Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 September 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
 1 – L’Unione Sarda
Estate (Pagina 4 - Edizione IN)
Cultura/Architettura
Il cuore solido di Castello e la perfezione nel pozzo 
 
Non c'è alcun bisogno di cercare nel firmamento architettonico opere insuperabili. «Il pozzo sacro di Santa Cristina ha una perfezione grammaticale rimasta insuperata». A riportarci bruscamente con i piedi per terra, alla concretezza delle origini, giusto a un passo da casa, è il professor Francesco Venezia, che trova nelle “radici” architettoniche bussole affidabili, perché capaci di indicarci una rotta che reggerà all'urto del tempo e alla banalizzazione imperante.
Architetto, napoletano, settanta anni, docente di composizione architettonica all'Università di Venezia, dice, non senza qualche vezzo, di essere cresciuto «nel XIX secolo», scrive i suoi brevi saggi a penna e li perfeziona, sempre a penna fino a cinque volte e solo alla fine affida l'opera al computer. E soprattutto ha una visione poetica. Fuori dal tempo? Tutt'altro. «Internet - sentenzia senza appello - è qui nella mia testa». Radici e memoria sono indispensabili: «Un uomo senza radici non può fiorire». Semplice.
A Cagliari, dove ha tenuto una lectio magistralis alla scuola estiva internazionale di architettura, promossa dalla Facoltà di Architettura di Cagliari, il professor Venezia parla della candidatura di Cagliari e della Sardegna in senso ampio, a capitale della cultura europea.
«È un fatto molto interessante. È un momento in cui abbiamo un estremo bisogno di collegarci alle origini e la Sardegna, per le sue vicende storiche, è il più importante “giacimento culturale” del periodo arcaico. L'Isola ha ospitato insediamenti che ci hanno lasciato tracce di forme attuali».
Per esempio?
«Il pozzo di Santa Cristina, visto da un architetto, ha una perfezione grammaticale insuperata. Segna l'origine. Come l'Iliade rappresenta l'apice della poesia. Io sono d'accordo con Manfredo Tafuri, un grande storico dell'architettura, secondo il quale “il perfezionamento delle cose è già decadenza”. In Sardegna, 12 secoli prima di Cristo, si raggiunge in questo campo il più alto grado. Con una tecnologia che manda tutto allo sbaraglio, devastando le menti, ritornare alle origini diventa oltre modo salutare».
Lei ha sempre avuto un'attenzione particolare per le stratificazioni che raccontano un luogo. Quanto è importante la memoria in architettura?
«La memoria è il cardine attorno a cui tutto gira. Mi torna alla mente quella travolgente riflessione di Sant'Agostino sulla memoria. Sotto la calotta cranica - diceva - c'è il deposito di tutti i nostri tesori, tutto il nostro patrimonio. Gustav Jung sosteneva che ogni uomo ha una coscienza storica. Noi non possiamo prescindere da uno stato profondo che ci mette in comunicazione con i Polifemi».
I Polifemi?
