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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 December 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L'Unione sarda di lunedì 22 dicembre 2014 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Il disfacimento della politica
MORALITÀ PUBBLICA E CORRUZIONE
Beniamino Moro

Nel dibattito aperto sulla moralità pubblica e la crisi dei partiti, il direttore Antony Muroni sollecita una reazione dell'opinione pubblica contro la corruzione dilagante e l'inarrestabile disfacimento della politica e conclude con una proposta: «Non sarebbe meglio far progressivamente uscire lo Stato, le Regioni e i Comuni dall'economia? Perché tra le pieghe di enti, municipalizzate, partecipate, consociate spesso si annida gran parte del malaffare».
 La politica, aggiunge nel suo commento Massimo Dadea, è caratterizzata da una «sorta di degenerazione individualistica… all'interno di contenitori vuoti quali sono oggi i partiti». Questi ultimi, d'altra parte, «dopo aver occupato tutti i gangli vitali della vita politica, economica e culturale - dalle asl alle banche, alle fondazioni - sono diventati una sorta di ascensore, utile per raggiungere i diversi piani delle istituzioni». Dadea termina con l'esortazione a «recuperare la buona politica e rifondare i partiti, riportandoli al loro ruolo originario. Ma anche recuperare, per chi amministra la cosa pubblica, uno stile politico più sobrio, parsimonioso e trasparente».
Quella di Dadea, pur essendo un'esortazione largamente condivisa dall'opinione pubblica, rientra tuttavia nel novero degli “wishful thinking” (pie illusioni), perché di fatto viene ignorata dai partiti che dovrebbero autoriformarsi. La proposta del direttore centra invece il cuore del problema. Chiediamoci perché «l'industria della politica» è diventata l'unico settore del nostro Paese in continua espansione. Sempre più gente vuole entrare in politica, soprattutto tra i giovani.
 Senza nulla togliere all'impegno ideale che anima tante persone, non possiamo tuttavia ignorare che in molti casi dietro la scelta di fare politica si nasconda una motivazione economica. In altri termini, questa dipende anche dal fatto che il reddito atteso dall'attività politica supera di gran lunga quello medio atteso da molte altre pur ambite professioni, col vantaggio ulteriore che il capitale umano (le conoscenze, il sapere e la professionalità) richiesto al politico è inferiore al livello di cultura e di preparazione necessarie per esercitare con successo un'attività professionale (...)  SEGUE A PAGINA 11

Politica Italiana (Pagina 11 - Edizione CA)
Il disfacimento della politica
MORALITÀ PUBBLICA E CORRUZIONE
Beniamino Moro
 (...) Da ciò deriva la visione della politica come mestiere, che conviene intraprendere perché il suo “rendimento atteso” è superiore a quello di altre ipotetiche professioni con cui si confronta. Attenzione, tuttavia, perché non in tutti i Paesi sviluppati la politica ha un rendimento economico atteso così elevato.
 Nei Paesi democraticamente più consolidati le retribuzioni dei politici sono trasparenti e non sono squilibrate rispetto alle altre professioni. In Italia, invece, i guadagni dei politici si dividono in due componenti: una trasparente, dettata da leggi e regolamenti, e un'altra non trasparente, che deriva dalla gestione del potere, dove si annidano i privilegi e la corruzione.
La corruzione non è un male solo italiano. La Banca Mondiale valuta nell'ordine dei 2.000 miliardi di euro i suoi proventi globali, mentre l'Ocse calcola che nei Paesi sviluppati il 57% degli appalti sono pilotati. Tra questi Paesi spicca l'Italia, con una corruzione valutata dai 13 (Confindustria) ai 60 (Corte dei Conti) miliardi di euro all'anno, la metà di quella stimata per l'intera Europa. Transparency International ci colloca al 69° posto nella classifica mondiale della trasparenza, dopo il Ruanda e la Turchia, al pari della Grecia. Siamo quindi ben lontani dallo stile sobrio e trasparente delle altre democrazie auspicato da Dadea.
Quali i rimedi? Il principio ispiratore è che fare politica non deve essere una scorciatoia per accumulare ricchezza. Rendere pubblici i dati patrimoniali all'inizio e alla fine di ogni mandato resta l'obbligo minimo richiesto a chi intraprende una carriera politica. Ma ciò non basta, se la spesa pubblica che alimenta la corruzione cresce di anno in anno. Occorre perciò controllare la crescita della spesa pubblica con un rigoroso processo di spending review, ma il governo ha licenziato l'ultimo commissario, Carlo Cottarelli, che voleva porre mano a un riordino, e in molti casi alla chiusura, delle oltre 10 mila società partecipate, di cui 2.671 con consiglieri di amministrazione più numerosi dei dipendenti e in 1.213 casi senza neanche un dipendente. Per questi casi, la legge di stabilità introduce nuovamente l'obbligo di chiusura entro il 2015, ma nei fatti sarà tutto da vedere.
 Dopo gli appalti, la corruzione si annida proprio nelle società partecipate statali, comunali e regionali. In Sardegna, queste ultime sono 28, di cui 11 in liquidazione da molto tempo, tra cui l'Igea dove è scoppiato l'ultimo scandalo, con 66 persone indagate e tre arresti.



QUOTIDIANI NAZIONALI
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