Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 August 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 24 - Edizione CA)
Fondazione Banco di Sardegna: un milione da destinare agli studenti
UNIVERSITÀ. Contro la mancanza di spazi, il finanziamento garantirà un alloggio a 500 fuori sede
 
L'Università di Cagliari ha un problema non da poco, tra i tanti cui deve far fronte: in città non ci sono alloggi sufficienti a garantire ospitalità a tutti gli studenti fuori sede e che comunque avrebbero diritto a ottenere un posto. Gli edifici di via Trentino, via Roma, via Montesanto, via Businco e via Biasi non bastano. La carenza di spazi è storica, il problema non facilmente risolvibile. Difficoltà che può contribuire, insieme con altri fattori, al calo del numero di iscritti. È per questo che l'ateneo in vista del nuovo anno accademico ha stipulato un accordo con la Fondazione Banco di Sardegna: un finanziamento attraverso il quale «recuperare circa 500 studenti che, pur preferendo studiare in Sardegna, in mancanza di aiuti concreti andrebbero a Siena, Pisa o Perugia», spiega il rettore Giovanni Melis. Per il 2014 è stato recuperato un milione di euro, che servirà a finanziare le borse di studio da destinare a chi ha ottenuto punteggi adeguati ma, nella lista dell'Ersu, si è trovato sotto la soglia coperta dai fondi disponibili in precedenza.
Una politica che si aggiunge a iniziative precedenti già foriere di effetti benefici sui numeri dell'Università del capoluogo: sono esonerati dal pagamento delle tasse universitarie i diplomati col massimo dei voti e i così detti “figli della crisi”, cioè ragazzi che hanno genitori disoccupati, cassintegrati, in mobilità o che abbiano perso il posto di lavoro quest'anno. Inoltre sono disponibili borse di studio di mille euro per i laureati, premi identici per i migliori laureati di ogni facoltà e il rimborso del 10 per cento delle tasse per chi ha ottenuto almeno cinquanta crediti formativi durante l'anno solare. Ancora: sono stati rafforzati i corsi di recupero dei debiti formativi, i servizi on line e la presenza dei tutor per gli studenti.
Insomma: una politica “aggressiva”, se così di può dire, per rendere maggiormente avvicinabili anche finanziariamente i corsi. D'altro canto si cerca di scoraggiare chi trasforma l'ateneo in una seconda casa nella quale trascorrere troppi anni. Gli iscritti nell'ultimo anno accademico hanno toccato quota 28 mila, e una parte consistente di essi è fuori corso avendo abbondantemente superato il limite di durata degli studi. «Dal 2010 però il numero è calato di 1500 unità», ha spiegato il rettore. Le Università «sono strutture pubbliche finanziate in base ai risultati che ottiene», ha aggiunto di recente commentando i risultati di una classifica mondiale in cui Cagliari è risultata essere nei primi quattrocento posti al mondo (14esima in Italia) sulla base di numerosi parametri che tengono conto anche dei fuori corso. Così, il miglioramento del capoluogo sardo passa anche attraverso la riduzione di questo dato. «Già dal 2010, con la riforma del ministro Maria Stella Gelmini, Cagliari pratica una politica per la quale tutti i trasferimenti delle risorse sono effettuati in base ai risultati interni», ha aggiunto Melis. Si mette in pratica al proprio interno ciò che è regola a livello nazionale e internazionale. «Inoltre abbiamo un buon rapporto con la Regione, che ha capito l'utilità degli investimenti per difendere e accrescere il prestigio dell'Università».
