Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 September 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
Archeologia
Mont'e Prama, dalla collina ora affiora un pugile integro
La statua è composta da un blocco intero. Oggi si saprà se c'è la testa
 
È tutto intero, dalle spalle alle caviglie. Il Gigante scoperto ieri nella collina di Mont'e Prama potrebbe essere il primo reperto, in tutta la storia delle statue del Sinis, trovato in un unico blocco. La conferma si potrà avere tra pochissimo, quando gli archeologi capiranno se anche la testa, ancora sotto terra, è ben salda al collo, che invece già si intravede. Mentre i piedi attaccati alla base sono stati già scoperti nei mesi scorsi.
Quello di ieri dunque è il ritrovamento più spettacolare che ha lasciato tutti senza fiato. Si tratta di un pugile conservato in ottime condizioni. È enorme, due metri e qualche centimetro. Chi ha visto la statua da vicino si accorge che non presenta nessun tipo di imperfezione: dalle gambe al busto, dal torace alla corazza che ricopre l'avambraccio sino alla mano. «Potrebbe essere un unico blocco - commenta Paolo Bernardini, docente di Archeologia fenicia e punica dell'Università di Sassari -. Per ora è difficile capirlo anche perché attorno ci sono tante pietre cementate che stiamo spostando con cura per evitare qualche frattura. Siamo comunque molto ottimisti. Una cosa è certa: siamo davanti a un ritrovamento incredibile, conferma che ci troviamo in una necropoli monumentalizzata».
Intanto già emergono le prime tesi da parte degli studiosi. «È già chiaro che si tratta di un pugile diverso dagli altri - continua Paolo Bernardini -. Lo scudo appoggiato alla mano non è infatti circolare come quelli esposti oggi nei musei di Cabras e Cagliari ma più chiuso e avvolgente come quello dei bronzetti». È proprio questa diversità e similitudine ha aperto, ieri pomeriggio, nuovi scenari agli archeologi che lavorano sul posto: «Il Gigante sembrerebbe assomigliare tanto a un bronzetto rinvenuto nell'antica Etruria risalente al IX secolo a.C a Vulci, precisamente nella necropoli di Cavalupo - dice ancora Paolo Bernardini -, unico dei bronzetti sardi ad avere una datazione certa. E se questa tesi venisse confermata, finalmente potremmo dare un'età anche a tutte le statue ritrovate nel Sinis, tra il 1975 e il 1979».
Ma c'è dell'altro. Sempre ieri pomeriggio, nella collina di Mont'e Prama, è venuta alla luce un'altra grande pietra: «Al momento è un enigma - afferma l'archeologo della Soprintendenza Alessandro Usai, super visore dello scavo in corso -. Potrebbe essere tutto ma anche niente. Il tempo e il lavoro ci darà le risposte che stiamo cercando».
A pochi metri dal nuovo pugile adagiato in terra, uno nuovo team di archeologi sta ispezionando delicatamente l'interno della tomba, che nella notte tra sabato e domenica è stata violata dai tombaroli. L'obiettivo è solo uno: analizzare il dna dei resti per conoscere quali erano le malattie antiche ma anche per scoprire il rituale di seppellimento. Per ora sono stati prelevati diversi denti, un mandibola, una falange e altre ossa lunghe e fini. Manca però la parte facciale del cranio, troppo deteriorata.
Sara Pinna
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
Smart cityness
Come sarà la città intelligente
 