«Sì, non dico a caso. Sarà Giove a sconfiggere i giganti e diventare il primo eroe. Poi verranno gli uomini e la filosofia. Sarà poi Vico a vedere la storia, l'avventura umana come un ciclo che trae le sue ragioni nelle origini. C'è l'eterno ritorno. Anche Nietzsche parlerà di eterno ritorno, il perenne rinnovarsi delle forme».
Torniamo alla memoria in architettura.
«La memoria è alla base della mia intuizione di architetto. Quando Sant'Agostino scrive il suo monito sulla memoria, l'impero romano crolla: dal nord Africa all'Europa è un mare di rovine. Che trasformate in archeologia muoiono lentamente, deperiscono».
Che cosa vuol dire?
«Penso alla bellissima Pompei che agonizza e spero davvero che il Vesuvio lo ricopra al più presto. Sì, lo scriva. Pompei ha ispirato Leopardi e i suoi versi della Ginestra. Ma la chiusura, con un recinto, porta al deperimento di un luogo. Le rovine hanno esplicato un ruolo fortissimo, sono state fonte di ispirazione di Bramante, di Leon Battista Alberti che hanno realizzato edifici che fossero degni delle rovine».
Periferie urbane. Si pensa a ricucirle con il centro…
«Battute, non ne parliamo. Nelle periferie non c'è alcuna architettura del suolo, non ci sono opere che le tengano ancorate al terreno come invece è stato fatto in passato per i centri storici. Cagliari è bella per la sua bastionatura, le sue opere di contenimento. Hebbel, il poeta, diceva che per fiorire verso l'alto bisogna scendere in profondità. Oggira ci sono le archistar strapagate, ma Michelangelo viveva con nulla».
Perché gli edifici moderni invecchiano presto?
«Perché non si sa più costruire. Pensiamo a Piazza del Collegio Romano: l'edificio costruito da Gregorio XIII è perfetto. È fatto di mattoni, argilla di primo ordine. Nell'architettura moderna è prevalsa la ricerca dell'immagine: trova ispirazione nella pittura, il suo obiettivo era quello di fare un quadro in carne e ossa. La Ville Savoye di Le Corbusier a Poissy deve essere costantemente restaurata. La costruzione muraria ha 4000 mila anni di tradizione e un collaudo millenario, il cemento armato non ha esperienza. Di ciò che è stato costruito negli ultimi settanta-ottanta anni non resterà nulla. Il moderno e l'hi-tech è un cocktail micidiale. Pietra e cristalli…»
Invece il pozzo sacro di Santa Cristina?
«Ha una forma straordinaria e non comune. Che cos'è il trapezio? È un quadrato che aspira a essere un triangolo. Questo è la perfezione con l'occhio di Dio al suo interno, il quadrato è il simbolo dell'uomo».
Un ibrido perfetto.
«Sì, un ibrido perfetto».
Ma anche un bell'ossimoro
«Gli ossimori sono meravigliosi, sono gli aspetti più divertenti del pensiero».
E Cagliari, con il suo cuore solido e le sue periferie?
«A Cagliari c'è quello che amavano molto i greci, ma anche i romani. È una realtà in cui le forme di natura si compongono con le forme dell'uomo. La città va a completare l'opera che la natura ha predisposto, incoronandola».
Caterina Pinna
 