L'ateneo complessivamente ha a disposizione ogni anno circa 200 milioni di euro. Dodici arrivano dall'amministrazione di viale Trento, cifra che con i concorsi e i bandi può arrivare a 40. Ora la scalata della classifica mondiale consente di attirare nuovi investitori pubblici e privati. Sono 800 le borse di studio per scambi all'estero, quattrocento gli studenti stranieri presenti. «La competitività è essenzialmente basata sulla capacità di innovare, l'Università è il motore dello sviluppo». Quindi, ecco il percorso: migliora la posizione, arrivano (nelle speranze) più fondi e aumenta la capacità di spesa, che significa migliorare offerta e qualità; crescono il prestigio, il numero di iscritti e la possibilità di avere eccellenze. Ma serve anche un adeguato numero di alloggi che ospiti chi ne ha bisogno.
«In questo periodo siamo nella fase in cui si iscrivono le matricole», ha sottolineato Melis, «la crisi purtroppo scoraggia e crea un danno enorme». Le iscrizioni ai corsi scadono oggi alle 13: si fa tutto via web. È previsto un test di accesso secondo un calendario predefinito e presente sul sito dell'Università www.Unica.it. Le tasse (tranne nei casi descritti) vanno da 255 a 2.860 euro annuali. «È difficilissimo recuperare competitività in questo momento di grande crisi», ha concluso Melis, «senza contare i tagli imposti alle pubbliche amministrazioni. Però tutto sommato l'ateneo è in condizioni migliori di Cagliari e dell'Isola, economicamente non molto fortunate».
Andrea Manunza
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 9 - Edizione CA)
Più che solidarietà disinteressata un gesto da reality show
IL COMMENTO. Patetico Renzi, ridicola Lorenzin, superflui i vari Fiorello, Jovanotti e Canalis
 
Passino, i secchi d'acqua gelata che ci si continua a buttare addosso, se l'intento è di rendere davvero un utile servizio alla causa. La moda lanciata con la campagna Ice Bucket Challenge fa nascere però il sospetto che si stia assistendo all'ennesima rincorsa alla visibilità, costi quel che costi. Patetico Matteo Renzi a piedi nudi nel parco e in calzoncini che si fa il gavettone. Ridicola Beatrice Lorenzin che, vacanziera in spiaggia, il gavettone se lo fa fare da qualcun altro mentre rilascia una dichiarazione in tema. Superflui i Fiorello e le Rodriguez, le Pausini e i Jovanotti, i Del Piero e le Canalis. Sarebbe stato meglio, come hanno fatto alcuni, fotografare la ricevuta di un bonifico o farsi immortalare mentre si sta firmando un assegno (se ne voglia mostrare la cifra, oppure no), intestati, l'uno o l'altro, a una delle tante associazioni impegnate nella ricerca sulla Sla. Anche perché l'unico macroscopico risultato che sembra stia generando la gavettite acuta, almeno fino a prova contraria, è la viralizzazione dei video che mostrano vip e vippini recitare il rito tormentone di questo scampolo di un'estate che non c'è mai stata.
Ha ragione Salvatore Usala quando parla di “pubblicità narcisistica”. I gavettoni su di sé sono l'ennesima manifestazione dell'autoreferenzialità cui ci hanno abituato il selfie e i suoi innumerevoli figli e nipoti, soprattutto quella dei tanti, più o meno famosi, che si concentrano quotidianamente sulle loro persone, sulle loro gesta, sulle loro performance verbali chiedendo ad affiliati, simpatizzanti o amici di assecondarli o seguirli. Ma alla base di tutto questo c'è anche il senso di una profonda trasformazione in corso dei media che quelle parole e azioni ingigantiscono o alimentano, di un giornalismo sempre meno mediato (da giornali, radiogiornali, telegiornali) e sempre più collettivo e partecipato. Anche a causa di una Rete i cui effetti si fanno sentire, in particolare, sulla strutturazione dei contenuti di quel giornalismo, sempre meno soggetti ai filtri, ai controlli, all'intermediazione del reale (linguistico, sociale, culturale, ecc.) e sempre più aperti alla disintermediazione prodotta dall'apporto della gente comune e dalla reciprocità dei modelli abbracciati.