Gli obiettivi, tutti ambiziosi, sono tanti: informare, promuovere la città e una cultura della cittadinanza attiva, coinvolgere e sperimentare. E verranno tutti centrati a partire da oggi.
Debutta stamattina Smart Cityness, il primo festival sul tema delle città intelligenti e dell'innovazione sociale e tecnologica. Nell'anno della sua inaugurazione dedicato alla condivisione.
Un'iniziativa ideata e organizzata da Urban Center Cagliari in collaborazione con il Comune, l'Università e decine di altri importanti partner. E che vede il quartiere di Castello come location privilegiata.
Il Ghetto degli ebrei, destinato ad area meeting, e il chiostro della facoltà di Architettura, dedicato ai laboratori, ospiteranno eventi per tutte e tre le giornate: oggi, domani e dopodomani.
Al Ghetto degli ebrei si terranno sei incontri aperti al pubblico con esperti nazionali e internazionali in campo di innovazione tecnologica, dalle 16 alle 20. Le aule della facoltà di architettura, invece, ospiteranno “Collabora”, un vero e proprio laboratorio territoriale di innovazione sociale a cui parteciperanno gli studenti universitari. Al termine dei lavori una commissione scientifica sceglierà i tre migliori progetti nell'ambito di: riqualificazione dello spazio pubblico, promozione dell'immagine della città e del proprio tessuto urbano, artigianato 2.0 e creatività. (v. n.)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
La polemica
Monserrato rivendica i bimbi nati al Policlinico
 
Nessuno tocchi i neonati venuti alla luce al Policlinico: sono nati a Monserrato e sulla loro carta d'identità - e nel codice fiscale - non ci potranno essere “cessioni” a favore di Cagliari. Lo sostiene, anzi lo rivendica il sindaco Gianni Argiolas, primo cittadino del Comune dell'hinterland.
«I neonati vanno registrati in prima battuta nel Ccomune dove sono nati. Lo dice il Dpr 396 del 2000. E poi mi sembra un atto di rispetto nei confronti di Monserrato, perché crediamo nell'università e nel Policlinico. Abbiamo dato tanto, in termini di territorio, e almeno sotto questo aspetto è giusto che si ottenga quello che ci spetta», dice Argiolas.
Le promesse fatte all'inaugurazione del Blocco Q, dove da dieci mesi è stata trasferita la clinica Ostetrica, erano altre. E per ora non si è riusciti a metterle in pratica per questioni tecniche: il servizio informatico andrebbe aggiornato. Per il sindaco la questione delle nascite è però una sorta di risarcimento: «Il nostro territorio è un fazzoletto o poco più. Abbiamo dato tanti terreni all'università, nell'unico punto in cui era possibile un'espansione. Poi Monserrato non ha niente di inferiore rispetto a Cagliari. Di fatto non abbiamo nessun beneficio. Anzi: il nostro Comune ha un carico di lavoro in più, che sopportiamo volentieri». Ma la nascita a Monserrato è solo un “passaggio”, perché poi i bambini possono essere registrati nelle anagrafi degli altri Comuni. «Sarà solo un passaggio, che però non si può saltare: è una questione di principio», dice il sindaco.
Michele Ruffi
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Spettacoli e Società (Pagina 42 - Edizione CA)
Conservatorio
Elisabetta Porrà confermata direttrice per altri tre anni
 
Elisabetta Porrà sarà la direttrice del conservatorio di Cagliari “Giovanni Pierluigi Da Palestrina” ancora per i prossimi tre anni. La riconferma mercoledì sera: elezione senza bisogno di ricorrere al ballottaggio. Diplomatasi giovanissima in Pianoforte, è stata per anni impegnata in una prolifica attività concertistica. Dal 2005 al 2011 è stata vicedirettrice del conservatorio del quale è stata poi eletta direttrice per tre anni. «Una vittoria della musica», è stato il commento a caldo di Elisabetta Porrà. Eletto anche il nuovo presidente: al posto di Aldo Accardo arriva Gianluca Floris, 50 anni, tenore, operatore culturale e scrittore. Adesso per il conservatorio si apre una nuova fase: le priorità, affermano Elisabetta Porrà e il presidente Floris, sono la didattica, l'apertura verso il territorio e le istituzioni consimili, i direttori scolastici e le università.
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Trivelle, tutti contro il Governo
I comitati: «Vantaggi? Guardate la Basilicata, sono poverissimi»
Viale Trento punta a un'azione unitaria con le altre Regioni per cambiare lo Sblocca Italia
 
