tutti gli studenti sardi che frequentano corsi di laurea in uno dei ventotto Stati membri dell’Unione.
L’articolo 33 della nostra Costituzione sancisce che «l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento». Perché dunque penalizzare gli studenti iscritti nelle facoltà umanistiche? Infine, il requisito economico non ha ragione di essere inserito in un provvedimento volto a premiare i migliori in quanto tali. Nonostante sia consapevole della difficile congiuntura economica che ha motivato queste biasimevoli esclusioni, era doveroso fare di una promessa elettorale un’azione concreta di governo. Gli studenti meritevoli continueranno ad impegnarsi per confermare la loro eccellenza, sapranno però certamente ricordare il mancato sostegno quando le scelte dell’amministrazione regionale dovranno essere giudicate.
*King’s College London
 
 
L’UNIONE SARDA di sabato 3 gennaio 2015 / Agenda Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
SALA COSSEDDU. Università
Comunicare sul web con Google

«La visibilità sul web grazie al search marketing». È il titolo del corso di comunicazione in programma venerdì 9 gennaio, a partire dalle 9, nella sala Cosseddu dell’Ersu. di via Trentino. L’iniziativa denominata "Communication Lab. La visibilità sul web grazie al Search Marketing", è promossa dall’associazione studentesca Caravella Youth in Action con il contributo dell’Università di Cagliari e dell’Ente regionale per il diritto allo studio universitario. L’iscrizione per gli studenti universitari regolarmente iscritti è gratuita sul sito https://unica.esse3.cineca.it/Home.do.
Per informazioni e iscrizioni: Facebook: caravella youth in action e communication lab; twitter: @caravellaeventi; mail: iscrizioni.caravella@gmail.com; telefoni: 349/3940434, 340/6140256.


L’UNIONE SARDA di sabato 3 gennaio 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Il futuro
L’allarme: «Non lasciatelo chiuso»
Il convegno promosso dai giovani del Fai il 22 dicembre - finora l’unico sull’argomento - ha raccolto diverse idee sul futuro di Buoncammino. Il sindaco Massimo Zedda ha ribadito l’intenzione di aprire subito alle visite l’edificio, poi il farmacologo Gianluigi Gessa ha “intimato”: «Niente Mac Donald né hotel. La soluzione ideale è realizzare un museo della giustizia».
La storica Giulia Meda ha puntato sull’università, «povera di spazi, la posizione sarebbe ottimale». Secondo Francesca Serra, presidente dell’associazione Athena, si potrebbe invece utilizzare «come spazio che accolga un grande centro culturale». Per Giorgio Saba, architetto, «non può che diventare un albergo di lusso. Non vedo altre soluzioni possibili». Infine c’è chi, come Paola Mura ha suggerito di «prendere come modello le murate di Firenze».
 
 
L’UNIONE SARDA di sabato 3 gennaio 2015 / Provincia Sulcis (Pagina 34 - Edizione CA)
IGLESIAS. Appello-denuncia lanciato dal gruppo di maggioranza Cas@Iglesias
«Il Comune vuole far morire
l’Università di Monteponi»
Il sindaco proclama la volontà di continuare a sostenere l’Ausi: «Iglesias ha un ruolo centrale e io - assicura Emilio Gariazzo - mi sto adoperando per rilanciare l’attività dell’ente nato negli anni ’90 a sostegno dell’Università decentrata di Monteponi. Seppure le attività didattiche siano cessate da anni, noi vogliamo incentivare lo studio e la ricerca, anche in vista dei progetti di bonifica e riqualificazione del territorio».
IL GIALLO Tutto bene, se non fosse per un passaggio contenuto nella delibera che ha per oggetto “Ricognizione società partecipate”, approvata nei giorni scorsi dal Consiglio comunale. Un atto che ha dovuto fare a meno dei voti di Valentina Pistis e Giorgio Carta (Cas@Iglesias) proprio a causa di quel riferimento al Consorzio. Ovvero: «Ci si riserva di valutare con separato provvedimento il permanere dei presupposti per la partecipazione all’Ausi». A voler fare l’analisi logica sembrerebbe che il Comune stia mettendo in discussione l’opportunità di sostenere il Consorzio, finora tenuto in vita da fondi regionali, provinciali, comunali (oltre a Iglesias c’è Carbonia), Parco Geominerario, Carbosulcis e Igea. Questa la lettura data dalla capogruppo di Cas@Iglesias che ha presentato un emendamento in cui si chiedeva di stralciare quella frase; e poiché il resto della maggioranza non ha accolto la sua richiesta, lei e Carta hanno votato contro la delibera.
LA PROTESTA L’ennesima prova di una disarmonia che sembra esserci tra il gruppo di Valentina Pistis e la coalizione. «L’Ausi non può essere messa in discussione - argomenta la consigliera di maggioranza - già in questi ultimi anni il Comune è stato latitante rispetto alle opportunità che si sarebbero, e si dovrebbero ancora, cogliere dalla presenza del Consorzio seppure qualcuno a suo tempo abbia deciso di decretare la morte dei corsi universitari. La nostra amministrazione si deve impegnare a promuovere le finalità per cui è nato il Consorzio; si deve impegnare per far ripartire la formazione, i seminari, i laboratori all’interno dell’Ausi: dobbiamo farne parte e rilanciarne l’attività».
LA GIUNTA Il sindaco, tuttavia, rassicura: «C’è stato un malinteso. L’inserimento di quella frase è stato sollecitato dal segretario per una questione tecnica, ma non significa che intendiamo tirarci indietro. Anzi: nei giorni scorsi, durante il cda, si è parlato di come favorire anche l’ingresso di privati. Quella frase significa che vogliamo approfondire l’argomento anche convocando un Consiglio comunale specifico, in modo tale da stabilire come agire per far diventare Monteponi centro di studi».
Cinzia Simbula
 
 
 