Modelli giornalistici, ma anche non giornalistici. Sentir nominare i prossimi, perché cedano a loro volta alla catena di Sant'Antonio delle secchiate d'acqua fredda da rovesciarsi in testa, sa più di nomination da reality che di un disinteressato appello a un gesto di solidarietà, di umanità, di vera condivisione del dolore altrui.
Massimo Arcangeli
Linguista e critico letterario
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 16 - Edizione CA)
Banda larga, ecco la rete sarda
La tecnologia 4G di Tim e Vodafone copre 41 comuni sardi
TELECOMUNICAZIONI. Applicazioni al servizio del campo medico, amministrativo e delle aziende
 
I maniaci del download e i fanatici dello streaming sono stati i primi a gioire, ma non saranno gli ultimi. In Sardegna, dopo anni di attesa, le reti di telefonia mobile ultraveloci stanno prendendo piede in tutta l'Isola. La tecnologia di quarta generazione (4G) attualmente è disponibile con gli operatori Tim e Vodafone in 41 comuni, con una copertura del 60% della popolazione. Ma è soltanto l'inizio: l'internet senza fili e ultra veloce è pronto a espandersi su tutto il territorio regionale e promette nei prossimi anni di rivoluzionare il quotidiano di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni.
NUOVA FRONTIERA Gianni Fenu, docente di Reti di calcolatori nella Facoltà di Informatica dell'Università di Cagliari spiega il grande passo in avanti fatto dalle tecnologie negli ultimi venti anni: «Grazie allo standard Lte (Long Terme Evolution), gli utenti hanno ora a disposizione un flusso di dati incredibile se paragonato a pochi anni fa. I vecchi cellulari Gsm, quelli di seconda generazione, potevano ricevere dati a una velocità massima di 370 Kbps, il 4G può farlo mille volte più velocemente, a oltre 300 Mbps». Un business ancora immaturo in Italia, ma in costante crescita. Le compagnie telefoniche hanno voluto iniziare la distribuzione del segnale dai capoluoghi dell'Isola e dalle principali località turistiche. I comuni raggiunti dal servizio Tim per ora sono 23, molti dei quali presenti anche nella lista dei 36 centri coperti da Vodafone. Insomma, i tempi in cui inviare una foto dal telefono cellulare sembrava fantascienza sono lontani. «Le nuove reti puntano a surclassare in qualità quelle Adsl fisse - conferma il docente - garantendo una navigazione ad alta velocità, la fruizione di contenuti innovativi in mobilità e l'opportunità di consultare video in streaming HD in qualsiasi luogo».
LE APPLICAZIONI Ma tutto ciò non si limiterà certo a rendere più facile soltanto il download di foto, film e canzoni per smartphone o tablet. Le applicazioni in altri campi ben più importanti sono infatti numerose e già ampiamente sperimentate all'estero. «Immaginiamo di inviare una radiografia ad alta risoluzione verso un qualsiasi ospedale nel mondo per una diagnosi immediata - dice Fenu - con le reti 4G sarà possibile farlo in pochi secondi, ovunque e in qualsiasi momento, senza essere collegati ad alcuna rete fissa». Al campo della telemedicina si aggiunge inoltre quello dei possibili servizi dedicati ad amministrazioni pubbliche e aziende sarde. «La possibilità di inviare e ricevere documenti ufficiali ad alta risoluzione, di effettuare teleconferenze con partner commerciali in HD, trasmettere tour virtuali di aziende, o monitorare 24 ore su 24 boschi per prevenire gli incendi». Ad avvantaggiarsi saranno anche le aree commerciali e dell'assistenza tecnica di un'impresa. Per la Sardegna il 4G rappresenterebbe quindi un'opportunità unica per ridurre le distanze con il resto del mondo e colmare il gap concorrenziale dovuto all'insularità.
