Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 October 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
All'attacco dei fuoricorso
Sono il 43,6% degli iscritti. Melis: «Un trend in costante calo»
UNIVERSITÀ. Le misure messe in campo per ridurre il numero degli irregolari negli studi
LA REGOLARITÀ NEGLI STUDI PREMIA GLI STUDENTI E GLI ATENEI. LE POLITICHE DELL’ERA MELIS DANNO I PRIMI RISULTATI, ANCHE SE C’È ANCORA MOLTO DA FARE PER SUPERARE IL PROBLEMA
 
Chi più ne ha, paga dazio. I fuoricorso, si sa, sono la spina nel fianco delle Università. E Cagliari non fa eccezione: sul groppone se ne porta ben 12.601, ossia il 43,6% di iscritti (28.902). È questo il loro peso reale, quello che poi va a incidere nella distribuzione dei finanziamenti statali, diminuiti del 20% dal 2009 a oggi (anche per via dei tagli ministeriali). Rimettere in “riga” un fuoricorso vuol dire dunque posizionare meglio l'Ateneo nelle graduatorie nazionali e internazionali, che sempre di più tengono in considerazione parametri legati alla produttività degli studenti e dell'Università (ricerca scientifica, internazionalizzazione).
LA POLEMICA Si capisce pertanto perché anche una tacca di decimale può fare la differenza e far risentire l'Ateneo di Cagliari che, in una statistica del Sole 24Ore, si è visto affibiare il 51% di iscritti fuoricorso. «Niente di più sbagliato», ribatte il rettore Giovanni Melis: la cifra corretta, confermata in occasione dell'inaugurazione dell'ultimo anno accademico, «è il 43,6%». Sette punti percentuali di differenza che il rettore non intende farsi scappare. E ieri infatti li ha reclamati, contattando direttamente l'Anvur, l'Agenzia nazionale di valutazione dell'università e della ricerca, scoprendo, a suo favore, che nel calcolo dei fuoricorso erano stati considerati anche gli studenti iscritti a tempo parziale.
I DATI Svelato l'arcano, la polemica si spegne ma la battaglia sui fuoricorso continua a essere una priorità dell'ateneo cagliaritano. Che comincia a vedere qualche risultato, grazie anche alle contromisure adottate negli ultimi anni per favorire la regolarità degli studi e disincentivare il fenomeno dei “parcheggiati”: dal 43,8% del 2010 si è passati al 43,6% attuale, dopo il 43,3% registrato lo scorso anno. Cifre ancora alte ma decisamente lontane dal passato quando ben oltre il 50% degli iscritti era irregolare, specie in alcune facoltà. Oggi i più indietro con il corso di studi sono gli studenti di Ingegneria e Architettura (il 54,8% è fuoricorso), seguiti dai colleghi degli Studi umanistici (46,6%) e di Scienze economiche, giuridiche e politiche (42%). Risultato: più della metà degli iscritti a Cagliari (28.902) è regolare contro un 43,6% in ritardo con gli studi.
CHI SONO Quando si va fuoricorso? Se un ragazzo si iscrive a tempo pieno a un corso triennale, viene considerato fuoricorso dal quarto anno. Se si iscrive invece a tempo parziale (il caso di studenti lavoratori o pendolari) avrà a disposizione il doppio degli anni (dunque 6) per completare gli studi. Per gli atenei questo studente sarà considerato fuoricorso solo dal settimo anno in poi. L'Anvur, al contrario, li ha considerati irregolari a partire dalla fine della durata standard del corso, facendo così lievitare la percentuale dei fuoricorso al 51%.
CONTROMISURE Oggi l'Università di Cagliari offre agli studenti una gamma di strumenti, dal progetto Orientamento finanziato con fondi europei ai corsi di riallineamento online (33 attualmente disponibili) fino al test di verifica proposto alle matricole per valutare la loro preparazione iniziale e colmare da subito le lacune che impedirebbero un regolare percorso di studio. C'è inoltre il meccanismo della decadenza, introdotto, con molte polemiche, qualche anno fa per gli iscritti ai corsi prima del '99. Finora nessuno è mai stato cancellato ma la misura ha smosso tanti studenti: «Oggi - ricorda il rettore - Cagliari laurea in media 4mila persone all'anno, con un trend in crescita, e un record nel 2012 con 4817 laureati». Numeri che fanno alzare la quota premiale dello Stato: dal 7% del 2009 oggi è salita al 16%. Insomma studiare premia sia gli studenti (con borse di studio per i fuorisede meritevoli) che l'Università. E chi non studia? Asino resta. E più povero, visto che le tasse costano di più.
Carla Raggio
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
CONSIGLIO. Finanza e politica
Pigliaru chiede alla Fondazione l'uscita dal Banco
 
