Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
28 October 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
Ricercatrice sarda nel pool europeo
Valentina Cuzzocrea, sociologa dell'ateneo cagliaritano
 
Valentina Cuzzocrea, ricercatrice in Sociologia al dipartimento di Scienze sociali e delle istituzioni dell'Università di Cagliari, entra nel Pool of european youth researcher (Peyr), un gruppo di studiosi che avrà il compito di supportare nei prossimi due anni il lavoro del Consiglio d'Europa e della Commissione Europea in materia di politiche sui giovani.
Il Peyr, composto da 25 studiosi del vecchio continente, si riunirà per la prima volta a Malta, dal 25 al 28 novembre, per impostare i lavori del biennio e prendere parte ai lavori della Conference on the role of youth work in supporting young people in vulnerable situation.
Cuzzocrea arriva a questa nomina grazie a un'intensa attività di ricerca che l'ha già portata a ricoprire il ruolo di vice coordinatrice del Research Network della European Sociological Association Youth and Generation e a presentare il suo lavoro a numerosi eventi internazionali. I suoi lavori affrontano temi quali le carriere dei giovani, i Neets (ragazzi che non sono impegnati nel ricevere un'istruzione o una formazione, non hanno un impiego né lo cercano), occupabilità, precarietà, flessibilità, e le identità di gruppi specifici come i giovani sardi.
All'Università di Cagliari fa parte del gruppo di ricerca del progetto iFuture giovani, cittadinanza, capacità di aspirare, coordinato da Giuliana Mandich.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
Il business d'oro dei fuori sede
Affitti in nero, per un posto-letto si spendono anche 200 euro
Gli universitari non residenti sono 17 mila ma gli studentati ne ospitano solo 725
 
Quattro stanze in un appartamento ai margini del centro. Un letto, spesso anche due, in ciascuna camera. Ogni letto, fino a 250 euro al mese. Prendere o lasciare. Non è fatta di soli libri e lezioni, la vita dello studente universitario fuori sede. Chi non viaggia o è rimasto senza borsa di studio, deve destreggiarsi fra telefonate, visite, trattative. Passaggi minimi e obbligati in un mercato immobiliare spesso implacabile. Dove chi tardi arriva, male alloggia. O, quantomeno, molto spende.
LA TESTIMONIANZA «Siamo in quattro, tutte ragazze», racconta una studentessa del Sulcis, che preferisce l'anonimato, «sono fortunata rispetto ad altre colleghe, che condividono una stanza doppia: io sono da sola, pago 250 euro al mese più le spese di condominio, riscaldamento e corrente elettrica». Inutile tentare altrove. «Ho visionato altri sei appartamenti ma non è stato possibile spuntare un prezzo migliore, almeno risparmio sui trasporti perché raggiungo la facoltà a piedi».
L'ESERCITO DEI FUORI SEDE La sua è la storia di molti dei 17mila fuori sede che, per amore o per forza, non fanno i pendolari. E che però non possono nemmeno usufruire dei 725 posti letto (gratuiti, o a costi contenuti nel caso di quelli liberi e riassegnati) distribuiti nelle quattro Case dello studente delle vie Biasi, Businco, Montesanto e Trentino, più la foresteria di via Sassari. «Centotrentasei in meno, rispetto a due anni fa, quando era aperta anche la sede di via Roma», aggiungono dal comitato universitario autonomo Casteddu, impegnato nella stesura di un rapporto-denuncia su una situazione grave, per due motivi. Il primo, il taglio dei finanziamenti da parte della Regione, tale da negare la borsa di studio al 53% degli idonei (quattro anni fa, si legge nei dati raccolti dagli universitari, la percentuale di esclusi si attestava al 10%). Il secondo, la mancanza di politiche per l'accoglienza degli studenti. «Sono 5000, gli appartamenti pubblici e privati sfitti in città», hanno rilevato durante la prima fase della raccolta dati, ancora in corso, «a questi si aggiungono 58 servitù militari dismesse o in via di dismissione, che potrebbero essere riconvertite in nuove case dello studente».
AFFITTI CARI In assenza di strutture dedicate, gli appartamenti privati sono l'unica alternativa. Ma costano cari, «Un affitto medio in città è di circa 215 euro», spiegano dal comitato, «i prezzi variano a seconda del quartiere: si passa dai circa 200 euro a San Michele e Is Mirrionis, ai 250 delle zone come via Dante». Basta un rapido giro sui principali siti web di annunci, per avere la conferma di un mercato livellato e poco propenso allo sconto: 200 euro per una stanza singola, 400 euro per una doppia, il costo base. Sul fronte contratti, è difficile dire quanti siano in nero. Più semplice calcolarne la durata: tre anni per ogni accordo regolare. «Il mercato nero esiste eccome, ma al momento non è possibile quantificarlo anche per la comprensibile reticenza degli studenti, che accettano per risparmiare un pochino».