Il consiglio regionale della Puglia ha già chiesto al Governo, con un ordine del giorno, di rivedere la regolamentazione delle attività estrattive di idrocarburi. In Basilicata sono pronti alle barricate contro le estrazioni di petrolio off shore. In Sicilia cinque Comuni e otto associazioni ambientaliste si sono unite contro il progetto di trivellazione marina dell'Eni ed hanno presentato un ricorso al Tar.
Da nord a sud le Regioni iniziano a mobilitarsi contro i 369 progetti di ricerca o coltivazione di idrocarburi in terra e le 161 richieste di perforare il mare che hanno già ottenuto il via libera o rischiano di ottenerlo senza che gli enti (e le popolazioni) locali si possano opporre in alcun modo. La Sardegna per ora annuncia che «assumerà tutte le posizioni atte a salvaguardare gli interessi della nostra terra in termini di tutela dell'ambiente e sviluppo economico teso alla difesa delle risorse ambientali e territoriali», come ha detto mercoledì l'assessore regionale all'Ambiente. Compresi ricorsi sino alla Corte costituzionale. Ma al momento - ha confermato ieri Donatella Spano - non è in programma un'iniziativa autonoma di Viale Trento, in attesa che la Conferenza delle Regioni approfondisca l'articolato del decreto legge “Sblocca Italia” e rediga un documento che conterrà le osservazioni di tutti. Si tenta un'azione politica, insomma, con l'intento di arrivare al 16 ottobre, data della prossima riunione delle Regioni, con un documento condiviso da sottoporre al Governo prima che il decreto venga convertito in legge.
Del resto se da un lato Matteo Renzi ha ribadito la ferma volontà di scippare alle Regioni ogni potere di veto sui progetti di ricerca di idrocarburi, dall'altro nello stesso decreto afferma di voler rispettare «il principio di leale collaborazione con i diversi livelli territoriali, nonché il principio costituzionale di tutela dell'ambiente».
Principi che sarebbero apertamente violati se il Governo - in nome di un supposto interesse strategico nazionale - desse il via libera al progetto “Eleonora” col quale la Saras vuole scavare, contro il volere dei territori, un pozzo profondo 2850 metri in un'area di 443 chilometri quadrati alla ricerca di metano. Un progetto bocciato dal Savi (Servizio di sostenibilità ambientale, valutazione impatti e sistemi informativi ambientali) che il 9 settembre ha dichiarato inammissibile lo studio di impatto ambientale del progetto perché non è conforme al Piano paesaggistico regionale e al Puc del Comune di Arborea.
Se il Governo andasse avanti si porrebbe anche un problema di costituzionalità dei provvedimenti visto che, come specifica il ministero dello Sviluppo economico nelle schede che riguardano il progetto Eleonora «in Sardegna, per la sola terraferma, in virtù dello Statuto speciale, la competenza normativa e amministrativa è completamente autonoma». C'è dunque spazio per un ricorso alla Consulta?
«La situazione è fluida, c'è un negoziato tra Regioni e Stato, bisognerà vedere come sarà modificato il decreto legge e poi valutare in che modo eventualmente agire», spiega Pietro Ciarlo, docente di Diritto costituzionale all'università di Cagliari e tra i 35 componenti della commissione speciale per le riforme nominata da Enrico Letta all'inizio dell'estate del 2013. «Certo è che il Governo vuole riappropriarsi di queste competenze e che le Regioni stanno facendo resistenza. Ed è altrettanto certo», aggiunge, «che la classe politica sarda negli ultimi anni è stata troppo impegnata a litigare e ha dimenticato di difendere la sua specialità».
Intanto il Comitato di resistenza popolare contro il progetto Eleonora ha replicato con una lunga lettera al Sole 24 ore, il quotidiano di Confindustria (sponsor del progetto) che nei giorni scorsi ha deriso la Regione, rea di aver «rinunciato al suo metano, conservato in miliardi di metri cubi nelle profondità dell'isola». I cittadini hanno ricordato, tra le altre cose, che le «succose royalties» alle quali la Sardegna rinuncerebbe dandosi, secondo il quotidiano, la zappa suoi piedi, «non siano riuscite a risollevare l'economia di una delle regioni d'Italia tra le più trivellate, la Basilicata, la quale secondo i dati Istat, ha un indice di povertà tra i più alti in Italia».
Fabio Manca
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
I “bianchi” in vetrina
Rassegna di vini a Santa Croce
 