 
L’UNIONE SARDA
 
L’UNIONE SARDA di venerdì 2 gennaio 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Candidature entro febbraio
A marzo le votazioni per l’elezione del nuovo rettore
«Non me ne andrò prima di maggio, e chi dice il contrario forse vuole che io mi dimetta». Così aveva risposto il rettore col mandato in scadenza Giovanni Melis alla giornalista dell’Unione Sarda che il 10 dicembre fa gli aveva prospettato l’ipotesi di dimissioni per accedere a una carica regionale (Sardegna ricerche). Dichiarazioni smentite venti giorni dopo dal bando per le elezioni del nuovo rettore dell’Università di Cagliari per il sessennio 2015/21: «Le operazioni di voto si svolgeranno il 9 marzo, il 20 marzo e, ove occorra il ballottaggio tra i due candidati più votati, il 25 marzo 2015. Ma perché questa improvvisa retromarcia? Perché Melis, grande studioso, ma anche ben consapevole del peso delle dichiarazioni politiche, si è smentito a distanza di così poco tempo?
CONTRORDINE Melis - fa sapere un portavoce dell’ateneo cagliaritano - è fuori città e non è rintracciabile. Avrebbe anticipato di due mesi la data delle elezioni per evitare una sorta di interregno tra il rettore uscente e quello entrante. Se le votazioni si dovessero tenere a maggio, il nuovo magnifico non avrebbe pieno poteri sino a novembre, con l’anno accademico già iniziato. In pratica Melis - così interpretano a Palazzo Belgrano - vuole evitare il periodo di governo che, all’inizio del suo mandato, ha condiviso con Mistretta. Sarebbe questo il motivo che ha indotto il rettore uscente a chiedere al decano dell’Ateneo Francesco Sitzia, cui spetta il potere di indire le elezioni, di anticipare a marzo le votazioni. Salvo intoppi, il nuovo rettore sarà in carica già ad aprile. Melis e Sitzia hanno condiviso la necessità, si legge nell’ordinanza, «di assicurare continuità gestionale con l’assunzione in carica del prossimo rettore possibilmente entro il primo semestre 2015, nell’interesse della funzionalità dell’Ateneo, per le importanti scelte da assumere per il futuro, nel contesto e in considerazione dei complessi e impegnativi processi di cambiamento in atto».
I CANDIDATI Le candidature dovranno essere presentate entro il 27 febbraio alla Commissione elettorale centrale. Può essere eletto rettore un professore ordinario in servizio nelle università italiane, in regime di tempo pieno, valutato positivamente ai sensi della legge. 240/2010, che assicuri un numero di anni di servizio, prima del collocamento a riposo, almeno pari alla durata del mandato.
GLI SCENARI Le voci sulla corsa per le elezioni di marzo danno per certa la partecipazione l’ex preside di Ingegneria Giorgio Massacci. Prendono corpo anche le candidature di Giacomo Cao (ingegnere chimico) e Maria Del Zompo (neuroscienziata), già protagonista nella sfida del 2009, dalla quale uscì sconfitta alle ultime battute nel match con l’anatomopatologo Gavino Faa e Melis. Medicina, che da 25 anni non esprime un rettore, dovrebbe proporre un candidato unico. (a. a.)
 
 
 
L’UNIONE SARDA di venerdì 2 gennaio 2015 / Agenda Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ, BORSE DI STUDIO
Aumenta il numero degli studenti beneficiari di borsa di studio. Sarà colmato in buona parte l’attuale dislivello degli universitari che pur essendo, per requisiti, idonei a ricevere la borsa di studio, non rientrano nella graduatoria dei beneficiari per insufficienza di fondi. Dopo l’incremento sul bilancio 2014 di 2 milioni di euro per ampliare i fondi disponibili per ulteriori borse di studio, gli universitari sardi potranno contare su una cifra all’incirca equivalente per nuove 600 borse di studio.
 
 
L’UNIONE SARDA di venerdì 2 gennaio 2015 / Commenti (Pagina 12 - Edizione CA)
Il ruolo dell’Università
Restituire dignità al nostro sport
Paolo Pani *
Il nostro corpo? È la nostra realtà, da cui non possiamo liberarci, ma il tentativo di farlo è una costante del comportamento dell’uomo. Questi tentativi hanno generato una nostra estraneità a vivere la realtà, nel pensiero è privilegiata l’immaginazione (non l’osservazione), ci allontaniamo dall’ambiente (fisico) dove viviamo, costruiamo una nostra realtà (immaginata).
Gli strumenti pensati dall’uomo lo hanno in parte affrancato dalla ricerca dei bisogni elementari, quelli alimentari, è una conseguenza che l’uomo individui con fatica la loro provenienza ed il loro percorsi. Viviamo così, estraniati, nell’immaginazione dei nostri modernismi tecnologici. È forse opportuno porvi rimedio, risalire alle origini, dal corpo. La cultura del corpo in Occidente ha antiche origini letterarie greche, Omero racconta le gesta (fisiche) epiche dei suoi eroi (Diomede, Aiace, Odisseo sono alcuni esempi), l’agonismo uno strumento per determinare la vittoria del singolo. È opportuno ricordare le Olimpiadi. Il corpo umano, femmina e maschio, raggiunge la sua massima espressione artistica (ineguagliata) nella sculture greco-ellenistiche, si recepisce una profonda conoscenza del corpo umano, della sua anatomia, della sua realtà.
Le attività fisiche dell’uomo si sono progressivamente dissociate dalle loro origini artistico-letterarie, nasce, nei nostri modernismi, lo sport, esclusivamente spettacolo, senza ambizioni di cultura. I giorni nostri, in Italia. Nel ’900 vi sono stati tentativi di associare letteratura alla pratica sportiva, due esempi, Gianni Brera per il calcio (“rombo di tuono” ha un suono quasi omerico), Bruno Zavoli per il ciclismo.
Lo sport, oggi, si è liberato, invece, in modo quasi definitivo dalla sua associazione con la letteratura e l’arte, lo sport diventa quasi esclusivamente cronaca, chiacchiericcio, in un anonimato letterario. L’intellettualità modernista ha sottovalutato la pratica sportiva, forse anche con un velato senso di disprezzo. È possibile un’inversione di tendenza, restituire alla pratica fisica ed al corpo umano una loro propria intellettualità? Esiste un luogo, è l’Università, si dovrebbe dare una maggiore dignità artistico-letteraria al corso di laurea in scienze motorie oggi forse relegata quasi esclusivamente alla preparazione degli insegnanti di educazione fisica (importante ma in qualche misura anche limitante). Sarebbe altresì decisivo un più stretto rapporto, un diretto contatto con lo sport ed i suoi atleti, quelli onestamente sobri, con le loro esperienze.
* Già docente universitario
 