«La Fondazione Banco di Sardegna dovrebbe uscire dalla gestione dello stesso istituto di credito» di cui controlla il 49%, pari a 350 milioni di euro. Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha espresso così ieri in Consiglio regionale, la sua «posizione personale» dopo la discussione della mozione del centrodestra, primo firmatario Attilio Dedoni (Riformatori sardi), sulla separazione tra finanza e politica, poi bocciata dall'Aula. Secondo il governatore l'ipotesi «va valutata con attenzione perché può portare a casa due buoni risultati: il primo è diversificare il portafoglio della Fondazione, che significa più soldi per investimenti a sostegno dell'economia. Il secondo può dare un contributo a spezzare l'antistorico legame tra Fondazione e banche, strumento di commistione impropria tra politica e credito», ha spiegato Pigliaru. Contro la mozione si sono espressi Giorgio Oppi dell'Udc e Stefano Tunis di Forza Italia, che hanno ribadito la necessità del recupero della centralità della politica nell'erogazione del credito.
Durante i lavori dell'Aula è stata anche discussa la mozione presentata dal consigliere di Fratelli d'Italia-An, Paolo Truzzu, di solidarietà ai due marò «detenuti ingiustamente in India». L'Aula ha però detto no alla proposta di esporre uno striscione sui palazzi del Consiglio regionale in via Roma e della Regione in viale Trento a Cagliari. I lavori del Consiglio riprendono questa mattina alle 10, per la discussione delle mozioni sulla proroga del Piano casa e sui ricorsi per la vertenza entrate e il patto di stabilità.
Marzia Piga
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
Sardegna ricerche, una nuova legge
CORTE DEI CONTI. Cambia la natura giuridica: dai soldi non spesi un risparmio di 5 milioni
 
Da una parte milioni di euro non utilizzati fermi nelle casse di “Sardegna Ricerche”, dall'altra un disegno di legge - annunciato dall'assessore alla Programmazione, Raffaele Paci - che modificherà la legge istitutiva della società, nata negli anni Ottanta come finanziaria per le aziende che puntavano sull'innovazione e oggi punto di riferimento per lo sviluppo della ricerca scientifica nell'Isola.
È quanto emerso nell'adunanza della Sezione controllo della Corte dei Conti che ha esaminato l'attività 2010-2013 della società regionale. Il magistrato relatore, Valeria Motzo, ha evidenziato una «situazione confusa», legata anche all'incertezza sulla natura giuridica dell'Ente (dovrà essere chiarito se è un consorzio, una società in house o una partecipata). Indice puntato sugli «accantonamenti» che, nel solo 2012, sono arrivati a 16 milioni di euro. Fondi che Sardegna Ricerche ha accumulato negli anni e non speso per varie ragioni e che potrebbero essere svincolati e riutilizzati. Osservazioni anche dai giudici consiglieri Maria Paola Marcia e Lucia d'Amboriso. «La Regione è certa» si è chiesta la prima, «che sia necessario destinare queste risorse se poi finiscono accantonate?».
Sulla montagna di «residui» è stata sentita la presidente della società, Ketty Corona: «In accordo con la Regione» ha spiegato, «abbiamo fatto una revisione completa: 5 milioni e 800 mila euro sono così stati messi subito a disposizione, mentre per altri 10 presenteremo una tabella precisa su quali siano le attività in corso e quelle ultimate». L'assessore Paci ha annunciato un disegno di legge per superare l'incertezza giuridica e la nuova missione della partecipata. La futura gestione potrebbe essere affidata ad un'unica persona affiancata da un comitato scientifico. Sui residui: i 5 milioni recuperati, riassegnati sempre a Sardegna Ricerche per nuovi progetti, garantiranno un risparmio per la Regione.
Francesco Pinna
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Orto botanico
Confronto sulla biodiversità
 