I migliori vini bianchi conquistano il Bastione di Santa Croce. Oggi dalle 18.30 seconda edizione della rassegna “Bianchi di Sardegna”: Regione, Comune, agenzia Laore e produttori insieme per dare a Cagliari il ruolo di “porta della Sardegna”. Lo avrà all'Expo 2015 a Milano e s'inserisce anche nella corsa per la Capitale della cultura 2019.
Quaranta aziende metteranno in mostra 70 vini bianchi in rappresentanza di 18 consorzi di prodotti Doc e Docg. «È il momento di avviare un nuovo percorso di comunicazione all'estero dei nostri prodotti locali», ha spiegato l'assessore regionale all'Agricoltura, Elisabetta Falchi.
«Progettiamo», ha commentato il sindaco Massimo Zedda, «di aprire in città uno spazio dove tutti i paesi della Sardegna possano di volta in volta mettere in mostra le proprie iniziative».
Il Comune ha siglato un protocollo d'Intesa con Laore: prevede l'inserimento di prodotti sardi a chilometri zero nelle mense scolastiche. «Puntiamo anche al coinvolgimento di tutte le mense pubbliche, come ospedali e Ersu», ha aggiunto il direttore generale di Laore Maria Ibba.
Marcello Zasso
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
ARCHITETTURA E RINASCITA DELLA CITTÀ
 
Oggi, dalle 15,30, nell'aula magna del dipartimento di Architettura, in via Corte d'appello, conferenza-incontro: “Cagliari dalla crisi alla rinascita. I fondamentali della città”.
 

LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 8
Asl, parte la rivoluzione in Regione
Concluso in commissione l’esame del nuovo assetto con 12 aziende, entro ottobre via tutti i manager
 