L’UNIONE SARDA
La scheda
Francesco Venezia
Ha preso il via a Cagliari il terzo appuntamento con la scuola estiva internazionale di architettura. Due settimane di lavoro e di confronto di idee tra architetti di fama internazionale e studenti. In agenda quest’anno Cagliari capitale della cultura europea insieme alla Sardegna.
Tra il primi ospiti, il professor Francesco Venezia, docente ordinario di composizione architettonica, all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia.
Ha partecipato insieme a molti altri artisti ed architetti di fama internazionale al progetto
di ricostruzione di Gibellina distrutta nel 1968 dal terremoto del Belice, progettando il museo
di Gibellina, che racchiude frammenti dell’antico Palazzo Di Lorenzo. Ha insegnato alla
Sommerakademie di Berlino, al Politecnico Federale di Losanna,
all’Università Harvard e all’Accademia di Mendrisio.
 

LA NUOVA SARDEGNA
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 – Sardegna
Scienza e salute / La scoperta
Il tumore al seno e le terapie superflue
Un autorevole studio canadese dimostra che una donna su quattro viene curata per un cancro che nella realtà non esiste
di Mauro Lissia
 
CAGLIARI A una donna su quattro viene diagnosticato un tumore alla mammella che in realtà non c’è. La presunta neoplasia viene irradiata, la paziente vive per anni nel terrore che si sviluppi e la conduca alla morte, il servizio sanitario affronta costi significativi per gli esami radiologici senza che questo calvario conosciuto ogni anno in Italia da quasi cinquantamila donne rappresenti una via necessaria per conservare la salute. A dimostrare una realtà che potrebbe condurre a ripensare il sistema della prevenzione nel campo dei carcinomi alla mammella è uno studio condotto in Canada nell’arco di 25 anni su 90 mila donne, rivolto a verificare se esistano differenze di mortalità per neoplasia mammaria tra chi si sottopone all’esame mammografico periodico e chi riceve soltanto una normale visita clinica, la classica palpazione. Il risultato è stato sorprendente: la mammografia non garantisce alcun vantaggio, al contrario mette in evidenza lesioni che possono avere l’aspetto tipico delle neoplasie ma che nella realtà non sono evolutive, in altre parole non mettono a rischio la vita della donna. Purtroppo però, una volta che la mammografia le individua, devono essere trattate come le altre. Con la conseguenza che secondo i ricercatori canadesi quasi una donna su quattro viene curata per cancro della mammella senza che fosse necessario. L’esame mammografico che di norma viene consigliato dopo i cinquant’anni di età e finora considerato utile, se non indispensabile, per prevenire un tumore estremamente diffuso provoca una preoccupante sovradiagnosi. Il risultato di questo studio ha destato molto scalpore nel mondo scientifico e ha indotto l’autorità nordamericana per la tutela della salute a istituire un comitato di esperti che rivalutino e riconsiderino l'effettiva utilità dello screening. Gli elementi su cui riflettere non mancano: «I tumori sono presenti in molti tessuti con una frequenza molto maggiore di quella che ci saremmo aspettati - spiega Ezio Laconi, oncologo e docente di patologia e fisiopatologia all’Università di Cagliari - l'utilizzo di mezzi diagnostici sempre più sofisticati ha portato al riscontro di lesioni neoplastiche in percentuali di popolazione che sono uno o due ordini di grandezze più elevate di quelle previste. Per nostra fortuna, molte di queste lesioni che appaiono come tumori non sono in realtà clinicamente importanti, nel senso che non porteranno alla comparsa di sintomi e tantomeno metteranno a rischio la vita dell'individuo». Si tratta quindi di distinguere e di intervenire solo quando è indispensabile: «Ma allo stato attuale delle conoscenze - avverte Laconi - non siamo in grado di stabilire quali sono i tumori che porteranno a conseguenze cliniche e quelli che invece non lo faranno». Il nodo è proprio questo: «E' evidente come questa problematica sia centrale per qualunque strategia di tutela della salute che preveda l'utilizzo di programmi di screening in campo oncologico. Il recente studio canadese è in questo senso di notevole interesse». Qualche dato aiuta a capire qual è l’incidenza del cancro alla mammella nello scenario clinico italiano: si stima che nel 2013 siano stati diagnosticati in Italia circa 48 mila nuovi casi di carcinoma della mammella. Non considerando i carcinomi cutanei, il carcinoma mammario è la neoplasia più diagnosticata nelle donne, in cui circa un tumore maligno ogni tre (29%) è un tumore mammario. I tumori della mammella sono i più diagnosticati tra le donne in ogni fascia di età. Le differenze tra macro-aree osservate nel periodo 2006-2009 confermano una maggiore incidenza al nord (124,9 casi per 100 mila abitanti) rispetto al centro (100,3 casi per 100 mila abitanti) e al sud-isole (95,6 casi per 100 mila abitanti). Anche nel 2013 il carcinoma mammario ha rappresentato la prima causa di morte per tumore nelle donne, con circa 12.500 decessi stimati, al primo posto anche in diverse età della vita, rappresentando il 28% delle cause di morte oncologica prima dei 50 anni, il 21% tra i 50 e i 69 anni e il 14% dopo i 70 anni. Il tasso di mortalità è diverso per aree geografiche: 24,7 casi per 100 mila al nord, 20,6 casi per 100 mila al centro e 25,2 casi per 100 mila al sud-isole. La Sardegna si colloca probabilmente tra il centro e il sud-isole, anche se i dati sono molto incompleti e poco aggiornati. Le stime presentate in un recente lavoro scientifico parlano però di un significativo aumento di incidenza: fino a 139 casi per 100 mila previsti nel 2015.
 
LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Economia – pagina 17
Pulina: «Così si possono ripopolare le campagne»
 