Si parlerà della biodiversità dei parchi domani alle 19 all'orto botanico di Cagliari. È il secondo appuntamento del progetto “Adotta un albero” ideato dall'architetto Linda Poletti che mette a confronto storici, professionisti del marketing, docenti universitari e amministratori pubblici sul tema dello sviluppo ecosostenibile del territorio.
“Adotta un albero” ha un significato simbolico ed è rivolto a tutti coloro che aiutano in modo concreto il verde urbano e l'ambiente. Domani, fra gli altri, interverranno Stefano Bocchi del dipartimento di Scienza degli alimenti dell'università di Milano, l'assessore Barbara Argiolas, il presidente di Lega ambiente Vincenzo Tiana e Annalena Cogoni del Dipartimento di Scienza della vita e dell'ambiente.
I posti sono limitati, è necessaria la prenotazione su adottalbero@gmail.com
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Speciale (Pagina 37 - Edizione CA)
Labbro leporino
Se ne discute oggi a Sassari
Per tornare a sorridere senza paure
 
Migliorare i percorsi terapeutici e favorire gli studi per restituire il sorriso alle persone affette dal “labbro leporino”. Questo l'obiettivo dell'associazione labiopalatoschisi della Sardegna, onlus nata nel 1996 per iniziativa di un gruppo di genitori di bambini affetti dalla malformazione. Alle 16 di oggi prenderà il via nel rettorato dell'Università di Sassari “A new smile”, incontro scientifico tra i medici sardi che si occupano di questa particolare patologia. «Vogliamo far incontrare le eccellenze regionali e lavorare per garantire un servizio uniforme a tutti i sardi, senza discriminazioni basate sulla provincia di provenienza», spiega il presidente dell'associazione, Nicola Melis. Daranno vita al simposio professori dell'università di Sassari, medici dell'azienda ospedaliera universitaria turritana e della Asl 8 di Cagliari. Parteciperà ai lavori anche Domenico Scopelliti, responsabile scientifico di “Operation smile”, nota associazione italiana attiva a livello internazionale. Chirurghi plastici, maxillo-facciali e odontoiatri illustreranno le tecniche e le terapie più recenti.
Un ruolo molto importante sarà rivestito anche dai pazienti e dai loro parenti, uno degli scopi della giornata di studio è infatti quello di rendere più semplice la condivisione di esperienze positive e eventuali problematiche. Alle 21, presso il Vecchio mulino di via Frigaglia, sempre a Sassari, inizierà la seconda parte della giornata. La labiopalatoschisi sarà raccontata utilizzando suggestioni letterarie e cinematografiche. La Onlus proietterà in esclusiva l'edizione italiana di “Smile Pinki”, documentario diretto da Meg Mylan e vincitore del premio Oscar nel 2009. Una scelta rivendicata dal presidente Melis: «Come ci insegna l'antropologia la nostra patologia è stata spesso accomunata a essere mostruosi e malvagi. Ancora oggi si hanno reazioni di fastidio e disagio, persino tra i familiari del malato. Uno stigma sociale che credo possa essere superato con una buona dose di autoironia. Sentimento che non mi porta a prendere sottogamba le segnalazioni che riceviamo: sono ancora tantissimi gli adolescenti che ci contattano per denunciare problemi di inserimento». Secondo l'associazione lo scambio di opinioni tra i medici servirà a limitare anche i viaggi verso altre regioni d'Italia. Sono infatti decine i sardi che si recano in strutture fuori dall'Isola, decisioni spesso non giustificate da valide motivazioni terapeutiche. Melis rivolge infine un appello alla politica: «La Regione è ancora sprovvista di un registro in cui annotare i casi di persone affette da labiopalatoschisi, una mancanza non trascurabile che impedisce il coordinamento tra le otto Asl e le due università sarde. Situazione che ci accomuna ad altri malati rari. C'è poi il problema delle esenzioni, non garantite uniformemente su tutto il territorio nazionale».
Matteo Mascia
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Provincia Ogliastra (Pagina 33 - Edizione CA)
Villagrande
Il segreto dei centenari in un libro
 
La ricerca dell'elisir di lunga vita dei centenari ogliastrini è andata avanti per quindici anni. Indagini sul campo, interviste, analisi sociologiche, tutto quel che poteva essere utile per spiegare il segreto dei nonnini che hanno regalato a questo angolo di Sardegna il primato della longevità è stato raccolto in un'opera che verrà presentata domani alle diciassette nella sala consiliare del Municipio di Villagrande Strisaili.
“Longevità e identità in Sardegna. L'identificazione della zona blu dei centenari in Ogliastra”, Franco Angeli editore, questo il titolo della raccolta scientifica che verrà presentata dal rettore dell'Università di Sassari Attilio Mastino (che ha curato la prefazione dell'opera), e dal presidente della Comunità mondiale della longevità, Roberto Pili.
A moderare il dibattito sarà il funzionario del Comune di Villagrande Anna Rita Usai. Al tavolo dei relatori, l'assessore regionale al Turismo Francesco Morandi e il sindaco di Villagrande Giuseppe Loi al quale spetterà il compito di dare il benevenuto agli ospiti, tra questi anche il coro Ogliastra - Amistade.
 

LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 7
Paci: ma quali tagli, ora altri 130 milioni
L’assessore alle Finanze difende l’assestamento di bilancio e spiega quali saranno le novità nella manovra per il 2015
di Alfredo Franchini
 
CAGLIARI Le crisi economiche obbligano a scelte che, se fossero tempi normali, potrebbero avere anche effetti benefici ma temporali. Di fronte a questa crisi così grave, per l’assessore alla Programmazione, Raffaele Paci, non si tratta di optare per una soluzione o un’altra ma l’unico percorso possibile è il cambiamento. Paci è alle prese con l’assestamento di bilancio e con la manovra per il 2015 e ne parla in questa intervista alla Nuova.
Quale Sardegna avremo nei prossimi anni?
«Premesso che nel Dna di questa giunta non c’è la previsione dei miracoli, abbiamo impostato il lavoro con molta serietà. Stiamo sviluppando due attività: la prima è rivolta all’attrazione di investimenti dall’esterno, e su questo avremo un protocollo e strumenti finanziari sull’esempio di quanto è stato fatto col San Raffaele».
Con la Regione, quindi, nel ruolo di coordinamento?
«Sì, con il compito di seguire l’investitore negli aspetti procedurali, finanziari e della formazione professionale».
Qual è il secondo pilastro della nuova programmazione?
«L’attenzione per le nostre aree territoriali. Già in questo autunno organizzeremo una presenza nei territori per far ripartire la stagione della progettazione territoriale non più basata sui singoli interventi cantierabili ma alla condivisione di progetti, dotati di appositi strumenti finanziari, per ripensare lo sviluppo tenendo conto della specificità di ciascun territorio».
Ma questo accadrà domani. Il presente è l’assestamento di bilancio. Il centrodestra parla di forti tagli, di macelleria sociale.
«Non è affatto così. L’assestamento non è una manovra politica per cercare di inserire le nostre scelte strategiche nel bilancio 2014: non ci sono gli spazi e i tempi. L’assestamento si deve fare perché ci sono delle urgenze tecniche».
Qualche esempio.
«Ci sono incrementi di spesa per 103 milioni che riguardano il debito commerciale della sanità; quei soldi servono per pagare le imprese del settore. Altri 30 milioni sono il debito commerciale diretto nei confronti delle imprese. Ancora, 35 milioni vanno al ripristino del Fondo unico per gli enti locali che permettono a Comuni e Province di chiudere i bilanci. Dirò di più: stiamo immettendo nel sistema 130 milioni perché le prime due voci sono i pagamenti alle imprese e agli enti locali».
Come si può fare una manovra da 205 milioni senza utilizzare voci già impegnate?
«Ci siamo mossi su due direttrici, cercando di rendere minimi se non nulli gli effetti sul sistema economico e sociali. La prima scelta è stata quella di intervenire sulle spese di investimento che hanno un orizzonte di realizzazione pluriennale».
È il caso dei 40 milioni per il dissesto idrogeologico?
«È inutile che tenga bloccati 40 milioni sul bilancio 2014 quando al massimo potrei spendere il 10 per cento dando l’anticipo a chi ha vinto la gara d’appalto. Se siamo efficienti, su quella somma, spendiamo 4 milioni e agli altri 36 li attribuisco nei prossimi bilanci».
Questo serve a evitare nuovi residui passivi ma intanto si avvicina la manovra del 2015. Un’impresa con le poche risorse che arriveranno dal governo?
«C’era un’ingiustizia nei confronti della Sardegna: il nostro livello di spesa non era proporzionato alle entrate. Ora abbiamo ottenuto per il 2014 un aumento di 364 milioni. Abbiamo accettato perché ci è stata data la possibilità di superare i vincoli del Patto superando il dualismo tra spese fuori e dentro quel vincolo».
Ma ora la massa spendibile non consente di liberare risorse per investimenti. Come fare?
«Diciamo subito una cosa: la sanità spende troppo, almeno 300 milioni in più di quello che dovrebbe. Se siamo in grado di avere maggiore efficienza, quelle risorse potranno favorire la politica degli investimenti e delle infrastrutture».
Resta aperta la vertenza entrate con lo Stato?
«L’accordo fatto a Roma non riguarda l’ammontare delle risorse. Resta aperta la questione delle riserve erariali e la chiusura della vertenza entrate sull’Ires e su alcuni giochi».
Quanto valgono?
«Sulle riserve erariali cercheremo di trattenere in Sardegna l’incremento dell’Iva che lo Stato porta dal 20 al 22%. È una tassa di scopo, fatta per abbattere il debito pubblico, ma il nostro Statuto non prevede che lo Stato trattenga tasse di scopo. Il flusso annuo delle altre partite vale dai 100 ai 150 milioni l’anno per gli ultimi cinque anni, quindi un valore che va dai 600 ai 750 milioni».
La revisione dei Fondi Ue agevolerà gli investimenti?
«Purtroppo non siamo più nell’Obiettivo 1 e questo non ci è consentito. Nel piano regionale di sviluppo, però, sarà inserito un piano pluriennale delle infrastrutture al quale ha lavorato l’assessore Maninchedda. Oltre alle risorse nazionali ed europee avremo la possibilità di ricorrere a un mutuo della Banca europea degli investimenti. La situazione è difficile ma l’obiettivo è quello di trovare soluzioni strutturali»
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 7
Sanità, Arru: il deficit va abbattuto subito
La Giunta ha già preparato il percorso di riforma. Dalla riduzione delle Asl al taglio delle spese
 