CAGLIARI Le Asl saranno commissariate non prima di fine ottobre. Solo fra due settimane la proposta di riordino del sistema regionale sanitario sarà inserita all’ordine del giorno del Consiglio regionale. Ieri la commissione Sanità, presieduta da Raimondo Perra, ha concluso l’esame degli articoli della bozza presentata dal Partito Democratico e poi sospeso la votazione finale in attesa del necessario parere della commissione Bilancio. Parere che dovrebbe arrivare entro la fine della prossima settimana e a quel punto il testo dovrebbe essere licenziato dalla commissione che ha cominciato a esaminarlo due mesi fa. Resta da capire ancora se l’inserimento nella mappa della dodicesima Azienda (è quella che dovrà gestire il servizio urgenza 118 e pronto soccorso, ora diviso a metà fra Cagliari e Sassari) basterà da solo a far saltare gli attuali manager tutti nominati dalla vecchia giunta di centrodestra. Secondo alcune indiscrezioni, alcuni partiti della maggioranza (a cominciare dal Centro Democratico) vorrebbero inserire all’ultimo momento anche un emendamento che riduce, invece di aumentare, il numero delle Asl. Se questo tentativo non dovesse avere successo, la proroga dei direttori generali in carica potrebbe addirittura allungarsi. Un articolo della proposta di legge prevede che sia la Giunta a «completare il riordino del sistema regionale» con un disegno di legge da presentare entro novanta giorni dal prossimo voto del Consiglio. Tempi ancora più lunghi, dunque, anche se il Pd è sicuro che con l’ingresso dell’Azienda per le emergenze, la sigla è Areu, la stessa Giunta potrà commissariare molto prima e comunque entro ottobre le otto vecchie Aziende sanitarie, l’ospedale Brotzu e i due policlinici di Cagliari e Sassari. È evidente che il centrosinistra vuole spingere sull’acceleratore, soprattutto ora che i rapporti fra l’assessore alla Sanità, Luigi Arru, e i manager nominati dal centrodestra si sono deteriorati. L’ultimo scontro è con il direttore generale dell’Asl 7 (Sulcis) che sarebbe deciso a citare in giudizio la Regione dopo che l’assessorato alla sanità gli ha bocciato il bilancio 2012. Una scelta subito contestata dalla consigliera regionale del Centro Democratico, Anna Maria Busia: «Maurizio Calamida – è lui il manager dell’Asl 7 – invece di fare causa alla Regione deve dimettersi per l’uso improprio di denaro pubblico che ha fatto finora». Sono tesi anche i rapporti tra l’assessorato e il manager dell’Asl 1 di Sassari. A suo tempo anche Massimo Temussi ha dato incarico a un legale di valutare se fosse o meno regolare la direttiva con cui mesi fa l’assessore alla Sanità aveva imposto ai direttori generali di limitarsi solo all’ordinaria amministrazione. Circolare, a quanto pare, che nessuno ha rispettato e proprio da lì sarebbero cominciati i contrasti più duri. Ma ormai è chiaro: il conto alla rovescia è cominciato e per le Asl il commissariamento è solo questione massimo di un mese. Bisognerà poi vedere come Giunta e maggioranza si muoveranno nella scelta dei traghettatori verso il nuovo sistema sanitario. Le scelte non saranno facili e anzi possibile che proprio sugli incarichi risaltino fuori vecchi malumori. (ua)
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 6
Spunta il trentesimo guerriero dopo un riposo durato 27 secoli
Un’altra sensazionale scoperta: la statua è tra le meno danneggiate e sarà subito esposta nel museo
È un pugilatore e presenta nuove caratteristiche, somiglianze con un bronzetto trovato a Viterbo
di Claudio Zoccheddu
 
CABRAS L’hanno trovato adagiato su un fianco, come se stesse riposando. L’ultimo gigante restituito alla luce dalla collina di Mont’e Prama è il più misterioso e uno dei più integri. Il trentesimo dei “colossoi”, come li chiamava il padre degli archeologi sardi Giovanni Lilliu, è un pugilatore, ma ha forme del tutto originali. Il disegno del guanto che ricopre il pugno non ha corrispondenza con gli altri già scoperti. E lo scudo è del tutto differente da quelli rinvenuti fino ad avantieri. I precedenti erano circolari. L’ultimo, allungato, protegge il fianco, dalla spalla all’anca. Una gemma archeologica che ha evocato un parente illustre: «Ricorda il bronzetto della necropoli di Cavalupo, a Vulci, in provincia di Viterbo – ha spiegato Paolo Bernardini, docente di archeologia all’università di Sassari – In realtà potrebbe essere utile un confronto tra il guerriero di pietra e quello di bronzo». A stuzzicare l’interesse degli archeologi c’è un dettaglio che potrebbe fare la differenza: «Il bronzetto di Cavalupo porta in dote una datazione precisa: risale al nono secolo prima di Cristo. Se le due opere dovessero davvero essere collegate in qualche modo, avere una data certa su cui lavorare sarebbe un ottimo punto di partenza», ha concluso il professore. Non è l’unica buona notizia per gli archeologi. L’intrusione dei tombaroli che aveva fatto scattare l’allarme rosso qualche giorno fa è stata ridimensionata: dalla tomba profanata non è stato portato via nulla. «Ne siamo quasi certi – ha confermato il responsabile degli scavi, Alessandro Usai – L’équipe di bioarcheologi guidata da Salvatore Rubino ha rinvenuto una parte del teschio, le ossa lunghe e una porzione di mandibola da cui è stato possibile estrarre alcuni denti». Saranno proprio i denti le parti da cui gli esperti proveranno a estrarre il dna dell’uomo (o della donna) che era stato seppellito nella necropoli qualcosa come 2700 anni fa. La caccia al filamento di codice potrebbe fruttare altre novità: il ceppo genetico dell’uomo o l’eventuale virus che ne ha causato la morte. Informazioni necessarie per ricostruire le vicende di una terra misteriosa che inizia restituire frammenti di certezze. «Non ci sono tracce, per ora, del tempio ipotizzato, ma siamo sicuri che questo non fosse solo un semplice luogo di sepoltura», ha aggiunto Bernardini prima di affrontare un’altra teoria che si sta facendo largo: «Il complesso potrebbe essere stato distrutto dai cartaginesi. Abbiamo ritrovato frammenti di ceramica punica nella stessa zona da cui è saltato fuori l’ultimo gigante». Intanto, il pugilatore dovrà attendere qualche giorno prima di essere trasportato nel museo di Cabras, dove sarà subito esposto. Gli archeologi lavorano con attenzione e la presenza di una guardia armata durante la notte ha cancellato il timore di nuovi raid dei tombaroli.
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 25
Campus Ersu, ora le critiche
sul bando le fa anche il cda
di Vincenzo Garofalo
 