 


LA NUOVA SARDEGNA

LA NUOVA SARDEGNA di martedì 6 gennaio 2015 / Prima pagina
UNIVERSITÀ SARDE, NUOVI TAGLI
La riforma dei finanziamenti penalizza gli atenei di Sassari e Cagliari
La riforma dei finanziamenti rischia di penalizzare le università sarde. Cagliari, che è penultima in Italia, perderebbe 24,4 milioni di euro. Ma Sassari sta anche peggio: sembra destinata a perdere 14,9 milioni di euro. A PAGINA 4 

Sardegna - Pagina 4
SCURE SUI FINANZIAMENTI Nuovi tagli alle università sarde
In base alla riforma Cagliari e Sassari saranno penalizzate
CAGLIARI Gli effetti della riforma dei finanziamenti rischiano di penalizzare in modo pesante le università sarde. Con l’avvio a regime del criterio dei costi standard per assegnare i fondi statali agli Atenei, Cagliari, che è penultima in Italia, perderebbe 24,4 milioni di euro. Si attesterebbe a un calo intorno al 24 per cento. Ma Sassari sta anche peggio. È ultima nella graduatoria e sembra destinata a perdere 14,9 milioni di euro. In un colpo solo perderebbe il 25,1 per cento delle risorse. I dati emergono dall’inchiesta pubblicata dal quotidiano Il Sole 24 Ore. L’università di Cagliari ha 13.387 studenti in corso. Gli altri sono fuori corso e hanno un peso nella divisione dei fondi. Il costo standard è pari a 6.845 euro: il fondo assegnato, in base alla spesa storica, è pari a 101 milioni di euro, ma con i costi standard a regime scenderebbe a 76,6 milioni di euro. L’ateneo di Sassari ha 7.590 studenti in corso. Il suo costo standard è pari a 7.055 euro: il fondo assegnato, in base alla spesa storica, è pari a 59,6 milioni di euro, ma con i costi standard a regime scenderebbe a soli 44,7 milioni di euro. Il costo standard, inoltre, è misurato sulla base del costo tipico degli ordinari per ogni ateneo: a Cagliari il costo annuale del docente ordinario è di 120.246 euro all’anno. A Sassari è di 116.128 euro. In questa graduatoria il costo più alto, 125.567 euro, è per l’Orientale di Napoli, mentre quello più basso, 102.561, nella Napoli Parthenope. Con questa ridistribuzione le università sarde verrebbero penalizzate in modo pesante. Perché vedrebbero un taglio delle risorse da parte dello Stato, in un periodo in cui i fondi diventano sempre più preziosi per gli atenei.
 
 

LA NUOVA SARDEGNA
 
LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 5 gennaio 2015 / Sardegna - Pagina 4
L’aumento delle Tasse universitarie
FIRINO: «UNA DECISIONE SOFFERTA»
L’assessore prova a chiudere la polemica con il rettore di Cagliari
Nessuno strappo con il rettore dell’università di Cagliari, «col quale il confronto è sempre stato e continuerà a essere costante e proficuo». È questa la frase con cui l’assessore alla Pubblica istruzione, Claudia Firino, prova a chiudere la polemica sull’aumento (da 62 a 140 euro) della tassa universitaria per il diritto allo studio. A scatenare il faccia a faccia era stato il comunicato con cui il rettore Giovanni Melis denunciava «di non essere stato consultato prima della decisione finale». Circostanza confermata da un documento in cui solo il 30 dicembre, tra l’altro attraverso l’Ersu di Cagliari, la Regione fa sapere di aver aumentato la tassa per «ottemperare dopo due anni a una legge nazionale». Sta di fatto che l’assessore ora scrive: «I contatti con l’Università non sono mai venuti meno, sebbene nella fase decisionale, trattandosi di un mero procedimento in adempimento a un decreto non più derogabile, gli uffici hanno dovuto procedere in celerità e senza ulteriori coinvolgimenti in questa sofferta decisione ». A ritornare alla carica è invece Forza Italia: «Presenteremo una mozione in Consiglio regionale, per impegnare la Giunta a ritirare il nuovo balzello sul diritto allo studio».
 
 
LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 5 gennaio 2015 / Fatto del giorno - Pagina 2
AMBIENTE >> LA SICUREZZA
Tantissimi i siti da tenere sotto controllo
Dalle dighe ai centri già colpiti dal Ciclone Cleopatra in Gallura, Oristanese, Ogliastra e Nuorese
SASSARI È un dossier davvero ricco quello appena elaborato dai tecnici dell’Agenzia regionale del distretto idrografico sardo e dai docenti del dipartimento d’Ingegneria dell’università di Cagliari. Tantissimi i siti da tenere sotto controllo. Soprattutto di fronte a nuove inondazioni, al pericolo di precipitazioni intense o di eventi climatici estremi come quelli che hanno portato alle bombe d’acqua registrate negli ultimi terribili nubifragi. Naturalmente la rete di salvaguardia e costanti monitoraggi viene suggerita attorno alle zone nelle quali si trovano le dighe più grandi e gli invasi di maggiori dimensioni. Così come in tutte le aree colpite dal Ciclone Cleopatra in Gallura, nell’Oristanese, in Ogliastra e nel Nuorese. Temi e problemi strettamente legati alle misure appena predisposte nel quadro del rinnovato sistema di Protezione civile regionale. E a questo proposito si rivelerà decisivo l’utilizzo che tutti i centri chiamati a svolgere un ruolo nelle emergenze faranno delle istruzioni e delle indicazioni contenute nel manuale che dà le regole per le situazioni di allerta sul piano della tenuta idrogeologica. Nello stesso àmbito di provvedimenti si collocano il censimento di tutti i piani di protezione civile locali, le schede di raccolta dati, i software per la gestione delle crisi e persino le mappe sul pericolo da inondazione costiera. Così come un’altra quantità di aggiornamenti su dati, informazioni e altri elementi utili. Tutti fattori chiave se possono venire consultati con estrema tempestività in caso di allarme.

LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 5 gennaio 2015 / Fatto del giorno - Pagina 3
LA MAPPA AREA PER AREA A rischio 23 caseggiati scolastici da Bosa e Orosei sino a Capoterra
I REPORT All’opera esperti e specialisti

I report appena predisposti sono frutto di una collaborazione tra l’Agenzia del distretto idrografico e il dipartimento d’Ingegneria civile, ambientale e architettura dell’università di Cagliari. Ecco i nomi di chi nella prima struttura ha contribuito a elaborare il Piano di gestione del rischio alluvioni. Direttore generale Roberto Silvano, direttore del Servizio difesa del suolo Marco Melis. Gruppo di lavoro: Simona Angioni, Alessandra Boy, Giuseppe Canè, Piercarlo Ciabatti, Giovanni Cocco (Sardegna IT), Andrea Lazzari, Giovanni Luise, Gianluigi Mancosu, Luisa Manigas, Gianluca Marras, Maria Cristina Muntoni, Maria Antonietta Murru Perra, Stefania Nascimben, Corrado Sechi, Riccardo Todde. Per l’ateneo ha invece operato,come responsabile scientifico, Giovanni Maria Sechi. Il gruppo di lavoro d’Ingegneria era formato da Saverio Liberatore, Italo Frau, Alessandro Salis, Roberta Floris, Sara Frongia, Jacopo Napolitano, Riccardo Zucca. Hanno poi dato il loro contributo, per le parti di competenza, la Protezione civile attraverso il suo responsabile regionale, Graziano Nudda, la dirigente del Servizio pianificazione e gestione delle emergenze, Maria Antonietta Raimondo, il direttore della Previsione e prevenzione rischi Paolo Botti e, nel gruppo di lavoro, Michele Chessa.


LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 5 gennaio 2015 / Ogliastra - Pagina 28
VILLAGRANDE STRISAILI
Aumento tasse universitarie, protesta dei socialisti
VILLAGRANDESTRISAILI Si registra una protesta ferma e vigorosa dei socialisti di Villagrande Strisaili «per l’aumento, stabilito dalla giunta regionale in relazione alle tasse per gli studenti universitari». Dice il segretario socialista villagrandese Giorgio Mellis: «Si tratta di una decisione che va contro il diritto allo studio Mellis Nei prossimi giorni la segreteria socialista incontrerà gli universitari e porterà la protesta dinanzi all’assessore Claudia Firinu e al presidente Francesco Pigliaru. Con una recente nota i socialisti del centro montano sottolineano: «La crisi economica del Paese, con le conseguenti forti difficoltà delle famiglie, consiglierebbe una maggior attenzione da parte delle istituzioni verso gli studenti. Non approviamo la decisione di aumentare le tasse agli studenti universitari da parte dell’assessore regionale Claudia Firinu, e anche di una giunta regionale che abbiamo votato e fatto vincere. Dopo l’incontro con gli universitari, che si terrà nei prossimi giorni, noi socialisti villagrandesi porteremo la protesta in Regione». (l.cu.)
 
 
 

LA NUOVA SARDEGNA 

LA NUOVA SARDEGNA di domenica 4 gennaio 2015 / Prima pagina
DIRITTO ALLO STUDIO
Tasse più care: gli universitari contro la Regione
Più che raddoppiata: da 62 a 140 euro all’anno. È la tassa che gli studenti universitari con i redditi più alti pagheranno a gennaio per garantire il diritto allo studio a quelli meno fortunati. Lo ha deciso la Regione e monta la protesta.
 
Sardegna - Pagina 4
UNIVERSITÀ - AUMENTA LA TASSA PER IL DIRITTO ALLO STUDIO
Da 62 a 140 euro all’anno. La rivolta degli studenti: «Decisione assurda». La Regione: «Lo prevede una legge nazionale»
CAGLIARI Più che raddoppiata: da 62 a 140 euro all’anno. È la tassa che gli studenti universitari con i redditi più alti pagheranno a gennaio per garantire il diritto allo studio (finanziare le borse di studio) a quelli meno fortunati. È un’assurdità, uno scaricabarile, l’aumento, per «tempi e modi in cui la Regione lo ha deciso», è stata la dura reazione del movimento Unica 2.0, che ha puntato l’indice contro la Giunta. «Ha dimostrato - l’accusa – di essere assente e confusionaria soprattutto per aver imposto il balzello con l’anno accademico già in corso». Al fuoco di fila ha replicato l’assessore regionale alla Pubblica istruzione Claudia Firino: «Con un ritardo di oltre due anni, ci siamo dovuti adeguare a una legge nazionale. Avevamo chiesto una deroga, non c’è stata concessa. La nostra non è stata una scelta, siamo stati obbligati dal ministero e se non l’avessimo fatto avremmo rischiato di incorrere nel ricorso delle altre regioni in regola da tempo e, alla fine, pagare anche gli arretrati». Nel botta e risposta molto spigoloso, si sono inserite lanche e università di Cagliari e Sassari: «Non siamo state neanche consultate». Lo scontro è appena cominciato e sarà ancora più forte nei prossimi giorni. L’accusa. Il movimento Unica 2.0 ha colpito dritto al bersaglio grosso: la Regione. Con un comunicato, l’ha messa sotto accusa per aver più che raddoppiato la tassa per il diritto allo studio, ma soprattutto «lo ha deciso a gennaio quando le famiglie avevano messo già nel conto a novembre quanto sarebbe loro costata l’iscrizione dei figli all’università». Con il risultato, sostengono gli studenti, che «la tassa maggiorata dovrà essere pagata entro questo mese e in unica tranche dale famiglie che dichiarano un reddito superiore ai 25mila euro». È una doppia beffa, perché – è scritto nel comunicato – la Regione ha scaricato sui sardi quelli che sono i suoi doveri. Non possono essere gli studenti a sopperire alle storiche e continue inadempienze dello Stato e della Regione. «Neanche può essere accettato il messaggio che l’adeguamento a una legge nazionale sarebbe stato inevitabile per garantire il diritto allo studio». Soprattutto perché da tempo «è venuto meno l’impegno pubblico indispensabile per garantire quel diritto» e poi tra l’altro «le borse di studio erogate dall’Ersu continuano a essere di ben 2mila euro inferiori allo standard imposto l’estate scorsa da un decreto del Consiglio dei ministri», e questa sarebbe un’altra ed ennesima beffa. La difesa. Nella replica l’assessore Claudia Firino ha risposto punto su punto ad Unica2.0. Prima ha scritto che «nel rispetto del principio dell’equità nazionale, dallo Stato non è stata concessa alla Sardegna la deroga richiesta» e quindi «dopo due anni ci siamo dovuti adeguare, e siamo stati l’ultima Regione a farlo. Se fossimo rimasti inadempienti, avremmo rischiato di dover pagare gli arretrati e quindi abbiamo evitato un pericoloso effetto boomerang». Comunque – è scritto nel comunicato – quelle pagate in Sardegna rimangano ancora le tasse più basse d’Italia». In un altro passaggio, l’assessore ha scritto che «l’aumento di 78 euro sarà solo a carico degli studenti con i redditi più alti e servirà a erogare altre 600 borse di studio». Poi ha affermato che «in ogni caso, con la prossima Finanziaria, saranno rafforzati i criteri per esonerare diversi studenti dal pagamento. Criteri oggi già molto più ampi rispetto a quelli previsti da altre Regioni». Infine, le ultime repliche agli studenti: «L’attenzione da parte della Giunta verso il diritto allo studio c’è sempre stata e continuerà a esserci. Proprio in questi giorni abbiamo aumentato di 2 milioni i fondi per le borse di studio». Per chiudere il comunicato con questa constatazione: «Ai 5.200 studenti finora esonerati perché avranno le borse di studio dell’Ersu, si aggiungeranno gli oltre seimila che non pagheranno la tassa visto che dichiarano un reddito inferiore ai 25mila euro. Ma è nostra intenzione elevare in tempo stretti questa soglia minima dcosì da ampliare il diritto allo studio anche a un’altra fascia di studenti». Ora bisognerà vedere quale sarà la replica d Unica 2.0 agli impegni della Regione. (ua)