CAGLIARI Sulla sanità nessuno sconto: il deficit (400 milioni) va abbattuto in fretta. L’ha ribadito l’assessore Luigi Arru nella risposta all’interrogazione presentata dal consigliere regionale Marco Tedde (Forza Italia) sulla delibera di giunta che da luglio in poi ha imposto ai manager Asl (nominati dal centrodestra) di «limitarsi all’ordinaria amministrazione». Per Tedde la delibera è stata «un’evidente ingerenza della politica nella gestione che spetta ai direttori generali». Secca la risposta di Arru: «Gli obiettivi dovevano essere tre: ridurre i costi, razionalizzare i posti letto e migliorare gli standard dei servizi, ma nessuno è stato raggiunto». In altre parole, la delibera non è stata altro che l’anteprima di quanto accadrà nei prossimi mesi: il commissariamento delle Asl, delle due Aziende miste di Sassari e Cagliari, sono i policlinici universitari, e dell’ospedale Brotzu di Cagliari. Prima del cambio della guardia provvisorio, come si sa da tempo, ci sarà l’approvazione in aula della proposta di legge presentata dal Pd e che ha come punto forte la costituzione dell’Asl regionale per le emergenze. Proposta che – seppure con qualche probabile correzione in corsa – passerà di sicuro, ma oggi «non può essere contrabbandata da nessuno come la riforma definitiva del sistema sanitario», hanno scritto dai banchi della maggioranza i consiglieri regionali Emilio Usala e Paolo Zedda dei Rossomori. Per loro la svolta arriverà quando saranno revocati, senza titubanza aggiungono, «gli incarichi agli amministratori che non hanno raggiunto gli obiettivi richiesti, come lo è il rigoroso controllo della spesa sanitaria». Sempre di spesa hanno parlato i segretari del sindacato autonomo dei medici e dei laboratori di analisi convocati dalla commissione Sanità del Consiglio regionale. Secondo Giuseppe Lo Nardo del Sampi, «con la riduzione delle tariffe pagate dalle Asl agli studi e laboratori privati, come imposto da un decreto del ministero alla salute, sarebbero inevitabili i licenziamenti nelle strutture sanitarie private, almeno 800 posti in meno, e la drastica riduzione dei servizi offerti ai cittadini». Le tariffe – ha aggiunto – sono ferme dal 1998 e non solo non state aggiornate ma già ridotte del 20 per cento e ora c’è il rischio di un altro taglio. «A quel punto la situazione diventerebbe insostenibile – ha detto Lo Nardo – e un servizio privato che ora supplisce alle carenze di quello pubblico, ma pesa sul bilancio regionale solo per 61 milioni contro i circa 370 milioni che costano le prestazioni fornite dalle Asl, sarebbe ridimensionato». È un pericolo che non va corso, ha detto il presidente della commissione, Raimondo Perra, soprattutto perché la chiusura degli studi convenzionati ricadrebbe sulle strutture pubbliche già in difficoltà». (ua)
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 7
«La Fondazione esca dal Banco»
L’auspicio in Consiglio regionale arriva dal governatore Francesco Pigliaru
 
