Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 November 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda di mercoledì 5 novembre 2014 / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ Eva Mameli Calvino, l’avventura di una scienziata 
Da domani a Cagliari un convegno sulla studiosa, madre di Italo Calvino
Lo sguardo di figlio non le ha reso giustizia, cristallizzandola nell’immagine di «maga buona che coltiva gli iris». È vero, nel ritratto ci sono potenti riferimenti all’Orlando Furioso e al fiore della conoscenza, ma Eva Mameli Calvino era molto di più di una “maga buona” della Stazione Sperimentale di Floricoltura di Sanremo. Era un’esperta microscopista, capace di seguire ai Caraibi, un agronomo, Mario Calvino, uomo affascinante di cui sa pochissimo, e sposarlo; il suo senso pragmatico del vivere le suggerisce di scrivere una lettera al Duce, quando capisce che la carriera accademica è pregiudicata dalla distanza tra Cagliari e Sanremo. È una sarda che mette a frutto il dono dei genitori: avere curiosità per altri orizzonti e coltivare rapporti, che inesorabilmente si intrecceranno con gli accadimenti storici del tempo, la prima guerra mondiale e il fascismo.
A restituirla alla sua storia, oltre l’ombra della fama del figlio Italo, è un convegno, “Eva Mameli Calvino. Itinerario al microscopio”, promosso dal professor Giancarlo Nonnoi, storico della scienza del Dipartimento di Storia dell’Università di Cagliari, con il Centro di iniziativa democratica. Grazie a lettere, certificati, documenti, rapporti ministeriali, pazientemente raccolti, si può disegnare l’affascinante percorso professionale di Eva, l’ambiente scientifico dell’Italia del primo ’900, gli intrecci storici e politici di cui è protagonista l’uomo che sposa. Ne emerge una vicenda mai banale, che inizia a Sassari, nel 1886 dove Eva nasce.
«Siamo in un’Italia liberale. Il padre, Giambattista Mameli - spiega il professor Nonnoi - è un tenente dei Reali Carabinieri, corpo che incarna il laicismo dello stato piemontese. Ogliastrino, si sposa a Ploaghe con Maddalena Cubeddu, che investe nella formazione culturale dei figli». Nel 1906 Eva si laurea a Cagliari in Matematica. «È la prima sarda, ma non è la sola». Subito dopo lascia l’Isola per raggiungere Pavia, dove il fratello Efisio è già ordinario di chimica all’Università. «Nel 1907 si laurea in Scienze Naturali e da subito incomincia la carriera nel Laboratorio crittogramico. Si occupa di micologia della flora sarda, ma sarà il lavoro al microscopio, la lettura dell’anatomia e della fisiologia delle piante, a fare dell’allieva dello scienziato Giovanni Briosi, una studiosa di livello europeo e una botanica nel senso più moderno».
La guerra, l’interventismo di molti studiosi tra i quali Efisio, spopolano le Università. A Eva, che nel 1915 ottiene la libera docenza, vengono meno punti di riferimento affettivi e scientifici. Nel ’19 muore il suo maestro e a lei viene affidata la guida del Laboratorio crittogramico: sembra l’inizio di una carriera, ma un anno dopo, nel 1920, parte per Santiago de las Vegas, con Mario Calvino, un agronomo rientrato in Italia da Cuba. Lei ha 34 anni, lui 45. «Galeotto fu l’interesse per i fiori», o la paura di non sposarsi mai. «Ma Mario è un uomo con un passato torbido: nel 1909 è fuggito dall’Italia perché è nella lista dei potenziali sovversivi. A Sanremo ha legami coi fuoriusciti russi. Uno di questi, che ha in tasca un passaporto italiano intestato a Mario Calvino, viene impiccato a Mosca per l’attentato allo zar Nicola II». La notizia fa rumore e la stampa italiana si mobilita, il ministro Cocco Ortu chiede che si faccia luce.
E il vero Mario? «Ha un regolare passaporto con il quale viene aiutato a lasciare l’Italia per riparare, non a caso, in Messico». Finirà a Cuba, a guidare la Estación esperimental agronómica. Ma 11 anni dopo che cosa fa il sovversivo Calvino in Italia? Offre a Eva un lavoro nell’isola caraibica? «Forse cerca scienziati di valore che diano nuova linfa al centro, e il matrimonio fa parte dell’accordo. Fatto tutt’altro che sconveniente per la borghesia del tempo». Da Cuba, Eva continua a concorrere per l’Università. Nel 1923 nasce Italo. Due anni dopo, in pieno fascismo, i Calvino tornano a Sanremo, a Villa Meridiana, dove Orazio Raimondo, socialista e massone, ha messo su una stazione sperimentale. E guarda caso, il passato di Mario scompare. Nel 1925 Eva vince la cattedra di Botanica a Cagliari. Nel ’26 nasce Floriano, e per la scienziata è difficile vivere divisa tra Sanremo e l’Isola. Messa alle strette, scrive al Duce: «Se devo, scelgo i figli». E lo farà anche quando minacciata di morte col marito dai fascisti, tace per salvare Italo e Floriano, partigiani sui monti.
Caterina Pinna