LA CONTESTAZIONE
I rettori rincarano l’accusa: «Non siamo stati consultati»
CAGLIARI L’aumento della tassa per il diritto allo studio è stato un fulmine a ciel sereno anche per le università. Il rettore di Cagliari, Giovanni Melis, ha preso posizione e si è schierato con gli studenti. Anche nell’Ateneo di Sassari l’imposizione è stata accolta con disappunto e per i prossimi giorni è annunciata una presa di posizione ufficiale da parte del rettore Massimo Carpinelli. L’attacco di Giovanni Melis è stato deciso: «Non comprendiamo – ha scritto – come mai questa decisione sia stata presa senza prima consultare l’Università. Si tratta poi di un aumento deciso ad anno accademico in corso, che dunque ricade sulle spalle di famiglie che hanno deciso di iscrivere i propri figli sapendo che l’importo della tassa per il diritto allo studio ammontava alla metà» Per poi ricordare: «L’applicazione dell’aumento, previsto da una legge nazionale, era stata sospesa dalla precedente Giunta in attesa di chiarimenti da parte del ministero, ma soprattutto dopo aver concordato con le Università sulla necessità di non aumentare le tasse in un momento di seria difficoltà economica per la Sardegna». Infine, ha scritto ancora il rettore di Cagliari, «l’aver aumentato ora questa tassa è una mossa che non aiuta lo sforzo che, come Ateneo, facciamo in ogni anno accademico con nostri fondi per consentire l’accesso agli studi universitari agli studenti meno abbienti, come i figli di cassintegrati, lavoratori in mobilità e di chi improvvisamente ha perso il lavoro». Insomma, per Melis si è trattato di un colpo basso «inferto alle famiglie». Anche se poi l’assessore Claudia Firino ha fatto sapere: «Il rettore era stato informato». Nella polemica è intervenuta anche la minoranza in Consiglio regionale. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha scritto: «Per la Giunta l’aumento delle tasse per il diritto allo studio è stata una scelta obbligata, mentre per il rettore Melis è una decisione incomprensibile. Chi ha ragione? Il centrosinistra ha deciso comunque di aumentare il balzello e, dopo aver colpito gli imprenditori con l’incremento dell’Irap, previsto in Finanziaria, ora ha preso di mira gli studenti universitari». (ua)


LA NUOVA SARDEGNA di domenica 4 gennaio 2015 / Prima pagina
Su ballu tundu amico del cuore
LA SCOPERTA Il ballu tundu vero alleato per il cuore e la “linea” – A PAGINA9

