Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 September 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 32 - Edizione CA)
Scienza
Sessanta candeline per il Cern
pronto a esplorare «la nuova fisica»
 
I l Cern spegne oggi 60 candeline, ma non sente il peso degli anni. Anzi, è pronto a imbarcarsi nell'avventura forse più straordinaria della sua storia: l'esplorazione dei territori sconosciuti che potranno aprire le porte della cosiddetta «nuova fisica». La scoperta del bosone di Higgs, la particella grazie alla quale esiste la massa, ha segnato un traguardo senza precedenti ed è diventata così popolare da entrare nel Guinnes dei primati. Ma adesso sta per cominciare qualcosa di radicalmente nuovo.
Nella primavera 2015 il più grande acceleratore di particelle del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc), riprenderà a funzionare dopo la lunga pausa tecnica e lo farà all'energia straordinaria di 13.000 miliardi di elettronvolt (13 TeV): «Non sarà più la stessa macchina che ha scoperto il bosone di Higgs», osserva il direttore scientifico del Cern, Sergio Bertolucci. «Si potranno produrre un maggior numero di bosoni di Higgs - spiega - e questo permetterà di studiare le proprietà di questa particella per capire se quello scoperto è “il” bosone di Higgs previsto dalla teoria di riferimento della fisica, o se è uno dei bosoni di Higgs». In secondo luogo, prosegue, «potremo produrre nuovi tipi di particelle», come particelle supersimmetriche o dimensioni extra dello spazio: saranno i primi passi nella «nuova fisica».
D'altro canto il Cern ha sempre guardato al futuro fin dalla sua nascita, avvenuta il 29 settembre 1954, quando 12 stati hanno istituito l'Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare. L'idea era nata da uno dei “ragazzi di via Panisperna”, il fisico Edoardo Amaldi. Oggi, con 21 Paesi membri, il Cern è il più grande laboratorio del mondo dedicato alla fisica delle particelle. «Il Cern - agginge - è nato da una di quelle idee di altissimo profilo di cui l'Europa sa essere promotrice: usare la scienza per rimettere insieme un'Europa segnata dalla seconda guerra mondiale, un'idea visionaria, che ha travalicato fisica e scienza».
Anche per il presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Fernando Ferroni, «sono stati 60 anni felici».
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Nuoro (Pagina 26 - Edizione CA)
Università senza fondi, nuovo sos alla Regione
NUORO. Mancano due milioni e 700 mila euro attesi per il 2013
 
Il futuro dell'università nuorese se non certezze cerca almeno i fondi promessi. Due milioni 746 mila per il 2013 non ancora giunti a destinazione, senza considerare quelli del 2014. Gli operatori della coopertiva Ecotopia boccheggiano, Legacoop sollecita Regione e Consorzio universitario a scongiurare il peggio. Intanto, con l'assestamento di bilancio presentato dalla giunta Pigliaru, si prevedono nuovi tagli al settore. «Mi auguro che sia un provvedimento tecnico che va a cercare il pareggio di bilancio e nella realtà la decisione sia quella di non togliere niente al fondo unico delle università decentrate», auspica Caterina Loi, commissario del consorzio nuorese, che esterna fiducia: «Stiamo regolarmente iniziando l'anno accademico per i nostri circa 800 ragazzi».
NODO FINANZIARIO Il mancato trasferimento dei fondi regionali del 2013 appesantisce la crisi di Ecotopia: 33 operatori impeganti da vent'anni a garantire tutti i servizi che si ritrovano senza stipendio. «Bisogna fare qualcosa. Auspichiamo un intervento immediato da parte delle autorità regionali, chiediamo di guardare la questione come una priorità assoluta», dice Totoni Sanna, presidente di Legacoop. Spiega Loi: «Abbiamo pagato i fondi a novembre 2013 nonostante sia mancato il trasferimento da parte della Regione. Ora non possiamo più farlo, finché non arrivano ulteriori accreditamenti. Ma siamo fiduciosi che a breve scadenza ci possa essere la liquidazione del fondo 2013». E per il 2014? «Manca la delibera della Giunta di divisione del fondo unico. L'auspicio, senza polemica, è che vengano per lo meno confermati gli stanziamenti dell'anno precedente», sottolinea il commissario del consorzio.
ORDINE DEGLI AGRONOMI Un appello forte a salvare l'università nuorese arriva dal consiglio dell'ordine degli agronomi, presieduto da Marcello Caredda. «Biblioteche, musei e università sono essenziali e irrinunciabili dai quali il nostro territorio trae linfa vitale. In particolare i corsi di laurea di Nuoro, dipendenti dal dipartimento di Agraria, nonostante tutto rappresentano un importante motore di sviluppo formando una buona parte di professionisti che oggi operano nel territorio». Il richiamo degli agronomi vale per tutti, dalla Regione alla Provincia, al sindaco di Nuoro, al consorzio, sollecitati a prendere in mano la situazione per salvare Ecotopia e i corsi di studio.
Marilena Orunesu
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Agenda Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
La registrazione anagrafica
 
