Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 December 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione sarda di martedì 23 dicembre 2014 / Cronaca di Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
Azienda ospedaliera
Sorrentino nominato commissario
La Giunta regionale, con l’assenso del rettore dell’Ateneo Giovanni Melis, ha nominato commissario dell’Azienda ospedaliero-universitaria Giorgio Sorrentino. «Abbiamo dato il nostro assenso», ha spiegato Melis, «perché Sorrentino è un tecnico esperto e ha garantito di volersi immediatamente impegnare per raggiungere due importanti obiettivi: il rilancio e la ripresa delle procedure per il completamento dell’ospedale universitario Duilio Casula di Monserrato». Il neo commissario dell’Azienda ospedaliero-universitaria (cagliaritano, 58 anni), è direttore sanitario al Policlinico universitario Bio Medico di Roma. Fra il 2008 e il 2009 è stato direttore generale al Brotzu. È stato anche direttore sanitario alla Asl 6 di Sanluri. «Sono convinto che il Policlinico universitario di Monserrato possa essere, con l’accorpamento delle strutture e delle cliniche sparse per la città, un ospedale di eccellenza. Con un ruolo», ha detto Sorrentino, «centrale nel sistema sanitario».
 
 
2 - L’Unione sarda di martedì 23 dicembre 2014 / Cronaca di Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
BUONCAMMINO. Affollato dibattito sul futuro del grande edificio
Sindaco e Fai insistono: «Ex carcere subito aperto»
Albergo e polo studentesco sono le ipotesi più gettonate. Archiviato il passato col trasferimento a Uta, il futuro di Buoncammino è tutto da scrivere. Il sindaco Massimo Zedda preme per l’apertura: «Dobbiamo impedire che diventi l’ennesimo sito abbandonato. Propongo di renderlo fruibile immediatamente in attesa di decidere le sorti definitive». Il tossicologo Gianluigi Gessa mette le mani avanti: «Niente Mac Donald né hotel a cinque o a una stella. La soluzione ideale è realizzare un museo della giustizia».
Il Fai, Fondo ambiente italiano, dà inizio a un percorso di progettazione partecipata per decidere le sorti dell’ex carcere. Interventi concisi, cinque minuti a testa, introduce l’appuntamento la presidente regionale Maria Antonietta Mongiu: «Dobbiamo essere ambiziosi, si tratta di riprogettare la città, come Fai siamo disponibili ad aprirlo in primavera». Il dibattito è aperto. Gesualdo Gorini, pensionato, sogna un «centro sociale, completamente autonomo, con market, asilo e impianti sportivi», Ignazio Cirronis, agricoltore biologico, pensa alla «sede della nuova economia, ovviamente sostenibile».
Il microfono passa a Luca Santus: «Credo che la scelta migliore sia utilizzare la struttura come polo universitario. Con biblioteca, aule, e stanze per i fuorisede». Giulia Meda, storica, gli dà man forte: «La nostra università ha carenza di spazi, la posizione sarebbe ottimale». Francesca Serra, presidente dell’associazione Athena, ha altre idee: «Si potrebbe utilizzare come spazio che accolga un grande centro culturale». Giorgio Saba, architetto, non ha dubbi: «Non può che diventare un albergo di lusso. Non vedo altre soluzioni possibili». La sua collega Paola Mura volge lo sguardo altrove: «Dovremmo prendere come modello le murate di Firenze». Paolo Scarpellini, Legambiente, punta su «un polo classico. L’idea dell’hotel mi sembra forzata». Clara Murtas ritira in ballo la cultura: «Sarebbe interessante dar vita a un centro studi intitolato a Gramsci».
Andrea Coinu va controcorrente: «L’albergo mi inquieta, e anche il pensiero di creare un’area per gli studenti. Ciò di cui sono certo è che non si può stravolgere l’edificio». Chiude Graziano Milia, ex presidente della Provincia e responsabile dell’area comunicazione del Banco di Sardegna: «Prima di tutto dobbiamo convincere l’amministrazione carceraria a liberare gli spazi».
Sara Marci
 
 
3 - L’Unione sarda di martedì 23 dicembre 2014 / Speciale (Pagina 6 - Edizione IN)
Ecco una suggestiva ricostruzione: «Tutto porta a credere che le statue dei colossi rappresentino gli eroici guerrieri che combatterono contro i vicini Fenici abitanti di Tharros»
Francesco Cesare Casula, ordinario di storia Medievale nella facoltà di Lettere di Cagliari dal 1980 al 2008, per in trentennio direttore dell’istituto sui rapporti italo iberici e di Storia dell’Europa del Mediterraneo del CNR, consigliere culturale del capo dello Stato Francesco Cossiga. Autore di numerosi saggi, di un imponente Dizionario Storico Sardo (Delfino, 2003), di diversi manuali sulla storia della Sardegna (più edizioni e più collane). Da molti anni porta avanti una sua interpretazione politica sulla storia della Sardegna basata sulla teoria della statualità.
 
