Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 September 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
Alcol e dipendenza, studio su cause e rischi
Esperimenti dei ricercatori di Scienze biomediche
 
Preoccupazioni, dispiaceri, solitudine. E un sorso alla bottiglia, poi un altro e un altro ancora, diventano la soluzione. Ma la dipendenza dall'alcol non è solo un'abitudine che si insinua nella mente, un palliativo graduale. Piuttosto, è l'esplosione di una tendenza latente, innata nei soggetti predisposti. Questa la conclusione di uno studio, frutto di una collaborazione internazionale tra i ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche dell'Università di Cagliari, Miriam Melis e Marco Pistis, e che ha coinvolto l'Istituto di Neuroscienze del CNR di Cagliari, l'Università di Bordeaux in Francia e l'Università di Bloomington negli USA.
Lo studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience - una delle più autorevoli riviste internazionali sulle Neuroscienze - rivela un fattore di rischio nella vulnerabilità innata per l'alcolismo.
Nei diciotto mesi di sperimentazione, i ricercatori hanno utilizzato ratti geneticamente predisposti all'alcolismo (i cosiddetti Sardinian Alcohol Preferring selezionati dal dottos Giancarlo Colombo del CNR) per studiare i meccanismi neurobiologici che scatenano una preferenza inconscia verso l'alcool.
«Nei circuiti cerebrali che controllano la preferenza e l'avversione verso le droghe d'abuso», spiega Pistis, «i ratti bevitori presentano delle alterazioni nei circuiti cerebrali, rispetto ai non bevitori». In base a questa variazione, i ratti bevitori percepiscono l'alcool più gratificante e ne consumano grandi quantità. Un effetto che si riscontra facilmente anche negli esseri umani, per i quali il piacere euforico legato al consumo appare sempre più forte dei danni potenziali su corpo e mente. «Questo studio», prosegue Pistis, «conferma i risultati di una ricerca analoga recente, dove abbiamo individuato le medesime alterazioni in animali predisposti alla dipendenza da cannabis». Una coincidenza che potrebbe confermare l'esistenza di uno dei marker neurobiologici che predispongono alcuni individui al consumo smodato di sostanze d'abuso. Inclusi cocaina e nicotina, su cui i ricercatori cagliaritani concentreranno i loro prossimi esperimenti. Che questi possano in futuro interessare anche gli esseri umani, è un'ipotesi remota.
Clara Mulas
 

LA NUOVA SARDEGNA
2 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 20
Bottarga e bogamarì ma di qualità
A ottobre una due giorni dello Zooprofilattico sulla sicurezza dei prodotti ittici
 
SASSARI Due giorni interamente dedicati alla sicurezza alimentare e, in particolare, a quelle della filiera alimentare del mare. È quanto si prefigge il convegno nazionale organizzato dall'Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna e in programma il 3 e 4 ottobre all'hotel Carlos V di Alghero. Al convegno dal titolo “La filiera alimentare del mare tra ambiente, qualità e sicurezza” parteciperanno esperti del settore provenienti dal mondo universitario, dei parchi e aree marine protette, del mondo della sanità nazionale e regionale e dagli Istituti zooprofilattici sperimentali della Sardegna, Lazio-Toscana, Umbria-Marche e Venezie. L'incontro si inserisce nel ciclo di appuntamenti “De Alimenta, viaggi nel mondo della sicurezza alimentare” . L'appuntamento si propone, inoltre, di fornire un quadro puntuale e aggiornato sui principali aspetti di natura ambientale, culturale, legislativa, qualitativa e di sicurezza alimentare riguardanti i prodotti alimentari della filiera del mare, che saranno presentati e discussi in 3 sessioni distinte. La prima sarà dedicata agli aspetti storici, produttivi e nutrizionali (venerdì 3 ore 9), la seconda ai rischi sanitari associati al consumo dei prodotti (venerdì 3 ottobre ore 15,30) che si annunciano interessanti perchè tratteranno gli aspetti produttivi e sanitari di alcuni cibi consumati tradizionalmente dai sardi come la bottarga, i ricci di mare e i molluschi; infine nella terza sessione si parlerà di controlli sanitari, etichettatura, tracciabilità, frodi, gestione delle non conformità (sabato 4 alle 9). Interessanti si preannunciano le relazioni su alcuni prodotti tipici e di nicchia come la «I principali obiettivi – spiega Sebastiano Virgilio, responsabile scientifico dell'evento – sono quelli di rappresentare lo stato dell’arte delle attuali conoscenze sui principali aspetti di natura sanitaria e ambientale dei prodotti della filiera alimentare del mare. «Nell’ambito delle varie filiere alimentari – afferma Antonello Usai, direttore generale dell'Izs Sardegna – quella ittica assume nel nostro Paese una particolare rilevanza, in quanto il mare e i suoi prodotti fanno parte da sempre della nostra tradizione alimentare».
 
LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 33
A Seneghe si discute di sviluppo locale
Da domani la “Scuola Sebastiano Brusco”
 
Per il nono anno consecutivo da domani sino a mercoledì 24 si terrà a Seneghe la Scuola estiva di sviluppo locale "Sebastiano Brusco". Il tema di quest'edizione sarà "Aree interne e progetti d'area", un argomento centrale nella futura politica agricola Comune . La Scuola, dedicata alla figura vitalmente ibrida dell'economista e sociologo Sebastiano Brusco, ha sempre cercato di raccoglierne lo spirito analitico, votato alla ricerca dei meccanismi di costruzione sociale di ogni azione di policy finalizzata allo sviluppo territoriale. In questa prospettiva, alla caratura accademica della Scuola si è costantemente combinata l'apertura a tutti i soggetti che proprio nel territorio rivestono un ruolo primario nella promozione dello sviluppo a dimensione locale. Questo intento si è tradotto nella definizione di un corso annuale di alta formazione intensiva e di elevata qualità scientifica. La Scuola sarà aperta domani alle 8.30 nella Casa aragonese da una introduzione del direttore Benedetto Meloni, da una “lucture” dell’ex ministro Fabrizio Barca (nella foto) e da un dibattito sul tema “Un progetto per le aree interne” al quale parteciparanno il presidente della Regione Francesco Pigliaru, Filippo Barbera dell’Università di Torino e Giovanni Cannata dell’Università del Molise.
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 33
Libro intervista di Loris Campetti con Gianni Usai
Da Mirafiori alla Coop pescatori di Su Pallosu
Uguali e liberi, storia di un operaio in mare aperto
Nel 1980 ritorna in Sardegna e impara il mestiere di pescatore. Sulla sua esperienza il film della Guzzanti “Le ragioni dell’aragosta”, passato a Venezia nel 2007
di COSTANTINO COSSU
 