BANARI L'isola invecchierà velocemente. E se non ci saranno «robuste politiche volte ad aumentare la natalità, a incrementare l'immigrazione di coppie con progetti di vita da realizzarsi in Sardegna e a contrastare l'emigrazione dei giovani», da questo fatto deriveranno gravi effetti. Lo ha spiegato nella sua relazione il direttore del dipartimento di Agraria sassarese. Giuseppe Pulina. Il quale al convegno di Banari ha mostrato fra l'altro alcuni grafici che danno il senso dell'andamento delle variazioni demografiche da qui al 2065, con previsioni che vanno dagli attuali 1 milione e 630mila abitanti a poco più di un milione di sardi nel giro di mezzo secolo. Ed ecco perché, per combattere questo calo, il docente universitario ritiene ci debba essere maggiore formazione in agricoltura. Secondo Pulina, in un quadro così poco promettente, ci sono però due buone notizie. «I giovani scommettono nuovamente sul settore, come dimostra il boom di iscrizioni ai corsi di laurea in Agraria dell'università di Sassari - rende noto il professore – E c'è poi l'avvio di un vasto programma di formazione nell'informatica e nelle nuove tecnologie portato avanti da Laore e da Unitel, il consorzio telematico degli atenei di Sassari e Cagliari: grazie a questo piano potranno prepararsi meglio nei prossimi sei mesi mille agricoltori in tutta la Sardegna». Sempre a detta del direttore del dipartimento, in definitiva, progetti per il futuro distribuiti sul territorio e maggiore intelligenza diffusa possono così rivelarsi «le chiavi per il rilancio del sistema agroalimentare sardo, primo baluardo contro lo spopolamento delle zone interne». (pgp)
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – la Nuova Sardegna
Pagina 22 – Sassari
Arriva Dore, acclamato come una star
Al convegno di Alghero il medico indagato per il “caso Alzheimer” raccoglie gli applausi dei seguaci. Ma è ancora polemica
di Andrea Massidda
 
SASSARI Quando il neurologo Giuseppe Dore si appresta a cominciare il suo intervento viene travolto da un applauso da fare invidia a una rockstar. Lui, chioma nera che gli arriva alle spalle, altezza e autostima napoleonica, non cede all’emozione e con un sorriso ammiccante attacca a illustrare a un folto pubblico il suo metodo per trattare l’istero-demenza. Una rivoluzionaria quanto contestata terapia che ha battezzato Psiconeuroanalisi e che nell’agosto di due anni fa, nell’ambito di una clamorosa inchiesta giudiziaria, lo fece finire a San Sebastiano, indagato assieme ad altre quattordici persone per associazione a delinquere, truffa e maltrattamenti su pazienti. Secondo le accuse della procura della Repubblica di Sassari- supportate da intercettazioni e riprese video - il quarantacinquenne specialista di Ittiri e i suoi collaboratori promettevano di curare l’Alzheimer con un protocollo fin troppo disinvolto che comprendeva anche insulti e botte da orbi. Eppure, ieri mattina, a indagine ancora in corso, tutto ciò non ha impedito a Dore di partecipare come relatore a un seminario organizzato ad Alghero dalla Scuola superiore di studi universitari e di ricerca Santa Rita, con sede a Lonato del Garda, in provincia di Brescia. Moderatore: Vincenzo Valenzi, 55 anni, calabrese, che in quell’istituto accademico dirige il dipartimento di Medicina integrata e che - guarda caso - è anche il perito di parte del medico finito nei guai. Inutile dire che dall’iniziativa hanno subito preso le distanze il rettore dell’ateneo sassarese Attilio Mastino, il presidente dell’Ordine provinciale dei medici Agostino Sussarellu e gran parte della comunità scientifica. Ma Valenzi è un tipo allegro che si definisce «libero pensatore meridionale» e che coordina i lavori come farebbe uno showman. «Oggi in questa bella città era annunciata una bufera - esordisce - e invece ci sono soltanto un po’ di nuvole, avete visto? ». Applausi. E ancora: «Prima del capellone più simpatico del mondo (il riferimento è a Dore - ndr), parlerà la principessa della Medicina psicosomatica Emilia Costa, direttamente dalla Sapienza di Roma, mentre le conclusioni saranno affidate al criminologo Cosimo Lorè, il Nero Wolfe dell’Università di Siena». In realtà tra i relatori ci sono anche i medici Marinella D’Onofrio e Massimo Lai (anche loro indagati, ma non per maltrattamenti) e ad aprire il seminario doveva esserci tale Adeodato Leopoldo Mancini, che - per citare pari pari i titoli della locandina - è rettore supremo dell’Accademia San Gioacchino e Sant’Anna, episcopo assiro-caldeo e persino presidente onorario e guida spirituale dell’Iurs. «Purtroppo non stava bene - chiarisce Valenzi - e io che sono il suo medico gli ho consigliato vivamente di non venire». Durante la mattinata c’è il tempo anche per un siparietto grottesco. La professoressa Emilia Costa sfora di un bel po’ sui tempi e qualcuno glielo fa ripetutamente notare. «Non si tratta così un luminare», grida indignato un commerciante sassarese che si definisce sovranista di Gaia e svela di essere molto deluso perché pensava che si parlasse di scie chimiche. Ma tra il pubblico ci sono anche molte persone che al metodo Dore ci credono davvero: Lucia Piccin arriva dal Veneto e giura che su suo marito la Psiconeuroanalisi ha sortito indubbi effetti benefici. Le fa eco Anna Maris Bianconcini, emiliana. «Anche mio marito sta molto meglio - dice - e sono venuta sin qua per sostenere la grande forza di Dore nel portare avanti i suoi studi».
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Alghero – pagina 29
Un solo viaggio per sbloccare 6 progetti
Il sindaco Bruno torna dagli incontri in Regione con la borsa della spesa piena. Ecco il piano di azione nei prossimi mesi
di Gianni Olandi
 