Luca Mascia
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 12 - Edizione CA)
La vittima non deve perdere tempo
 
«I furti d'identità sono sempre più frequenti su Internet». Leonardo Filippi, docente ordinario di Procedura penale nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Cagliari, lancia l'allarme sulle trappole che si nascondono per gli utenti del web.
«Si tratta di un classico reato di sostituzione di persona», spiega il professore, «punito con la reclusione sino a un anno». Utilizzare i dati anagrafici e le fotografie personali degli utenti per creare finti profili è dunque perseguibile, ma per la configurazione del reato è necessario l'intento doloso. «La persona alla quale viene rubata l'identità, anche nel web» prosegue Filippi, «deve presentare una denuncia per tutelarsi. Accertati i fatti, sarà il pubblico ministero a decidere se chiedere un decreto penale di condanna o procedere per via ordinaria».
Anche nel creare account di posta elettronica con falsa identità, come sancito dalla Corte di Cassazione, è configurabile il reato di «sostituzione di persona».
Fr. Pi.
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 13 - Edizione CA)
Statali, distacchi dimezzati
Stop a mille sindacalisti. L'accusa: «È solo demagogia»
Bufera sulla circolare del ministro Madia, il nuovo regime dal 1° settembre
 
ROMA La riforma della Pa entra in fase operativa e dal 1° settembre scatta la riduzione del 50% delle prerogative sindacali nelle pubbliche amministrazioni, fra cui permessi e distacchi. Il provvedimento, che fa parte della riforma della Pubblica amministrazione, è stato disposto con una circolare firmata dal ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, il 20 agosto.
La riduzione, si legge sul sito del ministero, «è finalizzata alla razionalizzazione e alla riduzione della spesa pubblica». Secondo i calcoli dei sindacati, il dimezzamento dei distacchi sindacali colpirà oltre un migliaio di persone. Con il distacco viene riconosciuto al dipendente il diritto a svolgere, a tempo pieno o parziale, attività sindacale, con la conseguente sospensione dell'attività lavorativa.
A questo punto scatta il countdown: entro il 31 agosto «tutte le associazioni sindacali rappresentative dovranno comunicare alle amministrazioni la revoca dei distacchi sindacali non più spettanti». Nella circolare si specifica che «il rientro nelle amministrazioni dei dirigenti sindacali oggetto dell'atto di revoca avverrà nel rispetto» del contratto collettivo nazionale quadro sulle prerogative sindacali, «nonché delle altre disposizioni di tutela». Dal taglio che scatterà a inizio settembre sono fatte salve le Rsu, ovvero alle Rappresentanze sindacali unitarie: a queste non si applica. Dalla riduzione sono esclusi anche le «Forze di polizia a ordinamento
civile e il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco».
Scettici i sindacati. Per Raffaele Bonanni della Cisl si tratta di demagogia: «Non sarà certo l'ennesimo taglio dei distacchi sindacali a risolvere i problemi della Pubblica amministrazione». Per Carmelo Barbagallo della Uil l'effetto può essere boomerang: «Non scaturirà alcun risparmio per lo Stato, anzi dovrà pagare anche il salario accessorio, i buoni pasto e la produttività» ai dipendenti in rientro.
Nel decreto, gli altri interventi rilevanti riguardano la “pensionabilità” dei manager al 62° anno d'età, cioè in anticipo rispetto alla legge Fornero, il taglio dei compensi per gli amministratori delle società partecipate (-20%), la mobilità obbligatoria per gli statali, fatti salvi quelli con tre figli o parenti disabili a carico, una maggiore flessibilità nella realizzazione del turnover. Ancora, nel decreto spicca lo stop (al 31 ottobre) per il trattenimento in servizio, che permette agli statali di continuare a lavorare per 2 anni dopo il raggiungimento dell'età pensionabile.