RETTORATO E CITTADELLA
Muffe e microscopi: una sassarese fuori dal comune a torto messa in ombra
“Eva Mameli Calvino, itinerario al microscopio” è il tema del convegno in programma a Cagliari domani e venerdì, a cura dell’Università di Cagliari e del Centro di iniziativa democratica. La prima giornata di lavori si terrà, alle 16, nell’Aula magna del Rettorato. Dopo l’intervento di Pietro Maurandi (Cid), seguiranno le relazioni di Paola Govoni (Università di Bologna) su “Il caso dei Mameli Calvino: dal mito alla storia” e di Eugenia Tognotti (Università di Sassari) che parlerà delle “Donne nell’Università italiana tra ’800 e ’900”. Giancarlo Nonni (Università di Cagliari) ci porterà negli “Ambienti accademici della prima metà del ’900”, mentre Annalena Cogoni (Università di Cagliari) parlerà di Eva Mameli Calvino e della sua esperienza all’Orto Botanico di Cagliari. Il giorno successivo si inizia alle 9 nell’aula “Roberto Coroneo”, alla Cittadella dei Musei. Durante i lavori coordinati dal professor Nonnoi, Maria Cristina Secci affronterà il tema “Dalla Sardegna all’America latina con microscopio e famiglia”; Mauro Ballero parlerà dell’attività scientifica di Eva Mameli Calvino e Micaela Morelli si soffermerà su “Donne e scienza, l’esempio della Calvino”. I relatori sono docenti dell’Università di Cagliari. La voce della Liguria sarà quella della Direttrice della Biblioteca di Sanremo, mentre il giornalista Giacomo Mameli ricorderà la figura dello scienziato Floriano.
L’iniziativa intende approfondire la figura della botanica sassarese e di altre donne scienziate negli atenei sardi a cavallo tra Otto e Novecento e contribuire al superamento dell’immagine frammentaria nella quale Eva Mameli è oggi intrappolata, riportando alla luce il suo profilo più autentico, facendola uscire dal cono d’ombra che la sovrastante figura del figlio, Italo Calvino, ha proiettato su di lei.
Sempre domani (alle 20, al Ghetto, Sala delle mura in via Santa Croce 18) si terrà lo spettacolo “Eva Mameli Calvino. Il baule dei ricordi”, adattamento e regia di Marco Parodi con Elena Pau. Il programma si può consultare sul sito web Sardoa-La Sardegna e le scienze, www.sardoa.eu


 
L’UNIONE SARDA

2 - L’Unione Sarda di mercoledì 5 novembre 2014 / Provincia di Oristano (Pagina 14 - Edizione OR)
CONSORZIO UNO
Un milione all’Università

Una promessa è stata mantenuta. E 1 milione di euro è stato accreditato dalla Regione al Consorzio Uno, come aveva garantito il presidente Pigliaru durante la sua visita in città. Si tratta di risorse che si riferiscono al 2103 (non sono materialmente disponibili, ma sono state assegnate) e che non bastano. O meglio non risolvono i problemi dell’università oristanese visto che non si sa nulla delle risorse per il 2014. La Giunta regionale ha approvato la riduzione del fondo unico per le sedi universitarie decentrate (da 6 milioni si passa a 4 e mezzo) e adesso bisognerà aspettare la ripartizione di quelle somme. Studenti, docenti e la dirigenza del Consorzio avevano lanciato l’allarme per il rischio di dover ridimensionare i corsi. ( v. p. )



L’UNIONE SARDA 
 
3 - L’Unione Sarda di mercoledì 5 novembre 2014 /Esteri (Pagina 11 - Edizione CA)
REVOLUTION OF BEAUTY. Graziano Pinna
Io, lo scienziato