Ho letto alcune dichiarazioni del sindaco di Monserrato a proposito della registrazione anagrafica, presso il Comune di Monserrato dei bambini nati nel Policlinico, e quindi nel territorio di Monserrato. Ciò viene presentato nell'articolo che ho letto come una sorta di compensazione dei sacrifici sopportati dalla Comunità di Monserrato per la realizzazione del nuovo insediamento universitario. Devo dire che ho sempre sentito diversi cittadini di Monserrato e taluni amministratori parlare dell'Università a Monserrato quasi fosse per loro un'attività dalla quale sarebbero derivati convenienze e benefici economici, e non sacrifici. E così doveva essere se gli utenti dell'insediamento universitario avessero trovato servizi di differente tipo, tali da far loro preferire di avvalersi di questi, piuttosto che recarsi nella città di Cagliari per disporne: credo che il futuro di Monserrato debba essere quello di trasformarsi sempre di più anche in luogo di servizi per gli utenti degli spazi universitari. Parliamo da tempo di città metropolitana ed in questa logica devono essere costruite quelle opportunità di riequilibrio della forza attrattiva di Cagliari, che vanno governate, ma anche promosse dai differenti centri, che forse confluiranno nella futura città metropolitana: è anche un problema di iniziative imprenditoriali. In conclusione, mi sembra che il ragionamento presente nell'articolo non vada nella direzione di un'agevole realizzazione della città metropolitana.
Francesco Annunziata
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Una rotatoria dedicata a Fortunato Manca
MONSERRATO. I nuovi nomi delle strade: c'è anche via Università
 
San Fulgenzio torna a Tunisi, lascia per sempre la via di Monserrato che cambia nome seguendo il prestigio: si chiamerà via dell'Università. Ufficializzata l'iniziativa venerdì in una delibera di giunta, resta solo la messa in opera e la soddisfazione di rendere ancora più forte il legame con la struttura universitaria.
«Ho sentito il direttore generale del Policlinico Ennio Filigheddu e il Rettore Giovanni Melis, sono entusiasti di questo provvedimento», ha commentato il sindaco Gianni Argiolas. Che vuole dedicare in particolar modo il cambio della nome della via al professore Duilio Casula che mise la prima pietra per la realizzazione del Policlinico a Monserrato. «E finalmente possiamo dedicare la rotatoria, quella poco prima della ex via San Fulgenzio, al nostro pugile Fortunato Manca a seguito di una petizione dei cittadini ma anche di molte segnalazioni a livello internazionale che volevano per lui un riconoscimento importante». Uno sportivo d'eccellenza a Monserrato, uno dei più grandi pugili sardi vissuto sino al 2008, ex campione europeo, per il quale da tempo si chiedeva un angolo della città. Ora arriva il tanto atteso riconoscimento, per la gioia della famiglia e degli appassionati.
Per non creare danni agli abitanti, nessun indirizzo verrà compromesso con il cambio della via San Fulgenzio in via Università. «Sarebbe stato un disagio .- dice il sindaco - e invece la via Università inizia in corrispondenza di via Fermi, una soluzione intelligente. È solo il primo di una serie di interventi sulla toponomastica che vogliamo portare avanti».
Virginia Saba
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 7
l’operatore
Cuccu: «Più sforzi in comune
per l’Università del mare»
 