CAGLIARI L’ordine del giorno presentato dai Riformatori sul «monopolio del Pd nella Fondazione Banco di Sardegna» è stato bocciato dal Consiglio regionale. Bocciatura scontata visti i numeri della maggioranza, tra l’altro rinforzata dal voto di Giorgio Oppi dell’Udc, ma la mozione del centrodestra è servita a riaprire il confronto politico sempre a singhiozzo sul credito, sulle acquisizioni dell’ex Cis, del Banco di Sardegna e della Banca di Sassari da parte di gruppi nazionali e sulle future fusioni. Soprattutto e anche abbastanza a sorpresa è servita al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, per rendere pubblico il suo pensiero personale, ha precisato, sui rapporti societari all’interno dello stesso Banco di Sardegna, controllato dalla Bper: «Da governatore – ha detto – non voglio certo interferire sulla gestione della Fondazione, ma ritengo debba uscire dal capitale del Banco di cui ha il 49 per cento (quota che vale intorno ai 350 milioni). Se lo facesse – ha aggiunto – seguirebbe non solo una tendenza nazionale ma darebbe un contributo importante per spezzare l’antistorico legame fra Fondazioni e banche, da sempre fonte di commistioni fra politica e finanza, e permetterebbe alla stessa Fondazione d’investire nell’economia e nella società sarda quei 350 milioni ora immobilizzati». È stato questo l’auspicio del presidente, che però non è entrato nel tema caldo della mozione dei Riformatori. Tema rilanciato più volte dal capogruppo Attilio Dedoni, da Michele Cossa e Luigi Crisponi: il Pd – hanno denunciato – controlla «in pieno la Fondazione, a cominciare dall’aver indicato seppure tra molte polemiche interne, ad esempio Pigliaru a suo tempo era contrario, il presidente (è l’ex senatore Antonello Cabras) e anche tutto il consiglio d’amministrazione. «È evidente a tutti – ha detto Dedoni – che ormai la Fondazione si è trasformata in un esclusivo terreno di caccia e potere per il Partito Democratico». Contestazione respinta dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco, e dalla maggioranza, che ha parlato di «attacco confuso e personale». Nel dibattito è intervenuto anche il consigliere regionale di Forza Italia, Antonello Peru, che ha lanciato questa proposta: «Dovrebbero essere i Comuni ad acquistare le azioni del Banco di Sardegna, perché la banca deve rimanere dei sardi e non può essere sottomessa, come accade ora, agli ordini e ai voleri dell’Emilia Romagna, che si disinteressa del territorio e anzi vuole ridurre ancora i servizi» (ua)
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 9
Corte dei conti. Il caso Sardegna Ricerche
Le società partecipate: sprechi e confusione
L’assessore Paci: «Presto sarà attuata una riforma che eliminerà le ambiguità»
Per i magistrati l’assenza di controlli ha favorito l’uso eccessivo di consulenze
di Mauro Lissia
 