L’editoriale dell’americano Revolution of Beauty del 18 settembre - tradotto da Rosella Zoccheddu - è dedicato allo scienziato Graziano Pinna.
È una bellissima sera di fine estate a New York. Migliaia di turisti vagano per il quartiere di Wall Street che fa da set per il nuovo servizio fotografico di #revolutionofbeauty.
Ho avuto la splendida opportunità di rapire il nostro meraviglioso modello, Graziano Pinna, durante una sua breve visita a New York. Le radici italiane di Graziano sono ancora ben visibili nel suo approccio così gentile, ironico e accogliente. È nato a Oristano, uno dei posti più belli d’Italia, in Sardegna. Vive a Chicago dalla fine di giugno 2001 e oggi è professore e ricercatore nel Dipartimento di Psichiatria dell’Università dell’Illinois, a Chicago.
Hai cominciato con una laurea e un dottorato all’università di Cagliari e un primo lavoro a Berlino qualche anno dopo la caduta del muro:
«Ho lavorato per l’industria farmaceutica Schering AG e per il Dipartimento di Medicina Nucleare della Freie Universität di Berlino, dove ho anche ottenuto un dottorato in Neuroendocrinologia. Sono stato molto fortunato a trovarmi a Berlino durante gli anni della trasformazione della città nella moderna capitale di oggi. Sono stato testimone della ristrutturazione di vecchi edifici, come il Reichstag, o la costruzione di nuovi palazzi, o anche la riprogettazione di interi isolati che erano stati demoliti negli anni ’60 per far posto al Muro, come la Potsdamer Platz. (...)».
Graziano ha frequentato anche un corso di recitazione, e ha preso parte a molti film, con ruoli criminali o parti da mafioso, grazie al suo autentico accento italiano. Ama anche cucinare.
«Sì, specie quando ho degli amici a cena. Ma i piatti italiani che amo di più sono sicuramente quelli a base di pesce che mi prepara mia madre quando torno in Sardegna per le vacanze».
Qual è la cosa più bella che è successa nella tua vita professionale?
«Avere un sogno ambizioso da quando ero un bambino, crederci, lavorare duro e fare in modo che accadesse. E oggi sono un neuropsichiatra!».
Ci puoi anticipare qualcuno dei progetti in corso nel tuo lavoro?
«Sono coautore di un libro sulla depressione e il meccanismo d’azione degli antidepressivi, che sarà pubblicato l’anno prossimo. Poi, una parte sempre entusiasmante del mio lavoro è quando mi chiedono di andare in Cina, Brasile, o in Europa, a parlare delle nuove terapie contro l’ansia o contro il disturbo post-traumatico da stress, ricerche che il mio laboratorio sta contribuendo a sviluppare».
Come ti sei sentito a posare circondato da tanti curiosi?
È stato divertente vedere che tanta gente mi fotografava durante il servizio. Qualcuno addirittura ha posato accanto a me mentre l’amico gli scattava una foto. Forse hanno pensato che fossi una celebrità!».


 
L’UNIONE SARDA
 
4 - L’Unione Sarda di mercoledì 5 novembre 2014 / Esteri (Pagina 11 - Edizione CA)
DIARIO DE PERNAMBUCO. Il quotidiano brasiliano e gli studi sui nostri vegliardi
Chi è allegro campa cent’anni
I sardi longevi visti dal Brasile
Si intitola “In Sardegna, regione campionessa mondiale di longevità, regna il buon umore” l’articolo di Paloma Oliveto pubblicato il 9 luglio e tradotto da Massimo Caregnato.
Nel bel mezzo del Mediterraneo c’è il paradiso dei centenari: la Sardegna, campionessa mondiale di longevità, con una percentuale di abitanti ultracentenari tre volte maggiore rispetto al resto del mondo. Genetica e abitudini salutari sono già stati indicati come principali componenti (...). Ora un’equipe di ricercatori ha trovato una spiegazione in più: dietro tanti anni di vita c’è un grande sorriso sul volto.
La psichiatra Maria Chiara Fastame, ricercatrice dell’Università di Cagliari, principale autrice di uno studio pubblicato nella rivista “Applied research in quality of life”, insieme al collega Paul Hitchcott, dell’Università di Southampton, in Inghilterra, hanno percorso città e paesi della Sardegna per condurre dei test con gli abitanti più anziani. Per poter stabilire un raffronto, gli scienziati hanno reclutato partecipanti anche nel nord Italia.
In tutto sono state realizzate interviste a 191 persone mentalmente sane, di età compresa tra 60 e 99, originarie del Sassarese, della Barbagia e dell’Ogliastra, per la Sardegna, e di paesi rurali della Lombardia.
Soppesati fattori come sesso, stile di vita, abitudini alimentari ed esercizio fisico, l’equipe di Fastame ha scoperto che la felicità è una caratteristica comune tra i longevi abitanti della Sardegna. Già in Lombardia, dove la percentuale di centenari è di tre volte più bassa, gli anziani tendono a essere più depressi, osserva Fastame. «I partecipanti mediterranei dimostrano livelli elevati di soddisfazione personale. Hanno spiegato ai ricercatori che si sentivano molto rispettati, valorizzati e ammirati dai più giovani. Anche se sono prossimi a compiere 100 anni, mostrano la stessa disposizione d’animo di coloro che hanno tutta la vita davanti e non rinunciano a partecipare alle attività sociali, ricreative e culturali delle località in cui vivono».
(...) È impossibile non correlare la soddisfazione dei sardi con la loro incredibile aspettativa di vita. Caratteristica degli abitanti dell’isola è l’umore positivo. «Credo che un’importante lezione che possiamo trarne, e che la nostra ricerca sostiene, sia che il rafforzamento dell’immagine di sé e dell’autostima può costituire un’importante intervento psicologico per gli anziani», dice la psicologa e psichiatra.
«La maggior parte delle ricerche afferma che il benessere mentale dei centenari è indicatore di sopravvivenza. La personalità determina il modo in cui reagiamo allo stress e ai cambiamenti quotidiani e, pertanto, se saremo felici in vecchiaia quanto lo siamo stati in gioventù. I centenari in salute presentano una mente più aperta e meticolosa. Allo stesso tempo, personalità nevrotiche sono associate a un livello più basso di salute. Intendere la salute in questi termini ha molte implicazioni per la qualità della vita».