 
4 - L’Unione sarda di martedì 23 dicembre 2014 / Speciale (Pagina 7 - Edizione IN)
L’archeologo: «Non si scava per trovare, ma per conoscere e far conoscere»
Dopo le grandi scoperte è il momento di studiare
Non c’è solo lo scavo. La ricerca archeologica è un percorso a tappe e lo scavo è solo una di queste, anche se spesso è l’unica percepita dalla stampa e dai non addetti ai lavori.
Provvidenzialmente l’inverno giunge a ricordarci che è arrivata l’ora di tirare le somme del progetto "Archeologia di Mont’e Prama", condotto dalla Soprintendenza di Cagliari e dall’Università di Sassari per lo scavo archeologico, dall’Università di Cagliari per le indagini geofisiche.
Ora diventa urgente raccogliere ed elaborare i dati stratigrafici, mettere in bella planimetrie e sezioni, schedare e documentare i reperti di ogni genere, fare tutte le analisi, definire le interpretazioni, scrivere un intero volume coi contributi degli studiosi che hanno partecipato alla ricerca. Naturalmente la ricerca proseguirà con altre analisi, altri studi, altre interpretazioni e altri libri. Diventa urgente anche programmare i nuovi restauri e le prossime esposizioni.
 BASTA POLEMICHE L’inverno giunge anche a smorzare le polemiche che hanno frainteso, gonfiato e strumentalizzato le normali discussioni di strategia e tattica operativa che possono aver luogo tra i tanti soggetti in campo, per non parlare dello scandalo costruito su una legittima procedura di affidamento di lavori.
Con questo spirito fiducioso concludo la serie di inserti settimanali de L’Unione Sarda dedicati a Mont’e Prama. Come funzionario archeologo della Soprintendenza, incaricato di dirigere il prossimo cantiere di recupero e scavo scientifico, e come archeologo sardo, non meno sardo dei colleghi coi quali ho lavorato da maggio a oggi, spero di poter iniziare con l’anno 2015 una nuova stagione di ricerca e valorizzazione del sito, più serena della precedente.
 I PROGETTI Facciamo qualche passo indietro. Il progetto della Soprintendenza, iniziato con Fulvia Lo Schiavo e continuato con Marco Minoja, è stato ideato, finanziato e messo a punto molto tempo prima del progetto "Archeologia di Mont’e Prama", ma l’avvio dei lavori è stato frenato da una serie interminabile di adempimenti amministrativi. Se le cose fossero andate secondo l’ordine logico, il lavoro della Soprintendenza sarebbe già finito e l’Università avrebbe proseguito in collaborazione con la stessa Soprintendenza, non avendo chiesto la prescritta concessione ministeriale. Invece è andata diversamente. Comunque i due progetti sono del tutto indipendenti. Quindi non ci sarà nessuna sostituzione, nessuna pretesa usurpazione dello Stato ai danni della Sardegna.
Lo scavo della Soprintendenza si avvarrà di un’impresa per la sola esecuzione, come stabilisce la legge dei lavori pubblici; la direzione scientifica e tecnica sarà della stessa Soprintendenza. Inoltre, finalmente abbiamo anche un progetto e i fondi per realizzare una recinzione permanente.
 OBIETTIVI Il lavoro avviato lo scorso maggio e che ora si sta concludendo aveva l’obiettivo concordato non di trovare nuove sculture, ma di verificare le "anomalie" geofisiche per mezzo di "saggi", cioè di scavi squadrati di piccole o medie dimensioni distribuiti nell’area. Insomma, si voleva riprendere l’esplorazione interrotta da 35 anni cercando di costruire una mappa utile per il futuro. I primi tre saggi non hanno dato risultati archeologici apprezzabili.
LE ULTIME SCOPERTE Nel quarto saggio sono emersi prima i betili, poi i frammenti di sculture, infine le tombe, ed è diventato uno scavo sistematico in estensione. Anche se l’indagine geofisica suggeriva la presenza di un accumulo di pietrame, nessuno poteva prevedere questi rinvenimenti e il cambiamento di strategia che hanno provocato. Doveva essere e rimanere una sana ricerca scientifica con importanti ricadute sulla consapevolezza culturale di un pubblico attento e rispettoso. Avevamo messo in conto la curiosità della stampa e del pubblico, non tali e tante polemiche.
 ESPLORAZIONI Lo scavo della Soprintendenza sarà completamente diverso. Anche questo non mirerà a trovare altre sculture. L’obiettivo sarà ampliare finalmente l’area d’indagine, uscendo dalla lunga e stretta trincea iniziata nel 1975 e completata nel 2014. Esploreremo le altre emergenze archeologiche esistenti nell’area, in parte sfiorate in passato, in parte mai toccate. Raccorderemo la fila di tombe e la discarica delle sculture distrutte con l’edificio circolare nuragico che emerge appena a monte e con gli altri punti individuati nelle adiacenze.
Qual era la funzione di quell’edificio? Qual era il suo rapporto con la necropoli e con le sculture? Come era organizzato il luogo? Esisteva un tempio, o un santuario? Vi erano settori con altre funzioni? Cercheremo di rispondere a domande archeologiche con strumenti archeologici; registreremo e interpreteremo le "anomalie" che ci capiterà di incontrare, ma non le seguiremo per trovare ciò che esse eventualmente nascondono.
Non si scava per trovare. Gli archeologi progettano, organizzano, scavano, analizzano, studiano, interpretano e pubblicano per conoscere e per far conoscere. In questa missione vorremmo avere al nostro fianco, partecipi e solidali, tutte le componenti del corpo sociale della Sardegna.
 