Marianna Berti
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Estate (Pagina 8 - Edizione IN)
Cabras e i giganti feriti
Uno dei nuovi reperti «è stato decapitato»
MONT'E PRAMA. Archeologi al lavoro, il Comune: «Statue in mostra, poi il restauro»
 
Sono lì, uno vicino all'altro, custoditi in un piccola stanza sotterranea dei magazzini del museo civico di Cabras “Giovanni Marongiu”.
Dentro fa caldissimo ma non c'è umidità, luogo adatto per conservare al meglio tutti i reperti trovati nella collina di Mont'e Prama da maggio sino ad oggi. Appoggiato su una panca di legno c'è un grande dorso di arciere che pesa circa 200 chili: l'autore della scultura nuragica voleva sicuramente valorizzare la schiena, che risalta agli occhi di chi osserva attentamente. C'è poi un'altra testa, la terza da quando gli archeologi delle Università di Sassari e Cagliari scavano senza sosta assieme a quattro detenuti della casa circondariale di Massima. L'occhio sinistro è ben descritto, è rotondo come sono quelli degli altri Giganti esposti al pubblico.
Quello destro invece non è ben visibile, è come se qualcuno avesse tentato di modificare qualcosa. Ma l'attenzione è tutta per quella base di pietra con attaccati due piedi con i calzari trovata pochi giorni fa: la terra del Sinis non aveva mai restituito un pezzo simile. E poi c'è un piede, spezzato in due. Già sistemati dentro le cassette di plastica, tutti gli altri rinvenimenti: il busto di un pugilatore, parte di uno scudo, altre due teste, mani, due modelli di nuraghe e tanti altri frammenti senza ancora un nome preciso.
LA VISITA AI MAGAZZINI Per mostrare alla stampa i tesori scoperti tra giovedì e venerdì scorso, è arrivato in laguna un esercito di studiosi. C'era l'archeologo della Soprintendenza Alessandro Usai: «Capisco che queste ultime novità sono molto appariscenti ma a noi importa studiare il sito, capire chi ha realizzato queste opere straordinarie e perché. Siamo molto soddisfatti del progresso dell'indagine. Non nego che anche io, quando ho visto da vicino questi pezzi importanti, mi sono emozionato».
L'archeologo oristanese Momo Zucca che in tutti questi mesi non ha mai abbandonato l'area di scavo è un fiume in piena e parla di distruzione volontaria: «Soprattutto da queste ultime scoperte si capisce che qualcuno, chissà quando, ha preso in mano i reperti per danneggiarli. Nel collo dell'ultima testa che abbiamo ritrovato c'è un taglio netto. È un capo decapitato».
L'AREA DI SCAVO Che nella zona dove oggi si lavora alla ricerca di reperti nuragici ci sia stato il passaggio degli aratri è noto ormi a tutti. Del resto, negli anni 70, fu proprio un contadino del posto ad accorgersi che le pietre che aveva di fronte mostravano una forma ben definita: erano i Giganti. E chissà quanti ancora ne verranno fuori da quel rettangolo di terra delimitato dal nastro arancione. Anche perché sino ad oggi, il geo radar utilizzato prima dell'inizio del lavoro di ricerca ha detto la verità.
E lo conferma il geofisico dell'Università di Sassari Gaetano Ranieri: «Tutto quello che ora è alla luce del sole prima lo potevamo vedere solo su fogli di carta. Lo strumento che abbiamo utilizzato ha segnalato con precisione centimetrica tutto quello che si nasconde sotto terra permettendo così agli studiosi di concentrarsi in una zona precisa».
La più ricca di reperti è quella a ovest, dove il geo radar ha fotografato ben 458 anomalie, pietre di dimensioni superiori a quelle che si dovrebbero trovare in quell'ambiente, con un diametro che supera circa i quindici centimetri.