 

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5 - L’Unione Sarda di mercoledì 5 novembre 2014 / Cultura (Pagina 41 - Edizione CA)
Festival della Scienza
SCIENZA ED ETICA I CONFINI NELLO SPORT
Bioetica e l’uso saggio delle nuove scoperte
Il risvolto è doppio: da un lato elettronica e informatica ci aiutano a monitorare le prestazioni; fibre sempre più leggere diventano pelle per sfidare la resistenza dell’acqua e racchette dei tennisti si fanno flessibili. Dall’altro c’è chi ha usato tutti i saperi della scienza per avere un fisico capace di sopportare tutto, tranne le regole limpide dello sport. A raccontarci come le prestazioni sportive siano in bilico tra scienza ed etica saranno questa mattina alle 9 nella sala conferenze dell’Exma’ Alessandro Donati, consulente del World Anti Doping Agency e di Francesco Marcello del Comitato Scientifico Chinesiologi.
Dopo la lectio magistralis di Speranza Falciano, vicepresidente dell’Istituto nazionale di Fisica Nucleare che ieri pomeriggio ha inaugurato la settima edizione del Festilval della scienza di Cagliari, l’avventura alla scoperta del mondo della scienza entra nel vivo. Il tema scelto sembra quasi elementare: la scienza ci aiuta. Nella realtà quotidiana la scienza ci dà una mano più di quanto noi non sappiamo.
Ma quanto può spingersi in là la scienza? A illustrare i confini tra scienza ed etica, parlandoci di Bioetica sarà la professoressa Maria Del Zompo, dell’Università di Cagliari. La Bioetica garantisce la sopravvivenza dell’umanità, combinando conoscenza biologica con conoscenza dei valori umani ed è fondamentale per usare con saggezza le nuove scoperte, così da migliore la qualità della vita delle generazioni future.
Il festival si gioca all’Exma’ e a Monte Claro con laboratori affascinanti e dibattiti. Per ulteriori informazioni www.festivalscienzacagliari.it.


 
L’UNIONE SARDA
 
6 - L’Unione Sarda di mercoledì 5 novembre 2014 / Cultura (Pagina 41 - Edizione CA)
Convegno Festival itinerante Éntula
LA CULTURA SALVERÀ L’ECONOMIA