LA MADDALENA «Più sforzi in comune tra Marina e autorità civili per dare vita all’Università del mare e a un Polo d’eccellenza per la nautica». È la missione possibile delineata in questa fase, per tutto l’arcipelago, da Marco Cuccu, proprietario di un barcone per il trasporto dei turisti nelle isole e, con un’altra serie d’interventi innovativi, fortemente attivo come imprenditore in questo difficile mercato. «Finora spesso non sono stato ascoltato, ma io vado avanti lo stesso – dice – Nel 2011, per esempio, ho proposto un servizio di mobilità alternativa a Caprera a basso impatto ambientale con pulmini elettrici e linee eco-sostenibili. E oggi penso che sempre lì, a Punta rossa e altrove, si possano porre le premesse per un centro destinato al rilascio delle certificazioni nautiche sia civili sia militari. Perché noi maddaleni e molti sardi dovrebbero continuare ad andare sulla penisola a seguire dei corsi quando qui da noi ci sono le risposte a ogni genere di richiesta in tal senso e la Marina potrebbe svolgere un ruolo attivo?». Insomma, secondo Cuccu, quella della Maddalena è una «location invidiabile per dare vita a un polo interforze riservato alla formazione professionale». «Al contrario di ciò che pensa l’attuale giunta comunale, non ritengo giusto che oggi la Marina si faccia da parte dopo che la sua storia si è intrecciata con la nostra negli ultimi due secoli – conclude l’operatore – Invece in un nuovo sviluppo guidato con una revisione del suo quadro d’azione, ritengo che la Difesa possa contribuire enormemente allo sviluppo del territorio. Certamente è ormai indispensabile che indichi con rapidità e precisione i beni che ancora le servono. E che permetta poi la pianificazione del tessuto e del contesto civile con altre forme di economia». (ha collaborato Andrea Nieddu)
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 11
Il PROGETTO
La Regione deve dare direttive all’Ersu perché utilizzi l’edificio di piazza Castello
Sanna: con il campus il centro rinascerà
di Paoletta Farina
 
SASSARI – Allora, mentre l’Ersu sta vagliando le offerte per l’acquisizione dell’area dove costruire il campus universitario, lei rilancia come sede la caserma La Marmora in piazza Castello. Cosa è successo? «Semplicemente che il progetto, contenuto già nelle linee programmatiche del mio mandato, può dare una migliore collocazione degli studenti fuori sede, in una zona che non sia periferica, ma nel cuore cittadino, rivitalizzando così il centro storico che vive uno spopolamento mai conosciuto. Ma avrebbe, il mio progetto, anche il vantaggio di risparmiare tempo e denaro». – Cioè? «La caserma è già disponibile, per la metà, per usi civili. È uno dei beni demaniali che sono stati dismessi e, per effetto dell’accordo siglato tra Stato e Regione, deve passare al patrimonio regionale. Ciò significa che non è necessario pagare, con i soldi dei contribuenti, per acquistare una nuova area dove costruire il campus, poiché il trasferimento alla Regione è a costo zero. Solo per l’acquisto del terreno, invece, se ne andrebbero diversi milioni». – E poi? «E poi i tempi di realizzazione sarebbero di sicuro meno lunghi. Ritengo che l’Ersu impiegherebbe non meno di sei anni. Se invece si decidesse di fare gli alloggi per gli universitari in piazza Castello, per la ristrutturazione basterebbero due anni. L’edificio è sano, grazie all’attenta manutenzione che vi ha fatto in tutti questi anni l’Esercito e penso si presti ottimamente ad una riconversione». – Ma la ristrutturazione chi la farebbe? L’Ersu, dopo la bocciatura di residenze universitarie nelle ex Semolerie Azzena, ha presentato un nuovo bando in cui si parte, ancora, dall’acquisto di un’ area. «Quando di recente la direzione regionale dell’Agenzia del Demanio ha contattato il Comune per mettere a disposizione immobili come sede di uffici giudiziari, è risultato che anche l’ex caserma era, diciamo così, sul mercato. Già dal 2001, infatti, era stata eseguita una stima del suo valore in caso di dismissione, pari a quasi 34 miliardi di lire. Premesso questo, la “La Marmora” può entrare nel patrimonio dell’Ersu, in quanto ente regionale, e poi deve essere la Regione a dare le direttive perché lo storico edificio debba diventare casa degli studenti». – L’Ersu sostiene però che si perderanno i finanziamenti europei, 20 milioni di euro, se non si realizzerà un campus con le caratteristiche previste nel bando «Non è così. Già dallo scorso anno i fondi europei sembravano persi, e invece sono ancora lì. E nella delibera con cui il Cipe ha approvato il finanziamento non mi pare che ci siano vincoli che impediscano una ristrutturazione di un bene esistente». – La caserma sede ideale, quindi? «Con 12mila metri quadri già a disposizione, sul lato via Politeama e piazza Castello, non ci sarebbero certo problemi ad alloggiare cinquecento studenti». – Mancherebbero impianti sportivi e verde... «Ci sono tutti i presupposti per averli a pochi passi di distanza. Allora, per il campus sono disponibili in tutto 40 milioni di euro, 20 messi dall’Europa, e gli altri 20 da finanziamenti regionali. Ora, se si riparmia sull’acquisto dell’area, se ne spendono al massimo una ventina per la ristrutturazione, rimangono anche i fondi per acquistare dai privati che ne sono proprietari il cinema Moderno. Una struttura che può essere riconvertita al meglio per attività sportive. Al suo interno c’è una piscina, all’esterno un ampio cortile, dove ospitare campi sportivi. La stessa sala del cinematografo potrebbe diventare una palestra. E poi ci sono i terreni sul Fosso della Noce, anche questi da acquisire dai privati proprietari del Moderno, dove il verde non manca». – Con L’Ersu la guerra continua, insomma. «L’Ersu non ha coinvolto la città quando ha presentato il progetto di campus negli ex mulini Azzena. Ma il Comune già dalla prima giunta Ganau voleva gli studenti universitari nel tessuto urbano e non emarginati in periferia. E ribadisco che non accetteremo alcun progetto da parte dell’Ersu che abbia necessità di varianti». – Come per il centro storico il campus sarebbe un’occasione di rilancio? «Nascerebbero nuove attività imprenditoriali legate alla presenza degli universitari, quelle esistenti ne trarrebbero vantaggio,e poi attirerebbero altri studenti. Vorrei che commercianti e residenti sostenessero questo progetto. Nella La Marmora la Brigata Sassari ha portato i suoi migliori giovani, noi vogliamo portare anche la nostra migliore gioventù.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Oristano – pagina 18
Silenzio stampa sui Giganti: scoppia la polemica
La Direzione regionale dei Beni culturali impone il segreto
L’ex governatore Cappellacci: «Vergogna, è un’assurdità»
di Roberto Petretto
 