Clara Mulas
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Da domani a domenica
Agora 2014, alla Fiera mille studenti
 
Mobilità giovanile e cittadinanza attiva sono i temi principali che verranno discussi tra mercoledì e domenica alla Fiera per l'Agora 2014 organizzato in città dall'associazione studentesca Aegee.
«Si tratta di uno dei più grandi meeting giovanili d'Europa che richiamerà 800 studenti in arrivo da quaranta nazioni», ha spiegato il coordinatore del progetto Simone Ruscica. Da otto anni l'evento non si teneva in Italia e in occasione dell'ultima edizione a Saragozza i giovani sardi dell'Aegee si sono messi in moto per riuscire a portare a Cagliari l'edizione 2014 dell'Agora.
«Bisogna sempre candidarsi per cercare di ottenere i migliori risultati e questo gruppo di giovani ha fatto un grande lavoro per quasi un anno per portare qui l'edizione 2014 di questo importante meeting internazionale», commenta l'assessore alla Cultura Enrica Puggioni.
«Hanno dimostrato una grande capacità organizzativa, soprattutto nel difficile compito di mettere d'accordo pubblico e privato, un grande esempio di cittadinanza attiva a cui teniamo molto - ha aggiunto l'esponente della Giunta Zedda - per noi rappresenta anche un passo in avanti verso una città universitaria che sia internazionale e inclusiva». Oltre mille le richieste per partecipare, ma sono ottocento i giovani europei ammessi che da domani a domenica si confronteranno dalla mattina presto alla sera tardi all'interno della Fiera, dove passeranno anche le notti tra materassi e sacchi a pelo.
Marcello Zasso
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 5
Asl accorpate nei 5 nuovi Distretti
Viaggiano assieme la riforma del “dopo-Province” e il riassetto delle Aziende. Ente unico con 2 poli per Gallura e Nuorese
 
In consiglio regionale comincia oggi il dibattito sul riordino delle Asl – la proposta è del Pd, a condividerla è tutta la maggioranza di centrosinistra – che porterà al commissariamento entro novembre delle Aziende, all’avvio sulla carta della struttura regionale per le emergenze e il 118, alla costituzione della Agenzia unica acquisti-appalti e alla classificazione degli ospedali. Dopo le relazioni di maggioranza e minoranza della settimana scorsa, dovrebbe esserci il confronto in aula. Di fatto la seduta servirà solo a presentare gli emendamenti della giunta, una decina, e quelli del centrodestra, almeno 500. Poi sarà rinviata alla settimana prossima, è previsto un passaggio preliminare in commissione Sanità per tutti gli emendamenti, e l’approvazione del testo definitivo potrebbe essere entro le prime due settimane di novembre. A quel punto la palla passerà alla Giunta, che in primavera dovrebbe consegnare al Consiglio la mappa definitiva delle nuove Asl. Sempre oggi la giunta, nella consueta riunione del martedì, si occuperà anche dei conti delle attuali undici Aziende e dovrebbe deliberare le direttive per gli ormai sicuri e prossimi commissari, che saranno nominati a fine novembre.CAGLIARI Cinque distretti per cinque Asl, o viceversa che sia. Di certo saranno cinque, gli uni e le altre. Con un solo dubbio: la futura Area metropolitana di Cagliari, annunciata come amministrazione autonoma, finirà per essere anche un’Azienda sanitaria indipendente, oppure farà parte della futura Asl del Sud-Est? A parte questo interrogativo e qualche altro dubbio su cui ancora discutono agli Enti locali, a quell’assessorato spetta il compito di ridisegnare la Sardegna post Province, il resto dei confini sembra deciso. Distretto Nord. Sassari e dintorni sono il territorio che rischia meno stravolgimenti rispetto all’estensione attuale. Escluso qualche ritocco nell’area Sud dell’ex Provincia, resterà con gli stessi comuni, sessantasei, inseriti in 4.285 chilometri quadrati. Di conseguenza, anche quella che fino a oggi era l’Asl 1 rimarrà quella che è. L’unica novità dovrebbe essere il trasferimento del Santissima Annunziata dal controllo della Asl all’Azienda mista del Policlinico per «meglio organizzare la nascita della futura struttura che si dovrà occupare delle emergenze e prima di tutto dell’organizzazione a livello regionale del 118», com’è scritto in uno degli allegati della bozza ipotizzata dall’assessorato regionale