L'ESPOSIZIONE A CABRAS Ieri c'era anche l'assessore alla Cultura Fenisia Erdas che, oltre a mostrare soddisfazione per le ultime scoperte nella terra del Sinis ha ribadito la richiesta di esporre al più presto i reperti ritrovati a Mont'e Prama al museo Giovanni Marongiu prima che questi finiscano nelle mani dei restauratori. E il primo cittadino di Cabras Cristiano Carrus aggiunge: «Abbiamo già inviato la richiesta agli enti preposti per far vedere anche al pubblico le prime scoperte dopo ben quarant'anni dagli ultimi ritrovamenti». Intanto, proprio ieri, il numero dei visitatori all'interno dell'esposizione museale ha toccato quota 86 mila, di cui 1.122 solo negli ultimi due giorni in occasione della sagra della bottarga che ha portato nel centro storico di Cabras tantissimi turisti.
Sara Pinna
 

LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 7
Una “strage” di Giganti: distrutti da antichi nemici
Dalle ultime scoperte degli archeologi emerge una devastazione sistematica
Gli studiosi cercano di capire chi fossero i rivali del popolo che dominava il Sinis
di Francesco G. Pinna
 
ORISTANO Il naso tagliato di netto, il corno sull'elmo spezzato e l'occhio sinistro cancellato dall'accanimento del distruttore. La testa dell'ultimo gigante di arenaria restituita dal sito di Mont'e Prama porta evidentissimi i segni della distruzione sistematica operata dai misteriosi nemici dell'ancor più misterioso popolo che 2.800 anni fa dominava il Sinis dalla piccola altura quasi a metà strada tra lo stagno e il mare. Lo spiega con la consueta passione l'archeologo oristanese Raimondo Zucca durante la conferenza stampa convocata dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici d'intesa con l'amministrazione comunale di Cabras per presentare gli spettacolari reperti portati alla luce dagli archeologi la settimana scorsa. L'elenco lo fa l'archeologo della Soprintendenza e responsabile del cantiere di Mont'e Prama Alessandro Usai. Oltre alla testa, con elmo cornuto, ci sono in particolare anche un piede sinistro con tanto di sandalo, un possente busto di arciere con faretra sulla spalla e placca protettiva sul petto, un modellino di nuraghe quadrilobato con torre centrale quasi integro e soprattutto una base con ancora attaccati i piedi mozzati all'altezza della caviglia. Finora, hanno spiegato gli archeologi, erano state trovate diverse basi e tanti piedi, soprattutto sinistri, ma mai una base con i piedi attaccati. Anche questo conseguenza dell'accanimento di chi aveva deciso che di quell’esercito di guerrieri, arcieri e pugilatori non dovesse restare memoria. «Fatti a pezzi e poi anche bruciati, la stessa tecnica suggerita da Jahvè al suo popolo» ricorda professor Zucca citando a memoria il numero dei versetti della Bibbia che raccontano quei fatti. Chi lo fece e perché lo fece è uno dei due misteri che la campagna di scavi in corso e quella che dovrebbe partire a breve vorrebbero svelare, perché, concordano Usai e Zucca, «Un bel reperto fa notizia e scatena la curiosità, ma agli archeologi interessa di più «il progresso dell'indagine». L'altro mistero, naturalmente, è quello della identità del popolo che in piena età del ferro scolpì i giganti di Mont'e Prama. Ed è proprio l'archeologo oristanese, che già partecipò alle campagne di scavo degli anni 70, a provare a fare il punto della situazione. Sintetizzando al massimo, gli scavi avviati a marzo e portati avanti anche con il contributo importante di quattro detenuti del carcere di Massama, hanno già aggiunto tanti tasselli al puzzle che ha cominciato a prendere forma 40 anni fa quando due contadini scoprirono i primi giganti arando il terreno della Confraternita del Rosario, ma la soluzione del doppio mistero è ancora tutta, o quasi tutta, da scrivere. Intanto, l'assessore alla Cultura di Cabras Fenisia Erdas prova a fare il colpaccio e ha già chiesto alla Soprintendenza di poter esporre temporaneamente i nuovi reperti vicino ai sei giganti già restaurati.

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