Sardegna - Pagina 9
Studio dell’Università di Cagliari: le danze sarde allenano cuore e muscoli come uno sport
PER ESSERE IN FORMA DATEVI AL BALLU TUNDU
di Stefano Ambu
CAGLIARI  Bailando? No, ballendi. Perché ballare in sardo fa bene alla forma fisica e alla salute, soprattutto al cuore. Insomma, se si vuole si può anche fare a meno della “mano alla cabeza” e del “meu amigo Charlie Brown”: la scienza dice che il ballu tundu dà una mano all’attività cardiaca almeno quanto le danze latino americane. E che i piedi che si muovono al suono della fisarmonica possono essere una buona alternativa al jogging. Lo rivela il progetto di ricerca “Un nuovo approccio alla tradizione: terapia motoria, qualità di vita e su Ballu Sardu”, ideato e realizzato dall’equipe integrata della Cardiologia del Policlinico universitario di Monserrato e del corso di Laurea magistrale in Attività motoria, diretta e coordinata dal professor Giuseppe Mercuro, in collaborazione con il Centro Medico I Mulini. «L’obiettivo principale – spiega Mercuro, responsabile dello staff composto tra gli altri da Lucia Cugusi, Gianmarco Satta e da Emanuele Garau – è sempre quello di favorire la terapia fisica insieme a quella farmacologica. E allora ci siamo interrogati sul ballo sardo, una terapia autosomministrata inconsapevolmente. Cercando, con un criterio scientifico, risposte da chi balla da almeno quindici anni». Primo risultato: trenta minuti continuativi di danza sarda sono sovrapponibili, come intensità dello sforzo e dispendio in calorie, alle più conosciute e diffuse pratiche motorie e sportive. «Il ballo sardo – spiega Mercuro – può essere considerato un esercizio di low dance: coinvolge soprattutto gli arti inferiori. Ma non bisogna dimenticare anche la contrazione legata al tenersi per mano durante i passi. Tutto questo in un quadro generale di movimenti molto intensi». I primi esiti, in fase di pubblicazione e divulgazione, troveranno spazio nei prossimi, più importanti congressi internazionali di settore; i membri dell’equipe stanno già lavorando ai successivi step. La ricerca ha voluto rendere omaggio alla tradizione valutandone le qualità preventive e codificando gli effetti sul corpo. È emerso che la pratica di questa attività comporta una intensità di sforzo fisico compresa fra il 64% e il 94% della frequenza cardiaca massima. Lo studio è stato condotto su venti soggetti di entrambi i sessi con età media di circa 35 anni, ovviamente tutti sardi e “praticanti” (non meno di tre ore alla settimana) da oltre quindici anni. Lo studio ha avuto una durata di circa sei mesi: sono state effettuate valutazioni massimali in laboratorio messe poi in relazione con lo sforzo fisico richiesto e le chilocalorie impiegate per effettuare circa 15 minuti di Ballu Tundu. Da questo confronto – spiegano i responsabili della ricerca – è emersa la chiara collocazione di questo ballo all’interno delle attività motorie allenanti e consigliabili per il miglioramento ed il mantenimento di uno stato di buona salute degli individui. Ora si continua allargando i test ad altri ballerini. Musica, maestro. E salute assicurata: vuoi vedere che il ballu tundu c’entra qualcosa anche con i record di longevità?

E con i costumi di orbace e velluto il consumo energetico va alle stelle
Non soltanto i passi avanti e indietro con i piedi che si muovono freneticamente più veloci di un dribbling di Maradona o di Zola. Altri elementi importanti da considerare – per gli effetti benefici sulla salute (e sulla linea) – sono legati al contesto in cui si svolge il ballo, spesso esibizioni in pubblico. Un fattore che implica un supplemento di concentrazione ed emozioni in grado di produrre un ulteriore dispendio di energie. C’è poi il costume. Che non è quello da bagno delle danze di gruppo a bordo piscina con Gioca Jouer di Claudio Cecchetto sparato dalla casse: il ballo sardo si fa con il costume sardo. E quindi con lana, orbace, panno, velluto. Muoversi con tutta quella roba addosso significa altra energia che viene inevitabilmente bruciata. (s.a.)
 
 
LA NUOVA SARDEGNA di domenica 4 gennaio 2015 / Sassari - Pagina 29
Il coordinatore cittadino di Cd: non sprechiamo un ottimo progetto già pronto
Murino: sì al campus a Piandanna
SASSARI «I tempi sono stretti e la decisione da prendere in tema di Campus universitario, sarà quella che porterà nuove opportunità per gli studenti, i docenti e l’intera città di Sassari. Serve che il Comune rompa gli indugi e che si proceda verso una decisione definitiva». Il Centro Democratico sassarese manda un messaggio al sindaco Nicola Sanna affinché si assuma il mandato giusto per chiudere la vicenda Ersu: «Il "sogno" di una nuova residenza studentesca non durerà all’infinito e bisogna considerare che le pratiche per l’inizio dei lavori saranno tanto lunghe da mettere a rischio la fattibilità del progetto». Il partito coordinato a Sassari da Giorgio Murino propone all’attenzione il problema dei tempi stretti per realizzare un centro universitario. Il partito rilancia la sua proposta di avvio delle pratiche per l’area che si è aggiudicato il primo posto in graduatoria. «Di progetto fattibile per qualità e posizione del terreno ce n’è uno che non bisogna lasciarsi sfuggire – dice Murino – l’area di Piandanna resta l’unica soluzione da avviare subito. Ancora di più se si considera con calma che le alternative sono complicatissime a cominciare dalla modalità con cui saremo costretti a liberare la caserma di via La Marmora. Non sarebbe una decisione saggia fare spostare l’Esercito, una mossa che rischierebbe di fare partire i militari verso la Monfenera! Non facciamo pagare a nessuno la nostra ostinazione. a burocrazia e le indecisioni mettono a rischio i finanziamenti e ora siamo preoccupati perché il tempo stringe».
 