alla Sanità. Anzi, l’ex Asl 1 potrebbe alla fine acquisire qualche comune in più se, come pare, una parte della Gallura (Tempio?) dovesse decidere di far riferimento proprio al Sassarese. Distretto Nord Est. È la novità, con l’accorpamento, amministrativo e sanitario, delle ex Province della Gallura e di Nuoro, oppure delle Asl 2 e 3. La fusione a freddo porterebbe in dote una settantina di Comuni, considerato che proprio Nuoro perderebbe Marghine, destinato a essere accorpato all’’Asl Ovest (ex 5, Oristano) e Mandrolisai, che sarebbe amministrato dalla macro area del Sud Est. A questo punto, nel distretto del Nord Est, vasto oltre settemila chilometri quadrati, le città guida sarebbero è ovvio Nuoro e Olbia. Con la prima punto di riferimento per la sanità pubblica e l’altra polo d’alta specializzazione di quella privata con l’apertura dell’ospedale «Mater», l’ex San Raffaele. Proprio questo sarebbe uno dei punti di equilibrio decisi nei giorni caldi della trattativa con la Qatar Foundation e il Bambin Gesù. Distretto Ovest. I confini sono quelli dell’Asl 5 di Oristano, con in più il Marghine. I Comuni amministrati dovrebbero passare dagli attuali ottantotto Comuni, a poco meno di cento, In questo caso cambierebbe subito la classificazione dell’ospedale di Macomer, con il San Martino di Oristano che diventerebbe quello guida del Distretto. Macomer diventerebbe, nella mappa sanitaria, una sub-zona, con comunque un proprio direttore sanitario di riferimento. Distretto Sud Ovest. Questa volta la fusione riguarderebbe le Asl del Sulcis-Iglesiente, esclusa Teulada, e quella del Medio Campidano, da cui però potrebbe essere escluso Sanluri, destinato a far riferimento e con la conferma di San Gavino. In questa area, gli ospedali riferimento sarebbero quelli di Carbonia, Iglesias e San Gavino (destinato a essere ricostruito e per cui la Giunta ha già stanziato un finanziamento di 68,5 milioni). In questa area, sarà decisiva la gerarchia fra le diverse strutture e l’obiettivo sempre comunque quello di evitare duplicazioni fra i reparti. Distretto Sud Est. Di sicuro oltre a buona parte dell’Asl 8 di Cagliari amministrerà anche l’ex Asl dell’Ogliastra, capofila Lanusei, più i comuni del Mandrolisai. Ma soprattutto bisognerà capire se controllerà anche gli ospedali dell’Area vasta metropolitana, estesa fino a Sant’Andrea Frius su un fronte e Teulada sull’altro. Dal controllo sarà certo esclusa l’Azienda autonoma del Brotzu (a sua volta allargata al Microcitemico e all’Oncologico) e il Policlinico di Cagliari. In bilico resterebbero il Businco, Is Mirrionis e le diverse cliniche private che sono concentrate proprio a Cagliari. Le ipotesi sono: o anche l’Area metropolitana sarà amministrata sotto l’aspetto sanitario dalla nuova Asl del Sud Est, oppure sarà autonoma del tutto. Comunque in questa macro area, come nelle altre, a decidere saranno i Comuni e le «aggregazioni dovranno essere omogenee». (ua)
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 5
Qualità dei servizi, ospedali sardi in coda
Il report dell’Agenas: l’85 per cento delle strutture sanitarie è sotto la media nazionale
 
CAGLIARI Il nome è complicato, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ma l’Agenas ha un mandato importante che fa tremare Asl e ospedali: calcola le perfomance delle strutture e dalla sua ultima indagine solo il 15 per cento degli ospedali sardi raggiungono gli obiettivi minimi richiesti. L’Agenas calcola e confronta oltre un centinaio di indicatori da quattro anni e con i suoi report dà ogni volta uno spaccato di quanto sia buona o cattiva la qualità della sanità. Pubblicata di recente, la relazione del 2013 fa sapere che la «Sardegna, nel confronto con le altre regioni è in fondo alla classifica dell’efficienza». È molto distante dagli standard quasi europei del Nord, appena sopra le maglie nere del Sud (Campania, Puglia e Molise) ad esempio nella «mortalità a 30 giorni dal ricovero per ictus o infarto», dal «numero di parti cesarei», da «tempi di attesa per un intervento chirurgico dopo la frattura di un femore» e anche altri parametri che riguardano cardiochirurgia, medicina interna, traumatologia e ostetricia. Certo, il rapporto dell’Agenzia è un insieme di numeri, glaciali come lo sono le