 
5 - L’Unione sarda di martedì 23 dicembre 2014 / Provincia di Oristano (Pagina 17 - Edizione OR)
CABRAS. Mancano i fondi, sospesa la guardiania notturna del sito
Mont’e Prama indifesa dall’attacco dei tombaroli
Mezzanotte. Tutto buio. Oltrepassare quella rete arancione è un gioco da ragazzi. Si può correre, giocare a pallone, curiosare ma soprattutto fare quello che gli archeologi non stanno più facendo: scavare. Insomma, un benvenuto ai tombaroli visto che nella collina di Mont’e Prama, da pochi giorni, non c’è nessuna guardia giurata pronta a fermarli.
SENZA CONTROLLO Il via libera ai malintenzionati è giorno e notte. Perché gli studiosi delle Università di Cagliari e Sassari che sino a poco tempo fa continuavano a setacciare la terra del Sinis alla ricerca di altri tesori, sono in ferie per le festività natalizie. Tradotto: uno dei tesori più importanti del Mediterraneo, almeno così ripetevano in questi mesi gli archeologi mentre continuavano a emergere teste e mani di statue nuragiche, è nuovamente alla portata di tutti. Come era successo per Ferragosto, quando i turisti raggiungevano la zona a tutte le ore per scattare i selfie con alle spalle i reperti antichi.
IL SITO I curiosi che ieri mattina passavano da quelle parti, non vedendo nessuno si fermavano per qualche foto ricordo e farsi un giro. Molti sono andati via delusi perché ora da vedere non c’è più nulla. I frammenti già portati alla luce sono stati trasferiti tutti al museo di Cabras. Ma di notte? Il rischio che i tombaroli tornino c’è, anche perché da scavare c’è ancora molto. La strada che costeggia la collina del Sinis, a pochi chilometri dalle spiagge cabraresi, in questo periodo è deserta. Per fare danni basta poco: una torcia e qualche zappa. Eppure, per l’archeologo della Soprintendenza Alessandro Usai, ormai non c’è nulla da temere. «Nell’area di scavo non c’è alcun tipo di reperto - commenta - anche le tombe che abbiamo aperto sono state tutte ricoperte».
LA SICUREZZA Il geo fisico dell’Università di Cagliari Gaetano Ranieri, colui che analizzò il terreno con il georadar indicando 5 mila anomalie, parla di cose concrete: «I soldi che avevamo a disposizione sono finiti, ecco perché la notte il sito non è più sorvegliato come prima. Nella zona scoperta comunque non c’è più nulla». E negli altri trenta ettari? «C’è tanto altro, ma solo io so dove esattamente». Qualcuno ipotizza che ci siano tanti altri Giganti, altri invece un’enorme strada. Ecco perché sarebbe stato giusto garantire la presenza di una guardia almeno di notte.
Sara Pinna
 