SASSARI «Troppe pecche nel bando per il campus universitario dell’Ersu. Mi dissocio dalle scelte dell’ente e mi auguro che si possa arrivare a un progetto veramente condiviso con la città». Il nuovo attacco contro i vertici Ersu per la gestione dell’affaire del nuovo residence per studenti da 40 milioni di euro arriva dal cuore dello stesso Ente per il diritto allo studio. A bocciare le decisioni del presidente e del direttore generale è Carlo Sotgiu, membro del cda dell’Ersu sassarese. Mentre la città aspetta che sia pubblicata la graduatoria delle sette proposte pervenute e “promosse” per la cessione dell’area su cui costruire la struttura da 500 posti letto, Sotgiu prende le distanze dalla dirigenza. «Già dal mese di giugno ho manifestato al presidente e al direttore generale le mie perplessità riguardo ai contenuti dell’avviso pubblico, chiedendone addirittura il ritiro - spiega - e come ha evidenziato anche il Wwf di Sassari, il bando contiene una serie di parametri e di requisiti richiesti, perlomeno discutibili, non totalmente condivisi dal cda, ma ugualmente adottati in fase di predisposizione dell’avviso pubblico. Mi riferisco, per esempio, al fatto che l’area dovesse essere consegnata libera da ogni eventuale costruzione e manufatto; o in merito alle modalità di attribuzione di alcuni punteggi che andrebbero a privilegiare aree difficilmente riscontrabili al centro della città». I punteggi cui fa cenno Sotgiu, sono le valutazioni che la commissione di gara nominata dall’Ersu darà alle offerte prevenute. Stando a come è stato elaborato nil bando, sembrerebbe che siano premiati i siti molto estesi, che in città non esistono. «L’iter è stato fin troppo tortuoso - continua Sotgiu -, . quando sono arrivato all'Ersu lo scorso luglio, l'ente aveva un contratto preliminare che lo vincolava fino al 31 dicembre con l'area delle ex semolerie. Scaduto il termine il cda ha deciso a maggioranza, con mio parere contrario, una proroga di 30 giorni per verificare se il Comune di Sassari avrebbe concesso o no la variante urbanistica - spiega ancora -, in seguito è stata proposta un’altra proroga ma il cda con 3 voti contrari e un astenuto ha bocciato tale ipotesi. Solo allora si è riusciti ad aprire una fase di coinvolgimento dell'Università e dell'amministrazione comunale che ho fortemente contribuito a creare», conclude, «Una partita di questa importanza dovrebbe vedere il coinvolgimento dell'intera città, ma per far ciò occorrerebbe avere tempi congrui e non proroghe semestrali della scadenza del finanziamento».
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 26
Investigatori, seminario all’Università
 