statistiche, con numerosi fattori che entrano in gioco. Ad esempio è difficile mettere a confronto, seppure con l’attenuante di questo o quel correttivo nella raccolta dei dati, i grandi ospedali metropolitani con quelli poco più che comunali. I primi hanno dalla loro un gran numero di interventi (oltre a quelli enormi sul personale e i macchinari all’avanguardia a disposizione), mentre gli altri, i piccoli, sono piccoli davvero in tutto. Però, con tutte le cautele del caso, in Sardegna – a parte alcune riconosciute eccellenze soprattutto in cardiologia– un dato è sicuro: l’85 per cento delle strutture sanitarie è sotto la media nazionale. Gli esempi clamorosi non mancano: nella clinica privata Sant’Anna di Cagliari i parti cesarei sono il 56 per cento, più del doppio del 26,2 nazionale. All’ospedale Segni di Ozieri le complicanze post parto naturale sono intorno allo 0,87 per cento, 0,39 in Italia. Al Merlo della Maddalena lo stesso dato è appena superiore all’1 per cento, quindi quasi il triplo dello standard nella penisola. Per quanto riguarda gli standard degli interventi per i tumori al colon, la mortalità media nazionale è intorno al 4 per cento, in Sardegna è superiore all’ospedale civile di Sassari (4,5), al Brotzu di Cagliari (4,8), al San Francesco di Nuoro (8,9) fino al Santa Barbara di Iglesias dove è intorno al 15. È alta anche la mortalità per i tumori allo stomaco con il Nostra Signora di Bonaria, a San Gavino, all’11 per cento, il Marino di Cagliari al 12,5 e l’ospedale civile di Alghero al 16,6 contro una media molto più bassa. All’ospedale di Oristano è alta invece la mortalità dopo interventi per tumori al retto: 16,6 contro l’1,9 accertato nelle regioni in testa alla classifica. Anche l’attesa dei pazienti che devono essere operati entro 2 giorni dalla frattura a un femore è più alta dappertutto in Sardegna. Al Paolo Dettori il 50 per cento dei ricoverati rimane in lista per molto più tempo e quasi lo stesso accade al Nostra Signora di Lanusei. Fin qui i dati dell’Agenzia che sono preoccupanti. Ma senza allarmismi e neanche far indossare a forza maglie nere a questo o quel reparto, è chiaro che in periferia gli standard sono inferiori. Forse anche per questo nell’ipotesi di riforma del sistema sanitario regionale oltre a una razionalizzazione dei posti letto, è prevista anche la trasformazione di alcuni ospedali più piccoli in «Case della salute». Si badi bene, nessun piccolo ospedale chiuderà: diventerà però un presidio territoriale per le diagnosi con una struttura ospedaliera urbana di riferimento. (ua)
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 19
Pigliaru risponde alla sua Sassari
Incontro con il governatore organizzato per domani dalla Fondazione Segni
 
SASSARI «Per la prima volta dopo molti anni il Presidente della Regione è un sassarese. Francesco Pigliaru sente questo legame e nei primi giorni dopo la sua elezione ha dichiarato di voler affrontare i problemi di Sassari e del suo territorio, uno di quelli in crisi più grave nell'isola. Ma che cosa intende fare? E soprattutto che cosa può fare in una situazione difficilissima?». Così la Fondazione Antonio Segni che, dopo aver ospitato il sindaco Nicola Sanna per il racconto dei suoi primi cento giorni, ha organizzato con il governatore della Regione un dibattito pubblico, domani pomeriggio alle 17,30, alla Camera di Commercio. Modererà l'incontro Mariano Maugeri, un giornalista del Sole 24ore che si è spesso occupato della Sardegna. Tre anni fa scrisse un graffiante articolo sulla situazione della Regione Sarda, intitolato “Mattatoio Sardegna”, in cui elencava puntigliosamente i ritardi, le inadempienze e gli sprechi della Regione allora guidata da Ugo Cappellacci. «Non ottenne mai risposta – sottolinea una nota – anche se proprio su questo la Fondazione Segni avesse organizzato un apposito convegno. A Pigliaru non abbiamo da chiedere conto del passato. Non sono sue le colpe dei tanti problemi che affliggono la Regione. Ma abbiamo da chiedere le idee e i progetti sul futuro, gli impegni che si sente di assumere, la collaborazione e che ha il diritto di chiedere. Il convegno servirà a questo. Abbiamo sentito dal nuovo sindaco i programmi del comune. Attendiamo con grande interesse i progetti della Regione».
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 33
archeologia
L’arte di pietra e vetro a rischio distruzione
di Paolo Curreli
 
SASSARI Entra nel vivo la convention Iccm, Comitato internazionale per la difesa dei mosaici, che ha scelto Sassari e Alghero per la dodicesima conferenza triennale – proprio per la posizione centrale della Sardegna nel bacino del Mediterraneo un crocevia di culture e popoli – per promuovere lo studio, la conservazione, la manutenzione e la valorizzazione del mosaico come ambito specifico del più ampio campo della conservazione archeologica. Nell'aula magna dell'università sassarese, ieri, i maggiori esperti mondiali dell'arte musiva hanno aperto i lavori intorno al capezzale di capolavori che si trovano in serio pericolo o che sono andati perduti per sempre. Questi “disegni” di pietra, vetro e marmo hanno attraversato i millenni raccontandoci il gusto degli antichi, facendo arrivare a noi, proprio grazie al materiale duraturo con cui sono stati costruiti, le immagini dei miti e delle storie della cultura classica greca e romana fino alla religiosità dei bizantini. Gli artefici di questi capolavori erano artisti che si muovevano nel Mediterraneo, portando con se un virtuosismo che rendeva i mosaici un bene estremamente prezioso. L’arte musiva è stata un linguaggio che nel corso del tempo ha legato paesi anche molto distanti dell’area mediterranea. Un linguaggio di scambio e osmosi tra culture che ha reso il Mediterraneo un unico ambito culturale. La Siria, oggi dilaniata dalla guerra, è stata uno di questi luoghi di scambio tra la cultura greco-romana e quella araba e possiede numerosi e preziosi mosaici. «Il grande patrimonio nelle aree controllate dal governo è in salvo–. Racconta Komait Abdallah, direttore del laboratorio scientifico di restauro di Damasco – ma nelle zone conquistate dall’Isis la situazione è molto diversa. A Raqqa il museo è già stato raso al suolo, così come tutti i siti archeologici. I guerriglieri hanno fatto esplodere un mosaico bizantino del sesto secolo. Così come a Maraat Anouman e in altre zone, e tutti questi atti di vandalismo sono stati documentati da fotografie da parte degli integralisti». Per lo studioso siriano un altro pericolo si aggiunge alla furia iconoclasta islamica: «in un territorio senza controllo il commercio illegale, che già esisteva, è cresciuto enormemente». A questo scenario sconfortante di barbarie e degrado tenta di porre freno l’ Iccm e il Getty Conservation Istitute. L’architetto Jean Marie Teutonico direttore aggiunto dell’istituzione statunitense: «Abbiamo deciso dal 2008 di affrontare il problema con diverse linee di azione, attraverso il progetto Mosaikon. Prima di tutto finanziando la formazione a tutti i livelli – visto l’estrema specializzazione che serve in questo campo – . Formando tecnici di base, direttori dei siti archeologici, architetti e conservatori. Rafforzare, se non costruire, un network tra tutti questi operatori, che serva da interscambio di esperienze tra le diverse realtà. Dando sostegno a progetti di conservazione e sviluppo, facendo arrivare tecniche e materiali nei paesi che ne hanno bisogno. Oltre questo crediamo – aggiunge Jean Marie Teutonico – che l’informazione abbia un valore fondamentale nella salvaguardia, distribuire materiali di divulgazione in diverse lingue, specie in arabo, è importante nelle aree a maggior rischio. Negli ultimi sette anni il Getty Istitute è impegnato nella salvaguardia dei mosaici, perché crede che siano un patrimonio di estrema importanza ad alto rischio». I lavori proseguono oggi con un tour degli studiosi che avranno modo di apprezzare l’enorme patrimonio naturalistico, archeologico e storico della Sardegna, da Alghero a Bosa, alle rovine e al museo di Tharros fino al nuraghe Sant’Antine. Guide di eccezione il rettore dell’università di Sassari Mastino e il vice presidente dell’Istituto per la protezione dei mosaici Roberto Nardi – direttore del centro di Conservazione archeologica di Roma– esperto nel recupero dei materiali lapidei antichi che ha guidato lo staff per il restauro dei Giganti di Mont’e Prama.

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