 
 


LA NUOVA SARDEGNA
 
 
 
6 - La Nuova Sardegna di martedì 23 dicembre 2014 / Prima pagina
SASSARI, A SCIENZE UMANISTICHE Polemica sui ritratti dei presidi
Un bando per i dipinti. Mariotti: «Un errore, è tutto gratis»
Roventi polemiche per quattro quadri che ritraggono gli ex presidi della facoltà. In tempi di spending reiview sembrava un lusso eccessivo. Ma il direttore del dipartimento di Scienze umanistiche, Gavino Mariotti, ha gettato subito acqua sul fuoco: «I ritratti sono stati eseguiti gratuitamente». GRIMALDI A PAGINA 7

Sardegna – Pagina 7
Il direttore di Scienze umanistiche stoppa le polemiche
«REGALATI DA UN ARTISTA, NOI PAGHEREMO SOLO LE CORNICI»
Bando per i ritratti di quattro presidi: «Ma è tutto gratis»
di Gabriella Grimaldi
SASSARI Quattro ritratti a olio che fanno bella mostra di sé sulle pareti del Dipartimento di Scienze umanistiche hanno scatenato roventi polemiche negli ambienti accademici. Il caso è scoppiato durante l’ultima seduta di senato accademico che si è svolta la settimana scorsa quando fra gli annunci online interni all’università con cui si va a caccia di prestazioni professionali è comparsa la richiesta dell’opera di un ritrattista per realizzare quattro dipinti relativi rispettivamente a tre ex presidi della ex facoltà di lingue straniere e all’attuale direttore del Dipartimento che oggi si chiama appunto Scienze umanistiche. La cosa non è sfuggita ad alcuni senatori che si sono rivolti al direttore Gavino Mariotti con ironia commentando quella che di questi tempi sembrava una scelta bizzarra. «Non sapevo di che cosa stessero parlando - spiega Mariotti -. In realtà, come ho scoperto subito dopo, si è trattato di un errore materiale fatto dalla segreteria del Dipartimento e il bando è stato eliminato immediatamente». Nei fatti i ritratti sono stati già eseguiti e i tre relativi agli ex presidi della facoltà Mario Manca, Simonetta Sanna e Giulia Pissarello sono appesi alle pareti della direzione (quello di Mariotti invece no perché il diretto interessato si è detto poco convinto del risultato) ma lo stupore derivava dal fatto che l’annuncio comparso online, chiamato in termini tecnici fabbisogno interno, faceva pensare alla commissione di quattro ritratti a pagamento: in tempi di spending review si sarebbe trattato di una scelta tutta da discutere. E invece, come ha chiarito il direttore Gavino Mariotti, i ritratti sono stati eseguiti gratuitamente da un insegnante dell’Accademia di Belle Arti di cui Mariotti è stato presidente fino a un mese e mezzo fa (oggi lo stesso incarico è ricoperto dalla ex preside della facoltà Simonetta Sanna). La scelta di far eseguire i ritratti è stata però rivendicata come la necessità di dare una storia “artistica” al dipartimento. «La decisione è stata presa alcuni mesi fa dal consiglio di Dipartimento all’unanimità - racconta -. Si è considerato che quello di Scienze umanistiche era l’unico dipartimento a non raccontare per immagini la sua storia e così abbiamo deciso di affidare l’incarico a un professionista. Per la verità qualcuno dei consiglieri propendeva per la realizzazione di fotografie d’autore, come è già stato fatto in altre facoltà, ma alla fine ha prevalso l’ipotesi del dipinto. C’è stata fra le altre la proposta di affidare l’incarico ad artisti di prestigio ma ci si è resi conto che la spesa non sarebbe stata affrontabile e quindi a me è venuta l’idea di chiedere se c’era qualche artista disponibile in Accademia, di cui allora ero presidente. Si è fatto avanti Giovanni Sanna, docente di ritrattistica, che ha deciso di donare i dipinti al Dipartimento di Scienze umanistiche. Noi pagheremo le cornici per un importo di circa 400 euro». A quanto spiega Gavino Mariotti l’errore si è verificato nell’inserimento della delibera del Consiglio tra gli annunci di fabbisogno interno, una svista che ha scatenato mille polemiche, soprattutto in questo periodo in cui sono in scadenza (e non ci sono i fondi per rinnovarli) cento contratti di lavoratori del settore tecnico amministrativo mentre una settantina di ricercatori non potrà avere l’agognata proroga dell’incarico.
 