SASSARI «L’accesso alle informazioni contenute in archivi pubblici e privati nell’ambito dell’attività investigativa» è il titolo del convegno organizzato dalla Italdetectives Association con la collaborazione del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Sassari. Questa mattina, a partire dalle ore 9, nella sede del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Sassari (aula “Portogallo” in viale Mancini 5), si terrà una giornata di formazione e approfondimento rivolta a tutti coloro che svolgono un’attività investigativa (come investigatori privati, avvocati e operatori di polizia). Il tema, di grande attenzione, è quello relativo all’accesso alle informazioni pubbliche da parte delle figure professionali coinvolte nel trattamento delle informazioni ai fini di giudizio – o in fase di decisioni stragiudiziali – o ancora di business. «In seguito al riscontro positivo del precedente seminario di aggiornamento sulle investigazioni private nelle indagini difensive e nuove norme – spiega il presidente regionale della Italdetectives, Gavinuccio Mandibola – abbiamo deciso di organizzare un nuovo appuntamento». A curare l’organizzazione e il coordinamento del convegno sono rispettivamente Aramfar Fortezza e Domenico D’Orsogna, quest’ultimo ordinario di Diritto amministrativo dell’Università di Sassari, che chiarirà quale sia il metodo e quello che le norme prevedono in materia di accesso agli archivi pubblici e privati. «Un’onesta analisi di intelligence si basa anche su tutte le informazioni reperibili nelle banche dati pubbliche», aggiunge Mandibola. Considerata la portata dell’evento – fra le altre cose patrocinato dalla Banca di Sassari - è attesa la partecipazione di un folto numero di investigatori privati. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito www.italdetectives.org. Salvatore Santoni
 
LA NUOVA SARDEGNA
12 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 40
Crollo dei diplomi e fuga dalle università dell’isola
In dieci anni un calo dei diplomati di quasi il 30 per cento
E sempre più ragazzi preferiscono gli atenei della penisola
di MARIANO PORCU*
 