Il quesito, retorico, è se con la Cultura si mangia. E dato che è certo che con la Cultura non solo ci si può sostentare ma persino reggere intere economie nazionali, allora la vera domanda è: qual è la strada perché le attività culturali possano essere il pilastro del Bel Paese? Una o più risposte proverà a darle il convegno della seconda edizione di Éntula, il festival letterario diffuso che da luglio a fine novembre fa tappa in trentuno comuni della Sardegna per conto dell’associazione Lìberos. Si parte con un’anteprima dopodomani a Cagliari e poi, insieme al Consorzio Due Giare, ci si sposta sabato e domenica a Villa Verde nello spazio Move the Box.
Sul tema portante (“L’economia della conoscenza: la cultura che crea sviluppo”) fra gli altri si confronteranno politici (Massimo Bray), giornalisti del settore (Stefano Salis, Marino Sinibaldi, Roberto Ippolito), economisti come Giovanni Lombardo, ma non solo. Ed ecco il ricco programma.
VENERDÌ Appuntamento al Lazzaretto di Sant’Elia, alle 18, con Giovanni Lombardo (dottore di ricerca in Economia applicata dell’Università di Genova) e Carlo Mancosu (cofondatore di Sardex) sul tema “La conoscenza dell’economia”. A moderare l’incontro sarà il giornalista de L’Unione Sarda Giuseppe Deiana. Alle 19.30 si proseguirà con la presentazione di “Ethics for Equity” con Giuseppe Farchione, consigliere di amministrazione di Smurt Hub, Aldo Addis, Francesca Casula e Franco Contu di Lìberos.
SABATO A Villa Verde si comincia con “Il futuro che ci spetta” (alle 16.30): Marino Sinibaldi, direttore di RaiRadio3, e il giornalista e scrittore Roberto Ippolito a confronto, moderati da Fabio Di Pietro, studioso di processi culturali e comunicativi. Si prosegue con “Dire, fare, sognare, lettere, testimoni: TwLetteratura”, con Paolo Costa, cofondatore di Twitteratura. A parlare di “Impresa culturale e le nuove forme di crowdfunfing” saranno, alle 19, Giuseppe Farchione e Franco Contu. Chiusura della giornata a Baradili con il “Concerto di Suoni e Sapori” ricette e musiche create ed eseguite da Adele Madau e dagli allievi del laboratorio.
DOMENICA Sempre a Villaverde, alle 10, si parte con “Alla fine della fi(li)era”: Alessandro Gazoia (blogger) e Maurizio Caminito del Forum del libro. Alle 11.30 la parola passerà all’ex ministro per i Beni, le attività culturali e il turismo Massimo Bray che, stimolato dal giornalista del Sole 24 Ore Stefano Salis, spiegherà perché “La cultura crea sviluppo”. Alle 15 di “Etica e innovazione nelle politiche pubbliche” parleranno Nicola Pirina (specialista nella progettazione e gestione di politiche pubbliche integrate) e l’architetto Amleto Picerno Ceraso, fondatore dell’Accademia Mediterranea d’Architettura. Per chiudere, dalle 16, si approfondirà il progetto del Distretto Culturale Evoluto della Marmilla e del Centro di produzione culturale Move The Box, con Roberta Muscas, prima della performance delle designer Carolina Melis e Eugenia Pinna. (f.a.)
 



L’UNIONE SARDA
 
7 - L’Unione Sarda di mercoledì 5 novembre 2014 / Cultura (Pagina 41 - Edizione CA)
Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA)
Dopo la catastrofe del 2013 dati incoraggianti e nuove strategie in un convegno a Cagliari
Lingua blu, stop agli allarmismi
Appello dalla Regione: «È il momento di combattere insieme»

Allarme Lingua blu? Macché. «Anzi», dice l’assessore alla Sanità Luigi Arru. Se non tranquilla, la situazione è «incoraggiante». Quest’anno sono stati registrati appena 8 focolai, 15 i capi morti e/o abbattuti. Tutto merito di una vaccinazione di massa (l’80 per cento degli ovini), in tempo utile per rimediare alla «catastrofe» dell’anno scorso. Quando effettivamente «ci siamo distratti», completa il discorso l’assessore all’Agricoltura Elisabetta Falchi. Il verbo è bonariamente collettivo, ma non coinvolge chi ha governato la Regione dopo il disastro. E comunque non è tempo di rimpianti: ora bisogna viaggiare uniti, perché «abbiamo intelligenza e forze per fare bene», aggiunge Arru. Appello rivolto anche al leader del movimento dei pastori sardi, Felice Floris, l’unico a intervenire in un dibattito post-relazioni che non decolla.
Gli assessori della giunta Pigliaru parlano alla fine del convegno “Limbablu”, organizzato al THotel di Cagliari dalla Regione e dall’Agenzia per lo sviluppo in agricoltura, prologo alla Conferenza internazionale sulla lotta alle epidemie animali in programma da oggi a Roma. E il coro a due voci smentisce nuovi allarmi, sollevati (anche) da grafici fuorvianti circolati durante i lavori. Se si pensa che nel 2013 la Bluetongue ha ammazzato 113.769 bestie, il discorso di Arru è giustificato. Ma - e questo è l’altro senso della giornata - non bisogna abbassare la guardia perché dal 2000 ad oggi il morbo è costato alla Sardegna 750.000 capi e una perdita di 175 milioni. Andamento altalenante, ma sempre in rosso. Per dirla col direttore generale dell’assessorato all’Agricoltura, Sebastiano Piredda, «la malattia ce la stiamo conservando senza un tentativo serio di lotta sinergica».
Non si parte da zero. «Anzi», è il caso di ripetere. Due le strade obbligate: il vaccino per debellare il virus della Bluetongue e il controllo sui moscerini (i Culicoides ) che trasmettono quel virus agli animali. Il convegno fa il punto sulla doppia guerra e offre materiale internazionale con buone speranze. Perché il morbo, è bene ricordarlo, risparmia pochi Paesi. Affiorato in Sudafrica agli inizi del ’900, «si è rapidamente diffuso in tutto il mondo», ricorda Polly Roy, della School of Hygiene & Tropical Medicine di Londra. In Germania «la malattia è partita da due soli capi infetti». La studiosa traccia un quadro rassicurante dell’evoluzione dei vaccini, che punta a coprire tutti i 25 sierotipi del virus. «Le prospettive sono ottime». Anche attraverso cocktail di sostanze sono stati ottenuti risultati eccezionali: «Altissima protezione», lunga durata (se il vaccino è potente) e nessun problema di effetti collaterali. La questione viene sollevata - rischio di aborti e minore produzione di latte, per esempio - ma la Roy sgombra il campo: «Fatti tutti i test possibili, nessuna controindicazione».
Allo stesso tempo è necessario «controllare la popolazione degli insetti vettori», sottolinea Miguel Angel Miranda, del Laboratory of Zoology dell’Università delle isole Baleari. E qui gli ostacoli non mancano perché «dobbiamo ancora imparare molto» su questo moscerino che probabilmente succhiava il sangue dei dinosauri». Si parla di insetti non più grandi di 1-3 millimetri che si riproducono in tutte le zone umide, nel letame animale, nei vegetali in decomposizione. In Sardegna il culicoide è arrivato quasi certamente dall’Africa «per trasporto passivo» grazie al vento. E, oltre ovini e bovini, può colpire anche mufloni e cervi. Di più, spiega Gavino Delrio, del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari: se la malattia travolge le difese «rischiamo di perdere anche i cavalli».
Si può fare molto per vincere e Delrio propone «un programma di controllo integrato», per la ricerca e l’“educazione” degli allevatori. Tra i sistemi, le trappole a luce con i kairomoni: molecole sulla cute degli animali che stimolano l’olfatto degli insetti. Risultati sorprendenti anche dall’olio di semi di sesamo. Ne parla con passione Anna Maria Liscia, dell’Università di Cagliari. Molti campi aperti, insomma, senza dimenticare, ricorda Marco Pittau, docente dell’Università di Sassari, che «il primo presidio è comunque l’allevatore». È il suo “management” a guidare le truppe.
Roberto Cossu