«Mamma diceva ai due figli maggiori: “Zitti voi che siete monarchici”. Perché io, invece, sono nato nel primo giorno della Repubblica, il 3 giugno del 1946». Comincia così l’intervista curata da Loris Campetti (giornalista del manifesto dal 1978 al 2012) in cui Gianni Usai fa il racconto della sua vita. Centoquaranta pagine pubblicate dalle Edizioni del Gruppo Abele (l’associazione diretta da Don Ciotti) con il titolo “Operaio in mare aperto. Conversazione su lotta, uguaglianza e libertà”. È nato il primo giorno della Repubblica ad Arbus, Gianni Usai, in una Sardegna in cui la devastazione della guerra appena finita si sovrapponeva alla povertà di sempre. Oggi è conosciuto come fondatore della Cooperativa pescatori di Su Pallosu, nata nel 1980 praticamente dal nulla. In quell'angolo sperduto della costa occidentale dell'isola allora non c'era alcuna tradizione di pesca. Solo poche barche: ex pastori che avevano imparato il mestiere dai pescatori liguri di Carloforte e dai catalani di Alghero, unici frequentatori del litorale. Gianni Usai li mise insieme, fece capire loro che potevano crescere come impresa collettiva, superando gli egoismi e le pratiche di rapina selvaggia dei fondali. Su una barca. Crebbe in fretta, la cooperativa di Su Pallosu, e quando, nel 1998, cominciò la collaborazione con l'Istituto di biologia marina dell'Università di Cagliari i trentacinque soci divennero l'avanguardia di un progetto di ripopolamento di quelle acque, in particolare di tutela delle aragoste, quasi sparite, allora, dalla zona. Ma Gianni Usai ha una storia che comincia prima del giorno in cui, a 34 anni, decise di andare a vivere a Su Pallosu. Prima di fare il pescatore è stato operaio nelle officine Fiat di Mirafiori, a Torino, dove entrò a 16 anni come apprendista dopo che tutta la famiglia, nel 1962, si era trasferita nel capoluogo piemontese. Dalla Sardegna fuggivano. Il padre Pietro, minatore a Montevecchio, fu costretto a lasciare l'isola. Perse il lavoro durante le purghe anticomuniste che colpirono, anche nelle miniere sarde come nelle fabbriche italiane, gli attivisti della Cgil. «Mirafiori era un inferno», ricorda Usai nel dialogo con Campetti. «Entravo dalla porta numero1 insieme a un esercito di formichine. Fuori il cielo grigio, dentro un silenzio assordante. Stavo vicino ai reparti di cromatura dei paraurti, ci facevano leggere il disegno tecnico e lavorare di lima e raschietto in mezzo a un frastuono bestiale, perché i paraurti venivano immersi in bagni di acido e di conseguenza i generatori di energia erano sempre accesi. Quando ho varcato i cancelli la prima volta, mi sono detto: io qui più di sei mesi non resisto. A Mirafiori sono rimasto diciassette anni». Il Sessantotto. Diciassette anni significa sino al 1979. Un periodo in cui a Mirafiori cambiarono molte cose rispetto a quando Gianni Usai ci mise piede per la prima volta, ancora adolescente. Nella conversazione con Campetti, Usai racconta come il graduale maturare di una coscienza sindacale abbia mutato i rapporti all'interno della fabbrica. Le lotte per imporre ritmi di lavoro umani e misure di sicurezza si trasformarono a poco a poco nella rivendicazione di un ruolo attivo dei lavoratori nella gestione degli impianti e nella definizione delle strategie d'azienda. Battaglie dure contro un management abituato a chiedere e a ottenere obbedienza assoluta, rese possibili da una consapevolezza di classe diffusa e matura, sino alla nascita – con la mobilitazione operaia e studentesca degli anni Sessantotto-Sessantanove – dei consigli di fabbrica. Cambiava Mirafiori e sembrava che potesse cambiare, insieme, l'Italia. Catena di montaggio. Usai racconta degli anni Settanta, dell’emergere di una figura nuova, quella dell'operaio massa, legata alla generalizzazione delle economie di scala attraverso il diffondersi a tutta la fabbrica di un'organizzazione del lavoro calibrata sui ritmi della catena di montaggio. Nelle parole di Usai, che di quegli anni è stato protagonista come dirigente politico e sindacale di primo piano, rivive una grande stagione di lotte, per i diritti e per la libertà. Una stagione in cui sembrava che dalle fabbriche potesse venire una scossa per la società intera, l'indicazione di una svolta radicale. Protagonisti allora a Mirafiori erano i sindacati storici, ma insieme a loro, e per una certa fase prima di loro, i consigli. Entrarono in fabbrica anche soggetti nuovi: i gruppi della nuova sinistra e, sotto traccia, le sigle che sostenevano la necessità del passaggio alla lotta armata. Un crogiolo, un magma in cui ribollivano esperienze generazionali e visioni politiche differenti. Via da Torino. Usai non nasconde niente delle contraddizioni e delle debolezze di quel quadro, ma sottolinea anche la forte indicazione di novità e di rottura che dalla fabbrica allora arrivava. Perché quel movimento potesse reggere, le cose avrebbero dovuto cambiare anche fuori dei cancelli degli stabilimenti. Occorreva una sponda politica e istituzionale che invece, alla lunga, venne a mancare. Stanchezza e delusione, per Gianni Usai, finirono così per sommarsi alle difficoltà di un momento difficile sul piano privato. Da qui la decisione di licenziarsi dalla Fiat, di lasciare tutti gli incarichi sindacali e di tornare in Sardegna, a Su Pallosu, a fare il pescatore. Lì cominciò un'altra storia, che ha avuto tra i suoi capitoli anche il film "Le ragioni dell'aragosta", con il quale nel 2007 Sabrina Guzzanti ha portato la storia dell'“operaio in mare aperto” al festival del cinema di Venezia. Un filo rosso. Da Mirafiori a Su Pallosu c’è un filo che lega i due tempi della biografia di Gianni Usai. Un filo che si svela nelle parole conclusive del dialogo con Loris Campetti: «Giustizia, uguaglianza, legalità, piccole cose imparate in famiglia e riversate in tutti i passaggi della vita e del lavoro, nelle amicizie e nell’amore, nella politica e nel sindacato. Il rispetto per il lavoro tuo e degli altri, la generosità nell’insegnare ai più giovani quel che i più anziani hanno insegnato a te. Nell’officina 92 di Mirafiori come nella Cooperativa pescatori di Su Pallosu devi socializzare saperi, esperienze e responsabilità, devi avere l’umiltà di ascoltare gli altri. L’opposto di quello che oggi s’intende per leader, che è un impasto di personalismo, accentramento, presunzione, distacco dalla base sociale che ti ha scelto per essere rappresentata». Una lezione, quella di Gianni Usai, prima etica che politica. O forse politica perché etica.

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