 
LA NUOVA SARDEGNA di domenica 4 gennaio 2015 / Sassari - Pagina 30
Lite dopo un concorso ma il Tar conferma la graduatoria
SASSARI Fa ricorso contro l’Università, che l’aveva piazzata seconda in graduatoria per un assegno di ricerca, e il Tar le dà parzialmente ragione annullando gli ultimi atti di gara. Ma questo non ha cambiato di una virgola il risultato. Al termine di un lungo e complesso ragionamento sul criterio con cui nel gennaio del 2014 erano stati calcolati i punteggi dei candidati in lizza per un posto di ricercatore, nei giorni scorsi i giudici amministrativi hanno infatti confermato quanto aveva deciso la commissione esaminatrice. Risultato: Valeria G. resta al suo posto come del resto il suo “avversario” e collega Paolo B. Al centro della contesa c’era l’assegnazione di un lavoro sulle «Zone franche verdi e l’autonomia tributaria delle regioni a statuto speciale e dei comuni». Paolo B., vincitore del concorso, chiamato in causa dalla seconda in graduatoria, si era a sua volta costituito in giudizio chiedendo al tar con un ricorso incidentale l’annullamento del verbale sottoscritto il 16 aprile del 2014 dalla commissione di concorso. I commissari avevano agito in autotutela, accogliendo alcune eccezioni argomentate da Valeria G. Ma non avevano tenuto conto di altre rimostranze della candidata che, nel suo ricorso al Tribunale amministrativo regionale, aveva “accusato” l’ateneo di avere cambiato le carte in tavola e di avere affermato cose differenti riguardo alle sue competenze professionali. La ricercatrice deve esserci rimasta male perché, motivando la loro sentenza, i giudici amministrativi le danno una piccola lezione per dimostrarle che le parole usate dalla commissione per non attribuirel un punteggio ulteriore sono pressoché equivalenti. La candidata aveva affermato di avere esaminato l’argomento “zone franche” nella sua tesi di laurea e la commissione aveva osservato che la tesi portata come titolo di merito era pertinente nel titolo ma non nel contenuto, dove non c’era traccia della ricerca che doveva essere assegnata. La sentenza 1088/2014 emessa dai giudici della prima sezione del Tribunale amministrativo regionale mette la parola fine alla vicenda. Al termine del loro ragionamento i giudici della prima sezione (presidente Carlo Lucrezio Monticelli, consiglieri Marco Lensi e Giorgio Manca) arrivano a una conclusione che non accontenta nessuno dei due contendenti. «Dall’accoglimento del ricorso incidentale e dall’annullamento degli ultimi atti di gara – scrivono i giudici della prima sezione – consegue la legittimità delle determinazioni adottate dalla commissione in ordine alla valutazione del titolo di dottorato di ricerca». «ne consegue – concludono i giudici del Tar – la conferma dei punteggi assegnati ai concorrenti in questione dalla commissione di concorso così come risultanti dal verbale del 16 aprile (quello in autotutela)». Il caso, insomma, è chiuso. Adesso il vincitore si può dedicare allo studio delle zone franche.
 
 
LA NUOVA SARDEGNA di domenica 4 gennaio 2015 / Sassari - Pagina 30
I giudici amministrativi respingono il ricorso del Policlinico Sassarese contro l’attribuzione dei fondi
Tetti spesa sanitaria, decide solo la Regione
SASSARI La determinazione dei livelli di spesa per l’assistenza sanitaria rientra nell’ambito della programmazione regionale enon è soggetta a contrattazione con le strutture pubbliche e private e con i professionisti accreditati. Dopo avere affermato questo principio, intorno al quale ruotava la questione, il Tar di Cagliari il 31 dicembre ha respinto il ricorso del Policlinico Sassarese contro la Regione, la Asl di Sassari e due case di cura: la “Casa di cura privata polispecialistica Sant’Elena Spa” e la “Casa di cura Sant’Antonio”. Il Policlinico di viale Italia, assistito dall’avvocato Giovanni Isetta, aveva contestato e chiesto l’annullamento della nota della Asl che nel 2006 aveva proposto un contratto di fornitura ambulatoriale e di assistenza ospedaliera in convenzione per gli anni 2007-2008. Contratto che, argomentava il Policlinico, riduceva arbitrariamente i compensi rispetto a quelli liquidati negli anni precedenti. I giudici amministrativi hanno risposto che tutti i cinque motivi del ricorso sono infondati. «Il fatturato liquidato nel 2005 – si legge nella sentenza – e non già il solo fatturato, come sostiene il ricorrente, è il parametro in base al quale l’amministrazione ha correttamente definito i tetti di spesa». I giudici della prima sezione del Tar hanno risposto picche al Policlinico anche nella parte del ricorso in cui si lamentava per la mancata informazione, da parte della Regione, dell’avvio del procedimento per la definizione dei tetti di spesa. I giudici hanno chiarito un punto di fondamentale importanza: i tetti di spesa sanitaria non sono soggetti a contrattazione con le strutture e con i professionisti convenzionati. «Gli accordi con questi soggetti – si legge nella sentenza 1193/14 – sono finalizzati ad altro. Vale a dire a definire: gli obiettivi di salute e i programmi di integrazione dei servizi; il volume massimo di prestazioni che le strutture si impegnano ad assicurare; i requisiti dei servizi da rendere; il corrispettivi preventivato a fronte delle attività concordate; le procedure cge dovranno essere seguite per il monitoraggio dell’attività svolta nonché le modalità con cui dele essere garantito il rispetto del limite di remunerazione delle strutture». Bocciato anche l’ultimo motivo del ricorso, che tirava in ballo le altre due strutture convenzionate, sostenendo che c’era stata disparità di trattamento con il Policlinico sassarese. «L’amministrazione regionale – scrivono i giudici del Tar di Cagliari – ha definito l’importo per ogni struttura sulla base della somma liquidata a ciascuna di esse, calcolata sulla base del fatturato, necessariamente differente, si ogni singola struttura».
 
 


LA NUOVA SARDEGNA

LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 2 gennaio 2015 / Sardegna - Pagina 7
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI
A marzo cinque candidati per l’elezione del rettore
CAGLIARI Tre candidati sicuri, Maria Del Zompo, Giacomo Cao e Giorgio Massacci, due molto probabili, Gino Saitta e Luigi Raffo. A marzo fra questi cinque nomi l’Università di Cagliari sceglierà il successore del rettore Giovanni Melis. Il suo mandato scadrà a ottobre ma è certo che l’uscente (dicono destinato a ricoprire un incarico di prima fila alla Regione) si dimetterà qualche mese prima. Eviterà così al figlio, Andrea, di non poter partecipare al concorso per l’assegnazione di una cattedra nella facoltà di Economia. Le date delle elezioni del sessantunesimo rettore sono state decise, anche se c’è ancora qualche dubbio: lunedì 9 marzo, con eventuale ballottaggio mercoledì 25. Come annunciato da tempo Maria Del Zompo, 63 anni, professoressa ordinaria in Farmacologia, proverà a far riconquistare alla facoltà di Medicina quel posto di rettore che ormai le manca da tempo. Tra l’altro per la neuorologa dall’indiscusso prestigio internazionale sarebbe una rivincita dopo essere stata sconfitta proprio da Melis nel 2009. Anche se la facoltà di Ingegneria vorrebbe rivivere i fasti di Pasquale Mistretta, per ben diciotto anni alla guida dell’Ateneo. Cercherà di riuscirsi con Giacomo Cao, 54 anni, ordinario di Ingegneria chimica e presidente del Distretto aerospaziale della Sardegna. Sempre da Ingegneria proviene Giorgio Massacci, 60 anni, ex preside e docente di Sicurezza del lavoro. A dare per molto possibili gli ultimi due concorrenti è il sito Sardinews. Luigi Raffo, 49 anni, docente di Ingegneria industriale, e Biagio Saitta, 61, direttore dell’Istituto di fisica nucleare, dovrebbero sciogliere la riserva entro il 25 marzo, scadenza per la presentazione delle candidature.
 