ALGHERO Un viaggio proficuo, quello fatto venerdì a Cagliari da Mario Bruno dove il sindaco aveva programmato in diversi assessorati regionali una serie di appuntamenti importanti per le progettualità in corso della amministrazione e per quelle che debbono essere messe a regime. «Abbiamo firmato la rimodulazione del Piano integrato d’area – annuncia Bruno – che ci consentirà di appaltare a breve termine le rotatorie che intendiamo realizzare in città». Gli interventi sulla viabilità urbana interessato gli incroci tra via Vittorio Emanuele, Aldo Moro e Barraccu; don Minzoni e via Galilei e ancora don Minzoni, Caleresu e Azuni.
Facoltà di Architettura. Nella borsa della spesa da sindaco al rientro da Cagliari c’è anche una novità che riguarda la facoltà di Architettura . «Con il direttore della Programmazione e con l’assessore alla Cultura Firinu – dice il sindaco – abbiamo individuato la strada legislativa per finanziare continuativamente l’istituzione universitaria che ha sede nella nostra città».
La questione di Fertilia. Mario Bruno annuncia anche la “rimozione” di una partita che era un astanteria di anni: quella di Fertilia. «Con l’assessore Erriu e i dirigenti degli enti locali e dell’Urbanistica abbiamo definito il percorso per la delibera congiunto su Fertilia che martedì 16 arriverà in giunta regionale. Sarà sbloccata la prima procedura del piano di riuso turistico, al Comune andranno in via definitiva le proprietà del Cinema Teatro, la casa del Fascio e un’area edificabile. Con i proventi che giungeranno dalla vendita di questo terreno sarà potenziato il finanziamento di 2 milioni di euro già disponibile». Il finanziamento al quale si riferisce Bruno è quello disposto dalla giunta regionale guidata all’epoca da Renato Soru. Una situazione quest’ultimo che racconta quanto siano dispersivi i tempi della politica. Il porto. Sempre con l’assessore Erriu, il sindaco di Alghero ha fissato un programma che dovrà portare al bando pubblico per la concessione e la gestione del porto. Una partita spigolosa, ricca di insidie e difficoltà. «Lo sappiamo bene, a breve incontrerò tutti gli operatori dell'area portuale, le organizzazioni di gestione attuali, tutti i soggetti interessati. Il porto deve rendere – sostiene Bruno –, deve dare servizi e occupazione, è inevitabile affrontare il problema nella sua massima estensione. E intendiamo farlo con molta decisione».
Case popolari. Il “paniere della spesa” del sindaco è rientrato da Cagliari ricco anche di prospettive: con l’assessore Maninchedda e lo staff dei dirigente è stata individuata la strada per individuare risorse perle case popolari, sempre in evidenza l'ipotesi di un bando rivolto agli imprenditori per alloggi già pronti da destinare alle famiglie in graduatoria.
Il campo nomadi. Anche per l’altra spinosa questione dei Rom dell'Arenosu: un progetto per attingere fondi dai finanziamenti europei relativo all’inclusione sociale. Questione quest’ultimo che avrà inevitabilmente tempi lunghi, non proprio da sgombero immediato. Ma Mario Bruno sulla questione insiste : «Ci stiamo provando, siamo alla ricerca di una situazione provvisoria per mettere fine alla fabbrica di veleni di quel campo, dove vivono una cinquantina di persone e da dove gli effetti negativi vengono dispersi nelle aree circostanti».
 

Questionnaire and social

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