CABRAS Se il metro usato nella comunicazione sarà quello che ha tenuto nascosti per decenni i primi Giganti usciti dalla collina di Mont’e Prama, c’è il rischio che sulla vicenda calino una cappa di silenzio e di oblio. Forse non altrettanto lunghi, ma comunque poco comprensibili per il pubblico che segue con grande attenzione le vicende delle scoperte archeologiche nelle campagne del Sinis. Le vicende degli scavi archeologici di Mont’e Prama stanno godendo di un’attenzione mediatica che, se fosse a pagamento, costerebbe una fortuna. Invece dalla Soprintendenza arriva l’ordine di tenere lontani i giornalisti. Il clamore e la curiosità mal si conciliano, evidentemente, con la linea d’azione di Ministero e Soprintendenza. Ma c’è chi protesta. L’ex presidente della Regione , Ugo Cappellacci, ad esempio: «Il silenzio imposto dalla Direzione regionale Beni culturali sugli scavi che stanno riportando alla luce altri Giganti di Mont'e Prama è una vergogna, un'assurdità indegna di un paese democratico». Secondo l’ex governatore si tratta di «una decisione paradossale, visto che il problema è proprio quello opposto: dei Giganti si parla ancora troppo poco. Bisogna diffondere la conoscenza e non limitarla a suon di segreti assurdi». Le scoperte fatte a Mont’e Prama con l’ultima campagna di scavi, e ancor più quelle che sembrano a portata di mano, hanno portato i Giganti sulle pagine dei quotidiani locali e nazionali, sugli schermi delle televisioni e, in un effetto moltiplicatore, sui computer di migliaia di persone. Il fascino delle prospettive che si aprono per il sito tra lo stagno e il mare stanno richiamando l’attenzione di persone che solitamente non si sarebbero avvicinate all’argomento. E, in una fase in cui questa attenzione è massiccia, in aumento e gratis, la Soprintendenza cosa fa? Chiude i rubinetti delle informazioni. E mette all’ingresso dell’area degli scavi un cartello virtuale con una foto di un giornalista e la scritta: “io non posso entrare”. Scherzi a parte la scelta di “tagliare” le informazioni è quantomeno discutibile. Da Cappellacci arriva una proposta: «La Regione chieda subito la convocazione della cabina di regia permanente, prevista nel protocollo firmato nel 2011 per la valorizzazione del complesso scultoreo e del sito, e chieda la revoca immediata della circolare che di fatto impedisce agli archeologi e a tutto il personale impegnato nei lavori di dare informazioni». Il momento di grande attenzione potrebbe rappresentare una risorsa e non un problema: quante persone sarebbero disposte a pagare pur di assistere in diretta al lavoro degli archeologi nell’area di Mont’e Prama e magari assistere a una nuova scoperta? Certo, sarebbe necessario un cambio di passo, un mutamento di mentalità per i quali forse l’organizzazione della Soprintendenza non è strutturata.

Questionnaire and social

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