Più istruzione uguale più conoscenza; più conoscenza uguale più sviluppo. Seguendo questo "mantra" il governo nazionale ha appena varato il suo "Piano scuola" e l'istruzione è forse il tema su cui si è speso di più in campagna elettorale il presidente Pigliaru, connotando così il suo programma in maniera nettamente differente da ciò che aveva fatto (o non fatto) il governo di centro-destra che l'ha preceduto. Negli ultimi 10 anni il numero dei diplomati residenti in Sardegna è diminuito facendo registrare, nel 2012/13, un calo di quasi il 30% rispetto all'anno scolastico 2002/03. Questa dinamica è del tutto differente da quella che si registra per l'Italia nel suo complesso, per la quale si osserva un numero pressoché costante di neo-diplomati, con lievi oscillazioni da un anno all'altro. Il dato nazionale riflette, verosimilmente, l'apporto che le giovani generazioni di immigrati danno alla popolazione scolastica nazionale. La Sardegna non si avvantaggia di questo apporto. Considerando, poi, l'andamento negli anni del tasso di passaggio scuola-università, si rileva per l'isola un trend decrescente in linea con quello nazionale (attualmente, circa 6 diplomati ogni 10 si immatricolano all’università). Quindi, cala il numero dei giovani sardi che conseguono ogni anno un diploma e anche quello di coloro che, in un prossimo futuro, avranno un livello di istruzione universitaria. Ma c'è anche un altro aspetto che dovrebbe attirare la nostra attenzione. È, sì, calato il numero di coloro che si immatricolano all'università, ma sempre molti diplomati sardi decidono di iscriversi in un ateneo della penisola. Sono quelli che possiamo definire come "immatricolati-movers". Il loro numero è diminuito ma seguendo un trend non così marcato come quello di coloro che decidono di frequentare i corsi delle università sarde.
Tralasciando le tecnicalità che sottendono questa spiegazione, possiamo banalmente dire che siamo di fronte ad un fenomeno stranoto ai demografi che studiano i movimenti migratori: la migrazione è un fenomeno altamente selettivo e tende ad interessare gli individui più intraprendenti o, come in questo caso, i più dotati di risorse (vale a dire i diplomati che provengono da famiglie che sono in grado di supportare i progetti "migratori" dei loro figli verso la penisola). Ma è un bene o un male che tanti diplomati decidano di "emigrare"? Dipende dai punti di vista.
Dal punto di vista degli individui dovremmo ritenere che sia un bene: viaggiare, confrontarsi con altre realtà, allargare i propri orizzonti aumenta il capitale umano e, in molti casi, moltiplica le opportunità tra le quali scegliere la strada verso il proprio futuro. Consideriamo però anche altri punti vista; iniziando da quello dei territori. Da tempi piuttosto lontani la Sardegna è terra di emigrazione, ma viste le sfide che ci attendono (vedi alla voce "sviluppo") i diplomati che frequentano l'università al di fuori dell'isola portano via qualche pezzo del nostro futuro: loro vorranno sì, in molti casi, rientrare ma, purtroppo, la loro terra non avrà granché da offrire e, perciò, spenderanno il loro ingente capitale di istruzione (diploma + laurea) altrove.
Altro punto di vista: quello delle università sarde. I due atenei si trovano ad operare, rispetto al pubblico degli studenti che hanno la possibilità di "emigrare", in un quasi-mercato: "vendono" un prodotto (la loro offerta formativa) che perde di competitività poiché non è facile impiegarlo per trovare un lavoro nell'isola. Nonostante ciò, ricevono finanziamenti anche sulla base della loro attrattività.
Recenti ricerche hanno mostrato che le variabili "strutturali" del territorio in cui ha sede un ateneo (una serie di indicatori riferiti a variabili economiche come il tasso di disoccupazione, il livello dei servizi, il reddito) influiscono sull'attrattività più delle caratteristiche dell'offerta formativa.
Che fare, quindi? Bisogna governare il fenomeno della mobilità studentesca e non più, semplicemente, subirlo (così come i territori poveri subiscono l'emigrazione della loro forza lavoro). Per governarlo occorre conoscerlo. I pochi dati riportati (di fonte MiUR) permettono solo di intravedere i tratti generali del fenomeno. Servono studi per aggregati di diplomati, analisi dei flussi per individuare le caratteristiche dei "poli di attrazione", studi caso-controllo, ricerche qualitative per capire cosa accade davvero nella scuola nell’orientare gli studenti agli studi universitari.
Occorre, anche, che gli atenei sardi affrontino la sfida della competitività con strumenti più efficaci di brochure informative o altre iniziative di pseudo-marketing. Per renderle attrattive e competitive è indispensabile dare più valore aggiunto alle lauree conseguite nell'isola. Come? Ad esempio, modernizzando gli strumenti didattici (abbiamo le Lim nelle scuole … ma come sono attrezzate le nostre aule universitarie?). È necessario sottoporre a "manutenzioni" continue l'offerta formativa aggiornandola in modo da valorizzare al meglio le potenzialità che è in grado di esprimere per preparare i giovani alle sfide del lavoro. In mancanza di un tessuto produttivo in grado di offrire reali opportunità di tirocinio, sarebbe utile favorire gli spin-off universitari e rendere gli stessi le "palestre" in cui svolgere le attività di job-training. Serve tutto questo e anche altro. Occorre, soprattutto, sburocratizzare la gestione del diritto allo studio dando direttamente risorse agli atenei per organizzare i supporti che favoriscono la vita dei loro studenti (in sede e fuori-sede). La sfida è difficile, per le università sarde ma anche per la Regione. Servono idee e la capacità di attuarle.
*Professore di Statistica Sociale Università di Cagliari
 
 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie