Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 October 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda di lunedì 6 ottobre 2014 / Provincia di Nuoro (Pagina 23 - Edizione CA)
NUORO. Gli allievi difendono i corsi di laurea: «Vogliamo restare qui»
«Ora basta parlare male di questa università»
 «Ci siamo stancati di essere classificati in modo negativo rispetto a chi frequenta altre università. Anzi, ci siamo resi conto di essere molto avvantaggiati dal fatto di studiare a Nuoro». Maria Francesca D’Antoni, di Oliena, e Alice Murgia, nuorese, sono tra i 400 allievi del corso di diritto delle amministrazioni delle imprese pubbliche e private, animatori, l’una da presidente e l’altra da vice, della neonata associazione Adaipp che promuove la vita universitaria cittadina oltre le aule di via Salaris. Quasi una scommessa in tempi in cui i tagli spezzano speranze e l’università di Nuoro, in attesa dei fondi regionali, traballa per l’ennesima volta.
 I PROBLEMI «Gli studenti a Nuoro ci sono e vogliono restarci. È vero, il problema esiste e l’università ha bisogno dei fondi. Non solo la cooperativa Ecotopia aspetta i finanziamenti della Regione, ma anche i fornitori, la vigilanza, l’università di Sassari, che non si lamentano e attendono in silenzio, forse anche per non scoraggiarci». Le due ragazze parlano a nome dell’associazione che ha 40 iscritti e conta di avere ulteriori adesioni, anche per spingere adulti e istituzioni sulla via della fiducia e della certezza finanziaria. Quasi a sostenere il loro ottimismo decolla ora il corso magistrale, di cinque anni, in giurisprudenza con lezioni in videoconferenza dall’università di Sassari.
 I VANTAGGI «Essendo pochi abbiamo un rapporto diretto con i professori, ci seguono, ci chiamano per nome. Sono sempre disponibili. Abbiamo anche la possibilità di dare gli esami qui e a Sassari con il doppio degli appelli». Maria Francesca D’Antoni e Alice Murgia vogliono far lievitare il loro entusiasmo. «Siamo contente della nostra scelta. Alle superiori non pensavamo proprio di restare a Nuoro. Ma dovendo fare giurisprudenza tanto valeva rimanere qui. Manca la vita universitaria che rende poco attrattiva la città. Con l’associazione vogliamo organizzare seminari, feste, altre iniziative». Dopo l’esordio nella notte dei ricercatori, ora sperano di trovare nuovi compagni di viaggio, magari con le iscrizioni in scadenza il 15 ottobre. «Vogliamo invitare i giovani ad apprezzare un’opportunità come l’università nuorese. Restare qui può aiutare a far rinascere il territorio. Oltretutto c’è il Decamaster in diritto ed economia per la cultura e l’arte per specializzarsi nella gestione dei patrimoni culturali di cui il Nuorese è ricco».
Marilena Orunesu


2 - L’Unione Sarda di lunedì 6 ottobre 2014 / Cronaca di Cagliari (Pagina 12 - Edizione CA)
LO STUDIO. Contributo dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Cnr di Cagliari
L’altezza in età adulta decisa da quattrocento geni
Alti come corazzieri o bassi come nani da giardino? A progettare la nostra statura nell’età adulta sono più di 400 geni “architetto”. Lo rivela l’analisi del Dna di oltre 250 mila persone condotta tra Europa, Stati Uniti e Australia da 450 esperti di 300 enti di ricerca riuniti nel consorzio internazionale “Giant” (Genetic Investigation of Anthropometric Traits). Tra loro anche molti italiani, come l’Università degli Studi di Milano, quella di Milano-Bicocca, l’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Cnr di Cagliari e l’Università di Pisa. Lo studio, pubblicato su Nature Genetics, dimostra che sono almeno 697 le varianti genetiche che determinano la nostra altezza: queste si concentrano in 423 regioni del genoma, ovvero oltre 400 geni che sono coinvolti per lo più nella formazione e nell’accrescimento di ossa e cartilagini. Nessuna caratteristica fisica o malattia era stata finora collegata ad un numero così elevato di geni.
Questo risultato rappresenta un incredibile passo avanti nella “caccia” ai geni dell’altezza: ad inaugurarla, nel 2007, fu proprio il gruppo di ricerca di Timothy Frayling dell’università britannica di Exeter (che ora guida il consorzio Giant) con la scoperta del primo gene legato all’altezza, chiamato Hmga2. Da allora la ricerca è continuata, è il caso di dirlo, tra alti e bassi, fino all’annuncio nel 2010 della scoperta di oltre 180 varianti genetiche associate alla statura.
«Quello studio», ricorda Giuseppe Novelli, genetista dell’università di Roma Tor Vergata, «si concludeva con l’auspicio di trovare l’eredità mancante, ovvero gli altri geni coinvolti, ritenendo erroneamente che forse ne avremmo trovati giusto qualche decina. E invece, sorpresa: lo studio attuale ne ha trovati più di 400. Un risultato incredibile, che ci ricorda come l’altezza sia un carattere estremamente complesso, determinato per l’80 per cento dalla genetica, e più precisamente da centinaia di geni i cui effetti vanno a sommarsi, proprio come accade per altri caratteri tipo l’olfatto (determinato da oltre 600 varianti genetiche), l’udito, ma anche la pressione arteriosa».




LA NUOVA SARDEGNA
3 - La Nuova Sardegna di lunedì 6 ottobre 2013 / Pagina 12 - Oristano
Nell’edizione domenicale del quotidiano londinese un articolo alle scoperte archeologiche e alla Sardegna
THE INDEPENDENT SUI GIGANTI, L’ISOLA  AL CENTRO DELL’EUROPA
di Simonetta Selloni
ORISTANO L’attenzione sui Giganti di Mont’e Prama varca il mare e conquista una platea di assoluto prestigio internazionale. A loro, ai guerrieri, pugilatori e arcieri, è dedicato un lungo e approfondito articolo comparso sul quotidiano londinese The Independent. E se l’interesse legato ai Giganti ormai si è esteso oltre i confini del consesso accademico e sta coinvolgendo e richiamando visitatori da tutto il mondo, il reportage sull’Independent pone anche la Sardegna e la civiltà nuragica all’attenzione della stampa internazionale. Con una considerazione di assoluto rilievo, che emerge proprio dalle colonne del quotidiano britannico: “È l’unico gruppo di guerrieri scolpiti in pietra a dimensioni umane mai trovato in Europa. Seppure composto da un numero molto più piccolo di figure rispetto al famoso Esercito di terracotta Cinese, quello Sardo è di 500 anni più vecchio e fatto di pietra piuttosto che di ceramica”. The Independent, peraltro, con il titolo “Cyberuomini preistorici? I guerrieri perduti della Sardegna emergono dalla polvere”, compie alcuni interessanti riferimenti agli studi compiuti sul materiale umano rinvenuto a Mont‘e Prama, e che finora sono ancora inediti. In particolare, il quotidiano che sposa la tesi dei Giganti a guardia dei sepolcri attribuiti ai componenti l’elìte dominante dell’età del Ferro, parla espressamente di un clan, un gruppo “strettamente collegato, con persone imparentate tra di loro”. E lo fa citando un’indagine scientifica condotta in un laboratorio a Firenze, sui resti umani, dalla quale emergerebbe che “la maggior parte dei morti appartenessero ad appena due generazioni di un unico, esteso nucleo familiare”. Lo studio al quale si fa riferimento è quello dell’antropologa Ornella Fonzo, il cui gruppo ha lavorato sui reperti umani rinvenuti negli scavi del 1975 e del 1979; studio ancora inedito, perché in via di pubblicazione nel secondo volume, dei tre complessivi, dedicati a Mont‘e Prama dalle Soprintendenze di Cagliari, Oristano, Sassari e Nuoro. «Le analisi hanno