LA NUOVA SARDEGNA
8 - La Nuova Sardegna di mercoledì 5 novembre 2014 / Economia Sardegna - Pagina 14
LA LINGUA BLU ADESSO NON FA PIÙ PAURA Nel 2014 solo 8 focolai. Un record dopo il primato negativo del 2013. Si punta su nuovi vaccini e trappole a led
di Felice Testa
CAGLIARI La Blue Tongue è un flagello che colpisce le campagne della Sardegna da 14 anni. Una catastrofe che, tradotta in cifre, significa 750mila capi di bestiame morti, 22mila focolai rilevati, perdite economiche per oltre 175 milioni di euro e un danno al patrimonio genetico ovino ancora tutto da valutare. I dati, presentati da Marco Pittau in apertura del convegno «La febbre catarrale degli ovini», promosso, a Cagliari da Regione e Laore, parlano di un durissimo colpo dato al più importante comparto zootecnico dell’isola. Un’epidemia che ha avuto il suo apice nel periodo tra il 2000 e il 2002, alcuni anni di pausa, fino a una recrudescenza nel 2013, con un picco che si avvicina al record di inizio millennio. Un’importante remissione di focolai e di decessi di animali si è registrata nel 2014, sottolinea l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru. «Nel 2014 – precisa - gli ovini morti sono stati 15, i focolai 8. Nel 2013 ci sono stati 113.769 decessi e 15.777 focolai. Dal nostro insediamento abbiamo agito tenendo conto dell’emergenza, mettendo a disposizione per tempo i vaccini, istituendo un tavolo con l’assessorato all’Agricoltura. Non ci sono stati effetti collaterali né sulla qualità del latte né sulle nascite. Quello che ora occorre fare è confrontarci senza pregiudizi, sapendo che è una battaglia da condurre insieme. Le malattie e le epidemie sono internazionali e non un fenomeno sardo. Il convegno di oggi lo ha dimostrato, indicando le aree di diffusione del virus della Lingua Blu nel mondo». La battaglia contro la Blue Tongue è tutt’altro che vinta, il virus non è stato debellato ma ci sono nuove speranze e una diversa consapevolezza del percorso da fare. La via maestra, secondo Polly Roy, docente alla London School di igiene e medicina tropicale, considerata una delle massime virologhe viventi, resta quella della vaccinazione. «Il virus della Blue Tongue – spiega – è partito agli inizia del ’900 dal Sud Africa e si è esteso, praticamente a tutti i paesi del mondo, ed è presente con 25 sierotipi diversi. Il nostro laboratorio ha elaborato un vaccino sintetico, il Vlp, che imita il virus ma non contiene materiale genetico e non si replica nell’animale. Attraverso un cocktail di vaccini riusciamo a colpire tutti i sierotipi esistenti. Abbiamo fatto tesoro degli errori del passato e il Vlp offre una protezione totale, senza effetti collaterali». Altre soluzioni sembrano, tuttavia, possibili, in una logica di lotta integrata. Tra le armi possibili quella illustrata da Anna Liscia, del dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente, dell’università di Cagliari. Il team dell’università di Cagliari ha elaborato un sistema di trappole a luce, innescate con Kairomoni, ormoni sessuali degli insetti. Un metodo che ha dato risultati positivi nel controllo della popolazione di Culicoides e che ha il pregio di costare poco e di avere un impatto ambientale praticamente nullo. La tecnica proposta dall’università di Cagliari, piace al Movimento dei pastori sardi: «Il problema - dichiara Felice Floris, leader del Mps - è ridurre il numero degli insetti. Qualunque cosa non sia il vaccino, per noi allevatori va benissimo. Le trappole hanno il vantaggio di essere pulite, ecologiche senza danni per l’ambiente». Il vettore del virus della Blue Tongue, il moscerino Culicoides, è un pezzo di preistoria vivente: «Ha fatto la sua comparsa 94 milioni di anni fa – precisa Miguel Angel Miranda Chueca, zoologo, docente dell’Università delle isole Baleari – e già allora, probabilmente succhiava il sangue dei dinosauri. Il controllo dei Culicoides è difficile, non esistono prodotti specifici, solo insetticidi generali. I repellenti si sono rivelati efficaci in laboratorio ma non sul campo. Per combatterlo dobbiamo conoscere sempre meglio questo insetto, solo così sarà possibile intervenire in modo efficace». La proposta di un programma di controllo integrato ai vettori della Blue Tongue, viene presentato da Gavino Delrio, professore emerito di entomologia, del dipartimento di agraria dell’università di Sassari: «La ricerca - afferma - deve avere come obiettivo lo studio delle specie vettrici, il rilevamento dei siti di sviluppo larvale, la sperimentazione di tecniche di lotta. Deve puntare a fornire informazioni agli allevatori per la gestione igienica delle aziende e per la riduzione dei focolai larvali e la lotta diretta contro adulti e larve dei Culicoides». A conclusione del convegno, l’assessore regionale all’Agricoltura, Elisabetta Falchi, lancia un appello all’unità: «Quello che è accaduto nel 2013, non dovrà più ripetersi. Vogliamo creare un nuovo percorso in un clima di collaborazione e con un approccio collettivo al problema».