CAGLIARI La Regione era socia da più di cinquant’anni della Brioschi, l’azienda del digestivo effervescente, e nessuno sapeva perché. Una piccola quota, al valore attuale appena 170 euro, che costringeva gli uffici a una serie di adempimenti sotto lo stretto controllo della Corte dei Conti. È saltata fuori anche una partecipazione nella Bastogi, roba di mezzo secolo fa. Ora l’amministrazione Pigliaru ha cancellato l’una e l’altra, ma l’esempio conferma come la galassia delle partecipate rappresenti un ambiente oscuro, in gran parte ancora da esplorare. Ecco perché - l’ha annunciato ieri l’assessore al bilancio Raffaele Paci, parlando davanti alla sezione di controllo della magistratura contabile - la giunta sta lavorando a un disegno di legge destinato a mettere ordine nel groviglio di società collegate alla Regione, società nate per rendere più rapide le procedure amministrative in settori strategici e pian piano sfuggite al controllo dell’ente di riferimento per perdersi in clientelismi, sprechi e gestione allegra. Come Sardegna Ricerche, la società partecipata sorta dalle ceneri del famigerato e costosissimo Consorzio 21, che ieri era al centro dell’adunanza pubblica davanti alla sezione di controllo della Corte dei Conti. Ascoltati i rilievi critici del giudice relatore Valeria Motzo, l’assessore Paci ha usato parole e toni pacati per spiegare che ormai non si sa neppure quale sia lo scopo della sua esistenza: «Quello di Sardegna Ricerche - ha detto - è un caso esemplare di società partecipata per cui nei decenni passati sono state emanate diverse norme di variazione delle finalità e di definizione specifica delle attività, ma che finora non ha portato a una definizione organica e precisa della missione dell’ente».
Insomma: esiste, costa quasi 50 milioni l’anno, ma nessuno sa bene a che cosa serva. Non solo: il giudice Motzo ha insistito sull’impossibilità di stabilire persino una cosa che dovrebbe essere chiara a tutti: quale sia la natura giuridica di Sardegna Ricerche. È una società in house, un’agenzia, un consorzio o che altro? Non sapendolo, c’è incertezza anche sulle norme da applicare nelle verifiche dei conti.
Si naviga a vista, servendosi delle informazioni spesso incomplete fornite dalla Regione: «Non è sufficiente – ha spiegato il magistrato – che la Regione accolga e trasmetta semplicemente la relazione che Sardegna Ricerche predispone ogni anno sulle sue attività, la Regione è tenuta a svolgere una verifica sull’efficienza del proprio ente e sulla conformità e congruità delle attività svolte con le finalità generali». Nel periodo 2010-2013, quello passato sotto la lente della Corte dei Conti, sono emersi infatti alcuni punti critici sui quali i vertici di Sardegna Ricerche - la presidente del comitato tecnico Maria Paola Corona era in aula - ha risposto e chiarito con una controrelazione. L’assenza di controlli - secondo la magistratura contabile - sembra però aver favorito un ricorso eccessivo alle consulenze esterne, con elevate spese di rappresentanza e altri aspetti non proprio in linea con la spending review.
Ma il lato più controverso è un altro: Sardegna Ricerche aveva accumulato negli anni residui finanziari, soldi rimasti in cassa per inefficienza. Grave errore: «Non è razionale – ha osservato il giudice Motzo – tenere ferme risorse destinate agli accantonamenti per gli enti esterni, sottraendole di fatto ad altre necessità». Finito anche questo: l’assessore Paci ha annunciato che già nel disegno di legge di assestamento di bilancio all’esame della commissione consiliare sono inseriti residui per cinque milioni, recuperati dopo una verifica sulle attività svolte nel corso dell’anno, che verranno riassegnati alla stessa Sardegna Ricerche in conto funzione, cancellando così i sette milioni di trasferimenti previsti che invece verranno destinati dalla Regione ad altri capitoli. Sfogliando il servizio trasparenza online - i dati, malgrado l’alto livello tecnologico dell’ente, sono fermi quasi tutti al 2012 - si scopre che Sardegna Ricerche ha 60 dipendenti di cui cinque dirigenti per un costo complessivo di due milioni e 610 mila euro all’anno. La nomina del presidente è di origine politica. L’elenco di consulenti e collaboratori - consultabile sul sito - è sterminato, con nomi ricorrenti. Sardegna Ricerche controlla due società - Crs4 al 100% e Pcr al 71% - ed è collegata a Pula Servizi e Ambiente con una quota del 39,76%. Controlla anche un ente di diritto privato, la fondazione Imc, il centro marino internazionale onlus. Il budget economico e finanziario del 2012 prevedeva entrate per 43 milioni e 650 mila euro in gran parte da fondi europei. La sede principale è il parco scientifico-tecnologico di Pula, le altre sono a Cagliari, Uta e Nuoro. Eppure nessuno sa a che cosa serva tutto questo.
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 23
IL CAMPUS UNIVERSITARIO
Serra: «Non dobbiamo perdere i fondi»
La prossima settimana verificheremo se le offerte per le aree sono idonee
di Paoletta Farina
 