 
LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 2 gennaio 2015 / Sardegna - Pagina 7
A FAVORE DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI
Seicento borse di studio in più
Definiti anche i criteri per l’esenzione dal pagamento delle tasse
CAGLIARI Altri seicento studenti universitari avranno la borsa di studio dalla Regione L’aumento, deciso dall’assessorato alla Cultura, è stato possibile dopo che è cresciuto di due milioni lo stanziamento previsto nell’assestamento del bilancio 20014. «Sarà così possibile - è scritto in un comunicato della Regione – soddisfare le richieste di quegli universitari che pur essendo, per requisiti, idonei a ricevere la borsa di studio, non rientravano nella graduatoria dei beneficiari proprio per l’insufficienza di fondi». La Sardegna manterrà comunque anche in quest’anno accademico le tasse universitarie più basse d’Italia ed è ultima regione italiana. Tra l’altro sono anche numerosi gli esoneri che riguardano: tutti gli studenti beneficiari e idonei non beneficiari della borsa di studio (circa 5.200 iscritti fra Sassari e Cagliari), quelli con disabilità e quelli costretti a interrompere gli studi a causa di infermità gravi e prolungate (debitamente certificate). La Regione, inoltre, ha concesso un ulteriore esonero per gli studenti il cui reddito complessivo lordo non supera i 25mila euro (circa seimila studenti) anche se non risultano idonei nelle graduatorie di borsa di studio. «Ulteriori misure – annuncia la Regione –, che tutelino maggiormente il diritto allo studio, saranno messe in campo successivamente, nel momento in cui sarà definitiva la Finanziaria 2015». Finanziaria che subito dopo l’Epifania passerà all’esame della commissione Bilancio del Consiglio regionale, per essere poi votata dall’Aula entro gennaio.


LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 2 gennaio 2015 / Prima pagina
ORISTANO
Ancora tagli della Regione all’Università
Il Consorzio Uno si ritrova nel 2015 con le casse più vuote: l’università, dopo la ripartizione dei fondi regionali, avrà 400mila euro in meno. E. CARTA A PAGINA 19

Oristano - Pagina 19
Decisa la ripartizione dei fondi per l’anno accademico
All’ateneo oristanese vanno oltre 400mila euro in meno
LA REGIONE TAGLIA, CASSE PIÙ VUOTE PER IL CONSORZIO UNO
di Enrico Carta
ORISTANO Generalmente la dieta comincia di lunedì e difficilmente parte durante le feste di Natale. Stavolta invece ci si è dovuti mettere a stecchetto il 30 dicembre, proprio alla vigilia del cenone di San Silvestro. A capodanno del 2015 l’università oristanese si ritrova infatti con 400mila euro in meno rispetto alla mezzanotte del precedente. Il brindisi diventa così amaro e i fuochi d’artificio non colorano il cielo sul chiostro del Carmine, perché l’annata si preannuncia quanto mai di ristrettezze, tanto che qualcuno dei dipendenti del Consorzio Uno inizia a temere che possa esserci spazio anche per un ridimensionamento dell’organico. Un anno fa, il taglio di risorse era stato quasi nullo, stavolta 400mila euro vengono prelevati dal gruzzolo del finanziamento regionale che garantisce la sopravvivenza ai corsi universitari gemmati, ovvero che dipendono dai due atenei sardi di Cagliari e Sassari, ma che hanno sede in altre località rispetto alle case madri. La giunta Pigliaru si è riunita martedì e ha preso le ultime decisioni del 2014. Tra queste c’è appunto il ripartimento dei fondi per le università decentrate. La divisione è stata proposta direttamente dall’assessore Claudia Firino, che ha dovuto prestare molta attenzione anche ai rilievi della Corte dei Conti. La Regione ha messo in campo quattro milioni e mezzo contro i quasi sei del precedente stanziamento per l’anno accademico 2013-14, ma la somma è stata ritenuta sufficiente per coprire le spese di funzionamento già sostenute e le spese della didattica relative all’anno passato. La fetta più grossa del finanziamento è toccata al Consorzio per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale di Nuoro che ha ricevuto circa 2 milioni; al Consorzio Uno di Oristano sono andati circa 1 milione e 700mila euro, mentre il precedente finanziamento era di oltre 2 milioni e 100mila euro. I soldi, sono stati ripartiti secondo i calcoli della Regione in base al costo medio per studente, al numero di studenti laureati e immatricolati. Altri 500mila euro andranno al Corso universitario di economia e imprese del turismo di Olbia, attraverso il trasferimento diretto delle risorse all’Università di Sassari. Per il Consorzio Ausi di Iglesias, che pure non è considerata sede decentrata in quanto impegnata solo in ricerca e formazione post lauream, sono stati stanziati 300mila euro. Senza guardare in casa dei vicini, cosa che anche negli anni passati ha sempre lasciato perplessi i vertici – e non solo loro – del Consorzio Uno che si è sempre ritenuto penalizzato dalle ripartizioni decise a Cagliari, la preoccupazione è più che naturale. La drastica riduzione dei finanziamenti di un anno fa aveva infatti imposto la modifica dei contratti dei ventisette dipendenti ai quali erano state ridotte le ore di lavoro e, di conseguenza, anche alleggerite le buste paga. Si era però riusciti a garantire a tutti il posto di lavoro e, proprio grazie ai sacrifici economici generali, a consentire il normale svolgimento di tutte le attività che l’università aveva in campo. Adesso l’ulteriore dieta dimagrante mette dei seri interrogativi sul futuro di un’università che rischia di ritrovarsi mal nutrita.




 

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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