LA NUOVA SARDEGNA

9 - La Nuova Sardegna di mercoledì 5 novembre 2014 / Cultura e spettacoli - Pagina 33
Cagliari, oggi seconda giornata del festival. Incontri, laboratori e spettacoli all’Exmà e a Monte Claro
LA SCIENZA CI AIUTA, DALLA PITTURA ALLO SPORT

CAGLIARI “Prestazioni sportive, tra scienza ed etica” è il tema incandescente che apre stamane alle 9, nella sala delle conferenze dell’Exmà. la seconda giornata del festival della Scienza apertosi ieri con decine e decine di appuntamenti, tra laboratori, incontri, forum e spettacoli dedicati al tema “La scienza ci aiuta” scelto da Cienaza e società organizzatrice della manifestazione alla quale partecipano studiosi e docenti universitari aperta al mondo della scuola sarda con la partecipazione di centinaia di classi e scolaresche provenienti da tutta la Regione. A parlare di sport e doping sarà un esperto di prim’ordine come Sandro Donati, ex atleta e attualmente consulente del Wada (cioè World Anti Doping Agency). Con lui si confronterà Francesco Marcello del comitato scientifico Unione nazionale Chinesiologi. Nello stesso spazio dell’Exmà, al pomeriggio si parlerà invece di qualcosa di più rilassant: “Yoga della risata” con Carla Naitza e Alessandro Lauricella, Risorse Più Team. Costoro racconteranno le origini, la storia e le caratteristiche dello Yoga della Risata, una tecnica che combina esercizi di respirazione con esercizi di risata stimolata. Tra i numerosi appuntamenti in programma all’Exmà sono da segnalare anche il dibattito sulla bioetica Scienza e società: ricerca e etica (alle 10.30) condotto da Maria Del Zompo, Ordinario di Farmacologia all’Università di Cagliari, rivolto agli studenti dell’ultimo triennio scuole superiori e studenti universitari. Alla stessa ora, ma nell’Aula didattica, animazione con il fisico Bruno Brunetti e l’attore e regista Gaetano Marino in “Il Misterioso dottor Beep beep, ovvero, l’imprevedibile caso del professor Coyote”. Nella Sala conferenze alle 18 si rende conto della chimica e l’evoluzione della pittura con Adriano Zecchina. Alle 21, va in scena lo spettacolo “Per giove! Spazio e asteroidi”, a cura di Ignazio Porceddu dell’Osservatorio astronomico di Cagliari e gli attori Elio Turno Arthemalle e Felice Colucci. Al Parco di Monte Claro, da seguire due incontri nella sala polifunzionale. “L’architetura delle cose”, alle 16.30, seminario di Davide Peddis, dell’Istituto Struttura della materia Cnr di Roma che propone un viaggio nella fisica dello stato solido. Due ore dopo si parlerà de “L’esplorazione degli oceani e la geologia dei fondali marini” con Giovanni De Falco del Cnr. Si potrà assistere alla presentazione delle esplorazioni dei fondali marini dall’invenzione del Sonar alla spedizione tedesca Meteor con la scoperta della grande catena montuosa sottomarina, la dorsale medio atlantica, a oggi con i moderni ecografi multifascio e le tecnologie geofisiche (w.p.)