 
 
7 - La Nuova Sardegna di martedì 23 dicembre 2014 / Sardegna Pagina 4
SANITÀ» L’ASSESSORE REGIONALE
Arru: «Commissari senza padrini, ora il taglio delle Asl»
«Potrebbero essere cinque o quattro, o anche una sola
Con la Centrale unica d’acquisto risparmi dal 5 al 20%»
LE NOMINE E I CURRICULUM Abbiamo scelto undici esperti d’alto livello in gestione sanitaria
IL RIORDINO DEGLI OSPEDALI Da 6.174 posti letto vogliamo scendere a 5.863
BILANCI E PRESTAZIONI C’è chi ha chiuso bene i conti, ma la qualità dei servizi deve migliorare
di Umberto Aime

CAGLIARI Undici commissari appena nominati. Cinque ore abbondanti di conclave o quasi per scegliere i traghettatori di otto Aziende sanitarie, delle due universitarie e del Brotzu verso quella che sarà, in primavera o al più tardi d’estate, la «vera e grande riforma». Come il centrodestra a suo tempo, almeno così pare, anche la Giunta di centrosinistra però ha faticato non poco per trovare l’accordo, accontentare tutti, evitare contraccolpi e non finire impallinata. Assessore Luigi Arru, nella sanità hanno vinto come sempre i partiti? «Non mi pare proprio. Stavolta hanno pesato l’esperienza e la professionalità di chi è stato nominato». È sicuro? «Sì e sono soddisfatto. In Giunta abbiamo fatto un ottimo lavoro». Non sia reticente: il Partito democratico ha conquistato otto poltrone, una a testa Sel, Centro democratico e Partito dei sardi. «La vicinanza a un gruppo o all’altro di sicuro non è stato il criterio seguito. Mai poteva essere quello dopo che il presidente Francesco Pigliaru aveva detto prima in campagna elettorale e poi quando si è insediato: ora conterà la competenza, molto meno, quasi nulla, l’appartenenza. Ripeto, è stata questa la nostra via maestra. Anzi, l’unica e condivisa sin dall’inizio da tutta la maggioranza di centrosinistra». Però ogni nomina ha avuto un padrino? «Non abbiamo nominato undici robot. Ma undici persone con le loro idee. Meglio ancora: sono undici esperti d’alto livello nella gestione della sanità. Non mi pare che nell’elenco ci siano politici di professione. Basta leggere il curriculum di ciascun commissario per capire che sono state solo nomine oggettive, non soggettive e ancora meno pilotate». Il Pd, suo partito di riferimento, ha fatto la parte da leone e ogni corrente ha piazzato una bandierina. «Nessuna lottizzazione. Abbiamo puntato solo su professionisti e i buoni risultati arriveranno presto. Tanto che i commenti del giorno dopo sono stati in larghissima parte positivi». L’operazione “addio partiti” poteva, doveva essere o no più profonda? «Lo è stata e anche netta. Sarebbe sciocco dire che la politica non è attenta, spesso fin troppo, a quanto accade nella sanità. Ma noi abbiamo spaccato a metà il capello: la maggioranza che governa ha dato e darà, come dev’essere, gli indirizzi, mentre i commissari hanno e avranno il compito di ridurre la spesa e migliorare lo standard dei servizi. Le due funzioni sono ben distinte e con il nuovo Comitato di monitoraggio verificheremo che gli obiettivi siano raggiunti». Nessuno dei manager nominati dal centrodestra meritava la riconferma? «Qualcuno aveva dalla sua titoli e risultati tanto da essere riconfermato, ma il taglio col passato doveva essere deciso». Tessere a parte, a comandare sarà un nuovo partito, quello dei medici, e lei è un medico prestato alla politica. «Sette su undici sono colleghi, ma sono tutti esperti in gestione sanitaria. Poi, nella mia professione, non ci sono blocchi, c’è molta frammentazione». Uno dei commissari è il suo capo di gabinetto, Giuseppe Pintor, nominato all’Azienda mista di Sassari: nessun imbarazzo ? «Abbiamo scelto, anche in questo caso, una persona di grande preparazione ed equilibrio che ha ottenuto il gradimento pieno da parte del mondo accademico». Ciascun commissario dovrà nominare due direttori: uno sanitario, l’altro amministrativo: sarà un’altra lottizzazione? «Saranno tutte scelte ponderate e che non aumenteranno i costi. Come prevede la legge, i direttori dovranno essere già dipendenti delle rispettive Aziende