evidenziato che i resti appartenevano a uomini che potevano, già allora, accedere a un nutrimento di prim’ordine, comprendente anche molluschi – sottolinea il professor Raimondo Zucca dell’Università di Sassari, archeologo impegnato negli scavi a Mont‘e Prama –. Dalle masse muscolari, ovviamente perdute, ma che si ricavano dalle strutture ossee, possono ricollegarsi ad attività nobili: arcieri, guerrieri, forse persino spadaccini». Proprio ieri il professor Zucca ha accolto, proveniente dal celeberrimo museo Nazionale preistorico etnografico Pigorini di Roma, centro di riferimento per la bioarcheologia, Claudio Cavazzuti, uno dei massimi esperti di questo tipo di indagine. Una presenza resa possibile dall’accordo sancito tra Università e Soprintendenza Speciale al Museo Pigorini. The Independent, senza mai citare direttamente Cabras, dimostra un altissimo interesse per queste statue e la loro straordinaria valenza storica e etnografica. E si sofferma sulla civiltà Nuragica, “una della civiltà antiche meno conosciute al mondo, eppure più impressionanti”, e sui nuraghi, “i più antichi castelli d’Europa”, raccontando come le oltre “7000 fortezze ancora dominino il paesaggio sardo, e alcune dozzine abbiano superato in modo eccezionale il test del tempo, fornendo una straordinaria immagine di cosa fosse l’architettura militari dell’Età del Bronzo”.
 
 
 
 
4 - La Nuova Sardegna di lunedì 6 ottobre 2013 / Pagina 12 - Oristano
Dopo sette anni gli archeologi tornano sul sito che si trova vicino alla rotatoria di Brabau
A SA OSA RIPRENDE LA CAMPAGNA DI SCAVI
CABRAS Dopo sette anni gli archeologi tornano a Sa Osa, il sito preistorico in territorio del Comune di Cabras scavato tra il 2008 e il 2009 e poi ricoperto per consentire la realizzazione della rotatoria di Brabau, quella che ha inglobato anche la vecchia cantoniera della Bonifica sulla quale qualche settimana fa si è schiantata un’auto provocando la morte dei due occupanti. La nuova campagna di scavi è già stata autorizzata dalla Provincia, che è proprietaria dell’area. I lavori cominceranno a dicembre, per concludersi al più tardi entro la prima quindicina di febbraio e saranno condotti dal Dipartimento di Storia e Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università di Sassari, che puntano al recupero di nuovi dati archeologici e soprattutto ambientali da aggiungere a quelli, notevolissimi, già raccolti nel 2008 e nel 2009. Lo scavo di Sa Osa non portò alla luce statue giganti e neanche minuscole, nè nuraghi o altre strutture monumentali. Solo una serie di pozzi e di fosse, utilizzati in parte come discariche in parte come dispense di cibo e bevande, che restituirono però una miriade di informazioni e dati utili a ricostruire l’alimentazione e le attività economiche delle popolazioni che la abitarono quasi ininterrottamente dal periodo Neolitico alla prima età del Ferro. Popolazioni che praticavano la pesca e l’allevamento ma anche l’agricoltura come documentano i resti di cibo rinvenuti nei pozzi, uno in particolare, che pare fosse utilizzato come una sorta di frigorifero. Nel menù quotidiano, assieme alla carne di agnello e di maiale, non mancavano muggini e spigole accompagnati da cozze e arselle, che venivano conservati, cucinate e serviti con una larga varietà di manifatti ceramici, olle, scodelle, ciotole, tazze carenate, ma anche spiane, teglie e tegami. All’epoca destò grande attenzine la scoperta in alcuni di questi contenitori, la scoperta di alcuni semi di uva.