 


LA NUOVA SARDEGNA

10 - La Nuova Sardegna di mercoledì 5 novembre 2014 / Cultura e spettacoli - Pagina 33
«ECCO CHE COSA MI PIACE DEI CINEPANETTONI» Alan O’Leary, università di Leeds, ha spiegato la sua ricerca agli studenti di Sassari: da Fellini a Christian De Sica e Grimaldi
di Fabio Canessa
SASSARI Docente all’università di Leeds in Inghilterra, ma irlandese come si può intuire dal cognome e come tiene a specificare lui stesso, Alan O’Leary è stato protagonista nei giorni scorsi a Sassari di un ciclo di lezioni sul cinema italiano. “Visti da fuori” il titolo degli incontri organizzati dal Dipartimento di scienze umanistiche e sociali e dalla scuola di dottorato in scienze dei sistemi culturali e lingue, letterature e culture dell’età moderna e contemporanea. Tra gli argomenti toccati da O’Leary, particolare spazio ha avuto il genere di film che rientrano nella categoria ormai conosciuta come quella dei cinepanettoni che il docente irlandese ha studiato in maniera approfondita. Perché i cinepanettoni? «Semplicemente perché si tratta di un fenomeno che ha avuto grande successo al botteghino e nessuno lo aveva preso in considerazione. Questi film hanno avuto un ottimo riscontro di pubblico ed era il momento di studiarli». Che tipo di ricerca ha fatto? «Per capire un fenomeno bisogna avere un approccio fenomenologico. Prendere sul serio i gusti degli altri, mettere da parte il giudizio di qualità. Ho pubblicato un libro sui cinepanettoni e ho intervistato per esempio Christian De Sica, registi come Neri Parenti, sceneggiatori come Fausto Brizzi e Marco Martani, fan e critici del filone. È stata una ricerca interessante». Ma questi film sono arrivati pure in Gran Bretagna? «No, sostanzialmente i cinepanettoni non vengono distribuiti all’estero. Solo alcuni hanno girato un po’. Per esempio “Natale sul Nilo” è arrivato in Spagna». E quindi che tipo di cinema italiano può vedere chi vive per esempio a Leeds, dove lei insegna? «Non arriva molto, anzi pochissimo in sala. Un po’ il cinema di certi autori, come Sorrentino o Moretti. Però è interessante il fatto che ormai anche in tv danno delle serie italiane tipo “Gomorra” e “Romanzo criminale”». Conosce anche film di registi sardi? «Qualche film di Antonello Grimaldi che ho conosciuto qualche anno fa al festival Pensieri e parole dell’Asinara». Lei viene da un’altra isola poco abitata come l’Irlanda. Com’è la situazione cinematografica del suo Paese? «Non c’è una grande industria cinematografica. Qualche regista più conosciuto come Neal Jordan e piccoli film che ha volte hanno successo anche internazionale, come qualche anno fa “Once”. Ma devo dire che in fondo non sono un gran esperto, mi interessa di più il cinema italiano». E quali sono stati i film che hanno fatto nascere questa sua passione per il cinema italiano? «Ricordo la prima volta che ho visto “L’avventura” di Antonioni, ma anche “Roma città aperta” di Rossellini. E poi “Aprile”, “Caro diario”, “Palombella rossa” di Moretti». Il suo film preferito? «Se devo scegliere, il mio film preferito in assoluto e “Otto e mezzo” di Fellini». È ancora molto forte il mito di Fellini all’estero? «Sì, anche troppo. Alcuni colleghi, soprattutto americani, non vogliono parlare di altro. E su questo sbagliano secondo me. Bisogna studiare anche gli altri aspetti che sono stati trascurati». E lei dopo i cinepanettoni cosa studierà ? «Mi interessa il rapporto tra cinema e storia. Prima di buttarmi sui cinepanettoni avevo fatto una ricerca sulla rappresentazione del terrorismo in Italia, sugli anni di piombo, e ora stiamo sviluppando, io e alcuni colleghi, un grande progetto in cui cerchiamo di guardare di nuovo e ad ampio raggio il rapporto tra cinema italiano e storia del Paese».


 


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