sanitarie», Qual è l’Asl messa peggio? «Nella contabilità Oristano e Lanusei hanno chiuso bene i loro bilanci e a quei direttori uscenti questo merito va riconosciuto. Sulla qualità del servizio invece c’è ancora molto da lavorare e dappertutto, anche se la nostra sanità pubblica può vantare diverse eccellenze ed è a quel livello che vogliamo portare il resto del sistema». L’equazione più qualità e meno spesa è un miraggio. «In questi ultimi anni, sono cresciuti i costi ma non i servizi. Ora abbiamo fissato un tetto massimo per la spesa, non più di 2,9 miliardi, e questo vorrà dire che andremo a recuperare subito una prima e consistente parte dell’attuale disavanzo, 300 milioni». Come? «Nei primi quattro mesi, più eventuali altri quattro, spetterà ai commissari individuare gli sprechi, razionalizzare, ottimizzare, cancellare i doppioni, puntare su una nuova organizzazione sempre sostenuta da un forte, coinvolgente, senso civico e professionale. Poi con la Centrale unica d’acquisto, sarà possibile risparmiare subito dal 5 fino al 20 per cento». Oltre agli appalti fuori controllo, nelle Asl c’è anche il buco nero delle assunzioni interinali. «Saranno vietate, anche se va detto che in alcune situazioni sono state necessarie per colmare i vuoti in organico provocati dal blocco delle assunzioni. Purtroppo ci sono stati degli abusi ». C’è anche il pozzo senza fine della spesa farmaceutica. «Siamo la maglia nera fra le regioni. Qui il disavanzo sfiora i 123 milioni all’anno e dobbiamo ridurlo in fretta. Anche in questo capitolo senso civico e coinvolgimento saranno decisivi. Sia chiaro: è l’intera spesa che non può più crescere. Dal 2015 c’è il pareggio di bilancio e quindi ogni costo in più vorrà dire meno soldi per gli investimenti. Non possiamo permettercelo se vogliamo far uscire la Sardegna dalla crisi». Quando partirà la riforma vera e propria? «Se siamo bravi in primavera, altrimenti in agosto. Ma vogliamo comunque accelerare». Quanti commissari fra otto mesi saranno promossi manager? «Vedremo» Quante saranno le Asl? «Dipenderà dalle legge di riordino degli Enti locali: la base sarà quella». Azzardi un numero. «Non scommetto. Potrei dire cinque o quattro, più quella per le emergenze-urgenze, l’Areus, ma anche una sola. Non mi sento di fare previsioni. Dico solo che saranno meno, molto meno, di otto». Attenzione, i sindaci non accetteranno diktat. «Giusto. Il rapporto costante con il territorio è un obbligo. Ascolteremo tutti». Anche per la rete ospedaliera servirà il massimo della concertazione. «Il riordino è pronto e lo valuteremo con i sindaci. Da 6.174 posti letto vogliamo scendere a 5.863. Ma non è un taglio, la chiamerei riorganizzazione. Nessun piccolo ospedale sarà penalizzato, semmai riqualificato secondo la mappa prevista dalla legge approvata dal Consiglio. Lo ripeto: puntiamo a una sanità diffusa e mirata sul sociale e sulla prevenzione». E anche sulla ricerca. «Certo e sotto questo aspetto contiamo molto sul Mater Olbia. Sono convinto che ci sarà una perfetta integrazione fra privato e pubblico». Dopo dieci mesi da assessore, se oggi il presidente Pigliaru dovesse proporgli l’incarico, accetterebbe? «Devo ammettere che la professione mi manca. Però direi ancora sì e lo ringrazierei, come ho fatto a suo tempo, per la dimostrazione di stima e fiducia». Dopo le incomprensioni di mesi fa, come sono oggi i rapporti fra il governatore e l’assessore? «Il confronto è stato e continuerà a essere il filo conduttore del lavoro della Giunta. Siamo una squadra e lo abbiamo dimostrato anche con la nomina dei commissari. Sono undici scelte di ottima qualità e sempre condivise». Neanche un dubbio postumo? «Assolutamente no, col presidente abbiamo lavorato in sintonia. Siamo soddisfatti e lo saremo ancor di più con i primi risultati». Giuri su una data certa. «Presto, molto presto, e saranno i cittadini i primi ad accorgersi che c’è stata una svolta. Una svolta di qualità».



QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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