Francesco G. Pinna



 
5 - La Nuova Sardegna di lunedì 6 ottobre 2013 / Pagina 15 - Sassari
AZIENDA DENUNCIA UNICREDIT E IL CRIF
ARNALDO MELISSA (CAIL) Sono stati forniti al circuito dati falsi sulla Marmo.It., le banche hanno rifiutato tutte le richieste: ora il rischio è di chiudere la fabbrica
Credito negato per 14 mesi alla società per due rate di mutuo non pagate, ma l’azienda nel 2010 ancora non esisteva
di Gianni Bazzoni
SASSARI Un fido che non arriva mai e nessuna risposta sul diniego. Il giro delle banche e infine l’incredibile scoperta: sull’azienda gravava una reiterata segnalazione al Crif (il sistema principale della gestione delle informazioni creditizie) per due rate di mutuo non pagate. Peccato che l’informazione fosse falsa: si faceva riferimento, infatti, a un contratto stipulato nel 2010 mentre l’azienda in questione è nata nel marzo del 2012. La scoperta delle motivazioni che hanno di fatto portato quasi alla chiusura una azienda ancora in fase di start-up è stata fatta solo di recente e i titolari hanno deciso di presentare una denuncia alla procura della Repubblica di Sassari, chiamando in causa il Crif e l’Unicredit leasing. La storia. La storia è quella della «Marmo.It», azienda insediata da poco più di due anni nella zona industriale di Porto Torres e oggi in difficoltà per via di crediti negati dalle banche e per la situazione da «terra bruciata» che le è stata creata attorno a seguito delle segnalazioni non veritiere in possesso del Crif che hanno condizionato qualsiasi iniziativa aziendale. Il caso è stato portato alla luce nei giorni scorsi da Arnaldo Melissa, una lunga carriera sindacale alle spalle, per anni segretario generale della Uil a Sassari, e oggi alla guida del «Cail», il Comitato autonomo imprese libere costituito di recente a Porto Torres «per denunciare i soprusi subiti da un gruppo di imprenditori, i pochi rimasti in un territorio che oramai viene definito da tutti un deserto industriale». L’altra crisi. Stavolta non è solo colpa della crisi. A distruggere i buoni propositi di una impresa sana, è l’azione aggressiva - per certi versi “violenta”, delle banche e della burocrazia che ha intestazioni diverse, in sintesi lo Stato. L’azienda. La «Marmo.It» comincia nel 2012, sfida il mercato con la prospettiva di una rapida crescita. Apre un nuovo capannone. Gli obiettivi del 2014 sono chiari, aumentare il fatturato fino a 300mila euro. Liquidità. Per dare gambe al progetto non bastano buona volontà e coraggio, serve anche liquidità. Così l’azienda si rivolge a un istituto di credito. E comincia l’odissea: 14 mesi per cercare di ottenere un credito chirografario di 60mila euro per le scorte, da rimborsare a tasso agevolato in 5 anni. Tutto previsto per nuove imprese in fase di start-up, credito garantito al 50 per cento dal Consorzio Fidi. Solo risposte negative. Comincia una lunga serie di dinieghi che frenano lo sviluppo dell’azienda, mettono a rischio la chiusura dell’attività. I motivi. Solo di recente sono stati scoperti i motivi. Una situazione paradossale: per oltre un anno, il Crif ha fornito dati con indicazioni negative che hanno consentito di bloccare qualsiasi forma di credito e che, nei fatti, hanno obbligato l’azienda a imporre la cassa integrazione ai dipendenti, a rinunciare a commesse lavorative importanti. Non solo, la «Marmo.It» rischia di perdere definitivamente anche le agevolazioni ottenute attraverso un bando (primi 15 posti su 580) per l’acquisto di nuovi macchinari. E a rischio è anche la realizzazione di un progetto elaborato dall’Università di Cagliari per la realizzazione di un prodotto innovativo in campo internazionale. L’errore. L’errore è stato riconosciuto solo di recente, ma potrebbe essere troppo tardi. Ecco perché la scelta di presentare la denuncia: «I danni diretti e indiretti sono devastanti – ha detto Arnaldo Melissa – per una piccola realtà che sta nascendo. Questo accade troppo spesso, il Cail cercherà di denunciare le ingiustizie subite anche da parte di altri imprenditori».



QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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