SASSARI Il bando dell’Ersu per il campus? «La settimana prossima decideremo se le offerte siano idonee». I finanziamenti da 40 milioni di euro? «Sono agganciati al nostro progetto, se il tempo passa rischiamo di perderli, in tutto o in parte perché ci sono penalizzazioni.». La proposta del sindaco di portare gli universitari nella centrale caserma La Marmora? «Sicuramente affascinante, se si riuscirà ad attuarla in tempi brevi e senza perdere le risorse. Perciò occorre una sinergia con Comune e Regione. Quello che conta, principalmente è dare una casa agli studenti: quest’anno siamo riusciti a soddisfare soltanto cinquecento su oltre novecento domande di alloggio». Maria Assunta Serra, direttrice dell’Ersu, interviene sulla lunga querelle del campus universitario. «Abbiamo appreso dalla stampa che il sindaco Nicola Sanna ha il progetto di riconvertire allo scopo la caserma di piazza Castello – afferma –. Sull’argomento non abbiamo mai avuto alcuna interlocuzione con il Comune. L’ultimo incontro risale al marzo scorso, quando, tramontata l’ipotesi di realizzare il campus negli ex Mulini Azzena, l’ente convocò una riunione con il Comune, presente il vicesindaco Zirattu, la commissione urbanistica comunale, il dirigente dell’urbanistica, e l’università, con il rettore, i candidati rettori e il direttore generale». Il nuovo bando. Allora si chiarirono le posizioni «e invitammo Comune e università a fare le loro proposte per verificare se nel loro patrimonio immobiliare ci fossero aree ed edifici disponibili – afferma Maria Assunta Serra –. Solo l’ateneo propose come possibilità l’ex Brefotrofio di viale delle Croci, che poi a verifiche tecniche non risultò idoneo, perchè avrebbe potuto contenere al massimo trecento studenti. Il Comune, con una nota del 6 aprile, firmata dal commissario straordinario Guido Sechi, ci rispose, plaudendo alla nostra iniziativa, ma dichiarando che non aveva disponibilità da offrire. Chiesi anche all’assessorato regionale all’Istruzione – prosegue la direttrice dell’Ersu – se il progetto potesse essere rimodulato in un campus diffuso, cioè più residenze e non una sola. Ci risposero che non era possibile da parte della Regione, ma che doveva essere il Cipe a farlo. Fu allora che decidemmo di presentare un nuovo bando, visto che la scadenza per rendere l’opera cantierabile, secondo le direttive Cipe, si avvicinava. Scadenza ora fissata al 31 dicembre». I finanziamenti. Sono 20 milioni dai fondi Fas e 20 come cofinanziamento regionale, questi ultimi attribuiti dall’allora giunta Soru. «Li avevamo ottenuti presentando un progetto specifico di campus, con impianti sportivi, verde, punti di aggregazione – ricorda la Serra –. La precedente scadenza fissata dal Cipe, che detta i tempi, era fissata al 30 giugno scorso poi prorogata al 31 dicembre prossimo, grazie all’intervento del presidente della Regione Francesco Pigliaru che ha confermato con delibera del 6 maggio la rilevanza strategica del progetto di campus per Sassari, per cui noi vogliamo acquisire un’area. Ora questo termine si avvicina e non sappiamo come si procederà ». La caserma La Marmora. «Il sindaco Sanna dice che in parte è già stata dismessa dallo Stato, a noi, da informazioni che abbiamo preso dalla Regione, non risulta – sostiene la direttrice dell’Ersu – in quanto attualmente sarebbe ancora vigente l’uso governativo dell’immmobile. Ritengo che se comunque la situazione si sbloccasse, l’iter amministrativo sarebbe lungo e laborioso e non sarebbe un’opera realizzabile in tempi strettissimi. Per quanto riguarda l’Ersu, sin dal suo insediamento il presidente Gianni Poggiu aveva fatto richiesta di beni demaniali nell’ambito del patrimonio dell’Esercito da riutilizzare come alloggi universitari. Senza avere risposte. E abbiamo realizzato la residenza in via La Marmora per avvicinare gli studenti al centro. Il nostro progetto di campus non piace? Ne prendiamo atto. Ma servono risposte ai giovani fuori sede. La crisi ha accentuato le difficoltà economiche».
 
LA NUOVA SARDEGNA
12 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 26
l’appuntamento
New smile, giornata di studio dedicata al labbro leporino
 
SASSARI A new smile 2014, così si chiama la giornata di studio e sensibilizzazione sulla labiopalatoschisi (il labbro leporino) in programma oggi alle 16 al Rettorato dell’università (piazza università 21). L’appuntamento nasce dalla volontà di realizzare un approfondimento sul tema dellapatologia nota come labbro leporino e delle malformazioni craniofacciali. I lavori di articoleranno in sessioni. La prima (Labiopalatoschisi in Sardegna: i percorsi terapeutici) è pensata, in particolare, per le famiglie di i bambini con lps, i soggetti adulti con lps e gli operatori del settore. Gli studiosi coinvolti presenteranno diversi temi legati alla labiopalatoschisi in Sardegna. focalizzando l’attenzione su diversi percorsi terapeutici . La Sessione II (Il mostro tra noi. Deformità craniofacciali e stigma sociale, inizio alle 21) è pensata, invece, per un pubblico più ampio che abbia interesse ai temi della diversità e della disabilità, in generale, e delle deformità craniofacciali, in particolare. Il labbro leporino, infatti, come altre patologie, nella tradizione antropologica di molte comunità è stata spesso ricondotta a esseri mostruosi, persino malvagi, e, in quanto tale, ha generato, e genera, reazioni di fastidio, disagio e, persino, di stigma sociale, fuori, ma anche all’interno delle famiglie dei portatori della patologia.

Questionnaire and social

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